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QUADERNI PER LA SALUTE E LA SICUREZZA
DIPARTIMENTO DI MEDICINA DEL LAVORO
Osservatorio Nazionale Epidemiologico
sulle condizioni di salute e sicurezza negli ambienti di vita
Servizi educativi
da 0 a 3 anni
Osservatorio Nazionale Epidemiologico sulle condizioni di salute e sicurezza negli ambienti di vita
“SERVIZI EDUCATIVI DA 0 A TRE ANNI”
Realizzazione a cura di:
Dott. Alba Rosa Bianchi
ISPESL- Dipartimento di Medicina del Lavoro
Dott Alberto Scarselli
ISPESL- Dipartimento di Medicina del Lavoro
Dott. Stefania Massari
ISPESL - Dipartimento di Medicina del Lavoro
Dott. Lucia Macciocu
ISPESL- Dipartimento di Medicina del Lavoro
Prof. Dott. Vito A. Di Leo
Ministero della Sanità - Direttore generale a.r.
Prof. Marina Bacciconi
Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica - Università di Verona
Dott. Valentino Patussi
Dipartimento di Prevenzione U.O.P.S.A.L. Azienda Per i Servizi Sanitari n° 1 Trieste - Società Italiana Alcologia (SIA)
Dott. Franco Sarto
Dipartimento di Prevenzione SPISAL - Padova
La competenza dell’ISPESL a trattare gli argomenti inerenti la tutela, la sicurezza e la prevenzione degli in-
fortuni negli ambienti di vita, già stabilita dall’art. 1 del Decreto Legislativo 268 del 1993 viene riaffermata dal
Decreto del Presidente della Repubblica del 4 dicembre 2002, n. 303, il quale, nel configurare l’Istituto quale
Ente di diritto pubblico di Ricerca, stabilisce, all’art. 1, che lo stesso: “svolge funzioni di ricerca, di sperimenta-
zioni, di controllo, di formazione e di informazione per quanto concerne la prevenzione degli infortuni, la sicurez-
za sul lavoro e la tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro...”.
In tale ambito istituzionale, nasce l’Osservatorio Epidemiologico Nazionale sulla Salute e la Sicurezza ne-
gli Ambienti di Vita su volontà del Ministro della Salute, con Decreto Direttoriale del 14 giugno 2002.
L’Osservatorio ha finalità di studio, ricerca e promozione, volte a migliorare la sicurezza negli ambienti di
vita in termini di prevenzione degli infortuni e tutela della salute dei cittadini ed ha il pregio di essere promotore
della cultura della sicurezza presso le classi sociali che si dimostrano più esposte a rischio di infortunio e di ma-
lattie correlate all’esposizione negli ambienti “domestici” e di “vita” in generale..
L’attività di studio dell’Osservatorio è in linea con i programmi di politica e di prevenzione per la salva-
guardia degli individui negli ambienti di vita, attuati da Governi ed Istituzioni, sia nazionali che internazionali. In-
fatti, il nuovo Programma di Azione Comunitario nel settore della sanità pubblica 2003-2008 pone, fra gli obiet-
tivi legati alla prevenzione di eventi evitabili, la riduzione in modo significativo della mortalità e della disabilità cor-
relate alle condizioni di vita ed agli stili di vita. Il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005 definisce come documento
di indirizzo e di linea culturale una corretta informazione sui problemi della salute, sulle malattie e sui compor-
tamenti.
L’Osservatorio, in un primo tempo composto da rappresentanti dell’ISPESL e del Ministero della Salute
nonché da membri designati dalla Assocasa – Federchimica e dal Movimento Italiano Casalinghe (MO.I.CA.), si
è successivamente ampliato con rappresentanze di altre istituzioni quali il CNEL, il Ministero dell’Interno – Vigi-
li del Fuoco, l’ISTAT, le Regioni e la Società Italiana di Alcologia (SIA), allo scopo di affrontare nella maniera più
esaustiva ed approfondita possibile le problematiche poste all’attenzione dell’Osservatorio stesso.
Prof. Antonio Moccaldi
Presidente dell'ISPESL
Gli infortuni in ambiente di lavoro sono da molto tempo oggetto di attenta analisi in merito all’incidenza, al-
la tipologia, alle cause strutturali, tecnologiche, organizzative, ed alle conseguenze per la persona, l’azienda ecc.
Per quanto sia ancora necessario approfondire l’attività di studio e ricerca in merito, gli aspetti della pre-
venzione in ambito occupazionale sono tuttavia disciplinati da un ampio retroterra legislativo italiano e comuni-
tario.
Non altrettanto si può affermare per quanto riguarda gli eventi infortunistici che interessano la persona
nel proprio ambiente di vita, in particolare in ambito domestico.
I dati statistici disponibili evidenziano l’importanza del fenomeno in Italia, sebbene non consentono di ope-
rare stime adeguate in termini qualitativi e quantitativi.
Gli infortuni domestici rappresentano, indubbiamente, una tematica di sanità pubblica meritevole della
massima attenzione, soprattutto se si considera il frequente coinvolgimento di soggetti sociali deboli, in parti-
colare bambini e anziani.
In tale ottica, la creazione nell’ISPESL, ed in particolare nel Dipartimento di Medicina del Lavoro, dell’Os-
servatorio Epidemiologico Nazionale costituisce un originale punto di riferimento per tutti i progetti inerenti la
salute e la sicurezza negli ambienti di vita.
Al riguardo, la collana dei Quaderni del Dipartimento di Medicina del Lavoro ben si inserisce nei compiti di
prevenzione dell’ISPESL: l’esposizione degli argomenti trattati è stata volutamente sviluppata in termini sempli-
ci allo scopo di informare un vasto pubblico sui potenziali rischi derivanti dall’utilizzo degli agenti materiali e dei
luoghi considerati, fornendo, nel contempo, utili elementi per il controllo e la prevenzione di tali rischi e offrendo,
in alcuni casi, anche notizie sul primo soccorso.
Dott. Umberto Sacerdote
Direttore Generale
Presentazione
L’Osservatorio epidemiologico nazionale sulla salute e la sicurezza negli ambienti di vita è sorto per volon-
tà del Ministro della Salute, con Decreto Direttoriale del 14 giugno 2002
Con tale istituzione, tramite la partecipazione a progetti di ricerca nazionali e internazionali ed a pro-
grammi di studio e di ricerca a carattere epidemiologico nonché con attività di consulenza, si intendono analiz-
zare e proporre soluzioni concernenti la tutela della salute e della sicurezza in tutti gli ambienti di vita (casa,
scuola, luoghi ricreativi, sportivi, ecc.).
La tutela delle salute e delle sicurezza non solo in ambiente di lavoro è parte integrante della cultura del-
la moderna società per promuovere comportamenti corretti.
L’ambiente abituale in cui si vive, molto spesso a torto è ritenuto il più sicuro perché è famigliare; ci da
protezione, calore e si pensa, quindi, di conoscerlo profondamente; al contrario non è così.
Anche l’ambiente più familiare nasconde dei potenziali rischi.
Da questa necessità di conoscere tali rischi per essere in grado di cautelarci adeguatamente.
Secondo l’ISPESL - Osservatorio epidemiologico nazionale sugli ambienti di vita, in Italia si verificano circa
4.500.000 infortuni domestici/anno. Un dato impressionante dai costi umani e sociali altissimi. Circa 8.000,
secondo le stime ISPESL, sono i casi mortali, casi che, stando alle stime dell'Unione Europea recentemente ri-
prese anche dal Censis, potrebbero risultare addirittura pari a 16.000 casi/ anno.
Pertanto, l’Osservatorio con la collana dei quaderni per la salute e la sicurezza, divulgando le norme di si-
curezza anche negli ambienti di vita e fornendo maggiore chiarezza nella gestione quotidiana dei rischi, intende
sensibilizzare la popolazione su alcune tipologie di rischio, indicare comportamenti idonei a fronteggiarli, sugge-
rire procedure da adottare in particolari situazioni che mirino alla sicurezza, far conoscere le segnaletiche affis-
se nei vari ambienti per divenire protagonisti attivi nell’ambito della prevenzione .
In particolare, con il presente Quaderno l’Osservatorio ha ritenuto necessario interessarsi della salute e
sicurezza dei servizi rivolti ai piccoli da 0 a tre anni di età per fornire un valido supporto ai genitori circa le ga-
ranzie per la tutela della salute e la sicurezza degli ambienti che devono essere di supporto alle famiglie al fine
di garantire un adeguato sviluppo psicofisico e pedagogico dei piccoli.
Prof. Giuseppe Spagnoli
Direttore Dipartimento di Medicina del Lavoro
Indice
INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
NIDI PRESENTI IN ITALIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
STANDARD DEL SERVIZIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
LA PROGRAMMAZIONE EDUCATIVA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
L’ORGANIZZAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
IL PERSONALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
IL RAPPORTO CON FAMIGLIE E TERRITORIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
SPAZI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
SPAZI INTERNI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
SPAZI ESTERNI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
SPAZI PER I SERVIZI GENERALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
ARREDI E MATERIALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
LA GIORNATA AL NIDO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
LE ATTIVITÀ DI GIOCO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
L’ALIMENTAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
VALIDITÀ DI UN SERVIZIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
MICRONIDO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
SERVIZI EDUCATIVI 0-3 ANNI ALTERNATIVI AL NIDO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
SERVIZI INNOVATIVI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
NIDO INTEGRATO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
NIDO-FAMIGLIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
CENTRO INFANZIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
5
ATELIER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
SERVIZI INTEGRATIVI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
NIDO DOMICILIARE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
VIGILANZA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
LA SICUREZZA E LA TUTELA DELLA SALUTE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
LE PRECAUZIONI UNIVERSALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
ALLONTANAMENTO DAL NIDO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
APPENDICE GLI ATTEGGIAMENTI RIGUARDANTI LA SICUREZZA SUL LAVORO E IL LIVELLO DI BENESSERE
PSICOFISICO DEL PERSONALE EDUCATIVO DEI SERVIZI ALL’INFANZIA (0-6 ANNI) DEL COMUNE DI ROMA . . . . 53
BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
Introduzione
L’asilo nido è un servizio educativo e sociale che accoglie i bambini da 3 mesi a tre anni di età, inte-
grando l’opera della famiglia, in modo da favorire un equilibrato sviluppo psico-fisico, aiutando il piccolo a su-
perare le difficoltà proprie dell’età e ad acquisire le abilità, le conoscenze nonché le dotazioni affettive e rela-
zionali utili per costruire un’esperienza di vita ricca ed armonica.
L’asilo nido rivolge, quindi, la propria attenzione sia al bambino che alla famiglia, proponendo ai genito-
ri un’esperienza educativa in un contesto esterno a quello familiare, con il supporto di personale con specifi-
ca competenza professionale.
A tale scopo il nido, nel rispetto della legge istitutiva n. 1044 del 6 dicembre 1971, concernente il “Pia-
no quinquennale per l’istituzione di asili-nido comunali con il concorso dello Stato”, deve garantire un ambien-
te adeguato, ricco di stimoli, e personale qualificato che, in base alle conoscenze psico-pedagogiche, finaliz-
za il proprio lavoro con obiettivi programmati ed in stretto rapporto con le famiglie.
Ai sensi dell’art 6 della predetta legge, ogni Regione fissa i criteri generali per la costruzione, la ge-
stione e il controllo degli asili, tenendo presente che gli stessi devono:
• rispondere, sia per localizzazione, che per modalità di funzionamento, alle esigenze delle famiglie;
• essere gestiti con la partecipazione delle famiglie e delle rappresentanze delle formazioni sociali or-
ganizzate nel territorio;
• essere dotati di personale qualificato, sufficiente ed idoneo a garantire l’assistenza sanitaria e psi-
copedagogia del bambino;
• possedere requisiti tecnici, edilizi e organizzativi atti a garantire l’armonico sviluppo del bambino.
Le leggi regionali stabiliscono le dimensioni, la cubatura utile per ciascun bambino, le caratteristiche
degli spazi, ecc.
Fin dal 1992 la Rete Europea per l’Infanzia della Commissione Europea ha definito la qualità del nido in
modo nuovo e complesso
Aspetti quali l’accessibilità, la soddisfazione delle famiglie, le caratteristiche dell’ambiente fisico, gli
arredi e la vita sana che il nido deve offrire sono posti sullo stesso piano e strettamente correlati con l’or-
ganizzazione del personale, la sua formazione, con gli obiettivi e le attività educative, con il benessere e la
felicità dei piccoli, così come è giusto che sia per un luogo in cui questi trascorrono molto tempo in una età
7
delicata e importantissima sia per gli
affetti, sia per i primi contatti sociali e
sia per lo sviluppo futuro.
Accanto all’asilo nido, successiva-
mente negli anni e nelle diverse Regioni
italiane sono sorti altri servizi educativi
per i bambini da 0 a 3 anni.
Nidi presenti in Italia
Idati ISTAT (1992) riportano che gli asili nido in Italia erano circa 2.000 con circa 97.000 posti, ai quali si
aggiunge una stima di 146 asili nido privati, per un totale di quasi 5.000 posti.
La ricerca dell’Istituto di Psicologia
del Centro nazionale di documentazione ed
analisi per l’infanzia e l’adolescenza di Fi-
renze riferita all’anno 2000, rileva la pre-
senza di circa 2400 asili nido, con un in-
cremento percentuale del 27,5% rispetto
ai dati ISTAT e con quasi il 6% di strutture
private.
Le modalità di organizzazione e meto-
dologia della ricerca a livello nazionale hanno
coniugato un approccio “censuario” con
quello specifico sulle segnalazioni ricevute;
mentre, con riferimento ai nidi d’infanzia pri-
vati ed ai servizi educativi 0-3 anni privati in-
tegrativi al nido, non è stato possibile effet-
tuare una rilevazione censuaria, perché in
moltissime Regioni non esistono elenchi uf-
ficiali completi delle strutture.
I servizi pubblici per l’infanzia sono
stati censiti, pertanto, dal sopra ricordato
Centro nazionale attraverso un’intervista te-
lefonica somministrata ai funzionari di tutti i
comuni d’Italia che si occupavano di servizi
per la prima infanzia degli 8.102 comuni ita-
liani. Oltre il 98% degli interpellati ha forni-
to informazioni sulla presenza o meno di
Tavola 1.2 - Nidi d’infanzia pubblici
N. strutture Valori percentuali
Piemonte 195 8,1
Valle d’Aosta 11 0,5
Lombardia 478 19,9
Bolzano 9 0,4
Trento 37 1,5
Veneto 154 6,4
Friuli-Venezia Giulia 39 1,6
Liguria 86 3,6
Emilia-Romagna 368 15,3
Toscana 235 9,8
Umbria 58 2,4
Marche 107 4,5
Lazio 212 8,8
Abruzzo 39 1,6
Molise 4 0,2
Campania 48 2,0
Puglia 51 2,1
Basilicata 23 1,0
Calabria 22 0,9
Sicilia 172 7,2
Sardegna 56 2,3
Totale 2.404 100,0
9
servizi per la prima infanzia nel proprio
territorio.
Il Centro-Nord italiano si discosta
notevolmente dal Sud e dalle Isole per la
maggiore presenza di servizi per la prima
infanzia, disponendo quasi dell’85% del
totale dei servizi.
Secondo i dati del Centro nazionale
i nidi d’infanzia pubblici presenti al 30 set-
tembre 2000, erano 2.404 e i nidi d’in-
fanzia privati almeno 604. I servizi educa-
tivi 0-3 anni integrativi al nido (spazio gio-
co, centri dei bambini e delle famiglie,
ecc.), tra pubblici e privati, risultavano
732.
L’indagine in questione ha riguar-
dato gli asili nido e i servizi educativi 0-
3 anni integrativi al nido autorizzati,
considerando i bimbi da 0 a 3 anni,
iscritti alla struttura al 30 settembre
2000.
La ricerca preferisce il termine “ni-
do d’infanzia” a quello dell’ormai desueto
“asilo nido” ed anche nel contesto del pre-
sente lavoro, di qui in avanti si parlerà di
nido d’infanzia o di nido.
Il Centro nazionale di Firenze, già
mensionato, ha anche realizzato un glos-
sario per circoscrivere le varie tipologie di servizi presenti sul territorio e, quindi, per uniformare, per quanto
possibile, in sede di elaborazione dati, le strutture definendo:
• Asilo nido o nido d’infanzia (a tempo pieno o parziale) e micro-nido: un servizio educativo e sociale d’in-
teresse pubblico con servizio di mensa, che può prevedere il momento del riposo, aperto a tutti i bimbi
in età compresa tra i tre mesi e i tre anni, per cinque giorni la settimana, per almeno sei ore al giorno
e non più di 11 ore, per un’apertura annuale di almeno 39 settimane.
Tavola 1.3 - Nidi d’infanzia privati
N. strutture Valori percentuali
Piemonte 53 8,8
Valle d’Aosta 0 0,0
Lombardia 89 14,7
Bolzano 7 1,2
Trento 10 1,7
Veneto 168 27,8
Friuli-Venezia Giulia 18 3,0
Liguria 12 2,0
Emilia-Romagna 35 5,8
Toscana 18 3,0
Umbria 8 1,3
Marche 31 5,1
Lazio 43 7,1
Abruzzo 3 0,5
Molise 1 0,2
Campania 54 8,9
Puglia 22 3,6
Basilicata 5 0,8
Calabria 18 3,0
Sicilia n.r. n.r.
