Docente:
Dr. IVANOE SANTORO
Primo Dirigente Medico U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia
P.O. “A. Landolfi” – Solofra (AV)
ASL di Avellino
Libri di testo consigliati:
a) Bareggi – Dell’Orbo et al. “Anatomia Umana” Idelson-Gnocchi Ed.
b) G. Thibodeau – K. Patton “Anatomia e Fisiologia” Casa Ed. Ambrosiana
c) A. Pasqualino – G.L.Panattoni “Anatomia Umana” Citologia, Istologia,
Embriologia, Anatomia sistematica - UTET Ed.
Verifica concettuale
ARGOMENTI: L’alfabeto Anatomico
La posizione “anatomica”
a) Terminologia anatomica Le principali Regioni Corporee
Esempi di applicazione dei termini anatomici
b) Regioni anatomiche Modello piramidale dell’organizzazione morfologica Umana
Tessuti: definizione e derivazione embriologica
c) Piani di sezione ed
orientamento del corpo Varie tipologie e funzioni dei tessuti epiteliali di rivestimento
umano Definizione delle ghiandole e tipologie di secrezione
Caratteristiche generali dei tessuti connettivali
d) Organizzazione generale del
corpo umano Tipologie di connettivo e loro sedi nell’organismo
Definire le caratteristiche anatomiche e funzionali dei singoli
e) Tessuti e loro derivazione tessuti connettivali
embriologica
Descrivere le funzioni del sistema scheletrico
f) Tessuto epiteliale Descrivere le diverse tipologie di tessuto osseo
Comparare struttura e funzione dell’osso compatto e spugnoso
g) Tessuti connettivi Descrivere morfologia e funzioni di periostio ed endostio
h) Tessuto Osseo – generalità Descrivere la formazione dell’osso da modelli membranosi
ed Istogenesi Descrivere la formazione dell’osso da modelli cartilaginei
Classificazioni e caratteristiche morfologiche generali delle
ossa.
ORGANIZZAZIONE GENERALE DELL’ORGANISMO
ATOMI
MOLECOLE (Organiche – Inorganiche)
CELLULE + MATERIALI E FLUIDI EXTRACELLULARI
TESSUTI
ORGANI
SISTEMI / APPARATI
ORGANISMO COMPLETO
ISTOLOGIA – LO STUDIO DEI TESSUTI
I tessuti sono insiemi di cellule Ectoderma → Epidermide (cute) e suoi
specializzate e prodotti cellulari annessi – Rivestimento interno di
specifici, organizzati in modo da bocca, narici, ano – Ghiandole
svolgere un numero limitato e sudoripare e sebacee – Sistema nervoso
caratteristico di funzioni (encefalo e midollo spinale) – Ipofisi –
Surrene – Epiteli sensoriali di occhio,
Esistono 4 tipi di tessuto: orecchio e naso
epiteliale, connettivo, muscolare e Mesoderma → Muscoli – Scheletro
nervoso, ciascuno divisibile in più (ossa e cartilagini) – Sangue – Cellule di
sottotipi rivestimento di vasi e membrane
La derivazione di ogni tipo di tessuto sierose – Derma e dentina (denti) –
(istogenesi) si ha durante lo sviluppo Apparato uropoietico ed urinifero –
Apparato riproduttivo (escluso
embrionale dell’individuo (III
l’epitelio interno) – Tessuto connettivo -
settimana) a partire da progenitori Cuore e vasi – Sistema linfatico
comuni: i foglietti embrionali o
Endoderma → Rivestimento interno
germinali primitivi, detti degli organi dell’apparato respiratorio e
ectoderma o epiblasto, digerente (tranne bocca ed ano) –
mesoderma o mesoblasto o Epitelio che riveste vescica, ureteri ed
mesenchima ed endoderma o uretra – Tiroide, Paratiroidi, Timo –
ipoblasto. Parti secernenti di fegato e pancreas –
Vescica ed uretra
TESSUTO EPITELIALE O EPITELIO - GENERALITÀ
E’ costituito da cellule strettamente Funzioni generali:
addossate fra loro con scarsa o nulla
sostanza intercellulare. a) Fornisce protezione fisica verso agenti di varia
Viene suddiviso in molteplici sottotipi in natura (in genere quelli pluristratificati)
base a funzione, forma delle cellule b) Riveste internamente organi e condotti
costituenti, stratificazione delle cellule
componenti , alla presenza o meno di c) Regola la permeabilità di organi od apparati
sostanze specifiche. d) Fornisce la sensibilità (grazie ad una sua
La funzione cui i singoli tipi di epitelio propria innervazione)
sono deputati, li caratterizza anche sul e) Produce molecole estremamente specializzate
piano morfologico. In altre parole, per (ormoni, muco, ioni)
svolgere la loro funzione specifica, ogni
epitelio si dota di specifiche strutture. f) Determina l’assorbimento di svariate sostanze
Principali caratteristiche degli elementi g) E’ in grado di secernere o riassorbire
cellulari nell’ambito degli epiteli: attivamente molecole o di concentrarle in fluidi
a) Cellularità organici in risposta a svariati stimoli
b) Tipologia di superficie(esposta e basale) h) Entra in gioco, grazie e specifiche
c) Polarità (distribuzione degli organuli specializzazioni della membrana di
rispetto alle superfici) rivestimento delle cellule costituenti ,in
d) Ancoraggio (ad una lamina o membrana molteplici funzioni di trasporto e di interazione
basale) con realtà estranee o meno all’organismo.
e) Avascolarità
Le funzioni da (b) ad (h) sono svolte per lo più da
f) Organizzazione in strati (uno o diversi)
g) Rigenerazione in caso di danneggiamento epiteli monostratificati o semplici.
Tessuto epiteliale o epitelio - Classificazioni
Una prima classificazione è quella in base alla In base alla stratificazione delle cellule
disposizione generale ed alla funzione costituenti, distinguiamo l’epitelio in
generica: epitelio membranoso, epitelio a) Monostratificato o Semplice
ghiandolare, epitelio sensoriale. b) Pluristratificato o Composto
L’epitelio membranoso riveste la superficie esterna c) Pseudostratificato (in realtà è un epitelio
del corpo nonché quella di vasi ed organi cavi. monostratificato ma l’altezza dei nuclei
L’epitelio ghiandolare o secretorio elabora delle cellule costituenti è diversa per cui le
sostanze di varia natura che vengono riversate cellule danno l’impressione di essere
all’esterno o all’interno del corpo, spontaneamente disposte su piani multipli, quando invece
non lo sono)
o in risposta a molteplici stimoli.
L’epitelio sensoriale trasforma stimoli fisici e/o d) Di transizione, in cui il numero degli strati
dipende dallo stato di replezione o di
chimici in segnali nervosi che giungono a distanza deplezione dell’organo di riferimento. E’
per gli opportuni provvedimenti da parte tipico delle vie urinarie.
dell’organismo In base alla forma delle cellule
L’epitelio membranoso e quello ghiandolare costituenti; per convenzione si fa
poggiano su di una lamina o membrana basale, riferimento alla forma di quelle dello strato
costituita da glicoproteine, prodotte sia più esterno. Distinguiamo un epitelio:
dall’epitelio stesso che dal connettivo sottostante a) Pavimentoso o Piatto (elementi appiattiti
che separa queste due formazioni. come le piastrelle del pavimento)
Al MO la membrana basale si presenta come una b) Cubico o Iso-prismatico (con i tre diametri
sottile linea traslucida; al ME essa risulta composta equivalenti)
da due porzioni, una a contatto con le cellule c) Cilindrico o Bati-prismatico (con un
epiteliali (membrana o lamina basale epiteliale o diametro che prevale sugli altri due).
lucida), l’altra a contatto con il connettivo Comprende la gran parte degli epiteli
pseudo-stratificati
(membrana o lamina reticolare o densa).
TIPI DI EPITELIO DI RIVESTIMENTO E LORO COLLOCAZIONE
Epitelio composto pavimentoso. E’ formato da cellule
Epitelio pavimentoso semplice – Formato da un disposte in più strati, il più superficiale dei quali è
unico strato di cellule piatte. E’ epitelio di costituito da cellule appiattite. Quelle dello strato
rivestimento di alveoli polmonari, di vasi profondo sono cubiche e fungono da elementi rigenerativi.
sanguigni e linfatici, di membrane sierose Fra queste e quelle dello strato più superficiale vi sono uno
dell’organismo (Peritoneo – Pericardio – Pleura = o più strati di cellule intermedie. E’il rivestimento esterno
mesotelio) del corpo (cute) ma anche di cavità connesse all’esterno
Epitelio cubico (o iso - prismatico) semplice – quali bocca, ano, vagina, esofago.
