3. La stabilità dei prezzi e il valore dei soldi Si parla di “stabilità dei prezzi” se il valore del denaro si preserva nel tempo. Si supponga di aver risparmiato € 9.000,0 per comprare un’auto. Come Vi sentireste se, dopo sei mesi, arrivato al salone, scopriste che ora ne costa € 10.000,00 ? Per fortuna, di solito i prezzi non crescono così velocemente (vedi tabelle). Per stabilità dei prezzi si intende un’inflazione “bassa ”, ossia tassi di variazione dei prezzi al consumo molto contenuti.
4. Il mantenimento della stabilità dei prezzi è l’obiettivo primario della BCE ( Eurosistema ); costituisce una finalità fondamentale anche per le altre principali banche centrali.
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6. Nell’ Eurosistema , composto da BCE e dalle Banche Centrali Nazionali degli Stati europei che hanno adottato l’ euro , il Consiglio Direttivo della BCE ha individuato la stabilità dei prezzi in quella in cui l’ IACP ( indice armonizzato prezzi al consumo ex tabacco ) sui 12 mesi per l’area dell’euro è inferiore al <2%.
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8. Che cosa puoi comprare con una banconota da € 10,00 ? Due CD singoli o forse quattro numeri del tuo settimanale preferito? Ma ti sei mai chiesto com’è possibile ottenere un prodotto o un servizio in cambio di un pezzo di carta? Dopotutto, produrre una banconota costa soltanto pochi centesimi. La fiducia è preziosa
9. Le funzioni della moneta La moneta svolge un ruolo fondamentale nelle economie moderne: il denaro fa girare il mondo .
10. Cosa si intende per moneta? Oggi, però, tale definizione si applica anche a tutta una serie di attività facilmente utilizzabili a fini di pagamento ( depositi bancari ). Si pensa immediatamente a banconote e monete: infatti sono accettate e disponibili in qualunque momento per l’impiego come mezzo di pagamento.
11. - intermediazione negli scambi Moneta: è un bene che svolge le funzioni fondamentali di strumento di: - riserva di valore - unità di conto
12. Intermediazione negli scambi Lo scambio diretto di beni e servizi, cioè il baratto , si scontra con il limite di “dover trovare” una coincidenza di desideri . Se un ristoratore vuol farsi tagliare i capelli in cambio di un pasto deve trovare un barbiere disposto ad accettare un pasto . A sua volta il barbiere, se ha bisogno di un paio di scarpe , deve aspettare che un calzolaio richieda i suoi servizi in cambio di un paio di scarpe : un costo notevole di ricerca della controparte adeguata, di attesa e di accumulazione .
13. Riserva di valore Se il materiale usato come moneta mantiene valore nel tempo, può essere detenuto per lunghi periodi consentendo la separazione fra i tempi di acquisto e quelli di vendita . In questo caso, assolve l’importante funzione di riserva di valore. L e monete più utilizzate sono le più disparate: dai wampum ( perline di conchiglia ) degli indiani d’America, ai chicchi di cacao dei Maja, ai cauri ( conchiglie ) dell’India, ai denti di balena delle Figi, al tabacco delle prime colonie del N. America, ai grandi dischi di pietra dell’isola di Yap nel Pacifico, fino ad arrivare alle sigarette e agli alcolici nella Germania del secondo dopoguerra.
14. Unità di conto Esisteva la necessità di rapportare fra loro, il valore del pasto con uno equivalente al taglio, ed al paio di scarpe: rapporto che prende il nome di ragione di scambio o prezzo . Col crescere del numero di beni barattati, diventava più difficile conoscere, raccogliere e memorizzare tutte le ragioni di scambio: un dispendio di risorse che aumenta spropositatamente al crescere dei beni scambiati. n* (n-1) 2
15. (n-1) Se però, uno dei beni, fosse utilizzato come unità di conto , il valore di tutti i beni sarebbe espresso in termini di questo “numerario” e la quantità di prezzi da individuare si ridurrebbe in misura significativa . E’ dunque possibile esprimere in termini monetari il prezzo di un bene e quello di qualunque attività. Tutti gli operatori d’una area valutaria calcolerebbero costi, prezzi, salari e redditi nella stessa unità monetaria . Una unità di conto credibile e accettata , costituisce una solida base per il calcolo dei prezzi e dei costi, e comporta un guadagno in termini di trasparenza e attendibilità .
16. La natura dei beni utilizzati come moneta è variata nei tempi, preservando sempre: facilità e comodità di conservazione , alto valore a fronte di un basso peso , praticità di trasporto e durevolezza . Dai wampum (perline di conchiglia) degli indiani d’ America , ai cauri (conchiglie dai colori vivaci) dell’ India , ai denti di balena delle Figi , al tabacco delle prime colonie del Nord America , ai chicchi di cacao nel Centro America , ai grandi dischi di pietra dell’isola di Yap nel Pacifico, fino ad arrivare alle sigarette e agli alcolici nella Germania del secondo dopoguerra. Le forme della moneta
17. Il ricorso al metallo per superare i problemi di deperibilità dei beni, trova i primi riscontri in Asia attorno al 2000 a.C . Pezzi o barre di oro e di argento , fungevano da moneta perché erano facili da trasportare , non deperibili e più o meno agevolmente divisibili . Era inoltre possibile fonderli per ricavarne monili. Le forme della moneta
18. I greci coniavano monete d’argento dal 700 a.C. Atene (575 a.C.) e Corinto (570 a.C.) furono le prime città-stato elleniche a battere moneta . La dracma rimase stabile per quasi 400 anni. Grazie alla diffusione svolta da Alessandro Magno , le monete metalliche greche furono largamente impiegate, come attesta il loro ritrovamento, fra la Spagna e l’attuale India . Le forme della moneta I romani, che avevano inizialmente utilizzato ingombranti lingotti di bronzo ( aes signatum ), adottarono l’innovazione greca delle monete metalliche ufficiali e furono i primi a introdurre un regime bimetallico comprendente sia il denarius d’argento sia l’ aureus d’oro .
19. Per evitare i disagi connessi alla “ coincidenza di desideri ”, è stato assunta come mezzo di scambio una rudimentale moneta detta: “ moneta merce” . La prima forma di monetazione AES rude , Aes signatum , Aes grave o Aes librale (335 a.C.) Usando l’ aes rude occorreva pesare il bronzo ad ogni scambio, per cui si iniziò ad utilizzare getti in bronzo di forma rotonda o rettangolare che riportavano il loro valore, detti “ aes signatum ”.
21. La Premessa 1 1 AUREO D’ ORO EQUIVALE A 25 DENARI D’ARGENTO 100 SESTERZI DI BRONZO 400 ASSI DI BRONZO 4 4 25
22. Ma quanto valeva un sesterzio ? 2500 sesterzi Valore d’uno schiavo della Gallia Roma I sec. a.C. 10 sesterzi spesa per pranzo comune Pompei 161 a.C. 192 milioni di sesterzi Patrimonio Marco Licinio Crasso alla fine della Repubblica Roma I sec. a.C. 1 aureo d'oro = 25 denari argento = 100 sesterzi (bronzo) = 400 assi Roma I sec. d.C. 1 sesterzio 1 litro di vino comune Roma I sec. d.C. 1 asse 542 gr. di grano - ½ libra pane Roma I sec. d.C. 50 assi 100 kg. di lupini Roma I sec. d.C 1 sesterzio Ingresso alle terme per 4 p. Roma I sec. d.C 1 denario 8 chili di pane comune Roma I sec. d.C 3 sesterzi 6,5 chili di grano Roma I sec. d.C 240 sesterzi 6,5 chili di grano (il valore del sesterzio si era svalutato di 80 volte in 4 secoli) Roma fine III sec d.C.
23. La premessa Dinarii, aurei e sesterzi per i Romani divennero anche strumento di propaganda politica: le immagini di conio riportavano le effigi degli imperatori, ne celebravano le imprese e le qualità.
24. Le riforme monetarie Nel 15 a.C . Augusto pose fine al disordine monetario varando una riforma nella monetazione Romana . Distinse fra monetazione in rame ed in oricalco (lega 80% Cu - 20% Zn tipo ottone), lasciandola al controllo del Senato ( S enatus C onsulto) mentre quella in oro ed argento diviene competenza esclusiva dell' Imperatore . Asse = 4 quadranti 1/30 di libra di rame (10,91 gr.) quadrante = sottomultiplo dell’asse 1/192 di libra di rame (1,70 gr.) dupondio (2 assi, 8 quadranti) 1/24 di libra di oricalco (13,64 gr.) sesterzio (= 2 dupondi, 4 assi, 16 quadranti) 1/12 di libra di oricalco (27,28 gr.) quinario (= 2 sesterzi, 4 dupondi, 8 assi) 1/168 di libra d'argento (1,94 gr.) denario (= 2 quinari, 4 sesterzi, 8 dupondi, 16 assi) 1/84 di libra d'argento (3,89 gr.) quinario aureo (12,5 d., 25 q. Ag., 50 s., 100 d., 200 a) 1/84 di libra d'oro (3,89 gr.) aureo (2 q.a, 25 d., 50 q. Ag., 100 s., 200 d., 400 a) 1/42 di libra d'oro (7,79 gr.) base
25. Con Nerone , il contenuto di metallo prezioso delle monete iniziò a diminuire poiché la zecca imperiale sostituiva progressivamente l’oro e l’argento con delle leghe per finanziare l’imponente disavanzo dell’impero . Il calo del valore intrinseco delle monete, generò un aumento generalizzato dei prezzi di beni e servizi . Peso metallo Prezzi beni e servizi Inflazione
26. La riforma di nerone 1,70g 1/192 Quadrante 10,90 g 1/30 Asse Rame 13,64g 1/24 Dupondio 27,28g 1/12 Sesterzio Oricalco 1,70g 1/192 Quinario argenteo 3,41g 1/96 Denario argenteo Argento 3,64g 1/90 Quinario aureo 7,27g 1/45 Denario aureo Oro Peso Rapporto con la libra Moneta Metallo
27. solido (= 1/72 di libra d'oro (4,54 gr.). Il più stabile solidus , introdotto nell’Impero romano d’Oriente da Costantino il Grande , mantenne il peso e la purezza originali fino alla metà dell’XI secolo, guadagnando la reputazione di “principale mezzo di scambio internazionale” per oltre cinquecento anni. Greci e romani avevano diffuso nel mondo di allora, l’uso delle monete metalliche e la tecnica di conio.
28. La riforma di costantino siliqua miliarense folli s Nummus 3,41g 1,70g 1/96 (fino 330) 1/192 (dopo 335) Follis Bronzo 3,41g 1/96 1/24 Siliqua 4,54g 1/71 1/18 Miliarense Argento 1/3 Triens 1/2 Semisse 4,54g 1/72 1 Solido Oro Peso Rapporto libra 327 gr Rapporto con solido Moneta Metallo
29. Nel Medioevo prevalse l’uso di monete in oro e in argento coniate in loco , ma crebbe anche il ricorso al rame . Nel 793 d.C. Carlo Magno riformò il sistema monetario franco introducendo un regime in base al quale la libra carolingia d’argento (del peso di 408 gr.) corrispondeva a 20 soldi o 240 denari .
30. Dopo la caduta di Costantinopoli , nel 1252 le città-stato mercantili di Genova e Firenze ripresero la coniazione di monete auree , che vennero rispettivamente chiamate genovino e fiorino . Nel XV secolo esse furono sostituite nelle transazioni internazionali dal ducato di Venezia .
31. I cinesi iniziarono a usare la moneta cartacea attorno all’800 d.C. sotto l’imperatore Hien Tsung e continuarono per vari secoli. Il valore di tale moneta, nullo come merce (valore intrinseco nullo), derivava solo da un decreto imperiale .
