LA DISPENSA È TRATTA E ADATTATA DALLE TESI DI LAUREA DI ILARIA BAGNARO - SOCIAL NETWORK: UNA DIMENSIONE SOCIALE PER NUOVE FRONTIERE DI MARKETING; VALERIA LEUTI - A COLPI DI CODA. QUANDO LA CODA LUNGA DELLO SPORT INCONTRA QUELLA DEI SOCIAL NETWORK; FILIPPO RICCI - STAKEHOLDER 2.0; LUDOVICA FECAROTTA - LE OPPORTUNITÀ DI BUSINESS DEI SOCIAL NETWORK: IL CASO MYSPACE - LAUREATI NEL 2008 CON LA CATTEDRA DI ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE INTERATTIVA. L’ADATTAMENTO È A CURA DI MAURO GALLINARO, CON LA SUPERVISIONE DEL PROF. STEFANO EPIFANI
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
Dispensa 3 Social Network E Web 2.0
1. TECNOLOGIE DELLA COMUNICAZIONE APPLICATE ALL’IMPRESA
LAUREA SPECIALISTICA IN COMUNICAZIONE D’IMPRESA
PROF. STEFANO EPIFANI
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DISPENSA N. 3
WEB 2.0 E SOCIAL NETWORK SITE
LA DISPENSA È TRATTA E ADATTATA DALLE TESI DI LAUREA DI ILARIA BAGNARO - SOCIAL
NETWORK: UNA DIMENSIONE SOCIALE PER NUOVE FRONTIERE DI MARKETING; VALERIA LEUTI - A
COLPI DI CODA. QUANDO LA CODA LUNGA DELLO SPORT INCONTRA QUELLA DEI SOCIAL NETWORK;
FILIPPO RICCI - STAKEHOLDER 2.0; LUDOVICA FECAROTTA - LE OPPORTUNITÀ DI BUSINESS DEI
SOCIAL NETWORK: IL CASO MYSPACE - LAUREATI NEL 2008 CON LA CATTEDRA DI ORGANIZZAZIONE E
GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE INTERATTIVA. L’ADATTAMENTO È A CURA DI MAURO GALLINARO,
CON LA SUPERVISIONE DEL PROF. STEFANO EPIFANI
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INDICE
INTRODUZIONE ...................................................................................................................... 3
1. IL WEB 2.0 ........................................................................................................................... 4
1.1. DALLA NASCITA DEL WWW AL WEB 2.0 .......................................................................... 4
1.1.1. Il Web 2.0: dai nuovi processi di comunicazione… .................................................... 5
User Generated Content (UGC) ................................................................................................ 7
La Long Tail della comunicazione ........................................................................................... 10
1.1.2. … Ai nuovi Design Pattern e Modelli di Business..................................................... 12
La Meme Map di Tim O’Really ................................................................................................ 18
1.2. LE APPLICAZIONI DEL WEB 2.0 ...................................................................................... 27
1.2.1. L’informazione “fai da te”: il mondo Blog ............................................................... 29
La struttura dei Blog, tra tradizione e modernità .................................................................... 34
Dalla nascita allo sviluppo della blogosfera ........................................................................... 38
1.2.2. Tra collaborazione e condivisione di conoscenze: le Wiki........................................ 41
1.2.3. Multimedia Web 2.0: Podcasting e Vodcasting......................................................... 43
2. I SOCIAL NETWORK SITE .............................................................................................. 45
2.1. INTRODUZIONE AI SOCIAL NETWORK ............................................................................. 45
2.2. DENTRO I SOCIAL NETWORK .......................................................................................... 48
2.3. LE TIPOLOGIE DI SOCIAL NETWORK ............................................................................... 49
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INTRODUZIONE
Lo sviluppo delle tecnologie digitali e dei new media, Internet in primis, sta
modificando in tempi rapidi e in modo incisivo le nostre abitudini di vita e il nostro
modo di relazionarci, nonché le modalità di intendere e gestire i processi di
comunicazione. Le tecnologie telematiche sono entrate pervasivamente nella nostra
quotidianità, contribuendo a modificare significativamente la struttura della società. La
Rete non può più essere considerata un semplice mezzo di comunicazione, ma un vero e
proprio fenomeno sociale, parte integrante della nostra vita intima o professionale, con
le implicazioni culturali e socio-economiche che tutto questo comporta.
In riferimento al Web, se nella seconda met{ degli anni Novanta la “grande
ragnatela” ha mostrato le sue potenzialit{ mediatiche e comunicazionali, con lo sviluppo
di applicazioni più recenti web 2.0 oriented, Internet e i supporti telematici hanno avuto
forti ripercussioni su tutti i settori della vita sociale, intervenendo sulle dinamiche
relazionali e impattando in particolare su corporate communication e marketing.
Nel corso del presente documento sarà dedicata particolare attenzione al fenomeno
del Web 2.0, con riferimento a caratteristiche, applicazioni e modelli di servizio; sulla
base di tale premessa, si analizzeranno poi gli impatti dal punto di vista dei processi di
comunicazione e di informazione registrati negli ultimi anni. Successivamente, si
focalizzer{ l’attenzione sul mondo business, in particolare sulle necessarie
riconfigurazioni delle politiche e delle strategie di marketing e corporate communication
più classiche e consolidate in azienda, al cospetto del rapido consolidamento on line di
applicazioni e strumenti del Web 2.0, come Blog, Wiki e soprattutto Social Network Site.
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1. IL WEB 2.0
1.1. DALLA NASCITA DEL WWW AL WEB 2.0
Nel 1994 la creazione del Www di Tim Berners Lee, nell’ambito del Cern di Ginevra,
fornì il contributo fondamentale ai fini dello sviluppo dell’utilizzo e dell’accesso ad
Internet. Per lo studioso inglese, attraverso il World Wide Web, la rete doveva essere
libera e aperta, senza proprietari. Internet avrebbe offerto informazione,
intrattenimento e istruzione ma, diversamente dagli altri mezzi di comunicazione,
sarebbe cresciuta dal basso, senza una direzione da parte dei governi, avrebbe garantito
una maggiore libertà umana e rafforzato l’affermazione di comunit{ sociali.
Il Web è stato originariamente utilizzato per visualizzare documenti statici; in
particolare, i primi siti Web erano formati da un insieme di pagine statiche con testo e
immagini, concatenate da semplici link incrociati, esclusivamente realizzate in
linguaggio HTML. Tali siti erano creati sulla base di un progetto iniziale, modificabile e
aggiornabile soltanto operando direttamente su sorgenti HTML; le pagine erano
realizzate una ad una ed allo stesso modo modificate, in caso di necessità, dagli
sviluppatori. Questo, in estrema sintesi, il Web 1.0.
In seguito, grazie all’integrazione con i database e all’utilizzo di sistemi per la
gestione dei contenuti (Content Management System - CMS) si assiste ad un primo
cambiamento - alcuni parlano in proposito di Web 1.5 – e alla realizzazione di siti
dinamici: una struttura grafica fissa formata da contenuti letti da una base dati. Le
pagine sono sviluppate unendo la parte fissa o statica (di solito il layout grafico, i menu, i
link principali) con quella dinamica, prelevata dal database. Il vantaggio di tali siti sta
nella possibilità di creare molteplici documenti e contenuti a partire da poche pagine,
mantenendo la stessa impostazione grafica, ma modificando i dati visualizzati, prelevati
di volta in volta dal database.
Oggi le nuove frontiere di Internet si legano al Web 2.0, la nuova “filosofia” del Www,
che consente la definizione di nuove modalità di comunicazione nonchè di rinnovate
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logiche di organizzazione e fruizione delle informazioni.
1.1.1. Il Web 2.0: dai nuovi processi di comunicazione…
«Il termine Web 2.0, coniato da Tim O’Reilly nel 2005 e da allora adottato da una
sempre più vasta comunità di utenti e sviluppatori, non indica una tecnologia particolare o
una applicazione specifica. Indica piuttosto un insieme di tendenze afferenti l’ambito della
programmazione e delle tecnologie, il contesto dei modelli di servizio ed il ruolo stesso
dell’utenza rispetto ai servizi del Web; tutti elementi che stanno rapidamente mutando la
concezione della rete.
Benché diversi esperti del settore - primo tra tutti Tim Berners Lee - sostengano che il
Web sia intrinsecamente concepito sin dalle sue origini secondo i principi ispiratori del Web
2.0, è innegabile il fatto che gli ultimi anni siano stati segnati da significativi cambiamenti.
Che tali cambiamenti siano riferibili ad un fenomeno specifico che molti definiscono Web
2.0, oppure vadano interpretati come il normale sviluppo di Internet, probabilmente, non è
molto importante. Ciò che conta è prendere atto di come tali cambiamenti stiano mutando
il mondo della comunicazione e soprattutto le modalità di relazione tra gli utenti della rete.
Mai come in questi anni, infatti, grazie a strumenti come i Blog o fenomeni come i Social
Network on line, gli utenti hanno avuto a disposizione contesti nei quali entrare in
relazione reciproca e strumenti di contatto, scambio e condivisione»1.
Con il termine Web 2.0 Tim O’Really ha inteso definire uno stadio evolutivo del
World Wide Web, innanzitutto con riferimento alle nuove possibilità di comunicazione e
interazione offerte dalla Rete; si tratta dunque della seconda generazione di servizi Web
based, come i Blog, i Social Network, i Wiki, i nuovi strumenti di comunicazione
partecipativi e le tecnologie che enfatizzano la relazione on line degli utenti e che
facilitano la condivisione di saperi e informazioni.
