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ROBERTO SIAGRI


                        Prolusione
                 Alla cerimonia di consegna dei Diplomi MBA
                      agli Allievi della quarta edizione del
                Master of Business Administration Imprenditori
                                Fondazione CUOA
                                Altavilla Vicentina
                                   2 luglio 2011




Prolusioni
n. 8
2 luglio 2011




MBA Imprenditori
I Quaderni
n. 1 - 11/06        Costa G., 2006, Le vie della modernizzazione dell’impresa piccola e media, Prolusione
                    all’apertura della prima edizione del Master per Imprenditori di Piccole e Medie Imprese,
                    novembre
n. 2 - 11/07        Rullani E., 2007, Come cambiano le imprese. Alla ricerca di nuovi modelli di business,
                    Prolusione all’apertura della seconda edizione del Master per Imprenditori di Piccole e
                    Medie Imprese, novembre
n. 3 - 07/08        Costa G., 2008, Produttività e crescita: la sfida delle medie imprese nel mercato globale,
                    Prolusione alla Cerimonia di consegna dei Diplomi MBA agli Allievi della prima Edizione del
                    Master per Imprenditori di Piccole e Medie Imprese, luglio
n. 4 - 11/08        Coltorti F., 2008, Il Quarto Capitalismo: Passato e Futuro, Prolusione all’apertura della
                    terza edizione del MBA Imprenditori, novembre
n. 5 - 11/09        Calabrò A., 2009, Orgoglio industriale: il futuro delle medie imprese manifatturiere,
                    Prolusione all’apertura della quarta edizione del MBA Imprenditori, novembre
n. 6 - 07/10        Coltorti F., 2010, Crisi, Quarto Capitalismo e Competitività delle Medie Imprese, Prolusione
                    alla Cerimonia di consegna dei Diplomi MBA agli Allievi della terza Edizione dell’MBA
                    Imprenditori, luglio
n. 7 - 11/10        Grandinetti R., 2010, L’annosa questione dimensionale: dalla manifattura, ai servizi, alla
                    conoscenza, Prolusione all’apertura della quinta edizione del MBA Imprenditori, novembre




Fondazione CUOA
la 1° Scuola di Management del Nordest, dal 1957
Un modello istituzionale unico, che rappresenta i principali attori del mondo accademico,
aziendale, economico-finanziario, pubblico e delle istituzioni.
Un forte radicamento in un contesto unico di imprenditorialità, di cui conosce
profondamente problemi e caratteristiche.
Un’esperienza unica di conoscenze, competenze, professionalità, relazioni, alleanze
e un’organizzazione all’altezza dei migliori standard europei.
Un network unico di migliaia di persone preparate al CUOA, presenti nell’intero tessuto
economico-sociale e culturale.
LA CRISI COME OPPORTUNITÀ PER INNOVARE ASSECONDANDO
                                            IL CAMBIAMENTO


                                               di ROBERTO SIAGRI1

                                                             "Siate pratici e generosi con i vostri ideali.  
                                                             Tenete gli occhi sulle stelle,  
                                                             ma ricordatevi di tenere i piedi per terra. "  
                                                             T.Roosvelt ,  24 maggio 1904 


L’interpretazione del futuro, essenza dell’agire imprenditoriale 
Nella nostra esperienza umana siamo abituati ad osservare fenomeni di natura
biologica che seguono crescite che sono descritte graficamente da curve a S, dove
dopo una fase di lento sviluppo seguito da una forte crescita si arriva inesorabilmente
ad un punto di saturazione, e dunque a seguire giunge la decadenza e l’estinzione. A
differenza della biologia che ha a disposizione una sola curva a S, le imprese
sfruttando le tecnologie hanno il vantaggio di sviluppare curve a S sopra curve a S
ovvero alla curva di crescita generata da una                         tecnologia se ne può               sovrapporre
un’altra basata su una nuova tecnologia, tra l’altro ogni nuova tecnologia ha la
proprietà di espandersi sempre più rapidamente e con effetti sempre più ampi. La
tecnologia dunque grazie alla capacità di rinnovarsi permette di superare i problemi
della biologia ovvero: sostenere la crescita e superare saturazione e decadenza. Per
poter avvantaggiarsi di questa proprietà della tecnologica le imprese devono dotarsi di
strumenti e tecniche che diano la possibilità di immaginare ed anticipare il futuro. Si
tratta, partendo dal contesto in cui viviamo, di sviluppare dei modelli di come il
                                                                                                     2
presente potrebbe evolversi e a quali scenari futuri potrebbe dare origine .


Nell’era dell’economia della conoscenza 
Oggi viviamo nell'economia della conoscenza dove ciò che conta davvero è
l'interconnessione degli ingegni, consentita dall’attuale progresso tecnologico.                               Ecco
che non c’è da meravigliarsi che ci sia una correlazione positiva tra il PIL di un paese e

1
    Roberto Siagri è Presidente ed Amministratore delegato di Eurotech Spa.
2
    Questi studi di scenari tecnologici futuri sono comunemente noti come studi di foresight tecnologico.
Roberto Siagri, Prolusione




           le sue infrastrutture di comunicazione a banda larga o il numero di anni passati dalla
           sua forza lavoro nelle scuole di specializzazione post-laurea. Conseguenza di questa
           progressiva interconnessione degli ingegni è il paradigma del "pensiero globale", che
           forzandoci ad essere connessi sconsiglia di costruire barriere. Le barriere non servono
           quando soffia il vento del cambiamento e la globalizzazione è inevitabile perché è la
           conseguenza stessa del flusso di conoscenze che avvolge il pianeta. William Gibson
           scrive che il futuro è già qui, ma non è ancora equamente distribuito. In effetti, se il
           futuro è frutto dell’agire degli uomini esso è presente già da qualche parte, attraverso
           le idee e l’agire quotidiano di qualcuno. Costruire il proprio futuro vuol dire andare alla
           ricerca delle fonti e delle idee, non equamente distribuite intorno a noi. Questo avviene
           rimanendo curiosi e aperti al cambiamento ciò attivi nei confronti del futuro. Come
           direbbe Alan Key, gli indovini di oggi sanno prevedere il futuro perché se lo stanno
           inventando. La fiducia nella possibilità di controllare il proprio destino è fondamentale
           per i leader di ieri e di oggi ed è alla base, a mio modo di vedere, dell’innovare.


           Il cambio di paradigma del saper fare 
           Conseguenza di quanto sopra è il progressivo passaggio dalla rilevanza del “know-
           how” alla rilevanza del “know-who” e del “know-where”. Pare quasi un controsenso,
           ma una conseguenza di questa economia globale della conoscenza interconnessa è che
           "sapere" e "saper fare" oggi non sono così rilevanti come in passato se non
           ulteriormente declinati. L'enfasi si è spostata sull' interconnessione di saperi        che
           supera la debolezza e la fragilità dei singoli saperi. I paradigmi del “sapere dove” e del
           “sapere chi” scuotono i pilastri su cui si fondano le imprese. Gestire la conoscenza è
           diventato più complesso perché se è sempre importante il sapere fare “le cose”, senza
           che ce ne accorgessimo, “le cose” da sapere fare sono cambiate. Pian piano si è alzata
           la temperatura dell’acqua nella pentola e la rana non accorgendosene per tempo si è
           lessata.


           La globalizzazione porta al centro  gli ecosistemi 
           L’agire e pensare globale dunque sono elementi fondamentale per la costruzione del
           futuro. A tale proposito va sfatata una credenza: non è vero che l’ “essere globali” sia
           solo una possibilità riservata alle grandi aziende. Non c’è una correlazione tra
           dimensione e globalizzazione. Oggi anche le piccole imprese possono essere globali, lo
           possono essere usando le potenzialità delle tecnologie dell’ICT, trovando così



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    Fondazione CUOA
Prolusioni, n. 8, 2 luglio 2011


              collaboratori e partner nelle giuste aree geografiche. In un mondo interconnesso la
              collaborazione è una necessità un po' per tutti. E’ molto difficile, da soli, tenere sotto
              controllo una catena del valore oltremodo complessa e che coinvolge tanti settori ed
              attori. Anche un'azienda in posizione dominante, non è in grado di controllarla
              appieno. L'obiettivo di un’impresa di oggi dovrebbe essere quello di definire quelle
              pre-condizioni che creano ecosistemi, il più possibile globali, favorevoli allo sviluppo. In
              assenza di questi ecosistemi, grandi e piccoli rischiano, nel medio periodo, di essere
              tagliati fuori dal mercato.