32. Le obbligazioni Per ridurre il rischio di essere derubati durante i loro viaggi, i mercanti presero a utilizzare strumenti cartacei sui quali venivano indicati il nome del debitore , quello del creditore , la data di pagamento e la quantità di oro o argento da corrispondere. Le città-stato italiane introdussero per prime le lettere di cambio o obbligazioni come nuovo mezzo di pagamento. Presto le banche mercantili iniziarono a negoziare tali contratti, il cui primo riscontro risale al 1156.
33. Le obbligazioni continuarono a essere utilizzate soprattutto dai mercanti italiani , mentre il sistema bimetallico rimase dominante fino alla guerra dei Trent’anni . 1618 al 1648 .
34. I trattati di Pace di Westfalia . Per la turbolenza economica provocata dalla guerra, a cominciare dal re di Svezia, i regnanti iniziarono a prediligere la moneta cartacea , che fu successivamente introdotta dalla Bank of England nel 1694 e dalla Banque générale in Francia nel 1716.
35. Si parla di moneta legale se ci si riferisce ad uno strumento di pagamento non coperto da riserve ( es .: oro ) , quindi privo di valore intrinseco (quindi banconota o moneta di metallo non preziosa), Moneta legale che assume valenza se, e solo dopo che lo Stato o una Autorità Monetaria competente ( Banca Centrale ), dopo averne fissato il valore nominale , ne impone per legge l'accettazione in tutti i pagamenti.
36. La stabilità è garantita dal controllo sull'emissione da parte delle banche centrali Infatti, se la crescita dell' offerta di moneta non é in linea con la crescita dell'economia, nel lungo periodo , si possono produrre eccessi inflattivi . Durante le guerre, alcuni Stati sono passati a moneta a corso legale sospendendo la convertibilità in oro , con un effetto minore del previsto sul potere d'acquisto. Gli Stati Uniti e altri Paesi con valute riferite al Us$, sono passati definitivamente alla moneta a corso legale nel 1971 .
37. Per le banche centrali le riserve di oro hanno una funzione di garanzia a fronte di emissione di monete e debiti, oltre che una funzione di riserva di ultima istanza .
38. Il tallone aureo ( Gold Standard ) Alla moneta cartacea era, ed è tuttora, riconosciuto corso legale soltanto in virtù di un atto giuridico dell’ autorità competente . Emessa con un valore nominale chiaramente definito , essa è stata per lungo tempo resa credibile mediante la costituzione di riserve in oro che erano conservate presso le banche centrali dei rispettivi paesi.
39. L'oro poteva liberamente circolare tra i paese aderenti al Gold Standard seguendo regole che disciplinavano la quantità della moneta circolante in un paese rapportandola alle riserve disponibili dalla banca centrale dello stesso. Il tallone aureo (Gold Standard)
40. equivalente generale Paesi aderente Paese aderente Paese aderente Paese aderente Moneta base Nel sistema, le monete erano convertibili in oro e godevano verso il metallo di un rapporto di cambio arbitrario ma fisso e fissa era , di riflesso, la convertibilità tra le stesse . Il tallone aureo (Gold Standard)
41. Il tallone aureo (Gold Standard) Si possono distinguere tre casi: 2) viene usata cartamoneta totalmente convertibile in oro, circolante = quantità di oro conservata dalla banca centrale 1) l'oro viene usato direttamente come moneta (circolazione aurea) 3) le banconote sono solo parzialmente convertibili, e la quantità di circolante è un multiplo del valore dell'oro posseduto dallo Stato. Per monete convertibili in altra a loro volta convertibile in oro , si parla di gold exchange standard .
42. Il tallone aureo (Gold Standard) In tale sistema, noto come tallone aureo , la valuta sotto forma di monete metallica e/o cartacea fiduciaria, era convertibile in oro a una parità fissa . La Gran Bretagna, seguita poi da numerosi altri paesi, lo istituì nel 1816 , dopo che nel 1717 il tasso di cambio della sterlina con l’oro era stato fissato a 3,811 sterline per oncia d’oro dallo stesso Isaac Newton.
43. Nel 1913 i maggiori paesi estrattori di oro erano Sudafrica, Usa, Australia e Russia . 62% = 3.500 tonnellate 1913 U.S.A. U.K. FRANCIA GERMANIA RUSSIA 7% Circolazione monetaria mondiale aurifera Nel 1913 , le Banche Centrali mondiali disponevano di riserve reali per Us$ 6,8 mld ; quasi tutte in sterline, giacenti nelle banche londinesi.
44. Il tallone aureo (Gold Standard) Dominando nel commercio mondiale l’ U.K . il sistema aureo si impose in quasi tutti gli stati,contribuendo al libero movimento dei capitali, alla stabilità dei prezzi , monete e dei vari sistemi economici . Molti paesi aderenti al sistema, dovevano però limitare la coniazione per la scarsità delle loro riserve aurifere , non potendo sfruttare, come gli inglesi, i giacimenti delle colonie , e che potevano stampare moneta senza vincoli particolari.
45. A dir il vero solo alcune monete furono dichiarate direttamente convertibili in oro (sterlina, dollaro, franco, marco...); altre (p.es. la lira italiana ) non erano direttamente convertibili in oro, ma in monete pregiate che potevano essere subito riconvertite.
46. Sino alla 1 a Guerra mondiale gran parte del metallo aurifero veniva impiegata per battere moneta circolante , mentre una quantità identica finiva nei depositi delle banche centrali e del Tesoro, coprendo sia i crediti che le banconote, passando di continuo dalle riserve alla circolazione e viceversa.
47. Con l’inizio della 1 a Guerra , molte nazioni accrebbero il ritmo di stampa di nuove banconote allo scopo di finanziare lo sforzo bellico.
48. In Germania, i biglietti emessi dalla Reichsbank passò dai 2.593 milioni del 1913 ai 92.844.720,7 mld circolanti del 1923 , che produssero una situazione di iperinflazione .
49. La maggior quantità di moneta in circolazione indusse gran parte dei paesi a sospendere la convertibilità in oro della propria valuta poiché le riserve auree nazionali non erano più sufficienti a garantirla.
50. Ma l'oro serviva ormai solo per chiudere il saldo della bilancia dei pagamenti , in quanto la maggioranza dei pagamenti avveniva con trasferimenti di valuta tra banche. Per es. la circolazione mondiale dei pagamenti nel 1894 fu stimata a Us$ 20 mld , mentre il movimento effettivo dell'oro fra i vari paesi fu solo di Us$ 0,7 mld . 7,322 gr. 1,505 gr 3,871 gr. PARITA’ = 4,867 PARITA’ = 1,891 PARITA’ = 2,578
51. Per garantire il cambio ininterrotto di banconote furono approvate leggi che obbligavano le banche centrali a tenere sempre nei loro forzieri un quantitativo d'oro non inferiore ad una certa percentuale di banconote da loro stesse emesse . Il tallone aureo (Gold Standard)
52. Come sistema completo e sviluppato il " gold standard " cessò di esistere nel 1914 . Tuttavia gli Usa lo conservarono fino al 1933, allorché Roosevelt impose la soppressione della convertibilità del dollaro in oro , mentre Francia , Inghilterra e altri paesi cercarono di ripristinarlo . Il tallone aureo (Gold Standard) Franklin Delano Roosevelt ( 1882 – 1945 ) è stato il 32º Pres. USA. Fu l'unico a servire per più di due mandati, e vinse le presidenziali quattro volte ( 1932 , 1936 , 1940 e 1944 ), rimanendo in carica dal 1933 fino alla sua morte, nell' aprile del 1945 .
53. Nel 1925 infatti, i magnati della finanza e i politici, convinti che la sterlina-oro fosse il principale simbolo dell'impero, affidarono a Churchill il compito della restaurazione del "gold standard". Sir Winston Leonard Spencer Churchill ( 1874 – 1965 ) è stato il primo ministro che ha guidato la Gran Bretagna durante la WWAR II e dal 1951 al 1955 . Noto statista e stratega , Churchill vinse il Premio Nobel per la Letteratura nel 1953 per i suoi scritti storici. Per farlo occorreva ridurre il livello dei prezzi del paese , elevare il corso della sterlina sul mercato mondiale, migliorare la bilancia dei pagamenti , incrementare l'afflusso di oro e limitare l'emissione di banconote .
54. Per ottenere la parità ufficiale della sterlina con l'oro e il vecchio rapporto col Us$ , il prezzo pagato fu una disoccupazione di massa , forti decrementi salariali , sensibili riduzioni dei servizi pubblici e inflazione . Il corso della sterlina era artificiosamente elevato e così complicava l'export ; i prezzi delle merci erano molto più alti di quelli Usa, per cui il deficit della bilancia commerciale e dei pagamenti diventava insostenibile.
55. L'intero mercato monetario mondiale diventava instabile e si pensa che tutto ciò abbia sicuramente avuto un certo peso sul crollo della borsa di New York nel 1929. Nel 1926 la produzione industriale é del 30% inferiore al 1913 e la disoccupazione interessa il 12% degli abili al lavoro. L’economia britannica deve ridurre drasticamente l'import di materie prime , e in pochi anni diventa l'anello debole dell'economia occidentale.
56. La sterlina conosce un forte crollo nel 1931 , sotto i colpi della crisi finanziaria mondiale, nonostante che la riserva aurea inglese superasse di alcune volte quella pre-bellica. L’Inghilterra fu costretta a sospendere la convertibilità e nel 1934 gli USA dichiararono che i privati non potevano convertire più i dollari in oro.
57. Il collasso del sistema bancario verificatosi in Austria e in Germania aveva infatti provocato un allarme incontrollato sulla solidità delle finanze inglesi (molti capitali britannici erano stati investiti in quei due paesi) e sulla stessa tenuta della sterlina.
58. In Germania lo Stato nazista subordinò nettamente l 'oro e la valuta alla preparazione della guerra, e dopo aver congelato i conti esteri in marchi e limitato rigidamente ogni pagamento estero , spese praticamente tutte le proprie riserve auree . Weimar
59. Le banche inglesi dovettero far fronte ad un precipitoso ritiro dei capitali stranieri e ad ingenti richieste di conversione delle sterline in oro . Nel settembre del 1931 , esauritesi le riserve auree della Banca d’Inghilterra , dovette essere sospesa la convertibilità della sterlina e la valuta inglese fu svalutata : questo avvenimento destò sensazione , in quanto sanciva il declino della Gran Bretagna dal ruolo di " banchiere del mondo ".
60. La Francia soppresse il " gold standard " quando la borghesia lottava duramente contro il governo di sinistra del Fronte popolare , guidato dal socialista Léon Blum , per evitare che si continuassero ad esportare ingenti capitali all'estero . Léon Blum
61. Con la WWI la maggioranza dei paesi capitalisti smise di coniare monete d'oro e limitò il cambio delle banconote in oro, cambio che venne meno per sempre con la crisi economica mondiale del 1929-1933 L'oro cessò di essere "denaro" in questi paesi e andò sempre più accumulandosi nei forzieri degli Stati e delle banche centrali , ed usato come mezzo di pagamento dei debiti internazionali.
62. In seguito molti altri paesi si ritrovarono costretti a prendere gli stessi provvedimenti di sospensione della convertibilità e ritennero che il modo migliore per affrontarla fosse quello del pareggio del bilancio . Furono costretti a ridurre drasticamente la spesa pubblica e furono imposte nuove tasse . Ma il risultato fu solo di ridurre ulteriormente la domanda interna , aggravando perciò la recessione e la disoccupazione.
