2. • Personalità poliedrica
Filosofo = intellettuale
Politico = figura del sapiens = rapporti con la
società del suo tempo, con il potere imperiale,,
immagine ideale del princeps = Intellettuale
«impegnato»
Moralista = la ricerca interiore, l’uso del
tempo in funzione della crescita
spirituale, il rapporto con gli altri
(prodesse pluribus / iuvare mortalem) e
con il divino
Scienziato = la funzione
dello studio della natura,
l’idea del progresso
3. Varietà di produzione culturale
• Opere «politiche» (De beneficiis, De
clementia)
• Opere filosofia morale (Dialogi, Epistulae
morales, Trattati)
• Opere scientifiche (Naturales quaestiones)
• Opere di impronta letteraria (tragedie, satira),
ma sempre di impianto filosofico-morale
4. Il difficile rapporto con il potere
(37 – 65 d.C.)
• Età Giulio-Claudia (Caligola, Claudio, Nerone)
– Degenerazione del potere imperiale «deriva
assolutistica», caratterizzata da sempre più
frequenti scontri tra princeps e classe senatoria
• Seneca esiliato da Claudio in Corsica
– Culmine nella figura di Nerone = dopo il 59 d.C. =
«rivoluzione culturale», culto della personalità (sul
modello orientale), repressione politica nei
confronti della aristocrazia senatoria
5. Il difficile rapporto con il potere
• …ma fra 54 e 59 d.C. = Seneca affianca l’ascesa al
potere di Nerone, messo sul trono dalla madre
Agrippina (la presenza femminile come ago della
bilancia del potere romano imperiale) = assieme a
Burro, tutore del giovane Nerone De Beneficiis –
De Clementia = sapiens come intellettuale impegnato
= «miraggio platonico» del «filosofo al potere»
specula principum --> insegnamenti per un potere
giusto e onesto
6. Il distacco dal potere /
Il «perfezionamento di sé»…
• Dopo il 62 d.C. = allontanamento dal potere…
Fallimento degli obiettivi = accettazione del fatum
Che fare?
• Secondo gli stoici, venendo meno , per ragioni storiche,
l’impegno politico che caratterizzava il negotium, l’uomo può
scegliere di intraprendere la via dell’otium, dell’accrescimento
morale perseguito in una dimensione individualistica…
oppure
7. Chiusura nel «privato», nell’ «interiorità»,
ma non fine a se stessa….
a maggior ragione, in questa circostanza (da accettare
in quanto fatum, destino, voluto dal Logos)…
PERFEZIONAMENTO DI SE’ per
ESSERE UTILI AGLI ALTRI
Percorso VERTICALE = SCAVO
INTERIORE = Tranquillità
dell’animo / vita felice /
fermezza del saggio /
riflessione sulla morte
Percorso ORIZZONTALE = IUVARE
MORTALEM= il dialogo / Le lettere =
intento «Pedagogico»
9. La morte di Seneca in Tacito
(Annales XV, 62-63)
•
LXII. Seneca, impavido, chiese che gli portassero le tavole del testamento e, poiché
il centurione rifiutò, si volse agli amici dichiarando che, dal momento che gli si
impediva di dimostrare la sua gratitudine, lasciava a loro la sola cosa che
possedeva e la più bella, l'esempio della sua vita. Se avessero di questa conservato
ricordo, avrebbero conseguito la gloria della virtù come compenso di amicizia
fedele. Frenava, intanto, le lacrime dei presenti, ora col semplice ragionamento,
ora parlando con maggiore energia e, richiamando gli amici alla fortezza
dell'animo, chiedeva loro dove fossero i precetti della saggezza, e dove quelle
meditazioni che la ragione aveva dettato per tanti anni contro le fatalità della
sorte. A chi mai, infatti, era stata ignota la ferocia di Nerone? Non gli rimaneva
ormai più, dopo aver ucciso madre e fratello, che aggiungere l'assassinio del suo
educatore e maestro.
10. •
LXIII. Come ebbe rivolto a tutti queste parole ed altre dello stesso tenore,
abbracciò la moglie e, un po' commosso dinanzi alla sorte che in quel momento si
compiva, la pregò e la scongiurò di placare il suo dolore e di non lasciarsi per
l'avvenire abbattere da esso, ma di trovare nel ricordo della sua vita virtuosa
dignitoso aiuto a sopportare l'accorato rimpianto del marito perduto. La moglie
dichiarò, invece, che anche a lei era destinata la morte, e chiese la mano del
carnefice. Allora Seneca, sia che non volesse opporsi alla gloria della moglie, sia
che fosse mosso dal timore di lasciare esposta alle offese di Nerone colei che era
unicamente diletta al suo cuore: "Io ti avevo mostrato", disse "come alleviare il
dolore della tua vita, tu, invece, hai preferito l'onore della morte: non sarò io a
distoglierti dall'offrire un tale esempio. Il coraggio di questa fine intrepida sarà
uguale per me e per te, ma lo splendore della fama sarà maggiore nella tua
morte". Dette queste parole, da un solo colpo ebbero recise le vene del braccio.
Seneca, poiché il suo corpo vecchio ed indebolito dal poco cibo offriva una lenta
uscita al sangue, si recise anche le vene delle gambe e delle ginocchia, ed
abbattuto da crudeli sofferenze, per non fiaccare il coraggio della moglie, e per
non essere trascinato egli stesso a cedere di fronte ai tormenti di lei, la indusse a
passare in un'altra stanza. Anche negli estremi momenti, non essendogli venuta
meno l'eloquenza, chiamati gli scrivani, dettò molte pagine, che testualmente
divulgate tralascio di riferire con altre parole.
11. Il «percorso verticale» e il «percorso orizzontale»
Le Epistulae ad Lucilium (62 – 65 d.C.)
• Scoprire cos’è il bene / cos’è il male
– contro le false valutazioni indotte dall’educazione sbagliata, da
falsi idoli, dalla società (la «massa» informe contro
l’omologazione)
• Eliminare le passioni (Seneca anche come explorator nel
campo delle filosofie «altre» rispetto allo stoicismo)
– perché impediscono l’esercizio della ragione (uomo come parte
del Logos che governa tutto)
– perché impediscono l’esercizio delle vere virtù (amicizia, lealtà,
generosità)
12. • Essere padroni di sé
Saper usare bene del tempo che ci viene concesso dalla vita
falsa idea della brevitas vitae
Cotidie morimur
quidquid aetatis retro est mors tenet v. carpe diem di
Orazio…ma c’è differenza? = antidoto all’ansia del vivere