Anúncio
Anúncio

Parte i anatomia umana normale

  1. Docente: Dr. IVANOE SANTORO Primo Dirigente Medico U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia P.O. “A. Landolfi” – Solofra (AV) ASL di Avellino Libri di testo consigliati: a) Bareggi – Dell’Orbo et al. “Anatomia Umana” Idelson-Gnocchi Ed. b) G. Thibodeau – K. Patton “Anatomia e Fisiologia” Casa Ed. Ambrosiana c) A. Pasqualino – G.L.Panattoni “Anatomia Umana” Citologia, Istologia, Embriologia, Anatomia sistematica - UTET Ed.
  2. Verifica concettuale ARGOMENTI: L’alfabeto Anatomico La posizione “anatomica” a) Terminologia anatomica Le principali Regioni Corporee Esempi di applicazione dei termini anatomici b) Regioni anatomiche Modello piramidale dell’organizzazione morfologica Umana Tessuti: definizione e derivazione embriologica c) Piani di sezione ed orientamento del corpo Varie tipologie e funzioni dei tessuti epiteliali di rivestimento umano Definizione delle ghiandole e tipologie di secrezione Caratteristiche generali dei tessuti connettivali d) Organizzazione generale del corpo umano Tipologie di connettivo e loro sedi nell’organismo Definire le caratteristiche anatomiche e funzionali dei singoli e) Tessuti e loro derivazione tessuti connettivali embriologica Descrivere le funzioni del sistema scheletrico f) Tessuto epiteliale Descrivere le diverse tipologie di tessuto osseo Comparare struttura e funzione dell’osso compatto e spugnoso g) Tessuti connettivi Descrivere morfologia e funzioni di periostio ed endostio h) Tessuto Osseo – generalità Descrivere la formazione dell’osso da modelli membranosi ed Istogenesi Descrivere la formazione dell’osso da modelli cartilaginei Classificazioni e caratteristiche morfologiche generali delle ossa.
  3. POSIZIONE ANATOMICA E REGIONI CORPOREE
  4. ALCUNE TERMINOLOGIE ANATOMICHE E LORO SIGNIFICATO
  5. PIANI DI SEZIONE ANATOMICI PRINCIPALI
  6. TERMINOLOGIE ANATOMICHE
  7. LINEE E PIANI DI SEZIONE: LORO IMPORTANZA PRATICA
  8. ORGANIZZAZIONE GENERALE DELL’ORGANISMO ATOMI MOLECOLE (Organiche – Inorganiche) CELLULE + MATERIALI E FLUIDI EXTRACELLULARI TESSUTI ORGANI SISTEMI / APPARATI ORGANISMO COMPLETO
  9. ISTOLOGIA – LO STUDIO DEI TESSUTI  I tessuti sono insiemi di cellule  Ectoderma → Epidermide (cute) e suoi specializzate e prodotti cellulari annessi – Rivestimento interno di specifici, organizzati in modo da bocca, narici, ano – Ghiandole svolgere un numero limitato e sudoripare e sebacee – Sistema nervoso caratteristico di funzioni (encefalo e midollo spinale) – Ipofisi – Surrene – Epiteli sensoriali di occhio,  Esistono 4 tipi di tessuto: orecchio e naso epiteliale, connettivo, muscolare e  Mesoderma → Muscoli – Scheletro nervoso, ciascuno divisibile in più (ossa e cartilagini) – Sangue – Cellule di sottotipi rivestimento di vasi e membrane  La derivazione di ogni tipo di tessuto sierose – Derma e dentina (denti) – (istogenesi) si ha durante lo sviluppo Apparato uropoietico ed urinifero – Apparato riproduttivo (escluso embrionale dell’individuo (III l’epitelio interno) – Tessuto connettivo - settimana) a partire da progenitori Cuore e vasi – Sistema linfatico comuni: i foglietti embrionali o  Endoderma → Rivestimento interno germinali primitivi, detti degli organi dell’apparato respiratorio e ectoderma o epiblasto, digerente (tranne bocca ed ano) – mesoderma o mesoblasto o Epitelio che riveste vescica, ureteri ed mesenchima ed endoderma o uretra – Tiroide, Paratiroidi, Timo – ipoblasto. Parti secernenti di fegato e pancreas – Vescica ed uretra
  10. TESSUTO EPITELIALE O EPITELIO - GENERALITÀ  E’ costituito da cellule strettamente  Funzioni generali: addossate fra loro con scarsa o nulla sostanza intercellulare. a) Fornisce protezione fisica verso agenti di varia Viene suddiviso in molteplici sottotipi in natura (in genere quelli pluristratificati) base a funzione, forma delle cellule b) Riveste internamente organi e condotti costituenti, stratificazione delle cellule componenti , alla presenza o meno di c) Regola la permeabilità di organi od apparati sostanze specifiche. d) Fornisce la sensibilità (grazie ad una sua  La funzione cui i singoli tipi di epitelio propria innervazione) sono deputati, li caratterizza anche sul e) Produce molecole estremamente specializzate piano morfologico. In altre parole, per (ormoni, muco, ioni) svolgere la loro funzione specifica, ogni epitelio si dota di specifiche strutture. f) Determina l’assorbimento di svariate sostanze  Principali caratteristiche degli elementi g) E’ in grado di secernere o riassorbire cellulari nell’ambito degli epiteli: attivamente molecole o di concentrarle in fluidi a) Cellularità organici in risposta a svariati stimoli b) Tipologia di superficie(esposta e basale) h) Entra in gioco, grazie e specifiche c) Polarità (distribuzione degli organuli specializzazioni della membrana di rispetto alle superfici) rivestimento delle cellule costituenti ,in d) Ancoraggio (ad una lamina o membrana molteplici funzioni di trasporto e di interazione basale) con realtà estranee o meno all’organismo. e) Avascolarità Le funzioni da (b) ad (h) sono svolte per lo più da f) Organizzazione in strati (uno o diversi) g) Rigenerazione in caso di danneggiamento epiteli monostratificati o semplici.
  11. Tessuto epiteliale o epitelio - Classificazioni  Una prima classificazione è quella in base alla  In base alla stratificazione delle cellule disposizione generale ed alla funzione costituenti, distinguiamo l’epitelio in generica: epitelio membranoso, epitelio a) Monostratificato o Semplice ghiandolare, epitelio sensoriale. b) Pluristratificato o Composto L’epitelio membranoso riveste la superficie esterna c) Pseudostratificato (in realtà è un epitelio del corpo nonché quella di vasi ed organi cavi. monostratificato ma l’altezza dei nuclei L’epitelio ghiandolare o secretorio elabora delle cellule costituenti è diversa per cui le sostanze di varia natura che vengono riversate cellule danno l’impressione di essere all’esterno o all’interno del corpo, spontaneamente disposte su piani multipli, quando invece non lo sono) o in risposta a molteplici stimoli. L’epitelio sensoriale trasforma stimoli fisici e/o d) Di transizione, in cui il numero degli strati dipende dallo stato di replezione o di chimici in segnali nervosi che giungono a distanza deplezione dell’organo di riferimento. E’ per gli opportuni provvedimenti da parte tipico delle vie urinarie. dell’organismo  In base alla forma delle cellule  L’epitelio membranoso e quello ghiandolare costituenti; per convenzione si fa poggiano su di una lamina o membrana basale, riferimento alla forma di quelle dello strato costituita da glicoproteine, prodotte sia più esterno. Distinguiamo un epitelio: dall’epitelio stesso che dal connettivo sottostante a) Pavimentoso o Piatto (elementi appiattiti che separa queste due formazioni. come le piastrelle del pavimento) Al MO la membrana basale si presenta come una b) Cubico o Iso-prismatico (con i tre diametri sottile linea traslucida; al ME essa risulta composta equivalenti) da due porzioni, una a contatto con le cellule c) Cilindrico o Bati-prismatico (con un epiteliali (membrana o lamina basale epiteliale o diametro che prevale sugli altri due). lucida), l’altra a contatto con il connettivo Comprende la gran parte degli epiteli pseudo-stratificati (membrana o lamina reticolare o densa).
