Prima E Dopo. 11 consigli per migliorare l'impatto delle vostre slide
Semelhante a L’inclusione sociale e lavorativa in salute mentale - Buone pratiche, ricerca empirica ed esperienze innovative promosse dalla rete Airsam
Psicoterapia di comunità e Enabling Environments - Raffaele BaroneRaffaele Barone
Semelhante a L’inclusione sociale e lavorativa in salute mentale - Buone pratiche, ricerca empirica ed esperienze innovative promosse dalla rete Airsam (20)
CTA Sant'Antonio | Comunità Terapeutica ad alta intensità riabiliitativa
L’inclusione sociale e lavorativa in salute mentale - Buone pratiche, ricerca empirica ed esperienze innovative promosse dalla rete Airsam
1. Buone pratiche, ricerca empirica ed esperienze innovative promosse dalla rete
Airsam
A cura di
Raffaele Barone, Simone Bruschetta, Marco D’Alema
Seminario di Raffaele Barone su richiesta di un gruppo di utenti di Piazza Armerina con
la partecipazione del Gruppo AMA di Caltagirone
2. La
nostra riflessione si è focalizzata sulle
metodologie e sulle esperienze più efficaci
che hanno incrementato le pratiche
dell’inclusione lavorativa e soprattutto su
come rimuovere gli ostacoli che, nel tempo si
sono presentate per promuovere ulteriori
sviluppi a partire da ciò che ha meglio
funzionato.
3. .
Sicuramente abbiamo capito che i servizi di
salute mentale fortemente orientati alla
salute mentale di comunità e ampiamente
collegati alle dinamiche socio-economiche
dei territori facilitano l’accesso al lavoro
delle persone con grave patologia mentale. I
servizi che utilizzano i gruppi come modalità
di cura e partecipazione favoriscono l’uscita
dall’isolamento dei singoli pazienti e delle
famiglie, promuovendo inclusione lavorativa
e processi di guarigione.
4.
Ci riferiamo, ad esempio, ai gruppi
psicoterapeutici, ai gruppi di auto-mutuoaiuto, ai gruppi multifamiliari, ai gruppi di
microcredito, ai gruppi psico-educazionali, ai
gruppi di conversazione nei reparti SPDC, ai
gruppi per uditori di voci e ai gruppi di
espressione artistica e culturale. Ciò
presuppone un cambiamento culturale nei
servizi che, senza trascurare le cure
farmacologiche e il trattamento
psicoterapeutico, metta al centro le scelte
dei pazienti, il sostegno all’empowerment ed
i processi di recovery.
5.
Storicamente, alle persone con problemi di
salute mentale è mancata una voce. Né loro né i
loro familiari sono stati coinvolti nei processi
decisionali dei servizi di salute mentale, mentre,
ancor oggi, continuano a essere a rischio di
esclusione sociale e di discriminazione in tutte le
sfaccettature della vita sociale, economica e
politica. Sostenere l’empowerment degli utenti
vuol dire elevare il loro livello di scelta, di
influenza e di controllo sugli eventi della propria
vita. La chiave per l’empowerment è infatti la
rimozione delle barriere formali o informali e la
trasformazione dei rapporti di potere tra
individui, comunità e servizi.
6. Prendersi
cura dei legami sociali vuol dire
lavorare su quell’elemento connettivo
specifico per le reti sociali, rappresentato
dalla partecipazione sociale ai contesti
culturali, politici ed economici di vita
sviluppando quel sentimento di appartenenza
ed identità sociale, detto appunto
“cittadinanza”.
7.
