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Cosa sono le
Costellazioni
Familiari ?
Una della domande più difficili a cui mi sono trovato a dover rispondere
nella veste di costellatore, è stata anche per me la più frequente: “che
cosa sono le Costellazioni Familiari?”.
Talmente difficile che per un lungo periodo di tempo credevo di aver
trovato un facile modo per non rispondere. “Le costellazioni sono una di
quelle cose che si possono capire solamente facendole”. Ed è vero.
Le costellazioni consistono principalmente in una esperienza umana che
per la loro originalità è difficile anticiparne qualcosa senza creare
perplessità e confusione.
Solo che poi mi rendevo conto che questa risposta non bastava.
Anche dopo aver fatto questa esperienza con me, la domanda che cosa
sono le costellazioni non solo rimaneva, ma si arricchiva di sfumature
soggettive e personali: “che cosa mi è veramente successo … e perché.”
Una domanda che rimane arricchendosi di valenze così personali, merita
a mio avviso, una risposta che tenga presente le valenze personali di chi
è chiamato a rispondere.
In una epoca, la nostra, dove oramai una delle cose più semplici è quella
di trovare facili risposte su tutto, non potevo ignorare che le persone
avevano il bisogno di porre proprio a me questo quesito.
La domanda in questo caso smetteva di essere domanda per diventare
una vera e propria richiesta … “che cosa pensi tu di quello che mi è
successo e che mi sta accadendo … quanto sei stato presente alla mia
esperienza … quanto sei disposto ad esserlo in futuro”.
Le stesse domande e le stesse richieste che io, mi rendo conto solo ora,
ho posto per molto tempo durante il mio personale tirocinio.
Voglio quindi iniziare a dare una risposta, o delle risposte, iniziando a
condividere con voi perché e come mi sono avvicinato alle Costellazioni.
L’evento che per me ha dato inizio a tutto è stato la morte di mia madre
Il ritorno delle sorelle
Qualche mese prima di morire , mia madre dalla consapevolezza del suo
destino imminente, trasse la forza di ricontattare la sorella da cui, in
seguito ad eventi che sono per me tuttora poco chiari, e che comunque
non mi interessano, aveva smesso di sentire da decenni.
Il seguito fu tanto drammatico quanto commuovente. Le due sorelle si
diedero delle stupide per aver accettato tanto a lungo una separazione
che davanti alla morte appariva totalmente assurda e tornarono a
riconoscersi in un legame di amore profondo che non era mai andato
perduto.
Non ebbero la possibilità di rivedersi.
Esattamente un anno dopo muore anche mia zia.
Alcuni anni dopo, mia sorella si incontra con la figlia di mia zia.
Quello che successe la sorprese molto.
Per quanto non ci fosse mai stato tra loro un rapporto degno di questo
nome, e la loro reciproca conoscenza fosse fatta di pochi e sporadici
ricordi, si abbracciarono tra le lacrime in un emozione tanto intensa
quanto inaspettata.
Quando mia sorella mi raccontò dell’esito di questo incontro io ricordo
che fui preso da una certezza tanto profonda quanto irrazionale.
Qualcosa dentro me affermava con risolutezza che ad incontrarsi non
erano state le cugine ma le due sorelle.
Era una certezza che mi lasciava attonito, in quanto si ergeva indifferente
a tutte le possibili implicazioni che tale certezza richiamava.
“Le sorelle si sono incontrate? Ok, ma in che modo?...Le loro anime? Ok,
ma cosa possiamo intendere per anima …”
E soprattutto mi chiedevo da dove potesse trarre forza una certezza così
cieca.
Quali possibili risposte
Sono sempre stato del parere che le risposte che riguardano la nostra
esperienza personale, per essere riconosciute valide, devono riuscire a far
risuonare corde profonde del nostro animo che sono sostanzialmente
corde emotive.
Non c’è nulla di scientifico in questo, così come non c’è nulla di scientifico
se uno psicologo fresco di studio decida di indirizzarsi verso un approccio
freudiano o Junghiano, o comportamentista … e se c’è sicuramente
interessa a pochi.
Per quanto mi riguarda ho sempre creduto molto poco alla neutralità
della conoscenza.
Spesso ho avuto invece l’impressione che cercare una risposta scientifica
alle propria umana esperienza sia un po’ come voler salire su un treno
senza pagarne il biglietto.
L’illusione di una conoscenza che si rifiuta di diventare carne e sangue.
L’illusione di appropriarsi dell’universo con la semplice conoscenza del
numero delle stelle o della velocità di rotazione di un elettrone.
