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Cassa di espansione
del fiume Panaro
Spa
La storia di un'opera
incompiuta nei
documenti ufficiali
Marco Amendola
È la più grande opera incompiuta realizzata nella provincia di Modena, e da 40 anni
aspetta di essere finita. Si tratta della cassa di espansione del Panaro, la prima
infrastruttura idraulica di questo tipo costruita in Italia, nata per regolare le piene del
fiume e non mettere a rischio i comuni di valle lungo il corso d'acqua.
Dal 1974 al 2013 è costata oltre 30 milioni di euro, ma ancora manca il collaudo
definitivo per mettere l'infrastruttura a norma di legge e dare garanzia di tenuta per
la tutela della pubblica incolumità. Ma i tempi di conclusione dell'opera sono ancora
indefiniti: una storia controversa fatta da miliardi di lire, politica, mala burocrazia e
varianti di progetto .
Lungo il fiume Secchia invece si trovano altre due infrastrutture che ancora
attendono il collaudo generale finale da decenni: sono la cassa di espansione in
località Campogalliano e la traversa di Castellarano. Entrambe presentano una
storia simile a quella del Panaro.
In questa pubblicazione esclusiva, sono contenuti solo documenti e informazioni
ufficiali conservati presso gli archivi Aipo della sede di Parma e Modena, e altri
documenti reperiti via Internet, relativi alla storia della cassa di espansione del
Panaro.
Marco Amendola
di Marco Amendola 3
Cronologia costruzione
cassa di espansione del fiume Panaro

1974: lettera di presentazione progetto cassa di espansione del Panaro;

1975: approvazione del progetto;

1981: avvio del cantiere;

1982: studio della 2° variante;

1985: consegna manufatto e cassa di espansione;

1986: avvio cantiere 2°variante della cassa per “adeguamento a maggiori portate”;

1999: inaugurazione e consegna della cassa di espansione

1999-2014: questione paratoie mobili.
di Marco Amendola 4
Nel 1950 la zona in cui si trova la cassa di espansione del Panaro era
una grande cava dedicata all'estrazione ghiaia per la realizzazione
dell'autostrada del Sole A1.
di Marco Amendola 5
Negli anni seguenti, dopo le alluvioni degli anni 1966, 1969, 1972, 1973, e
dopo diverse manifestazioni, gli amministratori dell'epoca individuarono
quella zona e la parte fra Campogalliano e Rubiera, anche quelle già
fortemente compromesse dalle attività estrattive, come i luoghi in cui
realizzare le casse di espansione dei fiumi Secchia e Panaro.
di Marco Amendola 6
1974: il primo documento ufficiale
Nel 1974, a seguito delle disastrose alluvioni, arriva il primo atto ufficiale: il Genio civile
di Modena sottopone al Magistrato per il Po un progetto di massima per la
realizzazione della cassa di espansione del Panaro.
di Marco Amendola 7
di Marco Amendola 8
Si legge:
"Studio di un dispositivo idraulico con casse di espansione per la moderazione delle
piene del fiume Panaro da realizzarsi a monte del ponte di Sant'Amborgio nei comuni
di Modena e San Cesario".
di Marco Amendola 9
Nel 1982 Lanfranco Turci, presidente della Regione Emilia-Romagna
per 2 mandati, annuncia un “risanamento idrogeologico”:
di Marco Amendola 10

Nel 1975 il Magistrato per il Po approva il progetto e stanzia 3 miliardi e 600 milioni di
lire.

Si comincia la costruzione della cassa di espansione, i lavori li esegue CIFA Spa
impresa di costruzione di Rovigo, che vince l'appalto fra 12 imprese.

Nel 1982 si aggiunge un nuovo capitolo: il Magistrato per il Po effettua una perizia da
4 miliardi di lire in cui studia l'aumento della cassa, e di elevare il manufatto con una
nuova colata di cemento, insieme all'innalzamento degli argini.

Nel 1985, il primo manufatto-diga viene consegnato.

Ma nel 1986 arriva il nuovo progetto: i lavori ripartono con lo stanziamento di altri 30
miliardi di lire

I lavori proseguono per altri 13 anni, e a novembre del 1999 la cassa di espansione
del Panaro viene inaugurata e consegnata alla cittadinanza.

Nel 2012 vengono installate 5 paratoie davanti alle luci di scarico rimaste libere.
di Marco Amendola 11
2003. Immagine del manufatto diga con gli scarichi “liberi”
di Marco Amendola 12
Immagine aerea
di Marco Amendola 13
Nel 2012 si aggiunge un nuovo capitolo: al manufatto vengono
installate 5 paratoie mobili.
di Marco Amendola 14
Dopo 40 anni di lavori, la cassa di espansione dovrebbe ritenersi
conclusa e a norma di legge.
Manca però un elemento fondamentale: come tutte le opere e
infrastrutture pubbliche, la cassa di espansione del Panaro, insieme
a quella simile del Secchia, dovrebbe essere collaudata attraverso
le prove di invaso, come richiesto dalla normativa e dal contratto di
progetto.
di Marco Amendola 15
Caratteristiche principali dell’opera:

gestione Aipo Agenzia Interregionale fiume Po;

superficie complessiva 3.000.000 mq;

