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A Tutti i Sani
Cara/o amica/o, le vostre parole mi hanno fatto piangere e sto soffrendo per voi perché mi ricordate
me stessa quando anch’io ero distrutta dalla vita da un virus della poliomielite in tutto il corpo, che
mi ha fatto diventare un mostro deforme perché il mio corpo si era ritirato come il corpo di un ragno
    nel buco, lasciando la testa intatta dove potevo capire tutto di quello che mi stava succedendo
attorno e questa è stata doppiamente una beffa del mio disgraziato destino perché soffrivo nel corpo
  e nella mente, ci sono voluti tredici interventi chirurgici per riportarmi diciamo alla “normalità”.

    Mentre vi scrivo provo dolori lancinanti nel corpo e alle mani che voi non potete immaginare
 perché vi faccio notare per farvi capire, che le mie mani sono capovolte al tal punto che ho dovuto
 fare una fatica immune e dolorosissima per imparare a scrivere nel computer, non potendo scrivere
 con i polpastrelli come le persone sane. L’ultimo intervento che ho subito a 20 anni mi ha davvero
   salvato la vita perché i medici mi avevano dato per sfacciata vista le mie condizioni disastrose,
     decidendo come l’ultimo tentativo inserendo nella colonna vertebrale una sbarra di ferro dal
   diametro di tre centimetri e dalla lunghezza totale, dal cervicale fino all’osso sacro. La cosa più
   importante che vorrei aggiungere, la decisione dell’intervento è stata presa da me perché i miei
   genitori non si sono assunti la responsabilità di farmi operare per l’ultima volta poiché i medici
avevano affermato che era tutto un’incognita e non c’era nessuna certezza che io fossi sopravvissuta
                     per la difficoltà di un intervento, al quel tempo sperimentale.

Cosi a 19 anni, in piena solitudine fui messa crudamente di fronte al bivio più tremendo di vivere o
di morire. La mia decisione per il SI’ è avente fortemente voluto da me, senza nessun dubbio perché
   io volevo vivere, vivere, vivere, assolutamente vivere a qualunque costo e qualunque condizione
    fosse il mio disgraziato corpo, anzi ti confesso, che non ho mai odiato il mio disgraziato corpo,
 ripeto per la seconda volta, non ho mai odiato il mio disgraziato corpo. Per farvi capire com’ero io,
il mio corpo era come una pianta di vite, che ha bisogno di un sostegno per crescere e maturare e ad
    essere raccolta nella vendemmia, altrimenti cadrebbe a terra e morirebbe e non darebbe nessun
     frutto, se non avessi preso la più grande e più tremenda decisione della mia vita questa lettera
     d’amore per voi non sarebbe mai stata scritta, sarei morta da molto tempo in giovanissima età,
   invece sono qui dopo tanti anni soffrendo le pene dell’inferno per i miei dolori fisici che talvolta
    sono davvero insopportabili e in aggiunta la sopportazione della cattiveria umana che i disabili
  devono subire ogni minuto della giornata poiché essere un disabile al cento per cento vuole a dire,
che è totalmente in balia ad un sano. Una persona come me è completamente indifesa perché non ha
  gambe per scappare dal pericolo, braccia e mani per difendersi, quindi sono una prigioniera degli
  altri perché non sono assolutamente autosufficiente in tutto per tutto e devo dipendere totalmente
dal mondo dei sani, e non lamentandomi mai, mai, mai, mai, ripeto mai, (anche se né avrei il diritto
  per come il mondo dei sani ci tratta male in tutti i sensi a noi disabili), sappi che nonostante il mio
   inferno giornaliero, che inizia alla mattina fino al momento di andare a dormire, la mia voglia di
    vivere supera ogni difficoltà che può venire dal mio corpo e dal mondo dei sani che non capisce
  assolutamente cosa può provare una persona che non può fare nessun gesto ed emozione, invece i
     sani lo possono fare, ma non si rendono conto di quanta fortuna che hanno, ma il peggio è che
                              questa fortuna la buttano via nella spazzatura.

 Un esempio di vita, mia/o cara/o amica/o, lo potete essere voi, fin dal momento in cui voi mi avete
 parlato che vivete nell’inferno e non vedete nessuna via d’uscita, scusate se m’incasso fortemente
dicendovi questa frase: SE VOI VI TROVATE ALL’INFERNO, ALLORA MI POTETE DIRE CON
  MOLTA SINCERITA’ E CHIAREZZA, IO DOVE MI TROVO? MI POTETE RISPONDERE A
                                      QUESTA DOMANDA?