Formato da un unico strato di cellule cubiche. E’ La presenza o meno di cellule superficiali senza nucleo che
epitelio di rivestimento dell’ovaio, di dotti si trasformano in squame di cheratina, distingue il tipo
ghiandolari,dei tubuli renali. Si trova nella tiroide. “cheratinizzato” da quello “non cheratinizzato”. Il
Epitelio cilindrico (o bati-prismatico) primo è maggiormente resistente all’ambiente esterno
semplice Formato da un unico strato di cellule (cute); il secondo è immerso in ambiente umido/liquido
cilindriche. E’ epitelio di rivestimento del tratto (bocca, ano, vagina, esofago).
più superficiale delle mucose intestinale, gastrica, Epitelio composto cubico– E’ formato da cellule disposte
uterina (endometrio), salpingi, alcuni tratti in più strati, il più superficiale dei quali è costituito da
dell’albero respiratorio. In ossequio alla funzione, cellule cubiche. Riveste i dotti di alcune ghiandole
in molte zone questo epitelio presenta sudoripare
specializzazioni morfologiche e funzionali della Epitelio composto cilindrico. – E’ formato da cellule
parete citoplasmatica. disposte in più strati, il più superficiale dei quali, a
Epitelio semplice cilindrico pseudo- contatto col lume dell’organo interessato è costituito da
stratificato – Formato da un unico strato di cellule cilindriche. Si trova in alcuni tratti dell’uretra
cellule cilindriche ma che paiono poste su strati maschile ed a livello della mucosa rettale in vicinanza
multipli. E’ epitelio di rivestimento delle restanti dell’ano
parti dell’albero respiratorio e di alcuni segmenti Epitelio composto di transizione – E’ formato da cellule
del sistema riproduttivo maschile come l’uretra, il la cui forma e la cui disposizione in strati o meno
condotto deferente ed il canale dell’epididimo. Nel dipendono dalla replezione dell’organo la cui parete ne è
primo settore è dotato di ciglia (ciliato), nel rivestita. Se l’organo è vuoto, allora l’epitelio è cubico
secondo no (non ciliato). composto, se l’organo è pieno diventano pavimentose in
monostrato. Tipico di vescica, pelvi renale ed ureteri.
EPITELI GHIANDOLARI
Sono specializzati in attività di secrezione. Cellule ghiandolari intercalate, costituite per
Le cellule costituenti sono dette “cellule lo più da singole cellule ghiandolari mono-
ghiandolari”. In base alla sede in cui il
cellulari si trovano nell’epitelio di rivestimento di
prodotto viene riversato si distingue un
apparato digerente, respiratorio e riproduttivo.
epitelio ghiandolare endocrino (secreto
Producono per più muco (ghiandole mucipare).
all’interno dell’organismo) ed uno esocrino
(secreto all’esterno dell’organismo). Le Cellule ghiandolari pluricellulari danno luogo
cellule ghiandolari possono essere uniche a ghiandole di forma variabile. Se rimangono nello
(ghiandole mono-cellulari) o multiple a spessore dell’epitelio di appartenenza, le ghiandole
formare ghiandole di aspetto variegato sono intraepiteliali; quando travalicano questo
(ghiandole pluri-cellulari – distinte in spessore sono ghiandole eso-epiteliali.
tubulari semplici, tubulo-acinose semplici, In quest’ultimo caso si distingue un corpo
tubulo-acinose semplici ramificate, tubulo- ghiandolare (o adenomero) ed un condotto di
acinose composte). secrezione che riversa il prodotto elaborato dalla
cellula ghiandolare. Una ghiandola si dice
Esse possono entrare a far parte di lamine “semplice” quando possiede un solo dotto
epiteliali di rivestimento di organi la cui escretore, collegato ad uno o più adenomeri,
funzione è tutt’altra che di elaborazione di “composta” o “complessa” quando più dotti
sostanze (cellule ghiandolari intercalate) escretori si convogliano in un dotto principale.
o caratterizzano, con la loro produzione un Le ghiandole eso-epiteliali, poi, in base alla forma
intero organo (cellule ghiandolari del corpo ghiandolare si distinguono in: tubulare
specifiche, col nome dell’organo di semplice (adenomero e dotto a formare un singolo
appartenenza). cilindro), glomerulare (adenomero come un
Alcuni organi, particolarmente ricchi in gomitolo), acinosa semplice (adenomero come un
epiteli ghiandolari, finiscono addirittura con singolo chicco d’uva) od acinosa ramificata o
l’identificarsi con le ghiandole che composta (adenomero come un grappolo d’uva)
contengono (es. mammella).
EPITELI GHIANDOLARI - II
In base alle modalità di espressione del Le ghiandole endocrine non posseggono un
secreto le cellule ghiandolari esocrine dotto escretore, mentre nel connettivo
possono essere distinte in: interno è presente una fitta rete capillare. I
a) Olocrine (all’atto dell’espressione del loro prodotti vengono denominati ormoni e
secreto si annullano completamente, distinti in base alla struttura chimica in
distruggendosi – Ghiandole sebacee) peptidici, proteici e steroidei.
b) Apocrine (all’atto dell’espressione del Possono essere unicellulari o pluricellulari. In
secreto, perdono una piccola parte del quest’ultimo caso, esse si distinguono in:
citoplasma apicale che si rigenera quasi a) Cordonali – le cellule costituenti formano
immediatamente – Ghiandole del cordoni o palizzate ampiamente confluenti
parenchima mammario) fra loro (anastomosi). Vasi sanguigni
c) Merocrine (all’atto dell’espressione capillari o venosi si trovano nelle loro
del secreto conservano intatti nucleo e vicinanze ed accolgono il secreto all’arrivo
citoplasma – Ghiandole del parenchima di stimoli chimici o nervosi.
pancreatico) b) Follicolari – le cellule costituenti si
dispongono a formare aggregati a forma di
In base alle caratteristiche del secreto, le
corolle chiuse dette “follicoli ghiandolari”
ghiandole esocrine a produzione
all’interno dei quali si accumula il secreto.
proteica (enzimi), sono dette “sierose”,
Vasi capillari sono presenti all’esterno dei
mentre quelle a produzione glicidica o
follicoli. Il prodotto viene riversato nei
glicoproteica sono dette “mucose” o
capillari in seguito a segnali chimici o
“mucinose”. Le ghiandole “miste”
nervosi; in questo caso le cellule
producono entrambe le forme di secreto.
ghiandolari captano il secreto dal centro
del follicolo e lo riversano all’esterno di
esso.
EPITELI SENSORIALI
Sono costituiti da singole cellule Funzionamento generico
nell’ambito delle quali è sempre possibile a) L’informazione fisica o chimica,
distinguere: determina il rilascio dei granuli di
a) un polo secretivo – che corrisponde secreto, ricchi in mediatori chimici, in
al tratto di cellula da cui si liberano genere agendo sulla porzione di cellula
granuli di secreto (in genere un con specializzazioni morfo-funzionali
mediatore chimico) della membrana citoplasmatica.
b) un polo giunzionale con una fibra b) Il mediatore chimico viene rilasciato
nervosa sensoriale (detto polo epitelio- nello spazio fra cellula epiteliale
neurale) sensoriale e terminazione nervosa
c) uno o più tratti di membrana con c) il mediatore determina la nascita di un
specializzazioni morfo-funzionali impulso nervoso che viene trasportato
(ciglia, microvilli, microfilamenti ecc.) fino al sistema nervoso centrale
d) tratti che consentono la giunzione
con altre cellule circostanti (tratti
giunzionali)
I TESSUTI CONNETTIVI
E’ il tessuto più abbondante del nostro corpo. La loro notevole diversità sul piano morfologico li fa
distinguere in:
Non viene mai a contatto con l’ambiente esterno a) tessuti macroscopicamente individuabili
se non in condizioni patologiche. come tali
b) intelaiature di singoli organi
Assume morfologie e svolge funzioni molto
diverse fra loro, perché costituito da elementi di Ai primi si dà anche il nome di “tessuti connettivi
base molto differenti ma che si relazionano fra speciali”. Essi sono costituiti da:
loro in maniera costante. a) tessuto adiposo b) tessuto cartilagineo o
cartilagine c) tessuto osseo d) sangue
Tutti i tessuti connettivi sono sempre formati da:
a) cellule altamente specializzate, presenti in Ai secondi si dà il nome di “tessuti connettivi
quota minore (a differenza di quanto accade nei propriamente detti”.
tessuti epiteliali) +
b) abbondante matrice extra (o inter) cellulare,
formata, a sua volta da: Una volta individuati, ne scopriamo le funzioni
b1) fibre proteiche e da generiche:
b2) sostanza fondamentale detta anche a) creano una rete di sostegno ed impalcatura
sostanza amorfa. dell’intero corpo o di singoli organi (stroma)
b) trasportano liquidi e sostanze organiche in tutta
Dalle caratteristiche fisiche della matrice
extracellulare dipendono le diversità morfo-
l’estensione del corpo
strutturali dei connettivi. c) provvedono alla protezione di organi in essi
contenuti
d) sostengono altri tessuti, circondandoli e
Il nome di tessuti “connettivi” deriva dalla
connettendoli
caratteristica comune di questi tessuti di connettere,
e) conservano riserve di energie
cioè di relazionare gli altri tessuti fra loro, anche
se le funzioni dei connettivi vanno ben oltre tale f) difendono il corpo da sostanze ed agenti estranei.
semplice compito.
