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D I S C I P L I N A R E                    C O M M E R C I A L E



    MELE
COLTIVAZIONE

Notizie Botaniche


L
         a storia del melo ha origini lontanissime. Sembra
         che il suo centro d’origine sia localizzato in una
         regione montagnosa del Sud-Est della Cina dove,
tramite la propagazione delle specie Malus Sieversii, si
sarebbe sviluppata la coltura del melo selvatico (Malus
sylvestris Miller). L’origine del melo coltivato, invece, sem-
bra sia da attribuire ad incroci spontanei avvenuti tra una
specie originaria dell’Asia centrale (M. Orientalis ) e il M.
Sieversii. Il melo è stato apprezzato fin dall’antichità: sia nei
testi greci che in quelli latini vi sono riferimenti e citazioni che
attestano la diffusione di questa pianta da frutto.
Il melo è una pianta arborea appartenente alla famiglia
delle rosacee. Presenta radici striscianti e poco profonde,
un fusto eretto, alto fino a 7-8 metri, foglie ovali e alterne;
i fiori sono bianchi con sfumature rosate. Il frutto, la mela,
è un pomo, cioè un falso frutto carnoso, di colore e dimen-
sioni diverse secondo le varietà. Il colore di fondo della
buccia, nel frutto maturo, può essere verde, giallo, rosso o
bicolore; il colore della polpa varia da bianco, a bianco ver-
dastro, bianco-crema e giallastro.



Il clima


I
     l melo predilige climi temperati e trova il suo ambiente
     ideale di crescita nelle regioni del Nord e nella Pianura
     Padana. La coltivazione in altura o in aree caratteriz-
zate da forti sbalzi di temperatura fra giorno e notte favo-
risce, infatti, nelle varietà più diffuse, la colorazione del
frutto e aumenta la croccantezza della polpa; ad esempio,
le Golden Delicious e le Red Delicious sono quelle che più
beneficiano dei climi montani. Altre varietà, soprattutto
quelle bicolore come le Gala, le Fuji e le Pink Lady, sono
invece poco adatte alla coltivazione in zone montane o
soggette a gelate precoci e sviluppano in pianura migliori
caratteristiche organolettiche. Il clima delle regioni meri-
dionali è molto propizio alla coltivazione della varietà
Annurca.
L’innesto
cultivar:
piante coltivate   La forma di moltiplicazione più usata è l’innesto, che può esse-
nettamente
distinguibili      re effettuato su franco (ossia il portainnesto originato da un
per uno o più      seme di varietà coltivata) o su varietà rustiche e selvatiche
caratteri che,
attraverso la
                   della stessa specie, quali il “dolcino” (Pirus malus pumila prae-
riproduzione o     cox gallica) ed il “paradiso” (Pirus malus pumila paradisiaca).
la propagazio-
ne, mantengo-
                   Ed oggi quasi esclusivamente su portinnesti clonali. Le nume-
no le proprie      rosissime cultivar di melo sono state ottenute per ibridazione,
caratteristiche    selezione, mutazioni somatiche, spontanee o indotte, e
originarie.
                   mediante radiazioni ionizzanti.

                   La scelta del portinnesto
                      La scelta del portinnesto è una fase fondamentale
                      nell’esecuzione dell’impianto in quanto da esso
                      dipende la grandezza definitiva della pianta, l’am-
                      bientamento al terreno, il regolare sviluppo, la resi-
                      stenza ai parassiti e alle malattie e una migliore
                      impollinazione.

                   La selezione genetica ha determinato il rapido sviluppo di por-
                   tinnesti a ridotta vigoria (portinnesti clonali) che inducono il
                   melo ad una fruttificazione più precoce ed a minor suscettibili-
                   tà ad alcune avversità.
                   I portinnesti più vigorosi trovano un’ottimale applicazione solo
                   per varietà molto deboli o quando le condizioni pedoclimatiche
                   sono sfavorevoli: mancanza d’irrigazione, terreni poveri, trop-
                   po pesanti, con eccessivo calcare attivo, ambienti particolar-
                   mente freddi, ecc.

