MARCO RUFFINO amministratore di Koinè srl e docente presso l’Università di Bologna ci racconterà delle opportunità di innovazione (sociale) già possibili nella nostra città.
IL SEMINARIO.
Parlare di SOCIAL INNOVATION non è agevole, ancor più all'avvio di un percorso seminariale con ambizioni di concretezza. E' facile restituire una rassegna dello “stato dell'arte”, nella quale utilmente ricomprendere anche altre parole chiave di rilevante presenza, anche fra i non addetti ai lavori (dalla smart city alla sharing economy, passando per la millenial generation).
Ma l'innovazione sociale esiste solo come PROCESSO EMERGENTE DI CAMBIAMENTO PARTECIPATO, che dà RISPOSTE INEDITE A BISOGNI EFFETTIVI, rileggendo lo stato in essere da punti di vista non ovvi. Un processo che non lascia la realtà come è, ma MIGLIORA VISIBILMENTE LA QUALITÀ DELLA VITA SOCIALE, AMBIENTALE, ECONOMICA.
Il punto chiave è, per dirlo con Arjun Appadurai, passare dalla “POLITICA DELLA PROBABILITÀ” alla “POLITICA DELLA POSSIBILITÀ”. Cioè dalla ripetizione degli schemi di azione “corretti perché ovvi” all‘ ASSUNZIONE DEI RISCHI DEL POSSIBILE, NON ANCORA VERIFICATO NELLA SUA ATTUAZIONE.
Molto dipende dalla cultura dei luoghi e dalla capacità di trasformare i vincoli in risorsa. Per innovare bisogna essere “QUI & ALTROVE” nel medesimo tempo. Nel “CONTESTO DATO” e nel “POSSIBILE PENSATO”.
Sembra allora utile ragionare su cosa può significare innovazione (sociale) nei luoghi del “Maniman,” riferimento evocativo, al di là del facile stereotipo, di caratteristiche locali di pensiero ed azione con cui è necessario confrontarsi.
Da questa prospettiva sarà esaminato e discusso in modo introduttivo COSA PUÒ ESSERE (E COSA SICURAMENTE NON È) LA SOCIAL INNOVATION, e quali possono essere i processi per attivarla in modo sostenibile. Sapendo che molte RISORSE (FORSE QUASI TUTTE) SONO GIÀ ATTORNO A NOI, a condizione di pensarle ed agirle in modo “altro”, nella necessaria concretezza del possibile.
TEMI.
- definizioni operative di SOCIAL INNOVATION e loro conseguenze pratiche;
- SOCIAL INNOVATION THINKING: pensare ed agire l'innovazione possibile a fronte dei freni del “probabile”
-per una ipotesi di applicazione al contesto genovese: LAVORO APPLICATIVO DI GRUPPO.
Il RELATORE.
MARCO RUFFINO
Si occupa da circa 30 anni di processi cognitivi e di apprendimento applicati ai campi della presa delle decisioni nelle politiche pubbliche e dello sviluppo organizzativo. Ha lavorato come ricercatore, metodologo e consulente per istituzioni pubbliche nazionali e regionali, parti sociali, grandi imprese, agenzie di ricerca, in Italia ed in progetti transnazionali. E' amministratore della società di consulenza Koinè srl - Knowledge in Network. Insegna "Decisioni e processi cognitivi in ambienti di rete" e "Social Network Analysis" all'Università di Bologna.
Social Hub Genova: Etica, Tecnologia & Impresa. Marco Ruffino.
Qui & Altrove. Opportunità di innovazione (sociale) nella Genova del “Maniman”
1.
2. La Social Innovation nelle linee guida europee
MARCO RUFFINO
Amministratore Koinè
3. Il campo del discorso /1
“Per il nostro contesto, definiamo innovazioni sociali quelle innovazioni che sono
sociali al contempo nei loro fini e nei loro mezzi, restando aperte alle possibili
declinazioni territoriali, culturali, etc. In tal senso, il “sociale” è tale sia nel “come”
(il processo), sia nel “perché” (gli obiettivi sociali e societali che si intendono
raggiungere)”
European Commission (2013), Guide to Social Innovation, Bruxelles
http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/presenta/so
cial_inno vation/ social_innovation_2013.pdf
“Nuove soluzioni (prodotti, servizi, modelli, mercati, processi, etc.) che
simultaneamente rispondono ad un bisogno sociale (più efficacemente di una
soluzione già esistente) e portano a nuove o rafforzate capacità, relazioni e ad un
miglior uso delle risorse. In altre parole, l'innovazione sociale risponde alla società
ed al contempo ne rafforza la capacità di azione”
Caulier-‐Grice, J. Davies, A. Patrick, R. Norman, W. (2012), "Defining
Social Innovation”. A deliverable of the project: “The theoretical,
empirical and policy foundations for building social innovation in
Europe” (TEPSIE), European Commission – 7th Framework
Programme, Brussels, European Commission, DG Research.
