Teoria e analisi del cinema 4. Allen e il suo pubblico
1. Corso di Teoria e analisi del cinema
4. Allen e il suo pubblico
prof. Matteo Asti
2. Allen e il suo pubblico
There are only two things that you can control in life: art
and masturbation (Sandy Bates in Stardust Memories)
Stardust Memories è un film del 1980 scritto,
diretto e interpretato da Woody Allen. Il film trae
ispirazione dal cinema europeo, in particolare da 8
e mezzo di Federico Fellini.
La storia è quella di un regista comico di successo,
Sandy Bates, in crisi esistenziale che vuole
esprimere in un film ermetico che i suoi produttori
cercano in tutti i modi di rendere più commerciale.
Costretto a partecipare per un week-end a una
rassegna di tutti i suoi film, incontra un gran
numero di persone che esprimono il proprio
Locandina di Stardust apprezzamento per i suoi film, "specialmente i
Memories (1980) primi, quelli comici".
3. Allen e il suo pubblico
No element of WA's filmmakingcarrer has been more
markedly Modernist than his aesthete principled
inattentiveness to the issue of audience (Peter Baily,
Allen and his audience)
Nel suo saggio Baily sottolinea alcuni punti nodali
che definiscono il rapporto tra Allen e il suo
pubblico e che si evidenziano in particolare in
alcuni film (Stardust Memories, Deconstructing
Harry, Sweet and Lowdown):
- Woody Allen mostra la sua modernità non
considerando con attenzione il suo pubblico
- Nelle interviste rinnega ogni responsabilità nei
suoi confronti
Locandina di Stardust
Memories (1980) - Ciò che per lui è più importante è l'autenticità
dell'opera
4. Il pubblico non aiuta l'arte
The vision of the audience is neve as deep as the vision of
the artist involved (Sandy Bates in Stardust
Memories)
- L'artista ha un visione sempre più profonda di
quella del suo pubblico
- Non è un dramma se alcuni spettatori non
apprezzano il film
- I suoi film funzionano meglio in Europa
- E' meglio non farsi influenzare dal pubblico
Tale estetica è quindi più tradizionale che moderna
e vede ancora l'artista come autorità (modello
Locandina di Stardust classico) o l'artista come vate escluso dal mondo
Memories (1980) normale (modello romantico).
5. L'arte come forma di autenticità
I can't settle down here. I gotta be free. I'm an artist
(Emmet in Sweet and Lowdown)
Accordi e disaccordi (Sweet and Lowdown) è un
film del 1999 diretto da Woody Allen, con Sean
Penn, Samantha Morton e Uma Thurman.
La pellicola è un mockumentary (falso
documentario) come il precedente Zelig: il
personaggio inventato è Emmet Ray, chitarrista
ubriacone e donnaiolo. Nonostante sia un ottimo
musicista è ossessionato dall’essere il secondo
chitarrista jazz più bravo al mondo, giudizio che,
sebbene condiviso per onestà intellettuale e per la
venerazione nei confronti dello stesso Reinhardt,
Locandina di Sweet and non manca di mandarlo su tutte le furie
Lowdown (1999)
6. L'arte come forma di autenticità
I can't settle down here. I gotta be free. I'm an artist
(Emmet in Sweet and Lowdown)
In Accordi e disaccordi (Sweet and Lowdown)
Allen riprende tutte le sue precenti riflessioni sulla
figura dell'artista. In particolare sottolinea come:
- L'artista abbia un suo sistema di valori autonomo
rispetto al pubblico
- L'artista non è un essere superiore ma solo quello
dotato di un carisma che gli consente di generare
cose apprezzate dagli altri
- Arte e vita non solo non corrispondono ma spesso
si oppongono poichè l'artista per coltivare il suo
dono deve essere egocentrico e tutto impegnato nel
Locandina di Sweet and suo lavoro.