volume utile complessivo 25.000.000 m3 di acqua
di Marco Amendola 16
Schema della cassa di espansione del Panaro in un'elaborazione grafica di Aipo.
di Marco Amendola 17
Immagine aerea di una porzione della cassa di espansione del Panaro
durante la piena del 20 gennaio 2014.
di Marco Amendola 18
Analisi
La cassa di espansione tra Modena Castelfranco e San Cesario è tecnicamente
«un'area di invaso finalizzate al controllo delle piene, dove viene immagazzinata una
parte del volume idrico dell’onda di piena».
di Marco Amendola 19
In alcuni documenti di progetto, l'opera nel 1980 venne progettata per
funzionare in modo statico con 5 grandi scarichi liberi, poi ne vennero
aggiunti 4 più piccoli, per arrivare a un totale di 9 scarichi.
di Marco Amendola 20
Mentre secondo uno studio dell'Università di Padova nel 1982 la «presenza dei
cinque scarichi liberi pone problemi di difficile soluzione per il rispetto del vigente
regolamento sulle dighe».
di Marco Amendola 21
Rebus paratoie
Nel 1982, il progetto della diga e cassa di espansione del Panaro viene analizzata da
Attilio Adami, professore di Idraulica dell'Università di Padova, con un modello in scala al
centro sperimentale di Voltabarozzo del Magistrato delle acque di Venezia.
Lo studio dal titolo “Esame su modello idraulico del dispositivo moderatore delle piene
sul fume Panaro”, riporta che “nel corpo dello sbarramento sono inserite 5 bocche”.
di Marco Amendola 22
Adami studia anche una soluzione modificata della diga, ma scrive:
“La presenza di cinque ampie luci fisse pone problemi di difficile
soluzione per il rispetto del vigente regolamento sulle dighe, che
prevede il loro collaudo a serbatoio pieno”.
E sulla soluzione modificata scrive:
“Accanto alle 5 luci fisse sono ora previste 4 luci minori presidiata da
paratoie piane. In questo modo tamponando le 5 luci fisse con
adeguata panconatura sarà possibile effettuare in tutta sicurezza il
collaudo dell'opera, come previsto dal regolamento”.
di Marco Amendola 23
di Marco Amendola 24
Arriva la variante: nel 1985 l'impresa costruttrice Cifa Spa
effettua un nuovo studio della cassa di espansione, sulla
base della relazione di Adami.
di Marco Amendola 25
Lo studio riporta:
“Lo sbarramento che ormai è in fase di avanzata costruzione non
consente la desiderata laminazione delle piene più elevate... si era
allora ipotizzata la possibilità di prevedere una seconda fase dei
lavori da eseguire in tempi successivi per sopraelevare argini e
traversa e aumentare il potere di laminazione”.
Si passa in questo modo da “diga bassa” a “diga alta”.
di Marco Amendola 26
Collaudo generale finale
Che tipo di costruzione è il “manufatto” della cassa di espansione
del Panaro?
di Marco Amendola 27
Lo spiega il contratto di progetto del 1981, in cui è inserita la
normativa di riferimento per la costruzione dello sbarramento, il
decreto DPR 1/11/1959 N.1363.
di Marco Amendola 28
D.P.R. 1 novembre 1959 n. 1363
Progettazione, costruzione ed esercizio degli sbarramenti di ritenuta (dighe e traverse)
(Parte Prima)
Il presente regolamento si applica a tutti gli sbarramenti (dighe o traverse) la cui
altezza ai sensi dell' art. 21 superi i 10 metri ed a quelli di minore altezza che
determinino un invaso superiore ai 100.000 m³.
Art. 13. Autorizzazione all' invaso
L' invaso delle acque fino al raggiungimento del livello di massimo invaso sara'
consentito per la prima volta in occasione del collaudo.
Art. 14. Collaudo
Avvenuta l' ultimazione dei lavori, I' ufficio del Genio civile ne da' avviso al Servizio
dighe e, qualora gli invasi sperimentali abbiano dato risultati soddisfacenti, la
Presidenza della competente sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici
dispone per il collaudo dell' opera.
di Marco Amendola 29
Sempre nel contratto di progetto della cassa di espansione nel
1981 è inserito l'articolo del collaudo generale finale.
di Marco Amendola 30
Nel 2013 in un comunicato stampa Aipo ufficializza che con
“l'installazione delle paratoie è possibile procedere alle prove di
invaso”.
di Marco Amendola 31
Ma nel 1982, uno studio dell'Università di Padova spiegava che «il collaudo andava
fatto tamponando gli scarichi» liberi.
di Marco Amendola 32
Decreto G.U. 4-8-1982, n° 212: Sbarramenti per laminazione delle
piene.
“Gli sbarramenti di qualsiasi tipo aventi l'ufficio principale di invaso
dell'acqua per attenuazione delle portate di piena a valle (laminazione),
siano essi della specie a luci di scarico libere o di quella a luci regolabili,
debbono essere dotati oltreché di scarichi di superficie, di dispositivi di
chiusura delle luci predette (paratoie o ture a rapida rimozione) tali da
consentire il riempimento del serbatoio a fine costruzione della diga, a scopo
di collaudo, nonché periodicamente, durante l'esercizio, a scopo di controllo
dello stato di efficienza dell'opera”.
di Marco Amendola 33
Nel 1983 il Magistrato per il Po stanzia 300 milioni di lire per il collaudo.
A questi si aggiungono 180 milioni di lire stanziati nel 1988 per svolgere la prova di
invaso con «panconi metallici» posizionati davanti agli scarichi.
di Marco Amendola 34
Ernesto Reali, presidente del Magistrato per il Po negli anni '90, riguardo
il collaudo generale finale della cassa di espansione del Panaro
intervistato nel 2013 sostiene che:
di Marco Amendola 35
Ma Luciano Moratti, primo progettista della cassa di espansione del
Panaro, intervistato nel 2013, critica i tempi ancora incerti sul collaudo
generale:
di Marco Amendola 36
1986: seconda variante
Nel 1986 partono i lavori per la realizzazione della seconda variante, dal costo di 30
miliardi di lire.
Il progetto prevede di alzare la diga e gli argini, e ricavare una seconda cassa di
espansione sussidiaria.
L'obbiettivo è passare da una capacità di 15 milioni di m3 a una capacità di 25 milioni
di m3 d'acqua.
Il cantiere appena concluso nel 1985 si riapre, e i lavori ripartono per altri 10 anni.
di Marco Amendola 37
La storia più interessante è quella della cassa sussidiaria, su cui anche la
