Semelhante a L. Monteforte - Analisi congiunturale e previsioni a breve termine in Banca d’Italia: l’evoluzione delle esigenze d’informazione statistica
Semelhante a L. Monteforte - Analisi congiunturale e previsioni a breve termine in Banca d’Italia: l’evoluzione delle esigenze d’informazione statistica (20)
L. Monteforte - Analisi congiunturale e previsioni a breve termine in Banca d’Italia: l’evoluzione delle esigenze d’informazione statistica
1. Analisi congiunturale e previsioni a breve termine in Banca d’Italia:
l’evoluzione delle esigenze d’informazione statistica
Libero Monteforte |(Banca d’Italia - Servizio Studi di Congiuntura e Politica Monetaria)
2. Questa presentazione
•La Banca d’Italia e l’impiego delle statistiche ufficiali per l’attività previsiva
– Le attività che maggiormente utilizzano dati Istat
– Cenni sul nostro contributo alla produzione delle statistiche nazionali
•La diffusione delle statistiche ufficiali e le esigenze dei previsori
– La contabilità nazionale e le statistiche congiunturali
– I prezzi, le indagini strutturali e il settore immobiliare
– I conti regionali
– Le statistiche ufficiali e la comunicazione
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3. La Banca d’Italia: un’istituzione “data intensive” (1)
• La Banca d’Italia fa largo uso dei dati Istat, non soltanto per l’attività previsiva
• Analisi economica a supporto delle decisioni di politica monetaria
– Viene svolta utilizzando una varietà di modelli e strumenti quantitativi.
– Utilizza dati, sia ufficiali sia privati, per l’area dell’euro e per i singoli paesi
membri con frequenza trimestrale o maggiore, in particolare: contabilità
nazionale (CN), indici dei prezzi, statistiche e indagini congiunturali.
• Supporto e valutazione della politica economica (audizioni parlamentari,
consulenze, commissioni, etc.)
– Utilizza anche dati sul bilancio pubblico, di CN, delle forze di lavoro, indagini
campionarie e dati di fonte amministrativa.
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4. La Banca d’Italia: un’istituzione “data intensive” (2)
• Pubblicazioni ufficiali e attività di ricerca in Banca d’Italia
– Le principali pubblicazioni (Relazione annuale, Bollettino economico, Rapporto
sulla Stabilità finanziaria) utilizzano ampiamente e al tempo “amplificano” la
diffusione dei dati ufficiali.
– La ricerca economica fa largo uso dei dati Istat. In alcuni casi è stata
direttamente rivolta a verificare le proprietà dei dati dell’Istat (es. Busetti, 2006.
"Preliminary data and econometric forecasting: an application with the Bank of
Italy Quarterly Model," JoF).
• La Banca d’Italia inoltre contribuisce alla produzione statistica nazionale, in
particolare su:
– Variabili monetarie e creditizie e finanziarie
– Bilancia dei pagamenti
– BI beneficia di una consolidata esperienza nelle rilevazioni campionarie:
• Integrative delle statistiche ufficiali (es. Indagine sui Bilanci delle Famiglie dal 1964)
• Consentono analisi ad hoc (es. in Indagine sulle imprese industriali e dei servizi,
Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita, Sondaggio Immobiliare, etc.).
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5. L’elaborazione delle previsioni in BI
- Informazione congiunturale
- Modelli per l’inflazione
Bridge models - Indicatori anticipatori/coincidenti
CN trimestrale Serie mensili
e informazioni congiunturali e
Modello
congiunturali dati privati
econometrico
mensili
trimestrale
Modello Modello dell’economia
finanza mondiale
pubblica
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6. I principali indicatori: la contabilità nazionale
• La Contabilità nazionale (CN) ha un ruolo di preminente importanza nell’analisi congiunturale e
previsiva
– La revisione del 2011 (Ateco 2007) ha comportato guadagni, in particolare sul commercio
estero, anche in vista del prossimo passaggio al SEC2010.
– La revisione ha però ridotto la lunghezza temporale delle serie, rendendo meno precise le stime
dei modelli econometrici. Le serie trimestrali sul CRI in Italia partono dal 1990 (in precedenza
dal 1980), mentre in Francia dal 1949. In occasione dei 150 anni la Banca d’Italia e Istat hanno
ricostruito i conti annuali post unitari.
– La data di pubblicazione dei conti trimestrali è prossima a quella degli altri maggiori paesi
europei ma la stima preliminare del PIL italiano fornisce minori dettagli rispetto a Francia e
Germania.
• Le recenti evoluzioni congiunturali riportano interesse verso i conti dei settori istituzionali
– Le nuove stime dei conti trimestrali dei settori colmano il gap temporale di pubblicazione dei
corrispondenti conti annuali (le serie sono però disponibili dal 1999).
