Entrevista com Luiz Ruffato no Corriere del Ticino, 19 de maio de 2014
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Lunedì 19 maggio 2014
CULTURA
bibLioteca cantonaLe di Lugano
San Carlo e il Sacro Monte
zxy Nel quadro dell’evento espositivo dedicato ai tesori della Custodia
francescana, la Biblioteca cantonale di Lugano in collaborazione con la
Galleria Canesso organizza una serata – il 27 maggio alle 18 in Bibliote-
ca – su San Carlo Borromeo, figura chiave nel’evoluzione del primo Sacro
Monte, quello di Varallo. Intervengono Jonathan Bober, conservatore alla
National Gallery di Washington e Luigi Zanzi, docente a Pisa.
svizzera e unione europea
Incontro con Lucio Caracciolo
zxy Si terrà il 26 maggio alle ore 18, nell’aula magna del Liceo cantonale
di Lugano 1, l’incontro con il geopolitologo Lucio Caracciolo, autore di
numerosi saggi e direttore della rivista Limes fondata nei primi anni No-
vanta, in un appuntamento intitolato I rapporti tra Svizzera e Unione eu-
ropea. Introduce l’ospite Tiziano Moretti, docente di geografia al Liceo
cantonale di Lugano 1.
archivi digitaLi
La British Library va online
zxy Potrebbe diventare il più grande archivio digitale per la letteratura
inglese: la British Library ha deciso infatti di digitalizzare e mettere onli-
ne una gran parte del suo «tesorio letterario», che riguarda principal-
mente la sezione letteratura vittoriana e romantica, con 1200 «reperti» a
disposizione, fornendo così a ricercatori un’immensa risorsa, dai primissi
mi scritti di Charlotte Bronte fino a fotografie e ritagli di giornale.
zxy L’inTeRvisTA
Luiz ruffato*
«Iquartierioperai
sonoalcentro
deimieiinteressi»
L’autorebrasilianopiùtradotto
trovaspazididenunciasociale
Luiz Ruffato è uno scrittore brasiliano nato nel 1961 nello stato del Minas
Gerais. Autore di diversi romanzi che hanno ricevuto importanti riconosci-
menti in Brasile e che sono stati tradotti in Germania, Finlandia, Francia,
Portogallo, Argentina, Colombia, Messico, Stati Uniti e Cuba, oltre che in
Italia. Citiamo in particolare i romanzi Eles eram muitos cavalos, del 2001
(tradottoinItalianel2003daPatriziadiMalta),EstiveemLisboaelembreide
você del 2009 (Son stato a Lisbona e o pensato a te, tradotto da Gian Luigi de
Rosa, 2011), oltre che l’ambizioso progetto Inferno provvisorio, composto da
cinquevolumicheregistranolavitadellaclasseoperaiabrasiliana,pubblica-
titrail2005eil2011ericevuticonentusiasmodallacriticabrasiliana.L’auto-
re è in Europa per un giro di letture e di presentazioni: dopo essere stato al
Salone del Libro di Ginevra, domani sarà a Roma, per la presentazione di Di
me ormai neanche ti ricordi, editodaLa Nuova Frontiera.
pRisCA AgUsToni
zxy Una breve biografia?
«Sono nato a Cataguases, citadina del
SudestdelBrasile,figliodiunvenditore
di popcorn semi-analfabeto e di una
lavandaia,leisì,analfabeta.Holavorato
come aiuto venditore di popcorn, cas-
siere d’osteria, venditore di tabaccheria
e operaio nella mia città d’origine, così
come operaio metallurgico a Juiz de
Fora. Più tardi, mi son laureato come
giornalista presso l’università di Juiz de
Fora, facendo poi carriera a San Paolo.
Dal2003midedicoesclusivamentealla
letteratura.Loscrittoreècresciutopoco
a poco. Solo nel 2001, con la pubblica-
zione del mio romanzo eles eram mui-
toscavalossonoentratodefinitivamen-
te nel mercato editoriale».
Oggi lei è uno degli scrittori brasiliani
contemporaneipiùrichiestiall’estero.
Inoltre è uno dei primi scrittori con-
temporanei in Brasile che vive della
propria scrittura. Quali sono gli ingre-
dienti perchè questo avvenga?