Sardegna 9 1,5
Totale 604 100,0
11
• Servizi educativi 0-3 anni integrativi al nido:
1. Centri per bambini e famiglie nei quali si accolgono i bambini 0-3 anni anche in modo non strettamente
esclusivo, insieme ai loro genitori o ad altri adulti accompagnatori. Le attività vengono stabilmente of-
ferte in luoghi con sede definita, non necessariamente in uso esclusivo, ma sicuramente adibite ad es-
sa, e che presentano la caratteristica della continuità nel tempo.
2. Spazi gioco per bambini in età di massima da 18 a 36 mesi, nei quali i bambini sono accolti al mattino o
al pomeriggio, per un tempo massimo di cinque ore. L’accoglienza è articolata in modo da consentire
una frequenza diversificata in rapporto alle esigenze dell’utenza; il servizio non eroga il servizio di men-
sa e di riposo pomeridiano.
3. Servizio educativo per piccoli gruppi di bambini di età inferiore a 3 anni, realizzato con personale edu-
cativo qualificato presso il domicilio di una delle famiglie utenti o presso il domicilio dell’educatore.
L’archivio stampa dell’UNI – Ente Nazionale Italiano di Unificazione – (2003) riferisce che in Italia sono cir-
ca 20.000 le realtà aziendali (nidi d’infanzia, nidi aziendali, scuole materne pubbliche e private) che svolgono l’im-
portante compito di prendersi cura dei bambini in una fascia di età particolarmente critica (0-6 anni), che in-
fluenza largamente lo sviluppo fisico ed intellettuale dell’individuo.
Standard del servizio
Per assicurare i migliori stan-
dard di servizio in un ambito tanto
delicato quale quello dell’infanzia,
l’Ente Nazionale di Unificazione Ita-
liano (UNI) ha pubblicato la norma
UNI 11034 (2003) “Servizi dell’in-
fanzia – Requisiti del servizio”
La norma si applica ai nidi
d’infanzia (0-3 anni), alle scuole
materne (3-6 anni) e ai centri d’in-
fanzia che comprendono l’intera
fascia 0-6 anni e si può estendere
anche a tutte quelle strutture
chiamate “servizi integrativi all’in-
fanzia” che costituiscono supporto
ai centri d’infanzia, ai nidi, ecc. che svolgono attività destinate al
gioco, alla cultura e di aggregazione sociale, con la previsione an-
che della presenza di un genitore.
La norma UNI 11034 stabilisce che la direzione della strut-
tura che si prende carico dei piccoli, dopo aver definito il proprio im-
pegno/obiettivo socio/educativo:
• predisponga un documento tecnico che descriva le prati-
che, le procedure e le proprie strategie per svolgere l’atti-
vità;
• definisca una pianificazione annuale delle attività di control-
lo. per verificare che gli obiettivi siano rispettati;
• fissi, per organizzare lo svolgimento dei servizi, un calen-
13
dario annuale, accessibile a tutti, suddiviso
in mesi, giorni e ore dedicate alla cura dei
bambini.
Inoltre, la norma UNI per garantire la conti-
nuità educativa, cioè il passaggio graduale e pro-
gressivo nei diversi livelli di apprendimento, rileva
che tutte le attività vengano organizzate in funzione
dell’età dei bambini e che per realizzare al meglio il
progetto educativo debba esserci:
• la presenza di una figura familiare che affian-
chi il bambino nella fase di ambientamento,
cioè nella prima settimana di frequenza;
• i tempi di allontanamento e di permanenza
del genitore/accompagnatore siano gra-
duali:
• la continuità di frequenza, so-
prattutto nella fase di ambien-
tamento;
• la presenza di un educatore di
riferimento sia per il bambino
che per i genitori.
La struttura deve anche avvalersi
di collaboratori che abbiano le seguenti
caratteristiche:
• competenze gestionali;
• competenze specifiche per il la-
voro di gruppo e per il coordi-
namento di gruppi;
• esperienza tecnico/educativa;
• laurea ad indirizzo socio-peda-
gogico.
La programmazione educativa
Il programma di educazione nei nidi è attuato sulla base di piani e direttive conformi agli obiettivi definiti nei
Progetti Educativi e alle finalità che si intendono raggiungere attraverso la creazione di un sistema di valutazio-
ne atto a controllare che i risultati ottenuti corrispondano ai progetti.
Attraverso tale programmazione si realizza una mirata attribuzione di compiti e risorse essenziali, consi-
derando la tipologia del trinomio: bambino – famiglia – territorio, con la conseguenza da parte del personale
(gruppo degli operatori e responsabile della struttura di approntare un piano di lavoro dettagliato con l’esposi-
zione analitica delle varie fasi operative, che sia in grado di rilevare i bisogni, le priorità nonché di fissare obiet-
tivi, individuare alternative e attivare operazioni determinate.
Un controllo documentato, da effettuarsi in più fasi del processo con le istituzioni per verificare la co-
erenza con il progetto educativo, prevede periodici incontri per la programmazione, il coordinamento e la verifi-
ca tra educatori, personale e soggetti coinvolti nella gestione.
Deve essere definito e adottato un sistema di monitoraggio periodico e di valutazione dei risultati ottenu-
ti nonché il follow-up (eventualmente d’intesa con i Servizi Territoriali), con il coinvolgimento anche dei familiari
dei bambini, per definire eventuali azioni di miglioramento.
Oggi molte Regioni hanno realizzato percorsi di ricerca e formazione che coinvolgono i nidi, proponendo
vere e proprie linee guida per la qualità dei servizi.
Gli Enti Locali, sulla base delle norme regionali, con propria delibera adottano specifici Regolamenti per il
funzionamento del nido con indicazioni relative alle disposizioni per l’organizzazione, le prestazioni, la gestione, la
vigilanza sanitaria, ecc.
La gestione del nido può essere affidata ad altri soggetti pubblici o a privati, autorizzati dall’Ente Locale.
15
L’organizzazione
Il nido d’infanzia è suddiviso in base
all’età dei bambini nei seguenti repar-
ti/sezioni:
• Piccoli o lattanti da 03 a 12
mesi;
• Medi o semidivezzi da 13 a
24 mesi;
• Grandi o divezzi da 25 ai 36
mesi.
Tale suddivisione consente di
creare, attraverso gli educatori e la
gestione degli spazi e degli arredi, un
ambiente il più possibile corrisponden-
te ai bisogni dei bambini.
In funzione dell’età, il servizio prevede un passaggio progressivo dal gruppo dei piccoli a quello dei medi e
grandi.
La struttura deve definire i tempi (mesi/anno, giorni/settimana, orari) di erogazione del servizio tramite
apposito calendario, da predisporsi annualmente.
17
Il personale
La cura dei bambini per il raggiungimento del progetto educativo richiede da parte degli operatori della
struttura l’esercizio di molteplici e diversificate funzioni, per cui in ogni nido deve essere presente personale pre-
scelto con diversi compiti e professionalità quali:
• Educatori
• Addetti ai servizi
• Coordinatore interno.
Gli educatori, in possesso del diploma di scuola secondaria superiore ad indirizzo pedagogico o di 5 anni
di esperienza nel settore, affiancata da un corso di specializzazione ad indirizzo pedagogico, hanno un ambito di
intervento che va dall’organizzazione degli spazi, all’inserimento del bimbo nel nido, al gioco, alle varie attività psi-
co-motorie, alla routine, all’integrazione di bimbi con handicap, ecc.
La struttura deve definire il numero massimo di bambini per ciascun educatore, in funzione delle fasce d’e-
tà e del progetto educativo oltreché della cubatura degli spazi e dell’ambiente.
Qualora nel nido sia inserito un portatore di handicap deve essere prevista la presenza di un educatore di
sostegno.
La ricerca del Centro nazionale per la documentazione e l’analisi per l’infanzia e l’adolescenza di Firenze,
per la situazione relativa alla presenza di bambini con handicap, riporta i dati di cui alla tabella.
La ricerca riferisce che a livello nazionale non esistono rilevazioni statistiche dell’handicap che permetto-
no di stabilirne la reale consistenza e le uniche disponibili, quelle sull’istruzione, non consentono di delinearne il
quadro puntualmente.
Tavola 1 - Bambini portatori di handicap iscritti al nido d’infanzia, al 30 settembre 2000. Dati di sintesi
Nessuno Uno Più di uno Totale N. Strutture
Nidi d’infanzia pubblici 66,7 23,0 10,3 100,0 2326 *
Nidi d’infanzia privati 89,5 8,1 2,4 100,0 495 **
Totale nidi d’infanzia 70,7 20,4 8,9 100,0 2821 ***
* Senza risposta: 78 casi, pari al 3,2% del totale complessivo
** Senza risposta: 109 casi, pari al 18% del totale complessivo
*** Senza risposta: 187 casi, pari al 6,2% del totale complessivo
19
A solo titolo orientativo, si rappresenta che i bambini portatori di handicap nei nidi d’infanzia pubblici
costituisce l’1% del totale dei bambini iscritti, mentre nell’ambito dei servizi educativi 0-3 anni integrativi al
nido di natura giuridica pubblica la presenza dei bambini portatori di handicap è, invece, lievemente superio-
re (1,8%), fenomeno ricondu-
cibile, con ogni probabilità alla
“resistenza delle famiglie con
bambini molto piccoli ai quali è
stato diagnosticato un handi-
cap o una patologia invalidante
verso una socializzazione e un
inserimento in realtà extrafa-
miliari od anche verso una rite-
nuta non adeguata preparazio-
ne e competenza specifica dei
servizi per l’infanzia ad acco-
gliere minori con particolari
patologie”.
Gli addetti ai servizi si
prendono cura degli spazi lega-
ti al gioco, ed alla routine, ga-
rantendo la pulizia e l’igiene
degli ambienti nonché la manu-
tenzione del guardaroba.
Il personale addetto alla
distribuzione dei pasti si occu-
pa del loro confezionamento,
secondo tabelle dietetiche ap-
positamente predisposte.
In caso di pasti veicolati
preparati in strutture autorizza-
te dai competenti servizi sani-
tari su diete approvate dai ser-
vizi stessi, occorre mantenere
la qualità del cibo e una sua ido-
nea distribuzione.
Il coordinatore interno supporta il personale dei servizi nella progettazione e realizzazione degli interventi
educativi, verificando i risultati, promuovendo il confronto con le famiglie e predisponendo piani di formazione.
Inoltre, costituisce il punto di riferimento per l’amministrazione Comunale o per i soggetti cui è affidata la ge-
stione.
Nei nidi, come referente dell’Amministrazione comunale, di cooperative e Enti affidatari, con funzioni di
consulenza e gestione è previsto anche personale esterno (Direttore educativo).
21
Il rapporto con famiglie e territorio
Il nido d’infanzia valorizza il ruolo delle famiglie come soggetti attivi, garantendo ad esse l’informazione sulla
gestione del servizio e la più ampia partecipazione, quale strumento di condivisione delle scelte educative e di ve-
rifica delle attività.
Infatti, per il benessere del bambino è importante che i genitori partecipino alla realtà del servizio e che il
rapporto tra il personale e le famiglie sia caratterizzato da fiducia, scambio di informazioni e cooperazione.
Il nido può essere considerato centro educativo territoriale nonché sede di confronto e promozione di una
cultura dell’infanzia con il compito di creare contesti, relazioni, momenti di incontro e di scambio con genitori-
utenti, ma anche con le famiglie residenti nel territorio, attuando il collegamento con altre agenzie educativo-so-
ciali-sanitarie1
.
In tale ambito possono risultare utili:
• Colloqui individuali con il coordinatore del servizio e con le educatrici delle rispettive sezioni;
• Assemblee generali con tutti i genitori;
• Assemblee di sezione con le educatrici delle rispettive sezioni;
• Comitato di gestione formato da genitori e dal personale;
• Incontri tematici per i genitori con la partecipazione di personale esperto (psicologi, pedagogisti, pe-
diatri, ecc.);
• Feste e gite;
• Attività di laboratorio con la partecipazione dei genitori.
1
Cfr legge 8 novembre 2000, n 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale n. 265 del 13 novembre 2000 - Supplemento ordinario n. 186
Spazi
La struttura, secondo la sopra ricordata norma UNI 11034, deve curare gli spazi e gli arredi in modo tale
da garantire la sicurezza dei bimbi.
Per quanto attiene ai requisiti tecnici-edilizi, gli edifici in cui sono situati i nidi, almeno quelli pubblici, so-
no, per lo più, di recente costruzione (edifici degli anni ’70), fabbricati con i criteri di architettura scolastica e
caratteristica dell’epoca, con riferimento alle Norme Tecniche relative all’edilizia scolastica stabilite dal D.M. 18
dicembre 1975 “Norme tecniche aggiornate relative all'edilizia scolastica, ivi compresi gli indici minimi di fun-
zionalità didattica, edilizia ed urbanistica da osservarsi nella esecuzione e di opere di edilizia scolastica”, che sta-
biliscono anche il rapporto n. posti/mq disponibili, per ogni soggetto presente nell’edificio.
Secondo criteri recenti, la ricettività ottimale è quella che prevede tra i 20 e i 60 bambini per ogni asilo,
con un rapporto ottimale educatore/bambino, rapporto che viene stabilito sia dal numero complessivo dei bam-
bini per ogni gruppo, sia sulla base della fascia d’età.
Per quanto attiene agli spazi, riferiti anche ai diversi momenti evolutivi dei piccoli, in particolare per quan-
to riguarda l’autonomia motoria, sono necessari spazi
e servizi con caratteristiche diverse per le diverse età
(piccoli-lattanti 0-10 mesi, medi-semidivezzi 11-22
mesi e grandi-divezzi 23-36 mesi), sia nel rispetto di
una determinata funzione (zona pranzo), sia nel rispet-
to di una determinata attività (spazi per il gioco, il mo-
vimento, ecc.), per creare situazioni predisposte capa-
ci di orientare il comportamento dei bambini e di solle-
citarli all’autorganizzazione.
La planimetria del nido è, pertanto, articolata in
spazi interni e spazi aperti nonché spazi per i servizi
comuni.
L’organizzazione del contesto deve essere cor-
relata ad un processo di controllo e valutazione perio-
dica, finalizzato all’eventuale riprogettazione del conte-
sto stesso.
23
Spazi interni
Gli spazi interni sono suddivisi in reparti, in rapporto al numero e ai mesi dei bambini presenti, con locali
ampi e zone per il gioco libero, per le attività didattiche guidate dall’educatore e per il pranzo, che possono es-
sere ripartiti nel modo seguente:
• Locale per il contenimento di oggetti e attrezzature di uso quotidiano,
• Ambiente gioco e occupazioni varie
• Ambiente per il pranzo,
• Ambiente per il riposo,
• Spazio per l’igiene della persona,
• Spazi comuni (ingresso, spazio adulti, servizi),
• Cucina.
Nelle varie realtà territoriali, il dimensionamento degli spazi avviene sulla base del rapporto tra il numero
dei lattanti e quello dei divezzi di uno a quattro.
A titolo di esempio la L.R. Marche 13 maggio 2003, n. 9 “Disciplina per la realizzazione e gestione dei
servizi per l’adolescenza e per il sostegno alle funzioni genitoriali e alle famiglie e modifica della L.R. 46/1995”
stabilisce la superficie totale in 7 m2
/bambino per i nidi e 4 m2
/bambino per i centri per l’infanzia.
Lo spazio riservato al pranzo va reso piacevole e bello, arredato con seggioloni per i piccoli, tavoli e sedie
a misura di bambino, sedie per adulti, ecc.
L’ambiente per il riposo deve consentire un adeguato oscuramento, essere acusticamente protetto e per-
mettere la facile disposizione di culle e lettini.
L’ambiente per l’igiene della persona, corredato da efficaci dispositivi di areazione, deve consentire il libe-
ro accesso dei bambini più grandicelli e il controllo da parte degli adulti.
25
Nei servizi igienici è opportuna una divisione tra lo spazio contenente i WC (zona sporca) e quello conte-
nente i lavabi ad uso dei bambini (zona pulita), quest’ultimo può essere comunicante con il soggiorno-pranzo.
In particolare il reparto per il gruppo lattanti (0 -10 mesi) deve prevedere:
– Zona di ingresso (filtro termico) e deposito carrozzine
– Ambiente per il pranzo
– Ambiente per il riposo (ambiente separato)
– Servizi igienici (con fasciatoi, lavabi)
– Cucina per la preparazione del latte e delle pappe (in comunicazione con lo spazio pranzo).
Gli ambienti per il riposo per il gruppo lattanti e per i divezzi di età fino a 22-23 mesi, sono usati per il
sonno più volte nella giornata, anche non contemporaneamente da tutti i soggetti e devono essere separati da-
gli ambienti di attività.
Gli spazi per il gruppo divezzi (24-36 mesi), che devono rispecchiare le necessità di divisione organizzati-
va del reparto in più reparti in rapporto alla ricettività del nido, sono suddivisi in:
– Zona ingresso e depositi carrozzine
– Ambiente di soggiorno-pranzo per ogni reparto
– Ambiente di riposo, separato per ogni sottogruppo, che può essere comunicante con il relativo soggiorno
– Servizi igienici
– Eventuali disimpegni o ripostigli
Nello spazio per il soggiorno-pranzo in alcuni asili possono essere svolte attività collettive o attività svol-
te contemporaneamente da piccoli gruppi di bambini ed un educatore nonché attività individuali.
Al riguardo, nella articolazione degli spazi va posta particolare attenzione nell’ubicazione delle sorgenti lu-
minose naturali (finestre, lucernari, ecc.), allo studio dei percorsi interni nonché all’ubicazione del mobilio.
Gli ambienti di riposo, utilizzati per il sonno solo pomeridiano, possono essere progettati anche come luo-
ghi di attività integrabili al soggiorno.
