1. SCHEDA N° 3
Edouard Manet, “Bar delle Folies-Bergères”, 1881-1882, olio su tela, cm 96 x 130, Londra.
Più tardi, Manet ammorbidisce il tono sferzante delle sue immagini, deluso dai continui insuccessi,
dall’irrisione del pubblico e dei pittori accademici, che lo considerano pazzo e incapace.
Il quadro è stato dipinto in studio, ma è il ricordo delle ore passate da Manet nel celebre caffè-concerto,
dove il pittore, già gravemente malato, amava recarsi.
Esposto al Salon del 1882, ottenne un certo successo.
Qui veramente Manet è moderno, non soltanto per aver rappresentato un momento qualunque di un
luogo qualunque contemporaneo, quanto per averne reso la transitorietà, quella transitorietà che è in
tutta la nostra vita.
Nel quadro Manet rappresenta, in primo piano, sul bancone del bar, i banali oggetti d’uso: bottiglie
di champagne e di liquori, una fruttiera di cristallo, un bicchieri con i fiori. Ma questi oggetti, pur
ravvicinati, non sono protagonisti; sono resi impressionisticamente con tocchi di colore, con luci
riflesse.
Protagonista, al di là del banco, è la giovane cameriera, una massa cromatica blu e azzurra
centralizzata e piramidale, così da condurre l’attenzione verso il viso.
La cameriera è protagonista ma il dipinto non si esaurisce in lei: tutt’intorno e alle nostre spalle c’è
la vita effimera del celebre locale.
Un grande specchi alle spalle della barista riflette la sua schiena, parte del banco, il cliente che sta
ordinando, il fumo delle sigarette, le luci, i vestiti eleganti, il grande lampadario, le gambe di un
trapezista che compie i suoi esercizi e , soprattutto, la folla, indistinta eppure presente, uomini in
tuba e dame, una folla variegata, gente che parla, che ascolta, che guarda, gente che vive.
Ovunque è uno scintillio di luci che si rinviano e si moltiplicano.
Lo specchio è metafora dell’apparenza, della vana illusione.
L’immagine gioca sul tema dell’irrealtà, è un assemblaggio di riflessi, quello della barista, quella
dell’avventore, quello della folla.
Tutto concorre a produrre ambiguità, incertezza visuale e lo sconcerto della ragazza, estranea alla
fatua gaiezza della folla, è in qualche modo anche quello dell’artista.