1. A Tutti i Sani
Cara/o amica/o, le vostre parole mi hanno fatto piangere e sto soffrendo per voi perché mi ricordate
me stessa quando anch’io ero distrutta dalla vita da un virus della poliomielite in tutto il corpo, che
mi ha fatto diventare un mostro deforme perché il mio corpo si era ritirato come il corpo di un ragno
nel buco, lasciando la testa intatta dove potevo capire tutto di quello che mi stava succedendo
attorno e questa è stata doppiamente una beffa del mio disgraziato destino perché soffrivo nel corpo
e nella mente, ci sono voluti tredici interventi chirurgici per riportarmi diciamo alla “normalità”.
Mentre vi scrivo provo dolori lancinanti nel corpo e alle mani che voi non potete immaginare
perché vi faccio notare per farvi capire, che le mie mani sono capovolte al tal punto che ho dovuto
fare una fatica immune e dolorosissima per imparare a scrivere nel computer, non potendo scrivere
con i polpastrelli come le persone sane. L’ultimo intervento che ho subito a 20 anni mi ha davvero
salvato la vita perché i medici mi avevano dato per sfacciata vista le mie condizioni disastrose,
decidendo come l’ultimo tentativo inserendo nella colonna vertebrale una sbarra di ferro dal
diametro di tre centimetri e dalla lunghezza totale, dal cervicale fino all’osso sacro. La cosa più
importante che vorrei aggiungere, la decisione dell’intervento è stata presa da me perché i miei
genitori non si sono assunti la responsabilità di farmi operare per l’ultima volta poiché i medici
avevano affermato che era tutto un’incognita e non c’era nessuna certezza che io fossi sopravvissuta
per la difficoltà di un intervento, al quel tempo sperimentale.
Cosi a 19 anni, in piena solitudine fui messa crudamente di fronte al bivio più tremendo di vivere o
di morire. La mia decisione per il SI’ è avente fortemente voluto da me, senza nessun dubbio perché
io volevo vivere, vivere, vivere, assolutamente vivere a qualunque costo e qualunque condizione
fosse il mio disgraziato corpo, anzi ti confesso, che non ho mai odiato il mio disgraziato corpo,
ripeto per la seconda volta, non ho mai odiato il mio disgraziato corpo. Per farvi capire com’ero io,
il mio corpo era come una pianta di vite, che ha bisogno di un sostegno per crescere e maturare e ad
essere raccolta nella vendemmia, altrimenti cadrebbe a terra e morirebbe e non darebbe nessun
frutto, se non avessi preso la più grande e più tremenda decisione della mia vita questa lettera
d’amore per voi non sarebbe mai stata scritta, sarei morta da molto tempo in giovanissima età,
invece sono qui dopo tanti anni soffrendo le pene dell’inferno per i miei dolori fisici che talvolta
sono davvero insopportabili e in aggiunta la sopportazione della cattiveria umana che i disabili
devono subire ogni minuto della giornata poiché essere un disabile al cento per cento vuole a dire,
che è totalmente in balia ad un sano. Una persona come me è completamente indifesa perché non ha
gambe per scappare dal pericolo, braccia e mani per difendersi, quindi sono una prigioniera degli
altri perché non sono assolutamente autosufficiente in tutto per tutto e devo dipendere totalmente
dal mondo dei sani, e non lamentandomi mai, mai, mai, mai, ripeto mai, (anche se né avrei il diritto
per come il mondo dei sani ci tratta male in tutti i sensi a noi disabili), sappi che nonostante il mio
inferno giornaliero, che inizia alla mattina fino al momento di andare a dormire, la mia voglia di
vivere supera ogni difficoltà che può venire dal mio corpo e dal mondo dei sani che non capisce
assolutamente cosa può provare una persona che non può fare nessun gesto ed emozione, invece i
sani lo possono fare, ma non si rendono conto di quanta fortuna che hanno, ma il peggio è che
questa fortuna la buttano via nella spazzatura.
Un esempio di vita, mia/o cara/o amica/o, lo potete essere voi, fin dal momento in cui voi mi avete
parlato che vivete nell’inferno e non vedete nessuna via d’uscita, scusate se m’incasso fortemente
dicendovi questa frase: SE VOI VI TROVATE ALL’INFERNO, ALLORA MI POTETE DIRE CON
MOLTA SINCERITA’ E CHIAREZZA, IO DOVE MI TROVO? MI POTETE RISPONDERE A
QUESTA DOMANDA?
Sono convinta che non riuscite ad avere il coraggio di darmi una risposta esaudente. Io invece,
senza esitazione vi rispondo e senza nessun dubbio, che vorrei tutta la vostra esistenza, vita piena di
2. problemi come dite voi.