1 Stefano Epifani, Appunti sul rapporto tra Media e Reti, agosto 2007, su http://blog.stefanoepifani.it.
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«Per quello che attiene i processi di comunicazione, infatti, l’elemento più significativo
del Web 2.0 consiste proprio nella sua capacità di facilitare processi relazionali attraverso
quelli che possono essere definiti veri e propri strumenti di social networking»2.
Affianco a rinnovate dinamiche relazionali e conversazionali, il Web 2.0 porta con sé
un insieme di approcci per utilizzare la Rete in modo innovativo, che consente agli utenti
non solo di fruire di informazioni, ma di gestirle e produrle in prima persona. Al cospetto
dei servizi e degli strumenti del “nuovo web” e della filosofia di Rete che sta ridefinendo
l’universo telematico in termini di una più forte interazione sociale, ogni utente si
trasforma da semplice consumatore a partecipante, da utilizzatore passivo ad autore
attivo di contenuti messi a disposizione di chiunque si affacci su Internet,
indipendentemente dal supporto e dal device di riferimento.
Da uno stadio della Rete caratterizzato dalla ricezione più o meno passiva di
contenuti informativi, con il Web 2.0 si passa ad una piattaforma integrata di
informazioni caratterizzata dalla possibilità per tutti gli utenti di creare e condividere
contenuti on line, tipica della seconda generazione delle applicazioni del Web, oltre che
di pubblicare in maniera diretta e immediata contenuti e informazioni. In questa
direzione, nel Web in versione 2.0 si sono sviluppate molte piattaforme per la creazione
di contenuti, disponibili on line per tutti gli Internet user.
«L’utente diventa interattore. È questa la petizione di principio che da ormai ben oltre
un decennio è chiara nella mente e nei discorsi di chi studia i fenomeni della comunicazione.
Tuttavia tale fenomeno, contrariamente a quanto da molti è stato postulato, non si è
avverato grazie agli sforzi degli attori del sistema dei mass media, quanto piuttosto
attraverso un trend che ha visto coinvolti in prima persona gli utenti, e che soltanto di
rimando ha toccato i media. Il paradosso che da ciò è generato consiste nel fatto che il
cambiamento del mondo dei media non viene dai media, ma dai suoi utenti e dal contesto nel
quale essi si muovono»3.
2 Ivi.
3 Ibidem.
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In altri termini, dalla societ{ dell’informazione alla societ{ della partecipazione. Nel
Web 2.0 dunque sembra esserci posto per tutti. Il sito Web non è più al centro della Rete:
il fulcro della comunicazione on line, dinanzi al rapido e costante sviluppo del nuovo
paradigma della rete, è rappresentato dal contenuto e dall’informazione “dal basso” e
disintermediata, nonché dagli utenti che la gestiscono, la creano e la condividono
attraverso forme di interazione sempre più affermate e consolidate. Oggi la rete Internet
è popolata da applicazioni il cui valore sta nel mettere in contatto le persone,
consentendo loro di interagire dinamicamente all’interno di un contesto comunicativo
bidirezionale, globale e istantaneo.
Il Web 2.0, dunque, definisce e sviluppa nuove opportunità di fruizione e diffusione
del sapere e delle informazioni, rispetto ai mezzi di comunicazione tradizionali e di
massa e alla stessa prima generazione di Internet. È il nuovo modo di intendere la Rete
che pone al centro i contenuti, le informazioni e soprattutto l’interazione; è un punto di
partenza per nuove metodologie e applicazioni tecnologiche, all’insegna della
condivisione e della collaborazione tra persone e comunità.
«Il Web 2.0 è semplicemente un nuovo modo di utilizzare Internet con l'ausilio di nuovi
strumenti che permettono la partecipazione attiva degli utenti nel processo di sviluppo della
rete. Il Web 2.0, a differenza del Web 1.0, è partecipativo: a disposizione degli utenti ci sono
servizi per intervenire e creare contenuti nella rete. Mentre prima il processo di editing era
uno a molti oggi è molti a molti e per realizzarlo non bisogna conoscere i linguaggi di
programmazione. Con il Web 2.0, nei servizi e nello spirito del Web, c'è stata una vera e
propria evoluzione: si è passati dal Web elitario a quello partecipativo»4.
User Generated Content (UGC)
Nel contesto del Web 2.0, lo sviluppo di tecnologie e applicazioni sempre più
semplici da gestire ha fatto si che fosse sempre più facile pubblicare contenuti su
4 Giuliano Prati, Web 2.0. Internet è cambiato, UNI Service, 2007.
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Internet anche senza competenze tecnologiche. I sistemi di gestione dei contenuti da
utilizzare per pubblicare informazioni on line sono divenuti sempre più user friendly.
Sono state sviluppate tecnologie nuove, ma soprattutto sono stati adottati nuovi modi di
utilizzare tecnologie già consolidate. Il risultato è che oggi sono sufficienti pochissimi
minuti per mettere in pista un sito pronto per ospitare e pubblicare contenuti editoriali,
anche da parte di persone quasi completamente prive di competenze tecnologiche. Ciò
ha portato, negli ultimi anni, alla nascita di milioni e milioni di siti informativi di piccole
dimensioni che nel tempo hanno acquisito una loro audience, spesso limitata ad un
ristrettissimo giro di amici, ma a volte estesa sino a raccogliere centinaia di migliaia di
persone.
A questo contesto appartiene il fenomeno dei Blog, che negli ultimi anni ha visto una
crescita letteralmente esponenziale. Sempre a questo contesto appartengono sistemi
come YouTube o Flickr, rispettivamente dedicati alla condivisione di brevi filmati video
e di fotografie, che permettono quotidianamente a centinaia di migliaia di persone di
condividere on line i contenuti da essi stessi prodotti.
È il fenomeno degli User Generated Content (UGC), quei contenuti generati dagli
utenti che nel mondo della comunicazione stanno acquisendo un’importanza tale da
aver fatto meritare ai loro autori, nel 2006, il titolo di persona dell’anno del Times. La
motivazione per la quale il Times ha eletto “l’utente” persona dell’anno è quanto mai
esplicativa: «you control the Information Age: welcome to your word»5. Una presa di
coscienza - quella del magazine inglese - particolarmente significativa in quanto esprime
chiaramente il mutato ruolo dell’utente rispetto ai media.
Un utente che non è più fruitore passivo di informazione, ma che diviene un vero e
proprio “interattore”, attivo nella produzione di contenuti e attore protagonista
nell’ecosistema della comunicazione. Si tratta di un cambiamento che sta mutando
radicalmente anche il rapporto fiduciario tra media ed utenti. La tendenza rilevata in
numerose ricerche, infatti, è quella che vede tra gli utenti e quelli che vengono definiti
personal media una trust relationship sempre più alta. In una recente rilevazione Ipsos,
5 «Tu controlli l’era dell’informazione: benvenuto nel tuo mondo».
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ad esempio, si evidenzia come un europeo su cinque abbia cambiato opinione su un
prodotto o un servizio dopo averne letto su un Blog e oltre quaranta milioni di europei
abbiano addirittura rinunciato ad un acquisto per avervi letto un’opinione negativa. Gli
utenti iniziano a considerare i Blog e gli strumenti di social networking affidabili tanto
quanto i media mainstream. Coloro i quali hanno un Blog o un profilo su Social Network
tendono a considerare gli altri blogger o social networker addirittura più affidabili della
carta stampata, della radio o della TV. Con un valore aggiunto non indifferente: la
possibilità di entrare in relazione diretta con gli autori.
Si tratta di un cambiamento che da una parte può portare ad un profondo
ripensamento del ruolo dei professionisti di comunicazione e informazione dei media
tradizionali, dall’altra si propone di rivoluzionare il modo in cui le organizzazioni si
trovano a gestire il rapporto con la propria utenza.
Web 2.0 e UGC, dunque, affermano un contesto completamente nuovo, che cambia i
processi di comunicazione dei media e delle aziende in quanto crea nuovi e più
complessi contesti, in funzione dei quali le organizzazioni non riescono più a gestire
centralmente la propria comunicazione. Il tradizionale rapporto uno a molti che si
instaura tra l’organizzazione emittente di un messaggio e gli utenti - suoi fruitori passivi
- muta per dare vita ad uno scenario nuovo.
In tale scenario ogni singolo utente diviene un emittente in grado di aggregare una
sua audience; che se singolarmente può apparire trascurabile, sommata a quella
generata dagli altri utenti diviene di assoluto rilievo. L’organizzazione che fa
comunicazione on line non può quindi non considerare la fittissima rete di attori che la
circonda e con la quale deve confrontarsi. Cambiano i termini del gioco.
L’organizzazione, per grande che sia, è un nodo in una rete di nodi, e con tali nodi deve
relazionarsi. Le più grandi e influenti aziende del mondo hanno imparato - a volte a loro
spese - che nessuna organizzazione è così forte da ignorare il ruolo di un’utenza che -
grazie ai mezzi messi a disposizione dalla rete - è sempre più attiva e attenta ad essere
ascoltata.
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La Long Tail della comunicazione
In questo scenario, si inserisce con sempre maggiore forza il concetto di coda
lunga, espresso nel 2004 da Chris Anderson, editor della rivista Wired. Nato per
descrivere le potenzialità esprimibili dalla rete nello sviluppo di alcuni modelli
economici e commerciali (ad esempio Amazon o eBay), esso rappresenta nel contempo
una ripresa ed un superamento del teorema di Pareto. Vilfredo Pareto, quasi un secolo
fa, con la sua celebre curva ha identificato un modello adatto a fornire una descrizione
statistica di fattori come la distribuzione della ricchezza o, più in generale, il numero di
inferenze all’interno di un sistema in relazione alla quantità di attori presenti nel
sistema stesso.