Sen (2010) ha trattato in maniera approfondita il tema
dello sviluppo degli individui nei termini di “espansione
della libertà reale” nella sfera privata come in quella
sociale e politica. La sfida dello sviluppo per Sen coincide
nell’eliminare i vari tipi di illibertà come la fame e la
miseria, la tirannia, l’intolleranza e la repressione,
l’analfabetismo, la mancanza di assistenza sanitaria, di
tutela ambientale e della libertà di espressione. Illibertà
che limitano o negano a uomini e donne l’opportunità di
agire e di vivere come preferiscono. Ne deriva che le
libertà non coincidono soltanto con il fine dello sviluppo,
ma ne sono anche i mezzi, laddove esse risultano
interconnesse in modo tale che il raggiungimento dell’una
(la libertà politica, o quella di accesso al credito e al
mercato, per esempio) contribuisce al miglioramento
dell’altra (la libertà di essere istruito, per esempio), in
una sinergia moltiplicativa.
8.
Per una decrescita conviviale durante i cicli di crisi
è necessario rivedere i valori in cui crediamo e in
base ai quali organizziamo la nostra vita, modificando
il contesto concettuale ed emozionale di una
situazione, o il punto di vista secondo cui essa è
vissuta, così da mutarne completamente il senso.
Bisogna sostenere nuovi adattamenti in funzione del
cambiamento sistemico dei valori delle strutture
economico-produttive, dei modelli di consumo, dei
rapporti sociali, degli stili di vita, così da orientarli
verso una società di decrescita. I consumi, sia di
prodotti che di servizi dovranno essere riorientati
verso aziende ed agenzie locali, per sostenere
l’economia della comunità e garantire a tutti gli
abitanti l’accesso alle risorse naturali e ad un’equa
distribuzione della ricchezza, assicurando un lavoro
soddisfacente e condizioni di vita dignitose.
9.
Questa tipologia di intervento risponde sia allo
sviluppo di beni tangibili come migliorare la propria
condizione socio-economica, sia a quelli di tipo
intangibile come lo sviluppo di varie capabilities:
riconoscere ed accettare i propri limiti, confrontarsi
con le difficoltà imprevedibili, relazionarsi con gli
altri, rendersi autonomi, rapportarsi con il mondo del
lavoro, costruire relazioni sul lavoro, credere
maggiormente in se stessi e nelle proprie capacità. Il
limite è che, seppure favoriscono l’inclusione sociale,
questi progetti sono spesso a tempo limitato,
rientrando quindi fra le tipologie della formazione
senza porsi mai in un rapporto di causa-effetto con il
vero obiettivo finale di un programma di inclusione
socio-lavorativa, che rimane sempre quello di un
contratto di lavoro sul mercato competitivo,
negoziato tra il soggetto e l’impresa.
10.
Il Sostegno all’Impiego realizzato attraverso la
metodologia dell’IPS si fonda sull’inversione dei
tempi dell’inserimento lavorativo. Invece di
formarsi al meglio per trovare poi un buon posto
di lavoro, è importante trovare prima una
occasione di lavoro e subito formarsi per
svolgerla al meglio. Il metodo IPS motiva
l’utente, non lo connota come paziente ma come
persona, con delle preferenze, dei desideri e
delle ambizioni, e lo mette in grado di
raggiungere posizioni che ne sanciscono
l’inclusione sociale, con innegabili benefici per
la sua salute mentale, la famiglia e la società.
11. Molte regioni d’Italia hanno approvato norme
per la promozione e lo sviluppo delle
cooperative sociali determinando un rinnovato
interesse per queste nuove modalità di
occupazione, per lo sviluppo di nuove professioni
e di nuove modalità di fare impresa nel
territorio. Che si tratti di cooperative produttrici
di servizi alla persona o finalizzate
all’inserimento lavorativo di persone
svantaggiate, le cooperative crescono: in
numero, in addetti e cercano soluzioni più
avanzate d'efficienza tramite il ricorso a modelli
organizzativi complessi, di tipo consociativo e
consortile.
12. “Le
persone, da sole, tendono a essere
imprevedibili e irresolute; con l’appoggio e
lo stimolo del gruppo il loro comportamento
acquista stabilità e diventa di conseguenza
più affidabile. La pressione, più o meno
discreta, esercitata dal gruppo serve a
mantenere i suoi membri in linea con gli
obiettivi generali del programma di credito.
