1. D I S C I P L I N A R E C O M M E R C I A L E
MELE
COLTIVAZIONE
Notizie Botaniche
L
a storia del melo ha origini lontanissime. Sembra
che il suo centro d’origine sia localizzato in una
regione montagnosa del Sud-Est della Cina dove,
tramite la propagazione delle specie Malus Sieversii, si
sarebbe sviluppata la coltura del melo selvatico (Malus
sylvestris Miller). L’origine del melo coltivato, invece, sem-
bra sia da attribuire ad incroci spontanei avvenuti tra una
specie originaria dell’Asia centrale (M. Orientalis ) e il M.
Sieversii. Il melo è stato apprezzato fin dall’antichità: sia nei
testi greci che in quelli latini vi sono riferimenti e citazioni che
attestano la diffusione di questa pianta da frutto.
Il melo è una pianta arborea appartenente alla famiglia
delle rosacee. Presenta radici striscianti e poco profonde,
un fusto eretto, alto fino a 7-8 metri, foglie ovali e alterne;
i fiori sono bianchi con sfumature rosate. Il frutto, la mela,
è un pomo, cioè un falso frutto carnoso, di colore e dimen-
sioni diverse secondo le varietà. Il colore di fondo della
buccia, nel frutto maturo, può essere verde, giallo, rosso o
bicolore; il colore della polpa varia da bianco, a bianco ver-
dastro, bianco-crema e giallastro.
Il clima
I
l melo predilige climi temperati e trova il suo ambiente
ideale di crescita nelle regioni del Nord e nella Pianura
Padana. La coltivazione in altura o in aree caratteriz-
zate da forti sbalzi di temperatura fra giorno e notte favo-
risce, infatti, nelle varietà più diffuse, la colorazione del
frutto e aumenta la croccantezza della polpa; ad esempio,
le Golden Delicious e le Red Delicious sono quelle che più
beneficiano dei climi montani. Altre varietà, soprattutto
quelle bicolore come le Gala, le Fuji e le Pink Lady, sono
invece poco adatte alla coltivazione in zone montane o
soggette a gelate precoci e sviluppano in pianura migliori
caratteristiche organolettiche. Il clima delle regioni meri-
dionali è molto propizio alla coltivazione della varietà
Annurca.
2. L’innesto
cultivar:
piante coltivate La forma di moltiplicazione più usata è l’innesto, che può esse-
nettamente
distinguibili re effettuato su franco (ossia il portainnesto originato da un
per uno o più seme di varietà coltivata) o su varietà rustiche e selvatiche
caratteri che,
attraverso la
della stessa specie, quali il “dolcino” (Pirus malus pumila prae-
riproduzione o cox gallica) ed il “paradiso” (Pirus malus pumila paradisiaca).
la propagazio-
ne, mantengo-
Ed oggi quasi esclusivamente su portinnesti clonali. Le nume-
no le proprie rosissime cultivar di melo sono state ottenute per ibridazione,
caratteristiche selezione, mutazioni somatiche, spontanee o indotte, e
originarie.
mediante radiazioni ionizzanti.
La scelta del portinnesto
La scelta del portinnesto è una fase fondamentale
nell’esecuzione dell’impianto in quanto da esso
dipende la grandezza definitiva della pianta, l’am-
bientamento al terreno, il regolare sviluppo, la resi-
stenza ai parassiti e alle malattie e una migliore
impollinazione.
La selezione genetica ha determinato il rapido sviluppo di por-
tinnesti a ridotta vigoria (portinnesti clonali) che inducono il
melo ad una fruttificazione più precoce ed a minor suscettibili-
tà ad alcune avversità.
I portinnesti più vigorosi trovano un’ottimale applicazione solo
per varietà molto deboli o quando le condizioni pedoclimatiche
sono sfavorevoli: mancanza d’irrigazione, terreni poveri, trop-
po pesanti, con eccessivo calcare attivo, ambienti particolar-
mente freddi, ecc.
Forme di allevamento
L
a forma di allevamento deve consentire uno sviluppo
armonico della pianta: una chioma aperta alla radia-
zione solare diretta e impostata su una impalcatura
semplice ed equilibrata agevola, infatti, le operazioni colturali
più impegnative, quali la potatura, il diradamento manuale dei
frutticini e la raccolta. Le forme di allevamento più utilizzate
per il melo sono il fusetto ( o spindle) e altre varianti di que-
st’ultimo che consentono di ottenere densità di piantagione
elevate, mantenendo un’altezza ridotta delle piante, così da
velocizzare l’entrata in produzione del frutteto e rendere
meno difficoltose le diverse operazioni colturali. Il fusetto è
formato da un fusto centrale (astone) su cui sono inserite
branchette laterali, la cui lunghezza decresce dalla base alla
cima della pianta.
