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 Salute, Scuola, Uguaglianza, Protezione


       INTERVENTO UMANITARIO DELL’UNICEF

                                         SOMALIA
                                                       12 giugno 2009
    Quadro dell’emergenza – L’azione dell’UNICEF: sanità e nutrizione; acqua, servizi igienici ed educazione sanitaria; istruzione; protezione
                                            dell’infanzia – Interventi per il 2008 e fondi necessari
    Oltre 117.000 sfollati e 900 tra morti e feriti in un mese di scontri a Mogadiscio, i più duri degli
    ultimi anni. 3,2 milioni le persone colpite da guerra, crisi alimentare e disastri naturali: 1,4 milioni
    sono sfollati; 650.000 bambini. Oltre 200.000 bambini malnutriti, di cui 90.000 in pericolo di vita.
    Assistiti 1 milione di bambini e 800.000 donne con campagne sanitarie integrate, ora a rischio
    dopo il saccheggio del centro degli aiuti UNICEF di Jowhar. Nel 2008 vaccinati 1,6 milioni di
    bambini contro la polio e 142.654 per il morbillo. Equipaggiati 790 centri sanitari che assistono 3
    milioni di persone; distribuite 387.000 zanzariere.
    Sostegno a 275 centri nutrizionali che nel 2009 hanno assistito 126.000 bambini malnutriti;
    distribuzione di alimenti terapeutici bambini malnutriti o a rischio malnutrizione.
    Distribuzione con autobotti di 2 milioni d’acqua al giorno per 250.000 sfollati; risanati 1.000 pozzi,
    e costruite 400 latrine. Fornito accesso ad acqua e servizi igienico-sanitari ad oltre 800.000
    persone; ripari d’emergenza e aiuti di base per 300.000 famiglie sfollate.
    Istruzione d’emergenza per 54.365 bambini; allestite 43 tende-scuola e costruite 8 scuole
    primarie. Formati 470 maestri su istruzione e assistenza psicosociale.
    Educazione sui pericoli delle mine per 300.000 persone; servizi di protezione per 18.560 bambini
    a rischio. Prevenzione su HIV/AIDS per 50.000 persone.
    Per il 2009 l’obiettivo dell’UNICEF è fornire assistenza a circa 3 milioni di somali. Necessari per
    gli interventi di emergenza 79,4 milioni di dollari: ricevuto finora appena il 17% delle risorse.

I. QUADRO DELL’EMERGENZA

Sviluppi dell’emergenza umanitaria
Sono più di 117.000 le persone sfollate, oltre 200 i
morti e 700 i feriti dell’ultimo mese di combattimenti a
Mogadiscio, i più violenti degli ultimi anni. Le
informazioni provenienti dalla capitale denunciano
stupri, crimini di guerra e contro l’umanità commessi
impunemente durante gli scontri tra forze governative
e miliziani ribelli. Nella situazione attuale, migliaia di
bambini sono in gravissimo pericolo: molti stanno
rimanendo uccisi, feriti o mutilati nel fuoco incrociato;
tutti sono a rischio di violenze, abusi e reclutamento
forzato; nessuna casa, scuola o strada della capitale
può considerarsi un luogo sicuro in cui possano
trovare rifugio.

Delle 117.000 persone rimaste sfollate dopo l’inizio
degli scontri nella capitale, lo scorso 7 maggio, 32.000
si sono accampate lungo i 15 km di strada tra Afgoye
e Mogadiscio, dove già 400.000 persone avevano
trovato rifugio nel corso del 2008 e che, di fatto,
costituisce il più grande ‘campo’ sfollati al mondo. La
maggior parte degli sfollati dai recenti combattimenti è
composta da donne poverissime, anziani, bambini e
disabili, ridotti a vivere in tende di fortuna e
accampamenti improvvisati, sovraffollati e privi di ogni
servizio, in condizioni di vita letteralmente spaventose.


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Attacco alle sede e magazzino degli aiuti dell’UNICEF a Jowhar
La conquista lo scorso 17 maggio di Jowhar, 90 km a nord di Mogadiscio, da parte dei miliziani di Al-
Shabab, è stata seguita da razzie e dalla distruzione di scorte umanitarie, beni e attrezzature dell’UNICEF, la
cui sede e magazzino per gli aiuti sono stati saccheggiati e risultano tuttora occupati da milizie armate. Nei
saccheggi, migliaia di dosi di vaccino contro polio, morbillo e altre malattie infantili sono andati distrutti, e la
stessa catena del freddo per la conservazione delle scorte vaccinali è stata seriamente danneggiata.
Analogamente scorte nutrizionali e alimenti terapeutici per la prevenzione e cura della malnutrizione sono
stati saccheggiati, pregiudicando gli interventi d’assistenza terapeutica a 50.000 bambini gravemente
malnutriti e in pericolo di vita e quelli di recupero nutrizionale per altri 85.000 affetti da malnutrizione
moderata.

La distruzione di vaccini e medicinali, il saccheggio delle scorte nutrizionali e la devastazione e occupazione
della sede e magazzino UNICEF a Jowhar - il principale centro logistico per gli interventi umanitari di tutta la
Somalia centro-meridionale - mette a serio rischio la realizzazione della seconda tornata della campagna
sanitaria diretta a fornire assistenza medica salvavita e nutrizionale ad oltre 1,2 milioni di bambini sotto i 5
anni e 840.000 donne in gravidanza o allattamento. Allo stato attuale, Jowhar è inaccessibile tutto il
personale ONU; i 30 operatori della sede UNICEF sono stati dislocati presso il centro UNICEF per la
Somalia nordoccidentale, ad Hargeisa, da dove cercherà di coordinare i programmi umanitari nella Somalia
centromeridionale, dove tutti gli interventi dell’UNICEF e delle organizzazioni partner risultano a rischio.

Quadro della crisi umanitaria
Già prima dell’ultima escalation di violenze, il 2008 era risultato per la Somalia il più violento degli ultimi 18
anni di crisi del paese, nel quadro di un’emergenza complessa in cui guerra, disastri naturali e penuria
alimentare si cumulano aggravando le condizioni di vita di una popolazione ridotta allo stremo. Come
conseguenza diretta di tali fattori concomitanti, il 43% della popolazione - 3,2 milioni di persone, tra cui
650.000 bambini - necessitano disperatamente d’assistenza umanitaria - il 77% in più rispetto al gennaio
2008 ed il 300% in più rispetto agli inizi del 2007 – e 1,5 milioni versano in condizioni di grave penuria
alimentare. Gli sfollati all’interno dei confini nazionali sono oltre 1,4 milioni; i tassi di malnutrizione infantile
hanno ampiamente superato la soglia d’emergenza del 15%, con 135.000 bambini affetti da malnutrizione
acuta, di cui 50.000 gravemente malnutriti ed in pericolo di vita.

Gli effetti del conflitto
Tra il 2008 e i primi 6 mesi del 2009 più di 1.000 civili sono stati uccisi negli scontri tra Corti islamiche da un
lato e truppe etiopi e del Governo di Transizione dall’altro: tra le vittime si contano 350 bambini, uccisi o feriti
nel fuoco incrociato, mentre diverse fonti denunciano il largo uso di bambini soldato in combattimento. Prima
che iniziassero i furiosi combattimenti, a inizio maggio, la capitale Mogadiscio era già divenuta teatro di
costanti stragi di civili innocenti: tra le più gravi, il 24 gennaio almeno 19 civili sono morti nell’esplosione di
un’autobomba contro il palazzo presidenziale, con altri 11 civili uccisi nel bombardamento di ritorsione delle
truppe etiopi e governative contro il mercato di Bakara, già teatro di un altro bombardamento indiscriminato,
il 23 settembre precedente, che aveva provocato la morte di oltre 100 persone e il ferimento di altre 200.
Negli ultimi 12 mesi, almeno 6 scuole sono state bombardate o saccheggiate, 34 occupate da gruppi armati.

Alla conquista di Mogadiscio del gennaio 2007 da parte delle truppe etiopi e del Governo di Transizione, a
scapito delle Corti islamiche, è seguita la reazione dei gruppi armati legati a queste ultime, con attacchi
crescenti non solo verso le postazioni militari nemiche, ma anche, in modo indiscriminato, a danno della
popolazione civile: nel 2007, migliaia i civili, tra cui almeno 400 bambini, hanno perso la vita nel fuoco
incrociato delle fazioni rivali, con centinaia di migliaia di persone costrette ad abbandonare la capitale. Nel
corso del 2008, l’escalation di violenze è stato costante, con la capitale ormai costantemente sottoposta a tiri
d’artiglieria e violenti combattimenti. Dopo il picco di violenze tra settembre-dicembre 2008, con la fuga
d’oltre 35.000 persone da Mogadiscio, e un apparente miglioramento della situazione agli inizi del 2009, con
il ritorno di 75.000 sfollati a Mogadiscio dopo il ritiro delle truppe etiopi, la situazione ha denotato un nuovo e
grave peggioramento a partire dal mese di maggio. Inoltre, violenti combattimenti si sono avuti tra dicembre
2008 e gennaio 2009 nella regione centrale di Galgaduud, con lo sfollamento d’oltre 50.000 persone, che
insieme alla regione di Mudug è tra le più colpite dalla siccità che ha esacerbato lo stato d’insicurezza
alimentare della popolazione.

L’elezione di un nuovo Presidente, Sheikh Sharif Sheikh Ahmed, lo scorso 31 gennaio, e il ritiro delle truppe
etiopi dalla Somalia, dopo oltre due anni di presenza nel paese, hanno aperto nel 2009 nuovi scenari politici
ancora di difficile decifrazione. A meno di 6 mesi di distanza, la ripresa dei combattimenti e diversi rapporti
che segnalano movimenti di truppe al confine con l’Etiopia, così come una rinnovata presenza di truppe
etiopi sul territorio somalo, rendono però vana ogni speranza di stabilità nel paese, che ad oggi rimane per
l’ONU e le Ong partner il più pericoloso al mondo in cui operare: nel 2008, 11 operatori del WFP sono stati
brutalmente e deliberatamente uccisi mentre erano impegnati nella distribuzione degli aiuti alla popolazione;


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stessa sorte è toccata a 24 operatori di Ong partner dell’ONU, mentre altri 16 operatori umanitari sono stati
rapiti e attendono ancora d’essere liberati.
Siccità, alluvioni e penuria alimentare
A completare il quadro dell’emergenza, le insufficienti precipitazioni durante la stagione ‘breve’ delle piogge
(ottobre-dicembre 2008) hanno determinato un raccolto del 46% inferiore alla media degli ultimi 5 anni, con
un deficit di cereali per l’anno in corso di almeno 120 tonnellate, a fronte di una crisi alimentare che nello
stesso 2008 ha provocato un aumento del 400% dei prezzi alimentari, cresciuti del 700% dai primi del 2007:
le ripercussioni più gravi si registrano nel Somaliland, dove oltre 75.000 persone urgono assistenza
alimentare. Nel 2009, il ritardo dell’inizio della stagione delle piogge chiamata ‘Gu’ – che solitamente va da
marzo a giugno – ha portato qualche sollievo nel Paese colpito dalla siccità, con l’eccezione però di
Mogadiscio già martoriata dalla guerra, dove si sono verificate gravi alluvioni, peggiorando ulteriormente la
condizione degli sfollati. Di contro, la mancanza ormai da oltre 18 anni di un governo centrale fa si che la
maggioranza della popolazione non abbia accesso ai più elementari servizi pubblici di base, erogati in parte
da un settore privato totalmente deregolamentato e che di fatto esclude le fasce più povere della
popolazione.

