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Comunicazione e linguaggio
Studio del linguaggio e della comunicazione:
Competence e Performance
Chomsky (teoria generativo trasformazionale)
Austin (teoria degli atti linguistici)
Grice (principio di cooperazione e massime conversazionali),
Sperber e Wilson (teoria della pertinenza)
Studio della conversazione:
2 modelli di comunicazione:
-tradizionale;
-dialogico: studio delle interazioni (analisi del discorso, analisi
1
della conversazione;
Chomsky (1957):Grammatica generativo trasformazionale
Competence: predisposizione innata allo sviluppo linguistico
che nello specifico consiste nella conoscenza innata di
strutture linguistiche
Regolano la struttura profonda del linguaggio:
elaborazione mentale del linguaggio
Creatività del linguaggio: grazie alla competence siamo in
grado di : pronunciare e capire un infinito numero di frasi
diverse e produrre e capire frasi mai sentite prima.
Le frasi rappresentano
2
la struttura superficiale del linguaggio
Chomsky (1957):Grammatica generativo trasformazionale
una frase (struttura superficiale) è sintatticamente corretta
(vera), se possiamo dimostrare che la sua struttura è in accordo
con un dato insieme di regole (struttura profonda), cioè se la
frase può essere derivata da questo per trasformazione:
Struttura profonda
Attiva
Affermativa
Dichiarativa
Semplice
Completa

Struttura superficiale
Passiva
Negativa
Trasformare frasi Interrogativa, imperativa
Complessa
Incompleta
Generare frasi

3
Chomsky (1957):Grammatica generativo trasformazionale
Alcuni limiti:
-teoria legata alla sintassi, esclude la semantica (lo studio dei
significati del linguaggio in riferimento al lessico) e la
pragmatica (lo studio dei significati in relazione al contesto
d’uso)
-non dimostra che pensiamo secondo la struttura profonda,
questa viene assunta.

4
Alcune tappe nello sviluppo del linguaggio
evidenze circa l’universalità della competence intesa come
predisposizione allo sviluppo linguistico:
-Linguaggio preverbale: sorriso (2-3 mesi), scambiare oggetti,
gesti per comunicare (10 mesi)
-Ling. Olofrastico: le parola per la frase (18 mesi); vocabolario
di circa 50 parole
-Ling. Telegrafico: mancanza di connettori (preposizioni,
articoli, congiunzioni…) (24 mesi)
-Parole Perno: piccolo numero di parole (dimostrativi,
possessivi, “no”) spesso ripetute e di solito in posizione
5
iniziale e seguite da parole aperte
Alcune tappe nello sviluppo del linguaggio
-produzione Atti Linguistici (soprattutto la richiesta) (2 anni)
-Ipercorrettismi: (36 mesi) applicazione di regole a parole
irregolari es. chieduto, aprito, romputo…
-acquisizione lenta della Comunicazione Referenziale (si
compie entro i 10 anni): descrivere qualcosa
(=referente) che deve essere poi riconosciuto (es. dare
indicazioni stradali). Le difficoltà di riconoscimento
sono legate al cambiamento del punto di vista dal
proprio a quello altrui e al processamento
6
dell’informazione
Austin (1962): Teoria degli Atti Linguistici
Enunciare una frase significa compiere un’azione linguistica
composta di 3 atti:
•Atto locutorio: azione del dire (emettere determinati fonemi,
scrivere certi grafemi secondo una sintassi e un lessico);
•Atto illocutorio: intenzione comunicativa (affermare,
promettere, chiedere…) è modulata con diverse forze (es.
Apriresti la porta? Apri la porta!)
•Atto perlocutorio: effetti extralinguistici “prodotti”
sull’ascoltatore (es. L’interlocutore esegue la mia
richiesta)
7
Grice (1975): principio di cooperazione e massime
conversazionali
Principio di cooperazione: la comunicazione presuppone
sempre una collaborazione tra parlante e destinatario che si
alternano nei ruoli. Si articola in 4 massime:
•Quantità: le informazioni da dare devono essere sufficienti
(né ridondanti, né insufficienti): sii informativo quanto basta
•Qualità: le informazioni da dare devono essere vere, o non
devono essere credute false: non dire ciò che sai essere falso o
per cui non hai prove adeguate
•Modo: dare le informazioni in modo comprensibile: evita
l’ambiguità, sii conciso
•Relazione: essere pertinente con lo scambio comunicativo:
8
sii pertinente
Grice (1975): principio di cooperazione e massime
conversazionali