– Per meglio comprendere l’evoluzione della ricchezza delle famiglie si potrebbero considerare
anche variabili non finanziarie, principalmente attinenti alle proprietà immobiliari.
• Il marcato calo dell’attività di accumulazione si associa ad un’elevata quota di investimenti lordi sul
PIL. Cresce l’attenzione degli analisti verso i conti del capitale dell’Italia
– In futuro anche inclusivi delle attività intangibili?
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7. I principali indicatori: le statistiche congiunturali
• L’analisi congiunturale è stata tradizionalmente incentrata sul settore manifatturiero
– Si dispone di affidabili e tempestive informazioni sull’indice della produzione
industriale. L’interpretazione del dato migliorerebbe se si mettessero a
disposizione degli utenti, anche con ritardo, le inchieste sottostanti. Vi sono
rilevanti revisioni storiche, dovute soprattutto alla stagionalità, che l’Istat mette a
disposizione da diversi anni.
– Sembra esservi poco interesse in alcuni paesi europei per la produzione di dati
sugli ordinativi, utili ai fini previsivi. L’Istat invece continua a produrli per l’Italia, a
beneficio degli analisti.
• C’è minore informazione sul settore dei servizi e sulle componenti di domanda
– Non esiste un indicatore di produzione nel settore dei servizi, di fondamentale
importanza per l’analisi congiunturale (es. 2012:q4) in quanto pesa per circa il
75% sul totale dell’economia.
– Negli ultimi anni l’Istat ha migliorato l’indagine trimestrale sul fatturato sui servizi,
ma le serie sono pubblicate con un ritardo superiore a quello della CN.
– Le informazioni mensili sia sulla spesa per consumi sia sul commercio estero
sono difficilmente riconciliabili con le corrispondenti variabili di CN.
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8. I principali indicatori: le indagini congiuntuali
• Le indagini sulla fiducia delle famiglie.
– Sia per la tempestività sia per l’importanza del fenomeno economico, sono di
grande importanza per la valutazione del tono congiunturale.
– Vi sono però delle eterogeneità rispetto all’indicatore calcolato in ambito
Eurostat, che potrebbero forse essere eliminate.
– Per meglio comprendere le dinamiche congiunturali dei consumatori si potrebbe
dare più risalto a variabili reddituali, finanziarie e creditizie.
• Le indagini sulla fiducia delle imprese
– Dal giugno 2012 è stato rilasciato un indicatore sintetico riguardante, oltre
all’industria, anche le costruzioni, i servizi di mercato e il commercio al dettaglio.
Negli ultimi mesi le componenti dei servizi sono spesso variate in senso opposto
rispetto al manifatturiero (servizi anticiclici rispetto all’industria?).
– Nel confronto con altri paesi avanzati in Italia abbiamo meno informazioni sulle
scorte. E’ possibile utilizzare questa indagine per colmare (in parte) questo
divario?
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9. I principali indicatori: gli indici dei prezzi
• I prezzi costituiscono il principale obiettivo della politica monetaria
unica.
– Già dagli anni novanta gli istituti di statistica nazionali curano
l’armonizzazione delle serie (IAPC) a livello europeo.
– Attenzione all’implementazione delle innovazioni
metodologiche. L’esperienza recente suggerisce di realizzarle in
maniera tale da rendere possibile all’analista una pronta
valutazione sugli impatti.
– Mancano informazioni sull’incrocio tra le diverse spinte settoriali
nella formazione dei prezzi. Il ripristino del calcolo dei prezzi
input-output consentirebbe una migliore comprensione delle
dinamiche inflazionistiche.
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10. I principali indicatori: le indagini strutturali
La disponibilità di microdati e di indagini strutturali è sempre più importante, anche
a fini previsivi, in quanto utile anche a calibrare modelli macroeconomici strutturali.
• Le indagini sulle imprese
– Una maggiore diffusione dei micro dati sulle imprese (es. SCI, PMI), sarebbe
preziosissima per analizzare le determinanti della produttività e della
competitività del sistema Italia.
• Le indagini sulle condizioni delle famiglie
– EU-SILC beneficia dell’armonizzazione in ambito europeo ma ai fini delle
analisi economiche e dell’utilizzo in modelli di microsimulazione rimane
insufficiente per le rilevazione delle attività finanziarie.
• Le tavole intersettoriali
– Vengono aggiornate con regolarità. La disponibilità di tavole simmetriche a
prezzi costanti aiuterebbe a cogliere le ristrutturazioni dei meccanismi produttivi
dell’industria italiana in seguito alla crisi (ancora non conclusa).