63. Dal sostegno esterno alle attività produttive si passò alle radicali misure di controllo (cambi, prezzi e salari) fino all’assunzione da parte dello Stato , del ruolo di vero e proprio soggetto attivo dell’espansione economica . Furono quindi gli Stati ad assumersi nuovi ed importanti oneri .
64. Gli Usa potenziarono la domanda espandendo la spesa pubblica ; in Italia , si giunse all’assunzione diretta da parte Statale di imprese industriali in difficoltà ( I.R.I. ); in UK e paesi scandinavi , si puntò su programmi di sviluppo che tramite il credito o la manovra fiscale, guidavano l’attività economica verso obiettivi fissati dal potere politico .
65. Nel 1936 l’economista inglese John Maynard Keynes con “ Occupazione, interesse e moneta” , sostiene che il mercato non riesce spontaneamente a creare l’equilibrio fra domanda e offerta né a saper utilizzare in modo ottimale le risorse per raggiungere la piena occupazione delle unità di lavoro disponibili. Per cui, attribuì allo Stato il compito di accrescere il volume della domanda effettiva manovrando in senso espansivo la spesa pubblica . John Maynard Keynes
66. A sett. del ‘38 la Germania aveva una riserva di circa 26 tonnellate d'oro , cioè circa 17 milioni di old dollari- oro , mentre gli Usa erano a quota Us$ 8,126 mld e l' Inghilterra si attestava sui Us$ 2,39 mld (ca. 3.600 tonn. oro)
67. All'inizio del WWII , temendo per le proprie riserve auree , molti Stati europei portarono il loro oro negli Usa , vendendolo contro dollari o depositandolo (es. nei sotterranei della Federal Reserve di New York).
68. I nazisti , riuscirono a impadronirsi delle riserve di Austria, Jugoslavia, Grecia , e in parte anche di Francia, Belgio, Cecoslovacchia e di altri paesi ancora che non avevano fatto in tempo a trasferire tutto l'oro all' estero . 1.300 tonn. d'oro
69. Si pensa che i nazisti abbiano affondato buona parte del loro oro presso le rive della Corsica , non lontano da Bastia o nelle profondità dei laghi alpini di Toplitz in Austria . Oltre che alle riserve degli stati sovrani, i nazisti tolsero oro, senza alcuno scrupolo, agli ebrei, alle chiese, ai musei, ai privati, persino ai detenuti dei lager.
70. Nel 1944 , per iniziativa di Usa e UK , i rappresentanti di 44 paesi si riunirono negli Stati Uniti , a Bretton Woods per sanare i profondi squilibri economici creati dalla guerra .
71. Qui, oltre a dar vita al FMI e alla World Bank (Banca Mondiale), venne fissato il prezzo dell'oro a 35 Us$/oz ., valore al quale gli americani si impegnarono ufficialmente ad acquistarlo da chiunque e a venderlo solo alle Banche Centrali . Al US $ fu assegnato il ruolo di moneta centrale dell'intero sistema economico, unico conio nel quale si poteva convertire l'oro e moneta alla quale le altre venivano ancorate da cambi fissi.
72. Chiang Kai-shek C amille Gutt A. Argyropulos J. M. Keynes H. D. White Yugoslavia Iceland Venezuela Honduras Uruguay Haiti United States Guatemala United Kingdom Greece Union of Soviet Socialist Republics (USSR) France Union of South Africa Ethiopia Poland El Salvador Philippines Egypt Peru Ecuador Paraguay Dominican Republic Panama Czechoslovakia Norway Cuba Nicaragua Costa Rica New Zealand Colombia Netherlands China Mexico Chile Luxembourg Canada Liberia Brazil Iraq Bolivia Iran Belgium India Australia List of Delegations at Bretton Woods
73. Gli accordi di Bretton Woods favorirono un sistema aperto, liberista , con minime barriere e libera circolazione dei capitali privati . Ma gli accordi derivati direttamente o no da B.W. non prevedevano un corretto controllo della quantità di dollari emessi , permettendo così agli USA l'emissione incontrollata di moneta .
74. Ogni paese partecipante fu obbligato a versare al F.M.I. una quota di oro e di moneta nazionale e dichiarare la parità tra la propria valuta e l ’oro , o indirettamente, il dollaro Usa . Nel 1948 la Francia fu il primo paese a legalizzare la negoziazione di oro , seguito nel 1951 dalla Svizzera , paese che non aveva barriere né all’importazione né all’esportazione.
75. Francia e Germania contestarono più volta agli USA di esportare la loro inflazione , impoverendo così il resto del mondo. L’ oro assume il ruolo di bene rifugio e a marzo 1968 nasce il mercato dell’ oro il cui prezzo veniva determinato dall’offerta e dalla domanda. Nel 1954 riaprì il mercato di Londra ma negli anni ‘60 si rompe l’equilibrio tra domanda ed offerta, a causa della grave crisi del Us$ che indusse gli operatori a forti acquisti d’oro . 1970 -1973 Triplica il prezzo dell’oro
76. Rimase in vigore fino al 1971 quando Nixon Presidente Usa, soppresse la convertibilità dell' oro con il dollaro facendo crollare definitivamente uno dei pilastri di Bretton Woods. Fu l'inizio del sistema di cambi fluttuanti e di una fase di instabilità e disordine monetario accentuata dallo shock petrolifero del 1973/74 , che portarono la quotazione dell'oro dal valore di Us$ 50/oz del 1970 al massimo storico di Us$1217,40/oz. dei nostri giorni. Prezzo dell’oro convertibilità dell' oro
78. Visto che il Us$ non era più convertibile in oro i governi europei nel 1973 chiesero agli USA che la parità del Us$ rispetto all’oro venisse abolita , potendo vendere oro sul mercato libero . Nel 1976 i Paesi aderenti al FMI ufficialmente decisero l’abolizione del prezzo ufficiale dell’oro e quindi del doppio mercato del metallo .
79. Dopo il picco ’79 seguì una fase laterale nella banda 250 - 500 Us$/oz . fino ai giorni nostri in cui, il metallo giallo ha ritoccato e superato la soglia psicologica dei 1200 Us$/oz
80. In questo modo l’oro veniva a perdere il suo ruolo di fondamento del sistema monetario internazionale , ed il sistema di adesso è basato sul dollaro ( Dollar Standard ). Con questo accordo il F.M.I. restituì una parte delle riserve d’oro ai paesi che l’avevano depositato e ne vendette una parte per aiutare i Pvs .
81. Molte banche centrali europee, americane e asiatiche, tengono grossi quantitativi del metallo tra le loro riserve (Fort Knox). Segnale, a detta di molti, che rafforza la convinzione che l'oro goda di ottimi fondamentali .
82. L’andamento del prezzo dell’oro è influenzato da inflazione, domanda e offerta, andamento del Us$, tassi di interesse, ciclo economico e fattori specifici. Il forte rialzo degli ultimi quattro anni, ( triplicato in Us$ e raddoppiato in € ) consiglia però estrema prudenza.
83. L’evoluzione della moneta? In Europa esistono oggi vari sistemi di moneta elettronica basati su carte, che sono di norma gestiti da istituzioni finanziarie. L’evoluzione è proseguita con varie forme di “moneta elettronica” e di mezzi di pagamento elettronici apparsi negli anni ’90 ed utilizzati per acquistare beni e servizi .
84. Se il valore della moneta dovesse diminuire in misura significativa, tu perderesti fiducia nei suoi confronti . È la fiducia del pubblico a rendere prezioso il denaro. Allora perché questo pezzo di carta vale tanto? È una questione di fiducia.
85. L’importanza della stabilità dei prezzi inflazione e deflazione L’inflazione determina una perdita di valore e, di conseguenza, di potere d’acquisto della moneta , la deflazione identifica la situazione opposta. Si parla invece di “stabilità dei prezzi” quando il livello dei prezzi dei beni e servizi di un paese o di un gruppo di paesi, resta mediamente invariato nel tempo e di “ stabilità assoluta ” quando il medesimo importo di denaro, ad esempio €100,00 - consente di acquistare lo stesso paniere di beni ottenibile l’ anno prima.
86. Inflazione , deflazione e stabilità dei prezzi L’ inflazione è un incremento generalizzato e persistente del livello generale dei prezzi, e si verifica quando la moneta che può essere spesa eccede la quantità dei beni disponibili. Aumenta Quantità di moneta Incremento dei prezzi
87. Il giorno della morte di Michael Jackson molti negozi aumentarono i prezzi dei cd e dischi, perché tutti li volevano (forte domanda) a qualunque prezzo ; Movimenti dei singoli prezzi e del livello generale dei prezzi I prezzi possono crescere per un forte aumento della domanda . In economia si verificano di norma frequenti variazioni dei prezzi anche in presenza di condizioni di stabilità.
88. Se a seguito di una cattiva annata la produzione di granturco è scarsa, aumenterà sicuramente il suo prezzo; I prezzi possono crescere per una forte scarsità di offerta.
89. Petrolio e prodotti energetici sono rincarati fra inizio ‘99 e metà 2008, per l’effetto congiunto della crescente domanda da parte di economie in rapida crescita e della speculazione finanziaria ( derivati ). I prezzi possono crescere per un forte aumento della domanda . Il rincaro del petrolio aveva portato all’esagerato aumento della benzina e del costo del trasporto di tutte le altre merci, nonché alla speculazione sui prodotti agro-alimentari trasformabili in bio-diesel.
90. Negli esempi, il danaro ha perso “potere d’acquisto ”, non essendo più in grado di comprare la stessa quantità di un mese, un trimestre, un anno prima. Tuttavia, si parla d’inflazione solo se aumenta il prezzo complessivo dell’intera gamma dei prodotti inclusi nel paniere , e non solo quello di uno.
91. Per non subire una perdita , il produttore ha fissato prezzi all’ingrosso più elevati e il commerciante, a sua volta, ha cercato di trasmettere questo rialzo ai consumatori .
92. Possono invece diminuire in seguito al minor costo di produzione e per l’attesa di nuovi prodotti . Computer e cellulari sono oggi molto meno cari che in passato, poiché la tecnologia s’è evoluta e gli impianti di produzione sono stati ammortizzati.
93. La deflazione è l’inverso dell’inflazione,cioè una diminuzione nel tempo del livello generale dei prezzi, al di sotto da quello che la B. C. ritiene “ottimale” Può derivare dalla scarsa domanda di beni e servizi tipica della fase di recessione che stiamo vivendo (2007-2009), e che obbliga le imprese ad abbassarne il prezzo. Se invece, € 50,00 permettono di ottenere all’incirca lo stesso paniere acquistabile uno o due anni prima , si può dire che il livello generale dei prezzi è stabile.
94. Il pericolo è che allora i consumatori potranno essere indotti a rinviare sistematicamente i loro acquisti di beni durevoli (automobili, elettrodomestici, computer), tenendosi invece in tasca il denaro contante . Deflazione è la convinzione che nell’economia si diffonda l’idea che i prezzi si ridurranno non solo oggi , ma anche in futuro .
95. N on solo, le aziende con la prospettiva di veder scendere i loro prezzi di vendita e i loro margini di profitto , saranno indotte a fare pressione sulle organizzazioni sindacali dei lavoratori per ottenere riduzioni nel livello dei salari , in assenza delle quali faranno più facilmente ricorso ai licenziamenti .
96. L’eventuale riduzione dei salari e/o l’aumento della disoccupazione potrebbe a sua volta, avvitare ulteriormente l’economia in una spirale di recessione e ulteriore deflazione . Contro una deflazione si può solo fare in modo che le famiglie riprendano a consumare , consentendo alle aziende di assumere e investire.