In sintesi, l'estrapolazione statistica operata da Pareto mostra che non solo il
numero di percettori di reddito medio è più elevato del numero di coloro che
percepiscono redditi molto sopra e molto sotto la media, ma anche che, man mano che si
considerano livelli di reddito sempre più alti, il numero dei percettori diminuisce in un
modo che è all'incirca uguale in tutti i paesi e in tutte le epoche. In sostanza - passando
dalle teorie economiche alla “sociologia scientifica” da lui postulata - Pareto osserva
come all’interno di un sistema chiuso gran parte delle interazioni siano generate da una
piccola parte degli attori presenti all’interno del sistema. È la famosa regola dell’80/20
(il 20% degli attori di un sistema genera l’80% delle interazioni all’interno del sistema
stesso).
Per Anderson, tale condizione può essere superata dalla natura stessa della rete - e
in particolare del Web 2.0 - in funzione del fenomeno della long tail, il cui nome deriva
dalla configurazione della curva che dimostra come, in rete, eventi poco frequenti o di
bassa ampiezza - la coda lunga, appunto - possano cumulativamente superare in numero
o in importanza la porzione iniziale della curva, così che considerati complessivamente
arrivino addirittura a rappresentare la maggioranza. Anderson sostiene che i prodotti a
bassa richiesta o con ridotti volumi di vendita possono collettivamente occupare una
quota di mercato equivalente o superiore a quella dei pochi prodotti di punta, se il punto
vendita o il canale di distribuzione sono abbastanza grandi. È quella che qualcuno ha
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definito l’economia delle nicchie, che in Blog e Social Network trova il suo terreno ideale.
Questa teoria è applicabile anche al mondo della comunicazione e dei media - con
particolare attenzione al settore dell’informazione e dell’editoria - consentendo di
segmentare tale universo in due grandi ambiti. Uno è quello degli strumenti di
comunicazione di massa, o media mainstream, rappresentati dai grandi network, dai
giornali o dalle TV pubbliche e private. L’altro ambito è quello dominato dalle iniziative
di nanopublishing, ossia da quel vasto insieme di iniziative editoriali portate avanti da
piccoli e piccolissimi editori e persino da semplici appassionati (come nel caso dei Blog,
ma anche di alcuni Social Network dedicati all’informazione). Un ambito nel quale ogni
singolo medium ha un’audience limitata, ma che soddisfa le esigenze informative di un
numero complessivo di utenti paragonabile a quello colpito dai media mainstream. In
altri termini, seppure i numeri di ogni iniziativa editoriale nel mondo del nanopublishing
non sono paragonabili a quelli esprimibili da un medium tradizionale in termini di
audience, l’insieme di tali iniziative interessa un numero di utenti elevatissimo.
Ciò crea un contesto completamente nuovo. Le nicchie d’utenza interessate a temi
particolarmente specifici tendono ad aggregarsi con maggiore facilità intorno a
strumenti di comunicazione e informazione sempre più snelli e “orizzontali”. Il numero
di utenti che tende ad utilizzare tale tipo di strumenti è complessivamente maggiore di
quello degli utenti dei media mainstream.
È la coda lunga della comunicazione, in cui l’opinione pubblica è sempre meno
formata attraverso il ricorso esclusivo o prevalente agli strumenti di comunicazione di
massa e sempre più costruita attorno ad opinion leader di cluster piccoli, spesso
piccolissimi, che nel Web 2.0 hanno trovato un contesto di facile e immediata
proliferazione. Gli impatti sul mondo della comunicazione sono fortissimi. Per le
organizzazioni, il numero degli interlocutori è tale che gestire un rapporto con essi è
sempre più complesso. Ma ancor più complesso è mantenere sotto controllo i flussi
informativi che in tali contesti vengono generati. Il rapporto tra autore e lettore può
divenire addirittura un rapporto personale. Il confine tra chi fornisce l’informazione e
chi ne fruisce diviene sempre più labile, al punto che a volte la figura dell’autore finisce
per coincidere con quella del fruitore.
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1.1.2. … Ai nuovi Design Pattern e Modelli di Business
Non solo partecipazione, interazione e comunicazione one-to-one e da pari a pari tra
gli utenti della rete. Con il termine Web 2.0 si fa riferimento anche ad applicazioni,
strumenti e servizi che impostano rinnovati modelli di business on line e che soprattutto
chiamano in causa modelli e approcci che riconfigurano le classiche concezioni del Web
e delle sue logiche, ovvero quelli che Tim O’Really ha definito «design pattern».
«Web 2.0 è la rete come piattaforma, attraverso tutti i dispositivi ad essa connessi; le
applicazioni Web 2.0 sono quelle che potenziano i vantaggi intrinseci di tale piattaforma:
fornendo programmi come servizi continuamente aggiornati che migliorano man mano che
le persone ne fanno uso, consumando e rimescolando dati da molteplici sorgenti, includendo i
singoli utenti, distribuendo i loro stessi dati e servizi in una forma che ne permette il
rimescolamento da parte di altri, creando una comunità attraverso ‘un’architettura della
partecipazione’, e superando la metafora della pagina del Web 1.0 per offrire all’utente
ricche esperienze»6.
Si tratta di una definizione più complessiva del Web 2.0, successivamente sviluppata
in un famoso articolo del novembre 2005, in cui il padre del termine Web 2.0 ha cercato
di chiarire gli aspetti e i principi fondanti - appunto i «design pattern» - della rinnovata
configurazione del Web, attraverso il confronto strutturato tra una serie di applicazioni
e servizi on line che più rappresentano ed enfatizzano la nuova concezione della Rete,
rispetto a quelle più intrinsecamente legate al Web in versione 1.0. A riguardo, la tabella
seguente - proposta da Tim O’Really nello stesso articolo - riassume tale confronto,
attraverso la contrapposizione di concetti e applicazioni afferenti alle due versioni del
Web, evidenziando processi evolutivi e nuove configurazioni.
6 T. O’Reilly, What Is Web 2.0. Design Patterns and Business Models for the Next Generation of Software,
2005, su http://www.oreillynet.com.
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Figura 1 - Confronto tra principi, applicazioni e servizi di Web 1.0 e Web 2.0
Tim O’Really - http://www.oreillynet.com
1.DoubleClick vs Google AdSense. La differenza sostanziale sta nel modello di
business. Nel contesto del Web 1.0 DoubleClick è una delle società leader tra quelle che
si occupano di fornire soluzioni pubblicitarie sulla rete per le compagnie multinazionali;
il suo modello di business è dunque “centralizzato”, ovvero focalizzato sulle grandi
aziende e i siti Web di maggiore successo. Viceversa, nel Web in versione 2.0, Google
AdSense offre la possibilità a chiunque - non più soltanto alle aziende e alle compagnie,
ma anche agli utenti che realizzano, pubblicano e condividono contenuti e informazioni
on line - di fare pubblicità sul proprio spazio Web, attraverso l’inserimento di pubblicità
gestita direttamente da Google. Il suo modello di business è quindi “decentrato”, vale a
dire focalizzato sulla coda lunga.
2. Ofoto vs Flickr. Ofoto è uno dei siti Internet di maggior successo tra le
applicazioni configurate in stile Web 1.0 che offrono agli utenti on line servizi di tipo
fotografico - a pagamento - come la memorizzazione di foto e immagini direttamente in
rete, in una sorta di album o galleria digitale, così come la loro stampa dal Web. Il suo
successo ha condotto la Kodak ad acquistarlo nel 2001 (ed è stato poi rinominato Kodak
EasyShare Gallery). Flickr, invece, è una delle applicazioni di social networking più
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apprezzate dagli utenti del Web 2.0, che consente di pubblicare e condividere, in questo
caso gratuitamente, immagini e fotografie, attraverso reti di contatto tra gli iscritti.
3. Akamai vs BitTorrent. Anche in questo caso la differenza è tra “centralizzazione”
e “decentramento”. Akamai fornisce piattaforme per la distribuzione di contenuti on line
per aziende e colossi dell’ICT e di Internet, come Yahoo!, Google e Microsoft. In pratica
copia i contenuti dai siti Web dei clienti direttamente sul proprio server (quando
l’utente si collega al sito Web aziendale, accede al server Akamai senza accorgersene). Il
modello operativo di Akamai è dunque “centralizzato”, dal momento che concentra i
contenuti delle aziende clienti di grandi dimensioni sul proprio server e guida gli utenti
della rete verso i siti Internet high demand. BitTorrent, invece, è uno dei software peer to
peer (P2P) di maggior successo on line; per peer to peer si intende una rete che non
prevede client o server fissi, ma un numero di nodi equivalenti (peer) che fungono sia da
client che da server verso altri nodi. Questo modello è l’antitesi dell’architettura client-
server, poiché tale configurazione permette a qualsiasi utente o nodo di avviare o
completare una transazione, distribuendo e condividendo on line dati e informazioni
presenti sul proprio computer.
4. Mp3.com vs Napster. Mp3.com è uno dei siti che consentono agli utenti di
acquistare e ascoltare brani musicali in formato mp3, tra quelli presenti sul database
dell’applicazione. Con Napster il modello cambia: si tratta di un’applicazione di file
sharing tra gli utenti del Web, che consente agli stessi utenti di condividere brani
musicali in formato mp3. Nel caso di Mp3.com è il sito che mette a disposizione degli
utenti una base dati di brani musicali da ascoltare, in un’ottica di “centralizzazione”; nel
caso di Napster sono gli stessi utenti a decidere quali file in formato mp3 scambiarsi,
condividere con altri utenti e ascoltare, in una prospettiva di “decentrmento”.