Dati che invece di fornire conoscenza rimangono incomprensibili in ogni
caso.
Ho trovato in Bert Hellinger e nelle sue teorie sulle Costellazioni Familiari
le prime risposte che hanno fatto risuonare corde che in un certo periodo
della mia vita erano diventate particolarmente sensibili.
Le prime corde a risuonare sono state quelle dello stupore e del sollievo.
La sorpresa di sentirsi riconosciuto, il sollievo del sentirsi meno solo nella
propria umana esperienza.
Le mie esperienze nell’ambito delle costellazioni
La rappresentazione della problematica
Riporto ora una delle numerose rappresentazioni a cui ho partecipato
come utente.
Riportare una esperienza come partecipante ritengo sia il modo migliore
per farvi entrare nello spirito delle costellazioni, in quanto maggiormente
basata su quello che si vive e si sente piuttosto che su quello che si vede e
si interpreta.
Siamo quindi a Roma. Lo scenario d’inizio è quello di sempre.
10/15 sedie per i partecipanti disposte a cerchio; la sedia del costellatore
leggermente spostata indietro con accanto una sedia vuota.
In questo specifico caso una candela accesa al centro dello spazio formato
dal cerchio diffondeva una solennità ed un senso di attesa che aveva
qualcosa di religioso.
Il costellatore comincia a spiegare in modo molto sintetico che cosa ci si
aspetta che accada e che cosa siamo chiamati a fare. Chiede poi chi vuole
iniziare. Un signore si alza e va a sedersi sulla sedia vuota.
Si presenta nuovamente al gruppo. Si chiama Sergio. Vuole lavorare sul
rapporto che sta vivendo con gli altri ed in particolare con due amici.
Sente che c’è qualcosa che non va anche se ha difficoltà a spiegarsi cosa.
Spera che le costellazioni lo aiutino a chiarire la situazione.
“Va bene Sergio, Scegli tra i partecipanti chi meglio senti possa
rappresentare questi due amici e mettili in scena.”
Sergio si alza dalla sedia, sceglie due ragazze, le colloca al centro dello
spazio, torna a sedersi.
Guardo le ragazze. Tutti le guardiamo. Sento già nell’aria la tensione
dell’attesa. La sento senza parteciparne pienamente. Mi chiedo anzi,
scioccamente, se gli altri in questo momento siano consapevoli come me
di quanto siano carine.
Sono sovrappensiero quando vedo Sergio che si sta dirigendo verso di me.
Mi ha scelto per rappresentarlo.
Mi ritrovo in piedi, vicino alle due ragazze. Ora sono loro che mi guardano
con insistenza.
Quando torno ad osservarle, capisco di essere entrato nella
rappresentazione.
Percepisco i lineamenti del loro viso come se fossero diversi; più marcati e
decisi. Ma ciò che realmente mi mette a disagio sono il loro occhi fissi ed
impenetrabile. Mi chiedo che cosa stiano cercando. È di importanza vitale
capire cosa si nasconda dietro a quegli sguardi; che cosa vogliano da me e
perché mi osservino.
Le due ragazze fanno qualcosa che il mio corpo rifiuta categoricamente: si
avvicinano.
Mi rivolgo al costellatore, voglio che le fermi “Non mi piacciono” dico. Mi
dimentico quindi di rispettare una delle regole del metodo, quella di non
parlare. Il costellatore me la ricorda. La costellazione va avanti.
Loro si avvicinano, io mi allontano. Ci fermiamo e continuiamo a
osservaci.
Una delle due ragazze si allontana dall’altra e si avvicina a me molto
lentamente. In quei movimenti avverto comprensione e rispetto per le
mie resistenze. Mi sorride e pone una mano sulla mia spalla.
Qualcosa dentro di me si arrende, e i miei occhi trattengono lacrime che
accolgo con impotenza. Riconosco il bisogno di quel sorriso e di quella
mano sulla spalla. Mi chiedo con dolore quanto questo amore che mi
arriva possa durare. Perché io sento, io so, che non sono fatto per essere
amato e che questo amore non può durare a lungo.
L’atra ragazza si avvicina; lo stesso sorriso, la stessa mano sulla spalla.
Non capisco, sono confuso. Loro sono in due, fanno le stesse cose, sono in
sintonia tra loro … che cosa centro in tutto questo? La risposta che mi
arriva è dolorosa e mi riporta in un mare di solitudine. Io con loro non
centro assolutamente nulla. È un amore troppo cauto quello che mi viene
donato. È un amore di cortesia, quell’amore che si svilisce nello stesso
momento che viene messo in atto.
