2. Per una relazione coniugale
sana e nutritiva
• Come curare la relazione?
• Come cercare Dio nelle “terre assolate, deserte, aride,
senz’acqua”?
• Come trovare Dio nel santuario delle nostre vite donate?
• Come rendere vive, palpitanti e calorose le nostre relazioni di
sposi?
LE FONDAMENTA
• Contemplazione
•Silenzio
•Solitudine
•Stupore
•Umorismo
3. LA CONTEMPLAZIONE
• E’ vedere, è esserci con tutto noi stessi, con tutti i nostri sensi
presenti ed attivi
• Cogliere il Mistero nuziale di Dio che abita in noi
• Non siamo monaci, siamo chiamati a contemplare nel nostro
quotidiano, nelle nostre occupazioni quotidiane fatte di piccole
ed ovvie attività
• Una coppia che non contempla è spenta, senza vitalità ed
entusiasmo, senza sapore e spina dorsale, stanca e senza
nessun messaggio da donare
• Per attuare una vera contemplazione bisogna vivere nella
propria relazione la dinamica del Mistero Pasquale fatta di:
– KENOSI: Svuotamento, distacco, perdita,ritrazione di sé per l’altro
– ESTASI:Andare oltre il visibile,il limite, i problemi con occhi nuovi
– SINTESI: Nuova prospettiva di vita
4. Vivere la contemplazione è guardare all’altro con amore ed
intelligenza, ospitarlo con sollecitudine nella nostra vita,
arrenderci al rapporto con lui, trasformare le nostre azioni, il
nostro lavoro nell’amore per l’altro
• Essere contemplativi NON è:
– Uscire dal mondo, ma scendere nella nostra intimità
relazionale più profonda, attingendola dal mistero stesso
della Trinità: CON- PER – IN
– Non è salvarci da soli ma insieme, nella relazione che ogni
giorno inventiamo
– Non è fuggire dalla relazione dolorosa, problematica e
meschina ma è accogliere l’altro con i suoi pregi e i suoi
difetti, con le sue potenzialità e le sue lacune
– Non è solo pregare, ma immergerci totalmente in quello che
facciamo, compiendolo con dedizione e pienezza umana
– Non è disprezzare l’umano, ma trovare nella nostra carne,
nel nostro eros la tensione verso Dio
5. – Non è vedere l’altro attraverso i nostri occhi che deformano
e riducono ad oggetto, ma assumere noi stessi e l’altro in
una totalità fatta di luci ed ombre, potenzialità e
vulnerabilità, di gesti sublimi ed infedeltà, scoprendo che la
vita è sempre sintesi di polarità
– Non è sempre e solo, vicinanza, accoglienza e comunione,
ma capacità di mantenere in una sana tensione l’unità e la
separazione. La comunione è infatti anche esperienza di
estraneità, solitudine, incomprensione e separazione
– Non è rimirare noi stessi ma consegnarci all’altro che ci
rivela il nostro limite e così ci salva dall’illusione di una
perfezione senza vita e dal delirio di onnipotenza
– Non è fermarsi alla superficie della relazione sessuale ma
saperne cogliere le radici divine
– Non è concentrarci su noi stessi o controllare l’altro/a ma
uscire da noi stessi sapendo stare di fronte all’altro,
sapendo che l’altro ci rivela
– Essere contemplativi è rifare lo stesso gesto eucaristico di
Gesù: “Prendete e mangiatene tutti questo è il mio corpo
…”
6. Modalità di contemplazione
• LE LITANIE
– Esprimono il nostro sentire amoroso (mi piaci; ti desidero;
sei bella; com’è bello stare con te; caro; ecc.)
– Sono modalità espressive tipiche dell’amore che prova
un’attrazione di contemplazione verso la persona amata
• LE BENEDIZIONI
– Comunicano all’altro il valore totale che lui/lei rappresenta
per noi (stai attento; vai piano; buon viaggio; copriti bene;
telefonami quando arrivi;baci e carezze; ecc.)
– E’ far pervenire alla persona amata la nostra partecipazione
attiva, del tutto schierata a suo favore, in ciò che fa.
