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GLI ABUSI DEI PRETI: A VERONA, IL PRIMO RADUNO
DELLE VITTIME ITALIANE

[...] «Vogliamo offrire a tutte le vittime di preti pedofili italiani il sostegno
psicologico che è indispensabile, perché queste violenze sono paragonabili a quelle
familiari anche per le conseguenze che lasciano - spiega Salvatore Domolo, 45 anni,
il portavoce, che ha alle spalle una storia di bambino abusato e di ex prete - e il
sostegno legale. Ma non ci interessano i risarcimenti, quanto l’urgenza di un’azione
legale verso la Chiesa cattolica per crimini contro l’umanità. E il 31 ottobre saremo a
Roma, insieme alle vittime da tutto il mondo, per manifestare con le nostre facce e
le nostre storie quello che è accaduto anche in Italia, a centinaia di bambini e di
ragazzi» [...]

Oggi il primo raduno a Verona: "Io, abusata da un prete a 11
anni, vi racconto una vita di vergogna"
Non c’è risarcimento per qualcosa che ti impedisce di essere te stesso e ti fa perdere
la fiducia. Ogni scusa era buona per restare solo con me e attirarmi in casa sua,
sopra la sacrestia. Io ero debole e non capivo.

ROMA - «Erano giovani, belli, intelligenti, puliti. Molti li ho ritrovati su Facebook,
sono rimasta annichilita nel sapere che erano ancora in contatto con quel prete.
Soprattutto se penso a quello che hanno subito, più grave e pesante ancora di quel
che è toccato a me, forse perché ero una bambina e loro dei maschietti. Gli abusi e
le violenze che abbiamo patito hanno cambiato per sempre la nostra vita, non c’è
risarcimento per qualcosa che ti impedisce di essere te stesso, ti fa perdere la
fiducia, stravolge per sempre la tua vita amorosa».
Laura M. ha 35 anni, un compagno, un lavoro da insegnante in un piccolo centro del
nordest. Insieme a quello di molti altri sconosciuti che hanno risposto all’appello il
suo sarà uno dei racconti che oggi a Verona vorrebbe cambiare la storia italiana
delle vittime della pedofilia nelle chiese, nei seminari, nei collegi. Quelle vittime di
preti pedofili che - secondo il gruppo ‘La colpa’ (info@lacolpa.it) che ha organizzato
l’incontro al Palazzo della Gran Guardia, scegliendo non per caso uno dei luoghi più
visibili della città - in Italia fanno ancora così fatica a denunciare gli abusi subiti, a
essere creduti, a ottenere giustizia.
Il racconto di Laura è arrivato prima con una timida mail: «Gentili signori, ho visto il
vostro annuncio su Internet. Non so se il mio caso vi può interessare perché non mi
sono mai rivolta alla polizia e ancora oggi non ho il coraggio di svergognare quel
prete, che sia pure molto anziano è ancora presente nella sua comunità».
Dall’altra parte, la donna ha trovato incoraggiamento e comprensione: «È capitato
anche a noi, a volte si convive tutta la vita col peso di un’ingiusta vergogna».
Così, è riuscita a continuare: «Avevo 11 anni quando ho sentito per la prima volta su
di me il sesso di un uomo. Era il mio parroco, e ogni scusa era buona per restare solo
con me e attirarmi in casa sua, sopra la sacrestia. Io resistevo, ma ero debole,
indifesa, non capivo quanto fossero gravi quelle molestie e non avevo il coraggio di
ribellarmi a un adulto del quale mi fidavo ciecamente. Lo scandalo scoppiò
quell’estate, un ragazzino più piccolo raccontò a casa quel che gli stava capitando e
scoprimmo così che la cosa andava avanti da anni, che alcune famiglie avevano
cambiato parrocchia senza però mai pensare a proteggere i figli degli altri...».
Ma, come in molti altri casi, le gerarchie locali scelsero di insabbiare il caso: «Quel
prete lo trasferirono per due anni al Tribunale ecclesiastico, poi gli affidarono
un’altra parrocchia, poi ancora un’altra, neppure troppo lontana. Andai dal padre
spirituale del collegio, mi disse di non parlare e che potevo continuare a volere bene
al mio parroco... Dopo, venne un altro prete, un uomo di grande moralità, è grazie a
lui se non ho smesso di credere in Dio. Ma per anni e anni non ho potuto avvicinare
un uomo, non sopportavo neppure l’idea e soffrivo ancor di più pensando ai miei
amici, quelli con cui ho diviso gli anni che dovevano essere i più belli. Ora so che
molti di loro non hanno potuto farsi una famiglia né essere felici, e non riesco a
perdonare».
Resta un peso difficile da cancellare: «Ho cambiato città, mi sono allontanata, a
trent’anni mi sono fidanzata, ma ancora non riesco a pensare a dei figli. E vorrei far
qualcosa per non lasciare più che la vita di un bambino sia compromessa per un
sistema malato, che la vita di un adulto sia sprecata. Naturalmente non farò il nome
dei miei amici. Vorrei poter dir loro del mio affetto, ma consegno la mia esperienza
come la denuncia del nostro male».
Storie come quella di Laura hanno convinto il gruppo originario dei fondatori di ‘La
colpa’, perlo più ex allievi del ‘Provolo’, la scuola per bambini sordi di Verona dove
decine di allievi sarebbero stati abusati, che era giunto il momento di uscire allo
scoperto.
«Vogliamo offrire a tutte le vittime di preti pedofili italiani il sostegno psicologico
che è indispensabile, perché queste violenze sono paragonabili a quelle familiari
anche per le conseguenze che lasciano - spiega Salvatore Domolo, 45 anni, il
portavoce, che ha alle spalle una storia di bambino abusato e di ex prete - e il
sostegno legale. Ma non ci interessano i risarcimenti, quanto l’urgenza di un’azione
legale verso la Chiesa cattolica per crimini contro l’umanità. E il 31 ottobre saremo a
Roma, insieme alle vittime da tutto il mondo, per manifestare con le nostre facce e
le nostre storie quello che è accaduto anche in Italia, a centinaia di bambini e di
ragazzi».
Fonte: La Repubblica
Pubblicato: 25.09.2010
La conferenza stampa delle vittime dei preti pedofili

La pedofilia clericale "crimine contro l’umanità". Nessun dialogo con la Chiesa che
parla di "piano di dio" e non vuole riconosce la sua "complicità attiva". La pedofilia è
insita nella Chiesa per il suo dominio sulle persone.
Le vittime dei preti pedofili, che per la prima volta si stanno riunendo in questa
giornata a Verona, in una conferenza stampa chiedono alla comunità internazionale
il riconoscimento della pedofila clericale come "crimine contro l’umanità". Chiedono
inoltre di riconoscere l’esistenza di una "organizzazione pedofila dedita a tale
crimine" che è rappresentata dalla Chiesa Cattolica.
Questa richiesta si basa sulla vastità sia numerica che geografica dei casi di pedofilia
clericale, anche definita come “sacra”, scoppiati nel mondo e che sarà ancora più
vasta e profonda quando verranno a galla sia i casi italiani, sia quelli del cosiddetto
“terzo mondo”. “Quando la società italiana - è stato affermato nella conferenza
stampa - si libererà del potere clericale le vittime si sentiranno libere di parlare e ciò
che verrà fuori sarà impressionante”.
La conferenza stampa è stata tenuta da Salvatore Domolo, ex sacerdote, calabrese
di nascita ma che ha operato per molti anni a Novara. Lui stesso è stato una vittima
della pedofilia clericale e conosce bene ciò di cui ha parlato.
Durante la conferenza stampa è stato più volte ribadito la necessità che la Chiesa
cattolica riconosca a sua “complicità attiva” con la pedofilia. Complicità che aveva lo
scopo di salvare la propria immagine e che si manifestava con gli spostamenti dei
preti pedofili da paese a paese.
“Non possiamo entrare in dialogo - ha affermato Salvatore Domolo - con chi non
vuole vedere la verità”.
Molto duro a tale proposito è stato Domolo nei confronti delle ultime dichiarazioni
di Benedetto XVI che ha paragonato le vittime della pedofilia a martiri della Chiesa,
lasciando intravedere dietro a tale vicenda una sorta di “piano di dio”. “Queste
affermazioni sono il segno - ha detto Domolo - che la Chiesa non vuole prendere
coscienza della verità cosa che impedisce un dialogo con essa”.
Non si tratta - ha detto Domolo - per la Chiesa di “Ingenua incapacità di trovare una
soluzione al problema” ma di “complicità attiva”. Riconoscere la verità è dunque per
le vittime il primo passo da fare per aprire un dialogo che consenta di uscire insieme
da questa tragedia.
Domolo ha messo anche sotto accusa il potere coercitivo che usa la Chiesa nei
confronti della opinione pubblica clericalizzata. Da oggi le vittime non sono più
numeri o percentuali ma persone con un volto e con una storia terribile alle spalle.
Oggi le vittime italiane alzano la testa e scoprono di non essere sole.
È stato anche annunciato il coordinamento con altre vittime di altre parti del mondo
che terranno un appuntamento mondiale a Roma previsto per il prossimo 31
ottobre.
Autore: Federico La Sala
Pubblicato: Verona, 25 settembre 2010
“La Chiesa risponderà di crimini contro l’umanità”
Prevista per fine ottobre a Roma una manifestazione internazionale contro il
Vaticano