97. . Se aumenti e diminuzioni si compensano a vicenda, il variare, pur considerevole, dei prezzi di singoli beni e servizi, non è incompatibile con condizioni di stabilità del livello generale dei prezzi. Ma possono anche compensarsi nel breve termine, senza compromettere la stabilità del sistema.
98. Come si misurano le variazioni dei prezzi ? In una data economia, esistono milioni di prezzi soggetti a variazioni in funzione della domanda e dell’offerta dei rispettivi beni o servizi. Non potendo tener conto di tutti, quali è corretto prenderne in considerazione affinché possano rappresentare il livello generale?
99. L’indice dei prezzi al consumo La sua costruzione tende ad individuare un paniere di beni e servizi più acquistati e più rappresentativi del consumatore medio di una determinata economia. Pertanto, oltre ai beni della spesa giornaliera, sono presi in considerazione quelli durevoli (auto – cellulari computer e lavatrici), gli affitti, il costo della sanità, quello delle pensioni e del lavoro.
100. L’indice dei prezzi al consumo Mettendo assieme questa “ lista della spesa ” e pesando le singole voci in base al loro peso nel bilancio totale dei consumatori, si crea il cosiddetto “ paniere di mercato” 1 . 1) Il peso attribuito alle singole componenti rispecchia la quota da esse rappresentata sul totale della spesa monetaria finale delle famiglie ed è oggetto di revisione periodica per tenere conto del variare delle abitudini di consumo.
101. 2) A tale indice si unisce, in economia, quello dei prezzi alla produzione, che misura le modifiche apportate nel tempo dai produttori nazionali di beni e servizi ai rispettivi prezzi di vendita. Numerosi ” rilevatori ” verificano il prezzo delle singole voci di spesa in vari punti vendita e calcolano una volta al mese gli “ indici dei prezzi al consumo ” ( IPCA o HIPC ) 2 . Il costo del paniere viene monitorato nel tempo in modo da determinare una serie per l’indice dei prezzi .
102. L’indice dei prezzi al consumo L’indice, che funge da misura del livello generale dei prezzi , è regolarmente esaminato per vedere di quanto quest’ultimo è aumentato ( inflazione ) o, come in questo (raro) momento di deflazione , diminuito. Viene così misurato il tasso d’inflazione sui 12 mesi, esprimendo in termini percentuali la differenza di costo di un determinato paniere rispetto all’anno precedente.
103. Tutto ciò, tuttavia, rispecchia soltanto la situazione di un consumatore “medio” o rappresentativo. Se le abitudini di acquisto personali si discostano notevolmente da quelle medie su cui si fondano il paniere e l’indice , il singolo consumatore può percepire una variazione del costo della vita diversa da quella mostrata dall’indice .
104. Cioè, l’inflazione misurata dal “ tasso di inflazione ” riflette soltanto la situazione media dell’economia e non corrisponde esattamente alle variazioni di prezzo complessive percepite dai singoli consumatori.
105. Misurare l’inflazione:un esempio semplice Si immagini che un paniere di mercato rappresentativo della spesa annua degli adolescenti sia composto da 100 panini , 50 bibite , 10 bevande energetiche e una mountain bike . Il costo totale è dato dalla somma dei prodotti delle quantità per i prezzi. Si noti come, fra 1° e 2° anno, esso sia salito da € 300,00 a € 330,00 , vale a dire del 10%. Fra il 1° anno e il 3°, invece, è passato da € 300,00 a € 360,00 , con un incremento del 20%.
106.
107. Finalità dei tre indici dei prezzi al consumo NIC misura l'inflazione a livello dell'intero sistema economico . Per gli organi di governo il NIC rappresenta il parametro di riferimento per la realizzazione delle politiche economiche FOI si riferisce a consumi dell'insieme delle famiglie lavoratori dipendenti (extragricolo). Si usa per adeguare i valori monetari, gli affitti o gli assegni dovuti al coniuge separato; IPCA o HIPC serve per assicurare una misura dell'inflazione comparabile a livello europeo . E’ l’indicatore che verificare la convergenza delle economie dei paesi membri della UEM , ai fini dell'accesso e della permanenza nell'Unione monetaria. I tre indici dei prezzi al consumo hanno finalità differenti:
108. Analogie e differenze tra i diversi indici NIC e FOI si basano sullo stesso paniere , ma il peso attribuito a ogni bene o servizio è diverso , in base all'importanza che questi rivestono nei consumi della popolazione di riferimento. Per il NIC la popolazione di riferimento è l'intera popolazione ita lia na di oltre 59 milioni di persone; per il FOI è l'insieme di famiglie che fanno capo a un operaio o un impiegato . I tre indici si basano su un'unica rilevazione e stessa metodologia di calcolo , condivisa a livello internazionale .
109. Analogie e differenze tra i diversi indici L' IPCA ha in comune con il NIC la popolazione di riferimento , ma si differenzia dagli altri due indici perché il paniere esclude , sulla base di un accordo comunitario, le lotterie, il lotto, i concorsi pronostici e i servizi relativi alle assicurazioni vita. NIC e il FOI considerano sempre il prezzo pieno di vendita . L' IPCA o HIPC si riferisce invece al prezzo effettivamente pagato dal consumatore: nel caso dei medicinali, l’indice armonizzato europeo considera la quota effettivamente a carico del consumatore ( ticket ), nonché le riduzioni temporanee di prezzo ( saldi e promozioni ).
110. Problemi di misurazione 1) La progressiva perdita di rappresentatività di un dato paniere, visto che nel tempo il consumatore tende a sostituire i beni più costosi con altri più economici . minor utilizzo = - spesa carburante Pertanto, se le ponderazioni non vengono corrette, la variazione dell’indice potrebbe lievemente sovrastimare i “veri” aumenti dei prezzi . sovrastima
111. Problemi di misurazione 2) La seconda difficoltà è riconducibile al fatto che risulta a volte difficile tenere conto degli effetti di variazioni della qualità dei prodotti. Se la qualità di un certo prodotto o servizio migliora l’aumento di prezzo riconducibile a tale miglioramento, non può e non deve essere ritenuto inflazionistico in quanto non riduce il potere d’acquisto della moneta . 1930 1960 1980 2000 Le autovetture di oggi sono molto + sicure e accessoriate di quelle degli anni ‘80 a loro volta migliori di quelle di 20 anni prima e così via …...
112. Problemi di misurazione Anche la comparsa di prodotti nuovi o versioni più evolute di prodotti già esistenti (ad esempio nel settore alimentare), costituisce un fenomeno rilevante che presenta delle difficoltà . In genere, c’è un forte ritardo prima che i prezzi dei nuovi prodotti siano inclusi nell’indice per la difficoltà di raccogliere in poco tempo informazioni sulle quote di mercato, canali distributivi principali e le marche più diffuse. Un ritardo eccessivo , tuttavia, può alterare la piena rappresentatività delle effettive variazioni medie dei prezzi cui sono esposti i consumatori .
113. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo ( IAPC ) , ossia un IPC armonizzato per tutti i paesi dell’area, costituisce un concetto relativamente recente. In secondo luogo l’ Eurostat , l’istituto della Commissione europea responsabile per questo ambito statistico a livello UE , ha tentato di ovviare a eventuali distorsioni di misurazione dello IAPC definendo opportuni standard statistici.
114. Variabili nominali e reali L’ inflazione riduce la quantità di beni acquistabili a fronte d’un determinato importo o provoca una perdita di valore o la riduzione del potere d’acquisto della moneta. Le variabili nominali , pertanto, sono misurate a prezzi correnti e, modificandosi al variare dei prezzi e di conseguenza dell’inflazione, non sono depurate degli effetti di quest’ ultima. Le reali , invece, come il reddito o i salari in termini reali , sono invece al netto degli effetti dell’inflazione .
115. In termini nominali, il salario di un lavoratore cresce del 3% l’anno e sale da € 2.000 a € 2.060 su base mensile. Se nello stesso anno il tasso di inflazione è dell’1,5%, l’aumento del salario in termini reali sarà pari a: ((103/101,5) – 1) × 100 ≈ 1,48%, vale a dire a circa il 3% – 1,5% = 1,5%. Pertanto, più alto è il tasso di inflazione a fronte di un determinato aumento del salario nominale, minore sarà il quantitativo di beni che potrà acquistare il lavoratore. Nominale Tasso di inflazione Reale
116. Un esempio sui tassi Si ipotizzi di acquistare a valore tel quel un titolo di Stato con scadenza 12 mesi . Se a fronte di un esborso iniziale di € 98,04 se ne ottengono €100,00 alla scadenza, vuol dire che il titolo genera un interesse del 2% nominale. Si ipotizzi anche che il tasso di inflazione per l’anno sia pari all’1,5% : cioè che dopo 12 mesi il valore di un paniere di beni all’inizio posto uguale a 100 sarà salito a 101,5. Così il titolo frutterà circa €0,5 di reddito “ reale ”, cioè un interesse di circa 0,5%. E’ ovvio che in caso di inflazione positiva il tasso di interesse reale è inferiore a quello nominale.
117.
118. Una diversa disposizione dei termini dell’equazione evidenzia come il tasso di interesse nominale sia pari alla somma di quello reale e del tasso di inflazione : r n = r r + π Questa equazione ci dice allora che: Se io ( prenditore ) accendo un prestito per acquistare una nuova autovettura , con la banca ( prestatore ) e concordo un tasso di interesse nominale reale ex ante ( r r *), non so con esattezza come varierà l’ inflazione lungo la durata del prestito e quindi, non conosco quello effettivamente realizzato , che va sotto il nome di “tasso di interesse reale ex post ( r r )”. .
119. Futures Benché prenditori e prestatori non siano in grado di prevedere con esattezza l’ inflazione futura , è però lecito ritenere che nutrano delle aspettative al riguardo. Se si indica con π e l’inflazione attesa e con π quella effettivamente realizzata , il tasso di interesse reale ex ante sarà: r r * = r n – π e e quello ex post risulterà r r = r n – π C’è differenza fra i due tassi se l’inflazione realizzata non coincide con quella attesa . Il tasso di interesse nominale ex ante riflette solo l’inflazione attesa , poiché quella realizzata è ignota alla stipula. r n = r r * + π e
120. L’uguaglianza è nota come “ equazione di Fisher ” dal nome dell’economista Irving Fisher ( 1867 – 1947 ) e mostra che il tasso di interesse nominale r n è funzione di quello reale ex ante ( r r * ) e del tasso di inflazione atteso ( π e ). r r * = r n - π e INFLAZIONE INVESTIMENTO TASSO FISSO RENDIMENTO REALE DEBITO MUTUO CASA TASSO FISSO INFLAZIONE PESO DELLA RATA r r * = r n - π e
121. da cui deriva Dove r r come il tasso reale , r n come il tasso nominale e π come il tasso di inflazione attesa. Esempio Considerando il tasso di rendimento del BTP (scadenza 1/3/2036 - cedola 4.25% ) con Yield to Maturity pari al 3.81% per anno:e scomponendolo in un tasso d'interesse reale del 2% e una inflazione attesa del 1.775% (considerandolo free risk ), la formula esatta dà: 1.02 x 1.01775 = 1.0381 , cioè un tasso nominale del 3.81% . L'equazione di Fisher, invece, porta a calcolare 2% + 1.775% = 3.775% (trascurando r r * π ) ne deriva che il rendimento reale a scadenza di un titolo è pari al rendimento nominale depurato della componente inflazionistica. 3.775% è quasi uguale a 3.81%.