– E’ comunicare che lui/lei è un valore che va apprezzato,
stimato e confermato
– La benedizione accompagna sempre l’altro non lo lascia
mai solo neppure negli errori
7. • I MEMORIALI
– Non sono ricordi, ma un rivivere, uno sperimentare di nuovo
la bellissima realtà dell’essere coppia
– E’ un contesto affettivo condiviso, un passato che diventa
presente, vivo e palpitante (es. anniversario di nozze)
• GLI SGUARDI
– Ci rivelano e dicono cosa stiamo vivendo
– Intensa relazione tra sguardo e sentimento
– Diversi tipi di sguardo:
• Oggettivante
• Di rifiuto
• Di difesa
• Autoritario
• Arrabbiato
• Benedicente
• Di dilezione
8. IL SILENZIO
• Oggi si insite molto sulla comunicazione, la compartecipazione
e la condivisione dei sentimenti, delle emozioni, dei movimenti
interiori creando spesso verbosità che fanno cortocircuito
• In realtà aumentano le comunicazioni e muore la
comunicazione
• Si vive, inoltre, immersi nel fracasso e nel frastuono,
bombardati da rumori e distrazioni che derubano il corpo, la
mente e il cuore
• Il silenzio ci atterrisce: “Ci fa paura perché ci porta a faccia a
faccia con noi stessi, ci ricorda quello che non abbiamo ancora
risolto in noi stessi, ci mostra i nostri lati nascosti, dai quali
non c’è possibilità di fuga … Il silenzio è il più grande maestro
di vita … è l’anticamera della voce di Dio”
• Il silenzio è fondamentale, è sacro per la crescita di una
persona e di una coppia: il silenzio non ci fa dire le cose, ci fa
dire noi stessi
9. • Quale silenzio?
– Non quello dei cimiteri, non il silenzio vuoto, non il silenzio della
paura, non quello rabbioso o chiuso, non il silenzio sospettoso e
neppure quello che reprime e disprezza, non il silenzio giudicante
e nemmeno quello rumoroso di tanti pensieri;
– Ma il silenzio pieno, fatto di ascolto e di attenzione verso noi stessi
e il nostro coniuge, il silenzio amoroso e caldo, il silenzio fatto di
contatti con noi stessi, con la persona amata, con il creato, con gli
altri, il silenzio che diviene presenza viva e palpitante
• Come curare il silenzio nella nostra coppia?
– Cercare il silenzio dalla radio e dalla TV: non affollare la vita di
immagini farcite di violenza e sesso, di vuotaggini, perché
impoveriscono e non permettono di pensare con la propria testa e
di ascoltare il proprio cuore nella solitudine con se stesso
– Ascoltare la propria interiorità abitata dallo Spirito, maestro
interiore
– Dire all’altro solo le parole che scaturiscono dal proprio profondo
e che nascono e conducono all’essenziale
– Pronunciare parole con tutto noi stessi: cuore, corpo e mente
10. – Riascoltarsi dopo esperienze importanti e significative
– Dedicarsi uno spazio quotidiano per l’ascolto di se stessi e
Dio
– Mettersi in discussione ascoltando ciò che l’altro ha da
dirci, non avendo paura di farci aiutare
– Alla fine della giornata fare sempre l’esame di coscienza
condividendolo con il proprio sposo, dicendogli “Chi
sei,cosa vivi e dove ti trovi in questo periodo della vita”
– Non forzare le situazioni e non avere fretta. Non lasciarsi
prendere dall’ansia di progettare e di fare. Lo stress e la
fretta di un giorno rumoroso negano il confronto con Dio
– Lasciare che i figli e il coniuge siano se stessi non
giudicandoli moralisticamente. Assumersi il solo e vero
compito, quello di farci compagni di viaggio
11. LA SOLITUDINE
• Non fare confusione tra isolamento e solitudine. Non si tratta di
stati fisici dati dall’assenza o dalla presenza di qualcuno, ma di
atteggiamenti, modi di essere e di percepire noi stessi e l’altro.
• Possiamo essere immersi in una folla di persone e sentirci
isolati, come possiamo trovarci nel deserto e assaporare una
comunione piena
• Ciò che li differenzia è il mondo con cui ci poniamo di fronte a
noi stessi e al mondo
• Nel caso dell’isolamento ci poniamo in un atteggiamento di
lotta, di disarmonia e di competitività
• Nel caso della solitudine, invece, ci poniamo nella serenità,
nell’armonia e nella benevolenza
12. • L’Isolamento
– Nega la possibilità di aprirsi all’altro e si concentra
sull’esclusivismo e il totalitarismo
– E’ incapacità di stare con se stessi riempiendo la giornata di
impegni e lavori. Chi non sa star bene con se stesso come
può stare bene con gli altri?
– E’ non riuscire a sopportare noi stessi, non accettarci e
pensare che nemmeno gli altri lo possono (autoesclusione)
– Conduce a reagire, a scappare da noi stessi e a cercare
rifugio nell’alcool, nella droga o nel sesso
– E’ creare uno spazio in noi stessi in cui alberga la paura
– E’ escludere noi stessi dalla vita, richiudendosi nella cella
del nostro mondo, rifiutando di amare
– Conduce a diventare antropofagi dell’amore, persone
golose ed avide, incapaci di attendere e riempire i vuoti
esistenziali, affettivi e relazionali
13. – E’ smania di controllo dell’altro
– E’ preoccuparci di tutto, non mollando mai le ansie e le
paure. E’ incapacità di abbandonarci, arrenderci e rilassarci
– E’ incapacità di esprimere alla persona amata ciò che
viviamo e abbiamo dentro, è una penuria di parole che non
nascono dal cuore
– E’ rimirare noi stessi, come Narciso, e quindi incapacità di
incontrare il nostro coniuge nella sua verità più profonda,
nella sua carne, nel suo spirito e nel suo cuore.