Le vittime cercano la parola. Uomini e donne abusati dai preti nell’infanzia escono
allo scoperto per rivendicare i loro diritti. A Verona li ha invitati il Gruppo “La Colpa”.
Sono un centinaio di persone venute alla Gran Guardia, praticamente di fronte
all’Arena, all’insegna di un manifesto dove un ragazzo trascina la sua croce, issato
sulle spalle di un chierico minaccioso. Tra loro una quarantina di vittime e familiari.
L’atmosfera è molto particolare. Loro, ex ragazzi con i capelli un po’ spruzzati di
grigio, si sono ritrovati con il coraggio, la timidezza, la speranza e l’imbarazzo di chi
per la prima volta in Italia deve dire all’opinione pubblica “Subivo in silenzio”. Tra gli
stuprati c’è chi parla, chi si limita ad ascoltare, chi si nasconde, chi non se l’è sentita
di venire e affida il suo racconto ad una mail. Fa impressione vedere qualcuno degli
ex allievi del “Provolo” (l’istituto veronese per sordomuti, gestito dal clero, dov’è
scoppiato uno scandalo nazionale) che articola faticosamente le parole, mimando il
suo irrigidirsi quando il prete o l’assistente laico cominciava ad accarezzarlo.
Gianni Bisoli racconta al Fatto il suo calvario iniziato a 13 anni con il prete che lo
seguiva in bagno, lo chiamava di notte dal dormitorio, se lo portava in giro in
macchina e lo sodomizzava. Per quattro volte, racconta, fu portato anche dal
vescovo dell’epoca, che lo molestò. C’è chi comincia il suo racconto e bruscamente
lo interrompe, perché non ce la fa a proseguire. Francesco da Padova ce la fa. E
ricorda quei preti e quelle suore, che con la scusa di punire iniziavano a toccare. La
cosa peggiore, dice, era sapere che i genitori non avrebbero creduto o avrebbero
minimizzato: “E allora ti senti in colpa e anche bugiardo”. Regalini, dolcetti e
caramelle.
Interviene una donna ed è felice di non dover tacere. “Scusate se parlo
disordinatamente - dice - perché sono tesa”. Ricorda le confessioni con il prete, che
le chiedeva dove si grattasse sotto la gonna. Tornano ossessivamente nei discorsi i
“regalini” dei predatori alle vittime. La caramella, il dolcetto, il gelato. Tra i messaggi
di chi ha avuto vergogna a venire c’è quello di un uomo, che odia ancora oggi la
“caramella al rabarbaro” e non ha dimenticato la riposta che il vescovo della sua
città diede a sua madre, che era andata a denunciare le molestie del sacerdote
amico di famiglia: “Il vescovo sconsigliò assolutamente di fare denunce per il bene
mio (che ero adolescente) e per non dare dolore alla madre del prete!”.
Una reazione classica da parte della gerarchia. “In Italia - sottolinea Salvatore
Domolo, ex sacerdote e uno degli organizzatori del convegno - si è tentato di
distinguere il prete pedofilo dall’istituzione, dimenticando l’assoluta complicità della
gerarchia in questo enorme crimine”. C’è sempre stato il silenzio e l’atteggiamento
della Chiesa di voler “difendere la propria immagine”, risolvendo il problema
attraverso lo spostamento del colpevole da una parrocchia all’altra.
Anche Domolo, che si è sbattezzato nel 2009, quando era ragazzo è stato abusato da
un prete, poi si è fatto prete lui stesso e quando sono riemerse le angosce il suo
padre spirituale lo accompagnava personalmente (e assisteva) alle sedute di terapia.
“Così l’istituzione controlla. E quando non controlla, tenta di spiritualizzare il
problema”, affogandolo nell’ideologia di una prova di sofferenza redentiva.
Ma i conti non tornano. Un messaggio arrivato al convegno è un grido: “Dall’età di
dieci anni, hanno abusato di me per quattro anni. Poi ne sono uscito. Sono infelice.
Ho perso il lavoro, ho tentato per tre volte il suicidio, il matrimonio è fallito, i figli mi
odiano. Ho paura di avere tendenze pedofile, guardo i ragazzi in piscina... aiutatemi
prima che mi uccida!”. Francesco Zanardi di Savona si è trasformato da vittima in
detective. Racconta che il pretepredatore Luciano Massaferro, già condannato a tre
anni di carcere, se n’è andato in Svizzera e ora è tornato segretamente in Liguria. Un
altro prete pedofilo pakistano, Yousuf Dominic, cacciato da Londra, emigrato nel
Texas dove ha commesso altri crimini, aveva trovato ospitalità recentemente in un
convento ligure. (Forse sentendosi scoperto, è morto d’infarto pochi giorni fa).
Testimonianze infinite. Ma nel convegno ci si è presi l’impegno di costruire una rete,
un coordinamento delle “vittime italiane” per farsi sentire come negli Stati Uniti, in
Irlanda, in Germania. A Roma, preannuncia Marco Lodi Rizzini, è in programma per il
31 ottobre una grande riunione delle associazioni internazionali di abusati dal clero
per chiamare il Vaticano alle sue responsabilità. “Crimini contro l’umanità”, è
l’accusa riecheggiata a Verona. Perché l’inerzia della gerarchia è diffusa. A Verona,
dopo violenti polemiche, il vescovo Zenti e il rappresentante delle vittime del
“Provolo”, Giorgio Dalla Bernardina, si sono incontrati a luglio per deporre le armi ed
è stato deciso di istituire una commissione d’inchiesta. Don Bruno Fasan, portavoce
della diocesi, comunica che una prima relazione è già stata mandata nel 2009 alla
Congregazione per la Dottrina della fede. Ora, spiega, sono in corso audizioni degli
ex allievi del “Provolo”. Replica Dalla Bernardina: “Tutte parole, niente fatti,
Chiediamo un confronto pubblico tra le vittime e i colpevoli”.

E il cardinal Bagnasco non risponde
Negli altri Paesi europei l’episcopato ha istituito commissioni d’inchiesta, numeri
verdi e responsabili nazionali per ascoltare le vittime. In Italia non è successo finora
nulla. Domani si riunisce il Consiglio permanente della Cei. C’è da vedere se porterà
novità. Intanto Roberto Mirabile, presidente dell’associazione anti-pedofilia
“Caramella Buona”, sta cercando da mesi di incontrare il cardinale Angelo Bagnasco
per informarlo di due gravi casi. Il cardinale non vuole, il segretario non dà risposte,
la segreteria telefonica è muta.