5. Britannica Online vs Wikipedia. Britannica Online è la versione digitale
dell’autorevole enciclopedia Britannica, fruibile direttamente in rete e a pagamento dagli
utenti del Web 1.0. Viceversa, con Wikipedia cambiano modalità di accesso e fruizione
ad un’enciclopedia on line: totalmente gratuita e dai contenuti completamente sviluppati
dal contributo congiunto dei suoi utenti, che possono pubblicare, integrare e condividere
definizioni e spiegazioni in qualsiasi settore del sapere e della conoscenza.
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6. Personal Website vs Blog. L’evoluzione dal Web 1.0 a quello in versione 2.0 è
rappresentata dal passaggio dal sito Internet - spazio on line di tipo informativo ed
editoriale, più tipicamente “statico”, privo di logiche di interattivit{, progettato e
sviluppato esclusivamente da esperti di informatica e di HTML - al Blog, spazio Web
potenzialmente accessibile a tutti gli utenti - grazie ad applicazioni di CMS che non
richiedono più la conoscenza del linguaggio HTML - in cui è possibile tenere traccia delle
proprie idee e riflessioni, pubblicare notizie e informazioni di ogni genere, avviare forme
di interazione più dinamiche e bidirezionali con il popolo della rete.
7. Evite vs Upcoming.org e EVDB. Il primo è un servizio Web nato per consentire
agli utenti del Web 1.0 di creare, organizzare e inviare inviti on line, indicando gli
indirizzi mail dei destinatari; gli inviti sono limitati, dunque, ad amici e familiari. Il
secondo, invece, si configura come applicazione di social calendar che permette a ciascun
utente del Web 2.0 di costruire un calendario di eventi localizzati per area geografica da
condividere con tutti gli utenti della propria citt{ iscritti all’applicazione (non più
soltanto con amici e familiari). EVDB, con modalità di accesso e funzionamento simili ad
Upcoming.org, consente ai suoi iscritti di costruire un’agenda virtuale condivisa in tutto
il mondo, tramite un’architettura partecipativa.
8. Ricerca nomi di dominio vs Ottimizzazione per i motori di ricerca. Nel Web
1.0 aziende e business man acquistavano nomi di dominio generici di attività
commerciali e beni di consumo al fine di rivenderli a prezzi gonfiati al miglior offerente,
potendo contare su un’espansione fortissima del mercato dei siti Web e su una
legislazione al tempo lacunosa. Nel Web 2.0, invece, dalla speculazione si è arrivati
all’ottimizzazione per i motori di ricerca, grazie alla presa di coscienza che il modo più
efficace e vantaggioso per promuovere spazi in rete e fare affari sul Web sia quello di
“farsi trovare”, ottimizzando - appunto - il proprio spazio in rete sui motori di ricerca di
maggior successo.
9. Page Views vs Costo per click. Il numero di pagine visitate è sempre stato uno
degli indici più utilizzati per calcolare il livello di penetrazione e attrattività di un
determinato sito Web, come canale di promozione pubblicitaria. Negli ultimi anni,
tuttavia, si sono affermate tecniche e modalità ritenute più efficaci e vantaggiose, come il
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Costo per click (pay per click - PPC), una tecnica pubblicitaria ormai molto diffusa: gli
utenti che intendono promuovere il proprio sito o Blog in rete possono pagare per
l’inserzione una quota proporzionale al numero di click degli utenti su quel dato spazio
on line. L’azione dell’utente, il click, diviene quindi “misura” dell’interesse verso il
contenuto promosso.
10. Screen Scraping vs Web Services. Per Screen Scraping si intende l’estrazione,
da parte di un programma installato in locale sul PC, di dati provenienti dall’output di un
altro programma presente on line. In pratica, per utilizzare un software in rete o
visualizzare il contenuto di un sito Web è necessario che un programma presente sul
proprio computer acquisisca l’output di un altro programma. Viceversa, per Web
Services si intende un sistema software che consente ai diversi programmi di interagire
direttamente tra loro, “esponendo” dei servizi su internet e consentendo agli utenti di
farne uso e di integrarli.
11. Pubblicazione vs Partecipazione. Il concetto di Pubblicazione rimanda alla
concezione di uno spazio Web come ambiente chiuso e statico, scarsamente interattivo,
in cui gli utenti possono soltanto visitare, dunque gestito dal punto di vista editoriale e
tecnico in maniera centralizzata e top down. Al tale concetto, si contrappone quello di
Partecipazione, tipico del Web 2.0, con spazi on line aperti, dinamici e soprattutto
interattivi, in cui ciascun utente può contribuire attivamente con idee, progetti e
contenuti propri.
12. Sistemi di gestione dei contenuti vs Wikis. I Content Management Systems
(CSM) sono una categoria di software e applicazioni, tipici del Web in versione 1.0, che
consente agli utenti di gestire facilmente la creazione e l’aggiornamento di documenti e
contenuti, in maniera centralizzata. L’ambito di utilizzo più diffuso riguarda la gestione
dei siti Web. Nella dimensione del Web 2.0, invece, un Wiki è un’applicazione che
permette a ciascuno dei suoi utenti di aggiungere e integrare nuovi contenuti e
informazioni, nonché di aggiornare e modificare quelli esistenti già pubblicati da altri
utenti, in una logica partecipativa e collaborativa, dunque non centralizzata ma da pari a
pari.
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13. Directories o Tassonomia vs Tagging o Folksonomy. Il modello di
strutturazione dei contenuti on line denominato Directories organizza i siti Web in base
ad una struttura ad albero gerarchico di categorie di contenuti pubblicati. Un vantaggio
di tale modello è l’univocit{ della categorizzazione, poiché ogni sito Internet viene
associato ad categoria ben definita; tuttavia, con l’incremento del numero di siti il
modello di Directories crea sovrapposizioni tra le differenti categorie di contenuti. Con il
Web 2.0, il modello definito di Tassonomia consente di evitare tale rischio: in questo
caso, i contenuti Web vengono suddivisi in categorie rigide e predefinite, in genere, dagli
editori dei contenuti stessi, in base a tag o etichette. Il Tagging consiste nell’associare a
interi siti o spazi on line, così come a singole sezioni o contenuti specifici, uno o più tag
che descrivono la risorsa pubblicata. Si tratta di un modello di strutturazione dei
contenuti decisamente più flessibile rispetto a quello basato su categorie, che ha
stimolato la diffusione del concetto di folksonomia, ovvero una classificazione dei
contenuti Web libera e personalizzata, gestita dagli utenti stessi.
14. Stickness vs Syndcation. Dal Web 1.0 a quello 2.0 mutano radicalmente le
modalità di distribuzione e fruizione di contenuti e informazioni. Nel vecchio Web i
contenuti sono “rigidi”, ovvero possono essere fruiti soltanto sugli spazi Web in cui sono
stati creati e pubblicati. Per Stickness, infatti, si intende la tecnica utilizzata nel contesto
del Web 1.0 per tenere “appiccicati” gli utenti al proprio sito Internet. Con il Web 2.0,
invece, i contenuti e le informazioni diventano flessibili, nel senso che sono distribuiti e
dunque fruibili anche attraverso canali e spazi Web diversi dal sito di pubblicazione. Con
Syndication, infatti, si intende la distribuzione di contenuti su Internet attraverso canali
come i feed RSS7.
7 RSS (Rich Site Summary, interpretato anche come Really Simple Syndication, “distribuzione veramente
semplice”) è uno dei più popolari standard per la creazione di feed o flussi informativi che attraverso il
linguaggio XML notifica la pubblicazione di contenuti sul Web, indipendentemente dall’interfaccia del sito
di riferimento; in particolare il formato RSS consente facilmente l’aggregazione di materiali informativi
pubblicati da una o più fonti e la presentazione sotto semplici forme grafiche attraverso un software
appositamente installato. Un feed RSS etichetta le frazioni di contenuto dalle fonti selezionate dall’utente
per consentire al software o reader RSS che le legge in modo automatico di interpretare correttamente le
informazioni. In particolare i reader RSS o aggregatori leggono e interpretano i documenti RSS,
segnalando all’utente la pubblicazione di nuovi post o aggiornamenti di news, consentendone la lettura o
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La Meme Map di Tim O’Really
Con l’obiettivo di rendere sempre più chiaro cosa si intenda per Web 2.0, dal punto
di vista dei design pattern e dei rinnovati modelli di business, Tim O’Really ha integrato
e completato la sua definizione della nuova versione del Web, affermando che «non ha
dei confini chiari, ma, piuttosto, un centro di gravità. È possibile rappresentare il Web 2.0
come un insieme di principi e di pratiche che accomunano una sorta di sistema solare di
siti, i quali applicano alcuni di tali principi, ad una distanza variabile dal centro»8. A
riguardo, Tim O’Really ha individuato una vera e propria mappa concettuale - definita
Meme Map - attraverso la quale descrivere appunto il nucleo fondamentale del Web 2.0
e, attorno ad esso, una serie di applicazioni, concetti e principi che possono essere
ricollegati, in maggiore o minor misura, a tale nucleo. Nel presente documento saranno
analizzati alcuni tra quelli più significativi, espressione più diretta e immediata del
processo evolutivo dai modelli del Web 1.0 alla rinnovata configurazione del Web 2.0.
proponendone un’anticipazione con il link diretto alla pagina del sito in cui l’intervento è pubblicato. Si
tratta di un sistema di alert che consente agli utenti di ricevere un aggiornamento continuo e in tempo
reale sulle notizie nei settori di proprio interesse, senza dover essere necessariamente collegati attraverso
un browser. Il primo RSS è stato lanciato nel 1999 da Netscape e ha raggiunto il successo grazie ai Blog;
attualmente ci sono diversi formati per la condivisione di feed, tra cui differenti versioni di RSS e di Atom,
alternativa a RSS nata nel 2003.