La competizione che si instaura tra i gruppi e
all’interno del singolo gruppo incita ognuno a
fare del suo meglio”(Yunus).
13.
La funzione terapeutica dell’inserimento
lavorativo in una fattoria sociale è garantita da
una doppia tipologia di fattori. Le persone con
disabilità possono trarre grandi benefici sul
piano fisico e psichico dal contatto diretto con la
natura, con i suoi cicli e con gli esseri viventi
(animali e piante) di cui ci si prende cura, ed
anche dal coinvolgimento attivo nei lavori tipici
di una azienda agricola, che come tutti gli altri
lavori, presuppongono lo sviluppo del senso di
responsabilità, della capacità di investire sul
compito e della disponibilità a partecipare ad
una organizzazione lavorativa più ampia, nel
quale inserire il proprio compito.
14.
Partecipare allo sviluppo della cultura locale e all’elaborazione del suo sistema di
cure (con azioni di lotta allo stigma, inclusione sociale, prevenzione e promozione
della salute mentale di comunità ecc., ecc. ).
Promuovere una cultura del lavoro di rete, mettendosi al servizio dello sviluppo
delle agenzie della comunità locale e dei processi di convivenza civile della
popolazione (di cui il paziente e gli operatori fanno parte).
Contribuire a sviluppare il Capitale Sociale nella comunità, promuovendo
gruppalità e progettualità sociale al servizio delle innovazioni terapeutiche e
culturali, e sossempre una presa in carico e una cura che abbiano una teoria di
riferimento e un linguaggio condiviso tra i clinici, gli ope-ra-tori sociali, i pazienti, i
familiari e i committenti.
Sviluppare un’organizzazione del lavoro che dia spazio alla narrazione
collet-ti-va della storia clinico-sociale del paziente e alla riflessione sulle relazioni
tra tutti i soggetti coinvolti e tra questi e la storia del territorio.
Sostenere una metodologia relazionale improntata alla condivisione democratica
del po-tere decisionale, sul trattamento nel suo complesso, sui progetti specifici e
sulle attività quotidiane.
Concepire i Progetti Terapeutici degli utenti come progetti inter-culturali, pluriistituzionali e multimodali, in grado di incidere contemporaneamente sul nucleo
familiare e sul contesto comunitario di riferimento.
Acquisire competenze e fare propria l’intenzione clinica di costruire, attorno ai
programmi di inclusione socio-lavorativa, un campo mentale comunitario che
funzioni come campo gruppale, per agire in senso terapeutico piuttosto che antiterapeuticotenendo
15. Dopo Freud (1929) sappiamo che lavorare e
amare sono i fondamenti della civiltà umana, ed
è per questo che la mancanza di lavoro o la sua
precarietà rappresenta un vero e proprio disagio
esistenziale e può essere vissuta come un
fallimento personale.
Il lavoro è essenziale per ogni essere umano, in
quanto mezzo di sostentamento e strumento di
realizzazione personale, ma anche perché
permette di trasformare sia il mondo che sé
stessi modificando il rapporto che si stabilisce
con gli altri, il nostro stesso modo di vedere la
realtà.
16.
Una definizione più comprensiva individua la
resilienza come la capacità dell’individuo di
sviluppare risorse sane in una interazione con il
proprio ambiente. Per questo è indispensabile
concepire lo sviluppo della persona in relazione al suo
contesto familiare, sociale e culturale di
appartenenza. In definitiva, in questa visione
ecologica, la resilienza deriva dall’interazione fra
fattori di rischio e fattori protettivi sia individuali che
sociali.
Il concetto di resilienza, che è un concetto complesso
che descrive il grado in cui una struttura metallica o
mentale è capace di resistere ad un urto. In
psicologia ha assunto il significato di capacità
individuale di superare le avversità e continuare il
proprio sviluppo normale.
17.