I servizi igienici (WC e lavabi) devono essere un numero sufficiente per consentire ai bambini di svolgere
con sempre maggiore autonomia le pulizie personali.
27
Spazi esterni
Gli spazi esterni, con diversificazione dei livelli di terreno devono prevedere:
– Spazi pavimentati coperti a protezione degli ingressi agli ambienti d’uso dei piccoli (deposito carrozzine);
– Spazi pavimentati coperti per il soggiorno all’aperto dei piccoli;
– Spazi pavimentati liberi (non coperti) per attività e percorsi all’aperto, in genere attrezzati con prese
d’acqua;
– Aree e prato;
– Vasche per la sabbia;
– Spazi pavimentati per accessi pedonali, per accesso alla centrale termica e all’approvvigionamento della
cucina e materiali, ecc.
Per ragioni di sicurezza dovrà essere impedito ai bambini di uscire verso spazi pubblici o privati adiacen-
ti al nido e verso spazi di accesso all’edificio, all’interno dell’area di pertinenza.
Le zone di soggiorno all’aperto devono essere delimitate da siepi o muretti o da recinzione, che consen-
tano sempre l’osservazione dei bimbi da parte degli educatori.
29
Spazi per i servizi generali
Si tratta di un complesso di am-
bienti che servono sia i lattanti che i
divezzi nonché il personale del nido e
devono prevedere i seguenti locali:
– cucina,
– dispensa,
– lavanderia, stireria, guarda-
roba, deposito,
– spogliatoio e servizi igienici
per il personale,
– locali pluriuso per il perso-
nale (pranzo, riunione, se-
greteria, preparazione mate-
riale d’uso, ecc.),
– locali di deposito di materia-
le vario,
– locale caldaia,
– ambulatorio pediatrico.
Per quanto attiene tali spazi
comuni è necessaria anche una zona
ingresso per le separazioni e i ricon-
giungimenti tra genitori e bimbi e dove i genitori possono intrattenersi tra di loro ed eventualmente con gli
educatori, anche se per tale attività è opportuno un apposito ambiente.
Lo spazio pluriuso di soggiorno e lavoro riservato agli educatori deve essere dotato di arredi e stru-
menti idonei all’attività da svolgere.
Arredi e materiali
Per arredi si intendono attrezzature fisse e/o mobili che, organizzando gli spazi interni ed esterni, consento-
no di svolgere al meglio la cura e l’assistenza dei bambini, garantendo la creazione di un’ampia gamma di attivi-
tà di gioco e di apprendimento.
Per la scelta e l’allestimento degli arredi ci si deve richiamare a criteri quali:
– funzionalità,
– sicurezza,
– disposizione idonea nelle diverse zone,
– facile accessibilità per piccoli e grandi,
– igiene e pulizia.
Gli arredi a disposizione delle
varie sezioni o reparti sono per lo più
costituiti da:
– tavolini con angoli smussati,
– seggioline adeguate all’età,
31
– armadietti facilmente accessibili ai piccoli, per contenere gli ef-
fetti personali, i giochi e il materiale didattico,
– mensole collocate in alto, per oggetti da tenere fuori portata,
– fasciatoi,
– culle e lettini personali facili da pulire,
– seggioloni,
– sedie e piani di appoggio per adulti.
Per le sedie e i banchi utilizzati negli istituti scolastici, l’UNI (En-
te nazionale italiano di Unificazione) ha pubblicato norme riguardanti i
requisiti ergonomici e di sicurezza allo scopo di specificarne le dimen-
sioni, i metodi di prova e la marcatura.
Tali arredi, ideati secondo rigorosi criteri ergonomici, favori-
scono, infatti, una corretta postura ed evitano danni muscolosche-
letrici, nei casi in cui i piccoli mantengono una determinata posi-
zione.
Per il riposo i lettini devono avere sponde laterali per
lattanti, mentre per i divezzi e semidivezzi, le brandine con ma-
terassi devono essere ad altezza dei bambini.
Inoltre, i nidi devono essere dotati di attrezzature stabi-
li e sicure, per i vari tipi di gioco, per le attività espressive e di
manipolazione (sabbia, farina, pitture atossiche, cavalletti,
ecc).
Per le attività all’aperto possono essere presenti una
vasca per la sabbia, una fontana per i giochi d’acqua nonché
scivoli, tunnel, strutture da arrampicata, altalene, ecc.
I materiali didattici e i giocattoli, disposti in modo accessibile, devono soddisfare criteri di:
– pulizia,
– sicurezza,
– progettazione tale da sollecitare i bimbi al gioco in relazione all’età e alle capacità.
33
La giornata al nido
La giornata al nido, anche per aiutare i bambini, tenendo conto delle loro esigenze, a comprendere il tra-
scorrere dl tempo, è generalmente suddivisa con sequenza quotidiana regolare:
• accoglienza del bambino con particolare cura nei rituali del distacco dai genitori,
• gioco libero o strutturato.
• bagno e cambio che si ripete più volte nell’arco della giornata,
• pranzo,
• riposo,
• merenda,
• commiato dagli educatori e il ricongiungimento con i genitori.
Le attività di gioco
Le molteplici attività di gioco che si svolgono nel nido sono necessarie per stimolare nel bambino la cono-
scenza e l’apprendimento.
L’importanza del gioco risiede nel godimento immediato e diretto che il bambino ne trae e costituisce lo
strumento più importante in suo pos-
sesso per prepararsi ai compiti futuri.
La programmazione educativa
delle attività origina dalla conoscenza
delle fasi evolutive, delle competenze,
curiosità, atteggiamenti esplorativi e
costruttivi del bambino.
Tali attività vengono tecnica-
mente suddivise in:
GIOCO STRUTTURATO - ORGANIZ-
ZATO: attività grazie alle quali l’educa-
tore, sollecita direttamente il bambino
e osserva l’esperienza che egli sta fa-
cendo nella dimensione sia individuale
che, sociale in spazi e materiali definiti
e in un contesto circoscritto.
GIOCO LIBERO - NON STRUTTU-
RATO: attività caratterizzate dalla libe-
ra scelta del bambino che ha una va-
lenza simbolica in quanto lo stesso
percorre più volte sia le esperienze per
lui più difficili che quelle più rassicuranti, attraverso il gioco. In questo tipo di gioco l’educatore svolge il ruolo di
“attore”, ogni volta che è coinvolto nel gioco del bambino.
35
L’alimentazione
Imenù alimentari utilizzati al nido, per garantire una sana ed equilibrata nutrizione del bambino in rapporto al-
la sua età ed ai suoi bisogni, vengono studiati ed elaborati dall’apposito servizio della Azienda ASL, territorial-
mente competente.
Per bambini con intolleranze alimentari, la dieta dovrà essere certificata dalla ASL, con l’indicazione della
durata.
Nei nidi non devono essere ammessi alimenti o bevande portati da casa.
Validità di un servizio
Un nido può offrire un valido servizio se:
• dispone di spazi sia interni che esterni, predisposti secondo l’età e le esigenze dei bambini, con locali
accoglienti,
• dispone di arredi funzionali e sicuri, che favoriscono l’autonomia dei bambini,
• dispone di materiali ricchi di stimoli e giochi che facilitano l’esplorazione e la creatività,
• dispone di personale in numero adeguato con un buon rapporto educatore/bambini, in modo che i bam-
bini non siano mai lasciati senza controllo,
• dispone di personale qualificato con corsi di base e diplomi specifici, con l’aggiornamento periodico,
• organizza il servizio in modo da garantire la massima compresenza di educatori nei momenti in cui i
bambini sono svegli,
• inserisce il bambino gradualmente, nel totale rispetto dei suoi tempi, prevedendo la presenza di un ge-
nitore/accompagnatore,
• organizza le attività della giornata con gruppi composti da bambini di età diverse, per facilitare la rela-
zione tra grandi e piccoli, prevedendo però, alcuni momenti specifici per i più piccoli,
• facilita l’ingresso dei genitori nella struttura, coinvolgendoli nelle proposte e nelle attività del servizio (la-
boratori, gruppi di studio, feste, ecc...),
• predispone colloqui e riunioni con i genitori dei bambini frequentanti il nido,
• promuove iniziative generali nell’ambito delle esigenze e dei problemi della prima infanzia (conferen-
ze, riunioni tematiche, ecc...).
37
Micronido
Le normative regionali, a fronte di particolari esigenze sociali e orga-
nizzative, stabiliscono che siano istituiti i cosiddetti micronidi, nidi d'infan-
zia dove è possibile l'accogliere un numero ridotto di bambini, generalmen-
te da 8/10 a non più di 20.
Il micronido si differenzia dal nido solo per
il numero dei bambini che possono es-
sere accolti, rispettando le norme
igienico-sanitarie dei nidi, an-
che se con dovuti accorgi-
menti, in relazione ai mino-
ri spazi utilizzati e garan-
tendo il servizio di men-
sa, il riposo pomeridia-
no nonché l'adozione di
progetti pedagogici
specifici, in corrispon-
denza dei vari moduli
organizzativi.
Servizi educativi 0-3 anni
alternativi al nido
Serviziinnovativi
Il consolidarsi di nuove di-
mensioni familiari che sempre più
spesso caratterizzano la nostra so-
cietà, la necessità dei bambini di
usufruire di servizi e strutture che
li aiutino ad adattarsi a dimensioni
familiari, sociali ed affettive variabi-
li e modificabili, la necessità delle
famiglie di ricorrere, per la cura e
la custodia dei bambini, sempre più
spesso a forme di aiuto esterne ha
reso evidente la necessità di orga-
nizzare servizi innovativi, con fre-
quenza libera, in cui sia offerta a
bambini e genitori la possibilità di
partecipare anche ad attività ri-
creative pomeridiane.
Numerose normative regionali,
emanate dalla metà degli anni '90 ad
oggi, hanno accolto questo bisogno e,
al fine di realizzare una più capillare
estensione dei servizi per l'infanzia
che tenga conto dei mutati e molte-
plici bisogni, prevedono l'istituzione di
servizi innovativi e integrativi rispetto
ai nidi d'infanzia e ai micronidi.
39
Tali servizi innovativi/sperimentali devono offrire progetti educativi con
• indicazioni particolareggiate delle finalità cui tendono le innovazioni proposte
• motivazioni scientifico-educative
• contenuti, metodologie e procedure,
• risorse da impiegare
• tempi e modalità di verifica parziale e finale
• verifiche periodiche
• coinvolgimento familiare
Di questi servizi fanno parte
• nido integrato
• nido-famiglia
• centro infanzia
• atelier
Questo tipo di servizi, che hanno finalità educative e di socializzazione per i bambini e di incontro e comu-
nicazione per gli adulti in un'ottica di corresponsabilità tra genitori ed educatori, non contemplano il servizio di
mensa e per il riposo dei bambini e non prevedono necessariamente locali specifici, offrendo accoglienza giorna-
liera ai bambini per un tempo massimo generalmente di cinque ore, consentendo una frequenza diversificata, in
rapporto alle esigenze dell'utenza.
Nidointegrato
È un servizio strutturato similmente ad un asilo nido minimo, che svolge un'attività psico-pedagogica me-
diante collegamenti integrativi con l’attività della scuola materna, secondo un progetto concordato tra gli enti ge-
stori.
Nidofamiglia
È un servizio finalizzato a valorizzare il ruolo dei genitori nell'intervento educativo, prevedendone il diretto
coinvolgimento nella conduzione e nella gestione del servizio.
Esso è di norma destinato a non più di 12 bambini, di età compresa tra i 15 mesi e i 3 anni, e può esse-
re attivato solo in spazi idonei a ospitare servizi per l'infanzia, prevedendo comunque, la presenza di almeno un
educatore con funzioni di coordinamento.
Centroinfanzia
È un servizio prevalentemente destinato ai bambini di età compresa tra i 12 mesi e i 6 anni, organizzato
sulla base di percorsi pedagogici flessibili, in relazione al rapporto tra la maturità dei soggetti e i contenuti del-
l'intervento educativo.
Il servizio di centro infanzia può prevedere, nei suoi progetti educativi, percorsi psico-pedagogici realizza-
ti con il contributo di apporti esterni.
Atelier
È un'attività formativa destinata prevalentemente ai bambini di età compresa tra i 15 mesi e i 3 anni.
Gli atelieristi durante l'anno scolastico svolgono un progetto tematico con i bambini
Serviziintegrativi
AI fine di garantire risposte flessibili e differenziate alle esigenze delle famiglie e dei bambini, possono es-
sere realizzati servizi integrativi al nido, con caratteristiche educative, ludiche, culturali e di aggregazione so-
ciale, che prevedano modalità strutturali, organizzative e di funzionamento diversificate, aperti ai bambini, anche
accompagnati dai genitori o da altri adulti.
Sono servizi integrativi:
• i centri per bambini e genitori
• gli spazi bambini
Questi servizi possono essere ubicati nella stessa struttura, in modo da consentirne un pieno utilizzo e
ampliare le opportunità offerte.
41
Gli spazi bambini si differenziano dai nidi a tempo parziale in quanto garantiscono tempi e modalità di fun-
zionamento più ridotti.
Nidodomiciliare
Tra i servizi integrativi sperimentali, alcune Regioni e gli Enti locali promuovono quello dell'educatore fami-
liare che si realizza tramite l’accordo tra alcune famiglie con bambini di età inferiore ai 3 anni, che decidono di
mettere a disposizione uno dei loro domicili, ovvero uno spazio domestico adeguato, per l'affidamento dei figli in
modo stabile e continuativo a educatori con specifiche caratteristiche professionali e appositamente formati a
questo scopo.
Vigilanza
La prevenzione
sanitaria a la vigilan-
za igienico-sanitaria
dei servizi in questio-
ne sono assicurate
dalla Azienda ASL,
territorialmente com-
petente.
Per condizioni
di disabilità, è previ-
sta la collaborazione
Comune/ASL per pro-
grammi di prevenzio-
ne, educazione e tu-
tela sanitaria.
La vigilanza sul
funzionamento è del
Comune (almeno 1
ispezione/anno o su
segnalazione ASL o
altri Comuni).
43
La sicurezza e la tutela della salute
Ia prevenzione e la vigilanza igienico-sanitaria dei nidi sono assicurate dalla Azienda ASL territorialmente
competente.
Il nido, per il bambino costituisce ambiente di vita, ma il nido, in quanto luogo di lavoro, ricade nella nor-
mativa sulla sicurezza e salute dei lavoratori e, pertanto, è soggetto al D.Lgs. 626/1994 e successive modifi-
che per cui il datore di lavoro che, nel caso dei nidi pubblici, è il titolare del Comune sede del nido, è tenuto a
predisporre il documento della sicurezza, individuando e stimando i rischi.
Pertanto, il titolare del nido deve:
1. redigere il documento di valutazione dei ri-
schi,
2. predisporre le misure di prevenzione,
3. nominare gli addetti alle emergenze e al
pronto soccorso,
4. provvedere alla formazione del personale
di cui al punto 3,
5. nominare il Responsabile del Servizio di
Prevenzione e Protezione (RSPP),
6. consultare il Rappresentante per la Sicu-
rezza dei Lavoratori (RSL)sul documento
di valutazione di rischi e sulle misure di
sicurezza,
7. nominare il medico competente e attuare
la sorveglianza sanitaria,
8. informare i lavoratori sui rischi,
9. formare i lavoratori in materia di sicurezza e salute, con riferimento al posto di lavoro e alle mansioni
svolte.
Il Documento per la sicurezza e la salute dei lavoratori va elaborato ai sensi dell’art. 4 comma 2 del D.Lgs.
n. 626/94 e successive modifiche ed integrazioni, previa consultazione del Rappresentante dei Lavoratori per la
Sicurezza e del Medico competente, in collaborazione con il Responsabile e gli Addetti del Servizio di Prevenzio-
ne e Protezione.
La valutazione dei rischi deve avere come oggetto l’individuazione di tutti i rischi esistenti, la correlazione con
i soggetti potenzialmente esposti nonché la valutazione qualitativa e quantitativa degli effetti di tale interazione.
I diversi fattori che, anche nell’ambito del nido, concorrendo a determinare l’ambiente di lavoro, sono re-
golamentati dalla legge o in ogni caso devono formare oggetto di intervento da parte del datore di lavoro posso-
no essere raggruppati in:
A) rischi per la sicurezza da Strutture (pavimenti, locali,ecc:)
Macchine
Sostanze pericolose
Impianti elettrici
Incendio-Esplosioni
B) rischi per la salute da Agenti chimici
Agenti fisici
Agenti biologici
Movimentazione manuale carichi
C) rischi trasversali da Organizzazione del lavoro
Fattori psicologici
Fattori ergonomici
In Italia al 1991 (indagine Multiscopo sulle famiglie 2° Ciclo 1991dell’ISTAT) si contano 107.469 bambi-
ni infortunati nella fascia di età 0-3 (distinti in 59.684 di sesso maschile e 47.785 di sesso femminile), su un
totale di popolazione di questa fascia di 2.585.000 (1.330.000 maschi e 1.265.000 femmine) con un tasso di
41,57 per 1.000 abitanti.
Dalla stessa indagine ISTAT, inoltre, emerge che nella fascia 0-3 anni, il numero di infortuni nel Paese è
stato di 164.000 (93.000 nei maschi e 71.000 nelle femmine) ovvero si sono verificati in media 1,5 infortuni
per ogni bambino infortunato.
Poiché non tutti i bambini di età 0-3 anni sono assistiti dai nidi, allo stato dei fatti non è possibile
conoscere l’entità del fenomeno infortunistico in corrispondenza di questi servizi.
Né è possibile sapere quanti infortuni si verificano tra il personale del nido o il tipo di infortunio o a quale
agente materiale sia legato.
