1. Centro Isadora Duncan Seminario permanente Bateson Deleuze Foucault Bergamo, 26 gennaio 2012 Massimo Giuliani Le metafore del virtuale in psicologia “ Nell'era elettrica abbiamo come pelle l'intera umanità” (M. McLuhan)
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3. Harlene Anderson e Harold Goolishian (1988): “I sistemi umani come sistemi linguistici” “ ...Già durante il contatto iniziale e per tutto il corso delle interviste, il terapeuta deve fare delle scelte e prendere decisioni su ciò di cui parlare. […] Il terapeuta prende in seria considerazione simultaneamente idee multiple e contraddittorie. Dimostra interesse e rispetto per tutte le idee.” George P. Landow (1992): “L'ipertesto. Il futuro della scrittura” “ L'ipertesto, che sfida il racconto e tutte le forme letterarie basate sulla linearità, mette in questione le idee di azione narrativa e di trama diffuse sin da Aristotele.”
4. Harlene Anderson e Harold Goolishian (1992): “Il cliente è l'esperto” “ ...il processo terapeutico può essere definito una 'conversazione terapeutica'. […] L'accento non è sul produrre cambiamento, ma sul creare uno spazio libero per la conversazione. In questa prospettiva ermeneutica, […] mentre il dialogo evolve, una nuova narrativa, storie 'non-ancora-dette', vengono mutualmente create.” George P. Landow (1992): “L'ipertesto. Il futuro della scrittura” “ ...Prima di tutto, la figura dell'autore ipertestuale si avvicina a quella del lettore, anche se non arriva a identificarsi interamente con essa; le funzioni di lettore e di autore si trovano intrecciate fra loro molto più profondamente di quanto non fossero mai state prima”.
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6. C’è differenza fra possibile e reale : e la differenza consiste nel fatto che il primo non esiste nella realtà, il secondo sì; ma è in tutto e per tutto identico a quello, ne costituisce la manifestazione letterale e prevedibile nel mondo reale. Il progetto di un edificio si realizza nell’edificio: tutto è previsto e fra l’uno e l’altro c’è una coincidenza precisa. C’è differenza, ancora, fra virtuale e attuale . Per dirla con Lévy, il pensiero comune esige che una cosa sia virtuale o reale: non l’uno o l’altro; ma il virtuale non si oppone al reale ma all'attuale: anzi il virtuale e l'attuale sono due modi diversi di essere reale. Però il primo addirittura esiste in una sorta di iperrealtà, contenendo in sé molteplici modi di essere nella realtà. Quando il virtuale entra nel mondo reale, lo fa attraverso un processo di attualizzazione . M. Giuliani, in Barbetta, Casadio e Giuliani, in corso di stampa
8. Da Lévy, 1995, p. 129 Il virtuale Latente Manifesto Sostanza Possibile (insiste) Reale (sussiste) Evento Virtuale (esiste) Attuale (accade)
9. Il “sé” Per William James è “sé” quel che sentiamo essere “nostro”: i suoi confini sono non solo espansi, ma quanto mai mobili e fluidi. Un individuo poi ha tanti “sé” sociali quante sono le persone che ne hanno un’immagine in mente. Per George Mead è il risultato di un processo sociale e di interazioni nel corso delle quali l’individuo si costituisce come tale. Jon Elster : la varietà di “sé” dev'essere compresa in termini interpersonali o in termini intertemporali? Per la psicoanalisi: sostanza o processo ? Per Kohut è una struttura complessa che origina da attese e speranze dei genitori.
10. Il “sé” e il virtuale L’individuo vive nella relazione costantemente, osservatore fra altri osservatori; percettore fra altri percettori: è così che molteplici “sé” virtuali si attualizzano nell’incontro con l’altro e con i compiti e le aspettative della vita sociale; per poi risalire il percorso fra attuale e virtuale e prepararsi al nuovo incontro e a nuovi compiti. E così via: dall’uno al molteplice, dal molteplice all’uno... M. Giuliani, in Barbetta, Casadio e Giuliani, in corso di stampa
11. Facciamo che la pelle è un testo... clicca sull’immagine per vedere il video di “Skin” e leggere l’intervista a Shelley Jackson sul blog Ibridamenti.com
12. “ Chi vede questa persona? Da chi è vista?” Ogni essere umano deve essere visto da qualcuno: se nessuno ti vede, non esisti. (Gianfranco Cecchin) Oggi che il linguaggio della connessione, dei link, della vicinanza e della distanza dà forma alla nostra esperienza, voglio esplorare le metafore della pelle, del con/tatto e del toccare. “ Da chi è toccata questa persona?” Pochi decenni fa, in base all’interesse per la psicologia umanistica, la parola chiave era “sentimenti”. I più recenti modelli cognitivi hanno dato la priorità ai modi di “vedere”, e presumo che nel futuro il crescente interesse per le metafore della “voce” indicherà un differente modo di “ascoltare”. (Lynn Hoffman)
13. Marshall McLuhan profetizzò che la società elettronica sarebbe stata una società tattile , fondata sulla complessità delle interrelazioni e dunque, come il tatto, sulla sensibilità . Le murature, finora solide e perenni, sarebbero diventate sottili membrane che, come la pelle, avrebbero messo in comunicazione l’uomo con l’ambiente circostante. L’ elettricità sarebbe diventata una seconda pelle , smaterializzando i mezzi di comunicazione.