Loro si amano e la forza di questo amore risiede nel non avere la
necessità di essere mostrato. Io non ho accesso a questo amore. Perché il
loro amore mi arrivi deve essere rivelato, ed in questo c’è tutta la sua
debolezza.
L’unica cosa che mi resta da fare è lasciarli nel loro amore. Tolgo le mani
delle ragazze dalla mia schiena. Le unisco tra loro. Mi allontano
trattenendo le lacrime.
Esco dal cerchio, mi allontano da tutti perché nessuno e nulla in quel
momento sento che più mi appartiene.
Verso la soluzione della problematica rappresentata
Mi accorgo a malapena dei cambiamenti che stanno avvenendo intorno a
me.
Il costellatore ha deciso di mobilitare quasi tutti i partecipanti nella
rappresentazione.
In questo momento sono circondato da persone.
Dicono parole e frasi di amicizia rivolte nei miei confronti.
Immagino che dovrei sentirmi meglio. Ma non è cosi. Queste parole e
queste frasi sono specchi in cui si riflette in maniera ancora più
drammatica tutta la mia solitudine.
Qualcuno ha posto una mano sulla mia spalla.
Accolgo il gesto con stanca rassegnazione.
Riesco a muovermi. Mi allontano cercando di evitare il più possibile la
presenza di tutti, perché tutti mi procurano fastidio.
Cammino verso un muro della sala. Appoggio la schiena su quel muro e
mi lascio scivolare giù. Sono seduto sul pavimento e sono stanco. Molto
stanco.
Il costellatore pone una partecipante a poca distanza da me. “Tu sei sua
madre” le dice prima di allontanarsi.
La donna mi guarda. Io non riesco a sostenere il suo sguardo. Sento per
lei una attrazione irresistibile. Sono dietro di lei con le mani e la fronte
posate sulle sue spalle. Il mio silenzio la implora di non andarsene di
nuovo.
Perché io so, io sono certo, che lei mi aveva abbandonato e che il suo
ritorno è un miracolo inaspettato.
Lei vuole girarsi ed abbracciarmi. Io la blocco quasi con violenza.
Non potrei sostenere l’intensità di quell’abbraccio, ne la possibilità che in
quegli occhi possa apparire l’ombra di un rifiuto. Dietro di lei, con gli occhi
chiusi e la fronte posata sulle sue spalle assaporo ogni momento della sua
presenza. Lei è mia madre. Lei è la vita che silenziosa ritorna.
Si sono avvicinati due rappresentanti. Ognuno di loro stringe una mano di
mia madre. Mi accorgo che mia madre ricambia quella stretta. È un
dolore acuto quello che mi spinge a strappare quelle mani da quelle di lei.
Ma le sue mani si ribellano. Vogliono tornare da quelle mani. Rifiutano la
mia stretta. Mia madre mi sta abbandonando. Mia madre mi abbandona.
È il mio destino che ritorna. Sono stato ingenuo a rifugiarmi in quegli
attimi come fossero stati una eternità.
Mi allontano di nuovo da tutti e vado vero il muro della sala opposto a
quello che avevo appena lasciato.
Mi fermo davanti a quel muro.
Adesso si che il mondo è veramente lontano.
Dentro me qualcosa sta morendo di un morte lenta, quasi dolce.
Il costellatore pone fine alla rappresentazione.
Mi ricordo che cosa stessi facendo e che cosa ho appena fatto.
La mia attenzione ritorna verso Sergio.
È rimasto seduto ed ha le mani sul viso
Sta piangendo.
Verrò a sapere che ha pianto durante tutta la rappresentazione.
Che cosa è accaduto
La proposta di una spiegazione
Una ventina di minuti dopo mangiavo qualcosa con Sergio durante
l’intervento.
Parlando con lui rielaboravo la mia esperienza, incoraggiato dalle sue
continue conferme. Mi sarei stupito se non ci fossero state. L’esperienza
era stata troppo limpida e forte.
Le sue risposte mi aprivano ulteriori spiragli di comprensione.
Il costellatore in questo caso era stato molto abile ad inserire la figura
della madre.
Come Sergio stesso avrebbe poi rivelato, da bambino aveva vissuto una
forte e drammatica separazione dalla madre.
Bert Hellinger sottolinea con molta forza l’importanza del rapporto con la
madre per le future relazioni sia con gli altri che con la propria vita.