45
Il gruppo di rischi B) – rischi igienico-ambientali – è responsabile della compromissione dell’equilibrio bio-
logico, per attività che comportano esposizione esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici e alla movimenta-
zione manuale dei carichi.
Il gruppo di rischi C) – rischi trasversali – è legato all’interazione lavoratore-lavoro, inteso questo come
strutturazione (ergonomico-psicologico-organizzativa) del tipo di attività svolta.
Per il rischio di movimentazione manuale dei carichi (art. 47 e segg. D.Lgs 626/1994), è necessitaria la
sorveglianza sanitaria.
Il rischio può comportare lesioni dorso-lombari, legate alle azioni di trasportare, sostenere, sollevare, de-
porre, portare o spostare, ecc. manualmente il bambino, che tra l’altro non è oggetto inanimato, in condizioni er-
gonomiche non sempre favorevoli.
Il personale a contatto con i bimbi, infatti, passa gran parte della giornata in posizione piegata per assi-
stere il piccolo nelle sue attività di gioco, alimentazione, ecc., con ritmi imposti da situazioni non sempre modu-
late che possono indurre bruschi movimenti, con conseguente eventuali lesioni a carico delle strutture osteo-
miotendinee e nervovascolari della colonna vertebrale.
Per quanto riguarda il rischio chimico è utile ricordare che gli addetti ai servizi, nelle mansioni di pulizia,
fanno uso di detergenti e disinfettanti (saponi, candeggine, ecc).
Tali prodotti, in base al titolo VII bis, D.Lgs 626/1994 – protezione da agenti chimici – e successive mo-
difiche, a causa delle loro proprietà tossicologiche e del modo in cui vengono impiegati, in assenza dell’uso di op-
portuni dispositivi di protezione individuale (DPI), possono comportare rischi.
Sia i bimbi presenti nel nido, sia il personale possono, inoltre, essere sottoposti a rischio infettivo per con-
tatto diretto, o indirettamente tramite indumenti, oggetti contaminati, liquidi organici, ecc.
Pertanto, gli operatori del nido a contatto con i bambini ricadono specificatamente nel titolo VIII del D.Lgs.
626/1994 – protezione da agenti biologici – e per essi va prevista la sorveglianza sanitaria da parte del medico
competente.
Infatti, i bimbi proprio per la loro età incorrono in quel gruppo di malattie cosiddette esantematiche, (ro-
solia o parotite epidemica ecc.), i cui agenti biologici responsabili appartengono a quelli classificati come grup-
po 2, dell’allegato XI del D.Lgs. più volte citato.
Pertanto, il datore di lavoro, effettuata la valutazione del rischio e, su parere del medico competente, de-
ve mettere a disposizione lo specifico vaccino per il personale, come avviene per la rosolia che produce possibi-
li malformazioni congenite in figli di donne esposte entro i primi tre mesi di gravidanza.
Per altre patologie infettive quali l’encefalite, in mancanza del vaccino efficace, la sorveglianza sanitaria
agisce con misure di contenimento.
Le “precauzioni universali”
Le “precauzioni universali” sono
quelle misure igieniche routinarie
(pulizia, manutenzione dei servizi igie-
nici, disponibilità di lavabi opportuna-
mente attrezzati, utilizzo di guanti,
igiene personale, ecc) da utilizzare
sempre, anche indipendentemente
dall’insorgenza di casi di malattia.
Misuredicontrolloditipo
comportamentaleeambientale
Lavaggio delle mani: è la princi-
pale misura comportamentale di tipo
preventivo, che l’operatore deve ef-
fettuare sempre:
• prima e dopo la manipolazio-
ne o il consumo di alimenti,
• dopo ogni utilizzo di servizi
igienici,
• prima o dopo aver effettuato
il cambio dei pannolini,
• dopo la manipolazione di og-
getti sporchi o contaminati.
È opportuno ricordare che i
servizi igienici per il personale, distin-
ti per sesso, devono disporre di ac-
47
qua corrente calda ed essere dotati di detergenti e mezzi per asciugarsi (sapone, preferibilmente liquido, e
asciugamani monouso).
Usodiguanti
L’utilizzo di guanti di lattice monouso è indicato sempre nelle operazioni che comportano il contatto con
materiale biologico (sangue, urine, feci, ecc).
Pertanto, è necessario che l’operatore indossi guanti monouso ad ogni cambio di pannolino e durante l’as-
sistenza ad un piccolo, specie se questo si è infortunato.
Inoltre, è necessario che, potendosi contaminare durante la rimozione dei guanti, l’operatore si lavi le ma-
ni, una volta tolti gli stessi e prima di indossarne un nuovo paio.
In caso di allergia alla gomma, è consigliabile l’uso di guanti “usa e getta” di nylon.
Utilizzoeigienedioggettiedindumenti
L’igiene personale prevede innanzitutto un uso strettamente individuale di taluni oggetti, quali salviette,
spazzolini da denti, pettini, indumenti, biancheria personale in genere.
Per i bimbi di età inferiore ai 3 anni, è quindi opportuno:
• ricorrere a materiale monouso (asciugamani, fazzoletti di carta, tovaglioli, ecc.);
• porre attenzione all’uso promiscuo di scarpe, cappelli, equipaggiamento per il lettino;
• evitare di mantenere a lungo indumenti/biancheria imbrattata (tovaglie di stoffa usate per più pasti, ba-
vaglini con cambio non giornaliero, ecc.), preferendo anche in tal caso materiale monouso;
• effettuare, più volte la settimana, il lavaggio di lenzuolini, federe, ecc.;
• effettuare quotidianamente la detersione e sanificazione di giochi che possono essere imbrattati di
saliva o altri liquidi biologici;
• conservare biberon, tettarelle, ecc.,dopo l’uso e l’accurato lavaggio, in contenitori asciutti e, quanto
possibile, sterili;
• effettuare, prima dell’utilizzo, il risciacquo di biberon, tettarelle, ecc;
• lavare e sanificare dopo ogni uso le stoviglie.
Sanificazioneedisinfezionedisuperficieambienti
La rimozione dello sporco e la conseguente riduzione della carica batterica (sanificazione) costituiscono una im-
portante misura di prevenzione e rappresentano operazioni preliminari necessarie ad ogni procedura di disinfezione.
Pavimenti, pareti lavabili,
servizi igienici, superfici per il
consumo dei pasti e superfici di
lavoro devono essere sanificati
con detersivi, con periodicità di-
pendente dall’utilizzo e dal grado
di imbrattamento.
Le superfici adibite al
cambio dei pannolini devono es-
sere lisce e lavabili; devono esse-
re sottoposte a detersione e sa-
nificazione dopo ogni uso o esse-
re ricoperte, ad ogni cambio, da
fogli di carta monouso. In caso di
imbrattamento si deve pulire e
disinfettare la superficie.
Nell’ambito del nido dove il
principale rischio è costituito dal-
le infezioni trasmesse per via ae-
rea e per contatto diretto di cute
e mucose occorre:
• aerare gli ambienti
• controllare il microcli-
ma: particolare attenzio-
ne dovrà essere posta
nei confronti del grado di umidità, che, se inferiore al 60-70%, facilita l’insorgenza di infezioni delle pri-
me vie aeree. A tal fine, specie negli ambienti con riscaldamento ad aria/pannelli, dovranno essere uti-
lizzati umidificatori;
• utilizzare materiale monouso per l’igiene personale: fazzoletti, asciugamani, tovaglioli utilizzati debbono
essere smaltiti rapidamente; da evitarsi il mantenimento di fazzoletti o asciugamani, umidi o sporchi,
nell’ambiente;
• lavare le mani, oltre che nelle situazioni generali citate, anche dopo il gioco in aree aperte o vasche
di sabbia, esercitazioni con materiali didattici particolari (pitture, creta, argilla, ecc.);
• operare la regolare manutenzione degli eventuali impianti di condizionamento, con riguardo ai filtri;
• effettuare la sanificazione quotidiana e il rapido allontanamento dei rifiuti.
49
Puliziadeigiocattoli
I giochi usati dai piccoli de-
vono essere lavati e disinfettati pe-
riodicamente, riducendo o elimi-
nando, del tutto, l’utilizzo di giocat-
toli non lavabili
Preparazionee
somministrazionedialimenti
Gli alimenti costituiscono un
veicolo di infezioni per via orale.
Ciò vale per tutti quei Paesi
ove vi è larga diffusione ambientale
di agenti patogeni, ma anche per
l’Italia in cui le tossinfezioni alimen-
tari costituiscono un problema di
sanità pubblica largamente diffuso.
Va ricordato che nel nido possono essere consumati solo gli alimenti prodotti in laboratori autorizzati dal-
la Azienda ASL e, eventualmente, approntato dal personale di cucina che si occupa del confezionamento.
È essenziale che:
• il personale non indossi anelli, orologi, ecc., per evitare il passaggio di essi nel confezionamento degli
alimenti;
• il personale si lavi accuratamente le mani prima di toccare gli alimenti in preparazione e quando, durante
la preparazione, si toccano alimenti diversi;
• non vengano distribuiti carne, uova e pollame crudi o poco cotti;
• non si consumino uova scadute o quelle con il guscio rotto;
• le uova e tutti gli alimenti freschi siano consumati appena preparati o mantenuti in frigorifero, senza
conservarli a lungo;
• sia evitata la contaminazione incrociata, mantenendo la separazione tra alimenti crudi e cotti;
• tutti gli utensili utilizzati per manipolare il cibo siano lavati accuratamente.
Comportamentoincasodiesposizioneasangueoaltriliquidibiologici(feci,urine,ecc.)
In caso di fuoriuscita di sangue per ferite, epistassi ecc., deve evitarsi il contatto tra il soggetto leso e la
cute di altri soggetti.
A tal fine è necessario che:
• vi sia una dotazione di guanti monouso, facilmente reperibili, da indossare prima di qualsiasi azione che
possa comportare contatto con sangue o altri liquidi biologici;
• materiali contaminati dal sangue (fazzoletti utilizzati per il soccorso, materiale di medicazione, guanti
monouso, ecc.) siano raccolti in un sacco di plastica che dovrà essere ben chiuso e allontanato con i ri-
fiuti (possibilmente come rifiuti speciali).
• nel caso comunque, che si verifichi l’esposizione, si deve provvedere ad un immediato e approfondito la-
vaggio delle parti esposte.
Allontanamento dal nido
Ibambini, a tutela di se stessi e degli altri, possono frequentare il nido solo quando sono in perfette condi-
zioni di salute.
Se, tuttavia, un bambino presenta un malessere nelle ore di frequenza, il personale di assistenza, comu-
nica l’accadimento ai genitori, per le cure del caso.
Dall’esame di alcuni regolamenti di nidi operanti sul territorio, l’allontanamento dal nido è previsto, in par-
ticolare, in caso di:
• febbre oltre i 38°C.
• turbe gastrointestinali (vomito ripetuto, diarrea, con scariche frequenti, ecc.),
• congiuntivite secretiva,
• stomatite,
• manifestazioni cutanee (esantemi, papule, ecc.),
• ossiuriasi o altra parassitosi intestinale.
Il bambino allontanato può riprendere a frequentare il nido solo con un certificato medico di riammissione
che indichi in quale data la stessa deve avvenire, indipendentemente dal numero di giorni di assenza.
Appendice
Gliatteggiamentiriguardantilasicurezzasullavoroeillivellodibenesserepsico-fisicodel
personaleeducativodeiserviziall’infanzia(0-6anni)delComunediRoma
La ricerca della psicologa L. Macciocu del Dipartimento di Medicina del Lavoro dell’ISPESL, svolta in colla-
borazione con due psicologi del Corpo di Polizia Municipale del Comune di Roma evidenzia, per gli operatori del
settore, in particolare, rischi trasversali (organizzazione del lavoro, fattori psicologici, ecc.).
Tale ricerca, dopo aver presentato una panoramica della situazione degli asilo nido e delle scuole mater-
ne della XVI Circoscrizione di Roma, analizza gli aspetti logistici e distributivi degli ambienti e dello spazio inter-
no ed esterno, descrivendo gli arredi, i materiali didattici, lo stato e la situazione degli impianti in relazione alle
misure di sicurezza e alle condizioni igienico ambientali, tramite somministrazione di questionari agli educatori
(150 operatrici intervistate).
Nella Circoscrizione in parola sono presenti 9 nidi, di cui 5 capaci di accogliere 60 bimbi e 4, 40 bambini
per un totale di 460 bambini (in tutto il Comune sono presenti 147 nidi con una disponibilità di accoglienza per
8.190 bambini).
Per quanto attiene alle strutture e, in particolare, agli spazi interni, dall’indagine è emerso che al posto
della prevista stanza di riposo per reparto, in molte realtà ve ne sono solo due: una per i lattanti, utilizzata an-
che per i momenti di riposo mattutino e l’altra, per il reparto semidivezzi e divezzi che insieme ne usufruiscono
per il riposo pomeridiano.
In alcuni casi i reparti prendono luce da finestre collocate alla sommità della stanza, senza varchi diretti
all’esterno e con scarsa illuminazione.
I lavabi nei bagni per i semidivezzi e i divezzi non consentono ai piccoli di operare da soli, a discapito del-
la loro incipiente autonomia.
Lo spazio esterno è carente di zone d’ombra, poiché i pergolati, costituiti da pali di legno con tettoie in
canne, non sono adatti allo scopo.
Dove è presente la vasca con sabbia, questa non può essere utilizzata per le attività ludiche per il man-
cato rinnovo della sabbia, che diviene ricettacolo di parassiti.
Inoltre, il diverso stato di coinvolgimento dell’educatore nelle dinamiche di sviluppo emozionale, cognitivo
e biologico dei bambini (0-6 anni) fa sorgere nell’operatore una condizione di “allarme”, che si configura come
stato di tensione, che si afferma come dato oggettivo ineliminabile.
La condizione di coinvolgimento, solitamente non considerata e quindi non valutata dagli osservatori, ri-
sulta, invece, fortemente presente negli educatori seppure a livelli diversi, che vanno da sensazioni di disagio non
53
definite, fino ad arrivare a condizioni di malessere molto accentuate le quali, in alcuni casi, possono sconfinare
in forme patologiche.
Dal questionario della ricerca “sulla sensazione di fatica” emerge che la consapevolezza di tale sensazio-
ne generalizzata in tutto il corpo, è poco presente mentre è molto presente quella localizzata, con sintomi di af-
faticamento nelle specifiche parti del corpo più esposte allo svolgimento della mansione.
Emerge anche la percezione di non sicurezza delle strutture e la scarsa accettazione (oltre il 50% delle
intervistate) delle condizioni microclimatiche dell’ambiente di lavoro.
In definitiva, scopo della ricerca è stato quello di trasferire i risultati dell’indagine in un progetto com-
plessivo di riordino dei servizi all’infanzia del Comune di Roma, con l’obiettivo, tra l’altro, di promuovere il miglio-
ramento delle condizioni di disagio sofferto dai soggetti interessati ai servizi (personale educativo), sia nell’e-
spletamento dei compiti di istituto attribuiti (orari, organizzazione del lavoro, ecc.), che nell’adeguamento delle
strutture logistico-ambientali.
È da sottolineare che, al momento dell’indagine, non era ancora in vigore il D.Lgs. 626/1994 concernen-
te le condizioni di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, per cui sarebbe auspicabile riproporre l’indagine a con-
clusione degli interventi di adeguamento previsti dalla norma intervenuta.
Bibliografia
• Barberi P., Bondioli A.; Galardini A.l.; Mantovani S., Perini F.: Linee guida per la qualità del servizio
asilo nido nella Provincia di Trento – Giunta della Provincia Autonoma di Trento Trento 2002.
• Centro Nazionale per la documentazione e l’analisi per l’infanzia e l’adolescenza: I servizi educativi per
la prima infanzia – Istituto degli Innocenti Firenze aprile 2002.
• Provincia Autonoma di Trento – Gruppo nazionale Nidi di Infanzia “I Bimbi chiedono servizi di qualità –
Atti XIV Convegno Nazionale Servizi educativi per l’infanzia. Trento 20-22 febbraio 2003.
• Centro Nazionale per la documentazione e l’analisi per l’infanzia e l’adolescenza: I servizi educativi per
la prima infanzia “Ricerca sui nidi di infanzia e i servizi educativi da 0 a 3 anni integrativi al nido –
http://www.infanzia-adolescenza.marche.it/numeri_e_parole_02.asp.
• Norma UNI 11034 Servizi all’infanzia – Requisiti del servizio. UNI Milano febbraio 2003.
• Legge 8 novembre 2000, n. 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di in-
terventi e servizi sociali" Gazzetta Ufficiale n. 265 del 13 novembre 2000 – Supplemento ordina-
rio n. 186.
• Comune di Novara – Assessorato Politiche Socio-assistenziali - Servizi Sociali ed Educativi “un nido
per crescere” Nuova Tipografia San Gaudenzio SpA.
• Pari A.: “Come valutare un nido sul piano psico-pedagogico ABC bimbo (Percorsi psicologici e peda-
gogici del bambino e dell'adolescente)" (www.abcbimbo.it).
• ISTAT, Indagine Multiscopo sulle famiglie – 2° Ciclo 1991.
• Raccomandazioni per l’applicazione in Piemonte delle Misure di profilassi per esigenze di sanità pub-
blica e per l’adozione di provvedimenti nei confronti di soggetti affetti da alcune malattie infettive e
nei confronti di loro conviventi e contatti (Circ. Min. n. 4 del 13 marzo 1998) www.asl20.piemon-
te.it/SEPI/Sorv_mi/varie.
