2. I rivali dei romani
Nel III secolo a.C. Cartagine era una ricca città
che controllava territori dalla costa
mediterranea dell’Africa alla Sicilia
occidentale, dalla Sardegna e dalla Corsica ad
una parte della Spagna.
I romani chiamavano i cartaginesi punici.
Anche Cartagine era una repubblica, con due
magistrati supremi, i sufeti, un consiglio di
anziani e l’assemblea popolare. La classe
politica dominante era un’oligarchia di
mercanti. Cartagine, in caso di guerra,
assoldava truppe mercenarie; il fulcro della
sua potenza era la flotta.
3. La causa della prima guerra
L’occasione dello scontro nacque dal contrasto fra il
tiranno di Siracusa, Gerone II, e i mamertini,
mercenari campani. Minacciati dai siracusani, i
mamertini, nel 265 a.C., chiesero a Cartagine l’invio di
un aiuto militare; ma poco dopo chiesero aiuto anche
ai romani.
Tutti erano consapevoli che inviare soldati in Sicilia
avrebbe provocato un conflitto con Cartagine. Nella
decisione romana si mescolavano un’esigenza di
sicurezza e una volontà di espansione. Molti
esponenti ritenevano che Roma non fosse preparata a
uno scontro così rischioso; alla fine prevalsero le
pressioni di quella parte che vedeva nella conquista
della Sicilia un’opportunità di crescita e
arricchimento.
4. La prima guerra punica
La prima guerra punica iniziò nel 264 a.C. Occupata
Messina, i romani sconfissero i siracusani e poi portarono
sotto il loro controllo tutta la Sicilia orientale, fino ad
Agrigento, che fu conquistata nel 261 a.C.
Per spezzare la supremazia marittima cartaginese, Roma
decise di allestire una grande flotta da guerra.
Nel 260 a.C. una flotta al comando di Gaio Duilio ottenne
una vittoria nei pressi di Milazzo. La guerra continuò per
altri tredici anni, in un succedersi di scontri senza esito,
salvo la conquista romana di Palermo. Nel 241 a.C. Gaio
Lutazio Catulo ottenne una vittoria navale alle isole Egadi.
I cartaginesi accettarono le condizione di pace: la rinuncia
totale alla Sicilia e il pagamento di un’indennità di guerra.
La Sicilia divenne la prima provincia romana.
5. La causa della seconda guerra
Il generale Amilcare Barca e, dopo di lui,
Asdrubale conquistarono la parte
meridionale della Spagna. Nel 226 a.C. un
accordo romano-cartaginese fissò al
fiume Ebro il limite di espansione dei
punici in Spagna; poco dopo, Roma si alleò
con Sagunto. Annibale, nel 219 a.C.,
assediò e conquistò Sagunto. I romani
pretesero la consegna di Annibale e, di
fronte al rifiuto di Cartagine, dichiararono
guerra.
6. La seconda guerra punica
Annibale voleva puntare a ridimensionare la
potenza romana nel Mediterraneo infliggendole
una sconfitta e inducendo i galli, gli italici e le
città magnogreche a ribellarsi al dominio di Roma.
A tale scopo Annibale adottò una nuova strategia
militare: combatté per terra e attaccò Roma in
Italia attraversando le Alpi.
Partito nel 218 a.C. Annibale sfuggì all’esercito
romano in Gallia, raggiunse le Alpi, le valcò e
giunse nella pianura padana. Qui i cartaginesi
sconfissero i romani presso il Ticino e presso la
Trebbia. L’anno seguente, una volta varcato
l’Appennino, distrussero l’armata presso il lago
Trasimeno.
7. Il disastro di Canne
L’unica mossa giusta fatta dai romani era stata quella di
inviare forze in Spagna per tagliare le vie di rifornimento di
Annibale.
Il comando militare fu affidato a Quinto Fabio Massimo;
secondo lui la scelta giusta era quella di logorare i cartaginesi
con azioni di guerriglia. La strategia non era condivisa né dal
senato né dal popolo. Il potere venne quindi affidato a Gaio
Terenzio Varrone e Lucio Emilio Paolo. Lo scontro avvenne a
Canne, il 2 agosto 216 a.C., e la sconfitta fu tremenda.
Canne mise a nudo i limiti della strategia di Annibale, che
decise di acquartierarsi a Capua per recuperare le forze e
attendere aiuti, che però non giunsero in misura sufficiente.
La seconda guerra punica fu una sorta di collaudo del sistema
di dominio costruito dai romani in Italia: fu la fedeltà delle
popolazioni italiche a impedire che la sconfitta di Canne
divenisse un disastro.
8. Dalla spagna all’africa
Nel 211 a.C. Capua venne rasa al suolo dai romani. Annibale si ritirò
più a sud, accorse in suo aiuto Asdrubale, ma fu sconfitto dai
romani nel 207 a.C.
La svolta si verificò nel 210 a.C., quando il comando dell’esercito di
Spagna venne affidato a Publio Cornelio Scipione. Scipione prima
riuscì a espellere i cartaginesi dalla penisola iberica poi, tornato in
Italia, convinse il senato a portare la guerra in Africa. Nel 204 a.C.,
con l’appoggio di Massinissa, ottenne una serie di vittorie che
costrinse i cartaginesi a richiamare Annibale in patria.
Nel 202 a.C., a Zama, avvenne la battaglia decisiva: Scipione
trionfò, aggiudicandosi il soprannome di “Africano”. Annibale fuggì
in Oriente, Cartagine dovette arrendersi e subire le condizioni di
pace: rinuncia alla Spagna, consegna della flotta, pagamento di
un'indennità e divieto di fare guerra a chiunque senza il consenso
di Roma.
Roma dominava tutto il Mediterraneo occidentale.
9. La terza guerra punica
Anni dopo, i romani decisero di distruggere
Cartagine. Questa decisione sollevò un’accesa
discussione in senato. Alcuni ritenevano che
non fosse necessaria un’altra guerra, dato che
Cartagine si comportava secondo i patti. Altri,
capitanati da Catone, sostenevano che la città
punica andasse distrutta perché la sua sola
presenza costituiva una minaccia per la
sicurezza di Roma. Il pretesto per attaccare
Cartagine si presentò nel 150 a.C., quando la
città punica violò gli accordi e attaccò Numidia,
alleata di Roma.
L’assedio di Cartagine, guidato da Scipione
Emiliano, durò due anni. Alla fine, nel 146 a.C.,
Cartagine fu conquistata e rasa al suolo.
10. Era necessario distruggere cartagine?
La decisione di fare guerra a Cartagine fu controversa, tuttavia, una volta ottenuta la
vittoria, la città vinta non doveva per forza venir distrutta. Perché accadde allora? Per
ragioni economiche, cioè per eliminare una rivale nei traffici mediterranei? Per ragioni
politiche, cioè per dimostrare che non ci si poteva ribellare al dominio romano?
Il carattere terroristico di questa operazione farebbe propendere per quest’ultima
spiegazione, ma forse c’è anche un altro motivo. Tutte le testimonianze sono concordi nel
riferire che, alla notizia della distruzione della città, i romani si riversarono in strada a
festeggiare, ricordando le sconfitte inferte da Annibale ai loro avi. É possibile che questa
scelta abbia avuto una forte componente irrazionale ed emotiva.