   Sono convinta che non riuscite ad avere il coraggio di darmi una risposta esaudente. Io invece,
senza esitazione vi rispondo e senza nessun dubbio, che vorrei tutta la vostra esistenza, vita piena di
problemi come dite voi.
   Poiché dicendomi a me che la sofferenza è tutta uguale vi dico, crudelmente che anche se state
   soffrendo terribilmente per quello che il mondo vi ha fatto, avrei scambiato la vostra vita con la
   mia, ma non so se anche voi avrete cambiato la vostra vita con la mia. Io vi dico, con l’assoluta
 certezza che avrei firmato con voi un contratto per scambiare le nostre vite, voi in me e io in voi e
avrei spiccato i salti di gioia perché avrei fatto tutte le cose che mi hanno e ancora oggi mi mancano
 da morire perché se ci riflettete bene, mia/o cara/o amica/o, a voi non manca niente, anzi voi avete
                        tutto e dite ad una povera disabile che non avete niente.
          Vorrei precisare, che non sono invidiosa di voi, come non lo sono di nessun sano.
 Nella mia anima non ho assolutamente i sentimenti negativi, anzi tutti i sentimenti negativi non li
ho più da molto tempo e di questo né sono orgogliosa, questo l’ho voluto precisare ancora una volta
  e con molta chiarezza e fermezza e vi confesso che prima del mio cambiamento ero un mostro di
cattiveria perché non sopportavo di vedermi un essere deforme e perciò ero piena di rabbia e d’odio
                                        estremo verso la vita sana.

   Facevo cose veramente orribili che procuravano sofferenze, dolori che mi davano a me gioia e
           felicità, come il carnefice fa con la sua vittima prova piacere a vederla soffrire.
  Le vittime erano ovviamente le persone sane, per farvi capire e comprendere che razza di brutta
   persona che ero, vi racconto un piccolo episodio di cui mi ero macchiata per soddisfare la mia
          voglia di vendicarmi dalla condizione che il disgraziato destino mi aveva inflitto.
  A quel tempo io vivevo negli istituti e ospedali e per ventisette anni sono passata da un ospedale
 altro ospedale e istituto altro istituto perché i miei genitori si erano rifiutati di prendermi in casa,
    come avrei desiderato, ma loro non hanno ascoltato tale desiderio, ascoltando soltanto il loro
egoismo di se stessi a non voler un fardello pesante come il mio, volendo vivere senza impedimenti
                                          e senza i sensi di colpa.
   Quindi io ero un pacco postale davvero ingombrante come un morto vivente, le persone chi mi
  accudivano in questi ospedali e istituti, non avevano fatto i conti con la mia totale cattiveria, che
                 loro stessi mi avevano generato dentro di me per come mi trattavano.
In quei posti l’amore non esiste, anche se loro vogliono far credere all’opinione pubblica, che sono
   spinte dalla fede e dall’amore di Cristo nei confronti degli ultimi, come lo sono tutti i disabili,
nessuno escluso, tutto questo traboccante amore che esce dalla bocca di queste persone considerate
dalla società dei sani, come un esempio di vita votata al bene del prossimo, mia/o cara/o amica/o, vi
       assicuro che tutto questo amore sbandierate ai quattro venti non è altro che un’enorme
                                   MENZOGNA IN TUTTI I SENSI.
  Io sono la prova vivente, come lo è la maggioranza dei disabili, che la verità è un’altra perché la
viviamo sulla nostra pelle ogni giorno che passa e il sano non sa assolutamente niente di quest’altra
                                                   verità.
                 Tolta questa premessa importante, torniamo all’episodio in questione.

In uno di questi istituti, avevo conosciuto una ragazza con una lieve disabilita che non impediva di
vivere come i sani, ed eravamo diventate amiche del cuore, ma per la mia invidia e odio per i sani,
      anche lei subì ciò che riservavo a tutte le persone che mi circondavano, la mia cattiveria.
    La cosa che mi rodeva fino all’eccesso e che lei aveva un padre presente in tutto, il mio era
 completamente assente, il perché ve lo spiegato sopra. Questo fatto di avere un padre che le dava
amore, mi faceva salire l’invidia verso tutto ciò di cui io non avevo e soffrivo enormemente dentro
                             di me, invece di essere felice per la mia amica.