4. "L'innovazione sociale è ispirata dal desiderio di rispondere ai bisogni sociali che
possono essere tralasciati dalle forme tradizionali di mercato privato e che spesso
sono poco serviti o non risolti dai servizi pubblici”
BEPA (2011), Empowering people, driving change: Social innovation
in the European Union, Bruxelles.
http://ec.europa.eu/bepa/pdf/publications_pdf/
social_innovation.pdf
“La social innovation implica cambiamenti nelle relazioni di potere, l'aumento della
capacitazione socio-‐politica e dell'accesso alle risorse da parte dei beneficiari, in
modo da abilitarli ad affrontare i loro propri bisogni”
Caulier-‐Grice, J. Davies, A. Patrick, R. Norman, W. (2012), Defining
Social Innovation, op. cit.
“La social innovation richiede una “alleanza fra top e bottom, o fra ciò che
chiamiamo le 'api' (gli individui creativi dotati di idee ed energia) e gli 'alberi' (le
grandi istituzioni con il potere ed il denaro necessari per sostenere le cose alla scala
reale)”
Il campo del discorso /2
Murray R., Caulier-‐Grice J., Mulgan G. (2010), The open book
of social innovation, London, The Young Foundation.
5. Sei aspetti chiave
1. Cose realmente diverse sono prodotte in modo realmente diverso
2. L'innovazione sociale è molto più ampia delle politiche sociali (interessando
anche le politiche economiche)
3. L'innovazione sociale è rivolta a produrre valore sociale, non valore di
mercato
4. Per rispondere ai problemi l'innovazione sociale parte dai bisogni
5. Non esiste innovazione sociale senza soggettività sociale
6. Per fare grandi cose occorre l'approccio concreto delle piccole cose
IL FOCUS È SULLA RIDEFINIZIONE DEI MODI CON CUI SONO DEFINITE E REALIZZATE
LE POLITICHE, IN RISPOSTA AD UN BISOGNO
6. Sei rischi
1. Non è un approccio cosmetico
2. Non è la soluzione ordinaria ai problemi ordinari
3. Non è la soluzione a tendere di tutti i problemi
4. Non è l'economia irregolare
5. Non è un mero esercizio intellettuale
6. Non è un adempimento
IL FOCUS È SULLA EFFETTIVA INNOVAZIONE DEL PROCESSO ATTRAVERSO CUI
LA SOCIAL INNOVATION E' DEFINITA E PRATICATA
8. Un modello di valore: esemplificazione
1. PARTIRE DAI BISOGNI PER RISPONDERE AI PROBLEMI
2. MOLTIPLICARE IL VALORE COLLETTIVO, A PARITA' DI RISORSE IMPIEGATE
3. COINVOLGERE PER CREARE SIGNIFICATI CONDIVISI
9. IL CAMBIAMENTO E IL MANIMAN...
“IL TIMORE DI COMPIERE UN'AZIONE PER LA POSSIBILITÀ DEL REALIZZARSI DI
CONSEGUENZE NEGATIVE INATTESE”
CHE FARE?…
10. Apprendere come processo collettivo
Una caratteristica chiave di un social hub è quella di essere “luogo di
apprendimento”, inteso estensivamente come uno spazio di interazione sociale
funzionale a fornire:
• concetti ed idee (dare direzione e sostanza al pensiero creativo)
• metodi e strumenti (dare supporti, in modo efficiente, al processo di setting &
solving della social idea)
• esempi e pratiche (dare concretezza e rispondere in modo positivo alla
naturale avversione al rischio)
• confronti e critiche (dare supporti di efficacia, attraverso pratiche
anticipate di benchmarking e proofing)
11. Apprendere come processo collettivo
Tutto ciò sotto al doppio vincolo di:
• accrescere la varietà cognitiva, risorsa essenziale per
“pensare le cose in modo diverso”
• ridurre il costo cognitivo, condizione essenziale per sostenere il
processo di innovazione, soprattutto quando lo stesso non ha caratteristiche
incrementali
12. Apprendere come processo collettivo
Per un social hub il riferimento guida del suo essere un learning place, è la
scarsa/nulla importanza da attribuire alla gerarchia del sapere, tipica invece dei
luoghi vocati alla trasmissione istituzionale della conoscenza.
Assumendo una necessaria visione co-‐costruttiva, sembra utile
adottare i seguenti principi (che qui si espongono in funzione della critica
collettiva):
• insegna chi sa, partendo da chi vuole apprendere
• insegna chi ha una idea, rappresentandola agli altri
• insegna chi non sa (ma vuole apprendere), attraverso le proprie domande e
curiosità
• apprende chi sa, osservando ed interagendo, con particolare focus sulla
domande non ovvie
• apprende chi ha una idea, dalla propria esperienza empirica realizzativa e
dalle relazioni con gli altri
• apprende chi non sa, nei modi, nelle forme e nelle occasioni di impegno ed
interazione sociale attiva