«A dire il vero, c’è stata una convergen-
za di fattori. Io ero abbastanza attento a
quello che stava accadendo attorno a
me. Il 2003, anno in cui abbandonai il
giornalismo per vivere di letteratura, é
l’anno in cui avviene la prima edizione
della Festa letteraria di Paraty, per la
quale fui invitato, e che fu la responsa-
bile perchè un centinaio di altri festival
letterari simili fossero creati in tutto il
Brasile. Il 2003 è anche l’anno in cui si
crea il Premio Portugal Telecom, che
pagava una somma abbastanza rile-
vante, e che incrementò la creazione di
altri premi letterari simili. Durante
quello stesso periodo, il Governo Fede-
rale lanciò un programma di stimolo
all’acquisto di libri per le biblioteche
scolastiche – oggi, quasi un terzo dei
soldi che si muovono nel mercato edi-
toriale brasiliano dipende da questo
programma. E il 2003 è l’anno della pri-
ma traduzione di un mio romanzo, Eles
eram muito cavalos, in Italia. Quindi,
mi sono orientato in sintonia con l’ini-
ziodellaprofessionalizzazionedelmer-
cato editoriale brasiliano».
Il Brasile ha ricordato i 50 anni dell’i-
niziodelladittaturamilitare,iniziatail
primo aprile del 1964, fatto che sia lei
che molti scrittori e intellettuali con-
temporanei vissero in prima persona.
Come questo fatto ha influenzato la
sua visione del mondo?
«Dedicarmiallacarrieraletterariaèsta-
ta una decisione politica, più che il
compimento di una vocazione. Quan-
do mi sono trasferito a Juiz de Fora e ho
iniziatoaconoscerepiùinprofonditàla
letteratura brasiliana, mi sono accorto
cheunaparteenormedellasocietàbra-
siliana, la classe media bassa e operaia,
nonerarappresentataneitestiletterari.
Non riconoscevo nei libri la vita dei
mieiamicideiquartierioperaideiquali
sonooriginario. Quindidecisidi scrive-
re su questo universo. Il fatto è che, no-
nostante io sapessi quale sarebbe stato
il tema centrale del mio lavoro, non sa-
pevo ancora come farlo. Ossia, avevo il
contenuto, ma non il modo. Solo dopo
molti anni di studio ho capito come
avrei potuto scrivere su questo tema.
Questa decisione è strettamente legata
all’aria che si respirava di quei tempi a
Juiz de Fora, nel momento in cui mi ci
trasferii. Il golpe miliare del 1964 nac-
que proprio a Juiz de Fora. La città era
sede della più importante unità dell’e-
sercito brasiliano e anche di un batta-
glione della polizia militare. Quindi si
conviveva sempre con la repressione.
Facevamo politica studentesca e face-
vamo letteratura. Letteratura e politica,
per noi, era la stessa cosa. Continuo a
pensarla allo stesso modo».
Lei si considera uno scrittore che in-
terferisce nella mutazione dellasocie-
tà brasiliana? A partire da quali ele-
menti della società nella quale si è
formato s’ispira per creare storie, per-
sonaggi, trame?
Iosonstatosalvatodailibri.Fulalettura
diunlibro,all’etàdi12anni,checambiò
lamiavita.Furonoilibrichemimostra-
rono che il mio mondo era piccolo, me-
diocre, oppressore, e che esistevano al-
trepossibilitàoltrelecollineattornoalla
mia città. Quindi, se così é stato per me,
perché non può esserlo per i miei letto-
ri? Credo sinceramente che un buon li-
bro sia capace di modificare una perso-
na, e siccome la società è formata da
un’insieme di persone, credo che un li-
brosiaingradodimodificarelasocietà.
Iorappresento,neimieilibri,personag-
gi originari della classe popolare, che
lottano per la sopravvivenza, ma che
non cadono nell’universo della crimi-
nalità, anche se a volte camminano
sull’orlo di questo mondo.
Lei che viaggia spesso in Europa. Cre-
de che sia un’esperienza molto diver-
sa, quella di essere scrittore e intellet-
tuale in questipaesi?
«Sì,credochel’intellettualedisocietàin
formazione come la brasiliana abbia
oggi maggiori responsabilità, nel senso
che oltre al proprio ruolo come scritto-
re, deve impegnarsi anche nel ruolo di
cittadinochepossiedeunospazioprivi-
legiato nella società e deve cercare di
servirsidiquestospazioperpromuove-
re un qualche cambiamento».
Sedovessevivereumlungoperiodoin
Svizzera, su cosa scriverebbe?
«Molto probabilmente cercherei di av-
vicinarmiagliimmigrantipercercaredi
capire com’ è vivere nello scantinato di
uno dei paesi più ricchi al mondo. Cre-
do che più che lo sguardo, sia l’impres-
sione che la realtà provoca sul nostro
corpo a determinare l’opera che si deve
scrivere. Scrivo con tutto il corpo; i miei
sensi sono necessari per la creazione».