122. Pertanto, un alto tasso di interesse nominale su un deposito o su un titolo di Stato potrebbe riflettere attese di inflazione elevata e non per forza rendimenti reali attesi consistenti . Occorre infatti tener presente che, in determinate circostanze, i tassi di interesse nominali, possono includere premi per il rischio compresa l’incertezza connessa all’ inflazione , al tasso di cambio e all’eventualità di insolvenza . Tale concetto è importante per chiunque presti denaro o lo prenda in prestito.
123. I vantaggi della stabilità dei prezzi La stabilità dei prezzi influisce in senso positivo sul tenore di vita contribuendo a... Inflazione e Deflazione non sono ritenuti fenomeni desiderabili : infatti comportano costi e svantaggi notevoli . La stabilità dei prezzi evita questi costi e offre benefici ai cittadini contribuendo al raggiungimento di livelli elevati di benessere economico , anche sotto forma di un alto tasso di occupazione .
124. I vantaggi della stabilità dei prezzi ... attenuare l’incertezza circa l’evoluzione generale dei prezzi, migliorando la trasparenza dei prezzi relativi... La stabilità dei prezzi consente di valutare meglio le variazioni dei prezzi dei beni, in quanto non sono celate da quelle del livello complessivo dei prezzi. Se ad esempio, il prezzo di un prodotto cresce del 3%, ma il livello generale dei prezzi è stabile, il consumatore lo legge come un aumento di prezzo specifico di quel prodotto e su tale base deciderà di limitarne l’acquisto o sostituirlo con altro.
125. I vantaggi della stabilità dei prezzi Analogamente, in caso di deflazione , i consumatori potrebbero non rendersi conto che il ribasso di un prodotto specifico rispecchia l’andamento generale dei prezzi e non un calo di prezzo del prodotto specifico. Prezzi stabili evitano di male interpretare le variazioni del livello generale dei prezzi come variazioni dei prezzi relativi e consentono di adottare decisioni di consumo e di investimento meglio informate . Rottamazione auto Di conseguenza, essi potrebbero essere indotti ad acquistarne più del dovuto .
126. I vantaggi della stabilità dei prezzi L’incertezza circa l’evoluzione futura del tasso di inflazione può indurre le imprese ad adottare decisioni sbagliate in materia di occupazione. Come pure lavoratori e sindacati che, incerti sul quadro inflazionistico futuro, chiedono aumenti consistenti dei salari nominali pensando che elevati tassi di inflazione futuri possano falcidiare le retribuzioni reali.
127. I vantaggi della stabilità dei prezzi La stabilità dei prezzi Incertezza sulla inflazione riduce ed evita errori di allocazione di risorse Decisioni e informazioni sbagliate Aiutando il mercato a indirizzare le risorse dove possono essere impiegate in modo più produttivo, una stabilità durevole dei prezzi accresce l’efficienza dell’economia e quindi il benessere delle famiglie.
128. I vantaggi della stabilità dei prezzi ... ridurre i premi per il rischio di inflazione nei tassi di interesse... Se il creditore ha la certezza di prezzi stabili in futuro, non richiederà “ premi per il rischio di inflazione ” come compenso per la detenzione di attività nominali sul più lungo periodo.
129. I vantaggi della stabilità dei prezzi Riducendo i premi al rischio, si ottengono tassi di interesse nominali inferiori , e la stabilità dei prezzi concorre ad accrescere l’efficienza con cui i mercati dei capitali assegnano le risorse, aumentando così gli incentivi a investire . Ciò promuove a sua volta la creazione di posti di lavoro e, più in generale, il benessere economico. Premio di rischio %
130. I vantaggi della stabilità dei prezzi Un credibile mantenimento della stabilità dei prezzi riduce anche la probabilità che i singoli cittadini e le imprese distolgano risorse da utilizzi produttivi per tutelarsi, ossia “ coprirsi ”, contro l’inflazione o la deflazione. ... evitare inutili attività di copertura... In un contesto di alta inflazione esiste l’incentivo ad accumulare beni reali che conservano il loro valore meglio della moneta o di alcune attività finanziarie.
131. I vantaggi della stabilità dei prezzi ... contenere gli effetti distorsivi dei regimi fiscali e di sicurezza sociale... I regimi fiscali e di sicurezza sociale possono determinare incentivi che influiscono in senso distorsivo sul comportamento economico. Infatti, incrementi salariali per compensare i lavoratori dell’erosione inflattiva, potrebbero assoggettarli ad aliquote impositiva più elevate: “fiscal drag” . Distorsioni che possono essere esacerbate dall’ inflazione o dalla deflazione .
132. La stabilità dei prezzi favorisce la crescita economica e l’ occupazione … • … perché è più facile confrontare i prezzi In condizioni di stabilità dei prezzi non è difficile controllare se il prezzo dell’ultimo modello di jeans sia aumentato rispetto a quello delle scarpe da ginnastica più moderne. I consumatori possono quindi scegliere meglio e le imprese decidere investimenti in modo più consapevole.
133. In condizioni di inflazione (o deflazione ) i prezzi di tutti i beni registrano variazioni significative , che rendono difficoltoso valutare se un prodotto sia divenuto più economico o più caro rispetto ad altri. Imprese e consumatori possono, quindi, fraintendere tali variazioni e compiere errori nel decidere i propri acquisti. Ciò determina un uso non proficuo delle risorse. Fascia di stabilità
134. • … perché costa meno prendere denaro in prestito Se i prezzi sono stabili , chi risparmia (o presta) denaro accetta tassi di interesse più bassi , perché si aspetta che il valore del suo denaro rimarrà a lungo costante . AI contrario, cercherebbe invece di tutelarsi dalla incertezza riguardo al valore futuro del denaro esigendo tassi di interesse più alti.
135.
136. Di conseguenza, in condizioni di stabilità dei prezzi chiunque prenda denaro in prestito può beneficiare di tassi di interesse più stabili . costi di indebitamento inferiori per le imprese per macchinari e investimenti più moderni per le famiglie una nuova un’ automobile o una casa . incentivo agli investimenti migliora la competitività crea nuovi posti di lavoro crescita economica e occupazione
137. L’iperinflazione L'inflazione da una mano ai Governanti indebitati (specie se a tasso fisso BTP) ma distrugge buona parte della ricchezza dei risparmiatori e aumenta la spesa pubblica . Una situazione di tassi di inflazione estremamente elevati e/o in continua crescita che sfugge ad ogni controllo prende il nome di “ iperinflazione ”. 1922 Germania 5.000% 1985 Bolivia + del 10.000% 1989 Argentina 3.100% 1990 Perù 7.500% 1993 Brasile 2.100% 1993 Ucraina 5.000% Alcuni dei paesi interessati da tali episodi nel XX° sec., con l’indicazione del tasso di inflazione annuo raggiunto.
138. Un tasso di inflazione mensile pari al 50% comporta un aumento del livello dei prezzi di oltre cento volte nel giro di un anno e di più di due milioni di volte in tre anni . Di fatto, l’ iperinflazione iniziata in Germania nel primo dopoguerra e culminata nel 1923 ha avuto conseguenze economiche, sociali e, come viene ampiamente riconosciuto, politiche, devastanti. Con l' iperinflazione " fuori controllo della Repubblica di Weimar in Germania, 1923, i bambini giocavano con mazzi di banconote. (Photo: Hulton Deutsch ) Weimar
139. In tali situazioni sfumano i risparmi e un’ampia fascia di popolazione subisce un notevole calo di ricchezza. La consapevolezza di un costante aumento dei prezzi Un circolo vizioso Induce i lavoratori a rivendicare salari più elevati nel timore di ulteriori rincari che di fatto si verificano a seguito del cresciuto costo della manodopera e quindi di produzione Tutti iniziano a sbarazzarsi del proprio denaro Ogni giorno il danaro si svaluta, e la gente spende a ritmi sempre maggiori.
140. I governi reagiscono alla perdita di valore della moneta accrescendo degli zeri alla valuta cartacea. Diventa impossibile tenere il passo con l’esorbitante aumento dei prezzi Un circolo vizioso I costi dell’iperinflazione diventano insostenibili. La moneta perde completamente il suo ruolo di riserva di valore di unità di conto e mezzo di scambio. Si diffonde il baratto, e la moneta cartacea viene man mano soppiantata da mezzi di scambio alternativi, quali le sigarette,che non perdono valore con l’inflazione.
141. ... accrescere i vantaggi connessi alla detenzione di contante... I vantaggi della stabilità dei prezzi L ’inflazione può essere vista come un’imposta occulta sulla detenzione di liquidità in depositi non remunerati a tassi di mercato , che vede calare i propri saldi monetari reali e quindi la propria ricchezza finanziaria reale, come se gliene venisse sottratta una parte .
142. I vantaggi della stabilità dei prezzi tasso di interesse atteso domanda di liquidità da parte delle famiglie La domanda di contante Detenere liquidità semplifica le transazioni, se così non fosse, non esisterebbe alcun incentivo a detenere contante non remunerato . Un’ inflazione attesa più elevata e, di conseguenza, un tasso di interesse nominale superiore, tendono pertanto a influire in senso negativo sulla domanda di moneta.
143. I vantaggi della stabilità dei prezzi Oggi l’interesse sui depositi bancari è prossimo a 0,25% e quello su un titolo di Stato a breve, appena 1% , così che la detenzione di € 1.000 in banconote comporta una perdita di € 10 l’anno.
144. I vantaggi della stabilità dei prezzi Se si ipotizza che un’ inflazione più elevata determini un aumento dei tassi nominali al 10% : continuando a detenere € 1.000,00 in contanti, la perdita salirebbe a € 100 l’anno, circa 2 euro per settimana, stimolando una minore richiesta di liquidità . Dunque, maggiore è il tasso di interesse, inferiore sarà la domanda di banconote = la domanda di moneta è “ elastica al tasso di interesse ”.
145. I vantaggi della stabilità dei prezzi ... evitare una distribuzione arbitraria di ricchezza e reddito... La stabilità dei prezzi evita i problemi economici , sociali e politici connessi alla redistribuzione arbitraria di ricchezza e di reddito che si osserva durante gli episodi di inflazione e deflazione .
146. I vantaggi della stabilità dei prezzi In caso di aumento inatteso dell’inflazione , chi vanta crediti nominali , ad esempio sotto forma di contratti salariali sul più lungo periodo, depositi bancari o titoli di Stato , vedrà scendere il valore reale degli stessi tanto + quanto più l’inflazione salirà. Mi avevano detto, vuoi essere furbo, garantisciti un tasso fisso per cinque anni .. E pensare che ero indebitato fino al collo … ... evitare una distribuzione arbitraria di ricchezza e reddito...
147. I vantaggi della stabilità dei prezzi ... evitare una distribuzione arbitraria di ricchezza e reddito... In tale situazione tuttavia i debitori , sono spesso nell’impossibilità di rimborsare il capitale e rischiano persino l’insolvenza , compromettendo il futuro dei creditori e di quanti lavorano per le imprese insolventi. Episodi di deflazione inattesa invece, potrebbero beneficiare chi vanta crediti nominali , poiché ne aumentano il valore (salari o depositi), in termini reali . r r * = r n - π e
148. I vantaggi della stabilità dei prezzi Perciò se un lavoratore perde il suo posto di lavoro , non può che cercare un nuovo impiego altrove, sia pure ad un salario più basso , o sperare in un aiuto dagli ammortizzatori sociali o privati o dello Stato. Il bene principale delle persone povere è il loro lavoro , un bene che può essere impiegato in qualsiasi settore. Contributi fissi durante l’attività CIGS CIGO = 80% redd. x 52 sett.