L’indagine nutrizionale condotta tra marzo e aprile 2009 nella Somalia centromeridionale ha rilevato un
ulteriore deterioramento della malnutrizione, soprattutto tra le comunità agro-pastorali, dove i tassi di
malnutrizione acuta hanno raggiunto i livelli critici del 21,2%, ben al disopra della soglia d’emergenza del
15%, con un tasso di malnutrizione grave del 8,1%. Altrettanto grave risulta il tasso di malnutrizione acuta
nel Somaliland, dove si attesta al 20,8%, con la situazione alimentare appare in preoccupante
deterioramento soprattutto tra gli sfollati, il cui reddito ad aprile 2009 è crollato del 15-20% rispetto allo
scorso anno. L’UNICEF stima che in Somalia siano circa 90.000 i bambini gravemente malnutriti, e dunque
in grave pericolo di vita.

Ostacoli agli aiuti ed interventi umanitari
Dopo il miglioramento della situazione ai inizi 2009 e il ritorno di 75.000 sfollati nella capitale, la situazione è
nuovamente precipitata dal mese di maggio, con combattimenti feroci, attentati e autobombe ormai su base
quotidiana, che rendono estremamente difficili le operazioni umanitarie. Insieme alle gravi condizioni di
insicurezza, la chiusura delle frontiere e gli atti di pirateria lungo le coste – oltre 60 navi attaccate nel 2008 -
continuano ad ostacolare gli interventi umanitari. La distribuzione degli aiuti e il monitoraggio degli interventi
sono ostacolati dalla ricomparsa di fenomeni di banditismo, dei blocchi stradali – oltre 296 a dicembre 2008 -
e dalla generale situazione di insicurezza diffusa. In aggiunta, la chiusura di porti, rotte aeree e terrestri
risulta non prevedibile e di grande impedimento agli interventi umanitari, causando ritardi è facendo
aumentare nettamente i costi di trasporto degli aiuti.

I due magazzini di aiuti dell’UNICEF a Mogadiscio sono stati a lungo inaccessibili a causa dei combattimenti
negli immediati dintorni, le condizioni della capitale compromettono tutti gli interventi, dal momento che dal
porto di Mogadiscio passa l’80% degli aiuti, mentre le restrizioni burocratiche imposte dalle autorità locali
non fanno che compromettere ulteriormente gli interventi umanitari. Per altro verso, la mancanza di
condizioni di sicurezza minime ostacola in diverse aree la possibilità del personale UNICEF di raggiungere le
popolazioni più vulnerabili, dal momento che il personale somalo corre gravi rischi nell’adempimento dei suoi
compiti e quello internazionale con difficoltà ottiene i permessi per accedere alle aree più colpite dalla crisi.

Ciò nonostante, a dicembre UNICEF e OMS hanno lanciato una vasta campagna di interventi integrati per la
salute materna e infantile con l’obiettivo di raggiungere oltre 1,5 milioni di bambini somali, continuano a
distribuire acqua e generi di primo soccorso alle popolazioni sfollate e fornire assistenza tramite i settori
prioritari di intervento. Per rendere ciò possibile, e conseguire una maggiore capillarità ed efficacia degli
interventi, l’UNICEF ha potenziato ed aumentato gli accordi di cooperazione con le Ong locali, e i numerosi
rapporti di cooperazione avviati nel 2006 per rispondere all’emergenza causata dalla siccità si sono rivelati di
diretto beneficio per la risposta umanitaria nelle aree di sfollamento o colpite dalla guerra. Con gli stessi
obiettivi, l’UNICEF punta anche sulla formazione delle comunità locali, come, ad esempio, preparando le
associazioni giovanili sul monitoraggio della qualità dell’acqua dei pozzi per limitare la diffusione delle
epidemia di diarrea acuta. Il saccheggio e l’occupazione della sede e magazzino di Jowhar, a maggio 2009,
non solo mettono ora rischio la seconda tornata della campagna sanitaria diretta a 1,2 milioni di bambini e
850.000 donne, ma complicano notevolmente le operazioni umanitarie in tutta la Somalia centromeridionale
e rischiano di vanificare le strategie e i rapporti finora consolidati.

La condizione dell’infanzia
In Somalia i bambini sono esposti ad ogni forma di violenza diretta o indiretta: sono reclutati come bambini
soldato e usati in combattimento; restano uccisi o feriti negli scontri a fuoco e nei bombardamenti, o mutilati
da mine e ordigni inesplosi mentre si recano a scuola; sono sottoposti alle mutilazioni genitali, a punizioni
corporali, ad arresti arbitrati, a stupri e lapidazioni, come è accaduto ad ottobre ad una bambina di 13 anni,
che dopo essere stata violentata è stata accusata di adulterio e lapidata.

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Anche prima del precipitare della crisi, tra il 2007 e il 2008, la Somalia presentava tassi di mortalità infantile
tra i più alti al mondo. Secondo i risultati dell’indagine campione per indicatori multipli effettuata nel 2006
(MICS), il tasso di mortalità neonatale è di 86 bambini morti entro il primo anno di vita su 1.000 nati vivi e il
tasso di mortalità infantile 0-5 anni registra la morte di 1 bambino su 8 prima del 5° compleanno (135 decessi
ogni 1.000 nati vivi). Anche il tasso di mortalità materna è tra i più alti al mondo, con la morte di 1.044
gestanti a causa della gravidanza o del parto ogni 100.000 bambini nati vivi: ciò è dovuto in larga parte alla
mancanza d’accesso a servizi sanitari di base - oltre il 90% dei parti avviene tra le mura domestiche – ma
anche in conseguenza di pratiche tradizionali nocive per la salute materna, come le mutilazioni genitali
femminili, cui sono sottoposte più del 97% delle bambine tra i 4 e 12 anni. In Somalia, appena il 25% della
popolazione ha accesso all’assistenza sanitaria di base e solo il 5% dei bambini con meno di 1 anno sono
coperti dal ciclo completo delle vaccinazioni di routine - una vera bomba ad orologeria - così che malattie
prevenibili o facilmente curabili restano le principali cause di mortalità tra i bambini e le donne somale, con
malaria, infezioni respiratorie acute e malattie diarroiche responsabili di almeno la metà dei decessi infantili.

La causa principale delle malattie gastrointestinali risiede nelle difficoltà d’accesso all’acqua potabile, alla
mancanza di igiene domestica e nella conservazione del cibo: appena il 29% della popolazione ha accesso
all’acqua potabile e il 37% ai servizi igienico-sanitari, con grandi disuguaglianze tra le aree urbane e quelle
rurali. Ciò contribuisce, insieme alla penuria di cibo e agli effetti dello sfollamento di massa delle popolazioni,
all’impennata dei tassi di malnutrizione, che dal 2007 hanno superato la soglia di emergenza del 15%: i
bambini i malnutriti risultavano 85.000 nel 2007, 160.000 a gennaio 2008, 180.000 a settembre dello stesso
anno per arrivare ai 200.000 del febbraio 2009, di cui 90.000 affetti da malnutrizione grave, e dunque in serio
pericolo di vita se non riceveranno assistenza adeguata.

Guerra, disastri naturali e sfollamento di massa hanno naturalmente ripercussioni anche sulla possibilità dei
bambini di andare a scuola: appena il 37% dei bambini e solo il 25% delle bambine hanno accesso alla
scuola. Nella sola area di Mogadiscio, le condizioni di insicurezza hanno provocato la chiusura di 144 scuole
l’UNICEF stima che circa 50.000 scolari siano sfollati a causa dei violenti combattimenti. Tra le principali
violazioni dei diritti dei bambini vi sono abusi e violenze diffuse, il reclutamento di bambini soldato e lo
sfruttamento del lavoro minorile, le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni precoci e altre forme di
discriminazione.

II. L’AZIONE DELL’UNICEF

L’UNICEF in Somalia
L’UNICEF è l’organizzazione con la più larga presenza in Somalia, operativa con propri uffici nel paese fin
dal 1972. Dopo la caduta del governo centrale, nel 1991, l’UNICEF ha continuato ha fornire aiuti e
assistenza ai bambini somali, lavorando con le autorità locali dove esistano, con le comunità e Ong locali, le
Ong internazionali e le altre agenzie delle Nazioni Unite. Il programma di interventi dell’UNICEF si articola
per aree geografiche – nordoccidentale, nordorientale e centromeridionale – attraverso uffici di collegamento
a Mogadiscio e Baidoa, dove opera personale somalo dell’UNICEF, ad Hargeisa (Somaliland), Bossaso
(Puntland) e, fino al saccheggio e occupazione militare dello scorso maggio, Jowhar (area
centromeridionale) dove opera personale sia nazionale che internazionale. A Nairobi, in Kenya, opera inoltre
un Ufficio UNICEF di supporto alle operazioni in Somalia.

Settori di intervento
I programmi dell’UNICEF in Somalia si differenziano in base alle condizioni dell’area di intervento: diretti allo
sviluppo nel nord-ovest del paese, mirati alla ricostruzione nell’est e all’assistenza d’emergenza nelle aree
centromeridionali. L’UNICEF ha in Somalia un totale di 150 operatori: 65 nelle aree centromeridionali, 47 nel
nordovest e 38 nel nordest. Altri 86 operatori sono dislocati nell’ufficio UNICEF di supporto alle operazioni in
Somalia con base a Nairobi. In Somalia, l’UNICEF dispone di due centri logistici per lo stoccaggio e
distribuzione di aiuti d’emergenza (Kismayo e Baidoa) e un centro per lo stoccaggio e invio dei vaccini che
serve tutte le regione centro-meridionali del paese. Con la situazione in costante mutamento, l’UNICEF e le
Ong partner sono impegnate ad adattare e rimodulare le strategie di risposta alla crisi umanitaria, operando
attraverso 5 fondamentali programmi d’emergenza: sanità e nutrizione; acqua, servizi igienici ed educazione
sanitaria; istruzione e protezione dell’infanzia.

Obiettivi complessivi per il 2009
Nel 2009, l’UNICEF fornirà assistenza medica ad oltre 1,5 milioni di bambini ed 1 milione di donne somale
attraverso la somministrazione di servizi integrati di salute materno-infantile, erogati mediante campagne
sanitarie periodiche, estendendo invece l’assistenza medica di base ad un totale di 3 milioni di persone.
Attraverso diverse tipologie di programmi nutrizionali, l’UNICEF fornirà assistenza terapeutica ad oltre
90.000 bambini affetti da malnutrizione acuta e provvederà alla distribuzione di alimenti terapeutici pronti per
l’uso per 138.000 bambini delle aree che registrano i più alti tassi di malnutrizione. Oltre 1,2 milioni di

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persone saranno assistite mediante la distribuzione d’acqua potabile, l’accesso a servizi igienico-sanitari di
base e prodotti per l’igiene; 214.000 bambini in condizioni d’emergenza riceveranno sostegno per l’istruzione
e 300.000 donne e bambine in condizioni di particolare vulnerabilità beneficeranno di servizi di protezione.