Corte dei conti chiede spiegazioni al Magistrato per il Po riguardo le spese
sostenute per la realizzazione e gli indennizzi ai proprietari terrieri.
Il Magistrato per il Po infatti non espropria i terreni, ma concede un'indennità
di allagamento.
di Marco Amendola 38
La cassa sussidiaria presenta i tralicci elettrici rialzati, ed è una zona
pregiata con un terreno molto fertile.
di Marco Amendola 39
In tutti questi anni i proprietari hanno continuato a lavorare e coltivare la
terra, e in alcuni casi avrebbero beneficiato di aiuti europei per l'agricoltura,
oltre ad aver ricevuto indennità di allagamento milionarie dal Magistrato per
il Po.
All'interno si trovano frutteti e diverse coltivazioni di pregio.
di Marco Amendola 40
Per la realizzazione della seconda cassa, vennero stanziati 3
miliardi e 200 milioni di lire, insieme alle indennità di
allagamento pari a 1 miliardo e 200 milioni di lire.
Il Magistrato per il Po “decise di indennizzare e non
espropriare”.
I terreni non vengono espropriati, ma indennizzati per gli
“Allagamenti in corrispondenza di eventi eccezionali, o di prove
di invaso del dispositivo moderatore delle piene”.
Fra tutti gli indennizzi, una proprietaria riceve nel 1985 la cifra
record di 520 milioni di lire, ovvero più di 1/3 della cifra
stanziata complessivamente per le indennità di allagamento.
di Marco Amendola 41
Altre spese “strane”
di Marco Amendola 42
Nel 1975 il Magistrato per il Po stanzia circa 150 milioni di lire per costruire la
“briglia a pettine” a Spilamberto, un'opera accessoria della cassa di espansione.
Lo scopo era quello di bloccare i tronchi trasportati dal Panaro, per non ostruire gli
scarichi della diga manufatto.
di Marco Amendola 43
La “briglia a pettine” di Spilamberto in una foto d'archivio dell'Università di
Modena e Reggio, ricerca “Le risorse idriche della pianura modenese” a cura di
Giovanni Tosatti.
di Marco Amendola 44
Ma a distanza di 40 anni, la “briglia a pettine” è andata distrutta anche a causa
della mancanza di manutenzione.
di Marco Amendola 45
1995: i cittadini chiedono spiegazioni
Nel 1995 il Comitato di Modena Est, un gruppo di cittadini di un quartiere modenese,
raccoglie 9000 firme per chiedere il completamento dell'opera, andando a Roma per
sollecitare il Ministro Baratta insieme al senatore Luciano Guerzoni e al sindaco di
Modena Giuliano Barbolini.
Articolo pubblicato dalla Gazzetta di Modena, il 12/12/1995
di Marco Amendola 46
1996, Ufficio del Magistrato per il Po a Parma. Sulla destra Luciano
Guerzoni, senatore modenese insieme alla delegazione del comitato
Modena Est per chiedere il completamento della cassa di espansione.
di Marco Amendola 47
1999: inaugurazione
Completati tutti i lavori, il passaggio successivo sarebbe il collaudo generale prova di
invaso, ma il Magistrato per il Po anche questa volta non procede.
A novembre 1999 l'opera viene infine inaugurata con la banda cittadina, un convegno
con gli amministratori locali e regionali, i progettisti, i dirigenti del Magistrato per il Po
e con una visita guidata al manufatto.
di Marco Amendola 48
Nella foto, da sinistra: Lorella Vignali, sindaco di S.Cesario S.P.; Giancarlo
Muzzarelli, assessore alla Provincia di Modena; Renato Cocchi, assessore
regionale Emilia-Romagna.
di Marco Amendola 49
La cassa si considera finalmente completa e viene consegnata alla collettività.
Ma fra i 9 scarichi, solo 4 vengono chiusi con delle paratoie, mentre i 5 scarichi
più grandi rimangono liberi e non regolati.
di Marco Amendola 50
Dopo l'inaugurazione, tutto cade nuovamente in letargo fino al 2012.
di Marco Amendola 51
Relazioni “contrarie”
Nel 1983 in fase di progettazione della cassa di espansione del Panaro, una relazione
del Ministero dei Lavori Pubblici indirizzata al Magistrato per il Po compie diverse
osservazioni.
di Marco Amendola 52
di Marco Amendola 53
Si legge che:
“Il servizio dighe ha esaminato gli elaborati in oggetto e li ha ritenuti incompleti”.
Il Ministero LLPP chiede altre informazioni come:
“Relazione geotecnica delle caratteristiche dei terreni di fondazione per i rilevati
arginali esistenti ed ancora da realizzare”;
“Una campagna conoscitiva, ancora non eseguita di infagini per individuare
caratteristiche dei materiali per la costruzione dei nuovi argini”;
“Dovranno essere rivisti inoltre tutti gli elaborati grafici perchè quelli esaminati
presentano contraddizioni e lacune per le quote di esercizio e i franchi di sicurezza”.
di Marco Amendola 54
Aspetti e dubbi che rimangono anche in una relazione
antisismica effettuata sulla cassa di espansione e
commissionata dall'Autorità di bacino del fiume Po nel 2011.
di Marco Amendola 55
di Marco Amendola 56
Nella relazione si legge:
“Vale la pena evidenziare che per la cassa di espansione (del Panaro, nda)
non si dispone della documentazione tecnica di progetto, e quindi delle
indagini svolte per la progettazione geotecnica”.
di Marco Amendola 57
C'è anche una relazione del 1986, sempre del Ministero LLPP
dei lavori pubblici.
di Marco Amendola 58
di Marco Amendola 59
Il Ministero LLPP nel 1986 chiede:
“Aggiornamento delle verifiche di stabilità della traversa e degli argini
con gli incrementi di carico conseguenti ai previsti sovralzi”;
“Che in merito alle 4 paratoie venga predisposto il foglio condizioni che
regoli i controlli da effettuare alle opere durante il loro esercizio come già
richiesto dal Servizio dighe”.
Il parere della commissione ministeriale dei LLPP del 1986 rileva delle
carenze progettuali e richiede in modo prescrittivo e imprescindibile
l'elaborazione di grafici ed elementi tecnici integrativi cartacei e tecnico
calcolativi dei progetti della cassa di espansione del Panaro da
sottoporre al Servizio Dighe per l'esame ed approvazione di merito.
di Marco Amendola 60
Dentro alla cassa
A parte il collaudo generale finale e i pareri contrastanti delle relazioni
tecniche, all'interno del bacino della cassa di espansione del Panaro
rimangono diversi aspetti ancora da risolvere, come:

l'abitazione e la proprietà di una famiglia;

il circolo di pesca sportiva Vivinatura;

un'azienda di estrazione e lavorazione ghia;

un parco nel Comune di S.Cesario Sul Panaro.
di Marco Amendola 61
Abitazione e proprietà in località San Gaetano.
di Marco Amendola 62
Circolo Vivinatura
di Marco Amendola 63
Azienda estrattiva
di Marco Amendola 64
Parco “Parco laghi” Comune di S. Cesario S. P.
realizzato con stanziamento di 240 mila euro di soldi
pubblici nel 2013
di Marco Amendola 65
Attività che la futura prova di invaso della cassa di espansione del
Panaro farebbe finire sott'acqua.
di Marco Amendola 66
Autorità di bacino fiume Po
L'Autorità di bacino, in un documento del 2001 scrive:
“La cassa di espansione, localizzata a valle dell’autostrada, è in grado
di invasare attualmente un volume di 15 milioni di m3; sono tuttavia in
avanzato stato di esecuzione i lavori di ampliamento della medesima,
con un aumento del volume di invaso di circa 5 milioni di m3. Tale
ampliamento viene realizzato mediante il sovralzo del manufatto
regolatore di valle, la possibilità di chiusura manuale di 4 delle 9 luci
dello stesso (con paratoie) e il rialzo delle arginature perimetrali
delimitanti la cassa”.
di Marco Amendola 67
E aggiunge:
“Ulteriore elemento che determina le condizioni di sicurezza idraulica
del tronco (del fiume Panaro) è la capacità di laminazione della cassa
di espansione, per altro già in corso di adeguamento”.
di Marco Amendola 68
Parere che cambia dopo un solo anno, nel 2002:
“Ulteriore elemento critico, per la sicurezza idraulica della città di
Modena e del tratto arginato di valle, è la capacità di laminazione della
cassa, che è per altro in corso di adeguamento”;
“La cassa di espansione, con una capacità di invaso di 15 milioni di m3;
sono inoltre in avanzato stato di esecuzione i lavori di ampliamento della
stessa, che consentono un aumento del volume di invaso di circa altri 5
milioni di m3".
di Marco Amendola 69
Tempi di ritorno
Sempre l'Autorità di bacino in un documento del 2001 scrive:
“L’effetto di laminazione della cassa di espansione non ampliata, con manufatto
di regolazione costituito da 9 luci, corrisponde a una riduzione di circa il 36%
della portata al colmo bicentenaria di progetto; con l’ampliamento della cassa in
corso di realizzazione, mediante nuovo manufatto moderatore a 5 luci, l’effetto
di laminazione si incrementa ulteriormente, riducendo la portata al colmo
bicentenaria del 45% circa”.
di Marco Amendola 70
Anche uno studio dell'Università di Parma del 2013 sembra confermare
questo dato.
di Marco Amendola 71
Ma l'unico censimento nazionale effettuato dal Politecnico di Torino nel
2011 su dati ufficiali, classifica che la cassa di espansione del Panaro è
progettata per tempi di ritorno di 100 anni.
di Marco Amendola 72
Anche la relazione del Ministero LLPP del 1986 riporta il progetto
della cassa di espansione sul tempo di ritorno di 100 anni.
di Marco Amendola 73
Situazione attuale
di Marco Amendola 74
La prova finale consiste nel riempire completamente la cassa di
espansione del Panaro.
In questo caso si formerebbe un lago artificiale di 26milioni di m3 d'acqua
vicino Modena.
di Marco Amendola 75
Ma il 20 gennaio 2014, durante le piene del Panaro, si verifica
un'infiltrazione d'acqua in un punto della diga della cassa di espansione.
di Marco Amendola 76
L'infiltrazione d'acqua del 20 gennaio 2014.
di Marco Amendola 77
«La Direzione di Aipo, a seguito del sopralluogo tecnico effettuato dal
personale dell'Agenzia, conferma che la piccola fuoriuscita d'acqua
verificatesi presso la cassa di espansione del fiume Panaro non
costituisce alcun pericolo per la struttura».
di Marco Amendola 78
di Marco Amendola 79
Mancanza di informazioni
Il 2 agosto 2013, chiedo alcune domande alla Direzione nazionale dighe a
Roma, ente che dipende dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
di Marco Amendola 80
di Marco Amendola 81
Nel fax vengono poste alcune domande alla Direzione nazionale dighe:
La Cassa di Espansione del Panaro, essendo un'opera progettata per la
tutela della pubblica incolumità, su quale documentazione scritta si può
considerare funzionante o eseguita correttamente?
La Direzione Dighe ha reso dichiarazione scritta di collaudabilità e usabilità
della Cassa di Espansione del Panaro?
Il vostro ufficio è nelle condizioni oggettive di poter attestare per iscritto la
collaudabilità dell'opera e la sua perfetta funzionalità?
di Marco Amendola 82
Opera dimenticata dalla politica
Luciano Guerzoni, in un'intervista del 2013, non ricorda l'incontro con il Ministro
Baratta nel 1995 insieme al Comitato di Modena Est riguardo la cassa di
espansione.
di Marco Amendola 83
Anche Giuliano Barbolini, ex sindaco di Modena negli anni '90, andato a Roma
insieme al Comitato di Modena Est e a Luciano Guerzoni, in un'intervista nel
2013, sostiene:
di Marco Amendola 84
Lanfranco Turci, negli anni '80 Presidente della Regione Emilia-Romagna, vide
nascere i progetti delle casse di espansione di Secchia e Panaro. In un'intervista
nel 2013 sostiene:
di Marco Amendola 85
Documento a cura di Marco Amendola, 2014.
Marco Amendola, 1979, è presente nel settore dell'informazione tv e web dal 2006
Ha contribuito allo start-up di Fuori.tv, fra le prime webtv italiane.
Per RaiTv ha collaborato con il Tg1 e al programma Citizen Report del canale Rai
Educational.
Collaboratore videogiornalista presso quotidiano Gazzetta di Modena Gruppo L'Espresso,
per servizi di cronaca, reportage e inchieste.
Giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna, è dottore in
Dams Università di Bologna.

