La perdita di una persona cara, la rottura di un amore, la perdita di un amico, della propria patria, della propria casa, di una impresa o di un impiego, la perdita di una parte del proprio corpo a causa di una malattia o di un incidente..
In tutti questi casi, che costituiscono altrettanti traumi, perdiamo la nostra sicurezza di base e i nostri rapporti con il mondo cambiano e diventano fragili
2. Elaborazione del lutto come
processo di guarigione
La perdita di una persona cara, la rottura di un amore,
la perdita di un amico, della propria patria, della
propria casa, di una impresa o di un impiego, la perdita
di una parte del proprio corpo a causa di una malattia o
di un incidente..
In tutti questi casi, che costituiscono altrettanti
traumi, perdiamo la nostra sicurezza di base e i nostri
rapporti con il mondo cambiano e diventano fragili.
3. Elaborazione dal lutto
Queste perdite, il cui lutto non viene superato, le
“ruminiamo”, ci impediscono di vivere. Senza questa
elaborazione non smettiamo mai di considerare
inaccettabile ciò che ci è accaduto. E’ meglio affrontare
, prima o poi la propria tristezza le perdite che non
dimentichiamo mai.
Si è impreparati alla morte e al lutto, tanto più che la
fine precoce di un “bambino”, di un “ragazzo” non è
nell’ordine delle cose, bensì è impensabile, ingiusta,
incomprensibile..
4. Elaborazione del lutto
Ognuno deve sapere di che cosa è composta la propria
sofferenza, comprendere che altri hanno vissuto quel
che si sta vivendo, intendere meglio i meccanismi del
lutto, capire che questo è durevole e fa soffrire
terribilmente, che si può soffrire tutta una vita per una
morte o per una perdita e che un tale vissuto rende
fragili ogni cosa, ma può, in seguito, rafforzarci, una
volta che il dolore sia elaborato.
5. Elaborare il lutto
Ci viene insegnato ad esercitare l’autocontrollo, la
riservatezza, a soffrire in silenzio e senza farne
mostra. Ciò che si riporta dentro in tal modo riesce
fuori: disturbi psichici occasionate da fattori emotivi e
affettivi,asma, eczema, ulcere, cistiti, infezioni genitali
e intestinali, mononucleosi, mal di schiena, emicranie
o malattie gravi come il cancro. A volte ci si ammala e a
persino si muore per tristezza, per non averla potuto
esprimere o per non aver appreso a vivere “senza”.
S’impara a vincere, ma non si impara a perdere
6. Ogni perdita, ogni lutto è una
sofferenza
Ogni morte, ogni lutto genera una così crudele
sofferenza, e l’elaborazione del lutto è così lunga e
dolorosa che si cercano mille maniere per evitare
questa sofferenza, per non affrontare questa
sofferenza, per non affrontare una realtà troppo dura,
invivibile e avere meno dolore.
I sensi di colpa impediscono di vedere l’effettiva realtà
delle cose e di affrontare il lutto.
7. Cosa aiuta le persone in lutto
La fragilità può renderci distratti, angosciati, turbati dal sonno, compiamo
senza rendercene conto atti autodistruttivi come bere eccessivamente,
mangiare smodatamente, ferirsi, cadere e procurarsi fratture, avere incidenti.
Esiste un antidoto a questi comportamenti autodistruttivi: aver cura di sé
durante il periodo di prostrazione.
Prendersi cura del proprio corpo, seguire una psicoterapia individuale o di
gruppo con personale puntualmente addestrato, entrare in gruppo di sostegno,
in gruppo di ascolto e di condivisione, vedere amici e parenti per propria scelta
non per suggerimenti o imposizioni.
Trasformando il nostro rapporto con il defunto, trasformiamo noi stessi , il
defunto non viene dimenticato ma interiorizzato a cui ci si può riferire quando
ne abbiamo bisogno.