TESSUTO CONNETTIVO PROPRIAMENTE DETTO (TCPD) - I
Costituisce una sorta di impalcatura, [Ulteriori suddivisioni del tessuto
sostegno, intelaiatura, “imballaggio” o una connettivale LASSO sono in:
specie di trama strutturale entro la quale sono a) areolare e b) reticolare
disposte le unità morfo-funzionali costituenti e
caratterizzanti il singolo organo. Ulteriori suddivisioni del tessuto
connettivale DENSO sono in:
Organizzato o meno in guaine specifiche, serve a) denso regolare b) denso irregolare c)
da guida per vasi sanguigni e linfatici, nonché elastico]
nervi in specifici distretti dell’organismo
Come gli altri tessuti connettivi, anche il TCPD è Il TCPD entra nella costituzione di svariati
costituito da: organi di cui può rappresentare una porzione
a) cellule (distinte in fisse e migranti) + più o meno evidente a seconda delle singole
b) matrice inter/extracellulare fatta di strutture.
b1) fibre + Vi sono organi in cui il TCPD è presente
b2) sostanza fondamentale viscosa. soltanto sottoforma di lamine interne o
esterne di delimitazione o trama reticolare di
Dal differente rapporto fra queste due supporto o costituzione.
componenti e dalla tipologia /costituzione della
matrice, derivano due forme di TCPD: Vi sono organi o strutture sub-organiche in
a) tessuto connettivo LASSO (in cui cui il TCPD costituisce parte fondamentale
predomina la componente cellulare) sul piano percentuale (tendini, aponeurosi,
b) tessuto connettivo DENSO (in cui legamenti, lamine, setti, capsule fibrose)
predomina la componente extracellulare)
Tessuto connettivo propriamente detto (TCPD) - II
LE CELLULE DEL TCPD
Sono di vario tipo. Possiamo distinguerle in: a) fisse e b)
migranti Fra quelle MIGRANTI si annoverano:
a) macrofagi liberi (derivano da cellule
Fra quelle FISSE, si annoverano: del sangue dette monociti. Intervengono
a) cellule mesenchimali (cellule staminali o primordiali, nei processi difensivi dell’organismo)
presenti in molti tessuti. In risposta a stimoli di vario
genere, patologie, danni fisici o chimici, possono b) mastociti (migrano dal sangue verso
moltiplicarsi e dare vita a linee cellulari da cui derivano le altri vasi sanguigni, ove si dispongono,
altre cellule del TCPD con intenti riparativi) spesso in forma di manicotti o di filiere.
Rilasciano granuli di sostanze vaso-attive
b) fibroblasti (sono le più abbondanti e quelle sempre quali istamina ed eparina che agiscono sul
presenti. Di forma sottile e stellata, producono le
tono e sulla permeabilità vascolari in
componenti o le subunità della matrice in cui sono
seguito a processi di varia natura)
immersi. Producono anche l’acido jaluronico da cui
dipende la viscosità della sostanza fondamentale)
c) linfociti B liberi (migrano nei tessuti
c) fibrociti (seconde in quantità solo ai fibroblasti da cui connettivi dal sangue e si trasformano in
derivano, mantengono l’integrità delle fibre della matrice) plasmacellule, responsabili della
produzione di anticorpi)
d) macrofagi fissi o istiociti(intervengono nei processi
difensivi dell’organismo) d) granulociti eosinofili e neutrofili
(hanno funzioni di fagocitosi simili ai
e) adipociti (cellule adipose la cui preponderanza varia a macrofagi. Il loro numero è collegato
seconda dell’organo e dello stato nutrizionale del all’attivazione dei mastociti e dei macrofagi
soggetto)
fissi).
f) melanociti (presenti nella cute, nel derma e nel
connettivo dell’occhio)
TESSUTO CONNETTIVO PROPRIAMENTE DETTO (TCPD) - III
LA MATRICE DEL TCPD
E’ composta da una parte fibrillare e da sostanza fondamentale detta “amorfa”. La parte fibrillare si
compone di: a) fibre collagene, b) fibre elastiche c) fibre reticolari. Da consistenza e disposizione della parte
fibrillare e della matrice, dipendono le differenze macroscopiche dei TCPD. Le fibre sono formate dai
fibroblasti, attraverso subunità proteiche che si assemblano variamente. I fibrociti sono responsabili del
mantenimento di queste fibre. La sostanza fondamentale lega acqua e soluti che dispensa in relazione a
gradienti di concentrazione. E’ la sostanza all’interno della quale la parte fibrillare si orienta e si dispone.
Chimicamente è ricca in glicoproteine e sostanze di varia natura, spesso con abbondanza di radicali e ponti a
base di zolfo. Fibre Elastiche
Fibre Collagene (o bianche) Sono formate da una particolare proteina l’elastina.
Sono lunghe, lineari, prive di diramazioni. Sono Che ha capacità di riacquistare la sua forma dopo
spesso assemblate in fasci longitudinali per essere stata allungata fino ad una volta e mezza la
dare maggiore resistenza alla trazione sulle dimensione originaria. Quando predominano in un
estremità e consistenza. TCPD, questo prende anche il nome di “tessuto
E’ il componente più voluminoso dell’intero connettivo elastico”. Dà luogo a lamine (nella parete
connettivo. Le sue proteine costituiscono circa dei vasi) o a reticoli.
¼ di tutte le proteine dell’organismo. Fibre Reticolari
Nei processi di invecchiamento, il collagene si Simili alle fibre collagene ma più sottili di queste,
disidrata e si raggrinzisce progressivamente. formano una sorta di rete, una struttura intrecciata e
AL ME si dimostra anche che ogni fibra di ramificata, duttile e resistente, invece che fasci
collagene, in realtà, è costituita da tre filamenti longitudinali. La proteina a base delle fibre è detta
strettamente addossati fra loro: il tropo- reticolina. Formano l’architettura portante o stroma
collagene. di molti organi le cui cellule costituenti specifiche
plasmano nell’insieme il parenchima dello stesso che
lo stroma sostiene.
TESSUTO CONNETTIVO PROPRIAMENTE DETTO (TCPD) - IV
TCPD lasso AREOLARE
• E’ il tessuto connettivo meno specializzato.
• Contiene tutte le cellule, fisse e migranti e tutte le fibre del TCPD.
• Ha una notevole percentuale di sostanza amorfa, poco densa, ricca in acido jaluronico, così da avere una
notevole deformabilità ma nel contempo una discreta resistenza.
•Deve il suo nome alla presenza di piccoli “buchi” (areole) all’atto della dissezione anatomica
• Permette lo scivolamento di organi fra loro, ne consente la nutrizione per diffusione di sostanze e
costituisce una impalcatura per le cellule immunocompetenti.
• Si può ritrovare nella costituzione del derma e delle pareti di vasi, nervi, articolazioni. E’ presente fra le
fibre muscolari striate e nello spessore della parete degli organi dell’apparato respiratorio, urinario e
digerente.
• Riempie spazi virtuali come quello fra utero e parete pelvica ossea, compreso fra le pagine del legamento
largo.
TCPD lasso RETICOLARE
• Ha una trama tridimensionale come quella di una rete per pesca le cui maglie sono costituite da fibre
reticolari strettamente stipate
• Contiene cellule, fisse e migranti i cui prolungamenti citoplasmatici seguono le maglie delle fibre
• Ha una struttura “aperta” e costituisce impalcatura per organi quali milza, fegato, reni, linfonodi, timo
e midollo osseo. Forma la trama fondamentale di periostio ed endostio
• E’ compreso fra i tessuti connettivali di tipo lasso e deve il suo nome alla presenza del reticolo formato
dalle sue fibre
• La presenza di cellule immunocompetenti nelle sue maglie, evidenzia al massimo la sua funzione di
sostegno all’attività difensiva dell’organismo
TESSUTO CONNETTIVO PROPRIAMENTE DETTO (TCPD) - V
TCPD DENSO
• E’ il TCPD in cui predomina la matrice rispetto alla componente cellulare. Le fibre collagene della matrice
sono preponderanti.
• Si distinguono tre forme di TCPD di tipo denso: regolare, irregolare ed elastico
TCPD DENSO REGOLARE ed IRREGOLARE
• Le fibre collagene della matrice sono strettamente stipate e disposte parallelamente fra loro. Esse sono
allineate lungo i vettori di forza applicati al tessuto (seguono il maggior asse dell’organo in cui si trovano)
nel tipo regolare, mentre sono disposte senza un orientamento preciso nel tipo irregolare
• Contiene fibroblasti in scarsa quantità. Determina una notevole resistenza alla tensione ed allo stiramento;
il tipo regolare è presente in notevole quantità nei muscoli scheletrici, nei tendini, nei legamenti, nelle
aponeurosi e nelle fasce profonde. Il tipo irregolare è presente nel derma e forma una solida e spessa
capsula intorno al fegato, reni e milza, oltre a delimitare le cavità articolari
• I tendini sono cordoni di tessuto connettivo denso regolare che permettono l’aggancio dei muscoli alle ossa
ed ai legamenti. Le fibre collagene sono disposte lungo l’asse maggiore del tendine.
•Le aponeurosi sono lamine o nastri di tessuto connettivo denso regolare che somigliano ai tendini ma sono
ampie e schiacciate
• I legamenti sempre di connettivo denso regolare assomigliano ai tendini ma connettono due ossa fra loro.
Oltre al collagene (per la resistenza) contengono anche fibre elastiche per cui possono tollerare anche un
certo grado di stiramento.
TCPD DENSO ELASTICO
• E’ uguale al precedente (denso regolare) ma con una percentuale molto più elevata di fibre elastiche nel
contesto della matrice extracellulare. La maggiore percentuale di fibre elastiche, ne determina una maggiore
elasticità, da cui il nome. E’ presente tra le vertebre della colonna sottoforma di legamenti (legamenti gialli,
legamenti nucali) e nel legamento sospensore del pene e del clitoride. E’, inoltre, presente nella spessore
della parete vascolare.