    SANITA’ E NUTRIZIONE

Campagne d’assistenza sanitaria integrata
Da dicembre 2008 UNICEF e OMS ha lanciato una serie di campagne d’assistenza sanitaria denominate
“Giornate della salute infantile” che prevedono la somministrazione di un pacchetto integrato di servizi per la
prevenzione delle malattie dell’infanzia, di quelle veicolate da acqua contaminata, della malnutrizione
infantile e del tetano neonatale nelle donne in gravidanza. Il pacchetto integrato di interventi prevede la
vaccinazione contro morbillo, polio, difterite, pertosse e tetano; il monitoraggio dello stato nutrizionale dei
bambini e la promozione dell’allattamento esclusivo al seno; la somministrazione di vitamina A, di farmaci
contro i parassiti intestinali e di sali per la reidratazione orale per la cura della diarrea acuta; la distribuzione
di compresse per la potabilizzazione dell’acqua, prodotti per l’igiene e zanzariere; la vaccinazione contro il
tetano neonatale delle donne in età riproduttiva. L’obiettivo per il 2009 è raggiungere 1,5 milioni di bambini
sotto i 5 anni e 1 milione di donne in età fertile: preceduta da una campagna di informazione comunitaria
realizzata nelle moschee, attraverso altoparlanti, sms, spot radio e TV, le “Giornate della salute infantile”
hanno preso il via a gennaio partendo dalle aree nordoccidentali del Somaliland, per proseguire poi in quelle
nordorientali del Puntland e quindi nelle regioni centrali e meridionali del paese, tramite la mobilitazione di
oltre 3.600 team mobili che hanno erogato i servizi integrati nei centri sanitari, nelle scuole, nelle moschee e,
nelle aree remote, tramite ospedali da campo.

Campagne di vaccinazione e assistenza sanitaria di base
Per rendere possibili le campagne di vaccinazione, l’UNICEF provvede alla fornitura e funzionamento della
catena del freddo, la rete di ambienti frigo per la conservazione e il trasporto dei vaccini fino alla loro
somministrazione, oltre che alla fornitura di medicinali, vaccini, strumenti e attrezzature mediche a oltre 250
strutture di salute materno-infantile e 540 avamposti sanitari che hanno così potuto fornire assistenza di
base a più di 3 milioni di persone. Nel 2008, notevoli sforzi sono stati profusi per allestire le nuove campagne
di servizi integrati per la salute materno-infantile, le “Giornate della salute infantile” lanciate a fine anno con
l’obiettivo di raggiungere il 90% dei bambini sotto i 5 anni e il 60% delle donne in età riproduttive con un
pacchetto di interventi ad alto impatto.

Nonostante le gravi condizioni di sicurezza, durante la prima delle “Giornate della salute infantile” un totale di
1.028.000 bambini sotto i 5 anni e 788.000 donne in età riproduttiva hanno ricevuto un pacchetto di servizi
integrati comprendente vaccinazioni, vitamina A, farmaci antiparassitari, prevenzione della diarrea acuta,
monitoraggio nutrizionale e assistenza medica di base. Nel Puntland, dove appena il 5% dei bambini sono
vaccinati, la prima fase della campagna di salute infantile tenuta a maggio ha permesso la vaccinazione di
108.000 bambini e 59.000 donne, con la seconda che si terrà durante il mese di giugno.

Vaccinazioni antipolio
Nel corso del 2008, nonostante le difficoltà esistenti, l’UNICEF ha sostenuto in collaborazione con l’OMS la
vaccinazione antipolio 1,65 milioni di bambini, oltre il 90% della popolazione infantile destinataria della
campagna, tramite “Giornate nazionali di vaccinazione” condotte in tutta la Somalia: nel 2007 i bambini
vaccinati contro la polio erano stati 1,6 milioni, il 93% dei destinatari delle campagne di vaccinazione, e 1,7
milioni quelli vaccinati nel 2006. Nessun nuovo caso di polio si è verificato dal marzo 2007, un successo di
notevole importanza dopo le epidemie del 2005.

Vaccinazioni contro il morbillo e tetano neonatale
Sempre nell’ambito delle “Giornate nazionali di vaccinazione”, nel 2008 l’UNICEF ha somministrato vitamina
A ad oltre 1,6 milioni di bambini e antiparassitari a circa 1 milione, sostenendo inoltre la vaccinazione contro
il morbillo di 142.654 bambini sfollati accampati nel corridoio da Afgoye e Mogadiscio, raggiungendo il 90%
dei bambini destinatari della campagna. La precedente campagna contro il morbillo condotta nel 2007 aveva
consentito la vaccinazione di 450.000 bambini contro il morbillo, contribuendo ad una riduzione dei casi da
3.836 nella prima metà del 2006 a 564 nello stesso periodo del 2007. Infine, un totale di 21.399 bambini e
altrettante donne sono stati vaccinati contro tetano neonatale e le principali malattie dell’infanzia nel
quadro del ‘Programma esteso di vaccinazione’ (EPI).

Prevenzione e cura della malaria
Nel corso del 2008, 387.000 zanzariere trattate con insetticidi a durata prolungata - in gran parte finanziate
dal Fondo Globale di lotta all’HIV/AIDS, Tubercolosi e Malaria - sono state distribuite dall’UNICEF a famiglie
con donne in gravidanza e bambini sotto i 5 anni, cui si aggiunge la distribuzione di altre 97.412 zanzariere a
gennaio 2009. Nel 2007 l’UNICEF ha fornito oltre 148.000 zanzariere trattate per la prevenzione della


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malaria e 90 cliniche per la salute materna e infantile sono state rifornite di farmaci antimalarici a base di
artemisina e di test per la diagnosi rapida della malattia.
Cura della malnutrizione e programmi nutrizionali
Nei primi 5 mesi del 2009 l’UNICEF ha raggiunto in tutta la Somalia oltre 126.000 bambini con interventi
d’emergenza contro la malnutrizione, distribuendo alimenti terapeutici e in particolare Plunpy’doz, una nuova
composizione di recente introduzione a base di latte in polvere, zucchero, crema d’arachidi, oli, minerali e
vitamine, che come il più noto Plunpy’nut è un prodotto nutrizionale pronto per l’uso che non né
preparazione né diluizione, eliminando così i rischi di contaminazione da acqua infetta. Nonostante i rischi
esistenti sul campo, l’UNICEF e le organizzazioni partner continuano a fornire assistenza nutrizionale
d’emergenza e hanno concluso con successo la seconda fase di distribuzione di Plunpy’doz, su 4 fasi
previste, nella regione di Hiran, dove il 68% della popolazione vive in condizioni di emergenza, tra gli sfollati
di Mogadiscio e di Afgoye, a Balad, Jowhar, Adale e Wanleweyne. La tersa fase ha avuto inizio per ora in
alcune aree della regione di Hiran, mentre il saccheggio del magazzino degli aiuti UNICEF di Jowhar
potrebbe pregiudicare il completamento della campagna nutrizionale nella Somalia centromeridionale.

L’UNICEF sostiene attualmente 175 centri d’alimentazione terapeutica per la cura della malnutrizione grave
e 100 per la cura della malnutrizione moderata. Nel 2008 l’UNICEF ha sostenuto un totale di 280 programmi
d’alimentazione terapeutica e di supporto nutrizionale, contro i 137 dell’inizio dell’anno, i 128 del 2007 e i 75
del 2006, con un espansione continua degli interventi di prevenzione e lotta alla malnutrizione. Nel corso del
2008, i programmi nutrizionali sostenuti dall’UNICEF hanno permesso di fornire cure contro la malnutrizione,
ogni mese, a 30.000 bambini affetti da malnutrizione moderata e 5.200 da malnutrizione grave. In qualità di
agenzia leader per la risposta in ambito nutrizionale, l’UNCEF sostiene diverse Ong partner fornendo
formazione, scorte terapeutiche e strumenti allo scopo di accrescere la capillarità degli interventi di cura
della malnutrizione.

Per prevenire l’aumento di casi di malnutrizione grave, durante il 2008 l’UNICEF ha distribuito alimenti pronti
per l’uso a circa 55.000 bambini sfollati negli accampamenti tra Afoye e Mogadiscio e ad altri 7.000 bambini
sfollati nei campi di Bossaso: a fine gennaio 2009 quasi tutti gli 80.000 bambini destinatari d’assistenza
nutrizionale hanno ricevuto alimenti terapeutici d’emergenza pronti per il consumo, tra cui Plunpy’nut e
Plunpy’doz. Ad agosto 2008, l’UNICEF ha distribuito nel nord-est del paese un totale di 10 kg di UNIMIX a
testa per il 78% dei 7.433 bambini di 22 campi sfollati.

Nel 2009 l’UNICEF fornirà alimenti terapeutici pronti per l’uso ad oltre 90.000 bambini malnutriti – pari al
60% dei bambini sotto i 5 anni colpiti da malnutrizione grave e al 40% dei bambini sotto i cinque anni affetti
da malnutrizione moderata – e ad altri 138.000 bambini sotto i cinque anni delle aree dove sono più alti i
tassi di malnutrizione.

    ACQUA, SERVIZI IGIENICI ED EDUCAZIONE SANITARIA

Assistenza e distribuzione d’acqua potabile per le popolazioni sfollate o colpite dalla siccità
Allo stato attuale, l’UNICEF sta fornendo in tutto il paese acqua potabile mediante programmi d’emergenza
ad un totale di circa 800.000 persone tra sfollati e popolazioni colpite dalla siccità. Nella Somalia
centromeridionale, l’UNICEF sta fornendo acqua potabile ad oltre 290.000 persone tra sfollati, comunità
rurali e rivierasche      attraverso la distribuzione d’acqua potabile con autobotti, di prodotti per la
potabilizzazione dell’acqua, la clorazione dei pozzi e il mantenimento degli impianti. Inoltre, l’UNICEF
continua a fornire quotidianamente acqua potabile ad oltre 250.000 persone sfollate accampate tra Afgoye e
Mogadiscio, mediante autobotti - distribuendo più di 2 milioni d’acqua potabile al giorno – e il mantenimento
delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie installate, tra cui 18 cisterne per la raccolta e distribuzione
delle scorte idriche e oltre 400 latrine. Per rispondere al costante flusso di sfollati, l’UNICEF estenderà la
distribuzione d’acqua mediante autobotti per ulteriori 18.000 persone, mentre le 117.000 persone rimaste
sfollate dallo scorso maggio stanno utilizzando le fonti idriche già allestite lungo il corridoio Afgoye-
Mogadiscio.

