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Turbolenze comunicative
Presentazione XII Rapporto Unimonitor.com 1 (a.a. 2008-09)
Chance, prospettive, aspirazione dei dottori triennali della
Sapienza”
di Rossella Basile, Laura Bocci 2
Quali sono le chance occupazionali in un tempo segnato da turbolenze dentro e fuori il mondo
della comunicazione? Questo l’interrogativo chiave e il filo conduttore del monitoraggio realizzato
tra maggio e giugno 2009 da Unimonitor.com, l’Osservatorio su formazione e lavoro nel campo
della Comunicazione istituito dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione nel 1997.
La fotografia restituita dal XII Rapporto è stata scattata su 80 dottori triennali che hanno concluso
gli studi del triennio di base nel 2005 e nel 2006, i quali erano stati già contattati a un anno dalla
laurea. A distanza di 3 e 4 anni dal conseguimento del titolo, l’obiettivo della ricerca è stato
indagare in profondità i percorsi professionali intrapresi, allo scopo di comprenderne
dettagliatamente chance, prospettive e aspirazioni per il futuro 3 . L’indagine è stata realizzata
attraverso una intervista telefonica, utilizzando una traccia strutturata a risposta libera in modo da
consentire agli intervistati di potersi esprimere liberamente su aspetti specifici della vita lavorativa
e del percorso universitario. L’analisi ha puntato a far emergere il ruolo ricoperto, il tipo di attività
in cui sono impegnati nella routine quotidiana, il grado di soddisfazione e le reali possibilità di
carriera per coloro che attualmente lavorano, le difficoltà riscontrate nella ricerca del lavoro e
l’atteggiamento maturato nei confronti del rispettivo percorso di studi universitari sia per coloro
che attualmente sono occupati sia per quanti non lo sono.
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Direzione scientifica dell’Osservatorio di Facoltà su formazione e lavoro nel campo della comunicazione: Mario
Morcellini, Barbara Mazza
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Gli autori sono elencati in ordine alfabetico.
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Le interviste sono state condotte da 29 studenti frequentanti il corso di Analisi dei Dati della prof.ssa Laura
Bocci.
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2. L’universo di riferimento per l’indagine, costituito da 190 unità, consisteva nell’insieme di laureati
triennali della Facoltà che già avevano partecipato all’indagine AlmaLaurea sulla condizione
occupazionale ad un anno dalla laurea e nella quale avevano dichiarato di lavorare o comunque di
aver avuto esperienze di lavoro. Sono stati esclusi, dunque, tutti coloro che, al momento
dell’indagine AlmaLaurea, non lavoravano o non erano in cerca di un’occupazione.
In definitiva dei 190 laureati oggetto dell’indagine ne sono stati intervistati 80, raggiungendo un
tasso di copertura pari al 42%.
Il quadro restituisce un ritratto a chiaro scuri, dove a differenza di quanto rilevato in precedenza, i
laureati in Comunicazione si fanno testimoni e interpreti di un cambiamento avvenuto più nel clima
di opinione che nella realtà dei fatti. Dal punto di vista delle esperienze di lavoro, la situazione è
del tutto stazionaria. Rispetto alla rilevazione AlmaLaurea, a distanza di tre/quattro anni dalla
laurea la quota di lavoratori è salita dal 65% al 71%. Nessun picco verso il basso, dunque,
lascerebbe presagire quell’inesorabile destino da “disoccupato” che tanto predomina nella retorica
del dibattito pubblico, in generale, e giornalistico, in particolare.
Gli ambiti in cui trovano occupazione sono trasversali ai media e alla comunicazione di impresa, e
anche le strutture che li hanno accolti sono sia private (59%) sia pubbliche (39%), con una
presenza anche all’interno del mondo delle organizzazioni non profit (2%).
Il lavoro attuale è svolto nel 68% dei casi da meno di 2 anni e solo per il 21% si tratta di
un’occupazione di lungo periodo (oltre 36 mesi). Occorre, inoltre, rimarcare come tra i 41 laureati
che dalla prima indagine AlmaLaurea ad oggi continuano a lavorare, 23 hanno cambiato impiego,
per lo più migliorando la loro situazione e dunque il livello di soddisfazione espresso.
La tipologia contrattuale prevalente fa riferimento a forme di contratto atipico (37%), a cui segue
una quota di intervistati inquadrati a tempo indeterminato (26%) e una a tempo determinato
(21%).