•Importanza all’intenzionalità degli interagenti (hanno
l’intenzione di cooperare, quindi di attenersi alle massime)
•Le massime rappresentano situazioni ideali: bugia, ironia,
allusione sono esempi estremi di violazione che si rivelano
anche in uno scambio come il seguente:
“sai che ore sono?” “mha, ho appena visto passare il treno”
• necessario il processo cognitivo dell’inferenza nel linguaggio
naturale
9
Sperber e Wilson (1986): teoria della pertinenza
•Studiano come un sistema cognitivo interpreta gli enunciati
costruendo inferenze
•Tentativo di ridurre le massime di Grice ad un unico
principio, la pertinenza:
-”Marco è tornato a casa per pranzo?”
-”Sono stata in biblioteca tutto il giorno”
Oppure –”non siete andati a pranzo fuori?”

10
Sperber e Wilson (1986): teoria della pertinenza
•Assume che comunicare significhi avere l’intenzione di comunicare uno
stimolo ostensivo, cioè un contenuto che sollecita la ricerca di
pertinenza da parte dell’ascoltatore
Principio di pertinenza: l’interlocutore è spinto a rintracciare il contesto
più vicino in cui sia rintracciabile un’interpretazione plausibile
(inferenza)
•Capire un enunciato significa:
–Formulare un’ipotesi sulla base di stimoli selezionati dall’ambiente
(attraverso la percezione e la comprensione linguistica)
–Confermare tale ipotesi sul confronto con assunti di fondo depositati
in memoria
–Giungere a un’inferenza basata sulla pertinenza
11
Sperber e Wilson (1986): teoria della pertinenza
Perché funzioniamo tramite le inferenze?
Limitatezza delle capacità cognitive: (es. memoria di lavoro,
incapacità di operare sempre con il ragionamento deduttivo o
induttivo) quindi il sistema cognitivo si è specializzato in
modo da economizzare le risorse cognitive a disposizione
perdendo la quantità minima di informazioni (minima spesa e
massima resa), in particolare:
-Le risorse cognitive (attenzione, percezione, memoria…)
vengono allocate sugli input più pertinenti e disponibili, quindi
risparmiate
-impiego di euristiche (=processi inferenziali non dimostrativi)
12
per impossibilità di applicare algoritmi
Comunicazione:
modello tradizionale Emittente-messaggio-ricevente
modello di Shannon e Weaver, 1948
comunicazione = atto semplice mirato all’informazione

codifica

messaggio

decodifica

emittente

ricevente

canali
rumore

canali
rumore

rumore

Anni ’30-’40 durante il predominio del comportamentismo, adottato dalla psicologia
sperimentale

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Comunicazione:
modello dialogico

codifica
emittente

messaggio

decodifica
ricevente

feedback

decodifica
ricevente

messaggio

codifica

feedback
canali

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Ambiente di A

emittente

canali
rumore

rumore
Ambiente di B
14
Comunicazione come processo:
modello dialogico
Studio della Performance: effettive produzioni discorsive
situate in dimensioni temporali e spaziali specifiche;
rafforzano la Competence e sono possibili grazie ad essa
Ambiente: luogo fisico, storia personale, background
culturale e personale
Feedback: risposta del ricevente che consente all’emittente
di capire se il proprio messaggio è stato recepito;
È inviato mentre l’interlocutore sta comunicando
•simultaneità dell’interazione decade la distinzione tra mittente
e ricevente;
•la comunicazione è un processo circolare
15
Modello dialogico: l’analisi della conversazione
Oggetto di studio: performance
Finalità: rintracciare le regole non codificate su cui si basa la
conversazione, intesa come evento sociale
Approccio osservativo alla realtà microsociale
conversazionale
Metodologia empirica: registrazione e trascrizione fedeli di
conversazioni reali (≠ impostazione interattiva)
Esempi: turnazione, apertura e chiusura delle conversazioni
(faccia a faccia e telefoniche) Dall’azione (atti linguistici)
all’interazione
Sacks, Schegloff, Jefferson, Drew, anni’70 (fino ai giorni nostri);
etnometodologi come pionieri della CA