Nel Somaliland, tra aprile e maggio l’UNICEF ha distribuito acqua potabile a 8.000 famiglie di 3 regioni
duramente colpite dalla siccità e sta attualmente cooperando con le autorità locali per individua le
infrastrutture idriche che necessitano d’esser riparate per garantire nel lungo periodo un accesso sostenibile
all’acqua potabile.
Nel Puntland, l’UNICEF sta distribuendo acqua potabile con autobotti in 28 villaggi duramente colpiti dalla
siccità, a benefico d’oltre 10.000 persone, mentre altre 79.000 persone appartenenti a comunità locali e
nomadi hanno guadagnato accesso all’acqua potabile grazie alla rimessa in funzione di diversi pozzi e alla
distribuzione idrica con autobotti. A inizio 2009, l’UNICEF aveva installato un impianto idrico di cui
beneficiano circa 5.000 persone, incluse popolazioni sfollate dalla guerra. L’UNICEF sta inoltre proseguendo
gli interventi per la promozione delle condizioni igienico-sanitarie e lo smaltimento di rifiuti in 23 campi
sfollati, di cui hanno finora beneficiato 36.000 persone; le attività di clorazione di pozzi e fonti idriche, a

                                                       6
beneficio di altre 40.000 persone, e la distribuzione di sostanze per la potabilizzazione dell’acqua per ulteriori
10.000 persone, come misura di prevenzione di epidemie di diarrea acuta
Prima della ripresa dei combattimenti nella capitale, a maggio 2009, le attività di clorazione dei pozzi
avevano esteso l’accesso all’acqua potabile a 75.000 abitanti di Mogadiscio e 111.000 delle regioni di Bakol
- anche grazie alla fornitura di 22 pompe idrauliche - di Middle Shabelle e Hiran, mentre 120.000 compresse
per la potabilizzazione dell’acqua e 5.000 barre di sapone sono state distribuite nei campi sfollati di Bossaso.
Per rispondere alle esigenze della popolazione di Mogadiscio colpita dai combattimenti, l’UNICEF sta
distribuendo nella zona orientale e settentrionale della capitale generi di primo conforto sufficienti ad oltre
50.000 persone, tra cui coperte, taniche per l’acqua, sapone, teli impermeabili per allestire ripari di
emergenza, zanzariere contro la malaria. Nel 2008, oltre 300.000 famiglie sfollate vittime delle alluvioni o
della guerra hanno ricevuto materiali per allestire ripari di emergenza, kit familiari di aiuti di base e generi
non alimentari di prima necessità: ogni kit d’aiuti contiene 3 coperte, due taniche per la raccolta dell’acqua,
un telone impermeabile, un fornello da campo ed utensili per cucinare, una zanzariera contro la malaria e 5
barre di sapone. A settembre 2008 l’UNICEF ha distribuito 300 kit familiari stoccandone altri 1.500 in località
per essere distribuiti non appena necessario. Nel complesso, nel 2008 l’UNICEF esteso l’accesso ad acqua
e servizi igienico-sanitari ad oltre 508.000 persone della Somalia centro–meridionale, tra cui 250.000 sfollati;
un totale di 140.000 persone hanno beneficiato delle attività di clorazione dei pozzi e di educazione sanitaria
per la prevenzione della diarrea acuta.

Interventi programmati
Nel 2009, l’UNICEF fornirà acqua potabile ed accesso a servizi igienici di base ad oltre 1,2 milioni di persone
in tutto il paese, attraverso la costruzione, clorazione e risanamento di fonti idriche; la distribuzione di scorte
idriche e di attrezzature per la raccolta, conservazione e distribuzione dell’acqua, la formazione di team locali
per la gestione delle risorse idriche e la promozione, con interventi di carattere sanitario, nutrizionale ed
educativo, di pratiche igienico-sanitarie migliorate a livello di famiglie e di scuole. L’UNICEF sta inoltre
contribuendo alla costruzione di servizi igienici di emergenza, allo svolgimento di campagne di educazione
sanitaria nei campi sfollati e la diffusione di analoghi messaggi via radio, alla formazione di nuove Ong
partner per un maggiore capillarità degli interventi.

    ISTRUZIONE

Istruzione d’emergenza per i bambini sfollati dalla guerra
L’UNICEF sta operando con le Ong partner, i leader dei campi sfollati e le autorità scolastiche per
l’attivazione di attività per l’istruzione di base nelle aree che accolgono i bambini sfollati: ciò avviene
attraverso l’allestimento di tende-scuola e la fornitura di materiali didattici, oltre che mediante la mobilitazione
dei maestri nei campi sfollati affinché offrano il loro contributo e la sensibilizzazione degli anziani delle
comunità locali, affinché si mobilitino e sostengano l’invio dei bambini a scuola. In tale frangente, 37.900
bambini di 218 scuole hanno potuto proseguire le lezioni grazie ai sussidi forniti a 813 dei loro maestri; 8.545
bambini e ragazzi di altre 47 scuole e 19 centri d’istruzione informale, mentre in collaborazione con l’UNOPS
l’UNICEF ha costruito o ristrutturato 8 scuole primarie, 6 delle quali dotate di servizi igienici e sistemi di
raccolta dell’acqua, e 6 centri di salute materno-infantile adiacenti, a beneficio di 5.120 bambini. In 16 campi
sfollati di Bosasso le attività di sensibilizzazione degli anziani delle comunità hanno contribuito all’iscrizione
di 2.800 bambini alle scuole allestite nei campi. Nel 2008 l’UNICEF ha allestito 43 tende scuola, ha fornito
materiali scolastici e provveduto alla formazione degli insegnanti a beneficio di 19.500 bambini sfollati. Nelle
aree di guerra o colpite dalla siccità, l’UNICEF ha distribuito kit scolastici a beneficio di 35.254 bambini. A
causa della mancanza di fondi adeguati, l’UNICEF non ha potuto estendere ulteriormente gli interventi per
l’istruzione.

Formazione degli insegnanti
Nel 2008 L’UNICEF ha sostenuto la formazione del personale insegnante di 30 scuole aperte in campi
sfollati, in particolare sull’istruzione di base e l’assistenza psicosociale, promuovendo la formazione di 200
comitati comunitari per l’istruzione; ha formato 370 maestri sull’istruzione in condizioni d’emergenza e ha
raggiunto con campagne di sensibilizzazione contro le punizioni corporali altri 100 maestri di 24 scuole
coraniche e ordinarie: come primo effetto, 7 scuole coraniche e 18 ordinarie hanno dichiarato l’abbandono
delle punizioni corporali.

Interventi programmati nel 2009
Nel 2009, l’UNICEF riabiliterà circa 20 scuole danneggiate e costruirà 200 spazi di apprendimento
tradizionale a beneficio di circa 214.000 bambini, e soprattutto bambine, sfollati e colpiti dalla guerra; di
3.000 insegnanti e di 500 comitati educativi a base comunitaria. L’UNICEF installerà, inoltre, impianti idrici e
igienico-sanitari, fornirà materiali didattici e ricreativi di base e formerà gli insegnanti, con particolare
attenzione all’assistenza e al sostegno psicosociale.



                                                         7
PROTEZIONE DELL’INFANZIA

Protezione dei bambini a rischio e campagne di informazione e sensibilizzazione
Nonostante gli scontri a Jowhar, l’UNICEF ha sostenuto la formazione di 24 organizzazioni che si occupano
di protezione dell’infanzia sull’educazione sui pericoli delle mine, di cui beneficiano circa 300.000 persone, il
75% delle quali sono bambini. L’UNICEF ha inoltre sostenuto la formazione delle comunità di 9 campi sfollati
del corridoio Afgoye-Mogadiscio su questioni come l’assistenza ai bambini separati dai genitori, la
prevenzione degli abusi e sui pericoli di mine e ordigni inesplosi, a beneficio di un totale di 1.400 persone.
Tra i primi risultati di tali attività, 37 vittime di guerra – inclusi bambini separati dai genitori, feriti negli scontri
a Mogadiscio o vittime di abusi sessuali – hanno ricevuto assistenza nei campi sfollati e sono stati quindi
indirizzati verso diversi ospedali.

Nel 2008, l’UNICEF ha portato avanti attività di protezione dell’infanzia facendo leva sulla collaborazione e
coinvolgimento delle comunità locali: in tal modo, un totale di 18.560 bambini, tra cui 7.420 bambine, hanno
ricevuto assistenza psicosociale e accesso a spazi protetti per l’infanzia. Le attività di protezione dell’infanzia
continuano a coinvolgere e mobilitare oltre 140 comunità locali – circa 420.000 persone – tra cui 100 campi
sfollati, con interventi e sensibilizzazione sui diritti dei bambini, l’educazione sui rischi di mine e ordigni
inesplosi, la protezione da violenze e abusi, la prevenzione dell’HIV/AIDS. Attraverso lo stoccaggio e la
distribuzione di aiuti di emergenza in aree a rischio, l’UNICEF nel 2008 ha sostenuto 52 comunità esposte a
violenze o disastri naturali, inclusi 15 campi sfollati, a beneficio di 156.000 persone.

Nel corso del 2008, l’UNICEF ha portato avanti le attività di prevenzione dell’HIV/AIDS in 8 regioni
centromeridionali del paese, raggiungendo 1.750 donne e ragazze tramite scambio diretto di informazioni: gli
interventi sono stati diretti alle donne e ragazze che lavorano come venditrici di Tè e di Khat (uno
stupefacente molto diffuso in Somalia), alle donne e ragazze sfollate, alle adolescenti e alle famiglie con a
capo una donna. Altre 50.000 persone hanno beneficiato di informazioni su HIV/AIDS tramite campagne via
radio. Nel 2007, oltre 28.000 tra donne e ragazze hanno beneficiato di informazioni e servizi di prevenzione
e per la diagnosi e, nel complesso, 200 comunità sono state coinvolte in campagne di sensibilizzazione e
prevenzione dell’HIV/AIDS, coinvolgendo 750 tra leder religiosi e comunitari e promuovendo la formazione di
comitati locali incaricati di diffondere tali informazioni nelle comunità; 500 tra maestri e operatori sanitari sono
stati formati sulla protezione dei bambini a rischio e l’assistenza psicosociale.

Nel 2007, l’UNICEF ha contribuito al ricongiungimento familiare di 228 bambini rimasti separati dai genitori,
sostiene misure alternative di protezione per altri 315 bambini mentre si procede alla ricerca delle famiglie e
ha destinato altri 300 bambini a rischio verso ospedali regionali, centri di recupero a servizi di sostegno
psicosociale, fornendo a tal fine assistenza, formazione, aiuti e risorse alle Ong partner impegnate nel
settore della protezione dei bambini a rischio. Centinaia di bambini hanno beneficiato di assistenza
psicosociale.

Interventi programmati nel 2009
L’UNICEF mobiliterà leader comunitari, religiosi e politici per richiedere una maggiore protezione dei bambini
contro le violazioni dei loro diritti di base, nonché per una maggiore partecipazione agli interventi di
prevenzione, trattamento e un’assistenza contro l’HIV/AIDS. L’UNICEF fornirà inoltre sostegno psicosociale
a 300.000 bambine vulnerabili e donne particolarmente a rischio. L’UNICEF opererà in modo che 90.000
sfollati, circa 15.000 famiglie, abbiano maggiore accesso a ripari d’emergenza e a mezzi di sussistenza
adeguati.

III. FONDI NECESSARI

Fondi necessari per il 2009
L’appello di raccolta fondi di 79,4 milioni di dollari lanciato dall’UNICEF per il 2009 riflette il costante
peggioramento della situazione e la conseguente necessità di estendere progressivamente i programmi
umanitari nei settori di intervento descritti. Finora, ormai a metà del 2009, è stato ricevuto solo il 17% delle
risorse necessarie. Di seguito, il dettaglio delle risorse necessarie per settore di intervento.