TESSUTI CONNETTIVI SPECIALI: TESSUTO ADIPOSO
Somiglia al TCPD di tipo lasso areolare Quello bianco è presente principalmente nel
tranne che per la prevalenza di adipociti (o soggetto adulto in quantità variabile nel sottocutaneo
cellule adipose) con pochi fibroblasti e (pannicolo adiposo), nelle regioni inguinale ed
macrofagi fissi e mobili. ascellare, nelle logge renali , dietro i bulbi oculari e
Ha varie funzioni: nel contesto di molti organi, legamenti, fasce e lamine
a) Deposito ed accumulo di sostanze (sierosa pericardica e peritoneale). Piccoli tralci
metabolicamente attive (grassi), utili come connettivali suddividono questo tessuto in lobuli ed
riserve energetiche areole.
b) Funzione isolante da sbalzi termici sia verso Ha un colore dal bianco al giallo pallido al giallo oro.
il freddo sia verso il caldo Aree specifiche di accumulo sono la regione del basso
c) Protezione di determinate regioni addome, fianchi, natiche, aree trocanteriche,
sottoposte a notevoli sollecitazioni mammelle, dorso.
meccaniche (pianta del piede o palmo della
mano) Quello bruno è presente principalmente nel feto, nel
Sul piano strutturale è caratterizzato da grandi neonato e nel bambino. Microscopicamente le cellule
cellule adipose (da 40 a 120 micron) del grasso bruno hanno più scompartimenti
(adipociti – cellule grandi dal citoplasma (pluriloculari) a differenza delle cellule uniloculari
chiaro, occupato quasi interamente da una del grasso bianco.
gocciola di trigliceridi), avvolte da una Gli adipociti bruni contengono molti mitocondri
matrice extracellulare di tessuto lasso oltre a specifici pigmenti, responsabili del colore del
areolare in cui sono presenti numerosi vasi, tessuto da cui prende il nome e che va dal marrone al
per lo più capillari. rosso-mattone. Presente tra le scapole, lungo il
E’ presente in due varietà: tronco e nel collo del neonato, è molto attivo sul
a) tessuto adiposo BIANCO e piano biochimico.
b) tessuto adiposo BRUNO
Risponde in senso lipolitico all’attivazione del
sistema simpatico, rilasciando grandi quantità di
calore in breve tempo. Con l’avanzare dell’età la sua
presenza si riduce progressivamente.
TESSUTI CONNETTIVI SPECIALI: Tessuto Cartilagineo
Insieme al tessuto osseo, fa parte dei La cartilagine si separa dai tessuti circostanti da una
cosiddetti “tessuti di sostegno”. La loro sorta di perimetro detto pericondrio, formato da due
matrice è ricca in fibre e di depositi di calcio strati: uno esterno detto strato fibroso, fatto di
insolubili. Come il tessuto osseo è un connettivo denso e uno interno detto strato
tessuto specializzato. cellulare, ricco in cellule di riserva (fibroblasti) che
Nella cartilagine la matrice è in forma di intervengono nella crescita e mantenimento della
gel, nell’osso in forma di sostanza compatta cartilagine.
e dura.
A differenza degli altri tessuti connettivi, quello
Le cellule costituenti hanno forma sferica cartilagineo NON possiede vasi sanguigni, linfatici e
caratteristica (condrociti) e sono accolte in nervi (i condrociti producono una serie di sostanze
specifiche “nicchie” della matrice che ne impediscono la formazione e la propagazione)
intercellulare dette “lacune”che accolgono All’interno della lacuna, i condrociti ricevono e
da una a più cellule. Quando i condrociti rilasciano sostanze metabolicamente attive in virtù di
dentro una lacuna sono multipli, essi gradienti di concentrazione e/o pressori.
formano un gruppo detto “isogeno” in
quanto derivante dalle suddivisioni di La matrice può presentare una diversa composizione e
un’unica cellula progenitrice. consistenza. In genere è un gel compatto, ricco in
polisaccaridi complessi detti condroitin-solfati che,
La sostanza intercellulare o matrice, molto connessi a proteine, formano i proteoglicani In base
abbondante, è formata dagli stessi alle diverse caratteristiche della matrice, si
condrociti. distinguono tre tipi di tessuto cartilagineo o
cartilagine:
a) ialina
b) elastica
c) fibrosa.
TESSUTI CONNETTIVI SPECIALI: TESSUTO CARTILAGINEO - I
CARTILAGINE IALINA CARTILAGINE FIBROSA
Presente in trachea, coste, sterno,bronchi, Detta fibrocartilagine è presente nell’anulus
rivestimento di capi articolari, setto nasale. fibroso dei dischi intervertebrali, nei dischi
articolari, nei menischi, tra le ossa pelviche.
Nell’embrione costituisce gli abbozzi scheletrici.
Condrociti ricchi in RER. I condrociti sono molto distanti e separati fra
Matrice intensamente basofila con fibre
loro. La sostanza fondamentale è scarsa, per cui
collagene strettamente adese.
la matrice è fatta prevalentemente da fibre
Fornisce sostengo rigido ma flessibile,
pur essendo la cartilagine più debole. collagene molto dense al microscopio.
Riduce l’attrito fra i capi articolari Per la sua collocazione, resiste molto bene alla
compressione ed ammortizza le forze che
CARTILAGINE ELASTICA tenderebbero ad una dislocazione dei capi ossei.
Presente nel padiglione auricolare, meato
acustico esterno e in alcune cartilagini a Per queste sue caratteristiche la fibrocartilagine
livello della laringe. presenta una minore elasticità ma una maggiore
resistenza alla trazione. Una sua crescita
Condrociti simili a quelli della cartilagine
irregolare, come nel caso di danni in età
ialina, come la matrice che, però, è
maggiormente dotata di fibre elastiche, infantile/adolescenziale, comporta, spesso,
disposte anch’esse a rete. Ciò rende questa interferenze con i movimenti dei capi articolari
cartilagine particolarmente flessibile e resistente.
Ha colorito giallastro.
TESSUTI CONNETTIVI SPECIALI: TESSUTO CARTILAGINEO - II
La crescita della cartilagine avviene
attraverso due meccanismi: per apposizione e per crescita interstiziale.
Nella crescita per apposizione, dallo strato interno del pericondrio, si assiste ad una
proliferazione di cellule staminali che si differenziano inizialmente in condroblasti (1). La
produzione della matrice da parte dei condroblasti è pressoché immediata.
Non appena la matrice li circonda, i condroblasti si differenziano in condrociti (2).
Attraverso questo fenomeno la cartilagine si accresce per apposizione di nuovo tessuto dai
margini di quello pre-esistente. Con la crescita per apposizione, la cartilagine si
accresce a partire dalla sua superficie ESTERNA.
Nella crescita interstiziale, la cartilagine si espande a partire dal suo INTERNO, attraverso.
una proliferazione dei condrociti già formati all’interno di una lacuna (1).
Con questo processo, condrociti si dividono e si allontanano fra loro all’interno delle
lacune già esistenti (2), ponendo fra loro nuova matrice (3), come un pallone che si gonfia e
si espande verso le quattro direzioni.
Nel soggetto adulto, NON avvengono né la crescita per apposizione né quella
interstiziale, per cui una cartilagine che subisce un danno NON PUO’ ESSERE
RIPARATA/RIGENERATA
TESSUTI CONNETTIVI SPECIALI: TESSUTO OSSEO
CARATTERISTICHE GENERICHE
Tessuto connettivo specializzato, presenta COMPOSIZIONE/ORGANIZZAZIONE
durezza e resistenza per la presenza di sostanze GENERICA
specifiche a livello della matrice intercellulare.
Numerose le sue peculiarità: Cellule del tessuto osseo:
a) forma le ossa dello scheletro a) Osteoblasti
b) svolge funzioni statiche e dinamiche in b) Osteociti
armonia funzionale col sistema muscolare c) “Lining cells”
c) protegge tessuti ed organi fondamentali per d) Cellule osteoprogenitrici
il mantenimento dell’omeostasi organica e) Osteoclasti
come le parti del SNC, il midollo osseo, Matrice ossea:
l’apparato respiratorio medio e basso, il a) Componente organica
cuore ed i grandi vasi b) Componente inorganica
d) svolge funzioni metaboliche come deposito e c) Acqua
tessuto di mobilizzazione di calcio e fosforo. Organizzazione generica del tessuto osseo:
a) Tessuto osseo lamellare
Come gli altri connettivi è costituito da cellule e b) Tessuto osseo alamellare
matrice intercellulare, detta matrice ossea, c) End-ostio
organizzata in modo diversi a seconda delle d) Peri-ostio
tipologie di osso.
E’ sede di importanti fenomeni quali ossificazione, - Istogenesi del tessuto osseo
accrescimento dell’individuo, rimodellamento - Osteogenesi / Osteolisi
osseo. Su di esso svolgono importanti funzioni sia - Ossificazione
alcuni ormoni ( PTH, Calcitonina, Corticosterone, - Accrescimento e modellamento dell’osso
Steroidi gonadici, GH,ecc.) sia alcune vitamine (D,
K).
LE CELLULE DEL TESSUTO OSSEO - I
OSTEOBLASTI
Cellule di grandi dimensioni (20 – 30 nm) di forma cubica od ovoidale, basofile derivanti da
progenitrici mesenchimali (mesenchima = tessuto connettivo primitivo) (pre-osteoblasti).
-Il loro marker è la fosfatasi alcalina, presente sulla superficie della membrana.