La perdita della madre è la perdita della fiducia verso di se e verso gli altri.
È la paura dell’abbandono che può tornare in ogni circostanza.
A Sergio rimandavo questo perenne vissuto di attesa senza speranza che
avevo avvertito durante tutta la rappresentazione.
“È come se tu stessi sempre in attesa degli altri … sono gli altri che
devono venire da te … dimostrare che ti amano … solo che sia nel caso
che vengano o che non vengano tu continui a non fidarti … è così?”
Sergio: “ mi prenderei a schiaffi …”
“E faresti proprio bene …” incalzo io forte di una sicurezza che sarebbe
incomprensibile in ogni altra circostanza “sei in una trappola senza uscita
… se gli altri non vengono è un problema … se vengono è un problema lo
stesso”.
Naturalmente non sto riportando questa esperienza per dare delle
delucidazioni sul rapporto tra madre e figlio e sulle sue possibili
conseguenze.
Questo fa parte del caso specifico e mi serve per introdurre un aspetto
che è alla base di ogni rappresentazione.
Si tratta della possibilità di avere accesso diretto alla mondo interno di
una altra persona senza che questa ci abbia dato qualsiasi informazione.
Questo accesso è possibile anche quando la persona in questione non è
fisicamente presente.
È questo aspetto che fa si che questo metodo sia tanto affascinante
quanto controverso.
Eppure chi partecipa o ha partecipato a questa esperienza non ha alcuna
difficoltà ad accettare questo presupposto.
Rivelazioni spontanee di malesseri fisici, di traumi infantili, abusi sessuali
… vengono accolti con molta naturalezza e con poca sorpresa o
meraviglia.
Il perché questo avvenga non ha una spiegazione definitiva.
Lo stesso Bert Hellinger, pur proponendosi con le sue teorie a proposito,
afferma che mantiene il pieno rispetto per il mistero di ciò che accade
affermando che: “È vero ciò che è utile”.
È l’atteggiamento che io sento di condividere pienamente.
In questo caso la rappresentazione è servita sicuramente a Sergio per
riprendere possesso della sua problematica e aveva perso di vista
proiettandola sugli altri.
A me per la possibilità che mi sono concesso di ampliare i miei orizzonti
vivendo in prima persona una nuova dimensione umana presa
momentaneamente in prestito.
Ciò che rende incoraggiante il metodo delle costellazioni familiari è che le
persone sentono di trarne benefici, sia dal punto di crescita personale che
di soluzione diretta di molte problematiche individuali e relazionali.
Molti mi hanno riportato l’impressione che lavorare con le
rappresentazioni dei propri familiari o altri ambienti di appartenenza
abbia portato cambiamenti positivi in quegli ambienti in modo diretto ed
immediato.
La frequenza con cui questo accade è molto interessante.
Anche questo porta a riflettere sui legami e le reciproche influenze che
esistono tra le persone in modo nuovo e sorprendente.
Molti costellatori credo che soffrano un vuoto di conoscenza quando
ricorrono a spiegare tutto questo ricorrendo alla meccanica quantistica o
ai campi morfogenetici di Rupert Sheldrake.
La mia personale opinione è che la meccanica quantistica, almeno per
quanto riguarda i suoi esperimenti più suggestivi e sorprendenti, possa
essere usata per lo più come metafora di ciò che accade nelle
costellazioni piuttosto che come spiegazione.
Per quanto riguarda i campi morfologici ritengo invece che non facciano
giustizia della complessità di ciò che avviene nelle costellazioni che,
sicuramente, si presta ancora a diverse chiavi di lettura.
Se quindi adesso, in via di conclusione dovessi rispondere alla domanda di
inizio, su cosa sono le costellazioni, la mia risposta non può essere che
una risposta personale.
Per me le costellazioni sono tutto ciò che accade durante le costellazioni
(e di cui ancora sappiamo molto poco), più una serie di concetti teorici e
di tecniche finalizzate ad accogliere ed orientare verso una possibile
soluzione tutto ciò che durante le costellazioni viene messo in
movimento.
Per quanto riguarda la prima parte della definizione, riguardante quello
che accade nelle costellazioni, spero di essere riuscito a dare una risposta.
Possibilmente un risposta viva. Di quelle che generano nuove domande
dandoci una direzione e delle aspettative.
Per quanto riguarda la seconda, rispetto alle teoria ed alle tecniche, vi
lascio alle vostre ricerche su internet ed ai libri di Bert Hellinger,
augurandomi che la mia esperienza e le mie considerazioni vi possano
essere di aiuto in questo secondo approccio.