Settore di intervento                                                                 Fondi necessari (dollari USA)
Sanità e nutrizione                                                                                     38.950.183
Acqua e servizi igienici                                                                                17.153.000
Istruzione                                                                                              13.388.500
Protezione dell’infanzia                                                                                  8.935.200
Ripari d’emergenza e generi non alimentari di primo soccorso                                              1.033.000
Totale                                                                                                  79.459.883


                                                            8

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  • 1. Per ogni bambino Salute, Scuola, Uguaglianza, Protezione INTERVENTO UMANITARIO DELL’UNICEF SOMALIA 12 giugno 2009 Quadro dell’emergenza – L’azione dell’UNICEF: sanità e nutrizione; acqua, servizi igienici ed educazione sanitaria; istruzione; protezione dell’infanzia – Interventi per il 2008 e fondi necessari Oltre 117.000 sfollati e 900 tra morti e feriti in un mese di scontri a Mogadiscio, i più duri degli ultimi anni. 3,2 milioni le persone colpite da guerra, crisi alimentare e disastri naturali: 1,4 milioni sono sfollati; 650.000 bambini. Oltre 200.000 bambini malnutriti, di cui 90.000 in pericolo di vita. Assistiti 1 milione di bambini e 800.000 donne con campagne sanitarie integrate, ora a rischio dopo il saccheggio del centro degli aiuti UNICEF di Jowhar. Nel 2008 vaccinati 1,6 milioni di bambini contro la polio e 142.654 per il morbillo. Equipaggiati 790 centri sanitari che assistono 3 milioni di persone; distribuite 387.000 zanzariere. Sostegno a 275 centri nutrizionali che nel 2009 hanno assistito 126.000 bambini malnutriti; distribuzione di alimenti terapeutici bambini malnutriti o a rischio malnutrizione. Distribuzione con autobotti di 2 milioni d’acqua al giorno per 250.000 sfollati; risanati 1.000 pozzi, e costruite 400 latrine. Fornito accesso ad acqua e servizi igienico-sanitari ad oltre 800.000 persone; ripari d’emergenza e aiuti di base per 300.000 famiglie sfollate. Istruzione d’emergenza per 54.365 bambini; allestite 43 tende-scuola e costruite 8 scuole primarie. Formati 470 maestri su istruzione e assistenza psicosociale. Educazione sui pericoli delle mine per 300.000 persone; servizi di protezione per 18.560 bambini a rischio. Prevenzione su HIV/AIDS per 50.000 persone. Per il 2009 l’obiettivo dell’UNICEF è fornire assistenza a circa 3 milioni di somali. Necessari per gli interventi di emergenza 79,4 milioni di dollari: ricevuto finora appena il 17% delle risorse. I. QUADRO DELL’EMERGENZA Sviluppi dell’emergenza umanitaria Sono più di 117.000 le persone sfollate, oltre 200 i morti e 700 i feriti dell’ultimo mese di combattimenti a Mogadiscio, i più violenti degli ultimi anni. Le informazioni provenienti dalla capitale denunciano stupri, crimini di guerra e contro l’umanità commessi impunemente durante gli scontri tra forze governative e miliziani ribelli. Nella situazione attuale, migliaia di bambini sono in gravissimo pericolo: molti stanno rimanendo uccisi, feriti o mutilati nel fuoco incrociato; tutti sono a rischio di violenze, abusi e reclutamento forzato; nessuna casa, scuola o strada della capitale può considerarsi un luogo sicuro in cui possano trovare rifugio. Delle 117.000 persone rimaste sfollate dopo l’inizio degli scontri nella capitale, lo scorso 7 maggio, 32.000 si sono accampate lungo i 15 km di strada tra Afgoye e Mogadiscio, dove già 400.000 persone avevano trovato rifugio nel corso del 2008 e che, di fatto, costituisce il più grande ‘campo’ sfollati al mondo. La maggior parte degli sfollati dai recenti combattimenti è composta da donne poverissime, anziani, bambini e disabili, ridotti a vivere in tende di fortuna e accampamenti improvvisati, sovraffollati e privi di ogni servizio, in condizioni di vita letteralmente spaventose. 1
  • 2. Attacco alle sede e magazzino degli aiuti dell’UNICEF a Jowhar La conquista lo scorso 17 maggio di Jowhar, 90 km a nord di Mogadiscio, da parte dei miliziani di Al- Shabab, è stata seguita da razzie e dalla distruzione di scorte umanitarie, beni e attrezzature dell’UNICEF, la cui sede e magazzino per gli aiuti sono stati saccheggiati e risultano tuttora occupati da milizie armate. Nei saccheggi, migliaia di dosi di vaccino contro polio, morbillo e altre malattie infantili sono andati distrutti, e la stessa catena del freddo per la conservazione delle scorte vaccinali è stata seriamente danneggiata. Analogamente scorte nutrizionali e alimenti terapeutici per la prevenzione e cura della malnutrizione sono stati saccheggiati, pregiudicando gli interventi d’assistenza terapeutica a 50.000 bambini gravemente malnutriti e in pericolo di vita e quelli di recupero nutrizionale per altri 85.000 affetti da malnutrizione moderata. La distruzione di vaccini e medicinali, il saccheggio delle scorte nutrizionali e la devastazione e occupazione della sede e magazzino UNICEF a Jowhar - il principale centro logistico per gli interventi umanitari di tutta la Somalia centro-meridionale - mette a serio rischio la realizzazione della seconda tornata della campagna sanitaria diretta a fornire assistenza medica salvavita e nutrizionale ad oltre 1,2 milioni di bambini sotto i 5 anni e 840.000 donne in gravidanza o allattamento. Allo stato attuale, Jowhar è inaccessibile tutto il personale ONU; i 30 operatori della sede UNICEF sono stati dislocati presso il centro UNICEF per la Somalia nordoccidentale, ad Hargeisa, da dove cercherà di coordinare i programmi umanitari nella Somalia centromeridionale, dove tutti gli interventi dell’UNICEF e delle organizzazioni partner risultano a rischio. Quadro della crisi umanitaria Già prima dell’ultima escalation di violenze, il 2008 era risultato per la Somalia il più violento degli ultimi 18 anni di crisi del paese, nel quadro di un’emergenza complessa in cui guerra, disastri naturali e penuria alimentare si cumulano aggravando le condizioni di vita di una popolazione ridotta allo stremo. Come conseguenza diretta di tali fattori concomitanti, il 43% della popolazione - 3,2 milioni di persone, tra cui 650.000 bambini - necessitano disperatamente d’assistenza umanitaria - il 77% in più rispetto al gennaio 2008 ed il 300% in più rispetto agli inizi del 2007 – e 1,5 milioni versano in condizioni di grave penuria alimentare. Gli sfollati all’interno dei confini nazionali sono oltre 1,4 milioni; i tassi di malnutrizione infantile hanno ampiamente superato la soglia d’emergenza del 15%, con 135.000 bambini affetti da malnutrizione acuta, di cui 50.000 gravemente malnutriti ed in pericolo di vita. Gli effetti del conflitto Tra il 2008 e i primi 6 mesi del 2009 più di 1.000 civili sono stati uccisi negli scontri tra Corti islamiche da un lato e truppe etiopi e del Governo di Transizione dall’altro: tra le vittime si contano 350 bambini, uccisi o feriti nel fuoco incrociato, mentre diverse fonti denunciano il largo uso di bambini soldato in combattimento. Prima che iniziassero i furiosi combattimenti, a inizio maggio, la capitale Mogadiscio era già divenuta teatro di costanti stragi di civili innocenti: tra le più gravi, il 24 gennaio almeno 19 civili sono morti nell’esplosione di un’autobomba contro il palazzo presidenziale, con altri 11 civili uccisi nel bombardamento di ritorsione delle truppe etiopi e governative contro il mercato di Bakara, già teatro di un altro bombardamento indiscriminato, il 23 settembre precedente, che aveva provocato la morte di oltre 100 persone e il ferimento di altre 200. Negli ultimi 12 mesi, almeno 6 scuole sono state bombardate o saccheggiate, 34 occupate da gruppi armati. Alla conquista di Mogadiscio del gennaio 2007 da parte delle truppe etiopi e del Governo di Transizione, a scapito delle Corti islamiche, è seguita la reazione dei gruppi armati legati a queste ultime, con attacchi crescenti non solo verso le postazioni militari nemiche, ma anche, in modo indiscriminato, a danno della popolazione civile: nel 2007, migliaia i civili, tra cui almeno 400 bambini, hanno perso la vita nel fuoco incrociato delle fazioni rivali, con centinaia di migliaia di persone costrette ad abbandonare la capitale. Nel corso del 2008, l’escalation di violenze è stato costante, con la capitale ormai costantemente sottoposta a tiri d’artiglieria e violenti combattimenti. Dopo il picco di violenze tra settembre-dicembre 2008, con la fuga d’oltre 35.000 persone da Mogadiscio, e un apparente miglioramento della situazione agli inizi del 2009, con il ritorno di 75.000 sfollati a Mogadiscio dopo il ritiro delle truppe etiopi, la situazione ha denotato un nuovo e grave peggioramento a partire dal mese di maggio. Inoltre, violenti combattimenti si sono avuti tra dicembre 2008 e gennaio 2009 nella regione centrale di Galgaduud, con lo sfollamento d’oltre 50.000 persone, che insieme alla regione di Mudug è tra le più colpite dalla siccità che ha esacerbato lo stato d’insicurezza alimentare della popolazione. L’elezione di un nuovo Presidente, Sheikh Sharif Sheikh Ahmed, lo scorso 31 gennaio, e il ritiro delle truppe etiopi dalla Somalia, dopo oltre due anni di presenza nel paese, hanno aperto nel 2009 nuovi scenari politici ancora di difficile decifrazione. A meno di 6 mesi di distanza, la ripresa dei combattimenti e diversi rapporti che segnalano movimenti di truppe al confine con l’Etiopia, così come una rinnovata presenza di truppe etiopi sul territorio somalo, rendono però vana ogni speranza di stabilità nel paese, che ad oggi rimane per l’ONU e le Ong partner il più pericoloso al mondo in cui operare: nel 2008, 11 operatori del WFP sono stati brutalmente e deliberatamente uccisi mentre erano impegnati nella distribuzione degli aiuti alla popolazione; 2