-Sono situati alla periferia del tessuto osseo in formazione durante il processo di ossificazione (vedi)
oppure in tessuto osseo in rigenerazione ed accrescimento; sono separate dal tessuto circostante da
un caratteristico orletto (orletto osteoide).
-Hanno piccole estroflessioni protoplasmatiche che si connettono ai prolungamenti degli
osteociti (vedi) rivolti verso la superficie dell’osso (Gap Junctions).
-Sono responsabili (dietro stimolo specifico indotto da varie sostanze ormonali e non) della
deposizione di tessuto osseo (osteogenesi), attraverso la formazione sia della parte organica sia
delle vescicole della matrice ossea, vescicole su cui si depositeranno i cristalli di idrossiapatite,
all’inizio della mineralizzazione della matrice stessa.
-Circondati dalla matrice da essi stessi creata, gli osteoblasti cessano di funzionare,
emettono lunghi prolungamenti citoplasmatici e si trasformano in osteociti.
LINING CELLS
-Detti anche osteoblasti quiescenti, sono osteoblasti che non si sono differenziati in osteociti.
-Non si connettono tra loro con gap juntions e sono prive di orletto osteoide.
-Sono situate nel tessuto osseo a riposo, non interessato da fenomeni di accrescimento o riparativi.
-Hanno forma lineare o appiattita e controllano gli scambi metabolici e ionici fra matrice ed osteociti.
-Sotto stimoli specifici possono convertirsi in osteoblasti attivi o favorire, al contrario, l’azione e
l’attivazione degli osteoclasti
CELLULE OSTEOPROGENITRICI
Sono cellule mesenchimali. Esse si trovano nello strato più interno del periostio e nell’endostio che
riveste direttamente le cavità midollari. Le cellule osteoprogenitrici possono dividersi e formare
osteoblasti sia per la formazione dell’osso sia in caso di una necessità di tipo riparativo, come dopo una
frattura.
LE CELLULE DEL TESSUTO OSSEO - II
OSTEOCITI
-Cellule in stato di riposo funzionale, derivanti da osteoblasti attivi, dopo essere stati circondati da
matrice ossea da essi stessi formata. Sono le cellule preponderanti nel tessuto osseo maturo.
-Sono situati maggiormente in profondità rispetto agli osteoblasti attivi. La loro vita medi è di circa
25 anni.
-Il corpo cellulare ha forma fusata con un diametro di circa 25 nm, orientato secondo le linee di
carico dell’osso; da questo si dipartono numerose estroflessioni protoplasmatiche (circa 100 per ogni
corpo cellulare), connesse fra loro tramite gap junctions a formare una sorta di rete.
-Il corpo cellulare è contenuto in apposite lacune (lacune ossee) mentre i prolungamenti cellulari
sono contenuti in appositi canalicoli (canalicoli ossei).
-I prolungamenti degli osteociti più superficiali sono detti prolungamenti vascolari perché si
connettono con gli spazi vascolari dell’osso, ove entrano in contatto con lining cells ed osteoblasti,
oltre che con il liquido e la matrice interstiziali.
-Un rivestimento glicoproteico (guaina di Neuman-Rouget), è posto intorno sia al corpo sia ai
prolungamenti cellulari, permettendo agli osteociti di assumere sostanze nutritive e ioni
dall’ambiente circostante.
OSTEOCLASTI
-Cellule di grandi dimensioni (30 – 80 nm), sono acidofile ed hanno più nuclei (da 4 a 20)
-Derivano da cellule della linea monocitico-macrofagica del sangue e del midollo osseo e giungono
nella matrice ossea in seguito ad attrazione chemiotattica.
-Vi sono cellule attive ed inattive; quelle attive si riconoscono per l’elevato contenuto in lisosomi e per
la presenza di un orletto a spazzola della membrana (ruffled border) costituito da numerosi microvilli,
quelle inattive hanno forma arrotondata e qualche estroflessione protoplasmatica, senza orletto a
spazzola.
-In seguito a stimoli di vario tipo, digeriscono matrice ossea (osteolisi), evidenziando attività opposta a
quella degli osteoblasti attivi.
LA MATRICE OSSEA
CARATTERISTICHE GENERICHE COMPONENTE INORGANICA O MINERALE
La composizione della matrice è: Conferisce durezza e resistenza all’osso.
a) Acqua (15 – 20%) I suoi componenti sono:
b) Componente organica (30 – 35%) a) Frazione stabile cristallina (circa 90%)
c) Componente inorganica o minerale (55 – 60%) b) Frazione labile amorfa (circa 10%)
Le proporzioni variano a seconda dell’età, del
distretto scheletrico e delle condizioni Frazione stabile cristallina
metaboliche del soggetto. Formata prevalentemente (87%) da fosfato di
calcio sottoforma di cristalli di idrossiapatite,
COMPONENTE ORGANICA (Osseina) aghiformi, adesi alle fibre collagene lungo l’asse
Prodotta dagli osteoblasti, acidofila, PAS positiva. longitudinale seguendo intervalli regolari.
Conferisce elasticità all’osso. I suoi componenti Sono circondati da un involucro acquoso per gli
sono: scambi ionici e di sostanze col liquido
a) Una parte fibrillare (90%) interstiziale. Oltre il fosfato di calcio sono
b) Una parte amorfa (10%) presenti: carbonato di calcio (11%), fosfato di
Parte fibrillare: costituita da collagene di I tipo, con magnesio (1,5%), calcio floruro (0,3%)
prevalenza di prolina e glicina
Parte amorfa (o anista): costituita da proteglicani Frazione labile amorfa
fosfolipidi, proteine con Formata prevalentemente da fosfati idratati
acido gammacarbossiglutamico, aggregati in piccoli ammassi granulari e da ioni
osteocalcina (vit.K-dipendente), come Na, K, Zn, Cu, Pb, ecc.
glicoproteina, sialoproteine,
citochine, enzimi, PgE, fattori di
crescita
STRUTTURA GENERALE DELL’OSSO
• Indipendentemente dalla struttura del singolo osso e dalla sua tipologia (lungo, breve, piatto, pneumatico),
in ogni segmento osseo adulto o definitivo è possibile distinguere:
a) uno strato esterno detto PERIOSTIO (strato esterno fibroso ed interno cellulare)
b) uno strato intermedio detto OSSO LAMELLARE (compatto/tavolato o trabecolare/spugnoso)
c) uno strato interno detto ENDOSTIO
• Tra periostio ed osso lamellare è situato uno strato detto limitante esterno; tra osso lamellare ed endostio è situato
uno strato detto limitante interno. Gli strati limitanti sono detti anche “delle lamelle circonferenziali”.
• In base alla forma delle ossa ed alla prevalenza di un diametro sugli altri due, si distinguono:
a) ossa LUNGHE, in cui predomina la lunghezza su larghezza e spessore (es. le ossa degli arti)
b) ossa PIATTE, in cui predomina la larghezza su lunghezza e spessore (es. le ossa della volta cranica)
c) ossa BREVI o CORTE in cui lunghezza, larghezza e spessore quasi si equivalgono (es. le ossa del carpo/tarso)
d) ossa IRREGOLARI, dove non vi sono regole per le proporzioni fra lunghezza, larghezza e spessore (vertebre)
Ossa particolari che non sono comprese nelle classificazioni consuete sono:
a) ossa SESAMOIDI contenute nello spessore di tendini e/o legamenti in prossimità di specifiche articolazioni
b) ossa SUTURALI o WORMIANE si trovano nelle linee di sutura fra le ossa piatte del cranio
• Gli strati precedentemente citati, sono presenti in proporzioni diverse a seconda delle singole categorie di osso e
sono distribuite variabilmente a seconda delle singole parti dell’osso in esame.
Nelle ossa LUNGHE, per esempio, il tessuto osseo compatto è predominante nella parte centrale a costituire
la diafisi, mentre quello trabecolare/spugnoso predomina nelle estremità o epifisi.
Nelle ossa PIATTE il tessuto osseo compatto forma due strati (interno ed esterno) della parete ossea (detti
tavolati nelle ossa della volta cranica), mentre quello trabecolare/spugnoso s’interpone fra i due (diploë)
Nelle ossa CORTE il tessuto osseo compatto è relegato a formare un sottile strato subito al di sotto del
periostio mentre la maggior parte dell’osso è costituito da tessuto trabecolare/spugnoso.
Nelle ossa PNEUMATICHE esiste una cavità tappezzata da mucosa e riempita di aria; in genere la grandezza
della cavità si fa a spese dell’osso trabecolare/spugnoso, nel senso che quanto più e vasta la singola cavità,
minore è la percentuale di osso trabecolare/spugnoso, restando inalterata la quota di tessuto compatto.
Nello spessore del periostio e dell’endostio decorrono i vasi sanguigni ed i nervi che si distribuiscono
all’osso.
TIPOLOGIE DI TESSUTO OSSEO – TESSUTO OSSEO LAMELLARE
Detto anche definitivo o maturo, è il tessuto tipico dell’osso adulto, definitivo o postpuberale.
La sua caratteristica è di essere organizzato in lamelle del diametro di circa 8 nm. Le cellule
preponderanti sono gli osteociti.
Nell’ambito di queste lamelle si distinguono sia lacune ossee (sottoforma di forami ellittici), sia
sottili canalicoli intercomunicanti, sottoforma di formazioni filiformi.