  12. TIPI DI EPITELIO DI RIVESTIMENTO E LORO COLLOCAZIONE  Epitelio composto pavimentoso. E’ formato da cellule  Epitelio pavimentoso semplice – Formato da un disposte in più strati, il più superficiale dei quali è unico strato di cellule piatte. E’ epitelio di costituito da cellule appiattite. Quelle dello strato rivestimento di alveoli polmonari, di vasi profondo sono cubiche e fungono da elementi rigenerativi. sanguigni e linfatici, di membrane sierose Fra queste e quelle dello strato più superficiale vi sono uno dell’organismo (Peritoneo – Pericardio – Pleura = o più strati di cellule intermedie. E’il rivestimento esterno mesotelio) del corpo (cute) ma anche di cavità connesse all’esterno  Epitelio cubico (o iso - prismatico) semplice – quali bocca, ano, vagina, esofago. Formato da un unico strato di cellule cubiche. E’ La presenza o meno di cellule superficiali senza nucleo che epitelio di rivestimento dell’ovaio, di dotti si trasformano in squame di cheratina, distingue il tipo ghiandolari,dei tubuli renali. Si trova nella tiroide. “cheratinizzato” da quello “non cheratinizzato”. Il  Epitelio cilindrico (o bati-prismatico) primo è maggiormente resistente all’ambiente esterno semplice Formato da un unico strato di cellule (cute); il secondo è immerso in ambiente umido/liquido cilindriche. E’ epitelio di rivestimento del tratto (bocca, ano, vagina, esofago). più superficiale delle mucose intestinale, gastrica,  Epitelio composto cubico– E’ formato da cellule disposte uterina (endometrio), salpingi, alcuni tratti in più strati, il più superficiale dei quali è costituito da dell’albero respiratorio. In ossequio alla funzione, cellule cubiche. Riveste i dotti di alcune ghiandole in molte zone questo epitelio presenta sudoripare specializzazioni morfologiche e funzionali della  Epitelio composto cilindrico. – E’ formato da cellule parete citoplasmatica. disposte in più strati, il più superficiale dei quali, a  Epitelio semplice cilindrico pseudo- contatto col lume dell’organo interessato è costituito da stratificato – Formato da un unico strato di cellule cilindriche. Si trova in alcuni tratti dell’uretra cellule cilindriche ma che paiono poste su strati maschile ed a livello della mucosa rettale in vicinanza multipli. E’ epitelio di rivestimento delle restanti dell’ano parti dell’albero respiratorio e di alcuni segmenti  Epitelio composto di transizione – E’ formato da cellule del sistema riproduttivo maschile come l’uretra, il la cui forma e la cui disposizione in strati o meno condotto deferente ed il canale dell’epididimo. Nel dipendono dalla replezione dell’organo la cui parete ne è primo settore è dotato di ciglia (ciliato), nel rivestita. Se l’organo è vuoto, allora l’epitelio è cubico secondo no (non ciliato). composto, se l’organo è pieno diventano pavimentose in monostrato. Tipico di vescica, pelvi renale ed ureteri.
  13. EPITELI GHIANDOLARI  Sono specializzati in attività di secrezione.  Cellule ghiandolari intercalate, costituite per Le cellule costituenti sono dette “cellule lo più da singole cellule ghiandolari mono- ghiandolari”. In base alla sede in cui il cellulari si trovano nell’epitelio di rivestimento di prodotto viene riversato si distingue un apparato digerente, respiratorio e riproduttivo. epitelio ghiandolare endocrino (secreto Producono per più muco (ghiandole mucipare). all’interno dell’organismo) ed uno esocrino (secreto all’esterno dell’organismo). Le  Cellule ghiandolari pluricellulari danno luogo cellule ghiandolari possono essere uniche a ghiandole di forma variabile. Se rimangono nello (ghiandole mono-cellulari) o multiple a spessore dell’epitelio di appartenenza, le ghiandole formare ghiandole di aspetto variegato sono intraepiteliali; quando travalicano questo (ghiandole pluri-cellulari – distinte in spessore sono ghiandole eso-epiteliali. tubulari semplici, tubulo-acinose semplici, In quest’ultimo caso si distingue un corpo tubulo-acinose semplici ramificate, tubulo- ghiandolare (o adenomero) ed un condotto di acinose composte). secrezione che riversa il prodotto elaborato dalla cellula ghiandolare. Una ghiandola si dice Esse possono entrare a far parte di lamine “semplice” quando possiede un solo dotto epiteliali di rivestimento di organi la cui escretore, collegato ad uno o più adenomeri, funzione è tutt’altra che di elaborazione di “composta” o “complessa” quando più dotti sostanze (cellule ghiandolari intercalate) escretori si convogliano in un dotto principale. o caratterizzano, con la loro produzione un Le ghiandole eso-epiteliali, poi, in base alla forma intero organo (cellule ghiandolari del corpo ghiandolare si distinguono in: tubulare specifiche, col nome dell’organo di semplice (adenomero e dotto a formare un singolo appartenenza). cilindro), glomerulare (adenomero come un Alcuni organi, particolarmente ricchi in gomitolo), acinosa semplice (adenomero come un epiteli ghiandolari, finiscono addirittura con singolo chicco d’uva) od acinosa ramificata o l’identificarsi con le ghiandole che composta (adenomero come un grappolo d’uva) contengono (es. mammella).
  14. EPITELI GHIANDOLARI - II  In base alle modalità di espressione del  Le ghiandole endocrine non posseggono un secreto le cellule ghiandolari esocrine dotto escretore, mentre nel connettivo possono essere distinte in: interno è presente una fitta rete capillare. I a) Olocrine (all’atto dell’espressione del loro prodotti vengono denominati ormoni e secreto si annullano completamente, distinti in base alla struttura chimica in distruggendosi – Ghiandole sebacee) peptidici, proteici e steroidei. b) Apocrine (all’atto dell’espressione del Possono essere unicellulari o pluricellulari. In secreto, perdono una piccola parte del quest’ultimo caso, esse si distinguono in: citoplasma apicale che si rigenera quasi a) Cordonali – le cellule costituenti formano immediatamente – Ghiandole del cordoni o palizzate ampiamente confluenti parenchima mammario) fra loro (anastomosi). Vasi sanguigni c) Merocrine (all’atto dell’espressione capillari o venosi si trovano nelle loro del secreto conservano intatti nucleo e vicinanze ed accolgono il secreto all’arrivo citoplasma – Ghiandole del parenchima di stimoli chimici o nervosi. pancreatico) b) Follicolari – le cellule costituenti si dispongono a formare aggregati a forma di  In base alle caratteristiche del secreto, le corolle chiuse dette “follicoli ghiandolari” ghiandole esocrine a produzione all’interno dei quali si accumula il secreto. proteica (enzimi), sono dette “sierose”, Vasi capillari sono presenti all’esterno dei mentre quelle a produzione glicidica o follicoli. Il prodotto viene riversato nei glicoproteica sono dette “mucose” o capillari in seguito a segnali chimici o “mucinose”. Le ghiandole “miste” nervosi; in questo caso le cellule producono entrambe le forme di secreto. ghiandolari captano il secreto dal centro del follicolo e lo riversano all’esterno di esso.
  15. EPITELI SENSORIALI  Sono costituiti da singole cellule  Funzionamento generico nell’ambito delle quali è sempre possibile a) L’informazione fisica o chimica, distinguere: determina il rilascio dei granuli di a) un polo secretivo – che corrisponde secreto, ricchi in mediatori chimici, in al tratto di cellula da cui si liberano genere agendo sulla porzione di cellula granuli di secreto (in genere un con specializzazioni morfo-funzionali mediatore chimico) della membrana citoplasmatica. b) un polo giunzionale con una fibra b) Il mediatore chimico viene rilasciato nervosa sensoriale (detto polo epitelio- nello spazio fra cellula epiteliale neurale) sensoriale e terminazione nervosa c) uno o più tratti di membrana con c) il mediatore determina la nascita di un specializzazioni morfo-funzionali impulso nervoso che viene trasportato (ciglia, microvilli, microfilamenti ecc.) fino al sistema nervoso centrale d) tratti che consentono la giunzione con altre cellule circostanti (tratti giunzionali)
  16. I TESSUTI CONNETTIVI  E’ il tessuto più abbondante del nostro corpo.  La loro notevole diversità sul piano morfologico li fa distinguere in: Non viene mai a contatto con l’ambiente esterno a) tessuti macroscopicamente individuabili se non in condizioni patologiche. come tali b) intelaiature di singoli organi Assume morfologie e svolge funzioni molto diverse fra loro, perché costituito da elementi di  Ai primi si dà anche il nome di “tessuti connettivi base molto differenti ma che si relazionano fra speciali”. Essi sono costituiti da: loro in maniera costante. a) tessuto adiposo b) tessuto cartilagineo o cartilagine c) tessuto osseo d) sangue  Tutti i tessuti connettivi sono sempre formati da: a) cellule altamente specializzate, presenti in  Ai secondi si dà il nome di “tessuti connettivi quota minore (a differenza di quanto accade nei propriamente detti”. tessuti epiteliali) + b) abbondante matrice extra (o inter) cellulare, formata, a sua volta da:  Una volta individuati, ne scopriamo le funzioni b1) fibre proteiche e da generiche: b2) sostanza fondamentale detta anche a) creano una rete di sostegno ed impalcatura sostanza amorfa. dell’intero corpo o di singoli organi (stroma) b) trasportano liquidi e sostanze organiche in tutta  Dalle caratteristiche fisiche della matrice extracellulare dipendono le diversità morfo- l’estensione del corpo strutturali dei connettivi. c) provvedono alla protezione di organi in essi contenuti d) sostengono altri tessuti, circondandoli e  Il nome di tessuti “connettivi” deriva dalla connettendoli caratteristica comune di questi tessuti di connettere, e) conservano riserve di energie cioè di relazionare gli altri tessuti fra loro, anche se le funzioni dei connettivi vanno ben oltre tale f) difendono il corpo da sostanze ed agenti estranei. semplice compito.