Fonte: Il Fatto Quotidiano
Autore: Marco Politi - Pubblicato: 26.09.2010
LA CHIESA E GLI ABUSI DEI PRETI - “La Chiesa risponderà di
crimini contro l’umanità”
Nasce a Verona l’associazione italiana delle vittime dei preti pedofili sul modello
americano. Preti pedofili, le nuove denunce

VERONA - «Vorresti fermare il prete pedofilo che è lì, accanto ai bambini». È il
sentimento nelle vittime di abusi sessuali commessi all’interno della Chiesa. È
emerso durante il primo incontro pubblico «Noi vittime dei preti pedofili» nel
Palazzo della Gran Guardia. «Vogliamo far vedere che esistiamo, che non possiamo
più essere messi a tacere e che non siamo statistiche, ma esseri umani» hanno
detto. Una cinquantina di mail di denuncia di altri casi sono arrivate al gruppo «La
Colpa», promotore dell’incontro. Lo ha spiegato Mario Lodi Rizzini, fratello di una
delle sordomute dell’Istituto San Provolo di Verona, dove - secondo testimonianze
dettagliate - ci furono numerosi casi di abuso.
Fonte: Corriere della Sera
Autore: Federico La Sala - Pubblicato: 26 settembre 2010
COME LE GERARCHIE ECCLESIASTICHE COPRONO I LORO
COMPLICI.
Storia di un pedofilo recidivo e sempre salvato di suoi simili.

La famiglia Gastal, quella che ebbe i figli stuprati, già dal 1984 portò in tribunale
Gilbert Gauthe e non cedette ad ogni sorta di pressione, che si esercitò anche sui
testimoni e sui media. Il Vaticano non trascurò alcun tipo di ricatto e sopruso e tirò
in ballo - perché il processo si volgesse a suo favore - persino le conoscenze con le
autorità locali ed il governatore. Tuttavia, in nome della verità, si arrivò così al
dibattimento giudiziale, alle giurie popolari ed alla TV. Purtroppo (la madre
dell’ignoranza è sempre incinta), gli altri fedeli arrivarono ad accusare i Gastal di
testardaggine, tantoché li trattarono da criminali. Il muro di omertà era però stato
infranto. Altre pressioni vennero dall’arcivescovo Pio Laghi (complice della dittatura
in Argentina, cap. precedente), poi nunzio apostolico negli USA. Undici
testimonianze, registrate in cassette da parte di ragazzi la cui età oscillava tra i 13 e i
17 anni, inchiodarono definitivamente padre Gauthe con 34 capi d’accusa: crimini
contro natura, atti sessualmente immorali, materiale pornografico, stupro aggravato
per sodomia ai danni di un adolescente di 12 anni. Quest’ultimo crimine implicava la
pena di morte, così come recitano le leggi della Louisiana. Allora il Vaticano inasprì
ancor più le modalità di persuasione, finché si arrivò per vie traverse al tanto
sospirato patteggiamento con la famiglia. Il 14 ottobre ci fu la condanna a 20 anni di
reclusione del criminale e alla promessa dell’accusa che la pena sarebbe stata
scontata fino agli ultimi giorni. Il giudice Brunson concluse la sentenza con le
seguenti parole: “I suoi crimini contro le sue giovanissime vittime hanno gettato un
peso terribile su quei bambini, sulle loro famiglie e sulla società, e indubbiamente
anche sul suo Dio e sulla sua Chiesa”. Durante la causa civile, fu anche chiesto alla
devota cattolica Faye Gastal, madre della vittima, che cosa le passasse per la testa,
guardando il vescovo Frey, presente ai dibattimenti con l’avvocato del colpevole
monsignor Mouton: “Quando li guardo, penso a Gauthe che mette il suo pene in
bocca a mio figlio, che gli eiacula in bocca, che gli infila il pene nel retto. Ecco che
cosa penso” . I giurati, dopo appena un’ora e 45 minuti decisero per un risarcimento
“giusto e ragionevole”: 1 milione di dollari alla vittima e 250.000 alla famiglia. Ma la
Chiesa non desistette: la tanto sospirata libertà condizionata per Gauthe arrivò già
nel 1998. Gli fu accordata da un giudice cattolico a soli 12 anni dalla condanna, ma
un po’ di tempo dopo era di nuovo in galera per molestie ai danni di un minore. E
tuttavia, ancora una volta, gli concessero il regime di semilibertà! Nell’aprile del
2008 lo ritroviamo come conduttore di autobus per viaggi scolastici: nessuna
segnalazione era stata fatta sulla sua pericolosità . Povero stupratore, recitano le
litanie religiose. Cari fratelli, non fatevi più ingannare: il miglior perdono è la
vendetta. In tal modo applicherete il primo credo assoluto della Città del Vaticano,
che anche dopo anni, secoli e millenni, ricorda gli “sgarbi” subiti. Pure i fedeli
dovrebbero applicare lo stesso principio, contro quella masnada di fornicatori che
alligna nella Santa Sede. Nei capitoli precedenti abbiamo esaminato che cosa hanno
fatto a coloro che sostengono i poveri, ai comunisti, agli atei, a coloro che non fanno
parte della loro setta. Non dimenticarlo mai, neppure quando si avvicina la morte .
Autore: Alessio Di Benedetto
LA CHIESA E GLI ABUSI DEI PRETI - LO SCANDALO DELLA
PEDOFILIA.
Il coperchio sarà levato... E allora l’effetto del silenzio sarà devastante!

[…]
Lo scandalo pedofilia
Non poteva mancare nell’intervento del porporato un paragrafo dedicato agli
scandali di pedofilia. È il più deludente. La Cei fa sue le parole di Benedetto XVI sui
crimini inqualificabili, sulle “immense sofferenze causate dall’abuso” e la necessità
di dare priorità alle vittime. E questo è tutto. In Inghilterra sono stati istituiti gruppi
di vigilanza, in Belgio e in Austria la Chiesa ha creato commissioni di indagine, in
Germania l’episcopato ha nominato un vescovo referente nazionale per gli scandali.
In Italia la Cei si ferma all’annuncio di voler seguire le direttive della Santa Sede e
alla promessa di “decisa vigilanza, intervento e sostegno umano e cristiano per
tutti”.
Non una sola struttura nazionale per contrastare il fenomeno e rintracciare le
vittime dimenticate, è stata messa in piedi. E si tace sui risarcimenti. La gerarchia
crede che parlarne sia un fatto anticlericale e non capisce che è un’esigenza molto
sentita del mondo cattolico e dell’opinione pubblica. In realtà la Chiesa italiana,
come è stato detto al convegno di Verona, teme che “si alzi il coperchio” sulle
centinaia di abusi commessi. Ma il coperchio, se i vescovi non seguiranno
l’esortazione alla trasparenza di Benedetto XVI, sarà levato lo stesso. E allora
l’effetto del silenzio sarà devastante.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Autore: Marco Politi - Pubblicato: 28.09.2010
Denuncia all’Aja: “Processate il Papa
per crimini contro l’umanità”