Nelle lacune sono disposti i corpi cellulari degli osteociti, nei canalicoli trovano posto i loro
prolungamenti cellulari. I prolungamenti cellulari sono indispensabili per il nutrimento degli
osteociti e per le comunicazioni di queste cellule fra loro.
Le lacune sono circondate da uno strato di matrice non mineralizzata contenente fibre collagene
intrecciate (matrice perilacunare) di 1 – 2 nm di diametro.
Il tessuto lamellare è prodotto lentamente dagli osteoblasti attivi che, dopo tale produzione,
risiedono nelle singole lamelle sottoforma di lining cells o di osteociti.
In base alla disposizione delle lamelle, si distingue un tessuto osseo lamellare compatto o
corticale (75% della massa scheletrica) in cui le lamelle si dispongono le une dentro le altre in
sistemi concentrici cilindrici detti osteoni ed un tessuto osseo lamellare spugnoso o
trabecolare (25% della massa scheletrica), in cui le lamelle formano una sorta di reticolo a
maglie più o meno regolari che ricorda la struttura di una spugna.
Osso compatto ed osso spugnoso contemporaneamente sono presenti in molte ossa dello
scheletro, come le ossa lunghe. Qui l’osso compatto è presente nella porzione centrale (diafisi),
l’osso spugnoso alle estremità (epifisi).
TESSUTO OSSEO LAMELLARE COMPATTO
Situatoalla periferia dell’osso, più o sviluppo (breccia osseao lamelle perivascolaredi tessuto connettivo
meno sottile, si può trovare in svariate interstiziali). lasso in cui sono presenti: fibre
tipologiadi ossa, dalle piatte, alle corte, amielinichenervose, cellule
alle lunghe. Si organizza in lamelle In ogni osteone, le lamelle mesenchimali progenitrici degli
costituenti presentano un diverso osteoblasti ed altre cellule
Le lamelle sono organizzate in grado di densità. Vi sono lamelle mesenchimali . Dal manicotto, le
sistemi detti Osteoni o sistemi “dense” spesse 2 nmcon pochi
, cellule mesenchimali tramite
Haversianio di Havers.In ogni osteociti e poca sostanza prolungamenti cellulari con
osteone le lamelle formano dei fondamentale amorfa ma molte fibre possibilitàdi creare gap-junctions,
cilindri concentrici (lamelle collagene e lamelle “lasse” o sono collegate a liningcellsed
concentriche)“a buccia di cipolla”. “chiare” con molti osteociti, spesse 3,5 osteoblastida un
Questi cilindri hanno una nm, con molta sostanza lato e cellule endoteliali dei capillari
larghezzadi 2 – 15 nm, uno spessore di fondamentale amorfa e poche fibre sanguigni e linfatici dall’altro.
100 – 400 nme sono costituiti da 5 a 20 collagene. Raramente nel manicotto
lamelle. I cilindri sono orientati perivascolareè presente anche
secondo il maggior asse dell’osso. In genere negli osteoni di un midollo osseo.
Le fibre collagene si spiralizzanolungo soggetto giovane, si riscontra una
l’asse di ogni lamella, all’esterno. Le netta differenza fra le lamelle lasse I canali di Havers, generalmente
spire sono orientate parallelamente che sono disposte maggiormente disposti parallelamentealla
ogni due lamelle consecutive. verso il centro del cilindro e quelle superficiedell’osso,sono fra loro
dense, poste in periferia. Via via che comunicanti attraverso canali
Fra i singoli osteoni si ritrovanodue l’età aumenta, negli osteoni le trasversali o perforanti detti di
formazioni diversificate: lamelle tenderanno ad avere tutte lo Volkmann, anch’essi sede di capillari
a) matriceamorfa a sezione circolare stesso grado di densità. sanguigni e linfatici circondati da
o ellittica detta linea cementante di identico manicotto perivascolare.
von Ebnerche unisce saldamente Il centro di ogni cilindro è occupato Essi si estendono sia verso la parte
gli osteoni fra loro, da un canalicolo centrale (canale di superficiale dell’osso (periostio) sia
b) sostanza interstiziale (o sistema Havers) di circa 40 -100 nmdi verso quella interna (endostio).
limitante interstiziale)costituita diametro che dà passaggio ad I canali di Haverse Volkmannsono
da frammenti di lamelle che arteriole, capillari sanguigni rivestiti da endostio
residuano da rimaneggiamenti fenestrati, venule e linfatici. Fra parete
ossei durante il periodo dello ossea e vasi s’interpone un manicotto
IL SISTEMA OSSEO LIMITANTE
E’ detto limitante esterno se s’interpone fra periostio (esterno) e tessuto lamellare
compatto(interno)
E’ detto limitante interno se s’interpone fra tessuto lamellare compatto (esterno) ed
endostio (interno).
E’ formato da lamelle altamente ed uniformemente mineralizzate.
Le lamelle sono anche dette lamelle circonferenziali.
Esse, in lunghezza, percorrono l’osso interamente come una lamina continua,
interrotta soltanto dai canali di Volkmann che connettono i canali di Havers fra loro e
con le superfici esterna ed interno dell’osso.
Fasci molto stipati di fibre collagene (fibre di Sharpey) collegano la faccia interna del
periostio alle lamelle circonferenziali esterne ed a quelle interstiziali dell’osso
compatto, ancorando saldamente queste strutture specie nei punti di inserzione di
tendini e legamenti di grosse dimensioni (nelle zone dove non esiste il periostio, le
fibre di Sharpey emanano direttamente dal tendine o dal legamento).
TESSUTO OSSEO LAMELLARE SPUGNOSO
•E’ situato internamente al tessuto osseo lamellare compatto,
riempiendo lo spessore dell’osso piatto, la porzione interna
dell’osso corto ed i tratti terminali o epifisi delle ossa lunghe.
•La linea di confine fra i due tessuti, macroscopicamente appare
dritta, a maggiore ingrandimento essa è lievemente ondulata.
•Nel processo di ossificazione è il tessuto che precede quello
compatto.
• E’ organizzato microscopicamente in lamelle di circa 10 nm di
diametro medio ciascuna, contenenti lacune e canalicoli come
l’osso compatto, che si associano a formare trabecole (tessuto
osseo trabecolare), visibili macroscopicamente e che
delimitano spazi intercomunicanti dette areole, lacune o
cellette. I canalicoli si aprono in minuscoli fori sulla superficie
delle trabecole .
•In questo modo la superficie dell’osso trabecolare o spugnoso è
di circa 5 volte maggiore rispetto al tessuto osseo compatto,
sebbene la massa sia di 3 – 4 volte minore.
• Nelle lacune sono contenuti midollo osseo, vasi e manicotti
perivascolari, formati da cellule di aspetto endoteliale avvolte e
disposte in una trama di connettivo lasso. Nelle trabecole più
spesse, sono riconoscibili degli osteoni.
• L’orientamento delle trabecole è variabile da regolare ad
irregolare. Quando è regolare, si può notare che le trabecole
sono tutte orientate secondo linee, dette linee di forza o
traiettorie cui corrispondono le sollecitazioni che l’osso è
costretto a subire in virtù dei suoi movimenti nell’ambito di
una articolazione o per le pressioni cui è sottoposto.
TESSUTO OSSEO ALAMELLARE
• E’ il tessuto osseo primitivo o primario o immaturo, quale quello della vita prenatale, dell’infanzia
ed adolescenza, prima cioè, della definitiva trasformazione in tessuto osseo secondario o definitivo.
• Presenta una matrice ossea non organizzata in lamelle ma disposta irregolarmente ed è ricco in
fibre collagene di tipo I. In base all’orientamento ed all’organizzazione delle fibre collagene si
distinguono due tipi di tessuto alamellare, cronologicamente collegati:
a) a fibre intrecciate (o fibroso), primo a comparire a partire dalla vita fetale intermedia
(2° trimestre)
b) a fibre parallele, intermedio fra quello a fibre intrecciate e quello lamellare o definitivo, presente
nella tarda vita fetale e nei primi anni di vita post-natale
•La varietà a fibre intrecciate è caratterizzata da una notevole disorganizzazione strutturale; le fibre,
per la rapidità con la quale vengono prodotte dagli osteoblasti, vengono depositate in modo
anarchico, per cui ad aree di densità maggiore, si alternano aree a densità di fibre molto minore fino
ad aree acellulari. Offre bassa resistenza alle sollecitazioni meccaniche, apparendo molto fragile. Si
ritrova anche in ossa adulte per riparazione di fratture, per neoplasmi, per malattie endocrino-
metaboliche
•La varietà a fibre parallele permane anche nell’adulto in vicinanza ad inserzioni tendinee, a livello
degli alveoli dentari e presso legamenti di ampia superficie. Presenta alta elasticità e resistenza alla
tensione. Le fibre, oltre ad essere parallele, presentano dei tratti in cui appaiono intrecciate e
talvolta sono organizzate a formare lamelle che si dispongono come nei sistemi haversiani o nelle
trabecole.
PERIOSTIO
• E’ una robusta membrana connettivale reticolare che riveste l’esterno delle ossa, ad eccezione delle
superfici articolari che, invece, sono rivestite da cartilagine e dei punti di aggancio di tendini e legamenti.
Protegge l’osso e lo isola, rappresentando una via per vasi e nervi destinati all’organo. Partecipa alla
riparazione ed alla crescita ed unisce l’osso alle fasce di accollamento. In prossimità delle articolazioni si
continua col tessuto connettivale articolare e con la capsula articolare nelle articolazioni dotate di
membrana sinoviale.