Creare i propri rituali di separazione
8. Le tappe del lutto
Il lutto è il processo di adattamento di un individuo allo
stress provocato da una perdita significativa.
Elaborare il lutto implica che la persona addolorata
s’impegni attivamente in un elaborazione personale e
consiste nel riconoscere e accettare la perdita e le sue
conseguenze.
Molto dipende da come è formato l’individuo, dalla
difficoltà che ha incontrato nel vivere i primi processi di
separazione della sua esistenza e dal legame che lo stringe
allo scomparso.
9. Le tappe del lutto
Shock e siderazione la perdita improvvisa, brutale,e
inattesa provoca un sorta di sederazione cioè di una paralisi
improvvisa.
Rifiuto e diniego No non può essere morto, non è vero,
rifiuto della perdita e quindi di qualsiasi trattamento.
Collera e ribellione la collera si riversa su un capro
espiatorio, oppure siano sublimate verso una attività di
difesa ( esempio Assoc. Malati mal curati).
10. Le tappe del lutto
Depressione o paura “Non riuscirò a cavarmela da solo (sola) senza di lui
(lei)”.Elaborare il proprio lutto vuol dire provare una puntuale paura,
un’angoscia totale, un senso di abbandono o/e d’incapacità a fronteggiarlo: il
mondo cambia, si trasforma e diventa pericoloso.
Tristezza La tappa della tristezza è decisiva, ancorché difficile da vivere
(infastidisce, disturba stanca). Bisogna viverla fini in fondo, poiché in seguito,
quando la perdita è percepita nella sua dimensione reale, si accetta la
mancanza della persona cara, si può elaborare il lutto e ricominciare la risalita
verso la vita, si acquista piena consapevolezza che i fatti sono inesorabili e che
nulla si può più modificare nelle cose e nei drammi della vita. E allora un
sorriso, una parola, una mano tesa.. E qualcosa cambia, l’orizzonte si rischiara,
si esce dal vicolo cieco della perdita, della ruminazione. Inizia la risalita.
11. Le tappe del lutto
Accettazione “E’ duro ma è cosi, devo continuare a vivere
meglio che posso” Dopo un evento traumatico, bisogna
imparare di nuovo ogni cosa, compreso il vivere… bisogna
accettare questa storia affinchè le generazioni venture non
soffrano più di cose simili. L’accettazione non è una ritirata,
ma un progresso, il superamento di una soglia nuova e
totalmente sconosciuta. L’uscita dal lutto si percepisce
come una vera accettazione della situazione. E’ la persona,
non l’oggetto del dolore, posto in primo piano.
12. Imparare a perdonare
Perdonare non significa dimenticare: si conserva
l’apprendimento dell’esperienza, significa smettere di soffrire per
rancore, allentare la presa di questa energia negativa.
Spesso i tratta di perdonare se stessi per non aver potuto
impedire la perdita e cambiare il corso delle cose e a volte,
sebbene ciò sia più difficile, perdonare gli autori della perdita.
Una memoria del male senza perdono porta a una vita d’inferno,
ma un perdono senza memoria del male subito non è un
perdono autenticamente liberatorio.
13. Il dono nascosto
Mettersi a vivere, o meglio a rivivere, nel qui e ora: il presente è
più importante e ha più risonanza del passato diventando vivo
nel suo “che va diventando”, in un moto che dischiude
l’orizzonte. Rinasce la speranza e, se si delinea un nuovo
progetto, l’individuo riesce a percepirlo, ad aderirvi, a
proiettarvisi, a realizzarlo, e spesso utilmente per gli altri.
L’animo umano è praticamente indistruttibile, ha più risorse di
quanto si creda, e le possibilità di riprendersi permangono
fintanto che il corpo è in vita.
14. Riferimento bibliografico
Uscire dal lutto
Superare la propria tristezza e imparare di nuovo a
vivere
Di A. A. Schutzenberger e E. B Jeufroy
Di Renzo Editore
www. Raffalebarone.it