8 T. O’Reilly, What Is Web 2.0. Design Patterns and Business Models for the Next Generation of Software.
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Figura 2 - Meme Map 2.0
Tim O’Really - http://www.oreillynet.com
The Web as a Platform. Il primo principio individuato è quello del Web come
piattaforma, che può assumere differenti declinazioni nel contesto del Web 2.0.
Innanzitutto, a tale concetto sottende l’idea che per utilizzare un’applicazione on line
non sia più necessario scaricare o installare in locale, ovvero sul proprio personal
computer, programmi o software ad hoc; viceversa, con il Web 2.0 si arriva ad
applicazioni e a software-servizi accessibili e utilizzabili direttamente on line. Inoltre,
nell’utilizzo di tali servizi gli utenti hanno la possibilità di usufruire di differenti
funzionalità e accedere attraverso la rete agli applicativi di cui necessitano, pagando
esclusivamente per quell’utilizzo momentaneo, senza la necessit{ di acquistarli e
installarli sul proprio computer. Come dire, il Web come insieme di applicazioni che
possono essere accedute e utilizzate direttamente on line, senza alcun download o
installazione di versioni differenti sul proprio Personal Computer o sul proprio desktop.
Inoltre, Tim O’Really lega il principio di Web as Platform ad un nuovo design pattern
del Web 2.0: «mettere a punto un servizio facilmente accessibile e un insieme di algoritmi
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per la gestione dei dati allo scopo di raggiungere tutto il Web, fino alla sua periferia e non
limitandosi al suo centro, rivolgendosi a tutta la lunga coda e non solo alla testa»9. In
questa direzione, il Web 2.0 si spinge con maggiore decisione verso logiche di
partecipazione attiva degli utenti della rete. Esemplare a questo proposito è il confronto
- proposto e più volte ripreso dallo stesso padre del Web 2.0 - tra il già citato
DoubleClick e servizi analoghi come Overture di Yahoo! (anche detto Search Marketing)
o AdSense di Google.
Sebbene, infatti, DoubleClick abbia fatto propria l’idea di presentarsi come servizio e
il fattore centrale della sua attività sia la gestione e la manipolazione dei dati, tuttavia
attua un modello operativo che considera il Web come uno spazio per la pubblicazione
dei dati e non per la partecipazione degli utenti. I suoi interlocutori non sono infatti gli
utenti stessi, ma gli inserzionisti pubblicitari (e non tutti, ma solo quelli con grande
disponibilità economica). Overture e AdSense, al contrario, hanno compreso fin da
subito che ciò che determina il successo concreto di un servizio Web è la cosiddetta
lunga coda, ovvero il “potere collettivo” del nanopublishing, già analizzato nel presente
documento. Inoltre, tali applicazioni hanno saputo sostituire ad una forma obsoleta e
fastidiosa di pubblicità su Internet, basata su banner e pop up, un modello poco intrusivo
e attento ai contenuti della pagina che ospita l’annuncio (si pensi ai collegamenti
sponsorizzati che compaiono sulla destra dei risultati di una ricerca su Google:
perfettamente mimetizzati col resto e coerenti con ciò che l’utente sta cercando).
Altri esempi di successo basato sulla comprensione del potere del nanopublishing
sono eBay - il servizio di aste on line che si propone come intermediario tra gli utenti
anche per transazioni di piccolo valore - e Napster, costruito non come un database
centralizzato di file musicali, ma come sistema in grado di creare una rete in cui ogni
utente può configurarsi come vero e proprio server.
Una terza declinazione del concetto di Web come piattaforma chiama in causa
servizi e applicazioni che «tendono a migliorare progressivamente al crescere del numero
9 Ibidem.
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di utilizzatori»10, sulla base di un’etica di cooperazione e di partecipazione. Significativo
è a riguardo il confronto tra Akamai e BitTorrent, già analizzati in precedenza. Il primo,
come DoubleClick, è centrato sui grossi clienti, mentre BitTorrent ha fatto proprio un
modello fortemente decentralizzato: ciascun client è anche un server, i file sono
suddivisi in piccoli frammenti che possono essere inviati da più punti della rete,
permettendo all’insieme di utenti di contribuire, in termini sia di dati che di banda; la
trasmissione di un file, inoltre, è tanto più veloce quanto più viene scaricato dagli altri
utenti.
Harnessing Collective Intelligence. Altro principio essenziale individuato da Tim
O’Really per completare e integrare la sua definizione di Web 2.0 fa riferimento all’idea
di sfruttare l’intelligenza collettiva degli utenti del Web, per offrire al popolo della rete
applicazioni e servizi sempre migliori ed estendere sensibilmente visitatori e user. Per
Harnessing Collective Intelligence si intende, dunque, metaforicamente la creazione di un
unico grande “cervello digitale”, potenzialmente in grado di sfruttare la stessa struttura
del cervello umano, nel quale qualsiasi pensiero viene collegato ad altri tramite sinapsi,
generando conoscenza. La conoscenza nel Web si sviluppa attraverso le associazioni che
gli utenti sono in grado di generare mediante hyperlink, uno dei fondamenti del Web. In
particolare, quando vengono inseriti nuovi contenuti on line, tutti gli utenti possono
leggerli, rielaborali, commentarli e soprattutto citarli, generando un collegamento
tramite link. Così come le sinapsi che si formano nel cervello, con le associazioni che
diventano più forti attraverso la ripetizione o l’intensità, nel Web la rete dei link cresce
organicamente come risultato dell’attivit{ collettiva di tutti gli utenti del Web.
Seguendo una prospettiva più culturale, quello che O’Really definisce Harnessing
Collective Intelligence può essere correlato in maniera diretta e immediata con il
concetto di Memetica, introdotto da Richard Dawkins nel 1976 nel suo testo Il gene
egoista. Alla base del concetto sottende l’idea che la cultura sia formata da unit{ di
informazione minime, dette memi, che si trasmettono da una mente all’altra - o da un
10 Ibidem.
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supporto simbolico all’altro, nel caso ad esempio di libri - e sono pertanto in grado di
diffondersi e di replicarsi, contribuendo all’evoluzione culturale. In altri termini, come il
gene per la genetica, il meme è l’elemento centrale per la diffusione e l’evoluzione della
cultura all’interno della societ{, applicabile anche - e forse soprattutto - alle dinamiche
della rete. In questa direzione, dunque, il processo di propagazione culturale attraverso
memi trova nel Web - e nelle sue logiche di collaborazione e condivisione - un terreno
ideale per la sua realizzazione.
Tanti sono gli esempi di successo nel panorama del 2.0 tra le applicazioni e i servizi
che si propongono di sviluppare forme concrete di intelligenza collettiva. In prima linea
Yahoo! e Google: il primo, nato come una directory di link ai siti Web e agli spazi on line
più apprezzati; il secondo, interamente basato sull’infrastruttura dei link e sul Page Rank
per definire il livello di pertinenza delle ricerche on line. Ai due colossi tra i motori di
ricerca si affianca il giants delle aste on line eBay, che basa la qualità del proprio servizio
sul contributo dell’enorme massa critica di piccoli venditori e acquirenti. Stesso
approccio al Web, nella direzione del possibile sviluppo di forme di intelligenza
collettiva, è adottato da Amazon, il portale dedicato alla vendita di prodotti editoriali on
line: l’applicazione negli anni ha saputo costruire un vantaggio competitivo concreto e
una rete collaborativa e partecipativa notevole, incoraggiando gli utenti ad esprimere e
pubblicare giudizi e recensioni, stimolando - in questo modo - la condivisione delle
opinioni nella comunità di iscritti. Altro esempio significativo è quello di Wikipedia,
l’enciclopedia on line che tutti gli utenti possono consultare liberamente, contribuendo a
migliorarne o integrarne definizioni, istruzioni o descrizioni, in un’ottica di
collaborazione e partecipazione attiva.
In questa prospettiva, se nel Web 2.0 sempre più applicazioni e servizi sono
potenzialmente in grado di sviluppare e sfruttare forme di intelligenza collettiva, è
possibile individuare alle fondamenta del nuovo Web una vera e propria architettura
relazionale e partecipativa per gli utenti della rete. Ovvero, un’architettura attraverso la
quale «gli utenti aggiungono valore»11 - come evidenziato da Tim O’Really - dal momento
che sono gli stessi surfer del Web 2.0 ad apportare miglioramenti, più o meno
11 Ibidem.
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volontariamente, alla infrastruttura di comunicazione e interazione del Web, nonché agli
strumenti e alle applicazioni on line. Il nuovo Web, dunque, è caratterizzato dal
fenomeno dell’open source, delle applicazioni, dei servizi e dei software on line in
versione beta, in continua evoluzione grazie all’apporto di integrazioni e miglioramenti
progressivi da parte degli utenti che li utilizzano, che modificano in continuazione la
sorgente, ovvero il programma base.
«Le societ{ Web 2.0 impostano di default sistemi per l’aggregazione dei dati degli utenti
e per la costruzione di valore come effetto laterale dell'utilizzo ordinario dell'applicazione.
[…] Questi realizzano sistemi che migliorano con l’aumentare del numero di utenti»12.
Il Web 2.0 è fondato, dunque, sulla progettazione continua di software e applicazioni
basata sull’utilizzo effettivo degli utenti. È il caso del cosiddetto “beta perpetuo”, ovvero
della continua evoluzione progettuale degli strumenti e delle applicazioni di rete. Nel
Web 1.0 software e Web application venivano progettati esclusivamente da esperti
informatici in base a criteri di ergonomicità più o meno verificata sul campo; soltanto in
seguito alla progettazione, software e applicazioni venivano distribuiti on the Web per
l’utilizzo da parte degli utenti. Viceversa, nel contesto del Web 2.0 i surfer, oltre ad
accedere a tali applicazioni e utilizzare tali software anche in fasi di definizione e di
sviluppo precedenti alla distribuzione on line, possono addirittura partecipare
attivamente alla fase di ideazione e progettazione.