Ovviamente rimango a vostra disposizione su tutto.
È il motivo per il quale ho messo questo articolo su facebook.
Grazie per avermi letto.
Un saluto a tutti
Enrico

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Cosa sono le costellazioni Familiari?

  • 1. Cosa sono le Costellazioni Familiari ? Una della domande più difficili a cui mi sono trovato a dover rispondere nella veste di costellatore, è stata anche per me la più frequente: “che cosa sono le Costellazioni Familiari?”. Talmente difficile che per un lungo periodo di tempo credevo di aver trovato un facile modo per non rispondere. “Le costellazioni sono una di quelle cose che si possono capire solamente facendole”. Ed è vero. Le costellazioni consistono principalmente in una esperienza umana che per la loro originalità è difficile anticiparne qualcosa senza creare perplessità e confusione. Solo che poi mi rendevo conto che questa risposta non bastava. Anche dopo aver fatto questa esperienza con me, la domanda che cosa sono le costellazioni non solo rimaneva, ma si arricchiva di sfumature soggettive e personali: “che cosa mi è veramente successo … e perché.”
  • 2. Una domanda che rimane arricchendosi di valenze così personali, merita a mio avviso, una risposta che tenga presente le valenze personali di chi è chiamato a rispondere. In una epoca, la nostra, dove oramai una delle cose più semplici è quella di trovare facili risposte su tutto, non potevo ignorare che le persone avevano il bisogno di porre proprio a me questo quesito. La domanda in questo caso smetteva di essere domanda per diventare una vera e propria richiesta … “che cosa pensi tu di quello che mi è successo e che mi sta accadendo … quanto sei stato presente alla mia esperienza … quanto sei disposto ad esserlo in futuro”. Le stesse domande e le stesse richieste che io, mi rendo conto solo ora, ho posto per molto tempo durante il mio personale tirocinio. Voglio quindi iniziare a dare una risposta, o delle risposte, iniziando a condividere con voi perché e come mi sono avvicinato alle Costellazioni. L’evento che per me ha dato inizio a tutto è stato la morte di mia madre Il ritorno delle sorelle Qualche mese prima di morire , mia madre dalla consapevolezza del suo destino imminente, trasse la forza di ricontattare la sorella da cui, in seguito ad eventi che sono per me tuttora poco chiari, e che comunque non mi interessano, aveva smesso di sentire da decenni. Il seguito fu tanto drammatico quanto commuovente. Le due sorelle si diedero delle stupide per aver accettato tanto a lungo una separazione che davanti alla morte appariva totalmente assurda e tornarono a riconoscersi in un legame di amore profondo che non era mai andato perduto. Non ebbero la possibilità di rivedersi.
  • 3. Esattamente un anno dopo muore anche mia zia. Alcuni anni dopo, mia sorella si incontra con la figlia di mia zia. Quello che successe la sorprese molto. Per quanto non ci fosse mai stato tra loro un rapporto degno di questo nome, e la loro reciproca conoscenza fosse fatta di pochi e sporadici ricordi, si abbracciarono tra le lacrime in un emozione tanto intensa quanto inaspettata. Quando mia sorella mi raccontò dell’esito di questo incontro io ricordo che fui preso da una certezza tanto profonda quanto irrazionale. Qualcosa dentro me affermava con risolutezza che ad incontrarsi non erano state le cugine ma le due sorelle. Era una certezza che mi lasciava attonito, in quanto si ergeva indifferente a tutte le possibili implicazioni che tale certezza richiamava. “Le sorelle si sono incontrate? Ok, ma in che modo?...Le loro anime? Ok, ma cosa possiamo intendere per anima …” E soprattutto mi chiedevo da dove potesse trarre forza una certezza così cieca. Quali possibili risposte Sono sempre stato del parere che le risposte che riguardano la nostra esperienza personale, per essere riconosciute valide, devono riuscire a far risuonare corde profonde del nostro animo che sono sostanzialmente corde emotive. Non c’è nulla di scientifico in questo, così come non c’è nulla di scientifico se uno psicologo fresco di studio decida di indirizzarsi verso un approccio freudiano o Junghiano, o comportamentista … e se c’è sicuramente interessa a pochi.