  • 3. stessa sorte è toccata a 24 operatori di Ong partner dell’ONU, mentre altri 16 operatori umanitari sono stati rapiti e attendono ancora d’essere liberati. Siccità, alluvioni e penuria alimentare A completare il quadro dell’emergenza, le insufficienti precipitazioni durante la stagione ‘breve’ delle piogge (ottobre-dicembre 2008) hanno determinato un raccolto del 46% inferiore alla media degli ultimi 5 anni, con un deficit di cereali per l’anno in corso di almeno 120 tonnellate, a fronte di una crisi alimentare che nello stesso 2008 ha provocato un aumento del 400% dei prezzi alimentari, cresciuti del 700% dai primi del 2007: le ripercussioni più gravi si registrano nel Somaliland, dove oltre 75.000 persone urgono assistenza alimentare. Nel 2009, il ritardo dell’inizio della stagione delle piogge chiamata ‘Gu’ – che solitamente va da marzo a giugno – ha portato qualche sollievo nel Paese colpito dalla siccità, con l’eccezione però di Mogadiscio già martoriata dalla guerra, dove si sono verificate gravi alluvioni, peggiorando ulteriormente la condizione degli sfollati. Di contro, la mancanza ormai da oltre 18 anni di un governo centrale fa si che la maggioranza della popolazione non abbia accesso ai più elementari servizi pubblici di base, erogati in parte da un settore privato totalmente deregolamentato e che di fatto esclude le fasce più povere della popolazione. L’indagine nutrizionale condotta tra marzo e aprile 2009 nella Somalia centromeridionale ha rilevato un ulteriore deterioramento della malnutrizione, soprattutto tra le comunità agro-pastorali, dove i tassi di malnutrizione acuta hanno raggiunto i livelli critici del 21,2%, ben al disopra della soglia d’emergenza del 15%, con un tasso di malnutrizione grave del 8,1%. Altrettanto grave risulta il tasso di malnutrizione acuta nel Somaliland, dove si attesta al 20,8%, con la situazione alimentare appare in preoccupante deterioramento soprattutto tra gli sfollati, il cui reddito ad aprile 2009 è crollato del 15-20% rispetto allo scorso anno. L’UNICEF stima che in Somalia siano circa 90.000 i bambini gravemente malnutriti, e dunque in grave pericolo di vita. Ostacoli agli aiuti ed interventi umanitari Dopo il miglioramento della situazione ai inizi 2009 e il ritorno di 75.000 sfollati nella capitale, la situazione è nuovamente precipitata dal mese di maggio, con combattimenti feroci, attentati e autobombe ormai su base quotidiana, che rendono estremamente difficili le operazioni umanitarie. Insieme alle gravi condizioni di insicurezza, la chiusura delle frontiere e gli atti di pirateria lungo le coste – oltre 60 navi attaccate nel 2008 - continuano ad ostacolare gli interventi umanitari. La distribuzione degli aiuti e il monitoraggio degli interventi sono ostacolati dalla ricomparsa di fenomeni di banditismo, dei blocchi stradali – oltre 296 a dicembre 2008 - e dalla generale situazione di insicurezza diffusa. In aggiunta, la chiusura di porti, rotte aeree e terrestri risulta non prevedibile e di grande impedimento agli interventi umanitari, causando ritardi è facendo aumentare nettamente i costi di trasporto degli aiuti. I due magazzini di aiuti dell’UNICEF a Mogadiscio sono stati a lungo inaccessibili a causa dei combattimenti negli immediati dintorni, le condizioni della capitale compromettono tutti gli interventi, dal momento che dal porto di Mogadiscio passa l’80% degli aiuti, mentre le restrizioni burocratiche imposte dalle autorità locali non fanno che compromettere ulteriormente gli interventi umanitari. Per altro verso, la mancanza di condizioni di sicurezza minime ostacola in diverse aree la possibilità del personale UNICEF di raggiungere le popolazioni più vulnerabili, dal momento che il personale somalo corre gravi rischi nell’adempimento dei suoi compiti e quello internazionale con difficoltà ottiene i permessi per accedere alle aree più colpite dalla crisi. Ciò nonostante, a dicembre UNICEF e OMS hanno lanciato una vasta campagna di interventi integrati per la salute materna e infantile con l’obiettivo di raggiungere oltre 1,5 milioni di bambini somali, continuano a distribuire acqua e generi di primo soccorso alle popolazioni sfollate e fornire assistenza tramite i settori prioritari di intervento. Per rendere ciò possibile, e conseguire una maggiore capillarità ed efficacia degli interventi, l’UNICEF ha potenziato ed aumentato gli accordi di cooperazione con le Ong locali, e i numerosi rapporti di cooperazione avviati nel 2006 per rispondere all’emergenza causata dalla siccità si sono rivelati di diretto beneficio per la risposta umanitaria nelle aree di sfollamento o colpite dalla guerra. Con gli stessi obiettivi, l’UNICEF punta anche sulla formazione delle comunità locali, come, ad esempio, preparando le associazioni giovanili sul monitoraggio della qualità dell’acqua dei pozzi per limitare la diffusione delle epidemia di diarrea acuta. Il saccheggio e l’occupazione della sede e magazzino di Jowhar, a maggio 2009, non solo mettono ora rischio la seconda tornata della campagna sanitaria diretta a 1,2 milioni di bambini e 850.000 donne, ma complicano notevolmente le operazioni umanitarie in tutta la Somalia centromeridionale e rischiano di vanificare le strategie e i rapporti finora consolidati. La condizione dell’infanzia In Somalia i bambini sono esposti ad ogni forma di violenza diretta o indiretta: sono reclutati come bambini soldato e usati in combattimento; restano uccisi o feriti negli scontri a fuoco e nei bombardamenti, o mutilati da mine e ordigni inesplosi mentre si recano a scuola; sono sottoposti alle mutilazioni genitali, a punizioni corporali, ad arresti arbitrati, a stupri e lapidazioni, come è accaduto ad ottobre ad una bambina di 13 anni, che dopo essere stata violentata è stata accusata di adulterio e lapidata. 3
  • 4. Anche prima del precipitare della crisi, tra il 2007 e il 2008, la Somalia presentava tassi di mortalità infantile tra i più alti al mondo. Secondo i risultati dell’indagine campione per indicatori multipli effettuata nel 2006 (MICS), il tasso di mortalità neonatale è di 86 bambini morti entro il primo anno di vita su 1.000 nati vivi e il tasso di mortalità infantile 0-5 anni registra la morte di 1 bambino su 8 prima del 5° compleanno (135 decessi ogni 1.000 nati vivi). Anche il tasso di mortalità materna è tra i più alti al mondo, con la morte di 1.044 gestanti a causa della gravidanza o del parto ogni 100.000 bambini nati vivi: ciò è dovuto in larga parte alla mancanza d’accesso a servizi sanitari di base - oltre il 90% dei parti avviene tra le mura domestiche – ma anche in conseguenza di pratiche tradizionali nocive per la salute materna, come le mutilazioni genitali femminili, cui sono sottoposte più del 97% delle bambine tra i 4 e 12 anni. In Somalia, appena il 25% della popolazione ha accesso all’assistenza sanitaria di base e solo il 5% dei bambini con meno di 1 anno sono coperti dal ciclo completo delle vaccinazioni di routine - una vera bomba ad orologeria - così che malattie prevenibili o facilmente curabili restano le principali cause di mortalità tra i bambini e le donne somale, con malaria, infezioni respiratorie acute e malattie diarroiche responsabili di almeno la metà dei decessi infantili. La causa principale delle malattie gastrointestinali risiede nelle difficoltà d’accesso all’acqua potabile, alla mancanza di igiene domestica e nella conservazione del cibo: appena il 29% della popolazione ha accesso all’acqua potabile e il 37% ai servizi igienico-sanitari, con grandi disuguaglianze tra le aree urbane e quelle rurali. Ciò contribuisce, insieme alla penuria di cibo e agli effetti dello sfollamento di massa delle popolazioni, all’impennata dei tassi di malnutrizione, che dal 2007 hanno superato la soglia di emergenza del 15%: i bambini i malnutriti risultavano 85.000 nel 2007, 160.000 a gennaio 2008, 180.000 a settembre dello stesso anno per arrivare ai 200.000 del febbraio 2009, di cui 90.000 affetti da malnutrizione grave, e dunque in serio pericolo di vita se non riceveranno assistenza adeguata. Guerra, disastri naturali e sfollamento di massa hanno naturalmente ripercussioni anche sulla possibilità dei bambini di andare a scuola: appena il 37% dei bambini e solo il 25% delle bambine hanno accesso alla scuola. Nella sola area di Mogadiscio, le condizioni di insicurezza hanno provocato la chiusura di 144 scuole l’UNICEF stima che circa 50.000 scolari siano sfollati a causa dei violenti combattimenti. Tra le principali violazioni dei diritti dei bambini vi sono abusi e violenze diffuse, il reclutamento di bambini soldato e lo sfruttamento del lavoro minorile, le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni precoci e altre forme di discriminazione. II. L’AZIONE DELL’UNICEF L’UNICEF in Somalia L’UNICEF è l’organizzazione con la più larga presenza in Somalia, operativa con propri uffici nel paese fin dal 1972. Dopo la caduta del governo centrale, nel 1991, l’UNICEF ha continuato ha fornire aiuti e assistenza ai bambini somali, lavorando con le autorità locali dove esistano, con le comunità e Ong locali, le Ong internazionali e le altre agenzie delle Nazioni Unite. Il programma di interventi dell’UNICEF si articola per aree geografiche – nordoccidentale, nordorientale e centromeridionale – attraverso uffici di collegamento a Mogadiscio e Baidoa, dove opera personale somalo dell’UNICEF, ad Hargeisa (Somaliland), Bossaso (Puntland) e, fino al saccheggio e occupazione militare dello scorso maggio, Jowhar (area centromeridionale) dove opera personale sia nazionale che internazionale. A Nairobi, in Kenya, opera inoltre un Ufficio UNICEF di supporto alle operazioni in Somalia. Settori di intervento I programmi dell’UNICEF in Somalia si differenziano in base alle condizioni dell’area di intervento: diretti allo sviluppo nel nord-ovest del paese, mirati alla ricostruzione nell’est e all’assistenza d’emergenza nelle aree centromeridionali. L’UNICEF ha in Somalia un totale di 150 operatori: 65 nelle aree centromeridionali, 47 nel nordovest e 38 nel nordest. Altri 86 operatori sono dislocati nell’ufficio UNICEF di supporto alle operazioni in Somalia con base a Nairobi. In Somalia, l’UNICEF dispone di due centri logistici per lo stoccaggio e distribuzione di aiuti d’emergenza (Kismayo e Baidoa) e un centro per lo stoccaggio e invio dei vaccini che serve tutte le regione centro-meridionali del paese. Con la situazione in costante mutamento, l’UNICEF e le Ong partner sono impegnate ad adattare e rimodulare le strategie di risposta alla crisi umanitaria, operando attraverso 5 fondamentali programmi d’emergenza: sanità e nutrizione; acqua, servizi igienici ed educazione sanitaria; istruzione e protezione dell’infanzia. Obiettivi complessivi per il 2009 Nel 2009, l’UNICEF fornirà assistenza medica ad oltre 1,5 milioni di bambini ed 1 milione di donne somale attraverso la somministrazione di servizi integrati di salute materno-infantile, erogati mediante campagne sanitarie periodiche, estendendo invece l’assistenza medica di base ad un totale di 3 milioni di persone. Attraverso diverse tipologie di programmi nutrizionali, l’UNICEF fornirà assistenza terapeutica ad oltre 90.000 bambini affetti da malnutrizione acuta e provvederà alla distribuzione di alimenti terapeutici pronti per l’uso per 138.000 bambini delle aree che registrano i più alti tassi di malnutrizione. Oltre 1,2 milioni di 4