16
Modello dialogico: l’analisi della conversazione
Alcuni risultati:
A livello macroscopico le conversazioni sono composte di 3
fasi (iniziale, centrale, chiusura)
A livello microanalitico:
-turnazione (turn taking)
-coppie adiacenti (es. domanda-risposta, saluto-saluto)
-marcatori discorsivi (es. cioè, ma, comunque…) parole
impiegate con un senso diverso da quello lessicale

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Comunicazione e linguaggio

  • 1. Comunicazione e linguaggio Studio del linguaggio e della comunicazione: Competence e Performance Chomsky (teoria generativo trasformazionale) Austin (teoria degli atti linguistici) Grice (principio di cooperazione e massime conversazionali), Sperber e Wilson (teoria della pertinenza) Studio della conversazione: 2 modelli di comunicazione: -tradizionale; -dialogico: studio delle interazioni (analisi del discorso, analisi 1 della conversazione;
  • 2. Chomsky (1957):Grammatica generativo trasformazionale Competence: predisposizione innata allo sviluppo linguistico che nello specifico consiste nella conoscenza innata di strutture linguistiche Regolano la struttura profonda del linguaggio: elaborazione mentale del linguaggio Creatività del linguaggio: grazie alla competence siamo in grado di : pronunciare e capire un infinito numero di frasi diverse e produrre e capire frasi mai sentite prima. Le frasi rappresentano 2 la struttura superficiale del linguaggio
  • 3. Chomsky (1957):Grammatica generativo trasformazionale una frase (struttura superficiale) è sintatticamente corretta (vera), se possiamo dimostrare che la sua struttura è in accordo con un dato insieme di regole (struttura profonda), cioè se la frase può essere derivata da questo per trasformazione: Struttura profonda Attiva Affermativa Dichiarativa Semplice Completa Struttura superficiale Passiva Negativa Trasformare frasi Interrogativa, imperativa Complessa Incompleta Generare frasi 3
  • 4. Chomsky (1957):Grammatica generativo trasformazionale Alcuni limiti: -teoria legata alla sintassi, esclude la semantica (lo studio dei significati del linguaggio in riferimento al lessico) e la pragmatica (lo studio dei significati in relazione al contesto d’uso) -non dimostra che pensiamo secondo la struttura profonda, questa viene assunta. 4
  • 5. Alcune tappe nello sviluppo del linguaggio evidenze circa l’universalità della competence intesa come predisposizione allo sviluppo linguistico: -Linguaggio preverbale: sorriso (2-3 mesi), scambiare oggetti, gesti per comunicare (10 mesi) -Ling. Olofrastico: le parola per la frase (18 mesi); vocabolario di circa 50 parole -Ling. Telegrafico: mancanza di connettori (preposizioni, articoli, congiunzioni…) (24 mesi) -Parole Perno: piccolo numero di parole (dimostrativi, possessivi, “no”) spesso ripetute e di solito in posizione 5 iniziale e seguite da parole aperte
  • 6. Alcune tappe nello sviluppo del linguaggio -produzione Atti Linguistici (soprattutto la richiesta) (2 anni) -Ipercorrettismi: (36 mesi) applicazione di regole a parole irregolari es. chieduto, aprito, romputo… -acquisizione lenta della Comunicazione Referenziale (si compie entro i 10 anni): descrivere qualcosa (=referente) che deve essere poi riconosciuto (es. dare indicazioni stradali). Le difficoltà di riconoscimento sono legate al cambiamento del punto di vista dal proprio a quello altrui e al processamento 6 dell’informazione
  • 7. Austin (1962): Teoria degli Atti Linguistici Enunciare una frase significa compiere un’azione linguistica composta di 3 atti: •Atto locutorio: azione del dire (emettere determinati fonemi, scrivere certi grafemi secondo una sintassi e un lessico); •Atto illocutorio: intenzione comunicativa (affermare, promettere, chiedere…) è modulata con diverse forze (es. Apriresti la porta? Apri la porta!) •Atto perlocutorio: effetti extralinguistici “prodotti” sull’ascoltatore (es. L’interlocutore esegue la mia richiesta) 7
  • 8. Grice (1975): principio di cooperazione e massime conversazionali Principio di cooperazione: la comunicazione presuppone sempre una collaborazione tra parlante e destinatario che si alternano nei ruoli. Si articola in 4 massime: •Quantità: le informazioni da dare devono essere sufficienti (né ridondanti, né insufficienti): sii informativo quanto basta •Qualità: le informazioni da dare devono essere vere, o non devono essere credute false: non dire ciò che sai essere falso o per cui non hai prove adeguate •Modo: dare le informazioni in modo comprensibile: evita l’ambiguità, sii conciso •Relazione: essere pertinente con lo scambio comunicativo: 8 sii pertinente