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Cassa di espansione del Panaro. La vera storia nei documenti ufficiali

  • 1. Cassa di espansione del fiume Panaro Spa La storia di un'opera incompiuta nei documenti ufficiali Marco Amendola
  • 2. È la più grande opera incompiuta realizzata nella provincia di Modena, e da 40 anni aspetta di essere finita. Si tratta della cassa di espansione del Panaro, la prima infrastruttura idraulica di questo tipo costruita in Italia, nata per regolare le piene del fiume e non mettere a rischio i comuni di valle lungo il corso d'acqua. Dal 1974 al 2013 è costata oltre 30 milioni di euro, ma ancora manca il collaudo definitivo per mettere l'infrastruttura a norma di legge e dare garanzia di tenuta per la tutela della pubblica incolumità. Ma i tempi di conclusione dell'opera sono ancora indefiniti: una storia controversa fatta da miliardi di lire, politica, mala burocrazia e varianti di progetto . Lungo il fiume Secchia invece si trovano altre due infrastrutture che ancora attendono il collaudo generale finale da decenni: sono la cassa di espansione in località Campogalliano e la traversa di Castellarano. Entrambe presentano una storia simile a quella del Panaro. In questa pubblicazione esclusiva, sono contenuti solo documenti e informazioni ufficiali conservati presso gli archivi Aipo della sede di Parma e Modena, e altri documenti reperiti via Internet, relativi alla storia della cassa di espansione del Panaro. Marco Amendola
  • 3. di Marco Amendola 3 Cronologia costruzione cassa di espansione del fiume Panaro  1974: lettera di presentazione progetto cassa di espansione del Panaro;  1975: approvazione del progetto;  1981: avvio del cantiere;  1982: studio della 2° variante;  1985: consegna manufatto e cassa di espansione;  1986: avvio cantiere 2°variante della cassa per “adeguamento a maggiori portate”;  1999: inaugurazione e consegna della cassa di espansione  1999-2014: questione paratoie mobili.
  • 4. di Marco Amendola 4 Nel 1950 la zona in cui si trova la cassa di espansione del Panaro era una grande cava dedicata all'estrazione ghiaia per la realizzazione dell'autostrada del Sole A1.
  • 5. di Marco Amendola 5 Negli anni seguenti, dopo le alluvioni degli anni 1966, 1969, 1972, 1973, e dopo diverse manifestazioni, gli amministratori dell'epoca individuarono quella zona e la parte fra Campogalliano e Rubiera, anche quelle già fortemente compromesse dalle attività estrattive, come i luoghi in cui realizzare le casse di espansione dei fiumi Secchia e Panaro.
  • 6. di Marco Amendola 6 1974: il primo documento ufficiale Nel 1974, a seguito delle disastrose alluvioni, arriva il primo atto ufficiale: il Genio civile di Modena sottopone al Magistrato per il Po un progetto di massima per la realizzazione della cassa di espansione del Panaro.
  • 8. di Marco Amendola 8 Si legge: "Studio di un dispositivo idraulico con casse di espansione per la moderazione delle piene del fiume Panaro da realizzarsi a monte del ponte di Sant'Amborgio nei comuni di Modena e San Cesario".
  • 9. di Marco Amendola 9 Nel 1982 Lanfranco Turci, presidente della Regione Emilia-Romagna per 2 mandati, annuncia un “risanamento idrogeologico”:
  • 10. di Marco Amendola 10  Nel 1975 il Magistrato per il Po approva il progetto e stanzia 3 miliardi e 600 milioni di lire.  Si comincia la costruzione della cassa di espansione, i lavori li esegue CIFA Spa impresa di costruzione di Rovigo, che vince l'appalto fra 12 imprese.  Nel 1982 si aggiunge un nuovo capitolo: il Magistrato per il Po effettua una perizia da 4 miliardi di lire in cui studia l'aumento della cassa, e di elevare il manufatto con una nuova colata di cemento, insieme all'innalzamento degli argini.  Nel 1985, il primo manufatto-diga viene consegnato.  Ma nel 1986 arriva il nuovo progetto: i lavori ripartono con lo stanziamento di altri 30 miliardi di lire  I lavori proseguono per altri 13 anni, e a novembre del 1999 la cassa di espansione del Panaro viene inaugurata e consegnata alla cittadinanza.  Nel 2012 vengono installate 5 paratoie davanti alle luci di scarico rimaste libere.
  • 11. di Marco Amendola 11 2003. Immagine del manufatto diga con gli scarichi “liberi”
  • 12. di Marco Amendola 12 Immagine aerea
  • 13. di Marco Amendola 13 Nel 2012 si aggiunge un nuovo capitolo: al manufatto vengono installate 5 paratoie mobili.
  • 14. di Marco Amendola 14 Dopo 40 anni di lavori, la cassa di espansione dovrebbe ritenersi conclusa e a norma di legge. Manca però un elemento fondamentale: come tutte le opere e infrastrutture pubbliche, la cassa di espansione del Panaro, insieme a quella simile del Secchia, dovrebbe essere collaudata attraverso le prove di invaso, come richiesto dalla normativa e dal contratto di progetto.
  • 15. di Marco Amendola 15 Caratteristiche principali dell’opera:  gestione Aipo Agenzia Interregionale fiume Po;  superficie complessiva 3.000.000 mq;  volume utile complessivo 25.000.000 m3 di acqua
  • 16. di Marco Amendola 16 Schema della cassa di espansione del Panaro in un'elaborazione grafica di Aipo.
  • 17. di Marco Amendola 17 Immagine aerea di una porzione della cassa di espansione del Panaro durante la piena del 20 gennaio 2014.
  • 18. di Marco Amendola 18 Analisi La cassa di espansione tra Modena Castelfranco e San Cesario è tecnicamente «un'area di invaso finalizzate al controllo delle piene, dove viene immagazzinata una parte del volume idrico dell’onda di piena».
  • 19. di Marco Amendola 19 In alcuni documenti di progetto, l'opera nel 1980 venne progettata per funzionare in modo statico con 5 grandi scarichi liberi, poi ne vennero aggiunti 4 più piccoli, per arrivare a un totale di 9 scarichi.