  • 4. Per quanto mi riguarda ho sempre creduto molto poco alla neutralità della conoscenza. Spesso ho avuto invece l’impressione che cercare una risposta scientifica alle propria umana esperienza sia un po’ come voler salire su un treno senza pagarne il biglietto. L’illusione di una conoscenza che si rifiuta di diventare carne e sangue. L’illusione di appropriarsi dell’universo con la semplice conoscenza del numero delle stelle o della velocità di rotazione di un elettrone. Dati che invece di fornire conoscenza rimangono incomprensibili in ogni caso. Ho trovato in Bert Hellinger e nelle sue teorie sulle Costellazioni Familiari le prime risposte che hanno fatto risuonare corde che in un certo periodo della mia vita erano diventate particolarmente sensibili. Le prime corde a risuonare sono state quelle dello stupore e del sollievo. La sorpresa di sentirsi riconosciuto, il sollievo del sentirsi meno solo nella propria umana esperienza. Le mie esperienze nell’ambito delle costellazioni La rappresentazione della problematica Riporto ora una delle numerose rappresentazioni a cui ho partecipato come utente. Riportare una esperienza come partecipante ritengo sia il modo migliore per farvi entrare nello spirito delle costellazioni, in quanto maggiormente basata su quello che si vive e si sente piuttosto che su quello che si vede e si interpreta. Siamo quindi a Roma. Lo scenario d’inizio è quello di sempre.
  • 5. 10/15 sedie per i partecipanti disposte a cerchio; la sedia del costellatore leggermente spostata indietro con accanto una sedia vuota. In questo specifico caso una candela accesa al centro dello spazio formato dal cerchio diffondeva una solennità ed un senso di attesa che aveva qualcosa di religioso. Il costellatore comincia a spiegare in modo molto sintetico che cosa ci si aspetta che accada e che cosa siamo chiamati a fare. Chiede poi chi vuole iniziare. Un signore si alza e va a sedersi sulla sedia vuota. Si presenta nuovamente al gruppo. Si chiama Sergio. Vuole lavorare sul rapporto che sta vivendo con gli altri ed in particolare con due amici. Sente che c’è qualcosa che non va anche se ha difficoltà a spiegarsi cosa. Spera che le costellazioni lo aiutino a chiarire la situazione. “Va bene Sergio, Scegli tra i partecipanti chi meglio senti possa rappresentare questi due amici e mettili in scena.” Sergio si alza dalla sedia, sceglie due ragazze, le colloca al centro dello spazio, torna a sedersi. Guardo le ragazze. Tutti le guardiamo. Sento già nell’aria la tensione dell’attesa. La sento senza parteciparne pienamente. Mi chiedo anzi, scioccamente, se gli altri in questo momento siano consapevoli come me di quanto siano carine. Sono sovrappensiero quando vedo Sergio che si sta dirigendo verso di me. Mi ha scelto per rappresentarlo. Mi ritrovo in piedi, vicino alle due ragazze. Ora sono loro che mi guardano con insistenza. Quando torno ad osservarle, capisco di essere entrato nella rappresentazione. Percepisco i lineamenti del loro viso come se fossero diversi; più marcati e decisi. Ma ciò che realmente mi mette a disagio sono il loro occhi fissi ed
  • 6. impenetrabile. Mi chiedo che cosa stiano cercando. È di importanza vitale capire cosa si nasconda dietro a quegli sguardi; che cosa vogliano da me e perché mi osservino. Le due ragazze fanno qualcosa che il mio corpo rifiuta categoricamente: si avvicinano. Mi rivolgo al costellatore, voglio che le fermi “Non mi piacciono” dico. Mi dimentico quindi di rispettare una delle regole del metodo, quella di non parlare. Il costellatore me la ricorda. La costellazione va avanti. Loro si avvicinano, io mi allontano. Ci fermiamo e continuiamo a osservaci. Una delle due ragazze si allontana dall’altra e si avvicina a me molto lentamente. In quei movimenti avverto comprensione e rispetto per le mie resistenze. Mi sorride e pone una mano sulla mia spalla. Qualcosa dentro di me si arrende, e i miei occhi trattengono lacrime che accolgo con impotenza. Riconosco il bisogno di quel sorriso e di quella mano sulla spalla. Mi chiedo con dolore quanto questo amore che mi arriva possa durare. Perché io sento, io so, che non sono fatto per essere amato e che questo amore non può durare a lungo. L’atra ragazza si avvicina; lo stesso sorriso, la stessa mano sulla spalla. Non capisco, sono confuso. Loro sono in due, fanno le stesse cose, sono in sintonia tra loro … che cosa centro in tutto questo? La risposta che mi arriva è dolorosa e mi riporta in un mare di solitudine. Io con loro non centro assolutamente nulla. È un amore troppo cauto quello che mi viene donato. È un amore di cortesia, quell’amore che si svilisce nello stesso momento che viene messo in atto. Loro si amano e la forza di questo amore risiede nel non avere la necessità di essere mostrato. Io non ho accesso a questo amore. Perché il loro amore mi arrivi deve essere rivelato, ed in questo c’è tutta la sua debolezza.