L’iniziativa è clamorosa, l’accusa pesantissima. Papa
Benedetto XVI, il segretario di Stato, cardinale Tarcisio
Bertone, il suo predecessore, il cardinale Angelo Sodano, e il
prefetto della Congregazione della dottrina della fede,
cardinale William Levada, sono stati denunciati al Tribunale
Internazionale dell’Aia con l’accusa di avere coperto gli
abusi sessuali commessi da membri della Chiesa ai danni di
minori.
La denuncia è stata portata avanti da due associazioni
americane che si occupano delle vittime abusate dai sacerdoti pedofili: lo Snap
(Survivors network of those abused by priests) e il Cfcr (Center for Constitutional
Rights), un’organizzazione per i diritti umani. I dirigenti delle due Ong hanno usato
parole durissime per spiegare il loro gesto: i vertici della Chiesa cattolica hanno
«tollerato e reso possibile la copertura sistematica e largamente diffusa di stupri e
crimini sessuali contro i bambini in tutto il mondo […] tali da essere paragonati a
quelli contro l’umanità».
Allegata alla denuncia anche una documentazione di oltre 10.000 pagine con vari
casi di pedofilia da parte di sacerdoti in tutto il mondo. In particolare si fa
riferimento a cinque casi di abusi sessuali avvenuti in Congo e negli Stati Uniti
commessi da prelati provenienti dal Belgio, dall’India e dagli Usa.
Ora sarà compito della Corte dell’Aja decidere o meno di aprire un’indagine
preliminare per verificare se il caso rientra sotto la sua giurisdizione. Intanto dalla
Santa Sede non sono giunti commenti, ma il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo
di Napoli, ha definito il ricorso come “il solito tentativo anti-cattolico che tende in
qualche maniera ad offuscare un’immagine che, dal punto di vista umano, è quanto
di più prestigioso abbiamo nella nostra società”.
Intanto Avvenire, il quotidiano della Cei, in un editoriale definisce “enorme
piccineria” la denuncia del Papa e dei cardinali alla corte penale internazionale
dell’Aja.
Pubblicato 14 settembre 2011
Fonte:
lumanita/

http://www.wakeupnews.eu/denuncia-allaja-processate-il-papa-per-crimini-contro-
Papa Ratzinger è il più severo con i pedofili

Risale a ieri l’ultimo attacco mediatico rivolto direttamente alla persona del Papa.
Benedetto XVI, Tarcisio Bertone, Angelo Sodano e William Levada sono stati
denunciati all’Aia, tribunale internazionale per i crimini contro l’umanità. È un fatto
inaudito, mai avvenuto prima, che Massimo Introvigne, giornalista e scrittore,
commenta a Tempi.it.

Perché per lo scandalo dei sacerdoti pedofili viene attaccato Benedetto XVI, che da
cardinale aveva assunto posizioni durissime per evitare che avvenissero abusi
sessuali?
Ho fatto parte di diverse commissioni legate alla riforma del diritto canonico: per 20
anni ho sentito accusare Ratzinger del contrario. Molti canonisti dicevano che aveva
preso misure estreme nei confronti del reato della pedofilia, impedendo che il reato
potesse cadere in prescrizione e prolungando l’imputabilità fino a 20 anni dopo il
compimento del diciottesimo anno d’età della vittima. Significa che se oggi un prete
abusasse di un bambino di 4 anni, sarebbe processabile anche nel 2045. È ovvio che
ci siano state delle resistenze. In effetti, se fossi la difesa avrei qualche difficoltà a
trovare prove a favore dell’accusato dopo 35 anni. Tanto che non c’è nessuno Stato
con una legislazione così severa nei confronti della pedofilia o di reati più gravi.

Perché Ratzinger ha introdotto misure così radicali?
Era un momento d’emergenza. Il Papa voleva frenare anche i pochi casi che
capitavano all’interno della Chiesa. Le misure straordinarie erano giustificabili per il
diritto canonico. Evidentemente, per la Chiesa il reato contro un solo bambino è più
grave di quanto non lo sia per uno Stato. E non parliamo solo del punto di vista
giuridico.
Cioè?
Anche da quello morale, è lui che ha parlato di orrore, ingiustizia, sporcizia.
Le due associazioni americane che hanno denunciato il Papa, hanno coinvolto anche
il cardinal Bertone, Sodano e Levada.
Anche loro, come il Papa, in realtà sono stati severissimi. Nell’ultima riforma
canonica in merito ai reati di pornografia, minorile e non, Bertone e Levada hanno
introdotto, ad esempio per chi scarica materiale pornografico, pene severissime.
Anche in questo caso molto più dure di quelle delle legislazioni nazionali. Per cui è
davvero ridicolo che accusino di lassismo proprio chi è stato criticato per anni per
eccesso di severità.

È possibile che le due associazioni non siano a conoscenza delle misure prese dalla
Santa Sede?
Queste lobby americane sanno benissimo quanto il Papa ha fatto. Quindi è evidente
che il loro scopo non è quello di difendere le vittime, ma di manipolarle per fini
economici. Altrimenti non attaccherebbero chi le difende. La verità è che la Chiesa è
l’unica a farlo senza tornaconti politici, economici o di potere. E questo dà fastidio
alle lobby pronte a manipolare i deboli per guadagnare. Tanto che, come dimostra
anche questo caso, le vittime usate come arma contro il Vaticano vengono lese una
seconda volta: prima da chi ne ha abusato e ora da ora chi le manipola per interessi
di tutt’altro genere.

Chi è che mira ad attaccare il Papa?
Tanti che agiscono con lo stesso metodo. Penso alla lobby della morte, che parla di
difesa del diritto delle donne per fatturare miliardi con l’industria dell’aborto. A
quella gay, che parla di diritti di genere per incrementare il loro già enorme business
economico. È chiaro che il Pontefice è il primo a disturbarli, alzando la voce in difesa
dell’uomo. E la violenza è crescente. Nei giorni scorsi ho partecipato a una
delegazione di 56 paesi: abbiamo visto che i crimini contro cristiani, che vanno da
modelli intolleranti a discriminazioni giuridiche, fino alla violenza contro persone ed
edifici di culto, sta crescendo anche nei paesi Ocse, in Europa e Nord-America.
Cosa c’entra questo con le lobby di cui parlava?
Facendo un esame di tutti i paesi si vede che le discriminazioni sono più virulente
laddove la cosiddetta lobby della dittatura del relativismo, denunciata dal Papa, è
più forte. Per crescere deve confinare nel privato l’espressione pubblica dei cattolici.
E sovvertire la verità: la morale cattolica produrrebbe violenza, che viene invece
perpetrata da loro in modo legale e massiccio.

Se è vero che l’Aia non può accogliere il ricorso per diversi motivi giuridici, com’è
possibile che gli avvocati professionisti che hanno sporto denuncia non lo
sapessero?
Evidentemente lo scopo è mediatico. Giuridicamente la mossa è una bufala. L’Aia è
obbligata a respingere il ricorso. Per questo giuristi anticlericali come Gustavo
Zagrebelsky hanno parlato di autogol. Ma anche fosse, ormai il polverone che ha
investito la Chiesa è stato alzato.

Può spiegare perché il ricorso è inammissibile?
L’Aia si occupa di crimini umanitari contro intere popolazioni. Per denunciare il Papa
all’Aia bisognerebbe sostenere che lui stesso ha ordinato ai preti di scatenare una
guerra al mondo tramite l’arma della pedofilia. L’Aia, poi, può procedere solo nel
caso in cui uno Stato, dato l’impedimento rappresentato da una guerra o la fine di
una dittatura in cui tutto l’apparato è implicato, non possa giudicare il crimine e il
criminale. Infine, gli Stati Uniti non hanno mai ratificato il protocollo dell’Aia per
paura che sovvertisse l’ordinamento giuridico.

Come accadrebbe di fatto se accettasse il ricorso?
Dai giudici ormai mi aspetto di tutto, ma se l’Aia arrivasse davvero ad accettare un
ricorso simile, contrariamente all’analisi di tutti gli opinionisti e i giornali
internazionali, il timore americano si rivelerebbe fondato.
Come giudica questo ennesimo colpo contro il Papa e la Chiesa?
Sono addolorato. E chissà il Papa, che ha già subito un pesantissimo attacco da parte
della Germania l’anno scorso, a cui fecero eco la Bbc e Annozero. Ma so che il Santo
Padre è preparato: a Fatima ne parlò chiaramente. Disse che i colpi d’arma da fuoco
contro un uomo vestito di bianco, descritti dal terzo segreto, non sono una profezia
passata. E sottolineò che quanto contenuto in esso era ancora in atto. Si parla di
attacchi fuori e dentro la Chiesa. Ed è così. Anche in questo caso, infatti, se si vanno
a spulciare le 20 mila pagine su cui si fondano le accuse, si trovano commenti di
teologi e uomini di Chiesa. Un tempo gli attacchi venivano dal mondo, oggi teologi
progressisti gli fanno da quinte colonne. Credo sia una ferita ancora maggiore e più
dolorosa per la Chiesa: per il suo capo e tutto il suo corpo.
Pubblicato il 15 settembre 2011
Fonte:
http://www.tempi.it/introvigne-papa-ratzinger-il-pi-severo-di-sempre-con-ipedofili#.UDHgDt3N8-o
A cura di:
Bottel Jacques