  L’amore che provavo per la mia amica, non era amore, ma un bisogno disperato d’amore tipico
  delle persone cattive o malvagie, essendo state distrutte emozionalmente dalla negazione totale
 dell’amore: ossia non sono state amate, come avrebbero voluto perciò il comportamento che può
  arrivare alla brutalità assoluta è dovuto dal male, che è il piacere fondamentale della vita di una
           persona che non ha conosciuto il sentimento puro DELL’AMORE INFINITO.
 Io in quel tempo non conoscevo nulla dell’amore perché nessuno mi aveva dato amore, allora da
questa mancanza d’amore fui inevitabile che in me nascesse il più brutale sentimento del male.
 Cara/o amica/o, sul male so tutto poiché chi è stato male né conosce tutte le sfumature e si ricorda
ogni pensiero e azione, che andavano in una sola direzione a punire gli altri per trovare godimento,
             il solo piacere che prova chi è dominato dal sentimento dell’odio per la vita.
     Sulla mia amica provavo invidia e gelosia folle perché aveva un padre presente e il mio era
completamente assente perciò un giorno gli rubai un oggetto cui lei ci teneva moltissimo regalatogli
da suo padre, io di quell’oggetto le feci a mille pezzi, non solo per far soffrire alla mia amica per la
 fortuna che aveva, ma nel rubarle quell’oggetto di suo padre, di cui lei ci teneva esagerato volevo
     farle vivere la mia sofferenza di una bambina che non riceveva niente di niente da nessuno.
    Guardare la sua vita ricolma di attenzioni, mi faceva ancora più male soprattutto quando lei si
  lamentava perché voleva il triplo di tutte le cose e lei ignorava totalmente quello che provavo io.
 Perché chi è dominato dal male maschera bene la sua sofferenza non mostrando mai la faccia del
                                  bene perché la odia dentro se stessa.
A causa della mia cattiveria la mia amica non mi ha mai perdonato e non mi ha mai voluto vedermi
                                     e quindi lo persa per sempre.

Questo per me è stato uno sconvolgimento perché una parte di me stessa la voleva veramente bene,
  subito non avevo capito, col tempo questo fatto mi ha portato decidere di cambiare me stessa per
  affrontare il mio male mentale di malvagità, che mi stava facendo sprofondare nel buio assoluto.
Compresi che ogni azione malvagia porta delle conseguenze a chi le riceve perché può portare egli
                   stesso al male se non ha il serbatoio D’AMORE CUI ATTINGERE.
 Io quel tempo, il serbatoio non c’è l’avevo perché era completamente vuoto e non sapevo neanche
     cosa fosse e come cercarlo. Ad un certo momento della mia vita, come ho avuto il coraggio e
    decidere sulla mia sorte fisica di voler almeno in parte raddrizzare il mio corpo, decisi anche di
                        raddrizzare la mia mente deformata per mancanza d’amore.
Quindi oggi chi mi vede può provare pena per il mio corpo, senza sapere che io provo pena per loro
    che non sanno andare oltre il mio corpo, non sentendo l’armonia, la gioia, la serenità, la pace e
   infine la felicità di vivere e non sapendo che quando apro gli occhi la mattina saluto l’universo e
           questa è una cosa meravigliosa, che nessun sano può togliermi per nessun motivo.
  Perché adesso il mio serbatoio D’AMORE INFINITO è pieno fin dalla punta dei piedi alla punta
    dei capelli, il male non esiste più, non perché nessuno me l’ha tolto perché non ho avuto paura
        dell’impossibile e non mi sono arresa, anche se il male fisico e il pensiero negativo mi
richiamavano a fermarmi e di proseguire perché tanto non c’è l’avrei mai fatta a diventare come un
                                             bambino innocente.
Mia/o cara/o amica/o, se c’è lo fatta io, che sono l’emblema del cammino più arduo che ci sia sulla
  faccia della Terra perché sfido a tutti i sani che vivono su questo pianeta a sostituire la vostra vita
                                                 con la mia.
So già la vostra risposta, che rappresenta tutti gli esseri umani che sono agli antitopi dalla mia vita,
                                          che per voi è in vivibile.
   Se voi farete tesoro delle mie parole sono convinta che troverete il coraggio di riempire il vostro
  serbatoio con l’AMORE CHE CREDETE DI NON AVERE perché so benissimo che ve lo hanno
 portato via a chi avevate fiducia e oggi non c’è l’avete più, altrimenti non mi avrete detto, che non
volevate diventare una amica, il pensiero dentro di voi è lo stesso pensiero che avevo io, vale a dire,
                                     che è la negazione della vita stessa.