– E’ difficoltà a cogliere i bisogni dell’altro, la sua bellezza, la
sua unicità ed irripetibilità
– E’ non cogliere il senso dello stare insieme come coppia,
cosificando l’altro
– Ci conduce ad essere reattivi, a rispondere in modo
spasmodico e ripetitivo ai gesti dell’altro, anziché essere
pro-attivi, cercando il bene dell’altro
14. • La solitudine
– E’ la capacità di essere in contatto con noi stessi
sentendoci sempre aperti agli altri
– E’ la capacità di essere in armonia con noi stessi, di
respirare un’atmosfera di serenità e di guardare il mondo,
l’altro e gli altri con occhi benevoli, nonostante i limiti e le
vulnerabilità
– E’ il luogo in cui è possibile attuare l’incontro amoroso e in
cui tutti gli altri incontri acquistano senso (anche quello con
i figli)
– E’ un cammino esperienziale verso la vita adulta e matura
– E’ possibile viverla senza sentirci abbandonati e angosciati,
solo se abbiamo fatto l’esperienza di sentirci riconosciuti e
confermati quando eravamo bambini. Se questa esperienza
è mancata la solitudine si tinge sempre di angoscia, diventa
malvagia ed ostile
• La croce di Cristo
– E’ la sintesi della solitudine e della comunione, di
abbandono:”Dio mio…” e di resa incondizionata al Padre:
“Padre, nelle tue mani…”
15. • Passare dall’isolamento alla solitudine
– Dall’irrequietezza dei sensi alla pace dello spirito,
dall’aggrapparci pauroso al nostro sposo all’agire insieme
come coppia, dal non dialogare all’aprirci e al
confrontarci,dal sentire i suoni delle parola all’ascoltarci,
dal non decidere o dal delegare alla capacità di decidere
insieme,dal non accarezzare all’essere teneri, dall’essere
muti o parolai ala comunicare insieme, dal chiuderci in noi
stessi punendo l’altro al donarci totalmente all’altro
– Ci sono due situazioni che i bambini non sopportano: la
solitudine e il silenzio.
– E’ proprio dell’adulto poter scegliere, vivere la condizione
della solitudine superando quella dell’isolamento
– La coppia deve creare un eremo interiore in cui guardarsi,
ritrovarsi, confrontarsi, toccarsi ed assaporarsi
– Nella solitudine il cuore di pietra diventa di carne, il cuore
chiuso si apre e diventa universale nell’amore
16. LO STUPORE
• Stare con il proprio coniuge sempre può indurci
all’assuefazione dei gesti, delle parole e degli sguardi che
conducono a darsi per scontati
• E’ terribile abituarci al nostro coniuge, non vedendolo più con
gli occhi di Dio. Egli infatti è creativo perché ci guarda con
occhi sempre nuovi
• Dobbiamo recuperare uno sguardo di stupore e
contemplazione, facendo riemergere quegli aspetti che ci
affascinarono al primo incontro, andando alla scaturigine del
nostro amore
• Proposta:
– Un esame di coscienza: Ci dedichiamo ogni giorno del
tempo per contemplarci e stupirci
– Una sfida: Stasera ci prendiamo del tempo per guardarci.
Provate, una volta, a stare uno di fronte all’altra per un
ora,guardandovi e contemplandovi senza fare null’altro.
– Un’esperienza:Proviamo a scegliere di fare ogni giorno
qualche cosa di insolito ed inusuale
17. L’UMORISMO
• Non va confuso con la superficialità e la noncuranza
• E’ la capacità di distanziarci e relativizzare i problemi evitando
di prenderci troppo sul serio
• E’ la possibilità di andare incontro alle contrarietà e alle
difficoltà in modo sereno e disteso
• E’ avere la libertà interiore di saper ridere di noi stessi
• E’ segno di maturità e di creatività. Saper allentare le tensioni,
sdrammatizzare, rilassare e far respirare un’aria diversa
• E’ saper guardare a noi stessi in modo equilibrato, senza
vedere solo il bicchiere mezzo vuoto
• E’ avere l’arte della leggerezza nell’educazione dei figli senza
pesare su di essi ansie, paure o pretese. Essi dipendono dalla
nostra educazione ma soprattutto dalle mani di Dio
18. – E’ la consapevolezza di conoscere i limiti nostri e del
partner e di non reagire cinicamente, né in modo freddo, ma
all’insegna del calore umano e della conciliazione
– E’ la disponibilità di accettare di essere terreni e fragili,
vulnerabili ed incapaci di salvare il mondo. Umorismo ed
umiltà hanno la stessa radice semantica
– E’ l’ arte di decentrasi, di spogliarci e liberarci assumendo
l’atteggiamento di chi si arrende e si affida a Chi può
veramente tutto
– Anche Dio è un grande umorista. Nel Mistero Pasquale ha
mostrato come la sconfitta è e può diventare salvezza