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Abusi sessuali del clero della Chiesa cattolica

  • 1. GLI ABUSI DEI PRETI: A VERONA, IL PRIMO RADUNO DELLE VITTIME ITALIANE [...] «Vogliamo offrire a tutte le vittime di preti pedofili italiani il sostegno psicologico che è indispensabile, perché queste violenze sono paragonabili a quelle familiari anche per le conseguenze che lasciano - spiega Salvatore Domolo, 45 anni, il portavoce, che ha alle spalle una storia di bambino abusato e di ex prete - e il sostegno legale. Ma non ci interessano i risarcimenti, quanto l’urgenza di un’azione legale verso la Chiesa cattolica per crimini contro l’umanità. E il 31 ottobre saremo a Roma, insieme alle vittime da tutto il mondo, per manifestare con le nostre facce e le nostre storie quello che è accaduto anche in Italia, a centinaia di bambini e di ragazzi» [...] Oggi il primo raduno a Verona: "Io, abusata da un prete a 11 anni, vi racconto una vita di vergogna" Non c’è risarcimento per qualcosa che ti impedisce di essere te stesso e ti fa perdere la fiducia. Ogni scusa era buona per restare solo con me e attirarmi in casa sua, sopra la sacrestia. Io ero debole e non capivo. ROMA - «Erano giovani, belli, intelligenti, puliti. Molti li ho ritrovati su Facebook, sono rimasta annichilita nel sapere che erano ancora in contatto con quel prete. Soprattutto se penso a quello che hanno subito, più grave e pesante ancora di quel che è toccato a me, forse perché ero una bambina e loro dei maschietti. Gli abusi e le violenze che abbiamo patito hanno cambiato per sempre la nostra vita, non c’è risarcimento per qualcosa che ti impedisce di essere te stesso, ti fa perdere la fiducia, stravolge per sempre la tua vita amorosa». Laura M. ha 35 anni, un compagno, un lavoro da insegnante in un piccolo centro del nordest. Insieme a quello di molti altri sconosciuti che hanno risposto all’appello il suo sarà uno dei racconti che oggi a Verona vorrebbe cambiare la storia italiana delle vittime della pedofilia nelle chiese, nei seminari, nei collegi. Quelle vittime di
  • 2. preti pedofili che - secondo il gruppo ‘La colpa’ (info@lacolpa.it) che ha organizzato l’incontro al Palazzo della Gran Guardia, scegliendo non per caso uno dei luoghi più visibili della città - in Italia fanno ancora così fatica a denunciare gli abusi subiti, a essere creduti, a ottenere giustizia. Il racconto di Laura è arrivato prima con una timida mail: «Gentili signori, ho visto il vostro annuncio su Internet. Non so se il mio caso vi può interessare perché non mi sono mai rivolta alla polizia e ancora oggi non ho il coraggio di svergognare quel prete, che sia pure molto anziano è ancora presente nella sua comunità». Dall’altra parte, la donna ha trovato incoraggiamento e comprensione: «È capitato anche a noi, a volte si convive tutta la vita col peso di un’ingiusta vergogna». Così, è riuscita a continuare: «Avevo 11 anni quando ho sentito per la prima volta su di me il sesso di un uomo. Era il mio parroco, e ogni scusa era buona per restare solo con me e attirarmi in casa sua, sopra la sacrestia. Io resistevo, ma ero debole, indifesa, non capivo quanto fossero gravi quelle molestie e non avevo il coraggio di ribellarmi a un adulto del quale mi fidavo ciecamente. Lo scandalo scoppiò quell’estate, un ragazzino più piccolo raccontò a casa quel che gli stava capitando e scoprimmo così che la cosa andava avanti da anni, che alcune famiglie avevano cambiato parrocchia senza però mai pensare a proteggere i figli degli altri...». Ma, come in molti altri casi, le gerarchie locali scelsero di insabbiare il caso: «Quel prete lo trasferirono per due anni al Tribunale ecclesiastico, poi gli affidarono un’altra parrocchia, poi ancora un’altra, neppure troppo lontana. Andai dal padre spirituale del collegio, mi disse di non parlare e che potevo continuare a volere bene al mio parroco... Dopo, venne un altro prete, un uomo di grande moralità, è grazie a lui se non ho smesso di credere in Dio. Ma per anni e anni non ho potuto avvicinare un uomo, non sopportavo neppure l’idea e soffrivo ancor di più pensando ai miei amici, quelli con cui ho diviso gli anni che dovevano essere i più belli. Ora so che molti di loro non hanno potuto farsi una famiglia né essere felici, e non riesco a perdonare». Resta un peso difficile da cancellare: «Ho cambiato città, mi sono allontanata, a trent’anni mi sono fidanzata, ma ancora non riesco a pensare a dei figli. E vorrei far qualcosa per non lasciare più che la vita di un bambino sia compromessa per un sistema malato, che la vita di un adulto sia sprecata. Naturalmente non farò il nome
  • 3. dei miei amici. Vorrei poter dir loro del mio affetto, ma consegno la mia esperienza come la denuncia del nostro male». Storie come quella di Laura hanno convinto il gruppo originario dei fondatori di ‘La colpa’, perlo più ex allievi del ‘Provolo’, la scuola per bambini sordi di Verona dove decine di allievi sarebbero stati abusati, che era giunto il momento di uscire allo scoperto. «Vogliamo offrire a tutte le vittime di preti pedofili italiani il sostegno psicologico che è indispensabile, perché queste violenze sono paragonabili a quelle familiari anche per le conseguenze che lasciano - spiega Salvatore Domolo, 45 anni, il portavoce, che ha alle spalle una storia di bambino abusato e di ex prete - e il sostegno legale. Ma non ci interessano i risarcimenti, quanto l’urgenza di un’azione legale verso la Chiesa cattolica per crimini contro l’umanità. E il 31 ottobre saremo a Roma, insieme alle vittime da tutto il mondo, per manifestare con le nostre facce e le nostre storie quello che è accaduto anche in Italia, a centinaia di bambini e di ragazzi». Fonte: La Repubblica Pubblicato: 25.09.2010
  • 4. La conferenza stampa delle vittime dei preti pedofili La pedofilia clericale "crimine contro l’umanità". Nessun dialogo con la Chiesa che parla di "piano di dio" e non vuole riconosce la sua "complicità attiva". La pedofilia è insita nella Chiesa per il suo dominio sulle persone. Le vittime dei preti pedofili, che per la prima volta si stanno riunendo in questa giornata a Verona, in una conferenza stampa chiedono alla comunità internazionale il riconoscimento della pedofila clericale come "crimine contro l’umanità". Chiedono inoltre di riconoscere l’esistenza di una "organizzazione pedofila dedita a tale crimine" che è rappresentata dalla Chiesa Cattolica. Questa richiesta si basa sulla vastità sia numerica che geografica dei casi di pedofilia clericale, anche definita come “sacra”, scoppiati nel mondo e che sarà ancora più vasta e profonda quando verranno a galla sia i casi italiani, sia quelli del cosiddetto “terzo mondo”. “Quando la società italiana - è stato affermato nella conferenza stampa - si libererà del potere clericale le vittime si sentiranno libere di parlare e ciò che verrà fuori sarà impressionante”. La conferenza stampa è stata tenuta da Salvatore Domolo, ex sacerdote, calabrese di nascita ma che ha operato per molti anni a Novara. Lui stesso è stato una vittima della pedofilia clericale e conosce bene ciò di cui ha parlato. Durante la conferenza stampa è stato più volte ribadito la necessità che la Chiesa cattolica riconosca a sua “complicità attiva” con la pedofilia. Complicità che aveva lo scopo di salvare la propria immagine e che si manifestava con gli spostamenti dei preti pedofili da paese a paese. “Non possiamo entrare in dialogo - ha affermato Salvatore Domolo - con chi non vuole vedere la verità”. Molto duro a tale proposito è stato Domolo nei confronti delle ultime dichiarazioni di Benedetto XVI che ha paragonato le vittime della pedofilia a martiri della Chiesa, lasciando intravedere dietro a tale vicenda una sorta di “piano di dio”. “Queste affermazioni sono il segno - ha detto Domolo - che la Chiesa non vuole prendere coscienza della verità cosa che impedisce un dialogo con essa”.