                   Con il cuore in mano ti mando un abbraccio e bacio pieno d’amore.

               Tutti i diritti riservati © 2010 Fabio Ludovici – M. Cristina Di Mascio

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A Tutti i Sani

  • 1. A Tutti i Sani Cara/o amica/o, le vostre parole mi hanno fatto piangere e sto soffrendo per voi perché mi ricordate me stessa quando anch’io ero distrutta dalla vita da un virus della poliomielite in tutto il corpo, che mi ha fatto diventare un mostro deforme perché il mio corpo si era ritirato come il corpo di un ragno nel buco, lasciando la testa intatta dove potevo capire tutto di quello che mi stava succedendo attorno e questa è stata doppiamente una beffa del mio disgraziato destino perché soffrivo nel corpo e nella mente, ci sono voluti tredici interventi chirurgici per riportarmi diciamo alla “normalità”. Mentre vi scrivo provo dolori lancinanti nel corpo e alle mani che voi non potete immaginare perché vi faccio notare per farvi capire, che le mie mani sono capovolte al tal punto che ho dovuto fare una fatica immune e dolorosissima per imparare a scrivere nel computer, non potendo scrivere con i polpastrelli come le persone sane. L’ultimo intervento che ho subito a 20 anni mi ha davvero salvato la vita perché i medici mi avevano dato per sfacciata vista le mie condizioni disastrose, decidendo come l’ultimo tentativo inserendo nella colonna vertebrale una sbarra di ferro dal diametro di tre centimetri e dalla lunghezza totale, dal cervicale fino all’osso sacro. La cosa più importante che vorrei aggiungere, la decisione dell’intervento è stata presa da me perché i miei genitori non si sono assunti la responsabilità di farmi operare per l’ultima volta poiché i medici avevano affermato che era tutto un’incognita e non c’era nessuna certezza che io fossi sopravvissuta per la difficoltà di un intervento, al quel tempo sperimentale. Cosi a 19 anni, in piena solitudine fui messa crudamente di fronte al bivio più tremendo di vivere o di morire. La mia decisione per il SI’ è avente fortemente voluto da me, senza nessun dubbio perché io volevo vivere, vivere, vivere, assolutamente vivere a qualunque costo e qualunque condizione fosse il mio disgraziato corpo, anzi ti confesso, che non ho mai odiato il mio disgraziato corpo, ripeto per la seconda volta, non ho mai odiato il mio disgraziato corpo. Per farvi capire com’ero io, il mio corpo era come una pianta di vite, che ha bisogno di un sostegno per crescere e maturare e ad essere raccolta nella vendemmia, altrimenti cadrebbe a terra e morirebbe e non darebbe nessun frutto, se non avessi preso la più grande e più tremenda decisione della mia vita questa lettera d’amore per voi non sarebbe mai stata scritta, sarei morta da molto tempo in giovanissima età, invece sono qui dopo tanti anni soffrendo le pene dell’inferno per i miei dolori fisici che talvolta sono davvero insopportabili e in aggiunta la sopportazione della cattiveria umana che i disabili devono subire ogni minuto della giornata poiché essere un disabile al cento per cento vuole a dire, che è totalmente in balia ad un sano. Una persona come me è completamente indifesa perché non ha gambe per scappare dal pericolo, braccia e mani per difendersi, quindi sono una prigioniera degli altri perché non sono assolutamente autosufficiente in tutto per tutto e devo dipendere totalmente dal mondo dei sani, e non lamentandomi mai, mai, mai, mai, ripeto mai, (anche se né avrei il diritto per come il mondo dei sani ci tratta male in tutti i sensi a noi disabili), sappi che nonostante il mio inferno giornaliero, che inizia alla mattina fino al momento di andare a dormire, la mia voglia di vivere supera ogni difficoltà che può venire dal mio corpo e dal mondo dei sani che non capisce assolutamente cosa può provare una persona che non può fare nessun gesto ed emozione, invece i sani lo possono fare, ma non si rendono conto di quanta fortuna che hanno, ma il peggio è che questa fortuna la buttano via nella spazzatura. Un esempio di vita, mia/o cara/o amica/o, lo potete essere voi, fin dal momento in cui voi mi avete parlato che vivete nell’inferno e non vedete nessuna via d’uscita, scusate se m’incasso fortemente dicendovi questa frase: SE VOI VI TROVATE ALL’INFERNO, ALLORA MI POTETE DIRE CON MOLTA SINCERITA’ E CHIAREZZA, IO DOVE MI TROVO? MI POTETE RISPONDERE A QUESTA DOMANDA? Sono convinta che non riuscite ad avere il coraggio di darmi una risposta esaudente. Io invece, senza esitazione vi rispondo e senza nessun dubbio, che vorrei tutta la vostra esistenza, vita piena di