              Il cattivo capitalismo ed il buon capitalismo 
              In ambito europeo, ed italiano in particolare, emerge molto chiaramente la rilevanza di
              quello che viene chiamato il triangolo industriale del “cattivo capitalismo”, fondato su
              alleanze tra grandi imprese, sindacato e stato3. Questo meccanismo produce un
              sistema caratterizzato da stalli, inefficienze e non predisposto a favorire la crescita e lo
              sviluppo di idee imprenditoriali. In un ambiente dinamico, su cui si è rifondato il
              sistema americano, si crea invece una circolazione di idee e persone, in un quadrilatero
              del “buon capitalismo” i cui vertici sono università, start up/ piccola impresa, media e
              grande impresa e stato. Questo crea un ciclo virtuoso di sviluppo economico e ha
              inerenti i presupposti per la creazione di innovazione. All’esterno del quadrilatero si
              innesca l’ecosistema dei finanziamenti che si differenziano a seconda dei soggetti e
              delle dimensioni4.


              La crisi: tra pericoli ed opportunità 
              Bertrand Picquard ha girato il mondo con il suo pallone aerostatico. Nelle conferenze
              che tiene, a tale proposito,                 parla di come ha superato i momenti di difficoltà nel
              manovrare il suo mezzo, e spiega che un pallone aerostatico è il paradigma della crisi.
              Come molti di noi ben sanno, le crisi (lo dice anche l’etimo cinese della parola)
              contengono sempre anche delle opportunità, che alcuni riescono a cogliere. Una volta
              che il pallone si alza da terra è il vento che lo spinge in una direzione piuttosto che
              un'altra. Ma se le correnti ad una certa quota non sono quelle desiderate, la soluzione

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                Baumol W.J., Litan R.E., Schramn C.J., 2007, Good Capitalism, Bad Capitalism, and the Economics of Growth and 
              Prosperity,  Yale  University  Press,  Yale  (tr.it.  Capitalismo  buono  capitalismo  cattivo.  L'imprenditorialità  e  i  suoi 
              nemici, UBE, Milano)
              4
                Per quanto riguarda le imprese abbiamo i: Friends, Fools & Family (FFF), Business angels (BA), Venture Capital
              (VC), Private equity (PE), ed il mercato regolamentato (SE); lo stato invece dipende dalle entrate fiscali mentre le
              università si basano su rette, donazioni e se sviluppano invenzioni utili anche royalty.


                                                                                                                                      MBA Imprenditori
                                                                                                                                                         3
Roberto Siagri, Prolusione




           contro-intuitiva è gettare a terra oggetti e risorse ritenute rilevanti, importanti (cibo,
           apparecchiature, combustibile, ecc.). Perdendo peso, alzandosi in quota, si troveranno
           correnti diverse, più favorevoli e magari quella desiderata. Ragionando come Picquard
           possiamo dire che anche una crisi, come un vento che soffia nella direzione sbagliata,
           ci dà la possibilità (gli incentivi, la forza, l'occasione) di liberarci da vecchi schemi che
           ci spingono lontano da uno sviluppo sano e sostenibile e di abbracciare con coraggio la
           scelta di ricercare nuovi venti favorevoli così spingerci nel futuro. Ecco perché il pallone
           aerostatico rappresenta un paradigma della crisi. Ecco perché la crisi ci dà la forza e
           l’opportunità di cercare forze nuove per un nuovo sviluppo. Oggi concetti come
           "merito", "concorrenza", "flessibilità" non sono purtroppo molto diffusi nel paese a
           causa di un sistema chiuso descritto poco sopra come triangolare. Un sistema che
           continua a battersi per garanzie che non ci sono più, perdendo così di vista, le grandi
           opportunità che continuamente ci si presentano. Anche il nostro Paese, seppur con le
           dovute correzioni locali, dovrebbe incamminarsi quanto prima verso un sistema delle
           relazioni industriali e sociali quadrangolare, come precedentemente descritto. Non c’è
           tempo da perdere e sarebbe un peccato non sfruttare l’opportunità che la crisi ci
           presenta ora per forzare questo cambiamento.


           Il futuro entra nelle nostre vite tramite il cambiamento 
           L’enunciato che “il cambiamento è l’unica componente stabile in natura” potrebbe,
           secondo il fisico Sven Joergensen, ben configurarsi come            la quarta legge della
                          5
           termodinamica . Tra l’altro è tramite il cambiamento che il futuro entra nella nostra
           vita mentre le condizioni statiche sono solo delle cose morte. Un sistema statico, sia
           questo rappresentato da un’azienda o una nazione, che non asseconda il
           cambiamento, tentando in ogni modo di auto-conservarsi è destinato inevitabilmente al
           declino perché amplifica tutti i limiti dei sistemi biologici. Le recessioni agiscono da
           facilitatrici del cambiamento. Non è retorica. Prendiamo Microsoft, Disney, Genentech,
           Mc Donald's, Southwest Airlines, Johnson & Johnson. Queste grandi aziende sono nate
           in periodi di recessione.      Una start-up può benissimo partire in un periodo di
           recessione o di crisi. Le aziende startup non hanno bisogno di mercato, visto che non
           hanno ancora un prodotto, quindi in una situazione di stagnazione dei mercati non
           sono necessariamente svantaggiate. In generale una start-up non ha neanche bisogno

           5
            SVEN E. JØRGENSEN, 2006, Tentative Fourth Law of Thermodynamics, Applied to Description of 
           Ecosystem Development, Annals of the New York Academy of Sciences.


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    Fondazione CUOA
Prolusioni, n. 8, 2 luglio 2011


              delle banche, perché può e deve partire e svilupparsi, come abbiamo appena detto,
              con le risorse degli amici, dei familiari e di qualche pazzo (FFF). Per cui sono in un
              certo senso indifferenti anche alle condizioni dei mercati finanziari. Inoltre in un
              periodo recessivo una start-up trova anche meno concorrenza dagli incumbent perché
              in questi periodi crollano gli investimenti della maggior parte delle imprese.


              La sostenibilità passa per un’economia ad alta densità di informazione 
              Il progresso tecnologico ha come attributo costante la smaterializzazione: il PIL è
              sempre più leggero. Dietro ogni euro di PIL c'è sempre più conoscenza (Informazione
              e Calcolo), e sempre meno materia. La leggerezza del PIL porta l'economia a livelli di
              densità di informazione mai visti prima. Da qui nasce l'esigenza di comprendere la
              ricchezza delle economie dei paesi e le loro prospettive di sviluppo, in maniera diversa
              da quella attuale. Stiamo andando verso un aumento progressivo dell'informazione a
              discapito della materia. Riusciamo a sfruttare sempre meglio la materia, e questo, tra
              l’altro, è l'unico modo di ottenere un utilizzo più sostenibile della stessa. La capacità di
              fare sempre di più con sempre di meno grazie alla disponibilità di tecnologie sempre
              più potenti è anche l'unica speranza che ha l'uomo di superare i limiti malthusiani
              della crescita, e andare così incontro ad un progresso sostenibile. Se per “green”
              intendiamo sostenibile, la tecnologia lo è per definizione.


              Il mondo ha bisogno  di imprese agili 
              Abbiamo parlato fin dall’inizio di futuro, ma come possiamo immaginare che arrivi ? Il
              futuro entra nelle nostre vite un po’ come un gatto. Sembra non arrivare, lo vediamo
              sornione e distratto, poi ad un certo punto addirittura disinteressato si ferma. In realtà
              si sta preparando     a fare il salto, un balzo improvviso ed eccolo la, nel futuro. La
              nostra percezione del futuro è invece lineare ci attendiamo un futuro come una
              prosecuzione in linea con il passato. E’ questo andamento lineare rispetto
              all’esponenziale (il salto del gatto) che ci crea dei problemi di previsione. Il salto nel
              futuro passa per una fase di incubazione di una nuova tecnologia che sembra non porti
              da nessuna parte, anzi porta anche tanti fallimenti. Poi si innesca il trend, seguito da
              una forte crescita, il salto del gatto. Tanti tentativi, tanti sacrifici, tanti vicoli ciechi che
              sembrano non portino a niente fino a quando il nuovo irrompe nelle nostre vite: le
              start-up sono le protagoniste di questo brodo primordiale, fatale per tanti, ma senza il
              quale non ci sarebbe futuro. Non si costruisce il nuovo senza i fallimenti, il futuro per


                                                                                                         MBA Imprenditori
                                                                                                                            5
Roberto Siagri, Prolusione




           donarci i suoi trend reclama le sue vittime sacrificali. I prossimi cento anni saranno
           caratterizzati da un progresso oggi impensabile ed inimmaginabile, sperimenteremo in
                                                         6
           100 anni 20.000 anni di progresso . Se siamo dunque di fronte ad un tale progresso, le
           sfide e i cambiamenti nei prossimi anni saranno tali e tanti, che è meglio prepararsi ad
           essere perennemente in crisi e sempre alla ricerca di nuove correnti. Dove per crisi
           intendo una sana paura di rimanere indietro, che deve essere uno stimolo per essere
           pronti ad issare le vele, la dove soffia il vento del cambiamento.