149. Gli aspetti sociali della stabilità dei prezzi Stabilità dei prezzi stabilità sociale Inflazione prezzi crescenti disagio e perdite ai cittadini riduce il valore del risparmio Penalizza le fasce più deboli Inflazione (o deflazione ) elevati generano instabilità sociale
150. I vantaggi della stabilità dei prezzi ... contribuire alla stabilità finanziaria Si ipotizzi ad esempio che una banca eroghi prestiti a lungo termine a tasso fisso finanziati da depositi a breve . Con l’aumento dell’inflazione, scende il valore reale delle attività. La Banca può trovarsi esposta a problemi di solvibilità che possono provocare una “ reazione a catena ” negativa. In stabilità invece, il valore reale delle attività non é esposto agli shock defla - inflazionistici e la stabilità finanziaria ne risulta accresciuta .
151. I vantaggi della stabilità dei prezzi Mantenendo la stabilità dei prezzi, le BC concorrono al conseguimento di finalità economiche più generali Una Banca Centrale che garantisca la stabilità dei prezzi , contribuisce in misura significativa al conseguimento di finalità economiche più generali quali: il miglioramento del tenore di vita il mantenimento dell’attività economica e dell’ occupazione su livelli elevati e più stabili.
152. I vantaggi della stabilità dei prezzi Mantenendo la stabilità dei prezzi, le BC concorrono al conseguimento di finalità economiche più generali Andamento dell’inflazione nelle aree principali
153. Riscontri economici, dimostrano che le economie contraddistinte da tassi di inflazione più bassi registrano crescita mediamente superiori in termini reali.
154. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi Possibilità e limiti di politica monetaria: uno sguardo. La politica monetaria delle BC influisce sull’economia in quanto unica emittente di banconote e riserve bancarie , la banca centrale è la fornitrice monopolistica di quella che viene definita “ base monetaria”.
155. In virtù di tale monopolio, essa può influire sulle condizioni del mercato monetario e guidare l’andamento dei tassi di interesse a breve termine.
156.
157. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi Nel breve, la BC è in grado di influire sull’economia reale Variando i tassi a breve, una BC influisce sulle decisioni di spesa e di risparmio delle famiglie e delle imprese. tassi più elevati meno prestiti per finanziare i consumi o investimenti di famiglie e imprese Minor consumo + risparmio Manovra restrittiva
158. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi Nel lungo periodo, le variazioni dell’offerta di moneta agiscono sul livello generale dei prezzi... Nondimeno, gli economisti ritengono generalmente che nel lungo periodo, una variazione della quantità di moneta della BC, si rifletta esclusivamente sul livello dei prezzi. Tale variazione equivale ad una modifica dell’unità di conto, e lascia immutate tutte le altre variabili come Pil ed occupazione. E’ un po’ come passare dai chilometri alle miglia: non cambierebbe la distanza effettiva fra due punti. Di norma, trascorre molto tempo prima che i prezzi avvertano gli effetti della politica monetaria.
159. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi ... ma non sul livello dell’occupazione o del reddito reale Le determinanti principali dell’ occupazione e dei redditi reali sul lungo periodo sono: la tecnologia andamenti demografici diritti di proprietà politiche di welfare e altre norme che incidono sulla flessibilità dei mercati e sugli incentivi a fornire lavoro e capitale e a investire in risorse umane . politica fiscale
160. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi La moneta e i tassi di interesse: come può la politica monetaria influenzare i tassi di interesse ? La BC fissa i tassi di interesse nominali a breve applicati agli enti creditizi che ricorrono al suo finanziamento . Gli enti debbono infatti procurarsi banconote per i propri clienti e per ottemperare all’obbligo di riserva mediante i depositi detenuti presso la BC . BC, unica emittente di banconote (riserve), e della base monetaria , determina i tassi ufficiali , cioè i tassi a breve sui prestiti concessi agli enti creditizi.
161. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi Cosa si intende per “ vischiosità dei prezzi ”? E’ dimostrato che spesso le imprese non adeguano immediatamente i prezzi dei beni, alle variazioni della domanda o dell’offerta , benché alcuni prezzi, come quello del petrolio , siano corretti con notevole frequenza, gli altri cambiano su base soltanto mensile o annuale .
162. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi 1) I prezzi sono spesso stabiliti a lungo termine fra clienti e imprese al fine di ridurre le incertezze e i costi connessi a trattative frequenti. 2) Possono essere mantenuti costanti dalle imprese per non irritare la clientela abituale con ritocchi continui. 3) Ci sono costi connessi alla modifica di un listino prezzi già stampato e pubblicato.
163. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi Si ipotizzi un aumento di M 3 da parte della BC, con l’ emissione di ulteriori banconote e l’ acquisto di titoli di Stato . Essendo disposti a detenere quantitativi superiori di moneta e a ridurre le proprie disponibilità di titoli di Stato solo a seguito di un calo di rendimento (tasso), alla maggiore offerta di moneta deve corrispondere una riduzione del tasso di interesse nominale . QUANTITATIVE EASING
164. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi Vischiosità è un termine utilizzato nelle scienze sociali, in particolare in economia , per descrivere una situazione in cui una variabile oppone resistenza ad un cambiamento. La vischiosità dei prezzi sul breve periodo, dunque, comporta che le attese di inflazione a breve restano sostanzialmente invariate . Di conseguenza, una variazione dei tassi di interesse nominali a breve termine si traduce in una correzione del tasso ( r r *) di interesse reale atteso ex ante. r r * = r n - π e
165. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi L’impatto delle variazioni dei tassi di interesse sulle decisioni di spesa dei consumatori e delle imprese Il rialzo dei tassi reali accresce la propensione al risparmio delle famiglie , poiché aumenta la remunerazione di quest’ultimo in termini di consumi futuri. si incrementa il risparmio. calo dei consumi correnti
166. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi L’impatto delle variazioni dei tassi di interesse sulle decisioni di spesa dei consumatori e delle imprese Il rialzo dei tassi reali deprimono gli investimenti delle imprese , riducono il numero di progetti di investimento in grado di offrire remunerazioni sufficienti a coprire il maggior costo del capitale . scoraggia gli investimenti correnti delle imprese. contrae l’economia nel suo insieme, flette la domanda aggregata, crea “inasprimento”
167. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi Potrebbero passare mesi o anni prima che un’impresa possa reimpostare un nuovo piano di investimenti, o realizzare nuovi impianti o apparecchiature particolari. Anche l’ edilizia abitativa reagisce con ritardo, poiché il processo di trasmissione della politica monetaria non è in grado di controllare la domanda di beni e servizi sul breve periodo. Esiste un notevole sfasamento temporale fra il l’azione della BC e la sua ripercussione sull’economia.
168. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi L’incidenza delle variazioni della domanda aggregata sull’attività economica e sull’evoluzione dei prezzi Figura 1: Domanda aggregata e offerta aggregata di breve periodo La fig. 1 descrive l’andamento della AD ( aggregate demand ) e della AS ( aggregate supply ) collocando il livello dei prezzi sull’asse delle ordinate e il prodotto in termini reali su quello delle ascisse . Per conoscere l’andamento della domanda aggregata va analizzata l’evoluzione delle decisioni di spesa reale al mutare del livello dei prezzi , ipotizzando ferme le altre condizioni. domanda aggregata offerta aggregata
169. domanda offerta Si dimostra che la curva della domanda aggregata ha un’inclinazione negativa . A parità di offerta di moneta, un rialzo dei prezzi riduce i saldi monetari reali , mentre un ribasso dei prezzi determina una maggiore domanda di produzione in termini reali.
170. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi L’offerta aggregata e il livello dei prezzi nel breve periodo Con “ offerta aggregata ” si designa l’offerta di beni e servizi prodotti dalle imprese . Ma in che modo una variazione del livello dei prezzi influisce sulla produzione in termini reali ? Se i salari nominali restano invariati , un rialzo dei prezzi determinerà sostanzialmente un calo dei salari reali . Ciò renderà più profittevole per le imprese assumere altri lavoratori e accrescere la produzione.
171. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi Se tutti gli altri fattori restano invariati , un rialzo dei prezzi induce quindi le imprese ad accrescere gli occupati e la produzione . prezzi Pertanto, sul breve , la curva dell’ offerta aggregata risulta inclinata verso l’alto . offerta L’ intersezione o “ punto di equilibrio ”, descrive la coincidenza fra le forze di mercato, determina il livello dei prezzi e del prodotto esistenti in un’economia.
172. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi offerta Cosa succede in caso di squilibrio? Si immagini un’economia con prezzi superiori a quello di equilibrio : l’ offerta e la domanda si collocherebbero rispettivamente sopra e sotto del punto di equilibrio. Ne conseguirebbe una domanda inferiore all’offerta , che indurrebbe alcuni fornitori ad abbassare i prezzi . Ciò comporterebbe a sua volta un aumento della domanda aggregata . Nel contempo, alla riduzione dei prezzi farebbe seguito un aumento dei salari reali , in quanto quelli nominali restano invariati nel breve periodo . domanda Crescerebbe il costo per le imprese e si osserverebbe una tendenza a ridurre la produzione abbassando l’offerta.
173. L’offerta aggregata sul lungo periodo Nella curva dell’offerta di breve periodo gli effetti positivi di un livello più elevato dei prezzi sul prodotto in termini reali durano soltanto finché i salari nominali , e di conseguenza anche quelli reali, restano invariati . In realtà, i salari nominali vengono stabiliti con frequenza più o meno annuale o al massimo biennale. Ma non accettando la riduzione dei salari reali (provocata dall’inflazione), lavoratori e/o sindacati vorranno compensare con incrementi retributivi. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi
174. Ma se ciò riporterà i salari reali sui livelli precedenti l’aumento dei prezzi, a produttiva immutata, le imprese non riterranno più profittevole mantenere i più elevati livelli di occupazione e li ridurranno . Concludendo, nel lungo periodo l’inflazione non erode i salari reali e non influisce né sull’ occupazione né sulla produzione : nel lungo la curva dell’ offerta aggregata è verticale .
175. L’intersezione della curva AS con l’asse x, (AS*) viene chiamata “ prodotto potenziale ” e rappresenta il valore dei beni e dei servizi finali prodotti quando le risorse dell’economia sono pienamente utilizzate , dato lo stato corrente della tecnologia dell’economia. Fig. 2: Domanda aggregata e offerta aggregata di lungo periodo Finora ogni valutazione su prezzi e prodotto reale è stata fatta a parità di tutti i fattori diversi, occorre però capire cosa può succedere al variare della normativa del mercato del lavoro dei regimi fiscali, pensionistici e previdenziali e altri fattori.
176.
177. I fattori che determinano la traslazione delle curve Se ad esempio le imprese si attendono una maggiorazione degli utili , tenderanno ad accrescere la spesa per investimenti . Così, se le famiglie prevedono che incrementi della produttività nel lavoro, determinino un aumento dei redditi reali , accresceranno la spesa per consumi . Perciò, se migliora la fiducia dei consumatori e degli investitori, generalmente cresce la domanda aggregata .
178. I fattori che determinano la traslazione delle curve Per quanto riguarda gli effetti della politica monetaria , è possibile osservare come l’incremento dell’offerta di moneta e la connessa, riduzione dei tassi di interesse in termini reali provochino un’espansione della domanda aggregata e di conseguenza uno spostamento verso destra della relativa curva ** ** Gli economisti esprimono spesso il calo della domanda di moneta in termini di aumento della velocità di circolazione della moneta.
179. Se a parità di offerta di moneta si riduce la disponibilità a detenere contante , lo stock di moneta disponibile dovrà cambiare di mano più spesso e quindi circolare di più = aumenta la velocità di circolazione I fattori che determinano la traslazione delle curve Calo della Domanda di moneta aumento della velocità di circolazione della moneta . La velocità con la quale la moneta viene trasferita tra i vari detentori e determina la quantità di moneta necessaria per un determinato livello di transazioni .