                   Forme di allevamento


                   L
                            a forma di allevamento deve consentire uno sviluppo
                            armonico della pianta: una chioma aperta alla radia-
                            zione solare diretta e impostata su una impalcatura
                   semplice ed equilibrata agevola, infatti, le operazioni colturali
                   più impegnative, quali la potatura, il diradamento manuale dei
                   frutticini e la raccolta. Le forme di allevamento più utilizzate
                   per il melo sono il fusetto ( o spindle) e altre varianti di que-
                   st’ultimo che consentono di ottenere densità di piantagione
                   elevate, mantenendo un’altezza ridotta delle piante, così da
                   velocizzare l’entrata in produzione del frutteto e rendere
                   meno difficoltose le diverse operazioni colturali. Il fusetto è
                   formato da un fusto centrale (astone) su cui sono inserite
                   branchette laterali, la cui lunghezza decresce dalla base alla
                   cima della pianta.
La potatura
  La potatura, fase essenziale nell’ottimizzazione del
  rapporto tra parte vegetativa (rami e foglie) e parte
  riproduttiva (fiori), deve essere effettuata conside-
  rando le peculiarità delle varie specie. E’ possibile
  distinguere:

  • la potatura d’allevamento, fatta nei primi anni di
    vita della pianta, serve ad impostare la forma di
    allevamento prescelta e a favorire una migliore
    illuminazione delle foglie e un rapido raggiungi-
    mento della piena fruttificazione;

  • la potatura di produzione consente il ricambio
  annuale di una quota adeguata di legno fruttifican-
  te. Eseguita almeno una volta l’anno, per tutta la vita
  produttiva del frutteto, ha lo scopo di far raggiunge-
  re alla pianta il massimo potenziale produttivo, con
  una fruttificazione costante e una migliore qualità
  dei frutti, eliminando rami ammalati o deperiti e
  ostacolando, in tal modo, l’attacco dei parassiti.



In caso di piante di melo con eccessivo vigore, oltre alla pota-
tura di produzione, si rende necessario un secondo intervento
di sfoltimento, tra maggio e giugno, per eliminare i rami più
vigorosi presenti alla sommità della pianta.

L’impollinazione
Le cultivar di melo, tranne qualche eccezione, sono incapaci di
attuare la fecondazione sia tra i fiori della stessa pianta sia tra
quelli di piante della stessa varietà ( sono cioè autosterili), per
cui occorre consociare nello stesso meleto due cultivar capaci
di fecondare vicendevolmente i propri fiori.

Per aumentare la produttività del melo e per garantire
quindi una buona impollinazione, è fondamentale consi-
derare alcuni fattori:
• la presenza sul campo di insetti pronubi,
  cioè impollinatori (3 arnie per ettaro);
• una giusta consociazione varietale e/o la presenza
  di piante impollinatrici di diverse varietà
  (distribuite lungo i filari ed alternate fra di loro);
• il non utilizzo di antiparassitari durante la fioritura.
Tali elementi garantiscono alla pianta di raggiungere una
buona fruttificazione.
Oltre alle metodiche di produzione convenzionale, con-
                                                  formi alle disposizioni normative comunitarie e naziona-
                                                  li, si devono tenere in considerazione le tecniche di pro-
                                                  duzione integrata e di produzione biologica.


                                                      - il sistema di produzione integrata persegue l'obbiettivo della

                                                           ottimizzazione quali-quantitativa delle produzioni, intervenen-

                                                           do su tutte le tecniche colturali, salvaguardando l’ambiente e

                                                           privilegiando la sicurezza alimentare. I principi di base sono

                                                           rappresentati dalla razionale scelta di materiale vivaistico e

                                                           cultivar meno suscettibili ai parassiti, dall’adeguata prepara-

                                                           zione del terreno, dall’uso di portinnesti idonei e dall’impiego

                                                           minimo e controllato di fitofarmaci e concimi basato sull’effet-

                                                           tivo fabbisogno della coltura.

                                                      - il sistema di produzione biologico prevede una serie di vincoli

                                                           per garantire la conservazione dell’ambiente e prevenire alla

                                                           radice qualsiasi rischio per chi coltiva e per chi consuma.Tale

                                                           metodo infatti prevede:

                                                      - 3 anni di conversione dei terreni per essere certi che non ci

              Glossario                                    siano contaminazioni da culture precedenti;
Gemma dormiente: gemma che si
sviluppa solo l’anno successivo a                     - divieto assoluto dell’uso di prodotti chimici di sintesi, quali fer-
quello in cui si è formata.
                                                           tilizzanti o fitofarmaci;
Orecchiette di topo: stadio fenologico
                                                      - ubicazione dei terreni lontano da potenziali fonti di
in cui le gemme sono appena schiuse e
le prime foglioline hanno l’aspetto che                    inquinamento.
ne giustifica il nome.