  • 5. persone saranno assistite mediante la distribuzione d’acqua potabile, l’accesso a servizi igienico-sanitari di base e prodotti per l’igiene; 214.000 bambini in condizioni d’emergenza riceveranno sostegno per l’istruzione e 300.000 donne e bambine in condizioni di particolare vulnerabilità beneficeranno di servizi di protezione. SANITA’ E NUTRIZIONE Campagne d’assistenza sanitaria integrata Da dicembre 2008 UNICEF e OMS ha lanciato una serie di campagne d’assistenza sanitaria denominate “Giornate della salute infantile” che prevedono la somministrazione di un pacchetto integrato di servizi per la prevenzione delle malattie dell’infanzia, di quelle veicolate da acqua contaminata, della malnutrizione infantile e del tetano neonatale nelle donne in gravidanza. Il pacchetto integrato di interventi prevede la vaccinazione contro morbillo, polio, difterite, pertosse e tetano; il monitoraggio dello stato nutrizionale dei bambini e la promozione dell’allattamento esclusivo al seno; la somministrazione di vitamina A, di farmaci contro i parassiti intestinali e di sali per la reidratazione orale per la cura della diarrea acuta; la distribuzione di compresse per la potabilizzazione dell’acqua, prodotti per l’igiene e zanzariere; la vaccinazione contro il tetano neonatale delle donne in età riproduttiva. L’obiettivo per il 2009 è raggiungere 1,5 milioni di bambini sotto i 5 anni e 1 milione di donne in età fertile: preceduta da una campagna di informazione comunitaria realizzata nelle moschee, attraverso altoparlanti, sms, spot radio e TV, le “Giornate della salute infantile” hanno preso il via a gennaio partendo dalle aree nordoccidentali del Somaliland, per proseguire poi in quelle nordorientali del Puntland e quindi nelle regioni centrali e meridionali del paese, tramite la mobilitazione di oltre 3.600 team mobili che hanno erogato i servizi integrati nei centri sanitari, nelle scuole, nelle moschee e, nelle aree remote, tramite ospedali da campo. Campagne di vaccinazione e assistenza sanitaria di base Per rendere possibili le campagne di vaccinazione, l’UNICEF provvede alla fornitura e funzionamento della catena del freddo, la rete di ambienti frigo per la conservazione e il trasporto dei vaccini fino alla loro somministrazione, oltre che alla fornitura di medicinali, vaccini, strumenti e attrezzature mediche a oltre 250 strutture di salute materno-infantile e 540 avamposti sanitari che hanno così potuto fornire assistenza di base a più di 3 milioni di persone. Nel 2008, notevoli sforzi sono stati profusi per allestire le nuove campagne di servizi integrati per la salute materno-infantile, le “Giornate della salute infantile” lanciate a fine anno con l’obiettivo di raggiungere il 90% dei bambini sotto i 5 anni e il 60% delle donne in età riproduttive con un pacchetto di interventi ad alto impatto. Nonostante le gravi condizioni di sicurezza, durante la prima delle “Giornate della salute infantile” un totale di 1.028.000 bambini sotto i 5 anni e 788.000 donne in età riproduttiva hanno ricevuto un pacchetto di servizi integrati comprendente vaccinazioni, vitamina A, farmaci antiparassitari, prevenzione della diarrea acuta, monitoraggio nutrizionale e assistenza medica di base. Nel Puntland, dove appena il 5% dei bambini sono vaccinati, la prima fase della campagna di salute infantile tenuta a maggio ha permesso la vaccinazione di 108.000 bambini e 59.000 donne, con la seconda che si terrà durante il mese di giugno. Vaccinazioni antipolio Nel corso del 2008, nonostante le difficoltà esistenti, l’UNICEF ha sostenuto in collaborazione con l’OMS la vaccinazione antipolio 1,65 milioni di bambini, oltre il 90% della popolazione infantile destinataria della campagna, tramite “Giornate nazionali di vaccinazione” condotte in tutta la Somalia: nel 2007 i bambini vaccinati contro la polio erano stati 1,6 milioni, il 93% dei destinatari delle campagne di vaccinazione, e 1,7 milioni quelli vaccinati nel 2006. Nessun nuovo caso di polio si è verificato dal marzo 2007, un successo di notevole importanza dopo le epidemie del 2005. Vaccinazioni contro il morbillo e tetano neonatale Sempre nell’ambito delle “Giornate nazionali di vaccinazione”, nel 2008 l’UNICEF ha somministrato vitamina A ad oltre 1,6 milioni di bambini e antiparassitari a circa 1 milione, sostenendo inoltre la vaccinazione contro il morbillo di 142.654 bambini sfollati accampati nel corridoio da Afgoye e Mogadiscio, raggiungendo il 90% dei bambini destinatari della campagna. La precedente campagna contro il morbillo condotta nel 2007 aveva consentito la vaccinazione di 450.000 bambini contro il morbillo, contribuendo ad una riduzione dei casi da 3.836 nella prima metà del 2006 a 564 nello stesso periodo del 2007. Infine, un totale di 21.399 bambini e altrettante donne sono stati vaccinati contro tetano neonatale e le principali malattie dell’infanzia nel quadro del ‘Programma esteso di vaccinazione’ (EPI). Prevenzione e cura della malaria Nel corso del 2008, 387.000 zanzariere trattate con insetticidi a durata prolungata - in gran parte finanziate dal Fondo Globale di lotta all’HIV/AIDS, Tubercolosi e Malaria - sono state distribuite dall’UNICEF a famiglie con donne in gravidanza e bambini sotto i 5 anni, cui si aggiunge la distribuzione di altre 97.412 zanzariere a gennaio 2009. Nel 2007 l’UNICEF ha fornito oltre 148.000 zanzariere trattate per la prevenzione della 5
  • 6. malaria e 90 cliniche per la salute materna e infantile sono state rifornite di farmaci antimalarici a base di artemisina e di test per la diagnosi rapida della malattia. Cura della malnutrizione e programmi nutrizionali Nei primi 5 mesi del 2009 l’UNICEF ha raggiunto in tutta la Somalia oltre 126.000 bambini con interventi d’emergenza contro la malnutrizione, distribuendo alimenti terapeutici e in particolare Plunpy’doz, una nuova composizione di recente introduzione a base di latte in polvere, zucchero, crema d’arachidi, oli, minerali e vitamine, che come il più noto Plunpy’nut è un prodotto nutrizionale pronto per l’uso che non né preparazione né diluizione, eliminando così i rischi di contaminazione da acqua infetta. Nonostante i rischi esistenti sul campo, l’UNICEF e le organizzazioni partner continuano a fornire assistenza nutrizionale d’emergenza e hanno concluso con successo la seconda fase di distribuzione di Plunpy’doz, su 4 fasi previste, nella regione di Hiran, dove il 68% della popolazione vive in condizioni di emergenza, tra gli sfollati di Mogadiscio e di Afgoye, a Balad, Jowhar, Adale e Wanleweyne. La tersa fase ha avuto inizio per ora in alcune aree della regione di Hiran, mentre il saccheggio del magazzino degli aiuti UNICEF di Jowhar potrebbe pregiudicare il completamento della campagna nutrizionale nella Somalia centromeridionale. L’UNICEF sostiene attualmente 175 centri d’alimentazione terapeutica per la cura della malnutrizione grave e 100 per la cura della malnutrizione moderata. Nel 2008 l’UNICEF ha sostenuto un totale di 280 programmi d’alimentazione terapeutica e di supporto nutrizionale, contro i 137 dell’inizio dell’anno, i 128 del 2007 e i 75 del 2006, con un espansione continua degli interventi di prevenzione e lotta alla malnutrizione. Nel corso del 2008, i programmi nutrizionali sostenuti dall’UNICEF hanno permesso di fornire cure contro la malnutrizione, ogni mese, a 30.000 bambini affetti da malnutrizione moderata e 5.200 da malnutrizione grave. In qualità di agenzia leader per la risposta in ambito nutrizionale, l’UNCEF sostiene diverse Ong partner fornendo formazione, scorte terapeutiche e strumenti allo scopo di accrescere la capillarità degli interventi di cura della malnutrizione. Per prevenire l’aumento di casi di malnutrizione grave, durante il 2008 l’UNICEF ha distribuito alimenti pronti per l’uso a circa 55.000 bambini sfollati negli accampamenti tra Afoye e Mogadiscio e ad altri 7.000 bambini sfollati nei campi di Bossaso: a fine gennaio 2009 quasi tutti gli 80.000 bambini destinatari d’assistenza nutrizionale hanno ricevuto alimenti terapeutici d’emergenza pronti per il consumo, tra cui Plunpy’nut e Plunpy’doz. Ad agosto 2008, l’UNICEF ha distribuito nel nord-est del paese un totale di 10 kg di UNIMIX a testa per il 78% dei 7.433 bambini di 22 campi sfollati. Nel 2009 l’UNICEF fornirà alimenti terapeutici pronti per l’uso ad oltre 90.000 bambini malnutriti – pari al 60% dei bambini sotto i 5 anni colpiti da malnutrizione grave e al 40% dei bambini sotto i cinque anni affetti da malnutrizione moderata – e ad altri 138.000 bambini sotto i cinque anni delle aree dove sono più alti i tassi di malnutrizione. ACQUA, SERVIZI IGIENICI ED EDUCAZIONE SANITARIA Assistenza e distribuzione d’acqua potabile per le popolazioni sfollate o colpite dalla siccità Allo stato attuale, l’UNICEF sta fornendo in tutto il paese acqua potabile mediante programmi d’emergenza ad un totale di circa 800.000 persone tra sfollati e popolazioni colpite dalla siccità. Nella Somalia centromeridionale, l’UNICEF sta fornendo acqua potabile ad oltre 290.000 persone tra sfollati, comunità rurali e rivierasche attraverso la distribuzione d’acqua potabile con autobotti, di prodotti per la potabilizzazione dell’acqua, la clorazione dei pozzi e il mantenimento degli impianti. Inoltre, l’UNICEF continua a fornire quotidianamente acqua potabile ad oltre 250.000 persone sfollate accampate tra Afgoye e Mogadiscio, mediante autobotti - distribuendo più di 2 milioni d’acqua potabile al giorno – e il mantenimento delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie installate, tra cui 18 cisterne per la raccolta e distribuzione delle scorte idriche e oltre 400 latrine. Per rispondere al costante flusso di sfollati, l’UNICEF estenderà la distribuzione d’acqua mediante autobotti per ulteriori 18.000 persone, mentre le 117.000 persone rimaste sfollate dallo scorso maggio stanno utilizzando le fonti idriche già allestite lungo il corridoio Afgoye- Mogadiscio. Nel Somaliland, tra aprile e maggio l’UNICEF ha distribuito acqua potabile a 8.000 famiglie di 3 regioni duramente colpite dalla siccità e sta attualmente cooperando con le autorità locali per individua le infrastrutture idriche che necessitano d’esser riparate per garantire nel lungo periodo un accesso sostenibile all’acqua potabile. Nel Puntland, l’UNICEF sta distribuendo acqua potabile con autobotti in 28 villaggi duramente colpiti dalla siccità, a benefico d’oltre 10.000 persone, mentre altre 79.000 persone appartenenti a comunità locali e nomadi hanno guadagnato accesso all’acqua potabile grazie alla rimessa in funzione di diversi pozzi e alla distribuzione idrica con autobotti. A inizio 2009, l’UNICEF aveva installato un impianto idrico di cui beneficiano circa 5.000 persone, incluse popolazioni sfollate dalla guerra. L’UNICEF sta inoltre proseguendo gli interventi per la promozione delle condizioni igienico-sanitarie e lo smaltimento di rifiuti in 23 campi sfollati, di cui hanno finora beneficiato 36.000 persone; le attività di clorazione di pozzi e fonti idriche, a 6