  17. TESSUTO CONNETTIVO PROPRIAMENTE DETTO (TCPD) - I  Costituisce una sorta di impalcatura,  [Ulteriori suddivisioni del tessuto sostegno, intelaiatura, “imballaggio” o una connettivale LASSO sono in: specie di trama strutturale entro la quale sono a) areolare e b) reticolare disposte le unità morfo-funzionali costituenti e caratterizzanti il singolo organo.  Ulteriori suddivisioni del tessuto connettivale DENSO sono in:  Organizzato o meno in guaine specifiche, serve a) denso regolare b) denso irregolare c) da guida per vasi sanguigni e linfatici, nonché elastico] nervi in specifici distretti dell’organismo  Come gli altri tessuti connettivi, anche il TCPD è  Il TCPD entra nella costituzione di svariati costituito da: organi di cui può rappresentare una porzione a) cellule (distinte in fisse e migranti) + più o meno evidente a seconda delle singole b) matrice inter/extracellulare fatta di strutture. b1) fibre + Vi sono organi in cui il TCPD è presente b2) sostanza fondamentale viscosa. soltanto sottoforma di lamine interne o esterne di delimitazione o trama reticolare di  Dal differente rapporto fra queste due supporto o costituzione. componenti e dalla tipologia /costituzione della matrice, derivano due forme di TCPD: Vi sono organi o strutture sub-organiche in a) tessuto connettivo LASSO (in cui cui il TCPD costituisce parte fondamentale predomina la componente cellulare) sul piano percentuale (tendini, aponeurosi, b) tessuto connettivo DENSO (in cui legamenti, lamine, setti, capsule fibrose) predomina la componente extracellulare)
  18. Tessuto connettivo propriamente detto (TCPD) - II  LE CELLULE DEL TCPD Sono di vario tipo. Possiamo distinguerle in: a) fisse e b) migranti  Fra quelle MIGRANTI si annoverano: a) macrofagi liberi (derivano da cellule  Fra quelle FISSE, si annoverano: del sangue dette monociti. Intervengono a) cellule mesenchimali (cellule staminali o primordiali, nei processi difensivi dell’organismo) presenti in molti tessuti. In risposta a stimoli di vario genere, patologie, danni fisici o chimici, possono b) mastociti (migrano dal sangue verso moltiplicarsi e dare vita a linee cellulari da cui derivano le altri vasi sanguigni, ove si dispongono, altre cellule del TCPD con intenti riparativi) spesso in forma di manicotti o di filiere. Rilasciano granuli di sostanze vaso-attive b) fibroblasti (sono le più abbondanti e quelle sempre quali istamina ed eparina che agiscono sul presenti. Di forma sottile e stellata, producono le tono e sulla permeabilità vascolari in componenti o le subunità della matrice in cui sono seguito a processi di varia natura) immersi. Producono anche l’acido jaluronico da cui dipende la viscosità della sostanza fondamentale) c) linfociti B liberi (migrano nei tessuti c) fibrociti (seconde in quantità solo ai fibroblasti da cui connettivi dal sangue e si trasformano in derivano, mantengono l’integrità delle fibre della matrice) plasmacellule, responsabili della produzione di anticorpi) d) macrofagi fissi o istiociti(intervengono nei processi difensivi dell’organismo) d) granulociti eosinofili e neutrofili (hanno funzioni di fagocitosi simili ai e) adipociti (cellule adipose la cui preponderanza varia a macrofagi. Il loro numero è collegato seconda dell’organo e dello stato nutrizionale del all’attivazione dei mastociti e dei macrofagi soggetto) fissi). f) melanociti (presenti nella cute, nel derma e nel connettivo dell’occhio)
  19. TESSUTO CONNETTIVO PROPRIAMENTE DETTO (TCPD) - III LA MATRICE DEL TCPD E’ composta da una parte fibrillare e da sostanza fondamentale detta “amorfa”. La parte fibrillare si compone di: a) fibre collagene, b) fibre elastiche c) fibre reticolari. Da consistenza e disposizione della parte fibrillare e della matrice, dipendono le differenze macroscopiche dei TCPD. Le fibre sono formate dai fibroblasti, attraverso subunità proteiche che si assemblano variamente. I fibrociti sono responsabili del mantenimento di queste fibre. La sostanza fondamentale lega acqua e soluti che dispensa in relazione a gradienti di concentrazione. E’ la sostanza all’interno della quale la parte fibrillare si orienta e si dispone. Chimicamente è ricca in glicoproteine e sostanze di varia natura, spesso con abbondanza di radicali e ponti a base di zolfo.  Fibre Elastiche  Fibre Collagene (o bianche) Sono formate da una particolare proteina l’elastina. Sono lunghe, lineari, prive di diramazioni. Sono Che ha capacità di riacquistare la sua forma dopo spesso assemblate in fasci longitudinali per essere stata allungata fino ad una volta e mezza la dare maggiore resistenza alla trazione sulle dimensione originaria. Quando predominano in un estremità e consistenza. TCPD, questo prende anche il nome di “tessuto E’ il componente più voluminoso dell’intero connettivo elastico”. Dà luogo a lamine (nella parete connettivo. Le sue proteine costituiscono circa dei vasi) o a reticoli. ¼ di tutte le proteine dell’organismo.  Fibre Reticolari Nei processi di invecchiamento, il collagene si Simili alle fibre collagene ma più sottili di queste, disidrata e si raggrinzisce progressivamente. formano una sorta di rete, una struttura intrecciata e  AL ME si dimostra anche che ogni fibra di ramificata, duttile e resistente, invece che fasci collagene, in realtà, è costituita da tre filamenti longitudinali. La proteina a base delle fibre è detta strettamente addossati fra loro: il tropo- reticolina. Formano l’architettura portante o stroma collagene. di molti organi le cui cellule costituenti specifiche plasmano nell’insieme il parenchima dello stesso che lo stroma sostiene.
  20. TESSUTO CONNETTIVO PROPRIAMENTE DETTO (TCPD) - IV TCPD lasso AREOLARE • E’ il tessuto connettivo meno specializzato. • Contiene tutte le cellule, fisse e migranti e tutte le fibre del TCPD. • Ha una notevole percentuale di sostanza amorfa, poco densa, ricca in acido jaluronico, così da avere una notevole deformabilità ma nel contempo una discreta resistenza. •Deve il suo nome alla presenza di piccoli “buchi” (areole) all’atto della dissezione anatomica • Permette lo scivolamento di organi fra loro, ne consente la nutrizione per diffusione di sostanze e costituisce una impalcatura per le cellule immunocompetenti. • Si può ritrovare nella costituzione del derma e delle pareti di vasi, nervi, articolazioni. E’ presente fra le fibre muscolari striate e nello spessore della parete degli organi dell’apparato respiratorio, urinario e digerente. • Riempie spazi virtuali come quello fra utero e parete pelvica ossea, compreso fra le pagine del legamento largo. TCPD lasso RETICOLARE • Ha una trama tridimensionale come quella di una rete per pesca le cui maglie sono costituite da fibre reticolari strettamente stipate • Contiene cellule, fisse e migranti i cui prolungamenti citoplasmatici seguono le maglie delle fibre • Ha una struttura “aperta” e costituisce impalcatura per organi quali milza, fegato, reni, linfonodi, timo e midollo osseo. Forma la trama fondamentale di periostio ed endostio • E’ compreso fra i tessuti connettivali di tipo lasso e deve il suo nome alla presenza del reticolo formato dalle sue fibre • La presenza di cellule immunocompetenti nelle sue maglie, evidenzia al massimo la sua funzione di sostegno all’attività difensiva dell’organismo
  21. TESSUTO CONNETTIVO PROPRIAMENTE DETTO (TCPD) - V TCPD DENSO • E’ il TCPD in cui predomina la matrice rispetto alla componente cellulare. Le fibre collagene della matrice sono preponderanti. • Si distinguono tre forme di TCPD di tipo denso: regolare, irregolare ed elastico TCPD DENSO REGOLARE ed IRREGOLARE • Le fibre collagene della matrice sono strettamente stipate e disposte parallelamente fra loro. Esse sono allineate lungo i vettori di forza applicati al tessuto (seguono il maggior asse dell’organo in cui si trovano) nel tipo regolare, mentre sono disposte senza un orientamento preciso nel tipo irregolare • Contiene fibroblasti in scarsa quantità. Determina una notevole resistenza alla tensione ed allo stiramento; il tipo regolare è presente in notevole quantità nei muscoli scheletrici, nei tendini, nei legamenti, nelle aponeurosi e nelle fasce profonde. Il tipo irregolare è presente nel derma e forma una solida e spessa capsula intorno al fegato, reni e milza, oltre a delimitare le cavità articolari • I tendini sono cordoni di tessuto connettivo denso regolare che permettono l’aggancio dei muscoli alle ossa ed ai legamenti. Le fibre collagene sono disposte lungo l’asse maggiore del tendine. •Le aponeurosi sono lamine o nastri di tessuto connettivo denso regolare che somigliano ai tendini ma sono ampie e schiacciate • I legamenti sempre di connettivo denso regolare assomigliano ai tendini ma connettono due ossa fra loro. Oltre al collagene (per la resistenza) contengono anche fibre elastiche per cui possono tollerare anche un certo grado di stiramento. TCPD DENSO ELASTICO • E’ uguale al precedente (denso regolare) ma con una percentuale molto più elevata di fibre elastiche nel contesto della matrice extracellulare. La maggiore percentuale di fibre elastiche, ne determina una maggiore elasticità, da cui il nome. E’ presente tra le vertebre della colonna sottoforma di legamenti (legamenti gialli, legamenti nucali) e nel legamento sospensore del pene e del clitoride. E’, inoltre, presente nella spessore della parete vascolare.