• Gruppo provinciale di lavoro ASL-Scuola: La medicina scolastica oggi. Bozza del 14.9.04. www.ddco-
dogno.org/archivio/medicina.
• ISPESL - Dipartimento Igiene del Lavoro Linee guida per la valutazione del Rischio Allegato al n. 4/95
Fogli di informazione.
• Città di Narni Asilo Nido “Il grillo Parlante” www.comune.narni.tr.it/città/asilo_nido_il_grillo_parlan-
te.htm - 47k
55
• Borghi Q., Guerra L.: Manuale di didattica per l’asilo nido Manuali Laterza Fare scuola 2004.
• Macciocu L., Bonarota G., Mazzoni C.: Gli atteggiamenti riguardanti la sicurezza sul lavoro e il livel-
lo di benessere psicofisico del personale educativo dei servizi all’infanzia (0-6 anni) del comune di Ro-
ma ISPESL Prevenzione oggi 2-3: 59-143, 1998.
Finito di stampare
nel mese di dicembre 2005

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98 2016 da 0 a tre anni

  • 1. QUADERNI PER LA SALUTE E LA SICUREZZA DIPARTIMENTO DI MEDICINA DEL LAVORO Osservatorio Nazionale Epidemiologico sulle condizioni di salute e sicurezza negli ambienti di vita Servizi educativi da 0 a 3 anni
  • 2. Osservatorio Nazionale Epidemiologico sulle condizioni di salute e sicurezza negli ambienti di vita “SERVIZI EDUCATIVI DA 0 A TRE ANNI” Realizzazione a cura di: Dott. Alba Rosa Bianchi ISPESL- Dipartimento di Medicina del Lavoro Dott Alberto Scarselli ISPESL- Dipartimento di Medicina del Lavoro Dott. Stefania Massari ISPESL - Dipartimento di Medicina del Lavoro Dott. Lucia Macciocu ISPESL- Dipartimento di Medicina del Lavoro Prof. Dott. Vito A. Di Leo Ministero della Sanità - Direttore generale a.r. Prof. Marina Bacciconi Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica - Università di Verona Dott. Valentino Patussi Dipartimento di Prevenzione U.O.P.S.A.L. Azienda Per i Servizi Sanitari n° 1 Trieste - Società Italiana Alcologia (SIA) Dott. Franco Sarto Dipartimento di Prevenzione SPISAL - Padova
  • 3. La competenza dell’ISPESL a trattare gli argomenti inerenti la tutela, la sicurezza e la prevenzione degli in- fortuni negli ambienti di vita, già stabilita dall’art. 1 del Decreto Legislativo 268 del 1993 viene riaffermata dal Decreto del Presidente della Repubblica del 4 dicembre 2002, n. 303, il quale, nel configurare l’Istituto quale Ente di diritto pubblico di Ricerca, stabilisce, all’art. 1, che lo stesso: “svolge funzioni di ricerca, di sperimenta- zioni, di controllo, di formazione e di informazione per quanto concerne la prevenzione degli infortuni, la sicurez- za sul lavoro e la tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro...”. In tale ambito istituzionale, nasce l’Osservatorio Epidemiologico Nazionale sulla Salute e la Sicurezza ne- gli Ambienti di Vita su volontà del Ministro della Salute, con Decreto Direttoriale del 14 giugno 2002. L’Osservatorio ha finalità di studio, ricerca e promozione, volte a migliorare la sicurezza negli ambienti di vita in termini di prevenzione degli infortuni e tutela della salute dei cittadini ed ha il pregio di essere promotore della cultura della sicurezza presso le classi sociali che si dimostrano più esposte a rischio di infortunio e di ma- lattie correlate all’esposizione negli ambienti “domestici” e di “vita” in generale.. L’attività di studio dell’Osservatorio è in linea con i programmi di politica e di prevenzione per la salva- guardia degli individui negli ambienti di vita, attuati da Governi ed Istituzioni, sia nazionali che internazionali. In- fatti, il nuovo Programma di Azione Comunitario nel settore della sanità pubblica 2003-2008 pone, fra gli obiet- tivi legati alla prevenzione di eventi evitabili, la riduzione in modo significativo della mortalità e della disabilità cor- relate alle condizioni di vita ed agli stili di vita. Il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005 definisce come documento di indirizzo e di linea culturale una corretta informazione sui problemi della salute, sulle malattie e sui compor- tamenti. L’Osservatorio, in un primo tempo composto da rappresentanti dell’ISPESL e del Ministero della Salute nonché da membri designati dalla Assocasa – Federchimica e dal Movimento Italiano Casalinghe (MO.I.CA.), si è successivamente ampliato con rappresentanze di altre istituzioni quali il CNEL, il Ministero dell’Interno – Vigi- li del Fuoco, l’ISTAT, le Regioni e la Società Italiana di Alcologia (SIA), allo scopo di affrontare nella maniera più esaustiva ed approfondita possibile le problematiche poste all’attenzione dell’Osservatorio stesso. Prof. Antonio Moccaldi Presidente dell'ISPESL
  • 4. Gli infortuni in ambiente di lavoro sono da molto tempo oggetto di attenta analisi in merito all’incidenza, al- la tipologia, alle cause strutturali, tecnologiche, organizzative, ed alle conseguenze per la persona, l’azienda ecc. Per quanto sia ancora necessario approfondire l’attività di studio e ricerca in merito, gli aspetti della pre- venzione in ambito occupazionale sono tuttavia disciplinati da un ampio retroterra legislativo italiano e comuni- tario. Non altrettanto si può affermare per quanto riguarda gli eventi infortunistici che interessano la persona nel proprio ambiente di vita, in particolare in ambito domestico. I dati statistici disponibili evidenziano l’importanza del fenomeno in Italia, sebbene non consentono di ope- rare stime adeguate in termini qualitativi e quantitativi. Gli infortuni domestici rappresentano, indubbiamente, una tematica di sanità pubblica meritevole della massima attenzione, soprattutto se si considera il frequente coinvolgimento di soggetti sociali deboli, in parti- colare bambini e anziani. In tale ottica, la creazione nell’ISPESL, ed in particolare nel Dipartimento di Medicina del Lavoro, dell’Os- servatorio Epidemiologico Nazionale costituisce un originale punto di riferimento per tutti i progetti inerenti la salute e la sicurezza negli ambienti di vita. Al riguardo, la collana dei Quaderni del Dipartimento di Medicina del Lavoro ben si inserisce nei compiti di prevenzione dell’ISPESL: l’esposizione degli argomenti trattati è stata volutamente sviluppata in termini sempli- ci allo scopo di informare un vasto pubblico sui potenziali rischi derivanti dall’utilizzo degli agenti materiali e dei luoghi considerati, fornendo, nel contempo, utili elementi per il controllo e la prevenzione di tali rischi e offrendo, in alcuni casi, anche notizie sul primo soccorso. Dott. Umberto Sacerdote Direttore Generale
  • 5. Presentazione L’Osservatorio epidemiologico nazionale sulla salute e la sicurezza negli ambienti di vita è sorto per volon- tà del Ministro della Salute, con Decreto Direttoriale del 14 giugno 2002 Con tale istituzione, tramite la partecipazione a progetti di ricerca nazionali e internazionali ed a pro- grammi di studio e di ricerca a carattere epidemiologico nonché con attività di consulenza, si intendono analiz- zare e proporre soluzioni concernenti la tutela della salute e della sicurezza in tutti gli ambienti di vita (casa, scuola, luoghi ricreativi, sportivi, ecc.). La tutela delle salute e delle sicurezza non solo in ambiente di lavoro è parte integrante della cultura del- la moderna società per promuovere comportamenti corretti. L’ambiente abituale in cui si vive, molto spesso a torto è ritenuto il più sicuro perché è famigliare; ci da protezione, calore e si pensa, quindi, di conoscerlo profondamente; al contrario non è così. Anche l’ambiente più familiare nasconde dei potenziali rischi. Da questa necessità di conoscere tali rischi per essere in grado di cautelarci adeguatamente. Secondo l’ISPESL - Osservatorio epidemiologico nazionale sugli ambienti di vita, in Italia si verificano circa 4.500.000 infortuni domestici/anno. Un dato impressionante dai costi umani e sociali altissimi. Circa 8.000, secondo le stime ISPESL, sono i casi mortali, casi che, stando alle stime dell'Unione Europea recentemente ri- prese anche dal Censis, potrebbero risultare addirittura pari a 16.000 casi/ anno. Pertanto, l’Osservatorio con la collana dei quaderni per la salute e la sicurezza, divulgando le norme di si- curezza anche negli ambienti di vita e fornendo maggiore chiarezza nella gestione quotidiana dei rischi, intende sensibilizzare la popolazione su alcune tipologie di rischio, indicare comportamenti idonei a fronteggiarli, sugge- rire procedure da adottare in particolari situazioni che mirino alla sicurezza, far conoscere le segnaletiche affis- se nei vari ambienti per divenire protagonisti attivi nell’ambito della prevenzione . In particolare, con il presente Quaderno l’Osservatorio ha ritenuto necessario interessarsi della salute e sicurezza dei servizi rivolti ai piccoli da 0 a tre anni di età per fornire un valido supporto ai genitori circa le ga- ranzie per la tutela della salute e la sicurezza degli ambienti che devono essere di supporto alle famiglie al fine di garantire un adeguato sviluppo psicofisico e pedagogico dei piccoli. Prof. Giuseppe Spagnoli Direttore Dipartimento di Medicina del Lavoro
  • 6. Indice INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 NIDI PRESENTI IN ITALIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 STANDARD DEL SERVIZIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 LA PROGRAMMAZIONE EDUCATIVA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 L’ORGANIZZAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 IL PERSONALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 IL RAPPORTO CON FAMIGLIE E TERRITORIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22 SPAZI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 SPAZI INTERNI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 SPAZI ESTERNI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 SPAZI PER I SERVIZI GENERALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 ARREDI E MATERIALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 LA GIORNATA AL NIDO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 LE ATTIVITÀ DI GIOCO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35 L’ALIMENTAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36 VALIDITÀ DI UN SERVIZIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37 MICRONIDO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38 SERVIZI EDUCATIVI 0-3 ANNI ALTERNATIVI AL NIDO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39 SERVIZI INNOVATIVI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39 NIDO INTEGRATO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40 NIDO-FAMIGLIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 CENTRO INFANZIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 5
  • 7. ATELIER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 SERVIZI INTEGRATIVI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 NIDO DOMICILIARE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42 VIGILANZA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 LA SICUREZZA E LA TUTELA DELLA SALUTE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 LE PRECAUZIONI UNIVERSALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48 ALLONTANAMENTO DAL NIDO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52 APPENDICE GLI ATTEGGIAMENTI RIGUARDANTI LA SICUREZZA SUL LAVORO E IL LIVELLO DI BENESSERE PSICOFISICO DEL PERSONALE EDUCATIVO DEI SERVIZI ALL’INFANZIA (0-6 ANNI) DEL COMUNE DI ROMA . . . . 53 BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
  • 8. Introduzione L’asilo nido è un servizio educativo e sociale che accoglie i bambini da 3 mesi a tre anni di età, inte- grando l’opera della famiglia, in modo da favorire un equilibrato sviluppo psico-fisico, aiutando il piccolo a su- perare le difficoltà proprie dell’età e ad acquisire le abilità, le conoscenze nonché le dotazioni affettive e rela- zionali utili per costruire un’esperienza di vita ricca ed armonica. L’asilo nido rivolge, quindi, la propria attenzione sia al bambino che alla famiglia, proponendo ai genito- ri un’esperienza educativa in un contesto esterno a quello familiare, con il supporto di personale con specifi- ca competenza professionale. A tale scopo il nido, nel rispetto della legge istitutiva n. 1044 del 6 dicembre 1971, concernente il “Pia- no quinquennale per l’istituzione di asili-nido comunali con il concorso dello Stato”, deve garantire un ambien- te adeguato, ricco di stimoli, e personale qualificato che, in base alle conoscenze psico-pedagogiche, finaliz- za il proprio lavoro con obiettivi programmati ed in stretto rapporto con le famiglie. Ai sensi dell’art 6 della predetta legge, ogni Regione fissa i criteri generali per la costruzione, la ge- stione e il controllo degli asili, tenendo presente che gli stessi devono: • rispondere, sia per localizzazione, che per modalità di funzionamento, alle esigenze delle famiglie; • essere gestiti con la partecipazione delle famiglie e delle rappresentanze delle formazioni sociali or- ganizzate nel territorio; • essere dotati di personale qualificato, sufficiente ed idoneo a garantire l’assistenza sanitaria e psi- copedagogia del bambino; • possedere requisiti tecnici, edilizi e organizzativi atti a garantire l’armonico sviluppo del bambino. Le leggi regionali stabiliscono le dimensioni, la cubatura utile per ciascun bambino, le caratteristiche degli spazi, ecc. Fin dal 1992 la Rete Europea per l’Infanzia della Commissione Europea ha definito la qualità del nido in modo nuovo e complesso Aspetti quali l’accessibilità, la soddisfazione delle famiglie, le caratteristiche dell’ambiente fisico, gli arredi e la vita sana che il nido deve offrire sono posti sullo stesso piano e strettamente correlati con l’or- ganizzazione del personale, la sua formazione, con gli obiettivi e le attività educative, con il benessere e la felicità dei piccoli, così come è giusto che sia per un luogo in cui questi trascorrono molto tempo in una età 7
  • 9. delicata e importantissima sia per gli affetti, sia per i primi contatti sociali e sia per lo sviluppo futuro. Accanto all’asilo nido, successiva- mente negli anni e nelle diverse Regioni italiane sono sorti altri servizi educativi per i bambini da 0 a 3 anni.
  • 10. Nidi presenti in Italia Idati ISTAT (1992) riportano che gli asili nido in Italia erano circa 2.000 con circa 97.000 posti, ai quali si aggiunge una stima di 146 asili nido privati, per un totale di quasi 5.000 posti. La ricerca dell’Istituto di Psicologia del Centro nazionale di documentazione ed analisi per l’infanzia e l’adolescenza di Fi- renze riferita all’anno 2000, rileva la pre- senza di circa 2400 asili nido, con un in- cremento percentuale del 27,5% rispetto ai dati ISTAT e con quasi il 6% di strutture private. Le modalità di organizzazione e meto- dologia della ricerca a livello nazionale hanno coniugato un approccio “censuario” con quello specifico sulle segnalazioni ricevute; mentre, con riferimento ai nidi d’infanzia pri- vati ed ai servizi educativi 0-3 anni privati in- tegrativi al nido, non è stato possibile effet- tuare una rilevazione censuaria, perché in moltissime Regioni non esistono elenchi uf- ficiali completi delle strutture. I servizi pubblici per l’infanzia sono stati censiti, pertanto, dal sopra ricordato Centro nazionale attraverso un’intervista te- lefonica somministrata ai funzionari di tutti i comuni d’Italia che si occupavano di servizi per la prima infanzia degli 8.102 comuni ita- liani. Oltre il 98% degli interpellati ha forni- to informazioni sulla presenza o meno di Tavola 1.2 - Nidi d’infanzia pubblici N. strutture Valori percentuali Piemonte 195 8,1 Valle d’Aosta 11 0,5 Lombardia 478 19,9 Bolzano 9 0,4 Trento 37 1,5 Veneto 154 6,4 Friuli-Venezia Giulia 39 1,6 Liguria 86 3,6 Emilia-Romagna 368 15,3 Toscana 235 9,8 Umbria 58 2,4 Marche 107 4,5 Lazio 212 8,8 Abruzzo 39 1,6 Molise 4 0,2 Campania 48 2,0 Puglia 51 2,1 Basilicata 23 1,0 Calabria 22 0,9 Sicilia 172 7,2 Sardegna 56 2,3 Totale 2.404 100,0 9
  • 11. servizi per la prima infanzia nel proprio territorio. Il Centro-Nord italiano si discosta notevolmente dal Sud e dalle Isole per la maggiore presenza di servizi per la prima infanzia, disponendo quasi dell’85% del totale dei servizi. Secondo i dati del Centro nazionale i nidi d’infanzia pubblici presenti al 30 set- tembre 2000, erano 2.404 e i nidi d’in- fanzia privati almeno 604. I servizi educa- tivi 0-3 anni integrativi al nido (spazio gio- co, centri dei bambini e delle famiglie, ecc.), tra pubblici e privati, risultavano 732. L’indagine in questione ha riguar- dato gli asili nido e i servizi educativi 0- 3 anni integrativi al nido autorizzati, considerando i bimbi da 0 a 3 anni, iscritti alla struttura al 30 settembre 2000. La ricerca preferisce il termine “ni- do d’infanzia” a quello dell’ormai desueto “asilo nido” ed anche nel contesto del pre- sente lavoro, di qui in avanti si parlerà di nido d’infanzia o di nido. Il Centro nazionale di Firenze, già mensionato, ha anche realizzato un glos- sario per circoscrivere le varie tipologie di servizi presenti sul territorio e, quindi, per uniformare, per quanto possibile, in sede di elaborazione dati, le strutture definendo: • Asilo nido o nido d’infanzia (a tempo pieno o parziale) e micro-nido: un servizio educativo e sociale d’in- teresse pubblico con servizio di mensa, che può prevedere il momento del riposo, aperto a tutti i bimbi in età compresa tra i tre mesi e i tre anni, per cinque giorni la settimana, per almeno sei ore al giorno e non più di 11 ore, per un’apertura annuale di almeno 39 settimane. Tavola 1.3 - Nidi d’infanzia privati N. strutture Valori percentuali Piemonte 53 8,8 Valle d’Aosta 0 0,0 Lombardia 89 14,7 Bolzano 7 1,2 Trento 10 1,7 Veneto 168 27,8 Friuli-Venezia Giulia 18 3,0 Liguria 12 2,0 Emilia-Romagna 35 5,8 Toscana 18 3,0 Umbria 8 1,3 Marche 31 5,1 Lazio 43 7,1 Abruzzo 3 0,5 Molise 1 0,2 Campania 54 8,9 Puglia 22 3,6 Basilicata 5 0,8 Calabria 18 3,0 Sicilia n.r. n.r. Sardegna 9 1,5 Totale 604 100,0
  • 12. 11
  • 13. • Servizi educativi 0-3 anni integrativi al nido: 1. Centri per bambini e famiglie nei quali si accolgono i bambini 0-3 anni anche in modo non strettamente esclusivo, insieme ai loro genitori o ad altri adulti accompagnatori. Le attività vengono stabilmente of- ferte in luoghi con sede definita, non necessariamente in uso esclusivo, ma sicuramente adibite ad es- sa, e che presentano la caratteristica della continuità nel tempo. 2. Spazi gioco per bambini in età di massima da 18 a 36 mesi, nei quali i bambini sono accolti al mattino o al pomeriggio, per un tempo massimo di cinque ore. L’accoglienza è articolata in modo da consentire una frequenza diversificata in rapporto alle esigenze dell’utenza; il servizio non eroga il servizio di men- sa e di riposo pomeridiano. 3. Servizio educativo per piccoli gruppi di bambini di età inferiore a 3 anni, realizzato con personale edu- cativo qualificato presso il domicilio di una delle famiglie utenti o presso il domicilio dell’educatore. L’archivio stampa dell’UNI – Ente Nazionale Italiano di Unificazione – (2003) riferisce che in Italia sono cir- ca 20.000 le realtà aziendali (nidi d’infanzia, nidi aziendali, scuole materne pubbliche e private) che svolgono l’im- portante compito di prendersi cura dei bambini in una fascia di età particolarmente critica (0-6 anni), che in- fluenza largamente lo sviluppo fisico ed intellettuale dell’individuo.