  • 2. problemi come dite voi. Poiché dicendomi a me che la sofferenza è tutta uguale vi dico, crudelmente che anche se state soffrendo terribilmente per quello che il mondo vi ha fatto, avrei scambiato la vostra vita con la mia, ma non so se anche voi avrete cambiato la vostra vita con la mia. Io vi dico, con l’assoluta certezza che avrei firmato con voi un contratto per scambiare le nostre vite, voi in me e io in voi e avrei spiccato i salti di gioia perché avrei fatto tutte le cose che mi hanno e ancora oggi mi mancano da morire perché se ci riflettete bene, mia/o cara/o amica/o, a voi non manca niente, anzi voi avete tutto e dite ad una povera disabile che non avete niente. Vorrei precisare, che non sono invidiosa di voi, come non lo sono di nessun sano. Nella mia anima non ho assolutamente i sentimenti negativi, anzi tutti i sentimenti negativi non li ho più da molto tempo e di questo né sono orgogliosa, questo l’ho voluto precisare ancora una volta e con molta chiarezza e fermezza e vi confesso che prima del mio cambiamento ero un mostro di cattiveria perché non sopportavo di vedermi un essere deforme e perciò ero piena di rabbia e d’odio estremo verso la vita sana. Facevo cose veramente orribili che procuravano sofferenze, dolori che mi davano a me gioia e felicità, come il carnefice fa con la sua vittima prova piacere a vederla soffrire. Le vittime erano ovviamente le persone sane, per farvi capire e comprendere che razza di brutta persona che ero, vi racconto un piccolo episodio di cui mi ero macchiata per soddisfare la mia voglia di vendicarmi dalla condizione che il disgraziato destino mi aveva inflitto. A quel tempo io vivevo negli istituti e ospedali e per ventisette anni sono passata da un ospedale altro ospedale e istituto altro istituto perché i miei genitori si erano rifiutati di prendermi in casa, come avrei desiderato, ma loro non hanno ascoltato tale desiderio, ascoltando soltanto il loro egoismo di se stessi a non voler un fardello pesante come il mio, volendo vivere senza impedimenti e senza i sensi di colpa. Quindi io ero un pacco postale davvero ingombrante come un morto vivente, le persone chi mi accudivano in questi ospedali e istituti, non avevano fatto i conti con la mia totale cattiveria, che loro stessi mi avevano generato dentro di me per come mi trattavano. In quei posti l’amore non esiste, anche se loro vogliono far credere all’opinione pubblica, che sono spinte dalla fede e dall’amore di Cristo nei confronti degli ultimi, come lo sono tutti i disabili, nessuno escluso, tutto questo traboccante amore che esce dalla bocca di queste persone considerate dalla società dei sani, come un esempio di vita votata al bene del prossimo, mia/o cara/o amica/o, vi assicuro che tutto questo amore sbandierate ai quattro venti non è altro che un’enorme MENZOGNA IN TUTTI I SENSI. Io sono la prova vivente, come lo è la maggioranza dei disabili, che la verità è un’altra perché la viviamo sulla nostra pelle ogni giorno che passa e il sano non sa assolutamente niente di quest’altra verità. Tolta questa premessa importante, torniamo all’episodio in questione. In uno di questi istituti, avevo conosciuto una ragazza con una lieve disabilita che non impediva di vivere come i sani, ed eravamo diventate amiche del cuore, ma per la mia invidia e odio per i sani, anche lei subì ciò che riservavo a tutte le persone che mi circondavano, la mia cattiveria. La cosa che mi rodeva fino all’eccesso e che lei aveva un padre presente in tutto, il mio era completamente assente, il perché ve lo spiegato sopra. Questo fatto di avere un padre che le dava amore, mi faceva salire l’invidia verso tutto ciò di cui io non avevo e soffrivo enormemente dentro di me, invece di essere felice per la mia amica. L’amore che provavo per la mia amica, non era amore, ma un bisogno disperato d’amore tipico delle persone cattive o malvagie, essendo state distrutte emozionalmente dalla negazione totale dell’amore: ossia non sono state amate, come avrebbero voluto perciò il comportamento che può arrivare alla brutalità assoluta è dovuto dal male, che è il piacere fondamentale della vita di una persona che non ha conosciuto il sentimento puro DELL’AMORE INFINITO. Io in quel tempo non conoscevo nulla dell’amore perché nessuno mi aveva dato amore, allora da