  22. TESSUTI CONNETTIVI SPECIALI: TESSUTO ADIPOSO  Somiglia al TCPD di tipo lasso areolare  Quello bianco è presente principalmente nel tranne che per la prevalenza di adipociti (o soggetto adulto in quantità variabile nel sottocutaneo cellule adipose) con pochi fibroblasti e (pannicolo adiposo), nelle regioni inguinale ed macrofagi fissi e mobili. ascellare, nelle logge renali , dietro i bulbi oculari e  Ha varie funzioni: nel contesto di molti organi, legamenti, fasce e lamine a) Deposito ed accumulo di sostanze (sierosa pericardica e peritoneale). Piccoli tralci metabolicamente attive (grassi), utili come connettivali suddividono questo tessuto in lobuli ed riserve energetiche areole. b) Funzione isolante da sbalzi termici sia verso Ha un colore dal bianco al giallo pallido al giallo oro. il freddo sia verso il caldo Aree specifiche di accumulo sono la regione del basso c) Protezione di determinate regioni addome, fianchi, natiche, aree trocanteriche, sottoposte a notevoli sollecitazioni mammelle, dorso. meccaniche (pianta del piede o palmo della mano)  Quello bruno è presente principalmente nel feto, nel Sul piano strutturale è caratterizzato da grandi neonato e nel bambino. Microscopicamente le cellule cellule adipose (da 40 a 120 micron) del grasso bruno hanno più scompartimenti (adipociti – cellule grandi dal citoplasma (pluriloculari) a differenza delle cellule uniloculari chiaro, occupato quasi interamente da una del grasso bianco. gocciola di trigliceridi), avvolte da una Gli adipociti bruni contengono molti mitocondri matrice extracellulare di tessuto lasso oltre a specifici pigmenti, responsabili del colore del areolare in cui sono presenti numerosi vasi, tessuto da cui prende il nome e che va dal marrone al per lo più capillari. rosso-mattone. Presente tra le scapole, lungo il E’ presente in due varietà: tronco e nel collo del neonato, è molto attivo sul a) tessuto adiposo BIANCO e piano biochimico. b) tessuto adiposo BRUNO Risponde in senso lipolitico all’attivazione del sistema simpatico, rilasciando grandi quantità di calore in breve tempo. Con l’avanzare dell’età la sua presenza si riduce progressivamente.
  23. TESSUTI CONNETTIVI SPECIALI: Tessuto Cartilagineo  Insieme al tessuto osseo, fa parte dei  La cartilagine si separa dai tessuti circostanti da una cosiddetti “tessuti di sostegno”. La loro sorta di perimetro detto pericondrio, formato da due matrice è ricca in fibre e di depositi di calcio strati: uno esterno detto strato fibroso, fatto di insolubili. Come il tessuto osseo è un connettivo denso e uno interno detto strato tessuto specializzato. cellulare, ricco in cellule di riserva (fibroblasti) che Nella cartilagine la matrice è in forma di intervengono nella crescita e mantenimento della gel, nell’osso in forma di sostanza compatta cartilagine. e dura.  A differenza degli altri tessuti connettivi, quello  Le cellule costituenti hanno forma sferica cartilagineo NON possiede vasi sanguigni, linfatici e caratteristica (condrociti) e sono accolte in nervi (i condrociti producono una serie di sostanze specifiche “nicchie” della matrice che ne impediscono la formazione e la propagazione) intercellulare dette “lacune”che accolgono All’interno della lacuna, i condrociti ricevono e da una a più cellule. Quando i condrociti rilasciano sostanze metabolicamente attive in virtù di dentro una lacuna sono multipli, essi gradienti di concentrazione e/o pressori. formano un gruppo detto “isogeno” in quanto derivante dalle suddivisioni di  La matrice può presentare una diversa composizione e un’unica cellula progenitrice. consistenza. In genere è un gel compatto, ricco in polisaccaridi complessi detti condroitin-solfati che,  La sostanza intercellulare o matrice, molto connessi a proteine, formano i proteoglicani In base abbondante, è formata dagli stessi alle diverse caratteristiche della matrice, si condrociti. distinguono tre tipi di tessuto cartilagineo o cartilagine: a) ialina b) elastica c) fibrosa.
  24. TESSUTI CONNETTIVI SPECIALI: TESSUTO CARTILAGINEO - I CARTILAGINE IALINA CARTILAGINE FIBROSA Presente in trachea, coste, sterno,bronchi, Detta fibrocartilagine è presente nell’anulus rivestimento di capi articolari, setto nasale. fibroso dei dischi intervertebrali, nei dischi articolari, nei menischi, tra le ossa pelviche. Nell’embrione costituisce gli abbozzi scheletrici. Condrociti ricchi in RER. I condrociti sono molto distanti e separati fra Matrice intensamente basofila con fibre loro. La sostanza fondamentale è scarsa, per cui collagene strettamente adese. la matrice è fatta prevalentemente da fibre Fornisce sostengo rigido ma flessibile, pur essendo la cartilagine più debole. collagene molto dense al microscopio. Riduce l’attrito fra i capi articolari Per la sua collocazione, resiste molto bene alla compressione ed ammortizza le forze che CARTILAGINE ELASTICA tenderebbero ad una dislocazione dei capi ossei. Presente nel padiglione auricolare, meato acustico esterno e in alcune cartilagini a Per queste sue caratteristiche la fibrocartilagine livello della laringe. presenta una minore elasticità ma una maggiore resistenza alla trazione. Una sua crescita Condrociti simili a quelli della cartilagine irregolare, come nel caso di danni in età ialina, come la matrice che, però, è maggiormente dotata di fibre elastiche, infantile/adolescenziale, comporta, spesso, disposte anch’esse a rete. Ciò rende questa interferenze con i movimenti dei capi articolari cartilagine particolarmente flessibile e resistente. Ha colorito giallastro.
  25. TESSUTI CONNETTIVI SPECIALI: TESSUTO CARTILAGINEO - II La crescita della cartilagine avviene attraverso due meccanismi: per apposizione e per crescita interstiziale. Nella crescita per apposizione, dallo strato interno del pericondrio, si assiste ad una proliferazione di cellule staminali che si differenziano inizialmente in condroblasti (1). La produzione della matrice da parte dei condroblasti è pressoché immediata. Non appena la matrice li circonda, i condroblasti si differenziano in condrociti (2). Attraverso questo fenomeno la cartilagine si accresce per apposizione di nuovo tessuto dai margini di quello pre-esistente. Con la crescita per apposizione, la cartilagine si accresce a partire dalla sua superficie ESTERNA. Nella crescita interstiziale, la cartilagine si espande a partire dal suo INTERNO, attraverso. una proliferazione dei condrociti già formati all’interno di una lacuna (1). Con questo processo, condrociti si dividono e si allontanano fra loro all’interno delle lacune già esistenti (2), ponendo fra loro nuova matrice (3), come un pallone che si gonfia e si espande verso le quattro direzioni. Nel soggetto adulto, NON avvengono né la crescita per apposizione né quella interstiziale, per cui una cartilagine che subisce un danno NON PUO’ ESSERE RIPARATA/RIGENERATA
  26. TESSUTI CONNETTIVI SPECIALI: TESSUTO OSSEO CARATTERISTICHE GENERICHE Tessuto connettivo specializzato, presenta COMPOSIZIONE/ORGANIZZAZIONE durezza e resistenza per la presenza di sostanze GENERICA specifiche a livello della matrice intercellulare. Numerose le sue peculiarità: Cellule del tessuto osseo: a) forma le ossa dello scheletro a) Osteoblasti b) svolge funzioni statiche e dinamiche in b) Osteociti armonia funzionale col sistema muscolare c) “Lining cells” c) protegge tessuti ed organi fondamentali per d) Cellule osteoprogenitrici il mantenimento dell’omeostasi organica e) Osteoclasti come le parti del SNC, il midollo osseo, Matrice ossea: l’apparato respiratorio medio e basso, il a) Componente organica cuore ed i grandi vasi b) Componente inorganica d) svolge funzioni metaboliche come deposito e c) Acqua tessuto di mobilizzazione di calcio e fosforo. Organizzazione generica del tessuto osseo: a) Tessuto osseo lamellare Come gli altri connettivi è costituito da cellule e b) Tessuto osseo alamellare matrice intercellulare, detta matrice ossea, c) End-ostio organizzata in modo diversi a seconda delle d) Peri-ostio tipologie di osso. E’ sede di importanti fenomeni quali ossificazione, - Istogenesi del tessuto osseo accrescimento dell’individuo, rimodellamento - Osteogenesi / Osteolisi osseo. Su di esso svolgono importanti funzioni sia - Ossificazione alcuni ormoni ( PTH, Calcitonina, Corticosterone, - Accrescimento e modellamento dell’osso Steroidi gonadici, GH,ecc.) sia alcune vitamine (D, K).
