1. Enrica Salvatori - UNIPI
Quando la digital history
diventa anche public?
Master in PH - UNIMORE
23 marzo 2018
2. Autocitazioni (per quel che valgono)
«lo storico digitale è una figura effimera: nella misura in
cui il mondo digitale penetra in maniera crescente nel
nostro quotidiano e quindi anche nella pratica del
mestiere di storico, quest'ultimo non può evitare di
diventare anche “storico digitale”, pena il mancato
aggiornamento sull'evoluzione della sua stessa
disciplina»
Vero? Si / No
3. Digital History
❖ Settore di ricerca che applica agli studi storici metodologie,
strumenti, tecniche informatiche, spesso finalizzate a un
trattamento automatico o semiautomatico dei dati, a una loro
visualizzazione che consenta o favorisca analisi di tipo
quantitativo; tratta dell’uso, dello studio e dell’elaborazione di
strumenti digitali applicati alla ricerca storica, dall’analisi delle
fonti alla diffusione dei risultati.
❖ Campo di azione vasto: trattamento/edizione digitale delle
fonti ; creazione di database o geo-database, analisi automatica
dei testi; elaborazione di timeline; racconto storico multimediale;
gestione di risorse digitali, restauro digitale; ecc.
5. Basta fare storia sul
web per fare DH?
No… quando?
Spesso la storia sul web è più orientata al pubblico
che alla ricerca quindi molto più PH che DH
Si… quando?
quando consente o favorisce analisi
metodologicamente valida, confronto, raccolta
contestualizzata ecc.
Non dobbiamo rispondere per creare steccati
disciplinari ma per darci strumenti di
valutazione dei prodotti
6. Insiemi e definizioni
Se per Digital History si intende la forte commistione
tra Storia e Informatica e per PH l’ambito di attività che
punta a un coinvolgimento metodologicamente corretto
del pubblico nella scrittura della storia—> per DPH
dobbiamo intendere quel settore di studi e ricerche che
fa una storia digitale che
guarda al pubblico a diversi
livelli di coinvolgimento
E ora siamo contenti? NO!
7. Digital History
L’analisi delle reti
come strumento a
supporto della
ricerca storica. Da
Ceprano a
Benevento (1266) -
Alessandro De
Troia1, Vito Ricci
(AIUCD 2018)
8. Public History
History Camp 2.0, campo di studio e
approfondimento sulla storia del ‘900 e sulla
cittadinanza responsabile. Coinvolti public
historians freelance, associazioni per la PH,
istituzioni come l’ISTORECO e l’Istituto Storico
di Modena.
9. Estremi
❖ reti di relazione: modi di visualizzare dati che consente
di evidenziare l’insieme di relazioni esistenti nel tempo
tra persone, enti, luoghi. Per crearle sono necessarie
l’estrazione automatica o semiautomatica di dati
ritenuti importanti e la loro visualizzazione con nodi e
linee (software non amichevoli)
❖ —> NON PH
10. HistoryCamp 2.0
❖ impossibilità di poter fruire a posteriori dell’esperienza didattica del
campo (non c’è web-memoria). Gli organizzatori dell’evento non hanno
creato una pagina web dedicata, quindi non è possibile ricostruire i
momenti salienti dell’evento, se non in alcuni siti dei promotori.
❖ L’esperienza è stata pubblicizzata e in minima parte “raccontata” su
Facebook
❖ raccolta dei progetti dei laboratori sul sito del museo, 3 ma non facilmente
individuabile; le immagini incorporate sul web non permettono la
lettura dei testi; si può scaricare il file pdf, ma si tratta di una carrellata di
immagini prive di una vera e propria introduzione e contestualizzazione
❖ —> NON DH
11. Si devono toccare?
❖ Reti di relazione: potente strumento non solo di analisi ma di
visualizzazione. Visualizzazione per chi?
❖ a. tra pari —> problemi di sostenibilità
❖ b. pubblico —> problemi di capacità comunicativa
❖ campo di studio: inesistenza della dimensione digitale.
Organizzazione per chi?
❖ a. amministrazioni, pubblico temporaneo —> problemi di
sostenibilità
❖ b. pubblico generico —> cambiamento nella comunicazione
12. ❖ un progetto di PH deve consentire accesso alle fonti in
edizione critica, contestualizzazione delle stesse con
metadati, confronto delle posizioni, verificabilità dei
dati —> in quale spazio oggi se non uno spazio web?
❖ un progetto di PH che rimane fuori dal web ha un
raggio d’azione limitato nello spazio e nel tempo (per
quanto buono sia)
13. tornando sulla Digital History
Nella Digital History l’aggettivo digital ha quasi sempre una valenza
multipla:
❖ lo “strumento” informatico utilizzato per una o più finalità di analisi;
❖ il mondo digitale come luogo di pubblicazione e condivisione della
risorse
❖ il mondo digitale come luogo di raccolta e creazione stessa di risorse
utili al discorso storico.
Un progetto di storia digitale ha oggi la sua naturale sede di
pubblicazione - se non addirittura nascita e realizzazione - sul Web e
questo fatto da solo gli conferisce una forte connotazione
“pubblica”.
14. Autocitazioni (per quel che valgono)
«Lo storico digitale condivide con gli storici “tradizionali” il
rigore e i metodi di analisi, che però contestualizza nel mondo
digitale, al fine di proporre nuovi metodi e nuovi strumenti di
analisi … ma soprattutto opera per una democratizzazione
della storia attraverso le nuove tecnologie, nella creazione di
una storia condivisa, vissuta, letta e creata da chi fino a ieri
pensava solamente di poterla o subire o leggere. Egli, di fatto,
assume con estrema facilità una dimensione “pubblica”, nel
senso che tende a diventare un digital public historian» .
Vero? Si / No
15. Il lato oscuro della forza
❖ si è ricreata (si sta ricreando) una iper-specializzazione
delle Digital Humanities
❖ il dialogo tra pari aiuta la ricerca ma sovente conduce a
chiudere i recinti linguistici (corsi e ricorsi?)
❖ la Digital History che si trova spesso sul web:
❖ o è indirizzata al pubblico e non serve alla ricerca
❖ o è indirizzata alla ricerca e non serve (o serve poco) al
pubblico
16. Digital Public Historian
la storia tutto e tutti pervade e il web pure. Ci sono quindi
alcune potenti spinte da tenere in considerazione:
❖ le Digital Humanities sono naturalmente interdisciplinari e
sono “comunità di pratica”: la commistione dei linguaggi e
l’apertura degli steccati è inevitabile
❖ un progetto di Digital History come uno di PH hanno bisogno
di essere SOSTENIBILI e questo oggi significa agire molto
intelligentemente e seriamente su contenuti e comunicazione
❖ Il Digital è il dominio dell’Open: open source, open
resources, open doors. Anything that attempts to close this space
should be recognized for what it is: the enemy (DHManifesto 2.0)
17. Digital Public Historian
❖ la storia è (o deve essere) patrimonio condiviso e il
pubblico ne ha una consapevolezza crescente —> la
cerca e la vuole a disposizione sul web, vuole e può
farne parte
❖ la storia è sempre anche stata un patrimonio di cui
abusare e l’abuso è ancora più grave e pericoloso oggi
(Facebook docet)
18. Digital Public
Historian = Jedi
Ci vogliono tanti Digital
Public Historian a guardia
della “repubblica” del
patrimonio comune..
19. infine un po’ di banalità ..
il Digital Historian non può permettersi
di non essere anche Public
il Public Historian non può
trascurare la dimensione digitale
(in tutta la sua complessità)
enrica.salvatori@unipi.it