180. I fattori che determinano la traslazione delle curve Allo stesso modo, variazioni di segno opposto fanno diminuire la domanda aggregata (e quindi spostare verso sinistra la curva AD). E’ evidente che l ’aumento dei prezzi dei fattori produttivi, quali i salari, o del petrolio, determina una traslazione della curva verso sinistra . I progressi tecnologici o gli incrementi di produttività la spostano invece verso destra poiché, a parità di manodopera, consentono di accrescere la produzione senza aumentare i costi.
181. I fattori che determinano la traslazione delle curve Si dimostra che gli spostamenti della curva dell’offerta e/o della domanda possono variare il livello generale dei prezzi. Un calo dell’offerta ( AS verso sinistra) sarà accompagnato nel breve da una diminuzione del Prodotto reale e da un concomitante aumento dei prezzi , mentre un incremento della domanda ( AD verso destra) si tradurrà, a breve termine, in una espansione dell’attività in termini reali e in un incremento dei prezzi .
182. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi Fig. 3: Variazioni della domanda aggregata e dell’offerta aggregata di lungo periodo Se la curva dell’offerta è verticale , tipica del lungo periodo , le variazioni della domanda aggregata influiranno sui prezzi ma non sul prodotto . Ad un aumento dell’offerta di moneta, la curva della domanda aggregata si sposterebbe verso destra ( AD 1 AD 2 ) e, sul lungo periodo , l’economia troverebbe un nuovo equilibrio con prezzi più elevati a fronte di un livello invariato di produzione in termini reali .
183. Riepilogando L’aumento dei prezzi , cioè l’ inflazione , si verifica solo se diminuisce l’offerta o se la domanda continua a salire nel tempo e ciò avviene solo se la politica monetaria asseconda tale andamento con bassi i tassi e alti i livelli di crescita della moneta .
184. Riepilogando In altri termini, possono determinarsi spinte inflazionistiche se intervengono cambiamenti (gli economisti parlano spesso di “ shock ” per riferirsi a variazioni inattese degli andamenti economici ) che inducono i consumatori ad aumentare le proprie spese o le imprese a ridurre la produzione .
185. “ inflazione da domanda” “ inflazione da costi ”. Aumento della domanda di moneta Aumento dei costi contrazione dell’offerta aumenta l’offerta aggregata diminuisce la domanda aggregata. pressioni defla zionistiche pressioni defla zionistiche
186. In un caso di inflazione da domanda , qualunque fattore che accresca la domanda aggregata può provocare un incremento dei prezzi . I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi In genere, la politica monetaria deve poter garantire la stabilità dei prezzi . In caso di pressioni inflazionistiche , la BC aumenta i tassi (reali) per evitare che tali pressioni si traducano in scostamenti più persistenti dal livello di stabilità dei prezzi .
187. I fattori che possono creare una crescita dei prezzi nel breve periodo e quindi inflazione . deprezzamento del cambio L’aumento degli acquisti da parte delle amministrazioni pubbliche, La politica monetaria pressioni dalla domanda estera di beni nazionali (esportazioni).
188. I fattori che possono creare una crescita dei prezzi nel breve periodo e quindi inflazione . + Domanda aggregata = prezzi + alti = produzione aggregata maggiore . Crescita degli investimenti in previsione di un fiducioso aumento futuro degli utili.
189. I fattori alla base dell’evoluzione dei prezzi in un orizzonte di più breve periodo Quali sono esattamente i fattori che determinano una riduzione dell’offerta aggregata e pertanto un rialzo dei prezzi nel breve periodo ? la flessione della produttività gli aumenti dei costi di produzione (salari reali e MP, specie il petrolio) carico fiscale imposto alle imprese dai governi.
190. I fattori alla base dell’evoluzione dei prezzi in un orizzonte di più breve periodo L’aumento dei prezzi degli input può essere causato da un’offerta di MP, quali il petrolio, inferiore alle attese o dall’espansione della domanda mondiale di MP. Anche gli aumenti dei salari reali non accompagnati da incrementi di produttività fanno scendere l’offerta aggregata e l’occupazione.
191. Anche il maggiore potere contrattuale dei sindacati può determinare salari reali più elevati . I fattori alla base dell’evoluzione dei prezzi in un orizzonte di più breve periodo Gli incrementi retributivi, possono dipendere anche da una minore offerta di manodopera , provocata ad esempio, dall’aumento della tassazione applicata ai redditi da lavoro, che per effetto riducono gli incentivi al lavoro .
192. I fattori alla base dell’evoluzione dei prezzi in un orizzonte di più breve periodo Se i fattori sopra descritti funzionano in senso opposto , si verifica un aumento dell’offerta aggregata . A parità di altre condizioni, un incremento di produttività dovuto al progresso tecnologico, farà diminuire i prezzi e aumentare l’occupazione sul breve, perché renderà più conveniente assumere nuovi lavoratori a un livello salariale determinato. Tuttavia, se i salari reali crescessero con la produttività, il livello di occupazione resterebbe invariato .
193. Il ruolo delle attese di inflazione Le attese di inflazione influiscono sugli accordi salariali in quanto un incremento futuro dei prezzi riduce la quantità di beni e servizi che sarà possibile acquistare con un determinato salario nominale . Un’inflazione attesa elevata, induce sindacati e lavoratori a richiedere incrementi di salario in sede di contrattazione. Ma accordi salariali più onerosi, aumentano i costi delle imprese, che potrebbero essere trasferiti ai clienti sotto forma di prezzi più alti .
194. Il ruolo delle attese di inflazione Un’attesa di salari in crescita , quindi dei costi di produzione, può indurre le imprese ad innalzare i prezzi dei listini con effetto immediato. Se ne deduce allora che: “ il comportamento di chi si attende un incremento futuro dell’inflazione può determinare, esso stesso, tale incremento nell’immediato ”. Per questo è importante che la politica monetaria sia credibile nel suo obiettivo di stabilizzare le attese di inflazione nel lungo periodo su livelli contenuti, in linea con la stabilità dei prezzi .
195. I fattori alla base dell’evoluzione dei prezzi in un orizzonte di più lungo periodo La politica monetaria non è in grado d’ evitare che sviluppi o shock inattesi dell’economia reale si ripercuotano nel breve periodo sull’inflazione , ma può controllare l’evoluzione dei prezzi sul lungo periodo e la tendenza dell’inflazione , cioè la capacità di riassorbire i fattori di disturbo di breve periodo, che hanno generato la variazione dei prezzi.
196. I fattori alla base dell’evoluzione dei prezzi in un orizzonte di più lungo periodo L’altra curva che determina lo stato di equilibrio dell’economia è quella della domanda aggregata AD . Può aumentare ( AD vs. destra) per effetto della spesa delle amministrazioni , per l’aumento dell’export , per la crescita della produttività , dei consumi e degli investimenti. Ma è ovvio che nel lungo termine , un livello generale dei prezzi elevato, possa essere determinato solo da una politica monetaria a lungo fortemente espansiva .
197. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi Nel periodo successivo all'iniezione di liquidità , la curva si sposta parallelamente verso destra, facendo tornare la disoccupazione al livello precedente. Se le autorità non riescono a spiazzare continuamente gli operatori con ulteriori manovre, il successo della politica monetaria sarà solo provvisorio . Infatti il rischio di cadere in una spirale inflazionistica , pericolosa per la stabilità e la fiducia degli agenti nello Stato diventa elevato .
198. Se per far calare la disoccupazione nel 2010 fosse necessario aumentare il tasso d’ inflazione del 2%, nel 2011, per mantenere il livello 2010, è possibile che sarà fissata un'inflazione al 4%, spiazzando di nuovo chi opera in quell'economia. In alternativa, il sistema si correggerà ad oscillazioni , con contrazioni ed espansioni delle curve aggregate di domanda ed offerta , fino a raggiungere un nuovo stato di equilibrio ad un livello di inflazione, presumibilmente , maggiore . Ciò significa che la non neutralità della moneta (e la politica monetaria) è valida solo nel breve periodo . I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi
199. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi Sono quindi le decisioni di politica monetaria a determinare se l’inflazione viene mantenuta bassa o lasciata libera di aumentare. Sul lungo periodo, i processi inflazionistici sono innescati da un aumento sostenuto dell’offerta di moneta che equivale a un indirizzo monetario fortemente espansivo . l’offerta di moneta il tasso di interesse a breve termine regola regola Controllo dell’inflazione a medio lungo termine
200. I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi Se la banca mantiene i tassi a breve termine su livelli troppo bassi e nel contempo accresce eccessivamente l’offerta di moneta , anche il livello dei prezzi salirà rapidamente . Questo semplice risultato viene illustrato da un concetto economico fondamentale che affronta in maggiore dettaglio la relazione fra moneta e prezzi: ossia dalla teoria quantitativa della moneta .
201. Teoria quantitativa della moneta . Δ M = Δ YR + Δ P – Δ V dove: La variazione dello stock di moneta ( Δ M ) in un’economia è pari alla: variazione dell’attività reale (Δ YR ) variazione del livello dei prezzi (Δ P ) variazione della velocità di circolazione della moneta (Δ V ) **. la variazione delle transazioni nominali (**) Δ V può definirsi come la velocità con cui la moneta viene trasferita fra vari detentori e determina la quantità di moneta necessaria per un dato livello di transazioni nominali. Nel lungo termine, il livello dei prezzi dipende dalle variazioni della quantità di moneta e varia in misura proporzionale al variare di quest’ ultima .
202. La politica monetaria della BCE Cenni storici - Gli antefatti – le tre fasi dell’UME Con una relazione presentata nell’aprile 1989 il comitato guidato da Jacques Delors , propose l’introduzione della UEM attraverso tre fasi distinte ma progressive.
203.
204.
205.
206. Le tappe che hanno condotto all’introduzione dell’euro
207. Le tappe che hanno condotto all’introduzione dell’euro
208. Le tappe che hanno condotto all’introduzione dell’euro
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211.
212. Area dell’euro Area dell’euro: area costituita dagli Stati membri dell’Unione europea che hanno adottato l’euro come moneta unica. Banca centrale europea (BCE): istituita il 1° giugno 1998 a Francoforte sul Meno (Germania), si colloca al centro dell’Eurosistema. Eurosistema: comprende la BCE e le banche centrali nazionali degli Stati membri che hanno già introdotto l’euro.
213. L’ Eurosistema : il custode della stabilità dei prezzi BCE + BCN area euro formano l’Eurosistema, il cui obiettivo principale è preservare la stabilità dei prezzi nell’intera area dell’euro. IACP<2% Nel perseguimento della stabilità dei prezzi, la BCE si prefigge lo scopo di mantenere il tasso d’inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2% sul medio periodo.
214. La politica monetaria della BCE Le 13 BCN dell’ area euro e BCE costituiscono l’ Eurosistema , che si distinguerà dal SEBC finché vi saranno Stati membri dell’ UE che non hanno ancora adottato la moneta unica .
215. L’Eurosistema ... Le BCN che non hanno ancora aderito all’euro sono: Danimarca, Svezia, Regno Unito e nove dei dieci paesi entrati a far parte dell’ UE il 1/5/04 ( Repubblica Ceca, Estonia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia ) nonché Bulgaria e Romania , membri UE dal 1/1/07 che non partecipano al processo decisionale riguardante la politica monetaria unica. Questi paesi continuano a utilizzare la valuta nazionale e a condurre la propria politica monetaria . La politica monetaria della BCE
216. Se uno Stato membro dell’ UE vuole adottare l’euro in una fase successiva, dovrà prima soddisfare i criteri di convergenza , enunciati nell’articolo 121 del Trattato che istituisce la CE, come nel caso della Slovenia che è entrata a far parte dell‘area euro il 1° gennaio 2007 . prezzi stabili finanze pubbliche solide rapporti di cambio non volatili tassi di interesse convergenti La politica monetaria della BCE %
217.