I dispositivi di inclusione socio-lavorativa
permettono inoltre di valorizzare e sostenere al
massimo anche il ruolo giocato nel processo
terapeutico del paziente da una specifica e
particolare persona, spesso particolarmente
vicina a lui (un parente, un amico o anche un
operatore clinico) che sia stata capace di non
perdere mai la speranza nella guarigione,
infondendogli sempre fiducia e sostenendo la sua
autostima. La fiducia e la speranza che queste
persone infondono nel processo di guarigione del
paziente si potranno così diffondere a tutti gli
altri contesti sociali di appartenenza e
partecipazione dello stesso
18. La
residenze terapeutiche più accorte
all’inclusione socio-lavorativa dei pazienti
sono quindi quelle che riescono ad
interconnettere le proprie dinamiche
organizzative con quelle sociali della
comunità locale cui
appartengono, sostenendo la partecipazione
di pazienti e operatori alla vita
politica, economica e culturale di
quest’ultima.
19. L’Auto-mutuo-aiuto, attraverso la sua progettualità ed il
suo agire concreto e quotidiano, promuove percorsi non
facili a partire dalla consapevolezza che la malattia può
essere emarginata per lasciare spazio alle potenzialità
che vengono espresse e che richiedono maggiore
attenzione.
Questa incapacità, è determinata dal pregiudizio e dalla
discriminazione ancora presente nella società e dallo
stigma da cui il malato mentale deve evidentemente
ancora liberarsi. Molto spesso ci appare chiaro come la
nostra lungimiranza superi quella della società che non
capisce il disagio mentale, né tanto meno la possibilità
di un “percorso” che seriamente riabiliti e consenta di
recuperare la propria esistenza. (Bertelloni M. Grazia)
20.
Nei gruppi AMA, abbiamo accolto persone con percorsi difficili e
sofferti, persone che avevano perso parzialmente o del tutto le
proprie autonomie, la capacità stessa di pensare a sé e al mondo
circostante sentendosi distanti da quel tessuto sociale da cui la
malattia le aveva escluse. Le nostre attività, di accoglienza,
ascolto, stimolo e sostegno hanno rimesso in moto funzioni
addormentate, restate in stand-by magari per anni, incentivando
la concentrazione, ad esempio, attraverso attività culturali,
attraverso il recupero degli interessi o la ricerca degli stessi, che
possono rappresentare una fonte importante da cui ripartire,
attraverso la possibilità di essere ascoltati e incoraggiati ad
affrontare i conflitti che mano a mano si sono presentati,
portando, a piccoli passi, a dei veri e propri salti in avanti. In
questo modo, le persone espropriate della propria vita hanno
cominciato a ricostruire, mattoncino dopo mattoncino, e sono
diventate protagoniste, lentamente, anche del proprio progetto
personalizzato che abbiamo sostenuto intrecciandolo anche ad
altre attività ed iniziative. (Bertelloni)
21.
L’Associazione non ha scopo di lucro ed ha
invece lo scopo di promuovere attività socioculturali di diffusione, di socializzazione e forme
di azione ed iniziativa politica. L’Associazione è
un insieme di persone con disagio mentale che, a
partire da una condizione di svantaggio,
attraverso l’unione e la collaborazione, sviluppa
confronto, scambio di esperienze, partecipazioni
dirette a tavoli di concertazione con le
Istituzioni, ponendosi con un ruolo di portavoce
dei diritti di persone con disagio mentale.
Infatti, avendo esperito essi stessi il disagio,
apportano punti di vista a volte esclusivi su come
intervenire nei confronti delle persone
svantaggiate, costruendo inoltre una rete di
solidarietà e, infine, di progettazione.
22.
L’IPS trae origine dal lavoro di Wehman e Moon (1988) e considera il lavoro come
un pilastro della recovery dalla grave patologia mentale. I più importanti principi
metodologici della recovery risultano infatti particolarmente utili alla comprensione
dello spirito del Metodo IPS, se letti nell’ottica della inclusione lavorativa.
