3. 2. far capire all’esterno (ai responsabili
del progetto, ai committenti
dell’intervento, o al pubblico in
genere) mediante il rapporto che
sarà di tipo narrativo, che cosa
accade veramente lì dentro.
4. L’operazione è indispensabile quando il
formatore vuol far capire a
interlocutori esterni, ad esempio ai
responsabili, che cosa effettivamente
avviene, come effettivamente si
svolge, quale significato acquista per i
partecipanti, un’azione di formazione.
6. Le annotazioni dell’osservatore
dovrebbero vertere su:
• i dialoghi, gli interventi: dando sia un
resoconto sommario, sia stralci di
conversazione, citando, facendo parlare i
personaggi con le loro stesse parole;
10. • Le annotazioni dovrebbero contenere, ben
distinte, una parte descrittiva e una riflessiva.
Le note del secondo tipo, senza sovrapporsi
alla descrizione, possono essere:
Le annotazioni dell’osservatore
dovrebbero vertere su:
11. • riflessioni su temi emergenti, connessioni che
si affacciano, ipotesi che via via vengono in
mente;
Le annotazioni dell’osservatore
dovrebbero vertere su:
12. • riflessioni sul metodo che si sta
seguendo, sulle difficoltà che si presentano, le
decisioni prese;
Le annotazioni dell’osservatore
dovrebbero vertere su:
13. riflessioni sui propri schemi mentali, e sulla loro
incidenza, di cui ci si rende conto, nella raccolta
e interpretazione dei dati.
Le annotazioni dell’osservatore
dovrebbero vertere su:
14. • Non dimentichiamo di archiviare e di
condividere le riflessioni per farle diventare
patrimonio di tutta l’organizzazione!