  • 7. L’unica cosa che mi resta da fare è lasciarli nel loro amore. Tolgo le mani delle ragazze dalla mia schiena. Le unisco tra loro. Mi allontano trattenendo le lacrime. Esco dal cerchio, mi allontano da tutti perché nessuno e nulla in quel momento sento che più mi appartiene. Verso la soluzione della problematica rappresentata Mi accorgo a malapena dei cambiamenti che stanno avvenendo intorno a me. Il costellatore ha deciso di mobilitare quasi tutti i partecipanti nella rappresentazione. In questo momento sono circondato da persone. Dicono parole e frasi di amicizia rivolte nei miei confronti. Immagino che dovrei sentirmi meglio. Ma non è cosi. Queste parole e queste frasi sono specchi in cui si riflette in maniera ancora più drammatica tutta la mia solitudine. Qualcuno ha posto una mano sulla mia spalla. Accolgo il gesto con stanca rassegnazione. Riesco a muovermi. Mi allontano cercando di evitare il più possibile la presenza di tutti, perché tutti mi procurano fastidio. Cammino verso un muro della sala. Appoggio la schiena su quel muro e mi lascio scivolare giù. Sono seduto sul pavimento e sono stanco. Molto stanco. Il costellatore pone una partecipante a poca distanza da me. “Tu sei sua madre” le dice prima di allontanarsi.
  • 8. La donna mi guarda. Io non riesco a sostenere il suo sguardo. Sento per lei una attrazione irresistibile. Sono dietro di lei con le mani e la fronte posate sulle sue spalle. Il mio silenzio la implora di non andarsene di nuovo. Perché io so, io sono certo, che lei mi aveva abbandonato e che il suo ritorno è un miracolo inaspettato. Lei vuole girarsi ed abbracciarmi. Io la blocco quasi con violenza. Non potrei sostenere l’intensità di quell’abbraccio, ne la possibilità che in quegli occhi possa apparire l’ombra di un rifiuto. Dietro di lei, con gli occhi chiusi e la fronte posata sulle sue spalle assaporo ogni momento della sua presenza. Lei è mia madre. Lei è la vita che silenziosa ritorna. Si sono avvicinati due rappresentanti. Ognuno di loro stringe una mano di mia madre. Mi accorgo che mia madre ricambia quella stretta. È un dolore acuto quello che mi spinge a strappare quelle mani da quelle di lei. Ma le sue mani si ribellano. Vogliono tornare da quelle mani. Rifiutano la mia stretta. Mia madre mi sta abbandonando. Mia madre mi abbandona. È il mio destino che ritorna. Sono stato ingenuo a rifugiarmi in quegli attimi come fossero stati una eternità. Mi allontano di nuovo da tutti e vado vero il muro della sala opposto a quello che avevo appena lasciato. Mi fermo davanti a quel muro. Adesso si che il mondo è veramente lontano. Dentro me qualcosa sta morendo di un morte lenta, quasi dolce. Il costellatore pone fine alla rappresentazione. Mi ricordo che cosa stessi facendo e che cosa ho appena fatto. La mia attenzione ritorna verso Sergio.
  • 9. È rimasto seduto ed ha le mani sul viso Sta piangendo. Verrò a sapere che ha pianto durante tutta la rappresentazione. Che cosa è accaduto La proposta di una spiegazione Una ventina di minuti dopo mangiavo qualcosa con Sergio durante l’intervento. Parlando con lui rielaboravo la mia esperienza, incoraggiato dalle sue continue conferme. Mi sarei stupito se non ci fossero state. L’esperienza era stata troppo limpida e forte. Le sue risposte mi aprivano ulteriori spiragli di comprensione. Il costellatore in questo caso era stato molto abile ad inserire la figura della madre. Come Sergio stesso avrebbe poi rivelato, da bambino aveva vissuto una forte e drammatica separazione dalla madre. Bert Hellinger sottolinea con molta forza l’importanza del rapporto con la madre per le future relazioni sia con gli altri che con la propria vita. La perdita della madre è la perdita della fiducia verso di se e verso gli altri. È la paura dell’abbandono che può tornare in ogni circostanza. A Sergio rimandavo questo perenne vissuto di attesa senza speranza che avevo avvertito durante tutta la rappresentazione. “È come se tu stessi sempre in attesa degli altri … sono gli altri che devono venire da te … dimostrare che ti amano … solo che sia nel caso che vengano o che non vengano tu continui a non fidarti … è così?”