  • 9. Grice (1975): principio di cooperazione e massime conversazionali •Importanza all’intenzionalità degli interagenti (hanno l’intenzione di cooperare, quindi di attenersi alle massime) •Le massime rappresentano situazioni ideali: bugia, ironia, allusione sono esempi estremi di violazione che si rivelano anche in uno scambio come il seguente: “sai che ore sono?” “mha, ho appena visto passare il treno” • necessario il processo cognitivo dell’inferenza nel linguaggio naturale 9
  • 10. Sperber e Wilson (1986): teoria della pertinenza •Studiano come un sistema cognitivo interpreta gli enunciati costruendo inferenze •Tentativo di ridurre le massime di Grice ad un unico principio, la pertinenza: -”Marco è tornato a casa per pranzo?” -”Sono stata in biblioteca tutto il giorno” Oppure –”non siete andati a pranzo fuori?” 10
  • 11. Sperber e Wilson (1986): teoria della pertinenza •Assume che comunicare significhi avere l’intenzione di comunicare uno stimolo ostensivo, cioè un contenuto che sollecita la ricerca di pertinenza da parte dell’ascoltatore Principio di pertinenza: l’interlocutore è spinto a rintracciare il contesto più vicino in cui sia rintracciabile un’interpretazione plausibile (inferenza) •Capire un enunciato significa: –Formulare un’ipotesi sulla base di stimoli selezionati dall’ambiente (attraverso la percezione e la comprensione linguistica) –Confermare tale ipotesi sul confronto con assunti di fondo depositati in memoria –Giungere a un’inferenza basata sulla pertinenza 11
  • 12. Sperber e Wilson (1986): teoria della pertinenza Perché funzioniamo tramite le inferenze? Limitatezza delle capacità cognitive: (es. memoria di lavoro, incapacità di operare sempre con il ragionamento deduttivo o induttivo) quindi il sistema cognitivo si è specializzato in modo da economizzare le risorse cognitive a disposizione perdendo la quantità minima di informazioni (minima spesa e massima resa), in particolare: -Le risorse cognitive (attenzione, percezione, memoria…) vengono allocate sugli input più pertinenti e disponibili, quindi risparmiate -impiego di euristiche (=processi inferenziali non dimostrativi) 12 per impossibilità di applicare algoritmi
  • 13. Comunicazione: modello tradizionale Emittente-messaggio-ricevente modello di Shannon e Weaver, 1948 comunicazione = atto semplice mirato all’informazione codifica messaggio decodifica emittente ricevente canali rumore canali rumore rumore Anni ’30-’40 durante il predominio del comportamentismo, adottato dalla psicologia sperimentale 13
  • 15. Comunicazione come processo: modello dialogico Studio della Performance: effettive produzioni discorsive situate in dimensioni temporali e spaziali specifiche; rafforzano la Competence e sono possibili grazie ad essa Ambiente: luogo fisico, storia personale, background culturale e personale Feedback: risposta del ricevente che consente all’emittente di capire se il proprio messaggio è stato recepito; È inviato mentre l’interlocutore sta comunicando •simultaneità dell’interazione decade la distinzione tra mittente e ricevente; •la comunicazione è un processo circolare 15
  • 16. Modello dialogico: l’analisi della conversazione Oggetto di studio: performance Finalità: rintracciare le regole non codificate su cui si basa la conversazione, intesa come evento sociale Approccio osservativo alla realtà microsociale conversazionale Metodologia empirica: registrazione e trascrizione fedeli di conversazioni reali (≠ impostazione interattiva) Esempi: turnazione, apertura e chiusura delle conversazioni (faccia a faccia e telefoniche) Dall’azione (atti linguistici) all’interazione Sacks, Schegloff, Jefferson, Drew, anni’70 (fino ai giorni nostri); etnometodologi come pionieri della CA 16
  • 17. Modello dialogico: l’analisi della conversazione Alcuni risultati: A livello macroscopico le conversazioni sono composte di 3 fasi (iniziale, centrale, chiusura) A livello microanalitico: -turnazione (turn taking) -coppie adiacenti (es. domanda-risposta, saluto-saluto) -marcatori discorsivi (es. cioè, ma, comunque…) parole impiegate con un senso diverso da quello lessicale 17