  • 20. di Marco Amendola 20 Mentre secondo uno studio dell'Università di Padova nel 1982 la «presenza dei cinque scarichi liberi pone problemi di difficile soluzione per il rispetto del vigente regolamento sulle dighe».
  • 21. di Marco Amendola 21 Rebus paratoie Nel 1982, il progetto della diga e cassa di espansione del Panaro viene analizzata da Attilio Adami, professore di Idraulica dell'Università di Padova, con un modello in scala al centro sperimentale di Voltabarozzo del Magistrato delle acque di Venezia. Lo studio dal titolo “Esame su modello idraulico del dispositivo moderatore delle piene sul fume Panaro”, riporta che “nel corpo dello sbarramento sono inserite 5 bocche”.
  • 22. di Marco Amendola 22 Adami studia anche una soluzione modificata della diga, ma scrive: “La presenza di cinque ampie luci fisse pone problemi di difficile soluzione per il rispetto del vigente regolamento sulle dighe, che prevede il loro collaudo a serbatoio pieno”. E sulla soluzione modificata scrive: “Accanto alle 5 luci fisse sono ora previste 4 luci minori presidiata da paratoie piane. In questo modo tamponando le 5 luci fisse con adeguata panconatura sarà possibile effettuare in tutta sicurezza il collaudo dell'opera, come previsto dal regolamento”.
  • 24. di Marco Amendola 24 Arriva la variante: nel 1985 l'impresa costruttrice Cifa Spa effettua un nuovo studio della cassa di espansione, sulla base della relazione di Adami.
  • 25. di Marco Amendola 25 Lo studio riporta: “Lo sbarramento che ormai è in fase di avanzata costruzione non consente la desiderata laminazione delle piene più elevate... si era allora ipotizzata la possibilità di prevedere una seconda fase dei lavori da eseguire in tempi successivi per sopraelevare argini e traversa e aumentare il potere di laminazione”. Si passa in questo modo da “diga bassa” a “diga alta”.
  • 26. di Marco Amendola 26 Collaudo generale finale Che tipo di costruzione è il “manufatto” della cassa di espansione del Panaro?
  • 27. di Marco Amendola 27 Lo spiega il contratto di progetto del 1981, in cui è inserita la normativa di riferimento per la costruzione dello sbarramento, il decreto DPR 1/11/1959 N.1363.
  • 28. di Marco Amendola 28 D.P.R. 1 novembre 1959 n. 1363 Progettazione, costruzione ed esercizio degli sbarramenti di ritenuta (dighe e traverse) (Parte Prima) Il presente regolamento si applica a tutti gli sbarramenti (dighe o traverse) la cui altezza ai sensi dell' art. 21 superi i 10 metri ed a quelli di minore altezza che determinino un invaso superiore ai 100.000 m³. Art. 13. Autorizzazione all' invaso L' invaso delle acque fino al raggiungimento del livello di massimo invaso sara' consentito per la prima volta in occasione del collaudo. Art. 14. Collaudo Avvenuta l' ultimazione dei lavori, I' ufficio del Genio civile ne da' avviso al Servizio dighe e, qualora gli invasi sperimentali abbiano dato risultati soddisfacenti, la Presidenza della competente sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici dispone per il collaudo dell' opera.
  • 29. di Marco Amendola 29 Sempre nel contratto di progetto della cassa di espansione nel 1981 è inserito l'articolo del collaudo generale finale.
  • 30. di Marco Amendola 30 Nel 2013 in un comunicato stampa Aipo ufficializza che con “l'installazione delle paratoie è possibile procedere alle prove di invaso”.
  • 31. di Marco Amendola 31 Ma nel 1982, uno studio dell'Università di Padova spiegava che «il collaudo andava fatto tamponando gli scarichi» liberi.
  • 32. di Marco Amendola 32 Decreto G.U. 4-8-1982, n° 212: Sbarramenti per laminazione delle piene. “Gli sbarramenti di qualsiasi tipo aventi l'ufficio principale di invaso dell'acqua per attenuazione delle portate di piena a valle (laminazione), siano essi della specie a luci di scarico libere o di quella a luci regolabili, debbono essere dotati oltreché di scarichi di superficie, di dispositivi di chiusura delle luci predette (paratoie o ture a rapida rimozione) tali da consentire il riempimento del serbatoio a fine costruzione della diga, a scopo di collaudo, nonché periodicamente, durante l'esercizio, a scopo di controllo dello stato di efficienza dell'opera”.
  • 33. di Marco Amendola 33 Nel 1983 il Magistrato per il Po stanzia 300 milioni di lire per il collaudo. A questi si aggiungono 180 milioni di lire stanziati nel 1988 per svolgere la prova di invaso con «panconi metallici» posizionati davanti agli scarichi.
  • 34. di Marco Amendola 34 Ernesto Reali, presidente del Magistrato per il Po negli anni '90, riguardo il collaudo generale finale della cassa di espansione del Panaro intervistato nel 2013 sostiene che:
  • 35. di Marco Amendola 35 Ma Luciano Moratti, primo progettista della cassa di espansione del Panaro, intervistato nel 2013, critica i tempi ancora incerti sul collaudo generale:
  • 36. di Marco Amendola 36 1986: seconda variante Nel 1986 partono i lavori per la realizzazione della seconda variante, dal costo di 30 miliardi di lire. Il progetto prevede di alzare la diga e gli argini, e ricavare una seconda cassa di espansione sussidiaria. L'obbiettivo è passare da una capacità di 15 milioni di m3 a una capacità di 25 milioni di m3 d'acqua. Il cantiere appena concluso nel 1985 si riapre, e i lavori ripartono per altri 10 anni.
  • 37. di Marco Amendola 37 La storia più interessante è quella della cassa sussidiaria, su cui anche la Corte dei conti chiede spiegazioni al Magistrato per il Po riguardo le spese sostenute per la realizzazione e gli indennizzi ai proprietari terrieri. Il Magistrato per il Po infatti non espropria i terreni, ma concede un'indennità di allagamento.
  • 38. di Marco Amendola 38 La cassa sussidiaria presenta i tralicci elettrici rialzati, ed è una zona pregiata con un terreno molto fertile.