Poiché dicendomi a me che la sofferenza è tutta uguale vi dico, crudelmente che anche se state
soffrendo terribilmente per quello che il mondo vi ha fatto, avrei scambiato la vostra vita con la
mia, ma non so se anche voi avrete cambiato la vostra vita con la mia. Io vi dico, con l’assoluta
certezza che avrei firmato con voi un contratto per scambiare le nostre vite, voi in me e io in voi e
avrei spiccato i salti di gioia perché avrei fatto tutte le cose che mi hanno e ancora oggi mi mancano
da morire perché se ci riflettete bene, mia/o cara/o amica/o, a voi non manca niente, anzi voi avete
tutto e dite ad una povera disabile che non avete niente.
Vorrei precisare, che non sono invidiosa di voi, come non lo sono di nessun sano.
Nella mia anima non ho assolutamente i sentimenti negativi, anzi tutti i sentimenti negativi non li
ho più da molto tempo e di questo né sono orgogliosa, questo l’ho voluto precisare ancora una volta
e con molta chiarezza e fermezza e vi confesso che prima del mio cambiamento ero un mostro di
cattiveria perché non sopportavo di vedermi un essere deforme e perciò ero piena di rabbia e d’odio
estremo verso la vita sana.
Facevo cose veramente orribili che procuravano sofferenze, dolori che mi davano a me gioia e
felicità, come il carnefice fa con la sua vittima prova piacere a vederla soffrire.
Le vittime erano ovviamente le persone sane, per farvi capire e comprendere che razza di brutta
persona che ero, vi racconto un piccolo episodio di cui mi ero macchiata per soddisfare la mia
voglia di vendicarmi dalla condizione che il disgraziato destino mi aveva inflitto.
A quel tempo io vivevo negli istituti e ospedali e per ventisette anni sono passata da un ospedale
altro ospedale e istituto altro istituto perché i miei genitori si erano rifiutati di prendermi in casa,
come avrei desiderato, ma loro non hanno ascoltato tale desiderio, ascoltando soltanto il loro
egoismo di se stessi a non voler un fardello pesante come il mio, volendo vivere senza impedimenti
e senza i sensi di colpa.
Quindi io ero un pacco postale davvero ingombrante come un morto vivente, le persone chi mi
accudivano in questi ospedali e istituti, non avevano fatto i conti con la mia totale cattiveria, che
loro stessi mi avevano generato dentro di me per come mi trattavano.
In quei posti l’amore non esiste, anche se loro vogliono far credere all’opinione pubblica, che sono
spinte dalla fede e dall’amore di Cristo nei confronti degli ultimi, come lo sono tutti i disabili,
nessuno escluso, tutto questo traboccante amore che esce dalla bocca di queste persone considerate
dalla società dei sani, come un esempio di vita votata al bene del prossimo, mia/o cara/o amica/o, vi
assicuro che tutto questo amore sbandierate ai quattro venti non è altro che un’enorme
MENZOGNA IN TUTTI I SENSI.
Io sono la prova vivente, come lo è la maggioranza dei disabili, che la verità è un’altra perché la
viviamo sulla nostra pelle ogni giorno che passa e il sano non sa assolutamente niente di quest’altra
verità.
Tolta questa premessa importante, torniamo all’episodio in questione.
In uno di questi istituti, avevo conosciuto una ragazza con una lieve disabilita che non impediva di
vivere come i sani, ed eravamo diventate amiche del cuore, ma per la mia invidia e odio per i sani,
anche lei subì ciò che riservavo a tutte le persone che mi circondavano, la mia cattiveria.
La cosa che mi rodeva fino all’eccesso e che lei aveva un padre presente in tutto, il mio era
completamente assente, il perché ve lo spiegato sopra. Questo fatto di avere un padre che le dava
amore, mi faceva salire l’invidia verso tutto ciò di cui io non avevo e soffrivo enormemente dentro
di me, invece di essere felice per la mia amica.
L’amore che provavo per la mia amica, non era amore, ma un bisogno disperato d’amore tipico
delle persone cattive o malvagie, essendo state distrutte emozionalmente dalla negazione totale
dell’amore: ossia non sono state amate, come avrebbero voluto perciò il comportamento che può
arrivare alla brutalità assoluta è dovuto dal male, che è il piacere fondamentale della vita di una
persona che non ha conosciuto il sentimento puro DELL’AMORE INFINITO.
Io in quel tempo non conoscevo nulla dell’amore perché nessuno mi aveva dato amore, allora da