3. La potatura
La potatura, fase essenziale nell’ottimizzazione del
rapporto tra parte vegetativa (rami e foglie) e parte
riproduttiva (fiori), deve essere effettuata conside-
rando le peculiarità delle varie specie. E’ possibile
distinguere:
• la potatura d’allevamento, fatta nei primi anni di
vita della pianta, serve ad impostare la forma di
allevamento prescelta e a favorire una migliore
illuminazione delle foglie e un rapido raggiungi-
mento della piena fruttificazione;
• la potatura di produzione consente il ricambio
annuale di una quota adeguata di legno fruttifican-
te. Eseguita almeno una volta l’anno, per tutta la vita
produttiva del frutteto, ha lo scopo di far raggiunge-
re alla pianta il massimo potenziale produttivo, con
una fruttificazione costante e una migliore qualità
dei frutti, eliminando rami ammalati o deperiti e
ostacolando, in tal modo, l’attacco dei parassiti.
In caso di piante di melo con eccessivo vigore, oltre alla pota-
tura di produzione, si rende necessario un secondo intervento
di sfoltimento, tra maggio e giugno, per eliminare i rami più
vigorosi presenti alla sommità della pianta.
L’impollinazione
Le cultivar di melo, tranne qualche eccezione, sono incapaci di
attuare la fecondazione sia tra i fiori della stessa pianta sia tra
quelli di piante della stessa varietà ( sono cioè autosterili), per
cui occorre consociare nello stesso meleto due cultivar capaci
di fecondare vicendevolmente i propri fiori.
Per aumentare la produttività del melo e per garantire
quindi una buona impollinazione, è fondamentale consi-
derare alcuni fattori:
• la presenza sul campo di insetti pronubi,
cioè impollinatori (3 arnie per ettaro);
• una giusta consociazione varietale e/o la presenza
di piante impollinatrici di diverse varietà
(distribuite lungo i filari ed alternate fra di loro);
• il non utilizzo di antiparassitari durante la fioritura.
Tali elementi garantiscono alla pianta di raggiungere una
buona fruttificazione.
4. Oltre alle metodiche di produzione convenzionale, con-
formi alle disposizioni normative comunitarie e naziona-
li, si devono tenere in considerazione le tecniche di pro-
duzione integrata e di produzione biologica.
- il sistema di produzione integrata persegue l'obbiettivo della
ottimizzazione quali-quantitativa delle produzioni, intervenen-
do su tutte le tecniche colturali, salvaguardando l’ambiente e
privilegiando la sicurezza alimentare. I principi di base sono
rappresentati dalla razionale scelta di materiale vivaistico e
cultivar meno suscettibili ai parassiti, dall’adeguata prepara-
zione del terreno, dall’uso di portinnesti idonei e dall’impiego
minimo e controllato di fitofarmaci e concimi basato sull’effet-
tivo fabbisogno della coltura.
- il sistema di produzione biologico prevede una serie di vincoli
per garantire la conservazione dell’ambiente e prevenire alla
radice qualsiasi rischio per chi coltiva e per chi consuma.Tale
metodo infatti prevede:
- 3 anni di conversione dei terreni per essere certi che non ci
Glossario siano contaminazioni da culture precedenti;
Gemma dormiente: gemma che si
sviluppa solo l’anno successivo a - divieto assoluto dell’uso di prodotti chimici di sintesi, quali fer-
quello in cui si è formata.
tilizzanti o fitofarmaci;
Orecchiette di topo: stadio fenologico
- ubicazione dei terreni lontano da potenziali fonti di
in cui le gemme sono appena schiuse e
le prime foglioline hanno l’aspetto che inquinamento.
ne giustifica il nome.
Bottoni rosa: fase prima della
fioritura in cui le gemme destinate a Fasi fenologiche
dare i fiori si presentano di colore rosa.
Allegagione: fase della fecondazione
Gemme Rottura
del fiore. gemme
dormienti
Orecchiette
Mazzetti affioranti: il primo appari- di topo
re alla superficie delle infiorescenze. gennaio marzo
Caduta
foglie
Frutto noce: in post - fioritura, fase di novembre/dicembre Mazzetti
ingrossamento dei frutticini. inizio aprile affioranti
luglio/agosto/settembre
Bottoni
rosa
Maturazione aprile
giugno maggio Fioritura
Ingrossamento
frutto Caduta petali
Frutto noce Allegagione
Le fasi fenologiche, sopra illustrate, si riferiscono alle aree di produzione meridionali