Lowdown (1999)
7. Artista e pubblico a confronto
I enjoy the company of woman. I love 'em. It's just I don't
need 'em. (Emmet in Sweet and Lowdown)
Il rapporto tra Emmet e Hattie viene riletto da
Bailey come allegoria di quello tra artista e
pubblico:
- E' il pubblico che desidera l'artista
- Il pubblico è “muto” mentre l'artista “canta”
- Il pubblico è vorace (sessualità e appetito di
Hattie) e ha bisogno dell'artista per trasformare I
propri impulsi in bellezza.
Locandina di Sweet and
Lowdown (1999)
8. L'interpellazione
Tsch, you know, lately the strangest things have been
going through my mind, 'cause I turned forty, tsch, and I
guess I'm going through a life crisis or something, I don't
know. (Alvy Singer in Annie Hall)
Il film costruisce il suo spettatore a partire dallo
sguardo che l’autore sceglie per lui. Lo spettatore è
Alvy Singer in Annie Hall interfaccia tra il mondo rappresentato e la realtà in
(1977) cui avviene la fruizione.
Il modo più esplicito (e meno utilizzato) di
costruire lo spettatore è rivolgendosi direttamente
a lui. Viene presentato un personaggio, un oggetto
o una situazione che chiama in causa direttamente
lo spettatore, per rendere esplicite le istruzioni
sulla decodifica del progetto comunicativo del film.
Boris Yelnikoff in Whatever
works (2009) Si dà del “tu” allo spettatore, rompendo almeno
temporaneamente il patto finzionale, spostandosi
sul piano meta-comunicativo.
9. L'interpellazione
Il dispositivo dell'interpellazione ha trovato
diffusione soprattutto dopo la crisi del cinema
classico col suo modello puramente finzionale.
Il cinema in crisi ha introdotto un rapporto più
critico e negoziale col suo spettatore rendendolo
presenza apparentemente meno passiva e più
consapevole nel suo ruolo di interprete.
Esempio: Deux o trois choises que je sai d'elle di JL
Godard http://www.youtube.com/watch?
v=OiIDVLSZbPo
Locandina di Deux o trois
choises que je sai d'elle
(1967)
10. L'interpellazione
L'incipit è il momento di ingresso del film in cui
meglio si adatta la forma interpellativa avendo
ancora I tratti della cornice a anticipando il
processo di inserimento nella diegesi.
Le forme di appello più marcate sono la voce over
extradiegetica e lo sguardo in macchina ed Allen nei
suoi film le usa entrambe (voci extradiegetiche,
siadi commentatori eterodiegetici che
omodiegetici, spesso mostrano apertamente di
rivolgersi a qualcuno all'esterno del testo,
attraverso deittici e forme grammaticali io-tu più o
meno marcate).
Locandina Radio Days Hall - ESEMPI: Amore e guerra, Annie Hall,
(1987) Manhattan, Interiors, Zelig, Radio Days, La dea
dell'amore...
11. L'interpellazione
In Annie Hall troviamo l'esempio più estremo:
- Tono è confidenziale, atteggiamento da
psicanalizzato
- Forma espressiva dello stand up comedian e
tradizione narratore ebraico (di fronte al proprio
pubblico, senza scenografia o copione)
- L'interpellazione non è riassorbita e giustificata da
un controcampo che sveli un interlocutore del
personaggio all'interno della finzione.
- Posizione liminare sia a livello spaziale che
temporale
- Collegamento narrativo con inizio diegesi
Locandina Annie Hall Analisi incipit di Annie Hall:
(1977) http://www.effettonotteonline.com/enol/archivi
/articoli/in-deep/200406/200406id03.htm
12. L'interpellazione
ALVY'S VOICE-OVER
After that it got pretty late. And we both hadda go,
but it was great seeing Annie again, right? I
realized what a terrific person she was and-and how
much fun it was just knowing her and I-I thought of
that old joke, you know, this-this-this guy goes to a
psychiatrist and says, "Doc, uh, my brother's crazy.
He thinks he's a chicken." And, uh, the doctor
says, "Well, why don't you turn him in?" And the
guy says, "I would, but I need the eggs." Well, I
guess that's pretty much how how I feet about
relationships. You know, they're totally irrational
and crazy and absurd and… But, uh, I guess we
keep goin' through it because, uh, most of us need
Locandina Annie Hall the eggs.
(1977)
THE END