           Una grande trasformazione: non solo inventori, anche innovatori 
           Sono tante le forze che spingono in avanti, e senza dubbio la ricerca è una delle
           principali. Il problema è che la ricerca non produce necessariamente competitività.
           Anzi: è facile trasformare il denaro in ricerca, ma è difficile trasformare la buona
           ricerca in denaro. Ecco allora che le                due domande fondamentali per un'economia
           avanzata sono: una, quale direttrici dare alla ricerca? Cioè, quali progressi in campo
           scientifico e tecnologico servono al sistema industriale affinché stia al passo con i
           tempi e senza sprecare così il denaro investito nella ricerca? La seconda, conseguente
           alla prime, scaturisce dalla considerazione che la ricchezza investita in ricerca, nonché
           indirizzata, pur portando a nuove invenzioni                   non garantisce lo stesso il fiorire di
           innovazioni. La seconda domanda è: quale è il sistema sociale ideale in grado di
           capitalizzare sugli investimenti in ricerca e produrre l'innovazione che genera nuova
           ricchezza ? Sempre usando una metafora, messi davanti all'idea del fuoco, gli uomini
           delle caverne probabilmente l'identificarono innanzitutto come un problema, un
           fastidio, un pericolo. C'è una bella differenza tra l'invenzione del fuoco e l'innovazione
           del fuoco. Senza dubbio, in Italia, ci sono più invenzioni a caccia di innovazioni che
           innovazioni a caccia di inventori. Essere grandi inventori non basta, se il contesto
           economico è troppo sclerotizzato le invenzioni non si tradurranno in innovazioni.


           L’innovazione è un aspetto socio‐economico   
           Bisogna sia favorire l’incontro tra l’inventore è l'innovatore ovvero l’imprenditore
           schumpeteriano, invece sbagliando siamo più abituati a presentare l’inventore
           all’investitore, sia fornire          all’innovatore    un contesto socio-economico disponibile a
           cogliere ed assecondare il cambiamento. Solo così le invenzioni potranno liberare il loro


           6
               Ray Kurzweil, 2005,   The singularity is near, Viking, USA; (tr.it.: La singolarità è vicina,  Apogeo )


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    Fondazione CUOA
Prolusioni, n. 8, 2 luglio 2011


              potenziali nel sistema economico. In economie molto rigidi e con molte barriere sociali
              e culturali, l’innovazione poiché rompe gli schemi esistenti, è vista come un atto
              barbarico dunque pericolosa. L'innovatore infatti, come il fenomeno barbarico, si
              muove fuori dagli schemi così da poterli rompere e ricombinare dando luogo a nuovi
              usi e nuovi modi di convivenza.         La logica che sta dietro ad un'innovazione non è
              dunque         banale anzi questo aspetto barbarico le conferisce un aspetto de-
              umanizzante. Se poi raggiunge il successo allora assume la caratteristica di essere
              network-umanizzante poiché permette a gruppi sempre più ampi di persone di trarne
              vantaggio e migliorare la qualità della loro vita.


              L’impresa e l’inerzia al cambiamento 
              L'azienda, messa davanti a questa dinamica si può trovare in forte difficoltà. Non è
              nella natura delle organizzazioni aziendali domare questo cambiamento continuo.
                                                                      7
              L'intuizione fondamentale viene da Christensen , quando scrive che l'innovazione
              fallisce perché ancor prima che abbia visto la luce, l'organizzazione l'ha già svuotata
              inconsapevolmente, del suo potenziale. In altri termini: in azienda si parla di Ricerca &
              Sviluppo. Ma Ricerca e Sviluppo sono, usando una metafora, come il diavolo e l'acqua
              santa. Rispondono a logiche diverse. Se la Ricerca oggi riesce, sfruttando una nuova
              tecnologia, a trovare un nuovo prodotto che permette, alla propria impresa, di far fare
              un salto in avanti ed iniziare un nuovo ciclo di crescita, lo Sviluppo e l'organizzazione a
              valle tenderanno a conservare lo status quo, arginando il potenziale dell'innovazione
              o evidenziandone i soli aspetti negativi favorendo la perpetrazione del ciclo tecnologico
              attualmente vigente. Anche se il rischio della saturazione è alto, il desiderio di
              conservare, di non lasciare la strada vecchia e battuta è ancora più forte. Molto spesso
              la convinzione a cambiar strada arriva troppo tardi. Ci si dimentica che le curve di
              crescita pur essendo in essenza esponenziali partono sempre da zero e dunque gli
              effetti si vedranno, contrariamente alle attese, solo dopo un po’ di tempo. Nonostante
              la lentezza in avvio di un nuovo ciclo, i soggetti che già si sono mossi potranno
              guadagnare un vantaggio competitivo, spesso difficilmente replicabile da chi è rimasto
              indietro. Ecco perché bisogna incubare sempre nuovo potenziale di innovazione. È il

              7
                Clayton M. Christensen, 1997, The Innovator's Dilemma ‐When New Technologies Cause  Great 
              Firms to Fail, Harvard Business School Press.  
                Christensen, Clayton M. (2003). The innovator's solution : creating and sustaining successful 
              growth. Harvard Business Press. 


                                                                                                          MBA Imprenditori
                                                                                                                             7
Roberto Siagri, Prolusione




           gatto che punta: sta preparando muscoli e postura per essere pronto al balzo. Quando
           poi il tasso di penetrazione nel mercato di una innovazione, improvvisamente, fa
           vedere i suoi effetti, allora a quel punto per la concorrenza diventa difficile
           riposizionarsi. È il balzo del gatto, non lo avevamo visto arrivare e adesso è troppo
           tardi.


           Le imprese di fronte alla dicotomia tra Ricerca e Sviluppo 
           L'impresa deve sia coltivare i mercati presenti, che investire per incubare        nuove
           innovazioni senza però ne dissanguare l'impresa ne cannibalizzare la domanda
           corrente. Il modello organizzativo classico è fatto per rispondere alle esigenze dei
           clienti, dove il marketing è intento a seguire i loro bisogni a breve. Questo tipo di
           organizzazione è fondamentale per sfruttare appieno le tecnologie in uso, ma non ci
           permette, nella maggior parte dei casi, di distinguere il potenziale di nuove idee. Di
           fatto l'organizzazione spinge verso la saturazione: è il suo mestiere. Come in biologia,
           si muore per gli effetti della stessa cosa che ci tiene in vita: il precostituito
           metabolismo. All'interno dell'azienda dovrebbe invece convivere la gestione dello status
           quo che possiamo chiamare "civiltà" e la ricerca della nuova innovazione che si
           presenta come "barbarie". Si potrebbe dire, semplificando, che da un lato l'azienda
           deve coltivare quell'innovazione incrementale "market-pull", che risponde alle esigenze
           dei clienti. In questo modo, rispondendo alle stesse logiche e dinamiche, l'azienda
           continua a dominare i mercati di oggi. Dall'altro lato, l'azienda sviluppa anche un'altra
           attitudine, che non è guidata dal mercato ma spinta dalla visione di futuro e che da
           origine a delle innovazione radicali "technology push". Non si tratta in questo caso di
           rispondere alle esigenze del mercato, ma di prevenire la sua naturale tendenza alla
           saturazione identificando se possibile in anticipo i nuovi trend e essere così pronti a
           balzare su una nuova curva si crescita. I luoghi centrali dei fenomeni di cambiamento
           ed innovazione stanno nelle interfacce e nelle “superfici” tra le diverse funzioni dentro
           l’impresa e tra l’impresa ed il resto del mondo.        E’ nelle pieghe di queste che
           l'innovatore è in grado di sviluppare il nuovo mercato, tramite nuovi prodotti e servizi.
           E’ su queste che le organizzazioni devono lavorare per stimolare e promuovere
           l’innovazione. Non a caso il “business model” è descritto da flussi e contatti tra i pezzi
           che compongono l’ecosistema. Va ricordato che non ci sono solo vantaggi per il “first
           mover”, molte volte, se non si sa come padroneggiare i relativi rischi, conviene una




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    Fondazione CUOA
Prolusioni, n. 8, 2 luglio 2011


              posizione di follower. Ricordiamoci sempre che: è il primo uccello che prende il verme,
              ma è il secondo topo che prende il formaggio.