Data is the Next Intel Inside. Altro elemento centrale del Web 2.0, è rappresentato
dal fatto che i dati prodotti dagli utenti rappresentano il vero valore del web. La
definizione fa riferimento ad una nota strategia di marketing della intel degli anni ’80: i
dati rappresentano il valore del web come il processore rappresenta il vero valore del
Personal Computer.
12 Ibidem.
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End of the Software Release Cycle. Se, come si è già accennato, la concezione del
Web come piattaforma rende possibile usufruire di applicazioni e servizi che si
sostituiscono a quelle installati sul proprio desktop, un altro mutamento alla base del
Web 2.0 riguarda il modo di definire un programma, non più come prodotto, ma come
servizio. Tale mutamento determinerebbe la fine del ciclo di rilascio di un software.
La necessit{ dei colossi dell’informatica e del Web di implementare costantemente -
spesso quotidianamente - modifiche, integrazioni e miglioramenti in progress
nell’architettura strutturale e soprattutto funzionale delle applicazioni e dei servizi del
Web 2.0, infatti, sostituisce la pratica di rilasciare, a distanza di periodi più o meno
lunghi, differenti versioni aggiornate di software e programmi. Inoltre, in considerazione
della già citata architettura relazionale e partecipativa che sottende al Web 2.0, il
contributo continuo e costante degli utenti che utilizzano tali software e programmi, in
tutte le fasi di progettazione e distribuzione, introduce un modello di sviluppo di
applicazioni e servizi di “beta perpetuo”, ovvero più agile, leggero e flessibile, con la
collaborazione attiva degli utenti che li utilizzano.
In questa direzione, dunque, gli utenti assumono un ruolo rinnovato e più decisivo
per lo sviluppo, l’aggiornamento e il miglioramento di applicazioni e servizi di Web 2.0.
In particolare, da semplici utilizzatori diventano veri e propri co-sviluppatori di
software e programmi, non solo nel senso di una partecipazione diretta allo sviluppo e al
miglioramento, come avviene nell’ambito dell’open source e del software libero, ma
anche in qualità di suggeritori indiretti: è difatti attraverso l’osservazione del
comportamento degli utenti e delle loro segnalazioni che i colossi del settore sono in
grado di comprendere e individuare se strutture e funzionalità necessitano di essere
migliorate, integrate o eliminate.
Software Above the Level of a Singole Device. Il mutamento che spinge verso la
trasformazione del Web in una vera e propria piattaforma, inoltre, prefigura la
liberazione delle applicazioni dalla dipendenza dal PC, dalla consuetudine, cioè, di
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installarle sulla propria macchina, eliminando così i problemi di portabilità e
compatibilit{, nonché del costo delle licenze e dell’aggiornamento della propria versione
del software: gli utenti non avranno bisogno d’altro che di una connessione e di un client
Web per poter avviare molte delle operazioni che oggi sono eseguite con applicativi
installati sul desktop. In questa prospettiva, il Web 2.0 non è più limitato alla
piattaforma PC; viceversa, applicazioni e servizi del nuovo Web sono sempre più basati
su un’architettura software scritta senza vincoli dettati dal singolo dispositivo, con
funzionalità che possono essere eseguite direttamente su molti dei device a
disposizione, in modo integrato e trasparente. Si tratta, dunque, di una rinnovata
concezione del nuovo Web, in stretta correlazione con la convergenza dei device che
caratterizza l’attuale societ{ digitale.
«Qualsiasi applicazione Web può essere vista come un software svincolato dal singolo
dispositivo. Dopotutto, anche la più semplice applicazione Web prevede almeno due
computer: quello che ospita il server Web e quello che ospita il browser. […] lo sviluppo del
Web come piattaforma estende questa idea alle applicazioni sintetiche composte da servizi
forniti da computer multipli»13.
Uno degli esempi di maggior successo tra le applicazioni e i servizi che possono
essere acceduti da differenti device, indipendentemente da una piattaforma di Personal
Computer, è di sicuro iTunes, Web application che collega in modo trasparente un
dispositivo portatile o mobile (nella fattispecie l’iPod) con contenuti pubblico on the
Web, con il computer che funziona da cache locale e da stazione di controllo. Prima di
iTunes molti erano stati i tentativi di portare i contenuti del Web su dispositivi portatili;
tuttavia, la combinazione iPod/iTunes ha rappresentato uno dei tentativi più concreti e
di successo per la distribuzione di Web content su dispositivi multipli e portatili.
13 Ibidem.
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Rich User Experience. La diffusione negli ultimi anni di tecnologie che consentono
la costruzione di interfacce semplici, dinamiche e fortemente interattive è, infine,
un’altra tendenza che può essere direttamente correlata al processo evolutivo dal Web
1.0 a quello in versione 2.0. In questa direzione, infatti, un principio del nuovo Web,
secondo O’Reilly, è quello di offrire una rich user experience, simile a quella possibile con
le applicazioni installate direttamente sui computer in locale, senza, tuttavia, infastidire
eccessivamente l’utente e tenendo conto delle esigenze di usabilità e di accessibilità.
«Stiamo entrando in un periodo di innovazione dell’interfaccia utente che non ha
precedenti, in quanto i Web developer sono finalmente in grado di costruire rich Web
application di valore equivalente alle applicazioni locali»14.
A questo proposito, la tecnologia che più spesso viene richiamata nell’ambito del
Web 2.0 è AJAX (Asynchronous JavaScript and XML). Non si tratta di una vera e propria
tecnologia, quanto di un insieme di diverse tecnologie, aggregate con modalità rinnovate
e soprattutto rafforzate per sviluppare applicazioni Web interattive e dinamiche. Nel
dettaglio, Ajax incorpora:
- Una combinazione del linguaggio di marcatura HTML (o XHTML, che associa
alcune propriet{ dell’HTML a quelle dell’HTML) e di CSS (Cascading Style Sheet,
fogli di stile per la rappresentazione di documenti scritti in HTML, XHTML o XML)
per la parte visiva di presentazioni standard;
- Document Object Model (DOM - rappresentazione dinamica di documenti dal
punto di vista degli oggetti, permette di aggiornare contenuto, struttura e stile dei
documenti) per la visualizzazione dinamica e l’interazione;
- La combinazione di linguaggi XML (Extensible Markup Language, metalinguaggio
per la descrizione di documenti, che consente di estendere, controllare e definire
14 Ibidem.
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il significato di altri linguaggi di marcatura, mediante tag personalizzati)15 e dal
linguaggio di trasformazione dello stesso XML, ovvero l’XSLT (Extensible
StyleSheet Language Transformations), per lo scambio e la manipolazione dei
dati;
- L’oggetto XMLHttpRequest (insieme di API che consente di recuperare dati in
modalità asincrona, attraverso il protocollo di rete HTTP);
- Il linguaggio di scrittura dei Siti Web JavaScript, tipicamente orientato agli
oggetti, che grazie alla sua flessibilità consente di integrare e aggregare tutti i
linguaggi combinati in Ajax.
AJAX è anche un componente chiave di alcune tra le applicazioni Web 2.0 di maggior
successo on line, come ad esempio Flickr, insieme a servizi e piattaforme di Google, quali
Gmail e Orkut. In particolare, il servizio di posta elettronica del giants tra i motori di
ricerca, ad esempio, ha già rilasciato alcune innovazioni interessanti, combinando i punti
di forza del Web (accessibile ovunque, grandi competenze nella gestione di database,
ricercabilità) con interfacce utenti semplici, usabili e accessibili, che dal punto di vista
strutturale e funzionale somigliano alle interfacce PC.
1.2. LE APPLICAZIONI DEL WEB 2.0
Con particolare riferimento ai processi di comunicazione, la differenza sostanziale
tra le due versioni del Www risiede nell’approccio con cui gli utenti si rivolgono al Web:
dalla semplice consultazione passiva dei contenuti - con quello 1.0 - alla produzione
dinamica e attiva di pagine Web e informazioni che vanno ad arricchire, popolare e
alimentare la Rete, con quello 2.0. Non si tratta quindi della semplice consultazione delle
15 Il linguaggio XML, uno degli elementi portanti dell’infrastruttura di quello che viene definito come
Web Semantico, sarà analizzato più nel dettaglio in una delle prossime dispense, dal punto di vista
dell’architettura e delle funzionalit{ di base, dedicata appunto al Semantic Web.
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e-mail, dell’uso dei motori di ricerca, della navigazione lineare del Web, bensì di una
partecipazione interattiva alla pubblicazione di contenuti on line attraverso un maggior
coinvolgimento degli utenti, che scrivono commenti, lasciano feedback e aprono diari
personali in Rete, attraverso rinnovati servizi e strumenti, tipici del Web 2.0, tra i quali i
più diffusi risultano essere i Blog, i Wiki e i Social Network, oltre alle applicazioni
Podcasting e Vodcasting.
Tutte le applicazioni e i servizi del Web 2.0 consentono la partecipazione nonché la
diffusione di ciò che viene prodotto all’interno delle comunit{ interattive di
fruitori/autori di contenuti. Le materie e gli argomenti trattati spaziano lungo tutti i
campi del sapere, rendendo ogni informazione immediatamente visibile e rielaborabile
per qualsiasi media. Può capitare che un articolo apparso su un quotidiano on line sia
commentato su un Blog, per poi essere arricchito dall’aggiunta di contenuti audio e
video, essere condiviso all’interno di una comunit{, diventando a ogni passaggio sempre
più approfondito e popolare.