  27. LE CELLULE DEL TESSUTO OSSEO - I OSTEOBLASTI Cellule di grandi dimensioni (20 – 30 nm) di forma cubica od ovoidale, basofile derivanti da progenitrici mesenchimali (mesenchima = tessuto connettivo primitivo) (pre-osteoblasti). -Il loro marker è la fosfatasi alcalina, presente sulla superficie della membrana. -Sono situati alla periferia del tessuto osseo in formazione durante il processo di ossificazione (vedi) oppure in tessuto osseo in rigenerazione ed accrescimento; sono separate dal tessuto circostante da un caratteristico orletto (orletto osteoide). -Hanno piccole estroflessioni protoplasmatiche che si connettono ai prolungamenti degli osteociti (vedi) rivolti verso la superficie dell’osso (Gap Junctions). -Sono responsabili (dietro stimolo specifico indotto da varie sostanze ormonali e non) della deposizione di tessuto osseo (osteogenesi), attraverso la formazione sia della parte organica sia delle vescicole della matrice ossea, vescicole su cui si depositeranno i cristalli di idrossiapatite, all’inizio della mineralizzazione della matrice stessa. -Circondati dalla matrice da essi stessi creata, gli osteoblasti cessano di funzionare, emettono lunghi prolungamenti citoplasmatici e si trasformano in osteociti. LINING CELLS -Detti anche osteoblasti quiescenti, sono osteoblasti che non si sono differenziati in osteociti. -Non si connettono tra loro con gap juntions e sono prive di orletto osteoide. -Sono situate nel tessuto osseo a riposo, non interessato da fenomeni di accrescimento o riparativi. -Hanno forma lineare o appiattita e controllano gli scambi metabolici e ionici fra matrice ed osteociti. -Sotto stimoli specifici possono convertirsi in osteoblasti attivi o favorire, al contrario, l’azione e l’attivazione degli osteoclasti CELLULE OSTEOPROGENITRICI Sono cellule mesenchimali. Esse si trovano nello strato più interno del periostio e nell’endostio che riveste direttamente le cavità midollari. Le cellule osteoprogenitrici possono dividersi e formare osteoblasti sia per la formazione dell’osso sia in caso di una necessità di tipo riparativo, come dopo una frattura.
  28. LE CELLULE DEL TESSUTO OSSEO - II OSTEOCITI -Cellule in stato di riposo funzionale, derivanti da osteoblasti attivi, dopo essere stati circondati da matrice ossea da essi stessi formata. Sono le cellule preponderanti nel tessuto osseo maturo. -Sono situati maggiormente in profondità rispetto agli osteoblasti attivi. La loro vita medi è di circa 25 anni. -Il corpo cellulare ha forma fusata con un diametro di circa 25 nm, orientato secondo le linee di carico dell’osso; da questo si dipartono numerose estroflessioni protoplasmatiche (circa 100 per ogni corpo cellulare), connesse fra loro tramite gap junctions a formare una sorta di rete. -Il corpo cellulare è contenuto in apposite lacune (lacune ossee) mentre i prolungamenti cellulari sono contenuti in appositi canalicoli (canalicoli ossei). -I prolungamenti degli osteociti più superficiali sono detti prolungamenti vascolari perché si connettono con gli spazi vascolari dell’osso, ove entrano in contatto con lining cells ed osteoblasti, oltre che con il liquido e la matrice interstiziali. -Un rivestimento glicoproteico (guaina di Neuman-Rouget), è posto intorno sia al corpo sia ai prolungamenti cellulari, permettendo agli osteociti di assumere sostanze nutritive e ioni dall’ambiente circostante. OSTEOCLASTI -Cellule di grandi dimensioni (30 – 80 nm), sono acidofile ed hanno più nuclei (da 4 a 20) -Derivano da cellule della linea monocitico-macrofagica del sangue e del midollo osseo e giungono nella matrice ossea in seguito ad attrazione chemiotattica. -Vi sono cellule attive ed inattive; quelle attive si riconoscono per l’elevato contenuto in lisosomi e per la presenza di un orletto a spazzola della membrana (ruffled border) costituito da numerosi microvilli, quelle inattive hanno forma arrotondata e qualche estroflessione protoplasmatica, senza orletto a spazzola. -In seguito a stimoli di vario tipo, digeriscono matrice ossea (osteolisi), evidenziando attività opposta a quella degli osteoblasti attivi.
  29. LA MATRICE OSSEA CARATTERISTICHE GENERICHE COMPONENTE INORGANICA O MINERALE La composizione della matrice è: Conferisce durezza e resistenza all’osso. a) Acqua (15 – 20%) I suoi componenti sono: b) Componente organica (30 – 35%) a) Frazione stabile cristallina (circa 90%) c) Componente inorganica o minerale (55 – 60%) b) Frazione labile amorfa (circa 10%) Le proporzioni variano a seconda dell’età, del distretto scheletrico e delle condizioni Frazione stabile cristallina metaboliche del soggetto. Formata prevalentemente (87%) da fosfato di calcio sottoforma di cristalli di idrossiapatite, COMPONENTE ORGANICA (Osseina) aghiformi, adesi alle fibre collagene lungo l’asse Prodotta dagli osteoblasti, acidofila, PAS positiva. longitudinale seguendo intervalli regolari. Conferisce elasticità all’osso. I suoi componenti Sono circondati da un involucro acquoso per gli sono: scambi ionici e di sostanze col liquido a) Una parte fibrillare (90%) interstiziale. Oltre il fosfato di calcio sono b) Una parte amorfa (10%) presenti: carbonato di calcio (11%), fosfato di Parte fibrillare: costituita da collagene di I tipo, con magnesio (1,5%), calcio floruro (0,3%) prevalenza di prolina e glicina Parte amorfa (o anista): costituita da proteglicani Frazione labile amorfa fosfolipidi, proteine con Formata prevalentemente da fosfati idratati acido gammacarbossiglutamico, aggregati in piccoli ammassi granulari e da ioni osteocalcina (vit.K-dipendente), come Na, K, Zn, Cu, Pb, ecc. glicoproteina, sialoproteine, citochine, enzimi, PgE, fattori di crescita
  30. STRUTTURA GENERALE DELL’OSSO • Indipendentemente dalla struttura del singolo osso e dalla sua tipologia (lungo, breve, piatto, pneumatico), in ogni segmento osseo adulto o definitivo è possibile distinguere: a) uno strato esterno detto PERIOSTIO (strato esterno fibroso ed interno cellulare) b) uno strato intermedio detto OSSO LAMELLARE (compatto/tavolato o trabecolare/spugnoso) c) uno strato interno detto ENDOSTIO • Tra periostio ed osso lamellare è situato uno strato detto limitante esterno; tra osso lamellare ed endostio è situato uno strato detto limitante interno. Gli strati limitanti sono detti anche “delle lamelle circonferenziali”. • In base alla forma delle ossa ed alla prevalenza di un diametro sugli altri due, si distinguono: a) ossa LUNGHE, in cui predomina la lunghezza su larghezza e spessore (es. le ossa degli arti) b) ossa PIATTE, in cui predomina la larghezza su lunghezza e spessore (es. le ossa della volta cranica) c) ossa BREVI o CORTE in cui lunghezza, larghezza e spessore quasi si equivalgono (es. le ossa del carpo/tarso) d) ossa IRREGOLARI, dove non vi sono regole per le proporzioni fra lunghezza, larghezza e spessore (vertebre) Ossa particolari che non sono comprese nelle classificazioni consuete sono: a) ossa SESAMOIDI contenute nello spessore di tendini e/o legamenti in prossimità di specifiche articolazioni b) ossa SUTURALI o WORMIANE si trovano nelle linee di sutura fra le ossa piatte del cranio • Gli strati precedentemente citati, sono presenti in proporzioni diverse a seconda delle singole categorie di osso e sono distribuite variabilmente a seconda delle singole parti dell’osso in esame. Nelle ossa LUNGHE, per esempio, il tessuto osseo compatto è predominante nella parte centrale a costituire la diafisi, mentre quello trabecolare/spugnoso predomina nelle estremità o epifisi. Nelle ossa PIATTE il tessuto osseo compatto forma due strati (interno ed esterno) della parete ossea (detti tavolati nelle ossa della volta cranica), mentre quello trabecolare/spugnoso s’interpone fra i due (diploë) Nelle ossa CORTE il tessuto osseo compatto è relegato a formare un sottile strato subito al di sotto del periostio mentre la maggior parte dell’osso è costituito da tessuto trabecolare/spugnoso. Nelle ossa PNEUMATICHE esiste una cavità tappezzata da mucosa e riempita di aria; in genere la grandezza della cavità si fa a spese dell’osso trabecolare/spugnoso, nel senso che quanto più e vasta la singola cavità, minore è la percentuale di osso trabecolare/spugnoso, restando inalterata la quota di tessuto compatto. Nello spessore del periostio e dell’endostio decorrono i vasi sanguigni ed i nervi che si distribuiscono all’osso.