              C’è l’innovazione e c’è l’innovazione aperta 
              Anche per l’innovazione bisogna parlare di networking o di filiera dell'innovazione. Oggi
              il modello di innovazione che va per la maggiore va sotto il nome di "Open
              Innovation"8, e si fonda su una insuperabile tendenza a sbagliare sistematicamente le
              stime sul valore di una nuova tecnologia e vuole trovare un modello che consenta di
              sacrificare meno vittime sull’altare dell’innovazione. Davanti ad una nuova tecnologia,
              o non vediamo nessuna opportunità oppure la natura umana ci porta a sovrastimarne
              le potenzialità nel breve periodo, per poi buttarci nello sconforto nel medio periodo e
              che ci porta così a sottostimarne gli effetti nel lungo periodo (Hype Cycle di Gartner o
              ciclo della sovrastima). Gli effetti combinati di curve a S e della sovrastima generano
              più valore su ecosistemi aperti dell’innovazione dove gli effetti di selezione, dei vari
              sforzi messi in campo dagli innovatori, soprattutto giovani, tramite gli spin-off e le
              start-up (accademiche e non), risultano più efficaci nell’identificare le idee vincenti.
              Difficile, se non impossibile tentare di ricreare questo ecosistema di profondo
              cambiamento all'interno di una singola azienda. È anche vero che le grandi aziende
              possono tentare di controllare questa fase osservando, stimolando, investendo sulla
              dinamicità dell'ecosistema. In altri termini, le aziende che hanno già una dimensione,
              possono decidere anche di rimanere un po' alla finestra, concentrate sul paesaggio, ma
              non protagoniste di esso, per lasciare che la selezione e la validazione segua il suo
              corso in maniera autonoma. Una volta che questo avviene, la tecnologia ha bisogno
              degli asset complementari, che le aziende attente, direbbe David Teece9, non solo
              controllano, ma riescono a manipolare e ri-orientare verso il nuovo bersaglio.
              Chiaramente se il sistema economico in cui si muove l'azienda non è sufficientemente
              dinamico, non c’è futuro in formazione e rimanendo a guardare dalla finestra non si
              vede un bel niente, e quando il vento del cambiamento arriva è troppo tardi per
              captarlo se si è senza la vele. Ecco perché università, centri di ricerca, spin-off e start-
              up sono asset importanti, nel sistema quadrangolare, per spingere il cambiamento e la


              8
                Chesbrough, Henry, 2003, Open  Innovation:  The  New  Imperative  for  Creating  and  Profiting  from  Technology. 
              Boston: Harvard Business School Press.
              9
                Teece, David J., 2010, “Technological  Innovation  and  the  Theory  of  the  Firm:  The  Role  of  Enterprise‐level 
              Knowledge,  Complementarities,  and  (Dynamic)  Capabilities.”  In  N.  Rosenberg  and  B.  Hall  (eds.)  Handbook  of  the 
              Economics of Innovation, Volume 1. Amsterdam: North‐Holland.



                                                                                                                                 MBA Imprenditori
                                                                                                                                                    9
Roberto Siagri, Prolusione




            costruzione del futuro. Il sistema economico virtuoso ha bisogno di creare un ricco e
            diversificato portafoglio di traiettorie di sviluppo da osservare, lasciar crescere e al
            momento giusto sostenere per captare così a pieno il vento del cambiamento.


            «Ereditare il futuro»: la nuova sfida per gli imprenditori 
            L'imprenditore deve essere dunque un equilibrista in grado di camminare poggiando
            un piede sul mercato di oggi ma pensando anche al mercato di domani. Una strategia
            che guidi l'azienda all'inseguimento di questo equilibrio instabile sembra essere l'unica
            strada10. Il primo problema da risolvere è organizzativo il secondo strategico. Come
            iniettare il virus del cambiamento mantenendo salda la barra del controllo? Come
            crescere tramite acquisizioni e controllare il meccanismo degli spin-off? Osservare e
            comprare innovazione è sembrata la risposta più indicata nei settori caratterizzati da
            un forte vento e con un ecosistema molto ricco. Viviamo in un tempo di grande vento,
            mai nella storia dell'umanità il ROI inteso come Return On Ideas è stato così alto.
            Grazie ai network, essere grandi non vuol dire necessariamente essere migliori. Le
            opportunità là fuori sono tante e i muri costruiti per difendersi dai barbari non offrono
            difesa. In questa crisi, che segna la fine del primo decennio del nuovo secolo, il
            pericolo principale è quello di rimanere fermi davanti a grandi innovazioni e nuove
            idee. Abbiamo solo bisogno di nuovi modelli adatti a inseguire nuovi orizzonti, lungo la
            sconfinata frontiera delle scienze e delle tecnologie. Come direbbe Eric Hoffer,                      "In un
            tempo di cambiamenti,            chi impara eredita il futuro. Chi già conosce si trova ben
            equipaggiato per vivere in un mondo che non esiste più".
            E’ proprio per questo che siamo qua oggi.


                       Theodor Roosevelt  – 23 Aprile 1910 ‐ Discorso alla Sorbona (Parigi) 
                       “L’uomo nell’arena  –  Cittadino di una Repubblica”  
             
                       “Non è il critico che conta, né chi punta il dito sul forte che vacilla o su come le cose si 
                       potevano fare meglio. Il merito appartiene alla persona nell’arena, 
                       Il cui volto è coperto di polvere, sudore e sangue; 
                       Che lotta coraggiosamente, che ogni volta che cade subito si rialza; 
                       Che conosce l’entusiasmo, la passione, la devozione per i grandi ideali, 
                       Che si spende per una valida causa, che conosce finalmente il trionfo delle grandi 
                       conquiste; e che, nel peggiore dei casi, se fallisce, almeno cade combattendo 
                       valorosamente; cosicché il suo posto non sarà mai con le anime fredde e timide che 
                       non hanno mai conosciuto né sconfitta né vittoria.” 

            10
              Roberto Siagri, Andrea Barbaro, Nicola Buttolo, 2009, Using Innovation, Research and Finance to Build a
            Company with a Multi-Option Strategy , Cases In Technological Entrepreneurship - Edward Elgar Publishing Ltd. 



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     Fondazione CUOA
Prolusioni, n. 8, 2 luglio 2011


                                   
                                   
                                   
                                               
                                               Roberto Siagri è Presidente ed Amministratore delegato di
                                               Eurotech Spa, dove lavora dal 1992.
                                               Dopo aver partecipato anche alla sua fondazione, si è occupato
                                               delle attività di marketing strategico, marketing operativo e
                                               vendita. Dal 2000 si occupa di pianificazione strategica e nuove
                                               opportunità di business e internazionalizzazione in qualità di
                                               Presidente ed Amministratore Delegato.
                                               Ha conseguito la laurea in Fisica presso l'Università degli Studi
                                               di Trieste nel 1986, discutendo una tesi di struttura della
                                               materia. Fin da subito dopo la laurea ha iniziato a lavorare nel
                                               settore dell’ICT prima come progettista hardware e poi con
                                               responsabilità crescenti fino alla direzione di un centro di ricerca
                                               e sviluppo.
                                               Dal 2002 al 2003 ha collaborato con il dipartimento di Ingegneria
              Elettronica, Gestionale e Meccanica dell'Università di Udine in qualità di docente a contratto.
              Nel giugno 2003 ha ricevuto da parte del Comitato Scientifico dei Rotary Club della Provincia di
              Udine il premio Rotary "Obiettivo Europa". Nell'ottobre 2005 ha ricevuto dalla Camera di
              Commercio, Industria e Artigianato di Udine, il premio per l'Economia alla 52° edizione del
              premio del "Lavoro e del progresso economico" Nel novembre 2006 ha ricevuto da Ernst &
              Young Italia il premio "Imprenditore dell'anno 2006" per la categoria "Finanza". Nel marzo 2006
              ha ricevuto, dalla rivista "Capital" pubblicata da Class Editori, il premio "Imprenditore dell'anno"
              per la regione Friuli Venezia Giulia. Oltre ad altri incarichi all’interno del gruppo Eurotech, è
              membro: del board Italiano dell’IJBG ( Italy-Japan Business Group) e dell’ “Advisory Board”
              della Facoltà di Economia dell’Università di Padova. Da Febbraio 2009 è anche Presidente
              della Fondazione Museo Carnico “Michele Gortani” di Tolmezzo (UD).
              Esperto di temi legati all’innovazione, alla ricerca tecnologica e all’imprenditorialità è spesso
              chiamato come relatore in convegni in Italia e all’estero.