14. “ La pelle non può rifiutare un segnale vibrotattile o elettrotattile: non può chiudere gli occhi o la bocca, né tapparsi le orecchie o il naso. La pelle non viene per nulla ingombrata da eccessivi sproloqui come avviene per la parola o la scrittura” (D. Anzieu) Per la pelle, ancora di più, non è possibile non comunicare! “ Gli psicologi ci hanno da tempo insegnato che buona parte di ciò che udiamo penetra in noi attraverso la pelle. Dopo che siamo stati per secoli completamente vestiti e chiusi in uno spazio visivo uniforme, respiriamo e ascoltiamo con l’intera epidermide” (M. McLuhan)
15. 1. Murray Bowen La metafora della membrana biologica che separa mentre unisce La differenziazione è un processo, non un approdo: è “progettare il proprio percorso attraverso il proprio personale sistema interno di guida, invece di correggere continuamente il tiro per vedere a che punto si trovano gli altri”. Come per le cellule, che non possano avere identità o scopo, o essere distinte, finché non si siano differenziate dalle cellule genitori. Ricerche degli anni 70 su organismi senza sistema immunitario dimostravano che essi, al contatto, si fondono e diventano un unico organismo. Non è possibile alcun processo di differenziazione, senza sistema immunitario e senza l’immunità aspecifica. Così il sistema immunitario non serve soltanto per separare e tenere lontane le minacce, ma mentre svolge la sua funzione di prima barriera che distingue il self dal non self , garantisce all’organismo la sua possibilità di contatto e di relazione.
16. 2. Didier Anzieu La metafora della membrana biologica che separa mentre unisce La membrana della molecola, quella che avvolge gli organi interni, e quella che avvolge il corpo (la pelle) non è solo una barriera che separa, contiene e protegge. Non ha una funzione passiva contrapposta alla funzione attiva del nucleo, dell’organo, del corpo. La membrana molecolare è attiva da un punto di vista chimico: distingue le sostanze di cui la molecola ha bisogno e respinge le altre. Distingue dentro e fuori, trasmette al nucleo (attraverso filamenti o “canali”) informazioni dal mondo esterno. Barriera, interfaccia, contenitore: una potente metafora di ciò che racchiude la mente e il pensiero. Per Anzieu (1985) l’Io-pelle è “una rappresentazione di cui si serve l’Io del bambino, durante le fasi precoci dello sviluppo, per rappresentarsi sé stesso come Io che contiene i contenuti psichici, a partire dalla propria esperienza della superficie del corpo ”. Costruisce la percezione di un contenitore che – come la pelle fisica che fa da confine al suo corpo, al suo interno – contiene affetti e pensieri come un involucro psichico.
17. “ La melancolia del corpo” è fatto di tredici racconti con titoli come “Latte”, “Nervi”, “Grasso”, dove i fluidi del corpo diventano elementi del paesaggio e dove il corpo proietta le sue parti, le sue secrezioni e i suoi umori, nel mondo fuori. Dove il latte può piovere dalle nuvole, gli spermatozoi pascolare per le pianure e la terra sanguinare. Negli scatti di Sara De Vita sul terremoto le fratture dei muri diventano tagli sulla pelle, gli squarci della terra diventano lacerazioni dei corpi, e la continuità tra le ferite delle case e le ferite dell’anima diventa concreta anche per lo sguardo. L’arte gioca con la pelle e con i confini fra “dentro” e “fuori”
18. “ Avresti voluto toccarlo tu, e farti maschio tu (...) Pensavi di cavartela con la pelle, ma avevi trovato un uomo che della pelle non s’accontentava. Sciocchezze, ovviamente; tutte sciocchezze: la pelle era effettivamente l’unica cosa vera.” (Federica Sgaggio, “L’avvocato G.”)
19. “ No, mi ripetevo, il sesso non è la differenza essenziale tra l’uomo e la donna; questa diversità, che è anche complementarità, risiede prima di tutto nella pelle: qui rugosa, spessa, con un odore forte e un sapore salato, là fine, liscia, avvolgente e fragile, gusto di miele, profumo di pepe.” (Didier Anzieu, “L’epidermide nomade”)
20. “ Different voice” e “different touch”? La storia tattile-emotiva maschile e femminile Al canto tattile emotivo delle femmine, i giovani rispondono con pratiche cantate (…) che presentano un alto tasso di azione motoria, più tonica, più muscolare, che prevede una maggiore energia. Questa azione musicale maschile fa pure schietto riferimento prossemico ad una maggiore distanza e quindi ad un più palese distacco dei corpi. Se le giovani donne sembrano mantenere il corpo-pelle più vicino alle loro coetanee, i maschi fanno il contrario, fanno emergere il bisogno di staccarsi dagli altri, come se la pratica della tattilità confidenziale non dovesse far parte della loro stessa storia emotiva. (Maurizio Spaccazocchi, “La musica e la pelle”)