  • 14. Standard del servizio Per assicurare i migliori stan- dard di servizio in un ambito tanto delicato quale quello dell’infanzia, l’Ente Nazionale di Unificazione Ita- liano (UNI) ha pubblicato la norma UNI 11034 (2003) “Servizi dell’in- fanzia – Requisiti del servizio” La norma si applica ai nidi d’infanzia (0-3 anni), alle scuole materne (3-6 anni) e ai centri d’in- fanzia che comprendono l’intera fascia 0-6 anni e si può estendere anche a tutte quelle strutture chiamate “servizi integrativi all’in- fanzia” che costituiscono supporto ai centri d’infanzia, ai nidi, ecc. che svolgono attività destinate al gioco, alla cultura e di aggregazione sociale, con la previsione an- che della presenza di un genitore. La norma UNI 11034 stabilisce che la direzione della strut- tura che si prende carico dei piccoli, dopo aver definito il proprio im- pegno/obiettivo socio/educativo: • predisponga un documento tecnico che descriva le prati- che, le procedure e le proprie strategie per svolgere l’atti- vità; • definisca una pianificazione annuale delle attività di control- lo. per verificare che gli obiettivi siano rispettati; • fissi, per organizzare lo svolgimento dei servizi, un calen- 13
  • 15. dario annuale, accessibile a tutti, suddiviso in mesi, giorni e ore dedicate alla cura dei bambini. Inoltre, la norma UNI per garantire la conti- nuità educativa, cioè il passaggio graduale e pro- gressivo nei diversi livelli di apprendimento, rileva che tutte le attività vengano organizzate in funzione dell’età dei bambini e che per realizzare al meglio il progetto educativo debba esserci: • la presenza di una figura familiare che affian- chi il bambino nella fase di ambientamento, cioè nella prima settimana di frequenza; • i tempi di allontanamento e di permanenza del genitore/accompagnatore siano gra- duali: • la continuità di frequenza, so- prattutto nella fase di ambien- tamento; • la presenza di un educatore di riferimento sia per il bambino che per i genitori. La struttura deve anche avvalersi di collaboratori che abbiano le seguenti caratteristiche: • competenze gestionali; • competenze specifiche per il la- voro di gruppo e per il coordi- namento di gruppi; • esperienza tecnico/educativa; • laurea ad indirizzo socio-peda- gogico.
  • 16. La programmazione educativa Il programma di educazione nei nidi è attuato sulla base di piani e direttive conformi agli obiettivi definiti nei Progetti Educativi e alle finalità che si intendono raggiungere attraverso la creazione di un sistema di valutazio- ne atto a controllare che i risultati ottenuti corrispondano ai progetti. Attraverso tale programmazione si realizza una mirata attribuzione di compiti e risorse essenziali, consi- derando la tipologia del trinomio: bambino – famiglia – territorio, con la conseguenza da parte del personale (gruppo degli operatori e responsabile della struttura di approntare un piano di lavoro dettagliato con l’esposi- zione analitica delle varie fasi operative, che sia in grado di rilevare i bisogni, le priorità nonché di fissare obiet- tivi, individuare alternative e attivare operazioni determinate. Un controllo documentato, da effettuarsi in più fasi del processo con le istituzioni per verificare la co- erenza con il progetto educativo, prevede periodici incontri per la programmazione, il coordinamento e la verifi- ca tra educatori, personale e soggetti coinvolti nella gestione. Deve essere definito e adottato un sistema di monitoraggio periodico e di valutazione dei risultati ottenu- ti nonché il follow-up (eventualmente d’intesa con i Servizi Territoriali), con il coinvolgimento anche dei familiari dei bambini, per definire eventuali azioni di miglioramento. Oggi molte Regioni hanno realizzato percorsi di ricerca e formazione che coinvolgono i nidi, proponendo vere e proprie linee guida per la qualità dei servizi. Gli Enti Locali, sulla base delle norme regionali, con propria delibera adottano specifici Regolamenti per il funzionamento del nido con indicazioni relative alle disposizioni per l’organizzazione, le prestazioni, la gestione, la vigilanza sanitaria, ecc. La gestione del nido può essere affidata ad altri soggetti pubblici o a privati, autorizzati dall’Ente Locale. 15
  • 17. L’organizzazione Il nido d’infanzia è suddiviso in base all’età dei bambini nei seguenti repar- ti/sezioni: • Piccoli o lattanti da 03 a 12 mesi; • Medi o semidivezzi da 13 a 24 mesi; • Grandi o divezzi da 25 ai 36 mesi. Tale suddivisione consente di creare, attraverso gli educatori e la gestione degli spazi e degli arredi, un ambiente il più possibile corrisponden- te ai bisogni dei bambini.
  • 18. In funzione dell’età, il servizio prevede un passaggio progressivo dal gruppo dei piccoli a quello dei medi e grandi. La struttura deve definire i tempi (mesi/anno, giorni/settimana, orari) di erogazione del servizio tramite apposito calendario, da predisporsi annualmente. 17
  • 20. La cura dei bambini per il raggiungimento del progetto educativo richiede da parte degli operatori della struttura l’esercizio di molteplici e diversificate funzioni, per cui in ogni nido deve essere presente personale pre- scelto con diversi compiti e professionalità quali: • Educatori • Addetti ai servizi • Coordinatore interno. Gli educatori, in possesso del diploma di scuola secondaria superiore ad indirizzo pedagogico o di 5 anni di esperienza nel settore, affiancata da un corso di specializzazione ad indirizzo pedagogico, hanno un ambito di intervento che va dall’organizzazione degli spazi, all’inserimento del bimbo nel nido, al gioco, alle varie attività psi- co-motorie, alla routine, all’integrazione di bimbi con handicap, ecc. La struttura deve definire il numero massimo di bambini per ciascun educatore, in funzione delle fasce d’e- tà e del progetto educativo oltreché della cubatura degli spazi e dell’ambiente. Qualora nel nido sia inserito un portatore di handicap deve essere prevista la presenza di un educatore di sostegno. La ricerca del Centro nazionale per la documentazione e l’analisi per l’infanzia e l’adolescenza di Firenze, per la situazione relativa alla presenza di bambini con handicap, riporta i dati di cui alla tabella. La ricerca riferisce che a livello nazionale non esistono rilevazioni statistiche dell’handicap che permetto- no di stabilirne la reale consistenza e le uniche disponibili, quelle sull’istruzione, non consentono di delinearne il quadro puntualmente. Tavola 1 - Bambini portatori di handicap iscritti al nido d’infanzia, al 30 settembre 2000. Dati di sintesi Nessuno Uno Più di uno Totale N. Strutture Nidi d’infanzia pubblici 66,7 23,0 10,3 100,0 2326 * Nidi d’infanzia privati 89,5 8,1 2,4 100,0 495 ** Totale nidi d’infanzia 70,7 20,4 8,9 100,0 2821 *** * Senza risposta: 78 casi, pari al 3,2% del totale complessivo ** Senza risposta: 109 casi, pari al 18% del totale complessivo *** Senza risposta: 187 casi, pari al 6,2% del totale complessivo 19
  • 21. A solo titolo orientativo, si rappresenta che i bambini portatori di handicap nei nidi d’infanzia pubblici costituisce l’1% del totale dei bambini iscritti, mentre nell’ambito dei servizi educativi 0-3 anni integrativi al nido di natura giuridica pubblica la presenza dei bambini portatori di handicap è, invece, lievemente superio- re (1,8%), fenomeno ricondu- cibile, con ogni probabilità alla “resistenza delle famiglie con bambini molto piccoli ai quali è stato diagnosticato un handi- cap o una patologia invalidante verso una socializzazione e un inserimento in realtà extrafa- miliari od anche verso una rite- nuta non adeguata preparazio- ne e competenza specifica dei servizi per l’infanzia ad acco- gliere minori con particolari patologie”. Gli addetti ai servizi si prendono cura degli spazi lega- ti al gioco, ed alla routine, ga- rantendo la pulizia e l’igiene degli ambienti nonché la manu- tenzione del guardaroba. Il personale addetto alla distribuzione dei pasti si occu- pa del loro confezionamento, secondo tabelle dietetiche ap- positamente predisposte. In caso di pasti veicolati preparati in strutture autorizza- te dai competenti servizi sani- tari su diete approvate dai ser- vizi stessi, occorre mantenere la qualità del cibo e una sua ido- nea distribuzione.
  • 22. Il coordinatore interno supporta il personale dei servizi nella progettazione e realizzazione degli interventi educativi, verificando i risultati, promuovendo il confronto con le famiglie e predisponendo piani di formazione. Inoltre, costituisce il punto di riferimento per l’amministrazione Comunale o per i soggetti cui è affidata la ge- stione. Nei nidi, come referente dell’Amministrazione comunale, di cooperative e Enti affidatari, con funzioni di consulenza e gestione è previsto anche personale esterno (Direttore educativo). 21
  • 23. Il rapporto con famiglie e territorio Il nido d’infanzia valorizza il ruolo delle famiglie come soggetti attivi, garantendo ad esse l’informazione sulla gestione del servizio e la più ampia partecipazione, quale strumento di condivisione delle scelte educative e di ve- rifica delle attività. Infatti, per il benessere del bambino è importante che i genitori partecipino alla realtà del servizio e che il rapporto tra il personale e le famiglie sia caratterizzato da fiducia, scambio di informazioni e cooperazione. Il nido può essere considerato centro educativo territoriale nonché sede di confronto e promozione di una cultura dell’infanzia con il compito di creare contesti, relazioni, momenti di incontro e di scambio con genitori- utenti, ma anche con le famiglie residenti nel territorio, attuando il collegamento con altre agenzie educativo-so- ciali-sanitarie1 . In tale ambito possono risultare utili: • Colloqui individuali con il coordinatore del servizio e con le educatrici delle rispettive sezioni; • Assemblee generali con tutti i genitori; • Assemblee di sezione con le educatrici delle rispettive sezioni; • Comitato di gestione formato da genitori e dal personale; • Incontri tematici per i genitori con la partecipazione di personale esperto (psicologi, pedagogisti, pe- diatri, ecc.); • Feste e gite; • Attività di laboratorio con la partecipazione dei genitori. 1 Cfr legge 8 novembre 2000, n 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 265 del 13 novembre 2000 - Supplemento ordinario n. 186
  • 24. Spazi La struttura, secondo la sopra ricordata norma UNI 11034, deve curare gli spazi e gli arredi in modo tale da garantire la sicurezza dei bimbi. Per quanto attiene ai requisiti tecnici-edilizi, gli edifici in cui sono situati i nidi, almeno quelli pubblici, so- no, per lo più, di recente costruzione (edifici degli anni ’70), fabbricati con i criteri di architettura scolastica e caratteristica dell’epoca, con riferimento alle Norme Tecniche relative all’edilizia scolastica stabilite dal D.M. 18 dicembre 1975 “Norme tecniche aggiornate relative all'edilizia scolastica, ivi compresi gli indici minimi di fun- zionalità didattica, edilizia ed urbanistica da osservarsi nella esecuzione e di opere di edilizia scolastica”, che sta- biliscono anche il rapporto n. posti/mq disponibili, per ogni soggetto presente nell’edificio. Secondo criteri recenti, la ricettività ottimale è quella che prevede tra i 20 e i 60 bambini per ogni asilo, con un rapporto ottimale educatore/bambino, rapporto che viene stabilito sia dal numero complessivo dei bam- bini per ogni gruppo, sia sulla base della fascia d’età. Per quanto attiene agli spazi, riferiti anche ai diversi momenti evolutivi dei piccoli, in particolare per quan- to riguarda l’autonomia motoria, sono necessari spazi e servizi con caratteristiche diverse per le diverse età (piccoli-lattanti 0-10 mesi, medi-semidivezzi 11-22 mesi e grandi-divezzi 23-36 mesi), sia nel rispetto di una determinata funzione (zona pranzo), sia nel rispet- to di una determinata attività (spazi per il gioco, il mo- vimento, ecc.), per creare situazioni predisposte capa- ci di orientare il comportamento dei bambini e di solle- citarli all’autorganizzazione. La planimetria del nido è, pertanto, articolata in spazi interni e spazi aperti nonché spazi per i servizi comuni. L’organizzazione del contesto deve essere cor- relata ad un processo di controllo e valutazione perio- dica, finalizzato all’eventuale riprogettazione del conte- sto stesso. 23
  • 25. Spazi interni Gli spazi interni sono suddivisi in reparti, in rapporto al numero e ai mesi dei bambini presenti, con locali ampi e zone per il gioco libero, per le attività didattiche guidate dall’educatore e per il pranzo, che possono es- sere ripartiti nel modo seguente: • Locale per il contenimento di oggetti e attrezzature di uso quotidiano, • Ambiente gioco e occupazioni varie • Ambiente per il pranzo, • Ambiente per il riposo, • Spazio per l’igiene della persona, • Spazi comuni (ingresso, spazio adulti, servizi), • Cucina.
  • 26. Nelle varie realtà territoriali, il dimensionamento degli spazi avviene sulla base del rapporto tra il numero dei lattanti e quello dei divezzi di uno a quattro. A titolo di esempio la L.R. Marche 13 maggio 2003, n. 9 “Disciplina per la realizzazione e gestione dei servizi per l’adolescenza e per il sostegno alle funzioni genitoriali e alle famiglie e modifica della L.R. 46/1995” stabilisce la superficie totale in 7 m2 /bambino per i nidi e 4 m2 /bambino per i centri per l’infanzia. Lo spazio riservato al pranzo va reso piacevole e bello, arredato con seggioloni per i piccoli, tavoli e sedie a misura di bambino, sedie per adulti, ecc. L’ambiente per il riposo deve consentire un adeguato oscuramento, essere acusticamente protetto e per- mettere la facile disposizione di culle e lettini. L’ambiente per l’igiene della persona, corredato da efficaci dispositivi di areazione, deve consentire il libe- ro accesso dei bambini più grandicelli e il controllo da parte degli adulti. 25
  • 27. Nei servizi igienici è opportuna una divisione tra lo spazio contenente i WC (zona sporca) e quello conte- nente i lavabi ad uso dei bambini (zona pulita), quest’ultimo può essere comunicante con il soggiorno-pranzo. In particolare il reparto per il gruppo lattanti (0 -10 mesi) deve prevedere: – Zona di ingresso (filtro termico) e deposito carrozzine – Ambiente per il pranzo – Ambiente per il riposo (ambiente separato) – Servizi igienici (con fasciatoi, lavabi) – Cucina per la preparazione del latte e delle pappe (in comunicazione con lo spazio pranzo). Gli ambienti per il riposo per il gruppo lattanti e per i divezzi di età fino a 22-23 mesi, sono usati per il
  • 28. sonno più volte nella giornata, anche non contemporaneamente da tutti i soggetti e devono essere separati da- gli ambienti di attività. Gli spazi per il gruppo divezzi (24-36 mesi), che devono rispecchiare le necessità di divisione organizzati- va del reparto in più reparti in rapporto alla ricettività del nido, sono suddivisi in: – Zona ingresso e depositi carrozzine – Ambiente di soggiorno-pranzo per ogni reparto – Ambiente di riposo, separato per ogni sottogruppo, che può essere comunicante con il relativo soggiorno – Servizi igienici – Eventuali disimpegni o ripostigli Nello spazio per il soggiorno-pranzo in alcuni asili possono essere svolte attività collettive o attività svol- te contemporaneamente da piccoli gruppi di bambini ed un educatore nonché attività individuali. Al riguardo, nella articolazione degli spazi va posta particolare attenzione nell’ubicazione delle sorgenti lu- minose naturali (finestre, lucernari, ecc.), allo studio dei percorsi interni nonché all’ubicazione del mobilio. Gli ambienti di riposo, utilizzati per il sonno solo pomeridiano, possono essere progettati anche come luo- ghi di attività integrabili al soggiorno. I servizi igienici (WC e lavabi) devono essere un numero sufficiente per consentire ai bambini di svolgere con sempre maggiore autonomia le pulizie personali. 27
  • 29. Spazi esterni Gli spazi esterni, con diversificazione dei livelli di terreno devono prevedere: – Spazi pavimentati coperti a protezione degli ingressi agli ambienti d’uso dei piccoli (deposito carrozzine); – Spazi pavimentati coperti per il soggiorno all’aperto dei piccoli; – Spazi pavimentati liberi (non coperti) per attività e percorsi all’aperto, in genere attrezzati con prese d’acqua; – Aree e prato;
  • 30. – Vasche per la sabbia; – Spazi pavimentati per accessi pedonali, per accesso alla centrale termica e all’approvvigionamento della cucina e materiali, ecc. Per ragioni di sicurezza dovrà essere impedito ai bambini di uscire verso spazi pubblici o privati adiacen- ti al nido e verso spazi di accesso all’edificio, all’interno dell’area di pertinenza. Le zone di soggiorno all’aperto devono essere delimitate da siepi o muretti o da recinzione, che consen- tano sempre l’osservazione dei bimbi da parte degli educatori. 29
  • 31. Spazi per i servizi generali Si tratta di un complesso di am- bienti che servono sia i lattanti che i divezzi nonché il personale del nido e devono prevedere i seguenti locali: – cucina, – dispensa, – lavanderia, stireria, guarda- roba, deposito, – spogliatoio e servizi igienici per il personale, – locali pluriuso per il perso- nale (pranzo, riunione, se- greteria, preparazione mate- riale d’uso, ecc.), – locali di deposito di materia- le vario, – locale caldaia, – ambulatorio pediatrico. Per quanto attiene tali spazi comuni è necessaria anche una zona ingresso per le separazioni e i ricon- giungimenti tra genitori e bimbi e dove i genitori possono intrattenersi tra di loro ed eventualmente con gli educatori, anche se per tale attività è opportuno un apposito ambiente. Lo spazio pluriuso di soggiorno e lavoro riservato agli educatori deve essere dotato di arredi e stru- menti idonei all’attività da svolgere.