                                                                                                            MBA Imprenditori
                                                                                                                               11
Fondazione CUOA
  Segreteria MBA Imprenditori




  Villa Valmarana Morosini
36077 Altavilla Vicentina (VI)
       tel. 0444 333860
       fax 0444 333991
    imprenditori@cuoa.it

    www.cuoa.it

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Quaderni mapi 08-prolusione-4f

  • 1. ROBERTO SIAGRI Prolusione Alla cerimonia di consegna dei Diplomi MBA agli Allievi della quarta edizione del Master of Business Administration Imprenditori Fondazione CUOA Altavilla Vicentina 2 luglio 2011 Prolusioni n. 8 2 luglio 2011 MBA Imprenditori
  • 2. I Quaderni n. 1 - 11/06 Costa G., 2006, Le vie della modernizzazione dell’impresa piccola e media, Prolusione all’apertura della prima edizione del Master per Imprenditori di Piccole e Medie Imprese, novembre n. 2 - 11/07 Rullani E., 2007, Come cambiano le imprese. Alla ricerca di nuovi modelli di business, Prolusione all’apertura della seconda edizione del Master per Imprenditori di Piccole e Medie Imprese, novembre n. 3 - 07/08 Costa G., 2008, Produttività e crescita: la sfida delle medie imprese nel mercato globale, Prolusione alla Cerimonia di consegna dei Diplomi MBA agli Allievi della prima Edizione del Master per Imprenditori di Piccole e Medie Imprese, luglio n. 4 - 11/08 Coltorti F., 2008, Il Quarto Capitalismo: Passato e Futuro, Prolusione all’apertura della terza edizione del MBA Imprenditori, novembre n. 5 - 11/09 Calabrò A., 2009, Orgoglio industriale: il futuro delle medie imprese manifatturiere, Prolusione all’apertura della quarta edizione del MBA Imprenditori, novembre n. 6 - 07/10 Coltorti F., 2010, Crisi, Quarto Capitalismo e Competitività delle Medie Imprese, Prolusione alla Cerimonia di consegna dei Diplomi MBA agli Allievi della terza Edizione dell’MBA Imprenditori, luglio n. 7 - 11/10 Grandinetti R., 2010, L’annosa questione dimensionale: dalla manifattura, ai servizi, alla conoscenza, Prolusione all’apertura della quinta edizione del MBA Imprenditori, novembre Fondazione CUOA la 1° Scuola di Management del Nordest, dal 1957 Un modello istituzionale unico, che rappresenta i principali attori del mondo accademico, aziendale, economico-finanziario, pubblico e delle istituzioni. Un forte radicamento in un contesto unico di imprenditorialità, di cui conosce profondamente problemi e caratteristiche. Un’esperienza unica di conoscenze, competenze, professionalità, relazioni, alleanze e un’organizzazione all’altezza dei migliori standard europei. Un network unico di migliaia di persone preparate al CUOA, presenti nell’intero tessuto economico-sociale e culturale.
  • 3. LA CRISI COME OPPORTUNITÀ PER INNOVARE ASSECONDANDO IL CAMBIAMENTO di ROBERTO SIAGRI1 "Siate pratici e generosi con i vostri ideali.   Tenete gli occhi sulle stelle,   ma ricordatevi di tenere i piedi per terra. "   T.Roosvelt ,  24 maggio 1904  L’interpretazione del futuro, essenza dell’agire imprenditoriale  Nella nostra esperienza umana siamo abituati ad osservare fenomeni di natura biologica che seguono crescite che sono descritte graficamente da curve a S, dove dopo una fase di lento sviluppo seguito da una forte crescita si arriva inesorabilmente ad un punto di saturazione, e dunque a seguire giunge la decadenza e l’estinzione. A differenza della biologia che ha a disposizione una sola curva a S, le imprese sfruttando le tecnologie hanno il vantaggio di sviluppare curve a S sopra curve a S ovvero alla curva di crescita generata da una tecnologia se ne può sovrapporre un’altra basata su una nuova tecnologia, tra l’altro ogni nuova tecnologia ha la proprietà di espandersi sempre più rapidamente e con effetti sempre più ampi. La tecnologia dunque grazie alla capacità di rinnovarsi permette di superare i problemi della biologia ovvero: sostenere la crescita e superare saturazione e decadenza. Per poter avvantaggiarsi di questa proprietà della tecnologica le imprese devono dotarsi di strumenti e tecniche che diano la possibilità di immaginare ed anticipare il futuro. Si tratta, partendo dal contesto in cui viviamo, di sviluppare dei modelli di come il 2 presente potrebbe evolversi e a quali scenari futuri potrebbe dare origine . Nell’era dell’economia della conoscenza  Oggi viviamo nell'economia della conoscenza dove ciò che conta davvero è l'interconnessione degli ingegni, consentita dall’attuale progresso tecnologico. Ecco che non c’è da meravigliarsi che ci sia una correlazione positiva tra il PIL di un paese e 1 Roberto Siagri è Presidente ed Amministratore delegato di Eurotech Spa. 2 Questi studi di scenari tecnologici futuri sono comunemente noti come studi di foresight tecnologico.
  • 4. Roberto Siagri, Prolusione le sue infrastrutture di comunicazione a banda larga o il numero di anni passati dalla sua forza lavoro nelle scuole di specializzazione post-laurea. Conseguenza di questa progressiva interconnessione degli ingegni è il paradigma del "pensiero globale", che forzandoci ad essere connessi sconsiglia di costruire barriere. Le barriere non servono quando soffia il vento del cambiamento e la globalizzazione è inevitabile perché è la conseguenza stessa del flusso di conoscenze che avvolge il pianeta. William Gibson scrive che il futuro è già qui, ma non è ancora equamente distribuito. In effetti, se il futuro è frutto dell’agire degli uomini esso è presente già da qualche parte, attraverso le idee e l’agire quotidiano di qualcuno. Costruire il proprio futuro vuol dire andare alla ricerca delle fonti e delle idee, non equamente distribuite intorno a noi. Questo avviene rimanendo curiosi e aperti al cambiamento ciò attivi nei confronti del futuro. Come direbbe Alan Key, gli indovini di oggi sanno prevedere il futuro perché se lo stanno inventando. La fiducia nella possibilità di controllare il proprio destino è fondamentale per i leader di ieri e di oggi ed è alla base, a mio modo di vedere, dell’innovare. Il cambio di paradigma del saper fare  Conseguenza di quanto sopra è il progressivo passaggio dalla rilevanza del “know- how” alla rilevanza del “know-who” e del “know-where”. Pare quasi un controsenso, ma una conseguenza di questa economia globale della conoscenza interconnessa è che "sapere" e "saper fare" oggi non sono così rilevanti come in passato se non ulteriormente declinati. L'enfasi si è spostata sull' interconnessione di saperi che supera la debolezza e la fragilità dei singoli saperi. I paradigmi del “sapere dove” e del “sapere chi” scuotono i pilastri su cui si fondano le imprese. Gestire la conoscenza è diventato più complesso perché se è sempre importante il sapere fare “le cose”, senza che ce ne accorgessimo, “le cose” da sapere fare sono cambiate. Pian piano si è alzata la temperatura dell’acqua nella pentola e la rana non accorgendosene per tempo si è lessata. La globalizzazione porta al centro  gli ecosistemi  L’agire e pensare globale dunque sono elementi fondamentale per la costruzione del futuro. A tale proposito va sfatata una credenza: non è vero che l’ “essere globali” sia solo una possibilità riservata alle grandi aziende. Non c’è una correlazione tra dimensione e globalizzazione. Oggi anche le piccole imprese possono essere globali, lo possono essere usando le potenzialità delle tecnologie dell’ICT, trovando così 2 Fondazione CUOA