Olismo: Il lavoro realizza un bisogno umano come quelli di salute, di spiritualità, di
relazioni e di “casa”.
Responsabilità: Le persone partecipano attivamente ai dispositivi centrati
sull’obiettivo di trovare lavoro e mantenerlo.
Orientamento alla persona: I trattamenti ed i servizi sono basati gli obiettivi di
ciascun individuo.
Focus sui punti di forza: I Servizi si devono adeguare alle risorse, alle abilità, alle
competenze ed alle preferenze dei clienti.
Non-linearità: Le transizioni scolastiche e lavorative vanno supportate come parti
dello stesso sviluppo professionale.
Rispetto: Un lavoro competitivo sviluppa sicurezza e stima di sé.
Supporto tra pari: È importante condividere tra pari le storie di lavoro, di scuola e
di recovery.
Empowerment: Le persone hanno il diritto di scegliere il loro modo di essere
sostenute e di partecipare alla decisioni lavorative.
Auto-determinazione: Le persone devono poter prendere le loro decisioni sulla
tipologia di lavoro che preferiscono e sulle modalità di collaborazione con gli
operatori.
Speranza: Il lavoro promuove la speranza e la motivazione verso un futuro migliore.
23.
Obiettivo lavoro competitivo. Gli specialisti IPS aiutano i
clienti a ottenere occupazione competitiva nel mercato
del lavoro.
Sostegno integrato con il trattamento della patologia
mentale. I servizi IPS sono strettamente integrati con il
lavoro dei servizi di salute mentale. Gli specialisti IPS sono
membri di team multidisciplinari che si incontrano
regolarmente per esaminare l’evoluzione della situazione
dei clienti.
Zero exclusion. L’ingresso in un programma IPS è una
libera scelta del cliente. Ogni persona con grave malattia
mentale che voglia lavorare è idoneo per l’IPS,
indipendentemente dalla diagnosi psichiatrica, dai sintomi,
dalla storia lavorativa, o da altri problemi come abuso di
sostanze o disturbi cognitivi.
Attenzione alle preferenze del cliente. I servizi si basano
su le preferenze e le scelte dei clienti, non sulle
valutazioni e sui giudizi dei professionisti.
24.
Consulenza sulle opportunità economiche. Gli specialisti
IPS aiutano i clienti ad accedere a e mantenere i benefici
sociali ed economici, come sicurezza sociale, assistenza
medica, altre indennità economiche e pensionistiche. La
paura di perdere i benefit è una delle ragioni principali
che spingono i clienti a decidere di non cercare lavoro.
Rapida ricerca del lavoro. Gli specialisti IPS aiutano i
clienti a cercare lavoro direttamente, piuttosto che offrire
una scelta tra l’ampia gamma di attività pre-lavorative di
valutazione e formazione o di esperienze lavorative
“protette”.
Lavoro sistematico di sviluppo professionale. Gli
specialisti IPS sviluppano relazioni con i datori di lavoro del
territorio in cui operano con due finalità ben distinte.
Sostegno a tempo illimitato. I tempi della durate del
sostegno sono individualizzati e basati sulle richieste e
sulle necessità del cliente.
25.
Il progetto indicava obiettivi e modalità di intervento attraverso i seguenti percorsi
modulari:
mediazione finalizzata alla risoluzione delle problematiche di carattere
relazionale createsi tra il lavoratore disabile, la sua famiglia, l’ambiente di lavoro
(colleghi, datori, ecc.)
sostegno in situazione di crisi legata al mutarsi della condizione lavorativa
interventi di sensibilizzazione del contesto lavorativo
mediazione finalizzata alla definizione e/o riequilibrio delle dinamiche di gruppo
iniziative atte ad agevolare e favorire i contatti tra il lavoratore disabile ed i
servizi di territorio competenti a fronte di criticità derivanti da problematiche
parallele e/o complementari a quelle lavorative.