  31. TIPOLOGIE DI TESSUTO OSSEO – TESSUTO OSSEO LAMELLARE  Detto anche definitivo o maturo, è il tessuto tipico dell’osso adulto, definitivo o postpuberale.  La sua caratteristica è di essere organizzato in lamelle del diametro di circa 8 nm. Le cellule preponderanti sono gli osteociti.  Nell’ambito di queste lamelle si distinguono sia lacune ossee (sottoforma di forami ellittici), sia sottili canalicoli intercomunicanti, sottoforma di formazioni filiformi.  Nelle lacune sono disposti i corpi cellulari degli osteociti, nei canalicoli trovano posto i loro prolungamenti cellulari. I prolungamenti cellulari sono indispensabili per il nutrimento degli osteociti e per le comunicazioni di queste cellule fra loro.  Le lacune sono circondate da uno strato di matrice non mineralizzata contenente fibre collagene intrecciate (matrice perilacunare) di 1 – 2 nm di diametro.  Il tessuto lamellare è prodotto lentamente dagli osteoblasti attivi che, dopo tale produzione, risiedono nelle singole lamelle sottoforma di lining cells o di osteociti.  In base alla disposizione delle lamelle, si distingue un tessuto osseo lamellare compatto o corticale (75% della massa scheletrica) in cui le lamelle si dispongono le une dentro le altre in sistemi concentrici cilindrici detti osteoni ed un tessuto osseo lamellare spugnoso o trabecolare (25% della massa scheletrica), in cui le lamelle formano una sorta di reticolo a maglie più o meno regolari che ricorda la struttura di una spugna.  Osso compatto ed osso spugnoso contemporaneamente sono presenti in molte ossa dello scheletro, come le ossa lunghe. Qui l’osso compatto è presente nella porzione centrale (diafisi), l’osso spugnoso alle estremità (epifisi).
  32. TESSUTO OSSEO LAMELLARE COMPATTO Situatoalla periferia dell’osso, più o sviluppo (breccia osseao lamelle perivascolaredi tessuto connettivo meno sottile, si può trovare in svariate interstiziali). lasso in cui sono presenti: fibre tipologiadi ossa, dalle piatte, alle corte, amielinichenervose, cellule alle lunghe. Si organizza in lamelle  In ogni osteone, le lamelle mesenchimali progenitrici degli costituenti presentano un diverso osteoblasti ed altre cellule Le lamelle sono organizzate in grado di densità. Vi sono lamelle mesenchimali . Dal manicotto, le sistemi detti Osteoni o sistemi “dense” spesse 2 nmcon pochi , cellule mesenchimali tramite Haversianio di Havers.In ogni osteociti e poca sostanza prolungamenti cellulari con osteone le lamelle formano dei fondamentale amorfa ma molte fibre possibilitàdi creare gap-junctions, cilindri concentrici (lamelle collagene e lamelle “lasse” o sono collegate a liningcellsed concentriche)“a buccia di cipolla”. “chiare” con molti osteociti, spesse 3,5 osteoblastida un Questi cilindri hanno una nm, con molta sostanza lato e cellule endoteliali dei capillari larghezzadi 2 – 15 nm, uno spessore di fondamentale amorfa e poche fibre sanguigni e linfatici dall’altro. 100 – 400 nme sono costituiti da 5 a 20 collagene. Raramente nel manicotto lamelle. I cilindri sono orientati perivascolareè presente anche secondo il maggior asse dell’osso.  In genere negli osteoni di un midollo osseo. Le fibre collagene si spiralizzanolungo soggetto giovane, si riscontra una l’asse di ogni lamella, all’esterno. Le netta differenza fra le lamelle lasse  I canali di Havers, generalmente spire sono orientate parallelamente che sono disposte maggiormente disposti parallelamentealla ogni due lamelle consecutive. verso il centro del cilindro e quelle superficiedell’osso,sono fra loro dense, poste in periferia. Via via che comunicanti attraverso canali Fra i singoli osteoni si ritrovanodue l’età aumenta, negli osteoni le trasversali o perforanti detti di formazioni diversificate: lamelle tenderanno ad avere tutte lo Volkmann, anch’essi sede di capillari a) matriceamorfa a sezione circolare stesso grado di densità. sanguigni e linfatici circondati da o ellittica detta linea cementante di identico manicotto perivascolare. von Ebnerche unisce saldamente  Il centro di ogni cilindro è occupato Essi si estendono sia verso la parte gli osteoni fra loro, da un canalicolo centrale (canale di superficiale dell’osso (periostio) sia b) sostanza interstiziale (o sistema Havers) di circa 40 -100 nmdi verso quella interna (endostio). limitante interstiziale)costituita diametro che dà passaggio ad I canali di Haverse Volkmannsono da frammenti di lamelle che arteriole, capillari sanguigni rivestiti da endostio residuano da rimaneggiamenti fenestrati, venule e linfatici. Fra parete ossei durante il periodo dello ossea e vasi s’interpone un manicotto
  33. IL SISTEMA OSSEO LIMITANTE  E’ detto limitante esterno se s’interpone fra periostio (esterno) e tessuto lamellare compatto(interno)  E’ detto limitante interno se s’interpone fra tessuto lamellare compatto (esterno) ed endostio (interno).  E’ formato da lamelle altamente ed uniformemente mineralizzate. Le lamelle sono anche dette lamelle circonferenziali.  Esse, in lunghezza, percorrono l’osso interamente come una lamina continua, interrotta soltanto dai canali di Volkmann che connettono i canali di Havers fra loro e con le superfici esterna ed interno dell’osso.  Fasci molto stipati di fibre collagene (fibre di Sharpey) collegano la faccia interna del periostio alle lamelle circonferenziali esterne ed a quelle interstiziali dell’osso compatto, ancorando saldamente queste strutture specie nei punti di inserzione di tendini e legamenti di grosse dimensioni (nelle zone dove non esiste il periostio, le fibre di Sharpey emanano direttamente dal tendine o dal legamento).
  34. TESSUTO OSSEO LAMELLARE SPUGNOSO •E’ situato internamente al tessuto osseo lamellare compatto, riempiendo lo spessore dell’osso piatto, la porzione interna dell’osso corto ed i tratti terminali o epifisi delle ossa lunghe. •La linea di confine fra i due tessuti, macroscopicamente appare dritta, a maggiore ingrandimento essa è lievemente ondulata. •Nel processo di ossificazione è il tessuto che precede quello compatto. • E’ organizzato microscopicamente in lamelle di circa 10 nm di diametro medio ciascuna, contenenti lacune e canalicoli come l’osso compatto, che si associano a formare trabecole (tessuto osseo trabecolare), visibili macroscopicamente e che delimitano spazi intercomunicanti dette areole, lacune o cellette. I canalicoli si aprono in minuscoli fori sulla superficie delle trabecole . •In questo modo la superficie dell’osso trabecolare o spugnoso è di circa 5 volte maggiore rispetto al tessuto osseo compatto, sebbene la massa sia di 3 – 4 volte minore. • Nelle lacune sono contenuti midollo osseo, vasi e manicotti perivascolari, formati da cellule di aspetto endoteliale avvolte e disposte in una trama di connettivo lasso. Nelle trabecole più spesse, sono riconoscibili degli osteoni. • L’orientamento delle trabecole è variabile da regolare ad irregolare. Quando è regolare, si può notare che le trabecole sono tutte orientate secondo linee, dette linee di forza o traiettorie cui corrispondono le sollecitazioni che l’osso è costretto a subire in virtù dei suoi movimenti nell’ambito di una articolazione o per le pressioni cui è sottoposto.
  35. TESSUTO OSSEO ALAMELLARE • E’ il tessuto osseo primitivo o primario o immaturo, quale quello della vita prenatale, dell’infanzia ed adolescenza, prima cioè, della definitiva trasformazione in tessuto osseo secondario o definitivo. • Presenta una matrice ossea non organizzata in lamelle ma disposta irregolarmente ed è ricco in fibre collagene di tipo I. In base all’orientamento ed all’organizzazione delle fibre collagene si distinguono due tipi di tessuto alamellare, cronologicamente collegati: a) a fibre intrecciate (o fibroso), primo a comparire a partire dalla vita fetale intermedia (2° trimestre) b) a fibre parallele, intermedio fra quello a fibre intrecciate e quello lamellare o definitivo, presente nella tarda vita fetale e nei primi anni di vita post-natale •La varietà a fibre intrecciate è caratterizzata da una notevole disorganizzazione strutturale; le fibre, per la rapidità con la quale vengono prodotte dagli osteoblasti, vengono depositate in modo anarchico, per cui ad aree di densità maggiore, si alternano aree a densità di fibre molto minore fino ad aree acellulari. Offre bassa resistenza alle sollecitazioni meccaniche, apparendo molto fragile. Si ritrova anche in ossa adulte per riparazione di fratture, per neoplasmi, per malattie endocrino- metaboliche •La varietà a fibre parallele permane anche nell’adulto in vicinanza ad inserzioni tendinee, a livello degli alveoli dentari e presso legamenti di ampia superficie. Presenta alta elasticità e resistenza alla tensione. Le fibre, oltre ad essere parallele, presentano dei tratti in cui appaiono intrecciate e talvolta sono organizzate a formare lamelle che si dispongono come nei sistemi haversiani o nelle trabecole.