  • 5. Prolusioni, n. 8, 2 luglio 2011 collaboratori e partner nelle giuste aree geografiche. In un mondo interconnesso la collaborazione è una necessità un po' per tutti. E’ molto difficile, da soli, tenere sotto controllo una catena del valore oltremodo complessa e che coinvolge tanti settori ed attori. Anche un'azienda in posizione dominante, non è in grado di controllarla appieno. L'obiettivo di un’impresa di oggi dovrebbe essere quello di definire quelle pre-condizioni che creano ecosistemi, il più possibile globali, favorevoli allo sviluppo. In assenza di questi ecosistemi, grandi e piccoli rischiano, nel medio periodo, di essere tagliati fuori dal mercato. Il cattivo capitalismo ed il buon capitalismo  In ambito europeo, ed italiano in particolare, emerge molto chiaramente la rilevanza di quello che viene chiamato il triangolo industriale del “cattivo capitalismo”, fondato su alleanze tra grandi imprese, sindacato e stato3. Questo meccanismo produce un sistema caratterizzato da stalli, inefficienze e non predisposto a favorire la crescita e lo sviluppo di idee imprenditoriali. In un ambiente dinamico, su cui si è rifondato il sistema americano, si crea invece una circolazione di idee e persone, in un quadrilatero del “buon capitalismo” i cui vertici sono università, start up/ piccola impresa, media e grande impresa e stato. Questo crea un ciclo virtuoso di sviluppo economico e ha inerenti i presupposti per la creazione di innovazione. All’esterno del quadrilatero si innesca l’ecosistema dei finanziamenti che si differenziano a seconda dei soggetti e delle dimensioni4. La crisi: tra pericoli ed opportunità  Bertrand Picquard ha girato il mondo con il suo pallone aerostatico. Nelle conferenze che tiene, a tale proposito, parla di come ha superato i momenti di difficoltà nel manovrare il suo mezzo, e spiega che un pallone aerostatico è il paradigma della crisi. Come molti di noi ben sanno, le crisi (lo dice anche l’etimo cinese della parola) contengono sempre anche delle opportunità, che alcuni riescono a cogliere. Una volta che il pallone si alza da terra è il vento che lo spinge in una direzione piuttosto che un'altra. Ma se le correnti ad una certa quota non sono quelle desiderate, la soluzione 3 Baumol W.J., Litan R.E., Schramn C.J., 2007, Good Capitalism, Bad Capitalism, and the Economics of Growth and  Prosperity,  Yale  University  Press,  Yale  (tr.it.  Capitalismo  buono  capitalismo  cattivo.  L'imprenditorialità  e  i  suoi  nemici, UBE, Milano) 4 Per quanto riguarda le imprese abbiamo i: Friends, Fools & Family (FFF), Business angels (BA), Venture Capital (VC), Private equity (PE), ed il mercato regolamentato (SE); lo stato invece dipende dalle entrate fiscali mentre le università si basano su rette, donazioni e se sviluppano invenzioni utili anche royalty. MBA Imprenditori 3
  • 6. Roberto Siagri, Prolusione contro-intuitiva è gettare a terra oggetti e risorse ritenute rilevanti, importanti (cibo, apparecchiature, combustibile, ecc.). Perdendo peso, alzandosi in quota, si troveranno correnti diverse, più favorevoli e magari quella desiderata. Ragionando come Picquard possiamo dire che anche una crisi, come un vento che soffia nella direzione sbagliata, ci dà la possibilità (gli incentivi, la forza, l'occasione) di liberarci da vecchi schemi che ci spingono lontano da uno sviluppo sano e sostenibile e di abbracciare con coraggio la scelta di ricercare nuovi venti favorevoli così spingerci nel futuro. Ecco perché il pallone aerostatico rappresenta un paradigma della crisi. Ecco perché la crisi ci dà la forza e l’opportunità di cercare forze nuove per un nuovo sviluppo. Oggi concetti come "merito", "concorrenza", "flessibilità" non sono purtroppo molto diffusi nel paese a causa di un sistema chiuso descritto poco sopra come triangolare. Un sistema che continua a battersi per garanzie che non ci sono più, perdendo così di vista, le grandi opportunità che continuamente ci si presentano. Anche il nostro Paese, seppur con le dovute correzioni locali, dovrebbe incamminarsi quanto prima verso un sistema delle relazioni industriali e sociali quadrangolare, come precedentemente descritto. Non c’è tempo da perdere e sarebbe un peccato non sfruttare l’opportunità che la crisi ci presenta ora per forzare questo cambiamento. Il futuro entra nelle nostre vite tramite il cambiamento  L’enunciato che “il cambiamento è l’unica componente stabile in natura” potrebbe, secondo il fisico Sven Joergensen, ben configurarsi come la quarta legge della 5 termodinamica . Tra l’altro è tramite il cambiamento che il futuro entra nella nostra vita mentre le condizioni statiche sono solo delle cose morte. Un sistema statico, sia questo rappresentato da un’azienda o una nazione, che non asseconda il cambiamento, tentando in ogni modo di auto-conservarsi è destinato inevitabilmente al declino perché amplifica tutti i limiti dei sistemi biologici. Le recessioni agiscono da facilitatrici del cambiamento. Non è retorica. Prendiamo Microsoft, Disney, Genentech, Mc Donald's, Southwest Airlines, Johnson & Johnson. Queste grandi aziende sono nate in periodi di recessione. Una start-up può benissimo partire in un periodo di recessione o di crisi. Le aziende startup non hanno bisogno di mercato, visto che non hanno ancora un prodotto, quindi in una situazione di stagnazione dei mercati non sono necessariamente svantaggiate. In generale una start-up non ha neanche bisogno 5 SVEN E. JØRGENSEN, 2006, Tentative Fourth Law of Thermodynamics, Applied to Description of  Ecosystem Development, Annals of the New York Academy of Sciences. 4 Fondazione CUOA
  • 7. Prolusioni, n. 8, 2 luglio 2011 delle banche, perché può e deve partire e svilupparsi, come abbiamo appena detto, con le risorse degli amici, dei familiari e di qualche pazzo (FFF). Per cui sono in un certo senso indifferenti anche alle condizioni dei mercati finanziari. Inoltre in un periodo recessivo una start-up trova anche meno concorrenza dagli incumbent perché in questi periodi crollano gli investimenti della maggior parte delle imprese. La sostenibilità passa per un’economia ad alta densità di informazione  Il progresso tecnologico ha come attributo costante la smaterializzazione: il PIL è sempre più leggero. Dietro ogni euro di PIL c'è sempre più conoscenza (Informazione e Calcolo), e sempre meno materia. La leggerezza del PIL porta l'economia a livelli di densità di informazione mai visti prima. Da qui nasce l'esigenza di comprendere la ricchezza delle economie dei paesi e le loro prospettive di sviluppo, in maniera diversa da quella attuale. Stiamo andando verso un aumento progressivo dell'informazione a discapito della materia. Riusciamo a sfruttare sempre meglio la materia, e questo, tra l’altro, è l'unico modo di ottenere un utilizzo più sostenibile della stessa. La capacità di fare sempre di più con sempre di meno grazie alla disponibilità di tecnologie sempre più potenti è anche l'unica speranza che ha l'uomo di superare i limiti malthusiani della crescita, e andare così incontro ad un progresso sostenibile. Se per “green” intendiamo sostenibile, la tecnologia lo è per definizione. Il mondo ha bisogno  di imprese agili  Abbiamo parlato fin dall’inizio di futuro, ma come possiamo immaginare che arrivi ? Il futuro entra nelle nostre vite un po’ come un gatto. Sembra non arrivare, lo vediamo sornione e distratto, poi ad un certo punto addirittura disinteressato si ferma. In realtà si sta preparando a fare il salto, un balzo improvviso ed eccolo la, nel futuro. La nostra percezione del futuro è invece lineare ci attendiamo un futuro come una prosecuzione in linea con il passato. E’ questo andamento lineare rispetto all’esponenziale (il salto del gatto) che ci crea dei problemi di previsione. Il salto nel futuro passa per una fase di incubazione di una nuova tecnologia che sembra non porti da nessuna parte, anzi porta anche tanti fallimenti. Poi si innesca il trend, seguito da una forte crescita, il salto del gatto. Tanti tentativi, tanti sacrifici, tanti vicoli ciechi che sembrano non portino a niente fino a quando il nuovo irrompe nelle nostre vite: le start-up sono le protagoniste di questo brodo primordiale, fatale per tanti, ma senza il quale non ci sarebbe futuro. Non si costruisce il nuovo senza i fallimenti, il futuro per MBA Imprenditori 5