Ma di cosa si occupano i laureati in Comunicazione nelle strutture in cui trovano impiego? E
soprattutto che tipo di posizione ricoprono? Si tratta di un ruolo attinente alla comunicazione nel
43% dei casi, affine (che implica notevoli competenze di tipo comunicativo, benché non siano
attività specificatamente attinenti alla comunicazione) nel 18% dei casi e non concernente in circa i
due quarti dei casi (39%). Nonostante la maggior parte degli intervistati abbia un’occupazione
coerente con il proprio percorso di studi, la quota di quanti svolgono un lavoro non concernente la
comunicazione è indice delle difficoltà incontrate dagli intervistati a “spendersi” in una professione
in linea con il proprio profilo.
Il livello di soddisfazione dichiarato è un indicatore importante di una situazione in cui appare
evidente come la realtà subisca distorsioni percettive. Due dottori su tre si dichiarano soddisfatti,
sebbene solo il 22% consideri il lavoro attualmente svolto come lo sbocco definitivo.
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3. Graf.2 – Sei soddisfatto del lavoro svolto?
No 34%
Si
66%
Fonte: Unimonitor.com, 2009
Ed è proprio la coerenza fra lavoro e interessi la ragione principale di un lavoro che appaga, prima
ancora della carriera, del guadagno o della condizione contrattuale. Quest’ultima in particolare non
appare discriminante, a differenza di quanto avviene per l’ambito occupazionale. Infatti, il 67% di
quanti hanno un contratto a tempo indeterminato si dichiarano insoddisfatti del proprio lavoro,
soprattutto perché non concernente alla comunicazione. Al contrario, si ritengono contenti il 73%
di coloro che hanno un contratto a tempo determinato e ben il 76% di quanti hanno un contratto
atipico, molto più diffusi nei settori più specifici e coerenti con il tipo di studi svolto.
Alla luce di questo primo scenario taluni luoghi comuni si infrangono inesorabilmente, ma al
contempo lasciano emergere alcune trasformazioni nel quadro di insieme. Se le indagini precedenti
hanno restituito l’immagine di un giovane comunicatore che, alla prova con il mercato, non
sembrava evidenziare particolari difficoltà di ingresso, oggi a fronte di un tasso occupazionale
stabile mutano le ragioni, gli impedimenti, gli ostacoli riscontrati dal campione intervistato. Ad
emergere, accanto a difficoltà legate alla situazione economica contingente, è un latente
pregiudizio nei confronti di un titolo di laurea in Comunicazione. E’ un dato del tutto in
controtendenza rispetto al passato che denota un assoluto cambio di opinione e pone interrogativi
alla Facoltà e alla sua politica formativa.
A tal fine, un’intera sezione della traccia di intervista è stata dedicata all’approfondimento del
rapporto tra formazione e lavoro, da cui scaturisce la “radiografia” che i laureati fanno del proprio
percorso di studi. Nello specifico, è stato loro chiesto di evidenziare pregi e limiti dell’offerta in
Comunicazione, nonché di evidenziare gli aspetti che avrebbero modificato e gli ingranaggi su cui
intervenire per rendere più efficiente ed efficace il sistema.
Attraverso un’analisi esplorativa del materiale testuale è stato possibile rintracciare l’atteggiamento
maturato nei confronti del percorso triennale e una valutazione dello stesso. Ad emergere è la
percezione di una formazione “fumosa”, dove la multidisciplinarietà è stata riconosciuta come vizio
e virtù, criticità e valore aggiunto. Ma è soprattutto la preponderanza dell’approfondimento teorico
su quello pratico ad essere individuato come principale limite, tanto che le proposte avanzate per
diramare la nebbia di una formazione che è “tutto e niente” puntano su un approccio
maggiormente applicativo, attraverso il potenziamento di laboratori, stage e tirocini (Cfr. Tab. 1).
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4. Tab.1 – Contesti d’uso delle forme lessicali
I pregi sono una visione globale del mondo dell informazione….
Tra i pregi non ho dubbi che una forte formazione interdisciplinare….
forse l'eccessivo approccio teorico ...sarà una banalità ma è
Difetti
così…
la mancanza di un reale cordone che leghi l’università al mondo
Difetti
del lavoro…
appunto l’approccio…meno teoria perchè se n'è fatta anche
Cambierei
troppa….
Cambierei gli stage come sono strutturati…..
l’aspetto laboratoriale che non esiste quello che c’è non è
Cambierei
sufficiente….
Fonte: Unimonitor.com, 2009
Integrare teoria e pratica è il percorso chiave indicato dai laureati, ristabilire l’equilibrio tra le due
facce della stessa medaglia è la sfida che attende la Facoltà nel prossimo futuro.
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