  • 32. Arredi e materiali Per arredi si intendono attrezzature fisse e/o mobili che, organizzando gli spazi interni ed esterni, consento- no di svolgere al meglio la cura e l’assistenza dei bambini, garantendo la creazione di un’ampia gamma di attivi- tà di gioco e di apprendimento. Per la scelta e l’allestimento degli arredi ci si deve richiamare a criteri quali: – funzionalità, – sicurezza, – disposizione idonea nelle diverse zone, – facile accessibilità per piccoli e grandi, – igiene e pulizia. Gli arredi a disposizione delle varie sezioni o reparti sono per lo più costituiti da: – tavolini con angoli smussati, – seggioline adeguate all’età, 31
  • 33. – armadietti facilmente accessibili ai piccoli, per contenere gli ef- fetti personali, i giochi e il materiale didattico, – mensole collocate in alto, per oggetti da tenere fuori portata, – fasciatoi, – culle e lettini personali facili da pulire, – seggioloni, – sedie e piani di appoggio per adulti. Per le sedie e i banchi utilizzati negli istituti scolastici, l’UNI (En- te nazionale italiano di Unificazione) ha pubblicato norme riguardanti i requisiti ergonomici e di sicurezza allo scopo di specificarne le dimen- sioni, i metodi di prova e la marcatura. Tali arredi, ideati secondo rigorosi criteri ergonomici, favori- scono, infatti, una corretta postura ed evitano danni muscolosche- letrici, nei casi in cui i piccoli mantengono una determinata posi- zione.
  • 34. Per il riposo i lettini devono avere sponde laterali per lattanti, mentre per i divezzi e semidivezzi, le brandine con ma- terassi devono essere ad altezza dei bambini. Inoltre, i nidi devono essere dotati di attrezzature stabi- li e sicure, per i vari tipi di gioco, per le attività espressive e di manipolazione (sabbia, farina, pitture atossiche, cavalletti, ecc). Per le attività all’aperto possono essere presenti una vasca per la sabbia, una fontana per i giochi d’acqua nonché scivoli, tunnel, strutture da arrampicata, altalene, ecc. I materiali didattici e i giocattoli, disposti in modo accessibile, devono soddisfare criteri di: – pulizia, – sicurezza, – progettazione tale da sollecitare i bimbi al gioco in relazione all’età e alle capacità. 33
  • 35. La giornata al nido La giornata al nido, anche per aiutare i bambini, tenendo conto delle loro esigenze, a comprendere il tra- scorrere dl tempo, è generalmente suddivisa con sequenza quotidiana regolare: • accoglienza del bambino con particolare cura nei rituali del distacco dai genitori, • gioco libero o strutturato. • bagno e cambio che si ripete più volte nell’arco della giornata, • pranzo, • riposo, • merenda, • commiato dagli educatori e il ricongiungimento con i genitori.
  • 36. Le attività di gioco Le molteplici attività di gioco che si svolgono nel nido sono necessarie per stimolare nel bambino la cono- scenza e l’apprendimento. L’importanza del gioco risiede nel godimento immediato e diretto che il bambino ne trae e costituisce lo strumento più importante in suo pos- sesso per prepararsi ai compiti futuri. La programmazione educativa delle attività origina dalla conoscenza delle fasi evolutive, delle competenze, curiosità, atteggiamenti esplorativi e costruttivi del bambino. Tali attività vengono tecnica- mente suddivise in: GIOCO STRUTTURATO - ORGANIZ- ZATO: attività grazie alle quali l’educa- tore, sollecita direttamente il bambino e osserva l’esperienza che egli sta fa- cendo nella dimensione sia individuale che, sociale in spazi e materiali definiti e in un contesto circoscritto. GIOCO LIBERO - NON STRUTTU- RATO: attività caratterizzate dalla libe- ra scelta del bambino che ha una va- lenza simbolica in quanto lo stesso percorre più volte sia le esperienze per lui più difficili che quelle più rassicuranti, attraverso il gioco. In questo tipo di gioco l’educatore svolge il ruolo di “attore”, ogni volta che è coinvolto nel gioco del bambino. 35
  • 37. L’alimentazione Imenù alimentari utilizzati al nido, per garantire una sana ed equilibrata nutrizione del bambino in rapporto al- la sua età ed ai suoi bisogni, vengono studiati ed elaborati dall’apposito servizio della Azienda ASL, territorial- mente competente. Per bambini con intolleranze alimentari, la dieta dovrà essere certificata dalla ASL, con l’indicazione della durata. Nei nidi non devono essere ammessi alimenti o bevande portati da casa.
  • 38. Validità di un servizio Un nido può offrire un valido servizio se: • dispone di spazi sia interni che esterni, predisposti secondo l’età e le esigenze dei bambini, con locali accoglienti, • dispone di arredi funzionali e sicuri, che favoriscono l’autonomia dei bambini, • dispone di materiali ricchi di stimoli e giochi che facilitano l’esplorazione e la creatività, • dispone di personale in numero adeguato con un buon rapporto educatore/bambini, in modo che i bam- bini non siano mai lasciati senza controllo, • dispone di personale qualificato con corsi di base e diplomi specifici, con l’aggiornamento periodico, • organizza il servizio in modo da garantire la massima compresenza di educatori nei momenti in cui i bambini sono svegli, • inserisce il bambino gradualmente, nel totale rispetto dei suoi tempi, prevedendo la presenza di un ge- nitore/accompagnatore, • organizza le attività della giornata con gruppi composti da bambini di età diverse, per facilitare la rela- zione tra grandi e piccoli, prevedendo però, alcuni momenti specifici per i più piccoli, • facilita l’ingresso dei genitori nella struttura, coinvolgendoli nelle proposte e nelle attività del servizio (la- boratori, gruppi di studio, feste, ecc...), • predispone colloqui e riunioni con i genitori dei bambini frequentanti il nido, • promuove iniziative generali nell’ambito delle esigenze e dei problemi della prima infanzia (conferen- ze, riunioni tematiche, ecc...). 37
  • 39. Micronido Le normative regionali, a fronte di particolari esigenze sociali e orga- nizzative, stabiliscono che siano istituiti i cosiddetti micronidi, nidi d'infan- zia dove è possibile l'accogliere un numero ridotto di bambini, generalmen- te da 8/10 a non più di 20. Il micronido si differenzia dal nido solo per il numero dei bambini che possono es- sere accolti, rispettando le norme igienico-sanitarie dei nidi, an- che se con dovuti accorgi- menti, in relazione ai mino- ri spazi utilizzati e garan- tendo il servizio di men- sa, il riposo pomeridia- no nonché l'adozione di progetti pedagogici specifici, in corrispon- denza dei vari moduli organizzativi.
  • 40. Servizi educativi 0-3 anni alternativi al nido Serviziinnovativi Il consolidarsi di nuove di- mensioni familiari che sempre più spesso caratterizzano la nostra so- cietà, la necessità dei bambini di usufruire di servizi e strutture che li aiutino ad adattarsi a dimensioni familiari, sociali ed affettive variabi- li e modificabili, la necessità delle famiglie di ricorrere, per la cura e la custodia dei bambini, sempre più spesso a forme di aiuto esterne ha reso evidente la necessità di orga- nizzare servizi innovativi, con fre- quenza libera, in cui sia offerta a bambini e genitori la possibilità di partecipare anche ad attività ri- creative pomeridiane. Numerose normative regionali, emanate dalla metà degli anni '90 ad oggi, hanno accolto questo bisogno e, al fine di realizzare una più capillare estensione dei servizi per l'infanzia che tenga conto dei mutati e molte- plici bisogni, prevedono l'istituzione di servizi innovativi e integrativi rispetto ai nidi d'infanzia e ai micronidi. 39
  • 41. Tali servizi innovativi/sperimentali devono offrire progetti educativi con • indicazioni particolareggiate delle finalità cui tendono le innovazioni proposte • motivazioni scientifico-educative • contenuti, metodologie e procedure, • risorse da impiegare • tempi e modalità di verifica parziale e finale • verifiche periodiche • coinvolgimento familiare Di questi servizi fanno parte • nido integrato • nido-famiglia • centro infanzia • atelier Questo tipo di servizi, che hanno finalità educative e di socializzazione per i bambini e di incontro e comu- nicazione per gli adulti in un'ottica di corresponsabilità tra genitori ed educatori, non contemplano il servizio di mensa e per il riposo dei bambini e non prevedono necessariamente locali specifici, offrendo accoglienza giorna- liera ai bambini per un tempo massimo generalmente di cinque ore, consentendo una frequenza diversificata, in rapporto alle esigenze dell'utenza. Nidointegrato È un servizio strutturato similmente ad un asilo nido minimo, che svolge un'attività psico-pedagogica me- diante collegamenti integrativi con l’attività della scuola materna, secondo un progetto concordato tra gli enti ge- stori. Nidofamiglia È un servizio finalizzato a valorizzare il ruolo dei genitori nell'intervento educativo, prevedendone il diretto coinvolgimento nella conduzione e nella gestione del servizio.
  • 42. Esso è di norma destinato a non più di 12 bambini, di età compresa tra i 15 mesi e i 3 anni, e può esse- re attivato solo in spazi idonei a ospitare servizi per l'infanzia, prevedendo comunque, la presenza di almeno un educatore con funzioni di coordinamento. Centroinfanzia È un servizio prevalentemente destinato ai bambini di età compresa tra i 12 mesi e i 6 anni, organizzato sulla base di percorsi pedagogici flessibili, in relazione al rapporto tra la maturità dei soggetti e i contenuti del- l'intervento educativo. Il servizio di centro infanzia può prevedere, nei suoi progetti educativi, percorsi psico-pedagogici realizza- ti con il contributo di apporti esterni. Atelier È un'attività formativa destinata prevalentemente ai bambini di età compresa tra i 15 mesi e i 3 anni. Gli atelieristi durante l'anno scolastico svolgono un progetto tematico con i bambini Serviziintegrativi AI fine di garantire risposte flessibili e differenziate alle esigenze delle famiglie e dei bambini, possono es- sere realizzati servizi integrativi al nido, con caratteristiche educative, ludiche, culturali e di aggregazione so- ciale, che prevedano modalità strutturali, organizzative e di funzionamento diversificate, aperti ai bambini, anche accompagnati dai genitori o da altri adulti. Sono servizi integrativi: • i centri per bambini e genitori • gli spazi bambini Questi servizi possono essere ubicati nella stessa struttura, in modo da consentirne un pieno utilizzo e ampliare le opportunità offerte. 41
  • 43. Gli spazi bambini si differenziano dai nidi a tempo parziale in quanto garantiscono tempi e modalità di fun- zionamento più ridotti. Nidodomiciliare Tra i servizi integrativi sperimentali, alcune Regioni e gli Enti locali promuovono quello dell'educatore fami- liare che si realizza tramite l’accordo tra alcune famiglie con bambini di età inferiore ai 3 anni, che decidono di mettere a disposizione uno dei loro domicili, ovvero uno spazio domestico adeguato, per l'affidamento dei figli in modo stabile e continuativo a educatori con specifiche caratteristiche professionali e appositamente formati a questo scopo.
  • 44. Vigilanza La prevenzione sanitaria a la vigilan- za igienico-sanitaria dei servizi in questio- ne sono assicurate dalla Azienda ASL, territorialmente com- petente. Per condizioni di disabilità, è previ- sta la collaborazione Comune/ASL per pro- grammi di prevenzio- ne, educazione e tu- tela sanitaria. La vigilanza sul funzionamento è del Comune (almeno 1 ispezione/anno o su segnalazione ASL o altri Comuni). 43
  • 45. La sicurezza e la tutela della salute Ia prevenzione e la vigilanza igienico-sanitaria dei nidi sono assicurate dalla Azienda ASL territorialmente competente. Il nido, per il bambino costituisce ambiente di vita, ma il nido, in quanto luogo di lavoro, ricade nella nor- mativa sulla sicurezza e salute dei lavoratori e, pertanto, è soggetto al D.Lgs. 626/1994 e successive modifi- che per cui il datore di lavoro che, nel caso dei nidi pubblici, è il titolare del Comune sede del nido, è tenuto a predisporre il documento della sicurezza, individuando e stimando i rischi. Pertanto, il titolare del nido deve: 1. redigere il documento di valutazione dei ri- schi, 2. predisporre le misure di prevenzione, 3. nominare gli addetti alle emergenze e al pronto soccorso, 4. provvedere alla formazione del personale di cui al punto 3, 5. nominare il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), 6. consultare il Rappresentante per la Sicu- rezza dei Lavoratori (RSL)sul documento di valutazione di rischi e sulle misure di sicurezza, 7. nominare il medico competente e attuare la sorveglianza sanitaria, 8. informare i lavoratori sui rischi, 9. formare i lavoratori in materia di sicurezza e salute, con riferimento al posto di lavoro e alle mansioni svolte.
  • 46. Il Documento per la sicurezza e la salute dei lavoratori va elaborato ai sensi dell’art. 4 comma 2 del D.Lgs. n. 626/94 e successive modifiche ed integrazioni, previa consultazione del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza e del Medico competente, in collaborazione con il Responsabile e gli Addetti del Servizio di Prevenzio- ne e Protezione. La valutazione dei rischi deve avere come oggetto l’individuazione di tutti i rischi esistenti, la correlazione con i soggetti potenzialmente esposti nonché la valutazione qualitativa e quantitativa degli effetti di tale interazione. I diversi fattori che, anche nell’ambito del nido, concorrendo a determinare l’ambiente di lavoro, sono re- golamentati dalla legge o in ogni caso devono formare oggetto di intervento da parte del datore di lavoro posso- no essere raggruppati in: A) rischi per la sicurezza da Strutture (pavimenti, locali,ecc:) Macchine Sostanze pericolose Impianti elettrici Incendio-Esplosioni B) rischi per la salute da Agenti chimici Agenti fisici Agenti biologici Movimentazione manuale carichi C) rischi trasversali da Organizzazione del lavoro Fattori psicologici Fattori ergonomici In Italia al 1991 (indagine Multiscopo sulle famiglie 2° Ciclo 1991dell’ISTAT) si contano 107.469 bambi- ni infortunati nella fascia di età 0-3 (distinti in 59.684 di sesso maschile e 47.785 di sesso femminile), su un totale di popolazione di questa fascia di 2.585.000 (1.330.000 maschi e 1.265.000 femmine) con un tasso di 41,57 per 1.000 abitanti. Dalla stessa indagine ISTAT, inoltre, emerge che nella fascia 0-3 anni, il numero di infortuni nel Paese è stato di 164.000 (93.000 nei maschi e 71.000 nelle femmine) ovvero si sono verificati in media 1,5 infortuni per ogni bambino infortunato. Poiché non tutti i bambini di età 0-3 anni sono assistiti dai nidi, allo stato dei fatti non è possibile conoscere l’entità del fenomeno infortunistico in corrispondenza di questi servizi. Né è possibile sapere quanti infortuni si verificano tra il personale del nido o il tipo di infortunio o a quale agente materiale sia legato. 45
  • 47. Il gruppo di rischi B) – rischi igienico-ambientali – è responsabile della compromissione dell’equilibrio bio- logico, per attività che comportano esposizione esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici e alla movimenta- zione manuale dei carichi. Il gruppo di rischi C) – rischi trasversali – è legato all’interazione lavoratore-lavoro, inteso questo come strutturazione (ergonomico-psicologico-organizzativa) del tipo di attività svolta. Per il rischio di movimentazione manuale dei carichi (art. 47 e segg. D.Lgs 626/1994), è necessitaria la sorveglianza sanitaria. Il rischio può comportare lesioni dorso-lombari, legate alle azioni di trasportare, sostenere, sollevare, de- porre, portare o spostare, ecc. manualmente il bambino, che tra l’altro non è oggetto inanimato, in condizioni er- gonomiche non sempre favorevoli. Il personale a contatto con i bimbi, infatti, passa gran parte della giornata in posizione piegata per assi- stere il piccolo nelle sue attività di gioco, alimentazione, ecc., con ritmi imposti da situazioni non sempre modu- late che possono indurre bruschi movimenti, con conseguente eventuali lesioni a carico delle strutture osteo- miotendinee e nervovascolari della colonna vertebrale. Per quanto riguarda il rischio chimico è utile ricordare che gli addetti ai servizi, nelle mansioni di pulizia, fanno uso di detergenti e disinfettanti (saponi, candeggine, ecc). Tali prodotti, in base al titolo VII bis, D.Lgs 626/1994 – protezione da agenti chimici – e successive mo- difiche, a causa delle loro proprietà tossicologiche e del modo in cui vengono impiegati, in assenza dell’uso di op- portuni dispositivi di protezione individuale (DPI), possono comportare rischi. Sia i bimbi presenti nel nido, sia il personale possono, inoltre, essere sottoposti a rischio infettivo per con- tatto diretto, o indirettamente tramite indumenti, oggetti contaminati, liquidi organici, ecc. Pertanto, gli operatori del nido a contatto con i bambini ricadono specificatamente nel titolo VIII del D.Lgs. 626/1994 – protezione da agenti biologici – e per essi va prevista la sorveglianza sanitaria da parte del medico competente. Infatti, i bimbi proprio per la loro età incorrono in quel gruppo di malattie cosiddette esantematiche, (ro- solia o parotite epidemica ecc.), i cui agenti biologici responsabili appartengono a quelli classificati come grup- po 2, dell’allegato XI del D.Lgs. più volte citato. Pertanto, il datore di lavoro, effettuata la valutazione del rischio e, su parere del medico competente, de- ve mettere a disposizione lo specifico vaccino per il personale, come avviene per la rosolia che produce possibi- li malformazioni congenite in figli di donne esposte entro i primi tre mesi di gravidanza. Per altre patologie infettive quali l’encefalite, in mancanza del vaccino efficace, la sorveglianza sanitaria agisce con misure di contenimento.