  • 3. questa mancanza d’amore fui inevitabile che in me nascesse il più brutale sentimento del male. Cara/o amica/o, sul male so tutto poiché chi è stato male né conosce tutte le sfumature e si ricorda ogni pensiero e azione, che andavano in una sola direzione a punire gli altri per trovare godimento, il solo piacere che prova chi è dominato dal sentimento dell’odio per la vita. Sulla mia amica provavo invidia e gelosia folle perché aveva un padre presente e il mio era completamente assente perciò un giorno gli rubai un oggetto cui lei ci teneva moltissimo regalatogli da suo padre, io di quell’oggetto le feci a mille pezzi, non solo per far soffrire alla mia amica per la fortuna che aveva, ma nel rubarle quell’oggetto di suo padre, di cui lei ci teneva esagerato volevo farle vivere la mia sofferenza di una bambina che non riceveva niente di niente da nessuno. Guardare la sua vita ricolma di attenzioni, mi faceva ancora più male soprattutto quando lei si lamentava perché voleva il triplo di tutte le cose e lei ignorava totalmente quello che provavo io. Perché chi è dominato dal male maschera bene la sua sofferenza non mostrando mai la faccia del bene perché la odia dentro se stessa. A causa della mia cattiveria la mia amica non mi ha mai perdonato e non mi ha mai voluto vedermi e quindi lo persa per sempre. Questo per me è stato uno sconvolgimento perché una parte di me stessa la voleva veramente bene, subito non avevo capito, col tempo questo fatto mi ha portato decidere di cambiare me stessa per affrontare il mio male mentale di malvagità, che mi stava facendo sprofondare nel buio assoluto. Compresi che ogni azione malvagia porta delle conseguenze a chi le riceve perché può portare egli stesso al male se non ha il serbatoio D’AMORE CUI ATTINGERE. Io quel tempo, il serbatoio non c’è l’avevo perché era completamente vuoto e non sapevo neanche cosa fosse e come cercarlo. Ad un certo momento della mia vita, come ho avuto il coraggio e decidere sulla mia sorte fisica di voler almeno in parte raddrizzare il mio corpo, decisi anche di raddrizzare la mia mente deformata per mancanza d’amore. Quindi oggi chi mi vede può provare pena per il mio corpo, senza sapere che io provo pena per loro che non sanno andare oltre il mio corpo, non sentendo l’armonia, la gioia, la serenità, la pace e infine la felicità di vivere e non sapendo che quando apro gli occhi la mattina saluto l’universo e questa è una cosa meravigliosa, che nessun sano può togliermi per nessun motivo. Perché adesso il mio serbatoio D’AMORE INFINITO è pieno fin dalla punta dei piedi alla punta dei capelli, il male non esiste più, non perché nessuno me l’ha tolto perché non ho avuto paura dell’impossibile e non mi sono arresa, anche se il male fisico e il pensiero negativo mi richiamavano a fermarmi e di proseguire perché tanto non c’è l’avrei mai fatta a diventare come un bambino innocente. Mia/o cara/o amica/o, se c’è lo fatta io, che sono l’emblema del cammino più arduo che ci sia sulla faccia della Terra perché sfido a tutti i sani che vivono su questo pianeta a sostituire la vostra vita con la mia. So già la vostra risposta, che rappresenta tutti gli esseri umani che sono agli antitopi dalla mia vita, che per voi è in vivibile. Se voi farete tesoro delle mie parole sono convinta che troverete il coraggio di riempire il vostro serbatoio con l’AMORE CHE CREDETE DI NON AVERE perché so benissimo che ve lo hanno portato via a chi avevate fiducia e oggi non c’è l’avete più, altrimenti non mi avrete detto, che non volevate diventare una amica, il pensiero dentro di voi è lo stesso pensiero che avevo io, vale a dire, che è la negazione della vita stessa. Con il cuore in mano ti mando un abbraccio e bacio pieno d’amore. Tutti i diritti riservati © 2010 Fabio Ludovici – M. Cristina Di Mascio