  36. PERIOSTIO • E’ una robusta membrana connettivale reticolare che riveste l’esterno delle ossa, ad eccezione delle superfici articolari che, invece, sono rivestite da cartilagine e dei punti di aggancio di tendini e legamenti. Protegge l’osso e lo isola, rappresentando una via per vasi e nervi destinati all’organo. Partecipa alla riparazione ed alla crescita ed unisce l’osso alle fasce di accollamento. In prossimità delle articolazioni si continua col tessuto connettivale articolare e con la capsula articolare nelle articolazioni dotate di membrana sinoviale. •Appare organizzato in due strati: a) uno strato ESTERNO, fibroso, costituito da connettivo denso con fibre collagene speciali, dette fibre di Sharpey che penetrano sia nel sistema fondamentale esterno sia nelle lamelle interstiziali del tessuto osseo compatto, ancorando questa lamina all’osso vero e proprio in corrispondenza dell’aggancio di tendini e legamenti (dove il periostio manca, le fibre di Sharpey sono fornite dai tendini o legamenti stessi). Le fibre si cementano e diventano tutt’uno con l’osso durante i processi di accrescimento e di rimodellamento per cui una trazione violenta su di un tendine o un legamento robusto può determinare una frattura piuttosto che una disinserzione di queste formazioni. E’ uno strato ricco in vasi e nervi, specie sensitivi. Alcuni di questi, tramite i canali di Volkmann e quelli di Havers, giungono fino agli spazi midollari interni b) uno strato INTERNO, detto anche cellulare o osteogenico o cambiale o di Ollier, formato da cellule osteogeniche od osteoprogenitrici che, durante i processi di ossificazione pre e post-natali, accrescono l’osso per apposizione. Nell’adulto si riattivano in caso di riparazione di fratture. ENDOSTIO •E’ una sottile membrana di tessuto connettivo di tipo reticolare che riveste direttamente le pareti della cavità midollare delle ossa, sia che questa sia sottoforma di un cilindro cavo (ossa lunghe) sia che questa sia sottoforma di cellette o trabecole, come nel tessuto osseo spugnoso. Riveste anche le pareti dei canali Haversiani e di Volkmann. •Questa membrana è in continuità con il connettivo del midollo osseo. Contiene sia cellule della linea osteogenetica (cellule osteoprogenitrici) sia osteoclasti sia cellule della linea emopoietica. E’attivo durante la crescita, la riparazione ed il rimodellamento dell’osso.
  37. PERIOSTIO - ENDOSTIO
  38. FENOMENOLOGIE A CARICO DEL TESSUTO OSSEO • Il tessuto osseo non è un tessuto, come potrebbe sembrare, statico, senza cambiamenti che non siano solo l’allungamento durante lo sviluppo e le modifiche legate all’invecchiamento dell’individuo. • Al contrario è un tessuto che partecipa attivamente agli scambi metabolici dell’organismo e che, a seconda dell’età e delle abitudini del soggetto, presenta modifiche caratteristiche che possono essere condensate in cinque fenomeni di base: a) Osteogenesi (formazione di tessuto/matrice osseo/a) b) Osteolisi (distruzione/erosione/riassorbimento di tessuto osseo) c) Ossificazione (primaria = formazione di osso da abbozzi pre-ossei) (secondaria =aumento massa) d) Accrescimento osseo (incremento volumetrico dell’osso in senso longitudinale e di spessore) e) Rimodellamento osseo (sostituzione del tessuto osseo primario con quello definitivo o secondario sia il rimaneggiamento strutturale ed architetturale delle ossa quando il soggetto inizia a deambulare o a fare attività fisica intensa o semplicemente a spostare il peso del corpo su determinate zone o, ancora, il rapporto fra fenomeni di Osteogenesi ed Osteolisi). • Dalla 7a settimana e durante la vita fetale prevale l’osteogenesi sia per l’ossificazione degli abbozzi sia per l’aumento di volume e massa ossea • Dal 6° - 7° mese di vita all’Osteogenesi si associa l’osteolisi nel determinare sia il passaggio da tessuto osseo primario a secondario. • Dopo la nascita, fermi restando i fenomeni osteogenetici, quelli osteolitici si rendono importanti per modellare la forma e l’architettura definitiva delle ossa dell’adulto • Nell’adulto i fenomeni di osteogenesi ed osteolisi sono in sostanziale parità, con tasso del 4% di massa ossea che va in modellamento • A partire dai 50 anni prevalgono i fenomeni di osteolisi con diminuzione della massa e densità ossee.
  39. OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - I • La formazione del tessuto osseo (osteogenesi) e la sua ossificazione iniziano nel nuovo essere alla VI settimana di sviluppo con un CRL di circa 12 mm. a partire da abbozzi mesenchimali o cartilaginei. Sia l’ossificazione si l’accrescimento si delineano per un periodo variabile, genericamente posto a 25 anni. • Ossificazione: trasformazione di un tessuto/modello non osseo di partenza in tessuto osseo. La produzione di tessuto osseo inizia da un’area definita “centro o nucleo di ossificazione”. Il confine fra tessuto osseo neoformato e tessuto pre-esistente è detto “linea di ossificazione” o “fronte di ossificazione” • Calcificazione: deposizione in un tessuto di Sali di calcio (idrossiapatite) e Sali di fosforo La trasformazione di un tessuto in tessuto osseo, prevede la deposizione di Sali di calcio e perciò la calcificazione è uno dei passaggi che sanciscono la trasformazione di un tessuto di partenza in tessuto osseo. OSSIFICAZIONE •In base al periodo di comparsa, l’ossificazione si distingue in primaria e secondaria: La primaria: Determina la trasformazione e l’accrescimento di un abbozzo (cartilagineo) in osso definitivo. Dà origine a tessuto osseo alamellare (osso primitivo) e si attua attraverso: a) differenziazione di osteoblasti da cellule mesenchimali perivascolari b) secrezione di matrice organica e c) mineralizzazione della matrice. La secondaria: Concorre a determinare il modellamento delle ossa definitive a partire dalla pubertà e perdura tutta la vita. Consiste nella trasformazione del tessuto osseo primitivo alamellare in tessuto osseo secondario o definitivo. Si attua attraverso: a) differenziazione degli osteoclasti da cellule macrofagiche di origine vascolare b) distruzione parziale del tessuto osseo primario con c) formazione degli osteoni. •Tipi di ossificazione: a) membranosa b) encondrale Nella ossificazione membranosa un osso membranoso si trasforma in osso definitivo (es. la clavicola, alcune ossa della volta cranica o della faccia); nell’ossificazione encondrale un osso definitivo si sviluppa da un modello cartilagineo pre-esistente (es. ossa degli arti, ossa della colonna vertebrale).
  40. OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - II Ossificazione membranosa Detta anche ossificazione dermica si verifica quando si formano degli osteoblasti nell’ambito di un tessuto connettivale embrionale (mesenchimale) o fibroso di partenza. Le ossa che si formano con questa modalità vengono anche dette “ossa dermiche” oltre che membranose. Si tratta della clavicola, delle ossa frontale e parietale, della mandibola. Altre ossa che si formano con questo meccanismo sono le ossa che sono contenute nello spessore di tendini e legamenti come le ossa sesamoidi e la rotula. L’ossificazione membranosa può interessare anche il derma stesso. Una ripetuta e continua frizione e continui microtraumi, possono comportare la trasformazione in osso anche di tessuti di rivestimento (es. tessuto adiposo sottocutaneo/derma). La formazione di ossa anomale con questo meccanismo, non contemplate nella normale visione dello scheletro umano, giustifica il termine di “ossa eterotopiche” dato a questi segmenti ossei. L’ossificazione dei modelli membranosi normotopici ha inizio all’ottava settimana di sviluppo embrionale ed evolve attraverso tre stadi successivi:
  41. OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - III Ossificazione membranosa Stadio 1: Il tessuto fibroso o connettivo primitivo si vascolarizza notevolmente mentre le cellule osteoprogenitrici si differenziano in osteoblasti. Questi si ammassano fra loro e cominciano a produrre matrice ossea organica come fibre collagene e tessuto osteoide. La successiva deposizione di cristalli di calcio sancisce la trasformazione definitiva in osso. La sede in cui ha inizio il processo di ossificazione è detto “centro di ossificazione”. La progressiva ossificazione, intrappola osteoblasti in lacune ossee dopodiché questi si differenziano in osteociti che rimangono in connessione attraverso prolungamenti citoplasmatici contenuti nei canalicoli ossei. Si noti che le cellule osteoprogenitrici sono già presenti nel tessuto all’atto della sua formazione e differenziazione a partire dallo strato embrionale di appartenenza Stadio 2: L’osso in via di sviluppo cresce verso l’esterno rispetto al centro di ossificazione, creando piccole lamelle dette “spicole”. Nel contempo, la trasformazione di cellule osteoprogenitrici in osteoblasti continua e nuovi centri di ossificazione si formano nell’ambito dell’osso. Fra le spicole si possono notare numerosi vasi sanguigni per l’incrementato fabbisogno di ossigeno da parte degli osteoblasti che producono matrice ossea organica. La crescita dell’osso subisce una brusca accelerazione. Stadio 3: La presenza di centri di ossificazione multipli e la formazione di numerose spicole che si connettono fra loro fa assumere all’osso un aspetto “spugnoso”. La continua deposizione di osso da parte degli osteoblasti vicino ai vasi sanguigni e la trasformazione degli osteoblasti in osteociti, comporta una spinta all’attivazione degli osteoclasti che iniziano a modellare il tessuto osseo neoformato, trasformandolo da tessuto osseo spugnoso in tessuto osseo compatto.