Bottoni rosa: fase prima della
fioritura in cui le gemme destinate a         Fasi fenologiche
dare i fiori si presentano di colore rosa.
Allegagione: fase della fecondazione
                                                                              Gemme                       Rottura
del fiore.                                                                                                gemme
                                                                              dormienti
                                                                                                                        Orecchiette
Mazzetti affioranti: il primo appari-                                                                                   di topo
re alla superficie delle infiorescenze.                                       gennaio                 marzo
                                                  Caduta
                                                  foglie
Frutto noce: in post - fioritura, fase di                      novembre/dicembre                                                         Mazzetti
ingrossamento dei frutticini.                                                                                       inizio aprile        affioranti


                                                             luglio/agosto/settembre
                                                                                                                                           Bottoni
                                                                                                                                           rosa
                                             Maturazione                                                                aprile

                                                                                 giugno          maggio                             Fioritura

                                                       Ingrossamento
                                                                frutto                                         Caduta petali
                                                                              Frutto noce     Allegagione



                                                 Le fasi fenologiche, sopra illustrate, si riferiscono alle aree di produzione meridionali

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Mele com1

  • 1. D I S C I P L I N A R E C O M M E R C I A L E MELE COLTIVAZIONE Notizie Botaniche L a storia del melo ha origini lontanissime. Sembra che il suo centro d’origine sia localizzato in una regione montagnosa del Sud-Est della Cina dove, tramite la propagazione delle specie Malus Sieversii, si sarebbe sviluppata la coltura del melo selvatico (Malus sylvestris Miller). L’origine del melo coltivato, invece, sem- bra sia da attribuire ad incroci spontanei avvenuti tra una specie originaria dell’Asia centrale (M. Orientalis ) e il M. Sieversii. Il melo è stato apprezzato fin dall’antichità: sia nei testi greci che in quelli latini vi sono riferimenti e citazioni che attestano la diffusione di questa pianta da frutto. Il melo è una pianta arborea appartenente alla famiglia delle rosacee. Presenta radici striscianti e poco profonde, un fusto eretto, alto fino a 7-8 metri, foglie ovali e alterne; i fiori sono bianchi con sfumature rosate. Il frutto, la mela, è un pomo, cioè un falso frutto carnoso, di colore e dimen- sioni diverse secondo le varietà. Il colore di fondo della buccia, nel frutto maturo, può essere verde, giallo, rosso o bicolore; il colore della polpa varia da bianco, a bianco ver- dastro, bianco-crema e giallastro. Il clima I l melo predilige climi temperati e trova il suo ambiente ideale di crescita nelle regioni del Nord e nella Pianura Padana. La coltivazione in altura o in aree caratteriz- zate da forti sbalzi di temperatura fra giorno e notte favo- risce, infatti, nelle varietà più diffuse, la colorazione del frutto e aumenta la croccantezza della polpa; ad esempio, le Golden Delicious e le Red Delicious sono quelle che più beneficiano dei climi montani. Altre varietà, soprattutto quelle bicolore come le Gala, le Fuji e le Pink Lady, sono invece poco adatte alla coltivazione in zone montane o soggette a gelate precoci e sviluppano in pianura migliori caratteristiche organolettiche. Il clima delle regioni meri- dionali è molto propizio alla coltivazione della varietà Annurca.
  • 2. L’innesto cultivar: piante coltivate La forma di moltiplicazione più usata è l’innesto, che può esse- nettamente distinguibili re effettuato su franco (ossia il portainnesto originato da un per uno o più seme di varietà coltivata) o su varietà rustiche e selvatiche caratteri che, attraverso la della stessa specie, quali il “dolcino” (Pirus malus pumila prae- riproduzione o cox gallica) ed il “paradiso” (Pirus malus pumila paradisiaca). la propagazio- ne, mantengo- Ed oggi quasi esclusivamente su portinnesti clonali. Le nume- no le proprie rosissime cultivar di melo sono state ottenute per ibridazione, caratteristiche selezione, mutazioni somatiche, spontanee o indotte, e originarie. mediante radiazioni ionizzanti. La scelta del portinnesto La scelta del portinnesto è una fase fondamentale nell’esecuzione dell’impianto in quanto da esso dipende la grandezza definitiva della pianta, l’am- bientamento al terreno, il regolare sviluppo, la resi- stenza ai parassiti e alle malattie e una migliore impollinazione. La