•Appare organizzato in due strati:
a) uno strato ESTERNO, fibroso, costituito da connettivo denso con fibre collagene speciali, dette fibre di
Sharpey che penetrano sia nel sistema fondamentale esterno sia nelle lamelle interstiziali del tessuto osseo
compatto, ancorando questa lamina all’osso vero e proprio in corrispondenza dell’aggancio di tendini e
legamenti (dove il periostio manca, le fibre di Sharpey sono fornite dai tendini o legamenti stessi). Le fibre
si cementano e diventano tutt’uno con l’osso durante i processi di accrescimento e di rimodellamento per
cui una trazione violenta su di un tendine o un legamento robusto può determinare una frattura piuttosto
che una disinserzione di queste formazioni. E’ uno strato ricco in vasi e nervi, specie sensitivi. Alcuni di
questi, tramite i canali di Volkmann e quelli di Havers, giungono fino agli spazi midollari interni
b) uno strato INTERNO, detto anche cellulare o osteogenico o cambiale o di Ollier, formato da cellule
osteogeniche od osteoprogenitrici che, durante i processi di ossificazione pre e post-natali, accrescono
l’osso per apposizione. Nell’adulto si riattivano in caso di riparazione di fratture.
ENDOSTIO
•E’ una sottile membrana di tessuto connettivo di tipo reticolare che riveste direttamente le pareti della
cavità midollare delle ossa, sia che questa sia sottoforma di un cilindro cavo (ossa lunghe) sia che questa
sia sottoforma di cellette o trabecole, come nel tessuto osseo spugnoso. Riveste anche le pareti dei canali
Haversiani e di Volkmann.
•Questa membrana è in continuità con il connettivo del midollo osseo. Contiene sia cellule della linea
osteogenetica (cellule osteoprogenitrici) sia osteoclasti sia cellule della linea emopoietica. E’attivo
durante la crescita, la riparazione ed il rimodellamento dell’osso.
FENOMENOLOGIE A CARICO DEL TESSUTO OSSEO
• Il tessuto osseo non è un tessuto, come potrebbe sembrare, statico, senza cambiamenti che non siano
solo l’allungamento durante lo sviluppo e le modifiche legate all’invecchiamento dell’individuo.
• Al contrario è un tessuto che partecipa attivamente agli scambi metabolici dell’organismo e che, a
seconda dell’età e delle abitudini del soggetto, presenta modifiche caratteristiche che possono essere
condensate in cinque fenomeni di base:
a) Osteogenesi (formazione di tessuto/matrice osseo/a)
b) Osteolisi (distruzione/erosione/riassorbimento di tessuto osseo)
c) Ossificazione (primaria = formazione di osso da abbozzi pre-ossei) (secondaria =aumento massa)
d) Accrescimento osseo (incremento volumetrico dell’osso in senso longitudinale e di spessore)
e) Rimodellamento osseo (sostituzione del tessuto osseo primario con quello definitivo o secondario sia il
rimaneggiamento strutturale ed architetturale delle ossa quando il soggetto inizia a deambulare o a
fare attività fisica intensa o semplicemente a spostare il peso del corpo su determinate zone o, ancora, il
rapporto fra fenomeni di Osteogenesi ed Osteolisi).
• Dalla 7a settimana e durante la vita fetale prevale l’osteogenesi sia per l’ossificazione degli abbozzi sia
per l’aumento di volume e massa ossea
• Dal 6° - 7° mese di vita all’Osteogenesi si associa l’osteolisi nel determinare sia il passaggio da tessuto
osseo primario a secondario.
• Dopo la nascita, fermi restando i fenomeni osteogenetici, quelli osteolitici si rendono importanti per
modellare la forma e l’architettura definitiva delle ossa dell’adulto
• Nell’adulto i fenomeni di osteogenesi ed osteolisi sono in sostanziale parità, con tasso del 4% di massa
ossea che va in modellamento
• A partire dai 50 anni prevalgono i fenomeni di osteolisi con diminuzione della massa e densità ossee.
OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - I
• La formazione del tessuto osseo (osteogenesi) e la sua ossificazione iniziano nel nuovo essere alla VI
settimana di sviluppo con un CRL di circa 12 mm. a partire da abbozzi mesenchimali o cartilaginei. Sia
l’ossificazione si l’accrescimento si delineano per un periodo variabile, genericamente posto a 25 anni.
• Ossificazione: trasformazione di un tessuto/modello non osseo di partenza in tessuto osseo. La
produzione di tessuto osseo inizia da un’area definita “centro o nucleo di ossificazione”. Il confine fra tessuto
osseo neoformato e tessuto pre-esistente è detto “linea di ossificazione” o “fronte di ossificazione”
• Calcificazione: deposizione in un tessuto di Sali di calcio (idrossiapatite) e Sali di fosforo
La trasformazione di un tessuto in tessuto osseo, prevede la deposizione di Sali di calcio e perciò la
calcificazione è uno dei passaggi che sanciscono la trasformazione di un tessuto di partenza in tessuto
osseo.
OSSIFICAZIONE
•In base al periodo di comparsa, l’ossificazione si distingue in primaria e secondaria:
La primaria: Determina la trasformazione e l’accrescimento di un abbozzo
(cartilagineo) in osso definitivo. Dà origine a tessuto osseo alamellare (osso primitivo) e si attua attraverso:
a) differenziazione di osteoblasti da cellule mesenchimali perivascolari
b) secrezione di matrice organica e
c) mineralizzazione della matrice.
La secondaria: Concorre a determinare il modellamento delle ossa definitive a partire
dalla pubertà e perdura tutta la vita. Consiste nella trasformazione del tessuto osseo primitivo alamellare in
tessuto osseo secondario o definitivo. Si attua attraverso:
a) differenziazione degli osteoclasti da cellule macrofagiche di origine vascolare
b) distruzione parziale del tessuto osseo primario con
c) formazione degli osteoni.
•Tipi di ossificazione: a) membranosa b) encondrale
Nella ossificazione membranosa un osso membranoso si trasforma in osso definitivo (es. la clavicola, alcune
ossa della volta cranica o della faccia); nell’ossificazione encondrale un osso definitivo si sviluppa da un
modello cartilagineo pre-esistente (es. ossa degli arti, ossa della colonna vertebrale).
OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - II
Ossificazione membranosa
Detta anche ossificazione dermica si verifica quando si formano degli osteoblasti nell’ambito
di un tessuto connettivale embrionale (mesenchimale) o fibroso di partenza.
Le ossa che si formano con questa modalità vengono anche dette “ossa dermiche” oltre che
membranose.
Si tratta della clavicola, delle ossa frontale e parietale, della mandibola.
Altre ossa che si formano con questo meccanismo sono le ossa che sono contenute nello
spessore di tendini e legamenti come le ossa sesamoidi e la rotula.
L’ossificazione membranosa può interessare anche il derma stesso. Una ripetuta e continua
frizione e continui microtraumi, possono comportare la trasformazione in osso anche di
tessuti di rivestimento (es. tessuto adiposo sottocutaneo/derma). La formazione di ossa
anomale con questo meccanismo, non contemplate nella normale visione dello scheletro
umano, giustifica il termine di “ossa eterotopiche” dato a questi segmenti ossei.
L’ossificazione dei modelli membranosi normotopici ha inizio all’ottava settimana di
sviluppo embrionale ed evolve attraverso tre stadi successivi:
OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - III
Ossificazione membranosa
Stadio 1: Il tessuto fibroso o connettivo primitivo si vascolarizza notevolmente
mentre le cellule osteoprogenitrici si differenziano in osteoblasti. Questi si ammassano fra
loro e cominciano a produrre matrice ossea organica come fibre collagene e tessuto osteoide.
La successiva deposizione di cristalli di calcio sancisce la trasformazione definitiva in osso. La
sede in cui ha inizio il processo di ossificazione è detto “centro di ossificazione”. La
progressiva ossificazione, intrappola osteoblasti in lacune ossee dopodiché questi si
differenziano in osteociti che rimangono in connessione attraverso prolungamenti
citoplasmatici contenuti nei canalicoli ossei. Si noti che le cellule osteoprogenitrici sono già
presenti nel tessuto all’atto della sua formazione e differenziazione a partire dallo strato
embrionale di appartenenza
Stadio 2: L’osso in via di sviluppo cresce verso l’esterno rispetto al centro di
ossificazione, creando piccole lamelle dette “spicole”. Nel contempo, la trasformazione di
cellule osteoprogenitrici in osteoblasti continua e nuovi centri di ossificazione si formano
nell’ambito dell’osso. Fra le spicole si possono notare numerosi vasi sanguigni per
l’incrementato fabbisogno di ossigeno da parte degli osteoblasti che producono matrice ossea
organica. La crescita dell’osso subisce una brusca accelerazione.
Stadio 3: La presenza di centri di ossificazione multipli e la formazione di numerose
spicole che si connettono fra loro fa assumere all’osso un aspetto “spugnoso”. La continua
deposizione di osso da parte degli osteoblasti vicino ai vasi sanguigni e la trasformazione
degli osteoblasti in osteociti, comporta una spinta all’attivazione degli osteoclasti che
iniziano a modellare il tessuto osseo neoformato, trasformandolo da tessuto osseo spugnoso
in tessuto osseo compatto.
OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - IV
Ossificazione encondrale
Inizia con la formazione di un modello fatto da cartilagine ialina, intorno alla sesta settimana
di sviluppo.
L’ossificazione encondrale è più complessa di quella membranosa. Prendiamo come esempio
di ossificazione encondrale quello che accade a carico della porzione intermedia (diafisi) di
un osso lungo di un arto (es. femore od omero), inizialmente costituito solo da cartilagine.
Nell’ossificazione encondrale, questa ha inizio, per le ossa lunghe, da un centro di
ossificazione situato, per lo più, a livello delle diafisi. Nelle ossa corte o brevi, il centro di
ossificazione primario è diverso a seconda della tipologia di osso considerato.
Mentre il modello cartilagineo continua a crescere sia per apposizione (crescita
apposizionale) sia per espansione della matrice (crescita interstiziale), l’ossificazione
encondrale evolve in stadi successivi:
Stadio 1: La cartilagine si accresce con meccanismo interstiziale ed apposizionale; i
condrociti vicini al centro della diafisi dell’osso aumentano notevolmente di volume e la
matrice circostante inizia a calcificare, comportando una riduzione dei nutrienti che i
condrociti possono utilizzare. I condrociti, privi di nutrimento muoiono e si disintegrano,
lasciando piccole cavità nell’ambito della matrice.
Stadio 2: Le cellule del pericondrio disposte all’esterno di quest’area di
calcificazione si trasformano in osteoblasti. Il pericondrio si è trasformato in periostio che è il
primo degli strati dell’osso a comparire come tale. Lo strato osteogenico interno del periostio
o cellulare o collare o di Ollier, produce, appunto, una sorta di “collare”osseo, ovvero un
sottile strato di osso compatto intorno alla diafisi che è ancora per lo più di cartilagine.
OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - V
Ossificazione encondrale
Stadio 3: La vascolarizzazione aumenta a livello del periostio. Arteriole e capillari
migrano verso il centro della cartilagine, recando qui fibroblasti che si trasformano in
osteoblasti che occupano gli spazi lasciati dai condrociti disintegrati. Gli osteoblasti iniziano
a produrre matrice organica (collagene) su cui si stratificano Sali di calcio. Si producono
trabecole ossee (osso spugnoso). L’area iniziale di tale produzione diventa “centro di
ossificazione primario” della diafisi dell’osso. La produzione di tessuto osseo si estende dal
centro di ossificazione diafisario verso le due estremità dell’osso stesso. La produzione delle
trabecole procede di pari passo anche con l’avanzare dei vasi sanguigni arteriolo-venulari e
capillari all’interno dell’osso.
Stadio 4: La diafisi intera si riempie di osso spugnoso. Si crea, così, una cavità: la
cavità midollare. La diafisi presenta pareti più spesse per l’aumento di volume della massa
ossea sotto-periostea. Solo la cartilagine al confine della cavità midollare si trasforma in
tessuto osseo, evidenziando osteoblasti che producono matrice ossea; in questo modo si
evidenziano le metafisi (linee di confine fra epifisi e diafisi). La cartilagine epifisaria
rimanente continua la sua crescita per apposizione ed interstiziale. Le velocità di crescita
della cartilagine epifisaria e quella dell’ossificazione della cartilagine al confine metafisario
sono uguali. In questo modo la diafisi si accresce parallelamente alle epifisi ed il segmento
scheletrico si allunga, senza che gli osteoblasti riescano a raggiungere ed ossificare
completamente le epifisi.
OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - VI
Ossificazione encondrale
Stadio 5: Compaiono i centri di ossificazione secondari a livello epifisario: sono i
“centri di ossificazione secondari”. Come per i centri primari, anche nei centri secondari si
verifica l’arrivo in essi di vasi sanguigni ed osteoblasti. Le dimensioni ed i tempi di
comparsa dei centri secondari di ossificazione, variano da individuo ed individuo; vi sono
centri di ossificazione secondari che compaiono alla nascita, altri nella prima infanzia. Come
il centro di ossificazione primario, i centri di ossificazione secondari, epifisari, sono costituiti
da un centro di tessuto osseo spugnoso in mezzo alla cartilagine, ricco in vasi sanguigni e
contornato da un orletto cartilagineo più denso con matrice maggiormente compattata
Stadio 6: Le epifisi sono riempite di osso spugnoso. Un sottile strato cartilagineo
esterno resta esposto verso la cavità articolare come cartilagine articolare. Essa ha lo scopo
di impedire i danni che deriverebbero dall’attrito diretto di due superfici ossee fra loro. Fra
epifisi e diafisi, un disco di cartilagine, detto disco epifisario, segnala l’area della metafisi
definitiva. E’ a questo livello (metafisi) che si verificano:
1) accrescimento dello strato cartilagineo verso l’epifisi di appartenenza
2) trasformazione in tessuto osseo trabecolare da parte degli osteoblasti della
cartilagine sul versante diafisario.
Fintantoché i due fenomeni sono quantitativamente e qualitativamente equivalenti, l’osso
cresce in lunghezza. Quando prevarrà la formazione di osso sull’accrescimento cartilagineo,
l’osso avrà smesso di allungarsi in maniera definitiva.
OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - VII
Ossificazione encondrale
Stadio 7: Alla maturità, la velocità di crescita della cartilagine sarà diminuita fino a
cessare completamente, mentre continua la formazione di osso trabecolare su substrato
cartilagineo. Il disco epifisario diventa sempre più sottile fino a farsi come una fine linea di
demarcazione fra diafisi ed epifisi (linea epifisaria) che, nel tempo, ossifica anch’essa.
L’evento prende il nome di saldatura epifisaria. Radiologicamente il disco epifisario appare
come un’area scura agli elettroni che s’intercala fra diafisi ed epifisi dell’osso, simulando una
sorta di “frattura”. Lo spessore del disco epifisario viene utilizzato in Radiologia per stimare
l’età ossea dell’individuo.
Stadio 8: L’incremento di un segmento osseo non è solo in altezza ma anche in
larghezza. In larghezza l’osso aumenta di volume per crescita apposizionale di tessuto osseo
sulla sua superficie esterna. Per questa crescita in spessore, le cellule osteoprogenitrici
presenti sulla superficie interna del periostio si differenziano in osteoblasti e producono
matrice ossea organica sottoforma di lamelle disposte le une dentro le altre come scatole
cinesi. Gli osteoclasti, più numerosi ai limiti della cavità midollare, incrementano la loro
attività osteolitica, sulle lamelle ossee più interne, facendo incrementare il volume della
cavità midollare
OSTEOGENESI, OSSIFICAZIONE ED ACCRESCIMENTO OSSEO - VIII
Ossificazione encondrale – La formazione di un osteone
L’incremento dello spessore osseo, passa attraverso la formazione di osteoni per apposizione
a partire dal tessuto già presente.
Di seguito, le tappe di formazione di un osteone tipico con il suo sistema di canali (canale
centrale di Havers e canali di coniugazione di Volkmann)
Il primo fenomeno consiste nella proliferazione vascolare al limite fra periostio ed osso
compatto alla periferia dell’organo.
a) I vasi sanguigni proliferati si dispongono lungo l’asse maggiore dell’osso
b) Gli osteoblasti di superficie creano due creste ossee parallele ai vasi per tutta la loro
lunghezza
c) Le creste longitudinali s’ingrandiscono in altezza portandosi l’una verso l’altra fino a
congiungersi. Così i vasi si trovano in un astuccio formato dalle creste riunite: il canale
Haversiano.
d) Il periostio sulla superficie sul quale il vaso si era adagiato, diviene, ora endostio del
canale Haversiano e gli osteoblasti più prossimi ai vasi in questo tunnel formano la prima
“lamella” a ridosso dell’endostio neoformato.
e) Gli osteoblasti sul lato esterno della prima lamella continuano a produrre matrice ossea
rimanendo intrappolati in essa e trasformandosi in osteociti - Il processo si ripete altre
volte creando lamelle concentriche che inglobano e rivestono la precedente fino a formare
l’osteone definitivo
Verifica concettuale
ARGOMENTI: L’alfabeto Anatomico
La posizione “anatomica”
a) Terminologia anatomica Le principali Regioni Corporee
Esempi di applicazione dei termini anatomici
b) Regioni anatomiche Modello piramidale dell’organizzazione morfologica Umana
Tessuti: definizione e derivazione embriologica
c) Piani di sezione ed
orientamento del corpo Varie tipologie e funzioni dei tessuti epiteliali di rivestimento
umano Definizione delle ghiandole e tipologie di secrezione
Caratteristiche generali dei tessuti connettivali
d) Organizzazione generale del
corpo umano Tipologie di connettivo e loro sedi nell’organismo
Definire le caratteristiche anatomiche e funzionali dei singoli
e) Tessuti e loro derivazione tessuti connettivali
embriologica
Descrivere le funzioni del sistema scheletrico
f) Tessuto epiteliale Descrivere le diverse tipologie di tessuto osseo
Comparare struttura e funzione dell’osso compatto e spugnoso
g) Tessuti connettivi Descrivere morfologia e funzioni di periostio ed endostio
h) Tessuto Osseo – generalità Descrivere la formazione dell’osso da modelli membranosi
ed Istogenesi Descrivere la formazione dell’osso da modelli cartilaginei
Classificazioni e caratteristiche morfologiche generali delle
ossa.