  42. OSSIFICAZIONE MEMBRANOSA
  43. OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - IV Ossificazione encondrale Inizia con la formazione di un modello fatto da cartilagine ialina, intorno alla sesta settimana di sviluppo. L’ossificazione encondrale è più complessa di quella membranosa. Prendiamo come esempio di ossificazione encondrale quello che accade a carico della porzione intermedia (diafisi) di un osso lungo di un arto (es. femore od omero), inizialmente costituito solo da cartilagine. Nell’ossificazione encondrale, questa ha inizio, per le ossa lunghe, da un centro di ossificazione situato, per lo più, a livello delle diafisi. Nelle ossa corte o brevi, il centro di ossificazione primario è diverso a seconda della tipologia di osso considerato. Mentre il modello cartilagineo continua a crescere sia per apposizione (crescita apposizionale) sia per espansione della matrice (crescita interstiziale), l’ossificazione encondrale evolve in stadi successivi: Stadio 1: La cartilagine si accresce con meccanismo interstiziale ed apposizionale; i condrociti vicini al centro della diafisi dell’osso aumentano notevolmente di volume e la matrice circostante inizia a calcificare, comportando una riduzione dei nutrienti che i condrociti possono utilizzare. I condrociti, privi di nutrimento muoiono e si disintegrano, lasciando piccole cavità nell’ambito della matrice. Stadio 2: Le cellule del pericondrio disposte all’esterno di quest’area di calcificazione si trasformano in osteoblasti. Il pericondrio si è trasformato in periostio che è il primo degli strati dell’osso a comparire come tale. Lo strato osteogenico interno del periostio o cellulare o collare o di Ollier, produce, appunto, una sorta di “collare”osseo, ovvero un sottile strato di osso compatto intorno alla diafisi che è ancora per lo più di cartilagine.
  44. OSSIFICAZIONE ENCONDRALE - I
  45. OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - V Ossificazione encondrale Stadio 3: La vascolarizzazione aumenta a livello del periostio. Arteriole e capillari migrano verso il centro della cartilagine, recando qui fibroblasti che si trasformano in osteoblasti che occupano gli spazi lasciati dai condrociti disintegrati. Gli osteoblasti iniziano a produrre matrice organica (collagene) su cui si stratificano Sali di calcio. Si producono trabecole ossee (osso spugnoso). L’area iniziale di tale produzione diventa “centro di ossificazione primario” della diafisi dell’osso. La produzione di tessuto osseo si estende dal centro di ossificazione diafisario verso le due estremità dell’osso stesso. La produzione delle trabecole procede di pari passo anche con l’avanzare dei vasi sanguigni arteriolo-venulari e capillari all’interno dell’osso. Stadio 4: La diafisi intera si riempie di osso spugnoso. Si crea, così, una cavità: la cavità midollare. La diafisi presenta pareti più spesse per l’aumento di volume della massa ossea sotto-periostea. Solo la cartilagine al confine della cavità midollare si trasforma in tessuto osseo, evidenziando osteoblasti che producono matrice ossea; in questo modo si evidenziano le metafisi (linee di confine fra epifisi e diafisi). La cartilagine epifisaria rimanente continua la sua crescita per apposizione ed interstiziale. Le velocità di crescita della cartilagine epifisaria e quella dell’ossificazione della cartilagine al confine metafisario sono uguali. In questo modo la diafisi si accresce parallelamente alle epifisi ed il segmento scheletrico si allunga, senza che gli osteoblasti riescano a raggiungere ed ossificare completamente le epifisi.
  46. OSSIFICAZIONE ENCONDRALE - II
  47. OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - VI Ossificazione encondrale Stadio 5: Compaiono i centri di ossificazione secondari a livello epifisario: sono i “centri di ossificazione secondari”. Come per i centri primari, anche nei centri secondari si verifica l’arrivo in essi di vasi sanguigni ed osteoblasti. Le dimensioni ed i tempi di comparsa dei centri secondari di ossificazione, variano da individuo ed individuo; vi sono centri di ossificazione secondari che compaiono alla nascita, altri nella prima infanzia. Come il centro di ossificazione primario, i centri di ossificazione secondari, epifisari, sono costituiti da un centro di tessuto osseo spugnoso in mezzo alla cartilagine, ricco in vasi sanguigni e contornato da un orletto cartilagineo più denso con matrice maggiormente compattata Stadio 6: Le epifisi sono riempite di osso spugnoso. Un sottile strato cartilagineo esterno resta esposto verso la cavità articolare come cartilagine articolare. Essa ha lo scopo di impedire i danni che deriverebbero dall’attrito diretto di due superfici ossee fra loro. Fra epifisi e diafisi, un disco di cartilagine, detto disco epifisario, segnala l’area della metafisi definitiva. E’ a questo livello (metafisi) che si verificano: 1) accrescimento dello strato cartilagineo verso l’epifisi di appartenenza 2) trasformazione in tessuto osseo trabecolare da parte degli osteoblasti della cartilagine sul versante diafisario. Fintantoché i due fenomeni sono quantitativamente e qualitativamente equivalenti, l’osso cresce in lunghezza. Quando prevarrà la formazione di osso sull’accrescimento cartilagineo, l’osso avrà smesso di allungarsi in maniera definitiva.
  48. OSSIFICAZIONE ENCONDRALE - III EPIFISI M ET DISCO EPIFISARIO A FI SI DIAFISI
  49. OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - VII Ossificazione encondrale Stadio 7: Alla maturità, la velocità di crescita della cartilagine sarà diminuita fino a cessare completamente, mentre continua la formazione di osso trabecolare su substrato cartilagineo. Il disco epifisario diventa sempre più sottile fino a farsi come una fine linea di demarcazione fra diafisi ed epifisi (linea epifisaria) che, nel tempo, ossifica anch’essa. L’evento prende il nome di saldatura epifisaria. Radiologicamente il disco epifisario appare come un’area scura agli elettroni che s’intercala fra diafisi ed epifisi dell’osso, simulando una sorta di “frattura”. Lo spessore del disco epifisario viene utilizzato in Radiologia per stimare l’età ossea dell’individuo. Stadio 8: L’incremento di un segmento osseo non è solo in altezza ma anche in larghezza. In larghezza l’osso aumenta di volume per crescita apposizionale di tessuto osseo sulla sua superficie esterna. Per questa crescita in spessore, le cellule osteoprogenitrici presenti sulla superficie interna del periostio si differenziano in osteoblasti e producono matrice ossea organica sottoforma di lamelle disposte le une dentro le altre come scatole cinesi. Gli osteoclasti, più numerosi ai limiti della cavità midollare, incrementano la loro attività osteolitica, sulle lamelle ossee più interne, facendo incrementare il volume della cavità midollare
  50. OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - VIII Ossificazione encondrale – La formazione di un osteone L’incremento dello spessore osseo, passa attraverso la formazione di osteoni per apposizione a partire dal tessuto già presente. Di seguito, le tappe di formazione di un osteone tipico con il suo sistema di canali (canale centrale di Havers e canali di coniugazione di Volkmann) Il primo fenomeno consiste nella proliferazione vascolare al limite fra periostio ed osso compatto alla periferia dell’organo. a) I vasi sanguigni proliferati si dispongono lungo l’asse maggiore dell’osso b) Gli osteoblasti di superficie creano due creste ossee parallele ai vasi per tutta la loro lunghezza c) Le creste longitudinali s’ingrandiscono in altezza portandosi l’una verso l’altra fino a congiungersi. Così i vasi si trovano in un astuccio formato dalle creste riunite: il canale Haversiano. d) Il periostio sulla superficie sul quale il vaso si era adagiato, diviene, ora endostio del canale Haversiano e gli osteoblasti più prossimi ai vasi in questo tunnel formano la prima “lamella” a ridosso dell’endostio neoformato. e) Gli osteoblasti sul lato esterno della prima lamella continuano a produrre matrice ossea rimanendo intrappolati in essa e trasformandosi in osteociti - Il processo si ripete altre volte creando lamelle concentriche che inglobano e rivestono la precedente fino a formare l’osteone definitivo
  51. LA FORMAZIONE DI UN OSTEONE L’AMPLIAMENTO DELLA CAVITA’ MIDOLLARE
  52. L’OSSO DEFINITIVO
  53. Verifica concettuale ARGOMENTI: L’alfabeto Anatomico La posizione “anatomica” a) Terminologia anatomica Le principali Regioni Corporee Esempi di applicazione dei termini anatomici b) Regioni anatomiche Modello piramidale dell’organizzazione morfologica Umana Tessuti: definizione e derivazione embriologica c) Piani di sezione ed orientamento del corpo Varie tipologie e funzioni dei tessuti epiteliali di rivestimento umano Definizione delle ghiandole e tipologie di secrezione Caratteristiche generali dei tessuti connettivali d) Organizzazione generale del corpo umano Tipologie di connettivo e loro sedi nell’organismo Definire le caratteristiche anatomiche e funzionali dei singoli e) Tessuti e loro derivazione tessuti connettivali embriologica Descrivere le funzioni del sistema scheletrico f) Tessuto epiteliale Descrivere le diverse tipologie di tessuto osseo Comparare struttura e funzione dell’osso compatto e spugnoso g) Tessuti connettivi Descrivere morfologia e funzioni di periostio ed endostio h) Tessuto Osseo – generalità Descrivere la formazione dell’osso da modelli membranosi ed Istogenesi Descrivere la formazione dell’osso da modelli cartilaginei Classificazioni e caratteristiche morfologiche generali delle ossa.
Anúncio