  • 8. Roberto Siagri, Prolusione donarci i suoi trend reclama le sue vittime sacrificali. I prossimi cento anni saranno caratterizzati da un progresso oggi impensabile ed inimmaginabile, sperimenteremo in 6 100 anni 20.000 anni di progresso . Se siamo dunque di fronte ad un tale progresso, le sfide e i cambiamenti nei prossimi anni saranno tali e tanti, che è meglio prepararsi ad essere perennemente in crisi e sempre alla ricerca di nuove correnti. Dove per crisi intendo una sana paura di rimanere indietro, che deve essere uno stimolo per essere pronti ad issare le vele, la dove soffia il vento del cambiamento. Una grande trasformazione: non solo inventori, anche innovatori  Sono tante le forze che spingono in avanti, e senza dubbio la ricerca è una delle principali. Il problema è che la ricerca non produce necessariamente competitività. Anzi: è facile trasformare il denaro in ricerca, ma è difficile trasformare la buona ricerca in denaro. Ecco allora che le due domande fondamentali per un'economia avanzata sono: una, quale direttrici dare alla ricerca? Cioè, quali progressi in campo scientifico e tecnologico servono al sistema industriale affinché stia al passo con i tempi e senza sprecare così il denaro investito nella ricerca? La seconda, conseguente alla prime, scaturisce dalla considerazione che la ricchezza investita in ricerca, nonché indirizzata, pur portando a nuove invenzioni non garantisce lo stesso il fiorire di innovazioni. La seconda domanda è: quale è il sistema sociale ideale in grado di capitalizzare sugli investimenti in ricerca e produrre l'innovazione che genera nuova ricchezza ? Sempre usando una metafora, messi davanti all'idea del fuoco, gli uomini delle caverne probabilmente l'identificarono innanzitutto come un problema, un fastidio, un pericolo. C'è una bella differenza tra l'invenzione del fuoco e l'innovazione del fuoco. Senza dubbio, in Italia, ci sono più invenzioni a caccia di innovazioni che innovazioni a caccia di inventori. Essere grandi inventori non basta, se il contesto economico è troppo sclerotizzato le invenzioni non si tradurranno in innovazioni. L’innovazione è un aspetto socio‐economico    Bisogna sia favorire l’incontro tra l’inventore è l'innovatore ovvero l’imprenditore schumpeteriano, invece sbagliando siamo più abituati a presentare l’inventore all’investitore, sia fornire all’innovatore un contesto socio-economico disponibile a cogliere ed assecondare il cambiamento. Solo così le invenzioni potranno liberare il loro 6 Ray Kurzweil, 2005, The singularity is near, Viking, USA; (tr.it.: La singolarità è vicina,  Apogeo ) 6 Fondazione CUOA
  • 9. Prolusioni, n. 8, 2 luglio 2011 potenziali nel sistema economico. In economie molto rigidi e con molte barriere sociali e culturali, l’innovazione poiché rompe gli schemi esistenti, è vista come un atto barbarico dunque pericolosa. L'innovatore infatti, come il fenomeno barbarico, si muove fuori dagli schemi così da poterli rompere e ricombinare dando luogo a nuovi usi e nuovi modi di convivenza. La logica che sta dietro ad un'innovazione non è dunque banale anzi questo aspetto barbarico le conferisce un aspetto de- umanizzante. Se poi raggiunge il successo allora assume la caratteristica di essere network-umanizzante poiché permette a gruppi sempre più ampi di persone di trarne vantaggio e migliorare la qualità della loro vita. L’impresa e l’inerzia al cambiamento  L'azienda, messa davanti a questa dinamica si può trovare in forte difficoltà. Non è nella natura delle organizzazioni aziendali domare questo cambiamento continuo. 7 L'intuizione fondamentale viene da Christensen , quando scrive che l'innovazione fallisce perché ancor prima che abbia visto la luce, l'organizzazione l'ha già svuotata inconsapevolmente, del suo potenziale. In altri termini: in azienda si parla di Ricerca & Sviluppo. Ma Ricerca e Sviluppo sono, usando una metafora, come il diavolo e l'acqua santa. Rispondono a logiche diverse. Se la Ricerca oggi riesce, sfruttando una nuova tecnologia, a trovare un nuovo prodotto che permette, alla propria impresa, di far fare un salto in avanti ed iniziare un nuovo ciclo di crescita, lo Sviluppo e l'organizzazione a valle tenderanno a conservare lo status quo, arginando il potenziale dell'innovazione o evidenziandone i soli aspetti negativi favorendo la perpetrazione del ciclo tecnologico attualmente vigente. Anche se il rischio della saturazione è alto, il desiderio di conservare, di non lasciare la strada vecchia e battuta è ancora più forte. Molto spesso la convinzione a cambiar strada arriva troppo tardi. Ci si dimentica che le curve di crescita pur essendo in essenza esponenziali partono sempre da zero e dunque gli effetti si vedranno, contrariamente alle attese, solo dopo un po’ di tempo. Nonostante la lentezza in avvio di un nuovo ciclo, i soggetti che già si sono mossi potranno guadagnare un vantaggio competitivo, spesso difficilmente replicabile da chi è rimasto indietro. Ecco perché bisogna incubare sempre nuovo potenziale di innovazione. È il 7 Clayton M. Christensen, 1997, The Innovator's Dilemma ‐When New Technologies Cause  Great  Firms to Fail, Harvard Business School Press.   Christensen, Clayton M. (2003). The innovator's solution : creating and sustaining successful  growth. Harvard Business Press.  MBA Imprenditori 7
  • 10. Roberto Siagri, Prolusione gatto che punta: sta preparando muscoli e postura per essere pronto al balzo. Quando poi il tasso di penetrazione nel mercato di una innovazione, improvvisamente, fa vedere i suoi effetti, allora a quel punto per la concorrenza diventa difficile riposizionarsi. È il balzo del gatto, non lo avevamo visto arrivare e adesso è troppo tardi. Le imprese di fronte alla dicotomia tra Ricerca e Sviluppo  L'impresa deve sia coltivare i mercati presenti, che investire per incubare nuove innovazioni senza però ne dissanguare l'impresa ne cannibalizzare la domanda corrente. Il modello organizzativo classico è fatto per rispondere alle esigenze dei clienti, dove il marketing è intento a seguire i loro bisogni a breve. Questo tipo di organizzazione è fondamentale per sfruttare appieno le tecnologie in uso, ma non ci permette, nella maggior parte dei casi, di distinguere il potenziale di nuove idee. Di fatto l'organizzazione spinge verso la saturazione: è il suo mestiere. Come in biologia, si muore per gli effetti della stessa cosa che ci tiene in vita: il precostituito metabolismo. All'interno dell'azienda dovrebbe invece convivere la gestione dello status quo che possiamo chiamare "civiltà" e la ricerca della nuova innovazione che si presenta come "barbarie". Si potrebbe dire, semplificando, che da un lato l'azienda deve coltivare quell'innovazione incrementale "market-pull", che risponde alle esigenze dei clienti. In questo modo, rispondendo alle stesse logiche e dinamiche, l'azienda continua a dominare i mercati di oggi. Dall'altro lato, l'azienda sviluppa anche un'altra attitudine, che non è guidata dal mercato ma spinta dalla visione di futuro e che da origine a delle innovazione radicali "technology push". Non si tratta in questo caso di rispondere alle esigenze del mercato, ma di prevenire la sua naturale tendenza alla saturazione identificando se possibile in anticipo i nuovi trend e essere così pronti a balzare su una nuova curva si crescita. I luoghi centrali dei fenomeni di cambiamento ed innovazione stanno nelle interfacce e nelle “superfici” tra le diverse funzioni dentro l’impresa e tra l’impresa ed il resto del mondo. E’ nelle pieghe di queste che l'innovatore è in grado di sviluppare il nuovo mercato, tramite nuovi prodotti e servizi. E’ su queste che le organizzazioni devono lavorare per stimolare e promuovere l’innovazione. Non a caso il “business model” è descritto da flussi e contatti tra i pezzi che compongono l’ecosistema. Va ricordato che non ci sono solo vantaggi per il “first mover”, molte volte, se non si sa come padroneggiare i relativi rischi, conviene una 8 Fondazione CUOA
