Sergio Rebora, "L'oratorio di San Lorenzo a Cantalupo. Note artistiche", in AA.VV., Il Tesoro dei poveri. Il patrimonio artistico delle istituzioni pubbliche di assistenza e benficenza di Milano, a cura di Marco G. Bascapé, Paolo M. Galimberti, Sergio Rebora, Milano, Silvana editoriale, 2001, pag. 385.
Sergio Rebora, "L'oratorio di San Lorenzo a Cantalupo. Note artistiche"
1. [Estratto da: Il tesoro dei poveri. Il patrimonio artistico delle Istituzioni pubbliche di assistenza e
beneficenza (ex Eca) di Milano, a cura di MARCO G. BASCAPÈ, PAOLO M. GALIMBERTI,
SERGIO REBORA, Milano – Cinisello Balsamo: Amministrazione delle II.PP.A.B. – Silvana
Editoriale, 2001, pag. 385]
L’ORATORIO DI SAN LORENZO A CANTALUPO
Note artistiche
Nel 1597 monsignor Alessandro Mazenta effettuava una visita pastorale a Cantalupo presso
l’oratorio dei Santi Nabore e Felice, la cui origine risaliva a un’epoca precedente1. In tale
circostanza fu rilevata la necessità di riallestire l’edificio in maniera più consona alle sue funzioni di
culto, decorandolo con pitture e proteggendolo con un cancello, imponendone altrimenti la
demolizione: si trattava presumibilmente di una piccola edicola ubicata nei campi, aperta e dotata di
un altare. Da parte della famiglia Olocati, proprietaria del podere, fu allora intrapresa la costruzione
di un oratorio, che ebbe termine il 26 settembre 1602 e fu dedicato a San Lorenzo. Al
completamento del nuovo edificio, inizialmente privo di decorazioni pittoriche a eccezione di una
tavola – ora perduta - raffigurante San Francesco d’Assisi mentre riceve le stimmate, a quella data
mancavano il campanile la sacrestia, compiuti rispettivamente nel 1609 e nel 1622, data
quest’ultima a cui è documentato anche l’ampliamento del presbiterio.
Successivamente la famiglia Vismara, subentrata agli Olocati e ai Brocco nella proprietà di
Cantalupo, decise di attuare lavori di rinnovamento nella chiesa, che ormai mostrava evidenti segni
di degrado causati dall’incuria e dal tempo. Compiuta entro il 1740, la ricostruzione condusse
all’assetto architettonico attuale, caratterizzato di una pianta rettangolare con una sola navata e
un’ampia sacrestia retrostante la zona presbiteriale. Il resoconto della visita pastorale di Giuseppe
Pozzobonelli (1749) offre preziosi ragguagli circa la decorazione interna, anch’essa tramandatasi
quasi integralmente fino ad oggi: l’altare, in marmi policromi dalle ariose forme proprie del
barocchetto lombardo, era sormontato dalla pala raffigurante la Madonna con il Bambino e i Santi
Lorenzo e Carlo, opera di Giambattista Sassi (1747, confronta n. ). Allo stesso autore si riferiscono
con ogni probabilità le quattro immagini affrescate a coppie alle pareti laterali dell’aula, raffiguranti
i Santi Filippo Neri, Domenico, Francesco di Paola, Vincenzo Ferreri; meno plausibile è invece
l’attribuzione allo stesso artista della medaglia settecentesca con angeli tra le nubi situata sulla volta
del presbiterio, a meno di non considerarla ampiamente ridipinta successivamente. All’esterno
invece, sopra la porta di accesso dell’oratorio, era stata affrescata l’immagine di San Lorenzo, da
considerare ormai perduta. E, ancora, la zona presbiteriale, rialzata, è delimitata da una coeva
balaustra in marmo, con pregevoli cancelli e parapetti in ferro battuto.
Dal 1831, anno in cui entrarono in possesso dei beni di Cantalupo, i Luoghi Pii Elemosinieri
provvidero con attenzione alle esigenze conservative della chiesa rinnovandone periodicamente la
dotazione di arredi liturgici2; nel 1845 il falegname Carlo Piatti di Melegnano realizzò dodici
panche in noce, mentre la bussola di accesso, le cimase lignee dorate soprastanti le finestre e le
porte di comunicazione tra la chiesa e la sacrestia risalgono all’intervento di ripristino del 1884. In
quell’anno le pareti interne dell’oratorio furono scrostate e intonacate in cemento per prevenire
l’umidità, rispettando fortunatamente i cinque dipinti ad affresco. Fu allora realizzato l’elegante
apparato decorativo che tuttora contraddistingue l’edificio, consistente in riquadri architettonici
mistilinei che, nella volta del presbiterio, si arricchiscono di angeli reggenti cartigli e di girali
vegetali in monocromo. Una serie di incisioni raffiguranti le stazioni della Via Crucis e due
oleografie di qualità raffiguranti i Sacri Cuori di Gesù e di Maria completano l’ambiente
conferendogli una gradevole allure tardo ottocentesca.
Sergio Rebora
1
Per i riferimenti alle visite pastorali si veda ASDMi, Visite pastorali, San Giuliano voll. VI-XIV.
2
Per le vicende dell’oratorio tra il XIX e il XX secolo si veda AIMi, Giuspatronati 806, 815 e 822.