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11. I principali indicatori: il settore immobiliare
• Dopo la recessione globale è cresciuta l’attenzione internazionale verso il
mercato immobiliare, Il settore è sempre più importante a fini di monitoraggio
congiunturale in quanto coglie l’interazione tra l’economia reale e le banche.
– Lo scorso ottobre l’Istat ha avviato la pubblicazione dell’indice sui
prezzi delle abitazioni, colmando un’importante lacuna statistica per
l’Italia (la Banca d’Italia aveva ricostruito un indicatore delle quotazioni
delle compravendite). Se fossero pubblicati anche i dati sulle transazioni
si migliorerebbe ulteriormente l’informazione per gli analisti.
– Riguardo alle previsioni sul settore delle costruzioni è difficile utilizzare i
dati sui permessi di costruzione, in quanto sono rilasciati con ritardo di
circa due trimestri.
– In ambito internazionale sempre maggiore attenzione viene rivolata ai
prezzi degli immobili non residenziali. Esiste al riguardo un progetto
del SEBC.
– Nella CN sarebbe molto informativo se si potesse distinguere
l’investimento in ristrutturazione da quello relativo a nuove
costruzioni.
– La componente di prezzo degli affitti negli indici sui prezzi al consumo
sembra difficilmente riconciliabile con la relativa posta di CN.
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12. I conti regionali
• Negli ultimi anni è cresciuta l’esigenza di avere informazioni statistiche affidabili a
livello regionale e di potenziare la relativa attività di nowcasting/forecasting.
– I conti economici regionali Istat sono a frequenza annuale e vengono rilasciati
con quasi un anno di ritardo (un trimestre per i conti nazionali).
– Alcuni istituti privati forniscono anticipazioni sul dato annuale.
– Non vi sono informazioni congiunturali ufficiali infra-annuali sugli andamenti delle
economie regionali.
– Prima dell’assorbimento dell’Isae da parte dell’Istat si disponeva della
disaggregazione regionale delle inchieste sulla fiducia della imprese
manifatturiere. Se fossero reintrodotte, anche a frequenza trimestrale, sarebbero
uno strumento unico per il monitoraggio, in tempo reale, delle economie locali.
– In mancanza di dati ufficiali a frequenza maggiore dell’anno alcuni operatori
privati stanno sviluppando indicatori regionali. Anche la Banca d’Italia potrà
contribuire allo sviluppo di tali nuovi indicatori.
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13. Statistiche ufficiali e comunicazione
• I comunicati stampa
– Nella sezione dei comunicati dedicata alle note metodologiche si potrebbero
citare documenti utili per approfondire, come i manuali Eurostat e gli eventuali
lavori di ricerca.
– Sono stati rinnovati nel 2011. Quando si dispone di serie destagionalizzate i
comunicati stampa potrebbero dare più spazio, pur con la dovuta cautela nei
mesi in cui è forte la stagionalità, alle variazioni congiunturali rispetto a quelle
tendenziali.
• La diffusione dei dati su web:
– Molte sono le positive evoluzioni recenti, social network, nuovo accesso al DB
(i.stat). E’ comunque migliorabile il sistema di diffusione ricorrente (es. Email
Subscription Service oltre ai feed).
– Dalla pagina web del comunicato stampa manca un link diretto per scaricare le
serie in excel e dal datawarehouse (es. la BEA in USA).
• Audizioni e altre forme di comunicazione non periodiche dell’Istat
– Con l’assorbimento dell’ISAE l’Istat pubblica delle previsioni macroeconomiche.
Nella comunicazione è cruciale l’attenzione al rischio che le informazioni
rilasciate dall’Istituto in materia previsiva vengano confuse dai media con i dati
ufficiali (soprattutto per quanto attiene al quadro di breve termine).
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15. La modellistica in BI: una visione d’insieme
Contenuto
DSGE DSGE
economico/ calibrati stimati
Ruolo della
teoria
Modello
Microsimulazione
Bridge Modello
Models Econometrico
Modello SVAR/
P.A. BVAR
Modelli a
Componenti
inosservate
Narrative Sofisticatezza
Factor
approach Models statistico/
•back
matematica
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16. La produzione nell’industria e nel totale economia
PIL e Produzione industriale
(variazioni percentuali congiunturali)
2.0% 0.8%
1.0% 0.4%
0.0% 0.0%
2010.2 2010.3 2010.4 2011.1 2011.2 2011.3 2011.4 2012.1 2012.2 2012.3 2012.4
-1.0% -0.4%
IPI (scala sin)
-2.0% -0.8%
PIL (scala des)
-3.0% -1.2%
Fonte: Istat
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