  • 5. Non si tratta - ha detto Domolo - per la Chiesa di “Ingenua incapacità di trovare una soluzione al problema” ma di “complicità attiva”. Riconoscere la verità è dunque per le vittime il primo passo da fare per aprire un dialogo che consenta di uscire insieme da questa tragedia. Domolo ha messo anche sotto accusa il potere coercitivo che usa la Chiesa nei confronti della opinione pubblica clericalizzata. Da oggi le vittime non sono più numeri o percentuali ma persone con un volto e con una storia terribile alle spalle. Oggi le vittime italiane alzano la testa e scoprono di non essere sole. È stato anche annunciato il coordinamento con altre vittime di altre parti del mondo che terranno un appuntamento mondiale a Roma previsto per il prossimo 31 ottobre. Autore: Federico La Sala Pubblicato: Verona, 25 settembre 2010
  • 6. “La Chiesa risponderà di crimini contro l’umanità” Prevista per fine ottobre a Roma una manifestazione internazionale contro il Vaticano Le vittime cercano la parola. Uomini e donne abusati dai preti nell’infanzia escono allo scoperto per rivendicare i loro diritti. A Verona li ha invitati il Gruppo “La Colpa”. Sono un centinaio di persone venute alla Gran Guardia, praticamente di fronte all’Arena, all’insegna di un manifesto dove un ragazzo trascina la sua croce, issato sulle spalle di un chierico minaccioso. Tra loro una quarantina di vittime e familiari. L’atmosfera è molto particolare. Loro, ex ragazzi con i capelli un po’ spruzzati di grigio, si sono ritrovati con il coraggio, la timidezza, la speranza e l’imbarazzo di chi per la prima volta in Italia deve dire all’opinione pubblica “Subivo in silenzio”. Tra gli stuprati c’è chi parla, chi si limita ad ascoltare, chi si nasconde, chi non se l’è sentita di venire e affida il suo racconto ad una mail. Fa impressione vedere qualcuno degli ex allievi del “Provolo” (l’istituto veronese per sordomuti, gestito dal clero, dov’è scoppiato uno scandalo nazionale) che articola faticosamente le parole, mimando il suo irrigidirsi quando il prete o l’assistente laico cominciava ad accarezzarlo. Gianni Bisoli racconta al Fatto il suo calvario iniziato a 13 anni con il prete che lo seguiva in bagno, lo chiamava di notte dal dormitorio, se lo portava in giro in macchina e lo sodomizzava. Per quattro volte, racconta, fu portato anche dal vescovo dell’epoca, che lo molestò. C’è chi comincia il suo racconto e bruscamente lo interrompe, perché non ce la fa a proseguire. Francesco da Padova ce la fa. E ricorda quei preti e quelle suore, che con la scusa di punire iniziavano a toccare. La cosa peggiore, dice, era sapere che i genitori non avrebbero creduto o avrebbero minimizzato: “E allora ti senti in colpa e anche bugiardo”. Regalini, dolcetti e caramelle. Interviene una donna ed è felice di non dover tacere. “Scusate se parlo disordinatamente - dice - perché sono tesa”. Ricorda le confessioni con il prete, che le chiedeva dove si grattasse sotto la gonna. Tornano ossessivamente nei discorsi i “regalini” dei predatori alle vittime. La caramella, il dolcetto, il gelato. Tra i messaggi di chi ha avuto vergogna a venire c’è quello di un uomo, che odia ancora oggi la “caramella al rabarbaro” e non ha dimenticato la riposta che il vescovo della sua città diede a sua madre, che era andata a denunciare le molestie del sacerdote
  • 7. amico di famiglia: “Il vescovo sconsigliò assolutamente di fare denunce per il bene mio (che ero adolescente) e per non dare dolore alla madre del prete!”. Una reazione classica da parte della gerarchia. “In Italia - sottolinea Salvatore Domolo, ex sacerdote e uno degli organizzatori del convegno - si è tentato di distinguere il prete pedofilo dall’istituzione, dimenticando l’assoluta complicità della gerarchia in questo enorme crimine”. C’è sempre stato il silenzio e l’atteggiamento della Chiesa di voler “difendere la propria immagine”, risolvendo il problema attraverso lo spostamento del colpevole da una parrocchia all’altra. Anche Domolo, che si è sbattezzato nel 2009, quando era ragazzo è stato abusato da un prete, poi si è fatto prete lui stesso e quando sono riemerse le angosce il suo padre spirituale lo accompagnava personalmente (e assisteva) alle sedute di terapia. “Così l’istituzione controlla. E quando non controlla, tenta di spiritualizzare il problema”, affogandolo nell’ideologia di una prova di sofferenza redentiva. Ma i conti non tornano. Un messaggio arrivato al convegno è un grido: “Dall’età di dieci anni, hanno abusato di me per quattro anni. Poi ne sono uscito. Sono infelice. Ho perso il lavoro, ho tentato per tre volte il suicidio, il matrimonio è fallito, i figli mi odiano. Ho paura di avere tendenze pedofile, guardo i ragazzi in piscina... aiutatemi prima che mi uccida!”. Francesco Zanardi di Savona si è trasformato da vittima in detective. Racconta che il pretepredatore Luciano Massaferro, già condannato a tre anni di carcere, se n’è andato in Svizzera e ora è tornato segretamente in Liguria. Un altro prete pedofilo pakistano, Yousuf Dominic, cacciato da Londra, emigrato nel Texas dove ha commesso altri crimini, aveva trovato ospitalità recentemente in un convento ligure. (Forse sentendosi scoperto, è morto d’infarto pochi giorni fa). Testimonianze infinite. Ma nel convegno ci si è presi l’impegno di costruire una rete, un coordinamento delle “vittime italiane” per farsi sentire come negli Stati Uniti, in Irlanda, in Germania. A Roma, preannuncia Marco Lodi Rizzini, è in programma per il 31 ottobre una grande riunione delle associazioni internazionali di abusati dal clero per chiamare il Vaticano alle sue responsabilità. “Crimini contro l’umanità”, è l’accusa riecheggiata a Verona. Perché l’inerzia della gerarchia è diffusa. A Verona, dopo violenti polemiche, il vescovo Zenti e il rappresentante delle vittime del “Provolo”, Giorgio Dalla Bernardina, si sono incontrati a luglio per deporre le armi ed è stato deciso di istituire una commissione d’inchiesta. Don Bruno Fasan, portavoce della diocesi, comunica che una prima relazione è già stata mandata nel 2009 alla Congregazione per la Dottrina della fede. Ora, spiega, sono in corso audizioni degli
  • 8. ex allievi del “Provolo”. Replica Dalla Bernardina: “Tutte parole, niente fatti, Chiediamo un confronto pubblico tra le vittime e i colpevoli”. E il cardinal Bagnasco non risponde Negli altri Paesi europei l’episcopato ha istituito commissioni d’inchiesta, numeri verdi e responsabili nazionali per ascoltare le vittime. In Italia non è successo finora nulla. Domani si riunisce il Consiglio permanente della Cei. C’è da vedere se porterà novità. Intanto Roberto Mirabile, presidente dell’associazione anti-pedofilia “Caramella Buona”, sta cercando da mesi di incontrare il cardinale Angelo Bagnasco per informarlo di due gravi casi. Il cardinale non vuole, il segretario non dà risposte, la segreteria telefonica è muta. Fonte: Il Fatto Quotidiano Autore: Marco Politi - Pubblicato: 26.09.2010