218. La politica monetaria della BCE L’art. 121 , p1, 1° tratto, del Trattato richiede “ il raggiungimento di un alto grado di stabilità dei prezzi ” e aggiunge che “questo risulterà da un tasso d’inflazione prossimo a quello dei tre Stati membri, al massimo, che hanno conseguito i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi ”. L’art. 1 Protocollo : “il criterio relativo alla stabilità dei prezzi [...] significa che gli Stati membri hanno un andamento dei prezzi che è sostenibile ed un tasso medio d’inflazione che, osservato per un periodo di un anno anteriormente all’esame, non supera di oltre l’1,5% quello dei tre Stati membri , al massimo, che hanno conseguito i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi. L’inflazione si misura mediante l’ IPC , calcolato tenendo conto delle differenze delle definizioni nazionali .
219. La politica monetaria della BCE L’art. 121 , p1, 2° tratto, del Trattato prescrive “ la sostenibilità della situazione della finanza pubblica ” e aggiunge che “questa risulterà dal conseguimento di una situazione di bilancio pubblico non caratterizzata da un disavanzo eccessivo secondo definizione art. 104, p. 6 ”. DEFICIT PIL < 3% DEBITO PIL <60%
220. b) se il rapporto tra Debito pubblico e Pil superi un valore di riferimento [posto pari al 60%], a meno che detto rapporto non si stia riducendo in misura sufficiente e non si avvicini al valore di riferimento con ritmo adeguato”. La politica monetaria della BCE L’art. 2 Protocollo : ,”.. al momento dell’esame, lo Stato membro non è oggetto di una decisione del Consiglio … ma gli Stati membri “devono evitare disavanzi pubblici eccessivi. La Commissione [...] esamina la conformità alla disciplina di bilancio sulla base dei due criteri seguenti: a) se il rapporto tra il disavanzo pubblico e Pil superi il 3%, a meno che il rapporto non sia diminuito in modo sostanziale e continuo e abbia raggiunto un livello che si avvicina al valore di riferimento, oppure, in alternativa, il superamento del valore di riferimento sia solo eccezionale e temporaneo e il rapporto resti vicino al valore di riferimento ;
221. La politica monetaria della BCE In particolare, e, per lo stesso periodo, non deve avere svalutato di propria iniziativa il tasso di cambio centrale bilaterale della sua moneta nei confronti della moneta di nessun altro Stato membro ”. L’art. 121 , p1, 3° tratto, del Trattato sancisce “il rispetto dei margini normali di fluttuazione previsti dal meccanismo di cambio dello SME per almeno due anni , senza svalutazioni nei confronti della moneta di qualsiasi altro Stato membro”. L’art. 3 Protocollo : “il criterio relativo alla partecipazione al meccanismo di cambio del Sme [...] significa che lo Stato membro ha rispettato i margini di fluttuazione stabiliti dal meccanismo di cambio Sme senza gravi tensioni per almeno 2 anni prima dell’esame.
222. La politica monetaria della BCE L’art. 121 , p1, 4° tratto, del Trattato richiede “ livelli dei tassi di interesse a lungo termine che riflettano la stabilità della convergenza raggiunta dallo Stato membro e della sua partecipazione al meccanismo di cambio del Sme ”. L’art. 3 Protocollo :afferma inoltre: “il criterio relativo alla convergenza dei tassi d’interesse [...] significa che il tasso d’interesse nominale a lungo di uno Stato membro osservato in 12 mesi, non ha ecceduto di oltre il 2% quello dei tre Stati membri più virtuosi in termini di stabilità dei prezzi. I tassi di interesse si misurano sulla base delle obbligazioni a lungo termine emesse dallo Stato o sulla base di titoli analoghi, tenendo conto delle differenze nelle definizioni nazionali”. max +2%
223. La politica monetaria della BCE • definire e attuare la politica monetaria per l’area dell’euro ; ... e i suoi compiti fondamentali • effettuare operazioni sui cambi , nonché detenere e gestire le riserve ufficiali dei paesi aderenti all’area dell’euro ; • promuovere l’ordinato funzionamento dei sistemi di pagamento ; • autorizza l’emissione di banconote all’interno dell’area euro ; • formula pareri e viene consultato ; Esso inoltre: • raccoglie le informazioni statistiche dalle autorità nazionali o direttamente da operatori economici e istituzioni finanziarie ; • contribuisce alle politiche perseguite dalle competenti autorità sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulla stabilità del sistema finanziario.
224.
225.
226.
227. La politica monetaria della BCE Il Consiglio direttivo In tal modo, il Consiglio direttivo influisce indirettamente sui tassi di interesse in tutti i settori dell’economia all’interno dell’area , compresi quelli che le banche applicano sui prestiti accordati alla clientela e che i risparmiatori percepiscono sui propri depositi. tassi Euribor I.R.S.
228.
229.
230.
231. La politica monetaria della BCE 1 a fila (da sin.): Gertrude Tumpel-Gugerell, Jean-Claude Trichet ( Pres ), Lucas D. Papademos (V.P.) 2 a (da sin): Jürgen Stark, José Manuel González-Páramo, Lorenzo Bini Smaghi. Il Comitato esecutivo Il Comitato esecutivo è nominato di comune accordo dai capi di Stato o Governo dei paesi dell’area euro . E’ responsabile dell’attuazione della politica monetaria formulata dal Consiglio direttivo e fornisce alle BCN le istruzioni necessarie a tal fine. Gestisce le attività correnti della BCE .
232. La politica monetaria della BCE Il 3°organo decisionale della BCE è il Consiglio generale , composto da Pres. e Vice della BCE e dai governatori delle BCN di tutti i 27 Stati membri UE . Tale organo non partecipa alle decisioni sulla politica monetaria nell’area euro, ma contribuisce a coordinare le politiche monetarie degli Stati membri che non hanno ancora adottato la moneta unica e ai lavori preparatori in vista di un eventuale ampliamento dell’area euro . Il Consiglio generale
235. lndipendenza Né la BCE , né le BCN appartenenti all’ Eurosistema , né i membri dei loro organi decisionali possono essere esposti a pressioni politiche , né accettare istruzioni da qualsiasi altro organismo: l’ Eurosistema deve godere di piena autonomia e libertà nell’assolvimento dei propri compiti. Ha il divieto di concedere prestiti agli organismi comunitari o agli enti pubblici nazionali , Dotata di un bilancio proprio , separato da quello della Comunità europea , la BCE è pertanto in grado di mantenere la sua amministrazione indipendente dalle risorse finanziarie comunitarie .
236. Capitale della BCE Il capitale della BCE non proviene dalla CE : esso è stato sottoscritto e versato dalle BCN . Austria , Belgio , Cipro , Finlandia , Francia , Germania , Grecia , Irlanda , Italia , Lussemburgo , Malta , Paesi Bassi , Portogallo , Slovacchia , Slovenia , Spagna Quote sottoscritte dalle BCN degli Stati membri la cui moneta è l'euro = 70% ca. Quote sottoscritte e quote versate dalle BCN degli Stati membri che non hanno ancora adottato l' euro = 30% ca. L’ammontare della sottoscrizione di ciascuna BCN è determinato dalla quota relativa dello Stato di appartenenza sul Pil e sulla popolazione della UE . Le riserve di cambio BCE sono di ca. € 40 mld. composte da oro per il 15%, e da Us$ e yen per il restante 85%.
237. 4.020.445.721,56 69,7915 Totali 3.640.732,32 0,0632 Bank Ċentrali ta’ Malta/Central Bank of Malta 7.886.333,14 0,1369 Banca centrale di Cipro 10.063.859,75 0,1747 Banque centrale du Luxembourg 18.941.025,10 0,3288 Banka Slovenije 39.944.363,76 0,6934 Národná banka Slovenska 63.983.566,24 1,1107 Central Bank and F. Services Authority of Ireland 72.232.820,48 1,2539 Suomen Pankki-Flnlands Bank 100.834.459,65 1,7504 Banco de Portugal 111.854.587,70 1,9417 Oesterreichische Nationalbank 113.191.059,06 1,9649 Banca di Grecia 139.730.384,68 2,4256 Banque Nationale de Belgique 229.746.339,12 3,9882 De Nederlandsche Bank 478.364.575,51 8,3040 Banco de España 719.885.688,14 12,4966 Banca d' Italia 819.233.899,48 14,2212 Banque de France 1.090.912.027,43 18,9373 Deutsche Bundesbank Capitale versato [€] Capitale sottoscritto (%) Banca Centrale Nazionale
238. La BCE emette l'8% della moneta emessa dal SEBC, quota iscritta nel passivo dello stato patrim.le alla voce “banconote in circolazione ”. La quota BCE sul totale delle banconote in euro emesse trova contropartita nei crediti nei confronti delle BCN , crediti, di natura fruttifera, iscritti alla voce “ crediti interni all' eurosistema : crediti derivanti dall'allocazione delle banconote in euro all'interno dell'eurosistema”. 4.020.445.721,56 4.020.445.721,56 69,7915 Totali Paesi area euro 4.142.260.189,23 5.760.652.402,58 100,00 Totali generali 121.814.467,67 1.740.206.681,02 30,2085 Totali 721.809,75 10.311.567,80 0,1790 Eesti Pank 1.144.007,96 16.342.970,87 0,2837 Latvijas Banka 1.716.213,56 24.517.336,63 0,4256 Lietuvos bankas 3.502.591,87 50.037.026,77 0,8686 Banca Naz. di Bulgaria 5.587.371,98 79.819.599,69 1,3856 Magyar Nemzeti Bank 5.835.771,31 83.368.161,57 1,4472 Česká národní banka 5.982.149,49 85.459.278,39 1,4835 Danmarks Nationalbank 9.106.093,68 130.087.052,56 2,2582 Sveriges Riksbank 9.937.989,49 141.971.278,46 2,4645 Banca Naţională a României 19.740.488,44 282.006.977,72 4,8954 Narodowy Bank Polski 58.539.980,14 836.285.430,59 14,5172 Bank of England Capitale versato [€] Capitale sottoscritto [€] Capitale sottoscritto (%) Banca Centrale Nazionale
239. La strategia di politica monetaria della BCE Principi generali Mandato e compiti della politica monetaria Il Trattato che istituisce la Comunità europea indica che “ l’obiettivo principale del Sistema Europeo delle Banche Centrali è il mantenimento della stabilità dei prezzi ” nell’area dell’euro . La politica monetaria deve ancorare saldamente le aspettative di inflazione... Per conseguire un elevato livello di credibilità , l’autorità responsabile deve definire ed elaborare i propri obiettivi , attenersi a una metodologia di attuazione coerente e sistematica e perseguire una politica di comunicazione chiara e aperta .
240. La strategia di politica monetaria della BCE Principi generali Mandato e compiti della politica monetaria ... essere orientata al futuro... Una modifica apportata oggi alla politica monetaria influirà sul livello dei prezzi con un ritardo di vari trimestri o anni, pertanto, la politica deve essere rivolta al futuro. ... essere incentrata sul medio periodo... Il ritardo di trasmissione non consente di compensare sul breve gli shock imprevisti come le variazioni improvvise (MP o tasse): di conseguenza, la politica monetaria deve mantenere un orientamento a medio termine , in modo da evitare un eccessivo attivismo e l’introduzione di indesiderate variazioni nell’economia reale .
241. La strategia di politica monetaria della BCE Principi generali Mandato e compiti della politica monetaria .. e di ampio respiro ...