  • 10. Sergio: “ mi prenderei a schiaffi …” “E faresti proprio bene …” incalzo io forte di una sicurezza che sarebbe incomprensibile in ogni altra circostanza “sei in una trappola senza uscita … se gli altri non vengono è un problema … se vengono è un problema lo stesso”. Naturalmente non sto riportando questa esperienza per dare delle delucidazioni sul rapporto tra madre e figlio e sulle sue possibili conseguenze. Questo fa parte del caso specifico e mi serve per introdurre un aspetto che è alla base di ogni rappresentazione. Si tratta della possibilità di avere accesso diretto alla mondo interno di una altra persona senza che questa ci abbia dato qualsiasi informazione. Questo accesso è possibile anche quando la persona in questione non è fisicamente presente. È questo aspetto che fa si che questo metodo sia tanto affascinante quanto controverso. Eppure chi partecipa o ha partecipato a questa esperienza non ha alcuna difficoltà ad accettare questo presupposto. Rivelazioni spontanee di malesseri fisici, di traumi infantili, abusi sessuali … vengono accolti con molta naturalezza e con poca sorpresa o meraviglia. Il perché questo avvenga non ha una spiegazione definitiva. Lo stesso Bert Hellinger, pur proponendosi con le sue teorie a proposito, afferma che mantiene il pieno rispetto per il mistero di ciò che accade affermando che: “È vero ciò che è utile”. È l’atteggiamento che io sento di condividere pienamente.
  • 11. In questo caso la rappresentazione è servita sicuramente a Sergio per riprendere possesso della sua problematica e aveva perso di vista proiettandola sugli altri. A me per la possibilità che mi sono concesso di ampliare i miei orizzonti vivendo in prima persona una nuova dimensione umana presa momentaneamente in prestito. Ciò che rende incoraggiante il metodo delle costellazioni familiari è che le persone sentono di trarne benefici, sia dal punto di crescita personale che di soluzione diretta di molte problematiche individuali e relazionali. Molti mi hanno riportato l’impressione che lavorare con le rappresentazioni dei propri familiari o altri ambienti di appartenenza abbia portato cambiamenti positivi in quegli ambienti in modo diretto ed immediato. La frequenza con cui questo accade è molto interessante. Anche questo porta a riflettere sui legami e le reciproche influenze che esistono tra le persone in modo nuovo e sorprendente. Molti costellatori credo che soffrano un vuoto di conoscenza quando ricorrono a spiegare tutto questo ricorrendo alla meccanica quantistica o ai campi morfogenetici di Rupert Sheldrake. La mia personale opinione è che la meccanica quantistica, almeno per quanto riguarda i suoi esperimenti più suggestivi e sorprendenti, possa essere usata per lo più come metafora di ciò che accade nelle costellazioni piuttosto che come spiegazione. Per quanto riguarda i campi morfologici ritengo invece che non facciano giustizia della complessità di ciò che avviene nelle costellazioni che, sicuramente, si presta ancora a diverse chiavi di lettura.
  • 12. Se quindi adesso, in via di conclusione dovessi rispondere alla domanda di inizio, su cosa sono le costellazioni, la mia risposta non può essere che una risposta personale. Per me le costellazioni sono tutto ciò che accade durante le costellazioni (e di cui ancora sappiamo molto poco), più una serie di concetti teorici e di tecniche finalizzate ad accogliere ed orientare verso una possibile soluzione tutto ciò che durante le costellazioni viene messo in movimento. Per quanto riguarda la prima parte della definizione, riguardante quello che accade nelle costellazioni, spero di essere riuscito a dare una risposta. Possibilmente un risposta viva. Di quelle che generano nuove domande dandoci una direzione e delle aspettative. Per quanto riguarda la seconda, rispetto alle teoria ed alle tecniche, vi lascio alle vostre ricerche su internet ed ai libri di Bert Hellinger, augurandomi che la mia esperienza e le mie considerazioni vi possano essere di aiuto in questo secondo approccio. Ovviamente rimango a vostra disposizione su tutto. È il motivo per il quale ho messo questo articolo su facebook. Grazie per avermi letto. Un saluto a tutti Enrico