  • 39. di Marco Amendola 39 In tutti questi anni i proprietari hanno continuato a lavorare e coltivare la terra, e in alcuni casi avrebbero beneficiato di aiuti europei per l'agricoltura, oltre ad aver ricevuto indennità di allagamento milionarie dal Magistrato per il Po. All'interno si trovano frutteti e diverse coltivazioni di pregio.
  • 40. di Marco Amendola 40 Per la realizzazione della seconda cassa, vennero stanziati 3 miliardi e 200 milioni di lire, insieme alle indennità di allagamento pari a 1 miliardo e 200 milioni di lire. Il Magistrato per il Po “decise di indennizzare e non espropriare”. I terreni non vengono espropriati, ma indennizzati per gli “Allagamenti in corrispondenza di eventi eccezionali, o di prove di invaso del dispositivo moderatore delle piene”. Fra tutti gli indennizzi, una proprietaria riceve nel 1985 la cifra record di 520 milioni di lire, ovvero più di 1/3 della cifra stanziata complessivamente per le indennità di allagamento.
  • 41. di Marco Amendola 41 Altre spese “strane”
  • 42. di Marco Amendola 42 Nel 1975 il Magistrato per il Po stanzia circa 150 milioni di lire per costruire la “briglia a pettine” a Spilamberto, un'opera accessoria della cassa di espansione. Lo scopo era quello di bloccare i tronchi trasportati dal Panaro, per non ostruire gli scarichi della diga manufatto.
  • 43. di Marco Amendola 43 La “briglia a pettine” di Spilamberto in una foto d'archivio dell'Università di Modena e Reggio, ricerca “Le risorse idriche della pianura modenese” a cura di Giovanni Tosatti.
  • 44. di Marco Amendola 44 Ma a distanza di 40 anni, la “briglia a pettine” è andata distrutta anche a causa della mancanza di manutenzione.
  • 45. di Marco Amendola 45 1995: i cittadini chiedono spiegazioni Nel 1995 il Comitato di Modena Est, un gruppo di cittadini di un quartiere modenese, raccoglie 9000 firme per chiedere il completamento dell'opera, andando a Roma per sollecitare il Ministro Baratta insieme al senatore Luciano Guerzoni e al sindaco di Modena Giuliano Barbolini. Articolo pubblicato dalla Gazzetta di Modena, il 12/12/1995
  • 46. di Marco Amendola 46 1996, Ufficio del Magistrato per il Po a Parma. Sulla destra Luciano Guerzoni, senatore modenese insieme alla delegazione del comitato Modena Est per chiedere il completamento della cassa di espansione.
  • 47. di Marco Amendola 47 1999: inaugurazione Completati tutti i lavori, il passaggio successivo sarebbe il collaudo generale prova di invaso, ma il Magistrato per il Po anche questa volta non procede. A novembre 1999 l'opera viene infine inaugurata con la banda cittadina, un convegno con gli amministratori locali e regionali, i progettisti, i dirigenti del Magistrato per il Po e con una visita guidata al manufatto.
  • 48. di Marco Amendola 48 Nella foto, da sinistra: Lorella Vignali, sindaco di S.Cesario S.P.; Giancarlo Muzzarelli, assessore alla Provincia di Modena; Renato Cocchi, assessore regionale Emilia-Romagna.
  • 49. di Marco Amendola 49 La cassa si considera finalmente completa e viene consegnata alla collettività. Ma fra i 9 scarichi, solo 4 vengono chiusi con delle paratoie, mentre i 5 scarichi più grandi rimangono liberi e non regolati.
  • 50. di Marco Amendola 50 Dopo l'inaugurazione, tutto cade nuovamente in letargo fino al 2012.
  • 51. di Marco Amendola 51 Relazioni “contrarie” Nel 1983 in fase di progettazione della cassa di espansione del Panaro, una relazione del Ministero dei Lavori Pubblici indirizzata al Magistrato per il Po compie diverse osservazioni.
  • 53. di Marco Amendola 53 Si legge che: “Il servizio dighe ha esaminato gli elaborati in oggetto e li ha ritenuti incompleti”. Il Ministero LLPP chiede altre informazioni come: “Relazione geotecnica delle caratteristiche dei terreni di fondazione per i rilevati arginali esistenti ed ancora da realizzare”; “Una campagna conoscitiva, ancora non eseguita di infagini per individuare caratteristiche dei materiali per la costruzione dei nuovi argini”; “Dovranno essere rivisti inoltre tutti gli elaborati grafici perchè quelli esaminati presentano contraddizioni e lacune per le quote di esercizio e i franchi di sicurezza”.
  • 54. di Marco Amendola 54 Aspetti e dubbi che rimangono anche in una relazione antisismica effettuata sulla cassa di espansione e commissionata dall'Autorità di bacino del fiume Po nel 2011.
  • 56. di Marco Amendola 56 Nella relazione si legge: “Vale la pena evidenziare che per la cassa di espansione (del Panaro, nda) non si dispone della documentazione tecnica di progetto, e quindi delle indagini svolte per la progettazione geotecnica”.
  • 57. di Marco Amendola 57 C'è anche una relazione del 1986, sempre del Ministero LLPP dei lavori pubblici.
  • 59. di Marco Amendola 59 Il Ministero LLPP nel 1986 chiede: “Aggiornamento delle verifiche di stabilità della traversa e degli argini con gli incrementi di carico conseguenti ai previsti sovralzi”; “Che in merito alle 4 paratoie venga predisposto il foglio condizioni che regoli i controlli da effettuare alle opere durante il loro esercizio come già richiesto dal Servizio dighe”. Il parere della commissione ministeriale dei LLPP del 1986 rileva delle carenze progettuali e richiede in modo prescrittivo e imprescindibile l'elaborazione di grafici ed elementi tecnici integrativi cartacei e tecnico calcolativi dei progetti della cassa di espansione del Panaro da sottoporre al Servizio Dighe per l'esame ed approvazione di merito.
  • 60. di Marco Amendola 60 Dentro alla cassa A parte il collaudo generale finale e i pareri contrastanti delle relazioni tecniche, all'interno del bacino della cassa di espansione del Panaro rimangono diversi aspetti ancora da risolvere, come:  l'abitazione e la proprietà di una famiglia;  il circolo di pesca sportiva Vivinatura;  un'azienda di estrazione e lavorazione ghia;  un parco nel Comune di S.Cesario Sul Panaro.