E’ possibile affermare che, nei luoghi di lavoro, l’incontro con la disabilità può
presentarsi come l’occasione per costruire, senza alcuna enfasi, posizioni avanzate
nella lotta contro lo stigma e l’emarginazione (soprattutto nell’ambito della
disabilità mentale). Minori disfunzionamenti, minori difficoltà aumenterebbero
probabilmente la disponibilità delle aziende ad assumere persone con disabilità.
Infatti, come è noto, la povertà è uno dei peggiori guai che colpiscono le persone
sofferenti di deficit cognitivi e patologie mentali.(Fornasier)
26.
Essere inclusi nella società in cui si vive è vitale per
l’empowerment materiale, psicosociale e politico che sta
alla base del benessere sociale e di una salute sostenibile
un compito sociale che incoraggia tutte le comunità, i
datori di lavoro, i sindacati, le scuole e le università, le
organizzazioni di volontariato, a rispettare la salute e il
benessere degli individui e delle popolazioni.
A livello individuale, l'empowerment è un elemento
importante dello sviluppo umano
comprende quattro dimensioni:
1. fiducia in sé
2. partecipazione alle decisioni
3. dignità e rispetto
4. appartenenza e partecipazione a una comunità più
ampia.
27. Potere
decisionale
L'accesso alle informazioni e alle risorse
Avere una gamma di opzioni tra cui scegliere
. Gli individui possono prendere decisioni
giuste solo quando hanno informazioni
sufficienti per valutare le possibili
conseguenze delle diverse scelte: prendere
decisioni informate. Ancora una volta, fuori
dal paternalismo, i professionisti della salute
mentale a volte limitano tali informazioni,
credendo di fare gli interessi degli utenti
28. Sulla base delle riflessioni di cui sopra, l'azione di
empowerment per utenti e carers deve coprire i
seguenti cinque temi fondamentali a tuti questi livelli:
• La tutela dei diritti umani degli utenti dei servizi e la
lotta allo stigma e alla discriminazione;
• Garantire assistenza di alta qualità e la responsabilità
clinica dei servizi;
• Avere accesso alle informazioni e risorse necessarie;
• L’inclusione nel processo decisionale;
Avere locali capacità organizzative per fare richieste
alle istituzioni e governare le strutture operative.
Fornire le risorse per lo sviluppo di servizi condotti da
utenti.
•
29. la formazione dei professionisti della salute
mentale dovrebbe farlo in collaborazione
sistematica con gli utenti e i carers
• Offrire formazione per rilevanti attori di
comunità, quali ufficiali di polizia e datori di
lavoro
• Offrire formazione per utenti e caregivers
sulle competenze relative al lavoro in
commissione e alla leadership dello sviluppo.
•
30. ...
la sfida al controllo e all’ingiustizia
sociale, attraverso i processi politici, sociali
e psicologici che svelano i meccanismi di
controllo, le barriere istituzionali e
strutturali, le norme culturali e i pregiudizi
sociali, e quindi consentono alle persone di
sfidare l’oppressione interiorizzata...
31.
Il concetto di stigma è la chiave per comprendere le
esperienze di esclusione sociale delle persone con
problemi di salute mentale. Lo stigma si riferisce in
generale a qualsiasi tratto caratteristico o disturbo che
etichetta una persona come “diverso dalle persone
normali” con conseguente non accettazione se non
addirittura sanzioni da parte della comunità.
. Le principali esperienze relative allo stigma sono l’essere
biasimati dagli altri così come, spesso in conseguenza di
ciò, l’avere vergogna di sé stessi.
Un’altra reazione comune è che le persone con malattie
mentali che prevedono il rifiuto e la discriminazione si
impongono una forma di auto-stigma. Questa reazione è
spesso collegata a sentimenti di vergogna derivanti, in
parte dalla percezione di una colpa personale e morale per
mancanza o debolezza, ed in parte da una vera e propria
discriminazione da parte degli altri.(Documento
dall’esclusione all’inclusione Mental Health Europe)