Le applicazioni del Web 2.0, dunque, si caratterizzano per una costante e rapida
affermazione, che li sta inserendo di diritto tra i mezzi di comunicazione e di diffusione
delle informazioni dell’attuale contesto mediatico. Per coloro che si occupano di editoria,
di marketing e di comunicazione si tratta dunque di ripensare il modo in cui fare
comunicazione e progettare l’informazione, al cospetto di cambiamenti epocali sia dal
punto di vista della fruizione che soprattutto della partecipazione attiva e in prima
persona dell’utente alla costruzione e alla gestione di contenuti informativi. Ecco alcuni
dei possibili aspetti di un potenziale nuovo scenario di comunicazione e informazione
nel Web 2.0:
- il contenuto sarà completamente svincolato dalla sua rappresentazione;
- l’informazione verr{ aggregata e riaggregata secondo i bisogni degli utenti e sarà
fruibile su diverse piattaforme di distribuzione, utilizzando diversi device;
- oltre alla capacità di comunicare in nuovi ambienti, aziende e organizzazioni
saranno chiamate anche ad imparare a gestire nuove dinamiche relazionali di
tipo peer to peer e soprattutto one-to-one;
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- la comunicazione diverrà sempre più flessibile e adattata ai contesti e ai
comportamenti di fruizione degli utenti, sempre più attivi e interattivi;
- si assister{ ad un aumento di nuovi contenuti creati e gestiti “dal basso” - grazie
alle applicazioni di UGC - oltre che a diverse nuove modalità di ricombinazione di
vecchi contenuti;
- con grande probabilità, cadrà la distinzione tra contenuti caldi e contenuti freddi,
i cui confini diventeranno sempre più labili.
Di seguito si presentano brevemente alcune delle applicazioni e degli strumenti di
comunicazione e interazione tra gli utenti che caratterizzano il Web 2.0, con particolare
riferimento ai Blog. Ai Social Network, invece, sarà interamente dedicata la sezione
successiva del documento.
1.2.1. L’informazione “fai da te”: il mondo Blog
Tutto sin troppo facile: basta un Personal Computer connesso ad Internet per
pubblicare qualsiasi cosa, dalle proprie esperienze personali alle opinioni su temi
d’attualit{, dai commenti critici a materiali informativi; per la prima volta il potere di
gestire in prima persona il processo di comunicazione, oltre che di costruzione e
diffusione dell’informazione, sembra non essere più limitato ai professionisti del
comparto mediatico o del giornalismo. Così si potrebbe sintetizzare un’ipotetica mission
del fenomeno del Blog, quello che Jeremy Wagstaff, uno dei più noti giornalisti del “Wall
Street Journal”, non ha dubbi nel definire come «La vera grande rivoluzione di
Internet»16; una rivoluzione che rappresenta la massima estensione di un processo di
democratizzazione informativa e di libert{ d’opinione, parte integrante delle logiche e
16 Con questa espressione il giornalista americano ha cominciato un suo recente articolo di fondo
pubblicato sulle pagine del “Wall Street Journal”, nonché apparso sul sito dello stesso giornale di
informazione finanziaria, all’indirizzo http://www.wsjo.com; le dichiarazioni di Wagstaff sono consultabili
anche in un articolo di Francesca Simionato, Il nuovo contenitore delle proprie idee direttamente sul Web,
pubblicato nel 2003 su http://guide.dada.net/.
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delle dinamiche del Web 2.0.
Il fenomeno Blog, nato negli Stati Uniti alla fine del secolo scorso, oggi sta facendo
parlare di sé e sta sviluppando un modo alternativo di fare comunicazione, rispetto a
quelli tradizionali fin qui conosciuti e consolidati. La nascita dei Blog ha portato un modo
alternativo e al tempo stesso complementare di comunicare e fare informazione. Ma
cos’è un Weblog?17 Molti propendono a darne definizioni ingenue e scontate, ad esempio
affermando che un Blog non è altro che un sito “fai da te”, o semplicemente un diario
intimo on line. I Blog naturalmente sono molto di più di questo, fanno di Internet un
medium «informale per idee informate, anarchico, commercialmente ingenuo e
affascinante»18 - così come sostiene Jeremy Wagstaff - all’interno del quale si può
pubblicare di tutto: pensieri, idee, opinioni, studi, ricerche, informazioni, notizie,
curiosità, link, storie e articoli.
Punto di incontro tra network sociali e tecnologici, quella che gli esperti di Internet
definiscono blogosfera19 è una rete di interazioni dirette e navigabili, risultato
dell’apporto gratuito, aperto e verificabile delle conoscenze e delle opinioni di molte
persone su argomenti di interesse generale e pressoché in tempo reale. La definizione di
Blog è elastica e dibattuta, anche se di solito si tratta di semplici siti Web gestiti da
individui che riferiscono di qualsiasi cosa, disseminano i loro scritti di link ad altri siti,
inseriscono commenti propri e dei lettori. Un Blog è un sito personale, a cavallo tra un
diario, un articolo di commento e una rassegna stampa, aggiornato quotidianamente o
quasi; è uno spazio su Internet all’interno del quale il blogger può raccontare le sue
17 Il termine Weblog deriva dalla tecnologia informatica (log in Rete) e veniva utilizzato per indicare le
registrazioni degli accessi ad un server. In termini informatici i log sono file di testo che riportano fatti o
eventi; sono scritti in genere da appositi software secondo criteri cronologici e rappresentano resoconti di
operazioni svolte. Solo nel 1999 il termine Weblog fu utilizzato da Peter Merholz per indicare il nuovo
strumento di comunicazione on line, nell’ormai celebre espressione “we blog” apparsa sul suo sito
Internet.
18 Francesca Simionato, Il nuovo contenitore delle proprie idee direttamente sul Web, in Dada.net, 2003,
su http://guide.dada.net/filosofia_e_ comunicazione/interventi/2003/05/135441.shtml.
19 Il nome blogosfera fu proposto da William Quick per definire il “cyberspazio intellettuale” in cui
navigano gli utenti della Rete, giocando sulla radice greca logos e richiamando la tradizione filosofica.
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giornate, le sue esperienze, i suoi pensieri. Uno spazio, insomma, dove poter tener
traccia della propria vita e “ragionare a voce alta”.
È impossibile definire i Blog attraverso il loro contenuto. Sebbene molti abbiano un
focus preciso, sono sporadiche le iniziative in cui la linea editoriale è seguita in modo
rigoroso, non esiste una coerenza generale20. Tra l’altro anche coloro che tendono a
seguire un topic abbastanza definito normalmente riportano sul Web le proprie opinioni
significative su altri argomenti, le esperienze personali, le proprie visioni. Non c’è una
regola generale, se non quella di mettere on line ciò che si ha da dire. Tuttavia, è
comunque possibile tracciarne alcune caratteristiche generali che permettono una,
seppur minima, classificazione:
- Blog di rassegna e di segnalazione: i post hanno lo scopo di segnalare una
particolare risorsa informativa reperibile sul Web, generalista o dedicata ad
ambiti specifici. Questa tipologia di Blog è preziosa per utenti “in sintonia” con gli
interessi generali dell’autore. In ambito giornalistico il precursore è stato
l’americano Drudge Report dedicato al gossip e alla vita politica americana; in
Italia si segnalano invece i due Blog de “Il Foglio”, Wittgenstein di Luca Sofri e
CamilloBlog di Christian Rocca, oltre a Giornalismo&Giornalismi di Giovanni
Cocconi, Leibniz di Piero Macchioni e Network Games di Beppe Caravita. Molti
Blog sono dedicati ad ambiti specifici, come Arts & Letters Daily nel campo della
cultura umanistica, Kairosnews della didattica legata ai new media e l’americano
Library Staff in campo bibliotecario;
- Blog di commento: al centro del post non è il link, ma l’opinione del suo autore, il
suo commento. Il blogger può mettere in relazione risorse (anche non presenti in
Rete) attraverso un lavoro di riflessione, tessitura e aggregazione informativa. La
20 Tuttavia è interessante sottolineare lo sviluppo di Blog tematici: diversi blogger, superata una prima
fase di approccio al mezzo, sono diventati dei punti di riferimento su un determinato settore, soprattutto
se si tratta di professionisti. Il Web dunque, da mezzo generalista rivolto alla discussione senza un tema
prefissato, passa ad uno spazio deputato all’approfondimento e alla discussione attorno ad un argomento
centrale. Tra gli esempi di maggior successo e autorevolezza di Blog tematici va citato lo spazio personale
in Rete di Doc Searle (http://www.doc.weblogs.com), giornalista e analista del settore informatico,
nonché uno dei quattro autori del “Cluetrain Manifesto”.