  • 61. di Marco Amendola 61 Abitazione e proprietà in località San Gaetano.
  • 62. di Marco Amendola 62 Circolo Vivinatura
  • 63. di Marco Amendola 63 Azienda estrattiva
  • 64. di Marco Amendola 64 Parco “Parco laghi” Comune di S. Cesario S. P. realizzato con stanziamento di 240 mila euro di soldi pubblici nel 2013
  • 65. di Marco Amendola 65 Attività che la futura prova di invaso della cassa di espansione del Panaro farebbe finire sott'acqua.
  • 66. di Marco Amendola 66 Autorità di bacino fiume Po L'Autorità di bacino, in un documento del 2001 scrive: “La cassa di espansione, localizzata a valle dell’autostrada, è in grado di invasare attualmente un volume di 15 milioni di m3; sono tuttavia in avanzato stato di esecuzione i lavori di ampliamento della medesima, con un aumento del volume di invaso di circa 5 milioni di m3. Tale ampliamento viene realizzato mediante il sovralzo del manufatto regolatore di valle, la possibilità di chiusura manuale di 4 delle 9 luci dello stesso (con paratoie) e il rialzo delle arginature perimetrali delimitanti la cassa”.
  • 67. di Marco Amendola 67 E aggiunge: “Ulteriore elemento che determina le condizioni di sicurezza idraulica del tronco (del fiume Panaro) è la capacità di laminazione della cassa di espansione, per altro già in corso di adeguamento”.
  • 68. di Marco Amendola 68 Parere che cambia dopo un solo anno, nel 2002: “Ulteriore elemento critico, per la sicurezza idraulica della città di Modena e del tratto arginato di valle, è la capacità di laminazione della cassa, che è per altro in corso di adeguamento”; “La cassa di espansione, con una capacità di invaso di 15 milioni di m3; sono inoltre in avanzato stato di esecuzione i lavori di ampliamento della stessa, che consentono un aumento del volume di invaso di circa altri 5 milioni di m3".
  • 69. di Marco Amendola 69 Tempi di ritorno Sempre l'Autorità di bacino in un documento del 2001 scrive: “L’effetto di laminazione della cassa di espansione non ampliata, con manufatto di regolazione costituito da 9 luci, corrisponde a una riduzione di circa il 36% della portata al colmo bicentenaria di progetto; con l’ampliamento della cassa in corso di realizzazione, mediante nuovo manufatto moderatore a 5 luci, l’effetto di laminazione si incrementa ulteriormente, riducendo la portata al colmo bicentenaria del 45% circa”.
  • 70. di Marco Amendola 70 Anche uno studio dell'Università di Parma del 2013 sembra confermare questo dato.
  • 71. di Marco Amendola 71 Ma l'unico censimento nazionale effettuato dal Politecnico di Torino nel 2011 su dati ufficiali, classifica che la cassa di espansione del Panaro è progettata per tempi di ritorno di 100 anni.
  • 72. di Marco Amendola 72 Anche la relazione del Ministero LLPP del 1986 riporta il progetto della cassa di espansione sul tempo di ritorno di 100 anni.
  • 73. di Marco Amendola 73 Situazione attuale
  • 74. di Marco Amendola 74 La prova finale consiste nel riempire completamente la cassa di espansione del Panaro. In questo caso si formerebbe un lago artificiale di 26milioni di m3 d'acqua vicino Modena.
  • 75. di Marco Amendola 75 Ma il 20 gennaio 2014, durante le piene del Panaro, si verifica un'infiltrazione d'acqua in un punto della diga della cassa di espansione.
  • 76. di Marco Amendola 76 L'infiltrazione d'acqua del 20 gennaio 2014.
  • 77. di Marco Amendola 77 «La Direzione di Aipo, a seguito del sopralluogo tecnico effettuato dal personale dell'Agenzia, conferma che la piccola fuoriuscita d'acqua verificatesi presso la cassa di espansione del fiume Panaro non costituisce alcun pericolo per la struttura».
  • 79. di Marco Amendola 79 Mancanza di informazioni Il 2 agosto 2013, chiedo alcune domande alla Direzione nazionale dighe a Roma, ente che dipende dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
  • 81. di Marco Amendola 81 Nel fax vengono poste alcune domande alla Direzione nazionale dighe: La Cassa di Espansione del Panaro, essendo un'opera progettata per la tutela della pubblica incolumità, su quale documentazione scritta si può considerare funzionante o eseguita correttamente? La Direzione Dighe ha reso dichiarazione scritta di collaudabilità e usabilità della Cassa di Espansione del Panaro? Il vostro ufficio è nelle condizioni oggettive di poter attestare per iscritto la collaudabilità dell'opera e la sua perfetta funzionalità?
  • 82. di Marco Amendola 82 Opera dimenticata dalla politica Luciano Guerzoni, in un'intervista del 2013, non ricorda l'incontro con il Ministro Baratta nel 1995 insieme al Comitato di Modena Est riguardo la cassa di espansione.
  • 83. di Marco Amendola 83 Anche Giuliano Barbolini, ex sindaco di Modena negli anni '90, andato a Roma insieme al Comitato di Modena Est e a Luciano Guerzoni, in un'intervista nel 2013, sostiene:
  • 84. di Marco Amendola 84 Lanfranco Turci, negli anni '80 Presidente della Regione Emilia-Romagna, vide nascere i progetti delle casse di espansione di Secchia e Panaro. In un'intervista nel 2013 sostiene:
  • 85. di Marco Amendola 85 Documento a cura di Marco Amendola, 2014. Marco Amendola, 1979, è presente nel settore dell'informazione tv e web dal 2006 Ha contribuito allo start-up di Fuori.tv, fra le prime webtv italiane. Per RaiTv ha collaborato con il Tg1 e al programma Citizen Report del canale Rai Educational. Collaboratore videogiornalista presso quotidiano Gazzetta di Modena Gruppo L'Espresso, per servizi di cronaca, reportage e inchieste. Giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna, è dottore in Dams Università di Bologna.