  • 48. Le “precauzioni universali” Le “precauzioni universali” sono quelle misure igieniche routinarie (pulizia, manutenzione dei servizi igie- nici, disponibilità di lavabi opportuna- mente attrezzati, utilizzo di guanti, igiene personale, ecc) da utilizzare sempre, anche indipendentemente dall’insorgenza di casi di malattia. Misuredicontrolloditipo comportamentaleeambientale Lavaggio delle mani: è la princi- pale misura comportamentale di tipo preventivo, che l’operatore deve ef- fettuare sempre: • prima e dopo la manipolazio- ne o il consumo di alimenti, • dopo ogni utilizzo di servizi igienici, • prima o dopo aver effettuato il cambio dei pannolini, • dopo la manipolazione di og- getti sporchi o contaminati. È opportuno ricordare che i servizi igienici per il personale, distin- ti per sesso, devono disporre di ac- 47
  • 49. qua corrente calda ed essere dotati di detergenti e mezzi per asciugarsi (sapone, preferibilmente liquido, e asciugamani monouso). Usodiguanti L’utilizzo di guanti di lattice monouso è indicato sempre nelle operazioni che comportano il contatto con materiale biologico (sangue, urine, feci, ecc). Pertanto, è necessario che l’operatore indossi guanti monouso ad ogni cambio di pannolino e durante l’as- sistenza ad un piccolo, specie se questo si è infortunato. Inoltre, è necessario che, potendosi contaminare durante la rimozione dei guanti, l’operatore si lavi le ma- ni, una volta tolti gli stessi e prima di indossarne un nuovo paio. In caso di allergia alla gomma, è consigliabile l’uso di guanti “usa e getta” di nylon. Utilizzoeigienedioggettiedindumenti L’igiene personale prevede innanzitutto un uso strettamente individuale di taluni oggetti, quali salviette, spazzolini da denti, pettini, indumenti, biancheria personale in genere. Per i bimbi di età inferiore ai 3 anni, è quindi opportuno: • ricorrere a materiale monouso (asciugamani, fazzoletti di carta, tovaglioli, ecc.); • porre attenzione all’uso promiscuo di scarpe, cappelli, equipaggiamento per il lettino; • evitare di mantenere a lungo indumenti/biancheria imbrattata (tovaglie di stoffa usate per più pasti, ba- vaglini con cambio non giornaliero, ecc.), preferendo anche in tal caso materiale monouso; • effettuare, più volte la settimana, il lavaggio di lenzuolini, federe, ecc.; • effettuare quotidianamente la detersione e sanificazione di giochi che possono essere imbrattati di saliva o altri liquidi biologici; • conservare biberon, tettarelle, ecc.,dopo l’uso e l’accurato lavaggio, in contenitori asciutti e, quanto possibile, sterili; • effettuare, prima dell’utilizzo, il risciacquo di biberon, tettarelle, ecc; • lavare e sanificare dopo ogni uso le stoviglie. Sanificazioneedisinfezionedisuperficieambienti La rimozione dello sporco e la conseguente riduzione della carica batterica (sanificazione) costituiscono una im- portante misura di prevenzione e rappresentano operazioni preliminari necessarie ad ogni procedura di disinfezione.
  • 50. Pavimenti, pareti lavabili, servizi igienici, superfici per il consumo dei pasti e superfici di lavoro devono essere sanificati con detersivi, con periodicità di- pendente dall’utilizzo e dal grado di imbrattamento. Le superfici adibite al cambio dei pannolini devono es- sere lisce e lavabili; devono esse- re sottoposte a detersione e sa- nificazione dopo ogni uso o esse- re ricoperte, ad ogni cambio, da fogli di carta monouso. In caso di imbrattamento si deve pulire e disinfettare la superficie. Nell’ambito del nido dove il principale rischio è costituito dal- le infezioni trasmesse per via ae- rea e per contatto diretto di cute e mucose occorre: • aerare gli ambienti • controllare il microcli- ma: particolare attenzio- ne dovrà essere posta nei confronti del grado di umidità, che, se inferiore al 60-70%, facilita l’insorgenza di infezioni delle pri- me vie aeree. A tal fine, specie negli ambienti con riscaldamento ad aria/pannelli, dovranno essere uti- lizzati umidificatori; • utilizzare materiale monouso per l’igiene personale: fazzoletti, asciugamani, tovaglioli utilizzati debbono essere smaltiti rapidamente; da evitarsi il mantenimento di fazzoletti o asciugamani, umidi o sporchi, nell’ambiente; • lavare le mani, oltre che nelle situazioni generali citate, anche dopo il gioco in aree aperte o vasche di sabbia, esercitazioni con materiali didattici particolari (pitture, creta, argilla, ecc.); • operare la regolare manutenzione degli eventuali impianti di condizionamento, con riguardo ai filtri; • effettuare la sanificazione quotidiana e il rapido allontanamento dei rifiuti. 49
  • 51. Puliziadeigiocattoli I giochi usati dai piccoli de- vono essere lavati e disinfettati pe- riodicamente, riducendo o elimi- nando, del tutto, l’utilizzo di giocat- toli non lavabili Preparazionee somministrazionedialimenti Gli alimenti costituiscono un veicolo di infezioni per via orale. Ciò vale per tutti quei Paesi ove vi è larga diffusione ambientale di agenti patogeni, ma anche per l’Italia in cui le tossinfezioni alimen- tari costituiscono un problema di sanità pubblica largamente diffuso. Va ricordato che nel nido possono essere consumati solo gli alimenti prodotti in laboratori autorizzati dal- la Azienda ASL e, eventualmente, approntato dal personale di cucina che si occupa del confezionamento. È essenziale che: • il personale non indossi anelli, orologi, ecc., per evitare il passaggio di essi nel confezionamento degli alimenti; • il personale si lavi accuratamente le mani prima di toccare gli alimenti in preparazione e quando, durante la preparazione, si toccano alimenti diversi; • non vengano distribuiti carne, uova e pollame crudi o poco cotti; • non si consumino uova scadute o quelle con il guscio rotto; • le uova e tutti gli alimenti freschi siano consumati appena preparati o mantenuti in frigorifero, senza conservarli a lungo; • sia evitata la contaminazione incrociata, mantenendo la separazione tra alimenti crudi e cotti; • tutti gli utensili utilizzati per manipolare il cibo siano lavati accuratamente.
  • 52. Comportamentoincasodiesposizioneasangueoaltriliquidibiologici(feci,urine,ecc.) In caso di fuoriuscita di sangue per ferite, epistassi ecc., deve evitarsi il contatto tra il soggetto leso e la cute di altri soggetti. A tal fine è necessario che: • vi sia una dotazione di guanti monouso, facilmente reperibili, da indossare prima di qualsiasi azione che possa comportare contatto con sangue o altri liquidi biologici; • materiali contaminati dal sangue (fazzoletti utilizzati per il soccorso, materiale di medicazione, guanti monouso, ecc.) siano raccolti in un sacco di plastica che dovrà essere ben chiuso e allontanato con i ri- fiuti (possibilmente come rifiuti speciali). • nel caso comunque, che si verifichi l’esposizione, si deve provvedere ad un immediato e approfondito la- vaggio delle parti esposte.
  • 53. Allontanamento dal nido Ibambini, a tutela di se stessi e degli altri, possono frequentare il nido solo quando sono in perfette condi- zioni di salute. Se, tuttavia, un bambino presenta un malessere nelle ore di frequenza, il personale di assistenza, comu- nica l’accadimento ai genitori, per le cure del caso. Dall’esame di alcuni regolamenti di nidi operanti sul territorio, l’allontanamento dal nido è previsto, in par- ticolare, in caso di: • febbre oltre i 38°C. • turbe gastrointestinali (vomito ripetuto, diarrea, con scariche frequenti, ecc.), • congiuntivite secretiva, • stomatite, • manifestazioni cutanee (esantemi, papule, ecc.), • ossiuriasi o altra parassitosi intestinale. Il bambino allontanato può riprendere a frequentare il nido solo con un certificato medico di riammissione che indichi in quale data la stessa deve avvenire, indipendentemente dal numero di giorni di assenza.
  • 54. Appendice Gliatteggiamentiriguardantilasicurezzasullavoroeillivellodibenesserepsico-fisicodel personaleeducativodeiserviziall’infanzia(0-6anni)delComunediRoma La ricerca della psicologa L. Macciocu del Dipartimento di Medicina del Lavoro dell’ISPESL, svolta in colla- borazione con due psicologi del Corpo di Polizia Municipale del Comune di Roma evidenzia, per gli operatori del settore, in particolare, rischi trasversali (organizzazione del lavoro, fattori psicologici, ecc.). Tale ricerca, dopo aver presentato una panoramica della situazione degli asilo nido e delle scuole mater- ne della XVI Circoscrizione di Roma, analizza gli aspetti logistici e distributivi degli ambienti e dello spazio inter- no ed esterno, descrivendo gli arredi, i materiali didattici, lo stato e la situazione degli impianti in relazione alle misure di sicurezza e alle condizioni igienico ambientali, tramite somministrazione di questionari agli educatori (150 operatrici intervistate). Nella Circoscrizione in parola sono presenti 9 nidi, di cui 5 capaci di accogliere 60 bimbi e 4, 40 bambini per un totale di 460 bambini (in tutto il Comune sono presenti 147 nidi con una disponibilità di accoglienza per 8.190 bambini). Per quanto attiene alle strutture e, in particolare, agli spazi interni, dall’indagine è emerso che al posto della prevista stanza di riposo per reparto, in molte realtà ve ne sono solo due: una per i lattanti, utilizzata an- che per i momenti di riposo mattutino e l’altra, per il reparto semidivezzi e divezzi che insieme ne usufruiscono per il riposo pomeridiano. In alcuni casi i reparti prendono luce da finestre collocate alla sommità della stanza, senza varchi diretti all’esterno e con scarsa illuminazione. I lavabi nei bagni per i semidivezzi e i divezzi non consentono ai piccoli di operare da soli, a discapito del- la loro incipiente autonomia. Lo spazio esterno è carente di zone d’ombra, poiché i pergolati, costituiti da pali di legno con tettoie in canne, non sono adatti allo scopo. Dove è presente la vasca con sabbia, questa non può essere utilizzata per le attività ludiche per il man- cato rinnovo della sabbia, che diviene ricettacolo di parassiti. Inoltre, il diverso stato di coinvolgimento dell’educatore nelle dinamiche di sviluppo emozionale, cognitivo e biologico dei bambini (0-6 anni) fa sorgere nell’operatore una condizione di “allarme”, che si configura come stato di tensione, che si afferma come dato oggettivo ineliminabile. La condizione di coinvolgimento, solitamente non considerata e quindi non valutata dagli osservatori, ri- sulta, invece, fortemente presente negli educatori seppure a livelli diversi, che vanno da sensazioni di disagio non 53
  • 55. definite, fino ad arrivare a condizioni di malessere molto accentuate le quali, in alcuni casi, possono sconfinare in forme patologiche. Dal questionario della ricerca “sulla sensazione di fatica” emerge che la consapevolezza di tale sensazio- ne generalizzata in tutto il corpo, è poco presente mentre è molto presente quella localizzata, con sintomi di af- faticamento nelle specifiche parti del corpo più esposte allo svolgimento della mansione. Emerge anche la percezione di non sicurezza delle strutture e la scarsa accettazione (oltre il 50% delle intervistate) delle condizioni microclimatiche dell’ambiente di lavoro. In definitiva, scopo della ricerca è stato quello di trasferire i risultati dell’indagine in un progetto com- plessivo di riordino dei servizi all’infanzia del Comune di Roma, con l’obiettivo, tra l’altro, di promuovere il miglio- ramento delle condizioni di disagio sofferto dai soggetti interessati ai servizi (personale educativo), sia nell’e- spletamento dei compiti di istituto attribuiti (orari, organizzazione del lavoro, ecc.), che nell’adeguamento delle strutture logistico-ambientali. È da sottolineare che, al momento dell’indagine, non era ancora in vigore il D.Lgs. 626/1994 concernen- te le condizioni di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, per cui sarebbe auspicabile riproporre l’indagine a con- clusione degli interventi di adeguamento previsti dalla norma intervenuta.
  • 56. Bibliografia • Barberi P., Bondioli A.; Galardini A.l.; Mantovani S., Perini F.: Linee guida per la qualità del servizio asilo nido nella Provincia di Trento – Giunta della Provincia Autonoma di Trento Trento 2002. • Centro Nazionale per la documentazione e l’analisi per l’infanzia e l’adolescenza: I servizi educativi per la prima infanzia – Istituto degli Innocenti Firenze aprile 2002. • Provincia Autonoma di Trento – Gruppo nazionale Nidi di Infanzia “I Bimbi chiedono servizi di qualità – Atti XIV Convegno Nazionale Servizi educativi per l’infanzia. Trento 20-22 febbraio 2003. • Centro Nazionale per la documentazione e l’analisi per l’infanzia e l’adolescenza: I servizi educativi per la prima infanzia “Ricerca sui nidi di infanzia e i servizi educativi da 0 a 3 anni integrativi al nido – http://www.infanzia-adolescenza.marche.it/numeri_e_parole_02.asp. • Norma UNI 11034 Servizi all’infanzia – Requisiti del servizio. UNI Milano febbraio 2003. • Legge 8 novembre 2000, n. 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di in- terventi e servizi sociali" Gazzetta Ufficiale n. 265 del 13 novembre 2000 – Supplemento ordina- rio n. 186. • Comune di Novara – Assessorato Politiche Socio-assistenziali - Servizi Sociali ed Educativi “un nido per crescere” Nuova Tipografia San Gaudenzio SpA. • Pari A.: “Come valutare un nido sul piano psico-pedagogico ABC bimbo (Percorsi psicologici e peda- gogici del bambino e dell'adolescente)" (www.abcbimbo.it). • ISTAT, Indagine Multiscopo sulle famiglie – 2° Ciclo 1991. • Raccomandazioni per l’applicazione in Piemonte delle Misure di profilassi per esigenze di sanità pub- blica e per l’adozione di provvedimenti nei confronti di soggetti affetti da alcune malattie infettive e nei confronti di loro conviventi e contatti (Circ. Min. n. 4 del 13 marzo 1998) www.asl20.piemon- te.it/SEPI/Sorv_mi/varie. • Gruppo provinciale di lavoro ASL-Scuola: La medicina scolastica oggi. Bozza del 14.9.04. www.ddco- dogno.org/archivio/medicina. • ISPESL - Dipartimento Igiene del Lavoro Linee guida per la valutazione del Rischio Allegato al n. 4/95 Fogli di informazione. • Città di Narni Asilo Nido “Il grillo Parlante” www.comune.narni.tr.it/città/asilo_nido_il_grillo_parlan- te.htm - 47k 55
  • 57. • Borghi Q., Guerra L.: Manuale di didattica per l’asilo nido Manuali Laterza Fare scuola 2004. • Macciocu L., Bonarota G., Mazzoni C.: Gli atteggiamenti riguardanti la sicurezza sul lavoro e il livel- lo di benessere psicofisico del personale educativo dei servizi all’infanzia (0-6 anni) del comune di Ro- ma ISPESL Prevenzione oggi 2-3: 59-143, 1998. Finito di stampare nel mese di dicembre 2005