selezione genetica ha determinato il rapido sviluppo di por- tinnesti a ridotta vigoria (portinnesti clonali) che inducono il melo ad una fruttificazione più precoce ed a minor suscettibili- tà ad alcune avversità. I portinnesti più vigorosi trovano un’ottimale applicazione solo per varietà molto deboli o quando le condizioni pedoclimatiche sono sfavorevoli: mancanza d’irrigazione, terreni poveri, trop- po pesanti, con eccessivo calcare attivo, ambienti particolar- mente freddi, ecc. Forme di allevamento L a forma di allevamento deve consentire uno sviluppo armonico della pianta: una chioma aperta alla radia- zione solare diretta e impostata su una impalcatura semplice ed equilibrata agevola, infatti, le operazioni colturali più impegnative, quali la potatura, il diradamento manuale dei frutticini e la raccolta. Le forme di allevamento più utilizzate per il melo sono il fusetto ( o spindle) e altre varianti di que- st’ultimo che consentono di ottenere densità di piantagione elevate, mantenendo un’altezza ridotta delle piante, così da velocizzare l’entrata in produzione del frutteto e rendere meno difficoltose le diverse operazioni colturali. Il fusetto è formato da un fusto centrale (astone) su cui sono inserite branchette laterali, la cui lunghezza decresce dalla base alla cima della pianta.
  • 3. La potatura La potatura, fase essenziale nell’ottimizzazione del rapporto tra parte vegetativa (rami e foglie) e parte riproduttiva (fiori), deve essere effettuata conside- rando le peculiarità delle varie specie. E’ possibile distinguere: • la potatura d’allevamento, fatta nei primi anni di vita della pianta, serve ad impostare la forma di allevamento prescelta e a favorire una migliore illuminazione delle foglie e un rapido raggiungi- mento della piena fruttificazione; • la potatura di produzione consente il ricambio annuale di una quota adeguata di legno fruttifican- te. Eseguita almeno una volta l’anno, per tutta la vita produttiva del frutteto, ha lo scopo di far raggiunge- re alla pianta il massimo potenziale produttivo, con una fruttificazione costante e una migliore qualità dei frutti, eliminando rami ammalati o deperiti e ostacolando, in tal modo, l’attacco dei parassiti. In caso di piante di melo con eccessivo vigore, oltre alla pota- tura di produzione, si rende necessario un secondo intervento di sfoltimento, tra maggio e giugno, per eliminare i rami più vigorosi presenti alla sommità della pianta. L’impollinazione Le cultivar di melo, tranne qualche eccezione, sono incapaci di attuare la fecondazione sia tra i fiori della stessa pianta sia tra quelli di piante della stessa varietà ( sono cioè autosterili), per cui occorre consociare nello stesso meleto due cultivar capaci di fecondare vicendevolmente i propri fiori. Per aumentare la produttività del melo e per garantire quindi una buona impollinazione, è fondamentale consi- derare alcuni fattori: • la presenza sul campo di insetti pronubi, cioè impollinatori (3 arnie per ettaro); • una giusta consociazione varietale e/o la presenza di piante impollinatrici di diverse varietà (distribuite lungo i filari ed alternate fra di loro); • il non utilizzo di antiparassitari durante la fioritura. Tali elementi garantiscono alla pianta di raggiungere una buona fruttificazione.
  • 4. Oltre alle metodiche di produzione convenzionale, con- formi alle disposizioni normative comunitarie e naziona- li, si devono tenere in considerazione le tecniche di pro- duzione integrata e di produzione biologica. - il sistema di produzione integrata persegue l'obbiettivo della ottimizzazione quali-quantitativa delle produzioni, intervenen- do su tutte le tecniche colturali, salvaguardando l’ambiente e privilegiando la sicurezza alimentare. I principi di base sono rappresentati dalla razionale scelta di materiale vivaistico e cultivar meno suscettibili ai parassiti, dall’adeguata prepara- zione del terreno, dall’uso di portinnesti idonei e dall’impiego minimo e controllato di fitofarmaci e concimi basato sull’effet- tivo fabbisogno della coltura. - il sistema di produzione biologico prevede una serie di vincoli per garantire la conservazione dell’ambiente e prevenire alla radice qualsiasi rischio per chi coltiva e per chi consuma.Tale metodo infatti prevede: - 3 anni di conversione dei terreni per essere certi che non ci Glossario siano contaminazioni da culture precedenti; Gemma dormiente: gemma che si sviluppa solo l’anno successivo a - divieto assoluto dell’uso di prodotti chimici di sintesi, quali fer- quello in cui si è formata. tilizzanti o fitofarmaci; Orecchiette di topo: stadio fenologico - ubicazione dei terreni lontano da potenziali fonti di in cui le gemme sono appena schiuse e le prime foglioline hanno l’aspetto che inquinamento. ne giustifica il nome. Bottoni rosa: fase prima della fioritura in cui le gemme destinate a Fasi fenologiche dare i fiori si presentano di colore rosa. Allegagione: fase della fecondazione Gemme Rottura del fiore. gemme dormienti Orecchiette Mazzetti affioranti: il primo appari- di topo re alla superficie delle infiorescenze. gennaio marzo Caduta foglie Frutto noce: in post - fioritura, fase di novembre/dicembre Mazzetti ingrossamento dei frutticini. inizio aprile affioranti luglio/agosto/settembre Bottoni rosa Maturazione aprile giugno maggio Fioritura Ingrossamento frutto Caduta petali Frutto noce Allegagione Le fasi fenologiche, sopra illustrate, si riferiscono alle aree di produzione meridionali