  • 9. LA CHIESA E GLI ABUSI DEI PRETI - “La Chiesa risponderà di crimini contro l’umanità” Nasce a Verona l’associazione italiana delle vittime dei preti pedofili sul modello americano. Preti pedofili, le nuove denunce VERONA - «Vorresti fermare il prete pedofilo che è lì, accanto ai bambini». È il sentimento nelle vittime di abusi sessuali commessi all’interno della Chiesa. È emerso durante il primo incontro pubblico «Noi vittime dei preti pedofili» nel Palazzo della Gran Guardia. «Vogliamo far vedere che esistiamo, che non possiamo più essere messi a tacere e che non siamo statistiche, ma esseri umani» hanno detto. Una cinquantina di mail di denuncia di altri casi sono arrivate al gruppo «La Colpa», promotore dell’incontro. Lo ha spiegato Mario Lodi Rizzini, fratello di una delle sordomute dell’Istituto San Provolo di Verona, dove - secondo testimonianze dettagliate - ci furono numerosi casi di abuso. Fonte: Corriere della Sera Autore: Federico La Sala - Pubblicato: 26 settembre 2010
  • 10. COME LE GERARCHIE ECCLESIASTICHE COPRONO I LORO COMPLICI. Storia di un pedofilo recidivo e sempre salvato di suoi simili. La famiglia Gastal, quella che ebbe i figli stuprati, già dal 1984 portò in tribunale Gilbert Gauthe e non cedette ad ogni sorta di pressione, che si esercitò anche sui testimoni e sui media. Il Vaticano non trascurò alcun tipo di ricatto e sopruso e tirò in ballo - perché il processo si volgesse a suo favore - persino le conoscenze con le autorità locali ed il governatore. Tuttavia, in nome della verità, si arrivò così al dibattimento giudiziale, alle giurie popolari ed alla TV. Purtroppo (la madre dell’ignoranza è sempre incinta), gli altri fedeli arrivarono ad accusare i Gastal di testardaggine, tantoché li trattarono da criminali. Il muro di omertà era però stato infranto. Altre pressioni vennero dall’arcivescovo Pio Laghi (complice della dittatura in Argentina, cap. precedente), poi nunzio apostolico negli USA. Undici testimonianze, registrate in cassette da parte di ragazzi la cui età oscillava tra i 13 e i 17 anni, inchiodarono definitivamente padre Gauthe con 34 capi d’accusa: crimini contro natura, atti sessualmente immorali, materiale pornografico, stupro aggravato per sodomia ai danni di un adolescente di 12 anni. Quest’ultimo crimine implicava la pena di morte, così come recitano le leggi della Louisiana. Allora il Vaticano inasprì ancor più le modalità di persuasione, finché si arrivò per vie traverse al tanto sospirato patteggiamento con la famiglia. Il 14 ottobre ci fu la condanna a 20 anni di reclusione del criminale e alla promessa dell’accusa che la pena sarebbe stata scontata fino agli ultimi giorni. Il giudice Brunson concluse la sentenza con le seguenti parole: “I suoi crimini contro le sue giovanissime vittime hanno gettato un peso terribile su quei bambini, sulle loro famiglie e sulla società, e indubbiamente anche sul suo Dio e sulla sua Chiesa”. Durante la causa civile, fu anche chiesto alla devota cattolica Faye Gastal, madre della vittima, che cosa le passasse per la testa, guardando il vescovo Frey, presente ai dibattimenti con l’avvocato del colpevole monsignor Mouton: “Quando li guardo, penso a Gauthe che mette il suo pene in bocca a mio figlio, che gli eiacula in bocca, che gli infila il pene nel retto. Ecco che cosa penso” . I giurati, dopo appena un’ora e 45 minuti decisero per un risarcimento “giusto e ragionevole”: 1 milione di dollari alla vittima e 250.000 alla famiglia. Ma la Chiesa non desistette: la tanto sospirata libertà condizionata per Gauthe arrivò già nel 1998. Gli fu accordata da un giudice cattolico a soli 12 anni dalla condanna, ma
  • 11. un po’ di tempo dopo era di nuovo in galera per molestie ai danni di un minore. E tuttavia, ancora una volta, gli concessero il regime di semilibertà! Nell’aprile del 2008 lo ritroviamo come conduttore di autobus per viaggi scolastici: nessuna segnalazione era stata fatta sulla sua pericolosità . Povero stupratore, recitano le litanie religiose. Cari fratelli, non fatevi più ingannare: il miglior perdono è la vendetta. In tal modo applicherete il primo credo assoluto della Città del Vaticano, che anche dopo anni, secoli e millenni, ricorda gli “sgarbi” subiti. Pure i fedeli dovrebbero applicare lo stesso principio, contro quella masnada di fornicatori che alligna nella Santa Sede. Nei capitoli precedenti abbiamo esaminato che cosa hanno fatto a coloro che sostengono i poveri, ai comunisti, agli atei, a coloro che non fanno parte della loro setta. Non dimenticarlo mai, neppure quando si avvicina la morte . Autore: Alessio Di Benedetto
  • 12. LA CHIESA E GLI ABUSI DEI PRETI - LO SCANDALO DELLA PEDOFILIA. Il coperchio sarà levato... E allora l’effetto del silenzio sarà devastante! […] Lo scandalo pedofilia Non poteva mancare nell’intervento del porporato un paragrafo dedicato agli scandali di pedofilia. È il più deludente. La Cei fa sue le parole di Benedetto XVI sui crimini inqualificabili, sulle “immense sofferenze causate dall’abuso” e la necessità di dare priorità alle vittime. E questo è tutto. In Inghilterra sono stati istituiti gruppi di vigilanza, in Belgio e in Austria la Chiesa ha creato commissioni di indagine, in Germania l’episcopato ha nominato un vescovo referente nazionale per gli scandali. In Italia la Cei si ferma all’annuncio di voler seguire le direttive della Santa Sede e alla promessa di “decisa vigilanza, intervento e sostegno umano e cristiano per tutti”. Non una sola struttura nazionale per contrastare il fenomeno e rintracciare le vittime dimenticate, è stata messa in piedi. E si tace sui risarcimenti. La gerarchia crede che parlarne sia un fatto anticlericale e non capisce che è un’esigenza molto sentita del mondo cattolico e dell’opinione pubblica. In realtà la Chiesa italiana, come è stato detto al convegno di Verona, teme che “si alzi il coperchio” sulle centinaia di abusi commessi. Ma il coperchio, se i vescovi non seguiranno l’esortazione alla trasparenza di Benedetto XVI, sarà levato lo stesso. E allora l’effetto del silenzio sarà devastante. Fonte: Il Fatto Quotidiano Autore: Marco Politi - Pubblicato: 28.09.2010
  • 13. Denuncia all’Aja: “Processate il Papa per crimini contro l’umanità” L’iniziativa è clamorosa, l’accusa pesantissima. Papa Benedetto XVI, il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, il suo predecessore, il cardinale Angelo Sodano, e il prefetto della Congregazione della dottrina della fede, cardinale William Levada, sono stati denunciati al Tribunale Internazionale dell’Aia con l’accusa di avere coperto gli abusi sessuali commessi da membri della Chiesa ai danni di minori. La denuncia è stata portata avanti da due associazioni americane che si occupano delle vittime abusate dai sacerdoti pedofili: lo Snap (Survivors network of those abused by priests) e il Cfcr (Center for Constitutional Rights), un’organizzazione per i diritti umani. I dirigenti delle due Ong hanno usato parole durissime per spiegare il loro gesto: i vertici della Chiesa cattolica hanno «tollerato e reso possibile la copertura sistematica e largamente diffusa di stupri e crimini sessuali contro i bambini in tutto il mondo […] tali da essere paragonati a quelli contro l’umanità». Allegata alla denuncia anche una documentazione di oltre 10.000 pagine con vari casi di pedofilia da parte di sacerdoti in tutto il mondo. In particolare si fa riferimento a cinque casi di abusi sessuali avvenuti in Congo e negli Stati Uniti commessi da prelati provenienti dal Belgio, dall’India e dagli Usa. Ora sarà compito della Corte dell’Aja decidere o meno di aprire un’indagine preliminare per verificare se il caso rientra sotto la sua giurisdizione. Intanto dalla Santa Sede non sono giunti commenti, ma il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, ha definito il ricorso come “il solito tentativo anti-cattolico che tende in qualche maniera ad offuscare un’immagine che, dal punto di vista umano, è quanto di più prestigioso abbiamo nella nostra società”.