Perqualenazionaledicalciofaràiltifo
durante laCoppa del Mondo?
«Per il Brasile. Ho serie critiche sul mo-
do in cui è stata organizzata la venuta
della Coppa del Mondo in Brasile. Ma
questo è legato all’aspetto politico e
culturale del mio paese».
* scrittore
impegno civile Lo scrittore Luiz ruffato descrive la vita della classe operaia
brasiliana. (Foto Marcia Zoet)
fUoRi dALL’AULA zxy adoLfo tomasini
Lagrandeguerraeilrecuperodellastoria
Il
bello di certi anniversari è
che permettono di recupe-
rare delle conoscenze che, se
va bene, erano state acqui-
site negli anni di scuola, mentre ora
sono immerse nelle nebbie più fitte.
È stato il caso nel 1991, con le cele-
brazioni del 700° della Confedera-
zione, o, in anni più recenti, con il
bicentenario del Canton Ticino
membro della Confederazione sviz-
zera, nel 2003, quando si era parla-
to dell’Atto di mediazione. Per capir-
ci: ricordo un servizio della TSI du-
rante il quale il cronista aveva posto
a bruciapelo la domanda ad alcuni
politici d’alto bordo, attesi all’uscita
da uno degli innumerevoli momenti
ufficiali di quell’anno: «Cos’è l’Atto
di mediazione?», aveva chiesto il
giornalista. Arrampicate sui vetri e
giustificazioni un po’ comiche.
Il 2014 sarà l’anno del centenario
dello scoppio della Grande Guerra.
È dunque lecito aspettarsi pubblica-
zioni, servizi giornalistici, esposizio-
ni e opere divulgative che mireran-
no a offrire almeno i contorni essen-
ziali di cosa fu la prima guerra
mondiale. In un simpatico articolo
apparso sul Corriere, Michele Fazio-
li ha osservato: «Una volta ho scrit-
to che i nostri studenti non impara-
no bene la Storia. Alcuni docenti di
storia mi hanno rimproverato, di-
cendomi che non è vero. Sarà. Co-
munque io più volte e ancora recen-
temente ho effettuato dei piccoli
test. Ho interrogato alcuni studenti
al termine del ciclo di studi sulla
nascita del Canton Ticino e sulle
lotte fra liberali e conservatori. Ho
chiesto loro se sapessero come mai
cento anni fa fosse scoppiata la Pri-
ma Guerra mondiale. Boh!, mi han-
no risposto».
Capisco la reazione dei docenti di
storia, che immagino stizzita e un
po’ piccata. Conosco qualche do-
cente di storia che va in aula a
combattere contro i mulini a vento
con grande passione e competenza,
credendo profondamente in quel
che fa. Ma lo studio della storia, in
questi tempi globalizzati e tecno-
cratici, sembra inutile ai più. Fa
ancora parte dei nostri programmi,
almeno a partire dalla scuola me-
dia, ma non si sa se per inerzia,
perché s’è sempre fatto così, oppure
se per la convinzione che la storia
sia maestra di vita – o, almeno, uno
strumento inevitabile per leggere il
presente.
Penso che di storia sia possibile par-
lare sin dalla scuola elementare. I
programmi attuali, però, sono suffi-
cientemente vaghi, così che è solita-
mente difficile chinarsi in maniera
articolata su qualche tema dal sa-
pore storico. Lo scorso anno il DECS
ha pubblicato il primo volume di
un bellissimo manuale di storia per
la scuola media, «La Svizzera nella
storia». Si percorre la strada che va
dal paleolitico al XVI secolo, mentre
il secondo volume ci porterà fino ai
nostri giorni. Solo che già il primo
tomo occupa il programma dei pri-
mi due anni, penetrando pure nel
terzo, mentre la dotazione oraria è
mediamente di due ore settimanali.
Come faranno i nostri ragazzi a far
propri questi contenuti e a ricordar-
ne almeno gli aspetti essenziali è un
mistero. Non mi risulta che la di-
dattica abbia messo a punto negli
ultimi anni nuove procedure incre-
dibilmente efficaci, tanto più che la
storia non fa certo parte delle mate-
rie più temute da allievi e studenti,
perché per la selezione, si sa, si im-
piegano ben altre armi. E ora, ma
non è una novità, c’è chi vorrebbe
introdurre una nuova disciplina,
l’educazione alla cittadinanza, con
tanto di note e di inevitabili test,
togliendo ore proprio alla storia: co-
sì che, oltre al danno, rimedieremo
anche le beffe.
‘‘Dedicarmi alla let-
teraturaè stata una
scelta politica più
che una vocazione