  • 11. Prolusioni, n. 8, 2 luglio 2011 posizione di follower. Ricordiamoci sempre che: è il primo uccello che prende il verme, ma è il secondo topo che prende il formaggio. C’è l’innovazione e c’è l’innovazione aperta  Anche per l’innovazione bisogna parlare di networking o di filiera dell'innovazione. Oggi il modello di innovazione che va per la maggiore va sotto il nome di "Open Innovation"8, e si fonda su una insuperabile tendenza a sbagliare sistematicamente le stime sul valore di una nuova tecnologia e vuole trovare un modello che consenta di sacrificare meno vittime sull’altare dell’innovazione. Davanti ad una nuova tecnologia, o non vediamo nessuna opportunità oppure la natura umana ci porta a sovrastimarne le potenzialità nel breve periodo, per poi buttarci nello sconforto nel medio periodo e che ci porta così a sottostimarne gli effetti nel lungo periodo (Hype Cycle di Gartner o ciclo della sovrastima). Gli effetti combinati di curve a S e della sovrastima generano più valore su ecosistemi aperti dell’innovazione dove gli effetti di selezione, dei vari sforzi messi in campo dagli innovatori, soprattutto giovani, tramite gli spin-off e le start-up (accademiche e non), risultano più efficaci nell’identificare le idee vincenti. Difficile, se non impossibile tentare di ricreare questo ecosistema di profondo cambiamento all'interno di una singola azienda. È anche vero che le grandi aziende possono tentare di controllare questa fase osservando, stimolando, investendo sulla dinamicità dell'ecosistema. In altri termini, le aziende che hanno già una dimensione, possono decidere anche di rimanere un po' alla finestra, concentrate sul paesaggio, ma non protagoniste di esso, per lasciare che la selezione e la validazione segua il suo corso in maniera autonoma. Una volta che questo avviene, la tecnologia ha bisogno degli asset complementari, che le aziende attente, direbbe David Teece9, non solo controllano, ma riescono a manipolare e ri-orientare verso il nuovo bersaglio. Chiaramente se il sistema economico in cui si muove l'azienda non è sufficientemente dinamico, non c’è futuro in formazione e rimanendo a guardare dalla finestra non si vede un bel niente, e quando il vento del cambiamento arriva è troppo tardi per captarlo se si è senza la vele. Ecco perché università, centri di ricerca, spin-off e start- up sono asset importanti, nel sistema quadrangolare, per spingere il cambiamento e la 8 Chesbrough, Henry, 2003, Open  Innovation:  The  New  Imperative  for  Creating  and  Profiting  from  Technology.  Boston: Harvard Business School Press. 9 Teece, David J., 2010, “Technological  Innovation  and  the  Theory  of  the  Firm:  The  Role  of  Enterprise‐level  Knowledge,  Complementarities,  and  (Dynamic)  Capabilities.”  In  N.  Rosenberg  and  B.  Hall  (eds.)  Handbook  of  the  Economics of Innovation, Volume 1. Amsterdam: North‐Holland. MBA Imprenditori 9
  • 12. Roberto Siagri, Prolusione costruzione del futuro. Il sistema economico virtuoso ha bisogno di creare un ricco e diversificato portafoglio di traiettorie di sviluppo da osservare, lasciar crescere e al momento giusto sostenere per captare così a pieno il vento del cambiamento. «Ereditare il futuro»: la nuova sfida per gli imprenditori  L'imprenditore deve essere dunque un equilibrista in grado di camminare poggiando un piede sul mercato di oggi ma pensando anche al mercato di domani. Una strategia che guidi l'azienda all'inseguimento di questo equilibrio instabile sembra essere l'unica strada10. Il primo problema da risolvere è organizzativo il secondo strategico. Come iniettare il virus del cambiamento mantenendo salda la barra del controllo? Come crescere tramite acquisizioni e controllare il meccanismo degli spin-off? Osservare e comprare innovazione è sembrata la risposta più indicata nei settori caratterizzati da un forte vento e con un ecosistema molto ricco. Viviamo in un tempo di grande vento, mai nella storia dell'umanità il ROI inteso come Return On Ideas è stato così alto. Grazie ai network, essere grandi non vuol dire necessariamente essere migliori. Le opportunità là fuori sono tante e i muri costruiti per difendersi dai barbari non offrono difesa. In questa crisi, che segna la fine del primo decennio del nuovo secolo, il pericolo principale è quello di rimanere fermi davanti a grandi innovazioni e nuove idee. Abbiamo solo bisogno di nuovi modelli adatti a inseguire nuovi orizzonti, lungo la sconfinata frontiera delle scienze e delle tecnologie. Come direbbe Eric Hoffer, "In un tempo di cambiamenti, chi impara eredita il futuro. Chi già conosce si trova ben equipaggiato per vivere in un mondo che non esiste più". E’ proprio per questo che siamo qua oggi. Theodor Roosevelt  – 23 Aprile 1910 ‐ Discorso alla Sorbona (Parigi)  “L’uomo nell’arena  –  Cittadino di una Repubblica”     “Non è il critico che conta, né chi punta il dito sul forte che vacilla o su come le cose si  potevano fare meglio. Il merito appartiene alla persona nell’arena,  Il cui volto è coperto di polvere, sudore e sangue;  Che lotta coraggiosamente, che ogni volta che cade subito si rialza;  Che conosce l’entusiasmo, la passione, la devozione per i grandi ideali,  Che si spende per una valida causa, che conosce finalmente il trionfo delle grandi  conquiste; e che, nel peggiore dei casi, se fallisce, almeno cade combattendo  valorosamente; cosicché il suo posto non sarà mai con le anime fredde e timide che  non hanno mai conosciuto né sconfitta né vittoria.”  10 Roberto Siagri, Andrea Barbaro, Nicola Buttolo, 2009, Using Innovation, Research and Finance to Build a Company with a Multi-Option Strategy , Cases In Technological Entrepreneurship - Edward Elgar Publishing Ltd.  10 Fondazione CUOA
  • 13. Prolusioni, n. 8, 2 luglio 2011         Roberto Siagri è Presidente ed Amministratore delegato di Eurotech Spa, dove lavora dal 1992. Dopo aver partecipato anche alla sua fondazione, si è occupato delle attività di marketing strategico, marketing operativo e vendita. Dal 2000 si occupa di pianificazione strategica e nuove opportunità di business e internazionalizzazione in qualità di Presidente ed Amministratore Delegato. Ha conseguito la laurea in Fisica presso l'Università degli Studi di Trieste nel 1986, discutendo una tesi di struttura della materia. Fin da subito dopo la laurea ha iniziato a lavorare nel settore dell’ICT prima come progettista hardware e poi con responsabilità crescenti fino alla direzione di un centro di ricerca e sviluppo. Dal 2002 al 2003 ha collaborato con il dipartimento di Ingegneria Elettronica, Gestionale e Meccanica dell'Università di Udine in qualità di docente a contratto. Nel giugno 2003 ha ricevuto da parte del Comitato Scientifico dei Rotary Club della Provincia di Udine il premio Rotary "Obiettivo Europa". Nell'ottobre 2005 ha ricevuto dalla Camera di Commercio, Industria e Artigianato di Udine, il premio per l'Economia alla 52° edizione del premio del "Lavoro e del progresso economico" Nel novembre 2006 ha ricevuto da Ernst & Young Italia il premio "Imprenditore dell'anno 2006" per la categoria "Finanza". Nel marzo 2006 ha ricevuto, dalla rivista "Capital" pubblicata da Class Editori, il premio "Imprenditore dell'anno" per la regione Friuli Venezia Giulia. Oltre ad altri incarichi all’interno del gruppo Eurotech, è membro: del board Italiano dell’IJBG ( Italy-Japan Business Group) e dell’ “Advisory Board” della Facoltà di Economia dell’Università di Padova. Da Febbraio 2009 è anche Presidente della Fondazione Museo Carnico “Michele Gortani” di Tolmezzo (UD). Esperto di temi legati all’innovazione, alla ricerca tecnologica e all’imprenditorialità è spesso chiamato come relatore in convegni in Italia e all’estero. MBA Imprenditori 11
  • 14. Fondazione CUOA Segreteria MBA Imprenditori Villa Valmarana Morosini 36077 Altavilla Vicentina (VI) tel. 0444 333860 fax 0444 333991 imprenditori@cuoa.it www.cuoa.it