  • 14. Intanto Avvenire, il quotidiano della Cei, in un editoriale definisce “enorme piccineria” la denuncia del Papa e dei cardinali alla corte penale internazionale dell’Aja. Pubblicato 14 settembre 2011 Fonte: lumanita/ http://www.wakeupnews.eu/denuncia-allaja-processate-il-papa-per-crimini-contro-
  • 15. Papa Ratzinger è il più severo con i pedofili Risale a ieri l’ultimo attacco mediatico rivolto direttamente alla persona del Papa. Benedetto XVI, Tarcisio Bertone, Angelo Sodano e William Levada sono stati denunciati all’Aia, tribunale internazionale per i crimini contro l’umanità. È un fatto inaudito, mai avvenuto prima, che Massimo Introvigne, giornalista e scrittore, commenta a Tempi.it. Perché per lo scandalo dei sacerdoti pedofili viene attaccato Benedetto XVI, che da cardinale aveva assunto posizioni durissime per evitare che avvenissero abusi sessuali? Ho fatto parte di diverse commissioni legate alla riforma del diritto canonico: per 20 anni ho sentito accusare Ratzinger del contrario. Molti canonisti dicevano che aveva preso misure estreme nei confronti del reato della pedofilia, impedendo che il reato potesse cadere in prescrizione e prolungando l’imputabilità fino a 20 anni dopo il compimento del diciottesimo anno d’età della vittima. Significa che se oggi un prete abusasse di un bambino di 4 anni, sarebbe processabile anche nel 2045. È ovvio che ci siano state delle resistenze. In effetti, se fossi la difesa avrei qualche difficoltà a trovare prove a favore dell’accusato dopo 35 anni. Tanto che non c’è nessuno Stato con una legislazione così severa nei confronti della pedofilia o di reati più gravi. Perché Ratzinger ha introdotto misure così radicali? Era un momento d’emergenza. Il Papa voleva frenare anche i pochi casi che capitavano all’interno della Chiesa. Le misure straordinarie erano giustificabili per il diritto canonico. Evidentemente, per la Chiesa il reato contro un solo bambino è più grave di quanto non lo sia per uno Stato. E non parliamo solo del punto di vista giuridico.
  • 16. Cioè? Anche da quello morale, è lui che ha parlato di orrore, ingiustizia, sporcizia. Le due associazioni americane che hanno denunciato il Papa, hanno coinvolto anche il cardinal Bertone, Sodano e Levada. Anche loro, come il Papa, in realtà sono stati severissimi. Nell’ultima riforma canonica in merito ai reati di pornografia, minorile e non, Bertone e Levada hanno introdotto, ad esempio per chi scarica materiale pornografico, pene severissime. Anche in questo caso molto più dure di quelle delle legislazioni nazionali. Per cui è davvero ridicolo che accusino di lassismo proprio chi è stato criticato per anni per eccesso di severità. È possibile che le due associazioni non siano a conoscenza delle misure prese dalla Santa Sede? Queste lobby americane sanno benissimo quanto il Papa ha fatto. Quindi è evidente che il loro scopo non è quello di difendere le vittime, ma di manipolarle per fini economici. Altrimenti non attaccherebbero chi le difende. La verità è che la Chiesa è l’unica a farlo senza tornaconti politici, economici o di potere. E questo dà fastidio alle lobby pronte a manipolare i deboli per guadagnare. Tanto che, come dimostra anche questo caso, le vittime usate come arma contro il Vaticano vengono lese una seconda volta: prima da chi ne ha abusato e ora da ora chi le manipola per interessi di tutt’altro genere. Chi è che mira ad attaccare il Papa? Tanti che agiscono con lo stesso metodo. Penso alla lobby della morte, che parla di difesa del diritto delle donne per fatturare miliardi con l’industria dell’aborto. A quella gay, che parla di diritti di genere per incrementare il loro già enorme business economico. È chiaro che il Pontefice è il primo a disturbarli, alzando la voce in difesa dell’uomo. E la violenza è crescente. Nei giorni scorsi ho partecipato a una delegazione di 56 paesi: abbiamo visto che i crimini contro cristiani, che vanno da modelli intolleranti a discriminazioni giuridiche, fino alla violenza contro persone ed edifici di culto, sta crescendo anche nei paesi Ocse, in Europa e Nord-America.
  • 17. Cosa c’entra questo con le lobby di cui parlava? Facendo un esame di tutti i paesi si vede che le discriminazioni sono più virulente laddove la cosiddetta lobby della dittatura del relativismo, denunciata dal Papa, è più forte. Per crescere deve confinare nel privato l’espressione pubblica dei cattolici. E sovvertire la verità: la morale cattolica produrrebbe violenza, che viene invece perpetrata da loro in modo legale e massiccio. Se è vero che l’Aia non può accogliere il ricorso per diversi motivi giuridici, com’è possibile che gli avvocati professionisti che hanno sporto denuncia non lo sapessero? Evidentemente lo scopo è mediatico. Giuridicamente la mossa è una bufala. L’Aia è obbligata a respingere il ricorso. Per questo giuristi anticlericali come Gustavo Zagrebelsky hanno parlato di autogol. Ma anche fosse, ormai il polverone che ha investito la Chiesa è stato alzato. Può spiegare perché il ricorso è inammissibile? L’Aia si occupa di crimini umanitari contro intere popolazioni. Per denunciare il Papa all’Aia bisognerebbe sostenere che lui stesso ha ordinato ai preti di scatenare una guerra al mondo tramite l’arma della pedofilia. L’Aia, poi, può procedere solo nel caso in cui uno Stato, dato l’impedimento rappresentato da una guerra o la fine di una dittatura in cui tutto l’apparato è implicato, non possa giudicare il crimine e il criminale. Infine, gli Stati Uniti non hanno mai ratificato il protocollo dell’Aia per paura che sovvertisse l’ordinamento giuridico. Come accadrebbe di fatto se accettasse il ricorso? Dai giudici ormai mi aspetto di tutto, ma se l’Aia arrivasse davvero ad accettare un ricorso simile, contrariamente all’analisi di tutti gli opinionisti e i giornali internazionali, il timore americano si rivelerebbe fondato.
  • 18. Come giudica questo ennesimo colpo contro il Papa e la Chiesa? Sono addolorato. E chissà il Papa, che ha già subito un pesantissimo attacco da parte della Germania l’anno scorso, a cui fecero eco la Bbc e Annozero. Ma so che il Santo Padre è preparato: a Fatima ne parlò chiaramente. Disse che i colpi d’arma da fuoco contro un uomo vestito di bianco, descritti dal terzo segreto, non sono una profezia passata. E sottolineò che quanto contenuto in esso era ancora in atto. Si parla di attacchi fuori e dentro la Chiesa. Ed è così. Anche in questo caso, infatti, se si vanno a spulciare le 20 mila pagine su cui si fondano le accuse, si trovano commenti di teologi e uomini di Chiesa. Un tempo gli attacchi venivano dal mondo, oggi teologi progressisti gli fanno da quinte colonne. Credo sia una ferita ancora maggiore e più dolorosa per la Chiesa: per il suo capo e tutto il suo corpo. Pubblicato il 15 settembre 2011 Fonte: http://www.tempi.it/introvigne-papa-ratzinger-il-pi-severo-di-sempre-con-ipedofili#.UDHgDt3N8-o
  • 19. A cura di: Bottel Jacques Sito web: www.studiobiblico.weebly.com Contatti: jacques.bottel@gmail.com