  • 7. beneficio di altre 40.000 persone, e la distribuzione di sostanze per la potabilizzazione dell’acqua per ulteriori 10.000 persone, come misura di prevenzione di epidemie di diarrea acuta Prima della ripresa dei combattimenti nella capitale, a maggio 2009, le attività di clorazione dei pozzi avevano esteso l’accesso all’acqua potabile a 75.000 abitanti di Mogadiscio e 111.000 delle regioni di Bakol - anche grazie alla fornitura di 22 pompe idrauliche - di Middle Shabelle e Hiran, mentre 120.000 compresse per la potabilizzazione dell’acqua e 5.000 barre di sapone sono state distribuite nei campi sfollati di Bossaso. Per rispondere alle esigenze della popolazione di Mogadiscio colpita dai combattimenti, l’UNICEF sta distribuendo nella zona orientale e settentrionale della capitale generi di primo conforto sufficienti ad oltre 50.000 persone, tra cui coperte, taniche per l’acqua, sapone, teli impermeabili per allestire ripari di emergenza, zanzariere contro la malaria. Nel 2008, oltre 300.000 famiglie sfollate vittime delle alluvioni o della guerra hanno ricevuto materiali per allestire ripari di emergenza, kit familiari di aiuti di base e generi non alimentari di prima necessità: ogni kit d’aiuti contiene 3 coperte, due taniche per la raccolta dell’acqua, un telone impermeabile, un fornello da campo ed utensili per cucinare, una zanzariera contro la malaria e 5 barre di sapone. A settembre 2008 l’UNICEF ha distribuito 300 kit familiari stoccandone altri 1.500 in località per essere distribuiti non appena necessario. Nel complesso, nel 2008 l’UNICEF esteso l’accesso ad acqua e servizi igienico-sanitari ad oltre 508.000 persone della Somalia centro–meridionale, tra cui 250.000 sfollati; un totale di 140.000 persone hanno beneficiato delle attività di clorazione dei pozzi e di educazione sanitaria per la prevenzione della diarrea acuta. Interventi programmati Nel 2009, l’UNICEF fornirà acqua potabile ed accesso a servizi igienici di base ad oltre 1,2 milioni di persone in tutto il paese, attraverso la costruzione, clorazione e risanamento di fonti idriche; la distribuzione di scorte idriche e di attrezzature per la raccolta, conservazione e distribuzione dell’acqua, la formazione di team locali per la gestione delle risorse idriche e la promozione, con interventi di carattere sanitario, nutrizionale ed educativo, di pratiche igienico-sanitarie migliorate a livello di famiglie e di scuole. L’UNICEF sta inoltre contribuendo alla costruzione di servizi igienici di emergenza, allo svolgimento di campagne di educazione sanitaria nei campi sfollati e la diffusione di analoghi messaggi via radio, alla formazione di nuove Ong partner per un maggiore capillarità degli interventi. ISTRUZIONE Istruzione d’emergenza per i bambini sfollati dalla guerra L’UNICEF sta operando con le Ong partner, i leader dei campi sfollati e le autorità scolastiche per l’attivazione di attività per l’istruzione di base nelle aree che accolgono i bambini sfollati: ciò avviene attraverso l’allestimento di tende-scuola e la fornitura di materiali didattici, oltre che mediante la mobilitazione dei maestri nei campi sfollati affinché offrano il loro contributo e la sensibilizzazione degli anziani delle comunità locali, affinché si mobilitino e sostengano l’invio dei bambini a scuola. In tale frangente, 37.900 bambini di 218 scuole hanno potuto proseguire le lezioni grazie ai sussidi forniti a 813 dei loro maestri; 8.545 bambini e ragazzi di altre 47 scuole e 19 centri d’istruzione informale, mentre in collaborazione con l’UNOPS l’UNICEF ha costruito o ristrutturato 8 scuole primarie, 6 delle quali dotate di servizi igienici e sistemi di raccolta dell’acqua, e 6 centri di salute materno-infantile adiacenti, a beneficio di 5.120 bambini. In 16 campi sfollati di Bosasso le attività di sensibilizzazione degli anziani delle comunità hanno contribuito all’iscrizione di 2.800 bambini alle scuole allestite nei campi. Nel 2008 l’UNICEF ha allestito 43 tende scuola, ha fornito materiali scolastici e provveduto alla formazione degli insegnanti a beneficio di 19.500 bambini sfollati. Nelle aree di guerra o colpite dalla siccità, l’UNICEF ha distribuito kit scolastici a beneficio di 35.254 bambini. A causa della mancanza di fondi adeguati, l’UNICEF non ha potuto estendere ulteriormente gli interventi per l’istruzione. Formazione degli insegnanti Nel 2008 L’UNICEF ha sostenuto la formazione del personale insegnante di 30 scuole aperte in campi sfollati, in particolare sull’istruzione di base e l’assistenza psicosociale, promuovendo la formazione di 200 comitati comunitari per l’istruzione; ha formato 370 maestri sull’istruzione in condizioni d’emergenza e ha raggiunto con campagne di sensibilizzazione contro le punizioni corporali altri 100 maestri di 24 scuole coraniche e ordinarie: come primo effetto, 7 scuole coraniche e 18 ordinarie hanno dichiarato l’abbandono delle punizioni corporali. Interventi programmati nel 2009 Nel 2009, l’UNICEF riabiliterà circa 20 scuole danneggiate e costruirà 200 spazi di apprendimento tradizionale a beneficio di circa 214.000 bambini, e soprattutto bambine, sfollati e colpiti dalla guerra; di 3.000 insegnanti e di 500 comitati educativi a base comunitaria. L’UNICEF installerà, inoltre, impianti idrici e igienico-sanitari, fornirà materiali didattici e ricreativi di base e formerà gli insegnanti, con particolare attenzione all’assistenza e al sostegno psicosociale. 7
  • 8. PROTEZIONE DELL’INFANZIA Protezione dei bambini a rischio e campagne di informazione e sensibilizzazione Nonostante gli scontri a Jowhar, l’UNICEF ha sostenuto la formazione di 24 organizzazioni che si occupano di protezione dell’infanzia sull’educazione sui pericoli delle mine, di cui beneficiano circa 300.000 persone, il 75% delle quali sono bambini. L’UNICEF ha inoltre sostenuto la formazione delle comunità di 9 campi sfollati del corridoio Afgoye-Mogadiscio su questioni come l’assistenza ai bambini separati dai genitori, la prevenzione degli abusi e sui pericoli di mine e ordigni inesplosi, a beneficio di un totale di 1.400 persone. Tra i primi risultati di tali attività, 37 vittime di guerra – inclusi bambini separati dai genitori, feriti negli scontri a Mogadiscio o vittime di abusi sessuali – hanno ricevuto assistenza nei campi sfollati e sono stati quindi indirizzati verso diversi ospedali. Nel 2008, l’UNICEF ha portato avanti attività di protezione dell’infanzia facendo leva sulla collaborazione e coinvolgimento delle comunità locali: in tal modo, un totale di 18.560 bambini, tra cui 7.420 bambine, hanno ricevuto assistenza psicosociale e accesso a spazi protetti per l’infanzia. Le attività di protezione dell’infanzia continuano a coinvolgere e mobilitare oltre 140 comunità locali – circa 420.000 persone – tra cui 100 campi sfollati, con interventi e sensibilizzazione sui diritti dei bambini, l’educazione sui rischi di mine e ordigni inesplosi, la protezione da violenze e abusi, la prevenzione dell’HIV/AIDS. Attraverso lo stoccaggio e la distribuzione di aiuti di emergenza in aree a rischio, l’UNICEF nel 2008 ha sostenuto 52 comunità esposte a violenze o disastri naturali, inclusi 15 campi sfollati, a beneficio di 156.000 persone. Nel corso del 2008, l’UNICEF ha portato avanti le attività di prevenzione dell’HIV/AIDS in 8 regioni centromeridionali del paese, raggiungendo 1.750 donne e ragazze tramite scambio diretto di informazioni: gli interventi sono stati diretti alle donne e ragazze che lavorano come venditrici di Tè e di Khat (uno stupefacente molto diffuso in Somalia), alle donne e ragazze sfollate, alle adolescenti e alle famiglie con a capo una donna. Altre 50.000 persone hanno beneficiato di informazioni su HIV/AIDS tramite campagne via radio. Nel 2007, oltre 28.000 tra donne e ragazze hanno beneficiato di informazioni e servizi di prevenzione e per la diagnosi e, nel complesso, 200 comunità sono state coinvolte in campagne di sensibilizzazione e prevenzione dell’HIV/AIDS, coinvolgendo 750 tra leder religiosi e comunitari e promuovendo la formazione di comitati locali incaricati di diffondere tali informazioni nelle comunità; 500 tra maestri e operatori sanitari sono stati formati sulla protezione dei bambini a rischio e l’assistenza psicosociale. Nel 2007, l’UNICEF ha contribuito al ricongiungimento familiare di 228 bambini rimasti separati dai genitori, sostiene misure alternative di protezione per altri 315 bambini mentre si procede alla ricerca delle famiglie e ha destinato altri 300 bambini a rischio verso ospedali regionali, centri di recupero a servizi di sostegno psicosociale, fornendo a tal fine assistenza, formazione, aiuti e risorse alle Ong partner impegnate nel settore della protezione dei bambini a rischio. Centinaia di bambini hanno beneficiato di assistenza psicosociale. Interventi programmati nel 2009 L’UNICEF mobiliterà leader comunitari, religiosi e politici per richiedere una maggiore protezione dei bambini contro le violazioni dei loro diritti di base, nonché per una maggiore partecipazione agli interventi di prevenzione, trattamento e un’assistenza contro l’HIV/AIDS. L’UNICEF fornirà inoltre sostegno psicosociale a 300.000 bambine vulnerabili e donne particolarmente a rischio. L’UNICEF opererà in modo che 90.000 sfollati, circa 15.000 famiglie, abbiano maggiore accesso a ripari d’emergenza e a mezzi di sussistenza adeguati. III. FONDI NECESSARI Fondi necessari per il 2009 L’appello di raccolta fondi di 79,4 milioni di dollari lanciato dall’UNICEF per il 2009 riflette il costante peggioramento della situazione e la conseguente necessità di estendere progressivamente i programmi umanitari nei settori di intervento descritti. Finora, ormai a metà del 2009, è stato ricevuto solo il 17% delle risorse necessarie. Di seguito, il dettaglio delle risorse necessarie per settore di intervento. Settore di intervento Fondi necessari (dollari USA) Sanità e nutrizione 38.950.183 Acqua e servizi igienici 17.153.000 Istruzione 13.388.500 Protezione dell’infanzia 8.935.200 Ripari d’emergenza e generi non alimentari di primo soccorso 1.033.000 Totale 79.459.883 8