Programmi di Accreditamento - Forum Nazionale Visiting - Milano 2016
Articolo i gruppi multifamiliari tra cura e formazione per un servizio di salute mentale compassionevole
1. I gruppi Multifamiliari tra cura e formazione per un Servizio di Salute mentale
compassionevole
Introduzione
Le riflessioni che seguono originano dalla esperienza che si sta sviluppando nel Servizio di Salute
Mentale (SSM) di Catania ed in particolare nel distretto di Caltagirone-Palagonia, nel territorio
siciliano. Il modulo dipartimentale di Caltagirone-Palagonia è composto da due Centri di Salute
Mentale, 10 ambulatori territoriali con équipe multidisciplinare, due Centri Diurni, un SPDC, una
Comunità Terapeutica Pubblica, 2 REMS, un Centro per la psicoterapia familiare e di comunità e per
l’inclusione socio-lavorativa (SILS), un Ser.T, un Servizio di Neuropsichiatria Infantile, 2 fattorie
sociali.
Il Comprensorio ha sviluppato pratiche innovative nel campo della Salute Mentale e di Comunità,
fondate sulla integrazione tra i SSM, gli Enti Locali, la Rete delle Associazioni e la Rete del Privato
Sociale, la Rete delle Associazioni dei familiari e utenti, le istituzioni scientifico-professionali note a
livello nazionale e internazionale.
Democrazia, diritti, dignità e salute mentale
Democrazia e Salute Mentale sono due beni fondamentali e indivisibili. Ci si accorge della loro
importanza quando ne siamo privati, quando sono a rischio. Allo stesso modo la democrazia per noi
è un valore che caratterizza le relazioni sociali, in continua trasformazione e mai definito in maniera
esaustiva. Riteniamo che non possa esistere un concetto di reale democrazia senza comunità, così
come non può esistere una comunità effettiva e tangibile senza democrazia.
Essa è intrinsecamente collegata ai diritti di cittadinanza per tutti i membri di una comunità, ossia
l’insieme dei diritti civili, politici e sociali. Essa rimanda anche alla dignità come valore intrinseco,
status ontologico dell’uomo. La tutela e la promozione della dignità, insieme agli altri valori sopra
citati, è oggi più che mai attuale e necessaria trasversalmente per tutti i cittadini di una comunità.
L’approccio attualmente dominante in ambito sanitario, a livello nazionale e internazionale, è quello
biomedico e burocratico, tendente ad una logica prestazionale e parcellizzante, piuttosto che
comunitaria e capace di considerare la persona nella complessità della propria intersoggettività e dei
propri bisogni di cura. La risultante è che spesso i Servizi sono organizzati sui bisogni identitari dei
professionisti piuttosto che su quelli di cura degli utenti e delle famiglie.
In questo quadro generale si distinguono, tuttavia, alcune eccezioni che costituiscono un possibile
modello di buone prassi nel campo della Salute mentale.
Ci riferiamo ad approcci nei quali i princìpi della democraticità ed il rispetto dei diritti e della dignità
delle persone con sofferenza psichica e delle loro famiglie vengono perseguiti e praticati, essendo
considerati parte essenziale dello stile di lavoro degli operatori della salute mentale.
Essi sono il Gruppo Multifamiliare (GPMF), l’Open Dialogue (OD), la Comunità Terapeutica
Democratica (CTD), l’Inclusione Socio-lavorativa. Tali approcci, oltre ad avere molteplici punti di
contatto che li rendono reciprocamente compatibili e integrabili, così come da noi evidenziato in
precedenti lavori, condividono alcuni i valori fondamentali:
- La com-passione del terapeuta, ossia la capacità di questi di sentirsi coinvolto emotivamente
per poter incontrare il paziente autenticamente e su un livello profondo, sottocorticale, per
dirla con Panksepp (Panksepp, Biven 2014).
2. - La crisi come un momento topico, doloroso, ma potenzialmente fondamentale per
generare un vero processo trasformativo.
Nel suo significato etimologico possiamo recuperare la dimensione trasformativa che è intrinseca alla
separazione e alla rottura degli equilibri che hanno preceduto la crisi.
- Il “dialogo” come la parte sostanziale del processo.
In questi approcci le persone parlano tra loro in modo creativo ed intuitivo; la mente non emerge
automaticamente, ma è il risultato di una continua tensione dinamica nel dialogo, un continuo
miracolo di psicogenesi; è un processo miracoloso, essendo la parola derivata da una esperienza
soggettiva di meraviglia, stupore, curiosità, sorpresa, gioia, piacere riguardante qualsiasi cosa nuova
o creativa.
Il GPMF si configura così come s-nodo centrale all’interno di un SSM integrato e orientato alla
Recovery. Riteniamo fermamente che un SSM democratico, dialogico e compassionevole possa
maggiormente garantire il benessere mentale per tutte le persone che lo attraversano: utenti, familiari,
operatori, cittadini.
Attualmente nel nostro territorio sono attivi 8 GPMF: nel DSM, nelle REMS, nelle Comunità
terapeutiche, nel Centro Diurno, nell’SPDC. 24 GMF in totale in tutta la provincia.
La formazione continua è certamente la chiave di volta per lo sviluppo di un SSM fedele ai princìpi
su esposti. Da 3 anni svolgiamo una attività formativa specifica che vede coinvolti, suddivisi in 2
classi, circa 80 operatori. I corsisti hanno lavorato in modo coinvolto ed appassionato sui due modelli
principali del Multifamiliare: quello psicoanalitico/psicodinamico e quello sistemico. A questa si è
aggiunta una attività di covisione tra conduttori di gruppi multifamiliari.
Nel tempo è diventato naturale inserire, come partecipanti, anche alcuni familiari ed utenti e ciò ha
sicuramente reso più completo, democratico ed efficace il processo di formazione stesso. Gli operatori
possono aprirsi all’incontro autentico con l’altro, prendersi cura di sé, sviluppare benessere e crescere
come persone e come professionisti competenti e i familiari ed utenti possono sviluppare
empowerment e consapevolezza delle proprie risorse. Tale percorso sta contribuendo in modo
significativo alla co-costruzione di una cultura della cura centrata su relazioni tra operatori, utenti e
famiglie più egualitarie, fiduciose, piene di speranza.
Dai racconti degli operatori che partecipano alla formazione si evince che il GMF è diventato “un
appuntamento atteso” da tutti, per entrare in comunicazione con l’altro, per creare una rete di risorse
e opportunità, e per promuovere il benessere di tutti:
“Il GMF è un giorno che attendo per me. La prospettiva è cambiata nel senso che è aumentata la
fiducia mia nei familiari (oltre che dei familiari verso noi operatori). […]. L’impatto che ha avuto su
di me è il cambio di prospettiva personale, nel senso che nei GMF riesco a percepirmi e a sentirmi
anch’io un curato e non solo un curante” (L.)
“I rapporti terapeutici si sono modificati. Con i familiari si è creato un rapporto autentico, bello,
non solo con i pazienti, ma anche con il contesto familiare. Si possono affrontare temi drammatici
(per es. il TSO). Adesso si sente un rispetto su base affettiva. Si può scherzare, ridere ed anche parlare
apertamente[…]” (G.).
Raffaele Barone
Angela Volpe