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categoria è ampia, dal momento che vi rientrano la maggior parte di Blog
personali. Tra quelli di maggior successo si segnalano lo storico Screpting News
di Dave Winer, Instapundit di Glenn Reynolds, Rebecca’s pocket di Rebecca Blood,
oltre agli spazi personali di Doc Searle, Ross Mayfiled ed Andrew Sullivan. Con
riferimento alla blogosfera italiana, tra i più seguiti ci sono Brodo Primordiale di
Carlo Berardelli, Manteblog di Massimo Mantellini e Momoblog di Massimo
Morelli. Si segnalano infine i Blog di commento dedicati a settori specifici, come lo
spagnolo eQuaderno sulle culture digitali, Elearningspace rivolto al mondo e-
Learning, Teleread per i libri elettronici e nella Rete made in Italy Blog Notes di
Giuseppe Granieri sul mondo Blog;
- Blog di narrazione: è la categoria rappresentata dagli spazi più intimi e
personali, in stile diaristico. Offre raramente link, se non in riferimento a
cronache personali e solitamente segue una narrazione in prima persona. Tra gli
spazi più seguiti si segnalano il Blog di Justin Hall e Invisible Shoebox di Meredith
Badger; nella blogosfera italiana quelli di maggior successo sono Personalità
Confusa, Massaia e La Pizia. Tra i Blog di narrazione vanno inseriti anche spazi
interessanti curati da scrittori e letterati, come quelli di William Gibson e Neil
Geiman;
- Blog di progetto: sono ormai piuttosto numerosi gli spazi dedicati alla raccolta e
alla distribuzione di informazioni su un determinato progetto, nell’ambito
didattico, politico-elettorale, letterario o culturale. Tra gli esempi di maggior
successo o che hanno fatto da apripista ai Blog di progetto - con particolare
riferimento al settore didattico e accademico - si segnalano nella Rete italiana
Webgol di Antonio Sofi, spazio alle origini nato con scopi didattici nell’ambito del
Master di giornalismo on line dell’Universit{ di Firenze, nonché Fermo 2003,
WeBlog curato da Giovanni Bergamin per due corsi bibliotecari presso
l’Universit{ di Macerata. A livello internazionale, invece, tra i Blog finalizzati alla
distribuzione informativa di incontri e convegni, ha fatto scuola quello dedicato
alla Conferenza “Hystory and Society since 1970”, organizzata a Bucarest nel
2003 dal British Council di Romania. Tra i Blog elettorali, oggi aumentati
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vertiginosamente, uno dei primi è stato Blog America di Haward Dean, realizzato
in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2004;
- Blog collaborativi: si tratta di spazi scritti e curati a più mani. Diversi sono i Blog
collaborativi, sviluppatisi a partire dai precursori Slashdot e Metafilter negli Stati
Uniti, Wup.it in Italia. In alcuni casi i Blog collaborativi diventano autentici
progetti editoriali, con una struttura editoriale articolata e assimilabile a quelle di
autentiche riviste elettroniche. È il caso ad esempio degli italiani Quinto Stato, di
The Gnu Economy già diretto da Gianluca Neri, Il Barbiere della Sera che offre il
dietro le quinte del giornalismo italiano, Blog.it dedicato al mondo Blog.
Ma un Blog è anche, e forse soprattutto, un luogo in cui navigatori con interessi
comuni possono incontrarsi e scambiarsi opinioni, è uno spazio virtuale dove gli utenti
possono leggere notizie, scriverle loro stessi e interagire con gli articoli scritti da altri,
commentandoli o integrandoli. E questa è la vera novità che ha cambiato il Web: la
diffusione dei Blog ha connesso milioni di persone, trasformandola da rete di contenuti a
infrastruttura di discussione. I Weblog sono l’approdo più semplice e naturale per tutti i
materiali destinati alla condivisione e alla pubblicazione, dal testo alle immagini, dai
filmati al sonoro; sono dunque uno spazio per la riflessione condivisa e in questo senso
hanno mutato sostanzialmente metodi ed equilibri internettiani, generando un modello
che funziona e che molto probabilmente continuerà a funzionare.
Con i Blog, alle enormi potenzialità di relazione già implicite nella Rete si sono
aggiunte la capacità di memoria, le possibilità di ricerca tipiche del Web e soprattutto la
facilità di accesso: infatti la fortuna di questo strumento è data dalla sua estrema
semplicità di utilizzo, che rende possibile anche al neofita della Rete di mettere in piedi
un sito personale con pochi click e soprattutto gratuitamente, attraverso gli spazi messi
a disposizione dalle comunità di blogger come Splinder o l’italiano IoBloggo. Esistono
inoltre motori di ricerca specifici per i Weblog come Bloogz, che fornisce anche una
classificazione dei Blog in ordine di popolarità sulla base del numero dei click ricevuti.
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La struttura dei Blog, tra tradizione e modernità
Dal punto di vista tecnico, la struttura del Blog è solitamente molto semplice e
richiede poca expertise da parte degli utenti, perché è un facilissimo mezzo di
pubblicazione. In particolare ogni “diario di navigazione” presenta differenze sostanziali
rispetto a un normale sito Internet: solitamente è costituito da una sola pagina dove i
testi vengono archiviati e visualizzati in successione secondo un ordine cronologico ed è
composto da una parte centrale che racchiude le storie di chi scrive. Sopra il corpo di
ogni post è visualizzata la data di pubblicazione, mentre al termine del messaggio sono
presenti l’ora e i commenti. Una o due bande laterali ai bordi della colonna centrale
contengono una breve descrizione del Blog fatta dall’autore al momento dell’apertura
del proprio spazio, oltre al blogroll - l’elenco dei link per accedere ad altri Blog -
all’archivio dei post, al contatore indicante gli accessi e a eventuali servizi aggiuntivi
implementati. Inoltre il Blog può essere più o meno curato graficamente, anche se
solitamente presenta una grafica priva di effetti speciali; la sua funzione primaria resta
l’informazione e pertanto la sobrietà garantisce una maggiore accessibilità.
Come lo spazio del Web in generale, il Blog non è costruito intorno a oggetti con
confini fissi e definiti ma è fondato sul sistema del linking, l’attivit{ reciproca di rimando
ad altri siti. Le comunità che i Blog sono riusciti a creare tessono i legami proprio
attraverso questa rete di collegamenti: ogni Weblog rinvia ad altri blogger della
comunità, dai quali riceve come feedback contatti e visite; i blogger visitano altri diari
segnalandoli, o meglio linkandoli, all’interno del proprio spazio. È interessante in questa
direzione il ruolo di trackback21 e pingback22, sistemi che consentono di creare
21 Il Trackback è un meccanismo per la comunicazione e la notifica tra risorse o materiali riversati on
the Blog: un blogger, nel caso avesse pubblicato un approfondimento o una citazione proveniente da un
altro Blog, potrebbe inviare all’autore citato o ripreso un Trackback ping e ricevere un messaggio di
avvenuta notifica. Di solito i ping ricevuti dagli utenti della blogosfera sono indicati e pubblicati ai piedi di
ogni post citato o ripreso; ogni Trackback ping può contenere informazioni relative al titolo della risorsa
notificata e al Blog che ha inviato il ping. Attualmente il sistema di Trackback è molto diffuso ed è
disponibile nelle principali applicazioni e piattaforme di blogging. Tra le altre risorse nella blogosfera, va
segnalato inoltre il permalink, collegamento ipertestuale che consente di linkare direttamente il post o il
commento e non l’intera pagina del Blog o del sito Web; la sua funzionalit{ è evidente soprattutto per post
entrati a far parte dell’archivio del Blog e non più visualizzabili nella relativa home page.
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riferimenti incrociati tra i blogger e i post presenti in Rete. È possibile, ad esempio,
inviare automaticamente una e-mail al blogger citato e a tutti quelli che erano stati a loro
volta linkati nello stesso post; nella mail viene riportato il testo del nuovo argomento di
discussione pubblicato e il relativo link. In questo modo è possibile seguire la
discussione anche al di fuori del proprio Blog e con tutti gli internauti interessati.
I flussi di informazione che attraversano la blogosfera non potrebbero mai
realizzarsi dunque senza le opportune e ormai consolidate connessioni tra Blog. Una
dimostrazione della forza dei link è data dal meccanismo di funzionamento di tutti i
cosiddetti “popularity index” della blogosfera, che determina reputazione e visibilità dei
Blog e ne rafforza l’interazione attraverso la definizione di una rete di rimandi
strettamente interconnessa; in particolare Technorati, DayPop e SkipPop,
successivamente all’inserimento di post e argomenti di discussione dei blogger, ne
stilano delle graduatorie in base al numero di link che ne richiamano l’accesso e, dunque,
sulla loro popolarità, seguendo un meccanismo molto simile al PageRank23 di Google.
In questa direzione, al fine di raggiungere elevati gradi di notorietà e considerazione
on line, i blogger possono intraprendere autentiche azioni di promozione del proprio
Blog, attraverso gli aggregatori e i portali dedicati al mondo dei Weblog - oltre a
trackback, pingback e feed RSS24 che consentono di inviare i post aggiornati agli utenti
22 Il Pingback è un protocollo, sostanzialmente simile al Trackback, che consente ai blogger di ricevere
una notifica nel caso un altro sito Web o Blog inserisca un link a una delle proprie risorse. I materiali e i
contenuti linkati vengono elencati alla fine del post di riferimento. La funzionalità di questo sistema è
molto più semplice del Trackback, considerando che avviene in automatico grazie al contributo di appositi
software.
23 Il PageRank è il sistema che permette di classificare le pagine Web in ordine di popolarità, sviluppato
da Larry Page e Sergey Brin dell’Universit{ di Stanford. Basato sullo specifico carattere “democratico” del
Web, PageRank sfrutta la vastissima rete di collegamenti associati alle singole pagine per determinarne il
valore. In pratica, Google interpreta un collegamento tra siti Web differenti come un voto e una preferenza
espressa tra Internet content producer.
24 RSS (Rich Site Summary, interpretato anche come Really Simple Syndication, “distribuzione
veramente semplice”) è uno dei più popolari standard per la creazione di feed o flussi informativi che
attraverso il linguaggio XML notifica la pubblicazione di contenuti sul Web, indipendentemente
dall’interfaccia del sito di riferimento; in particolare il formato RSS consente facilmente l’aggregazione di
materiali informativi pubblicati da una o più fonti e la presentazione sotto semplici forme grafiche
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