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Unconventional training? di Stefano Scravaglieri
La scuola ti ha annoiato? L’università ti ha ammosciato? Quando pensi alla formazione ti viene da sbadigliare? Beh, amico mio, anzitutto non conosci
bene l’ampio catalogo di mezzi formativi che oggi il mercato mette a disposizione e soprattutto non hai le motivazioni!!!

Sul secondo aspetto non posso farci niente, sul primo ti posso dare una rinfrescata, come si dice pensando a quegli appartamenti un po’ obsoleti con
dentro la credenza della nonna con le tazze di ceramica dentro alle vetrine.

La formazione tradizionalmente intesa, quella dove uno parla e tutti gli altri ascoltano è la prima a cui pensiamo per esserci passati tutti, ma non è
l’unica. Ci sono altre tipologie di interventi formativi che, in determinati contesti e in determinate situazioni sono utilizzabili e più efficaci della
formazione face 2 face. Vediamone alcuni esempi:

   1) Auto-apprendimento: si tratta di studiarsi le cose da soli. Molto utile in alcuni casi come ad esempio: prima di un colloquio di lavoro tecnico,
      dopo aver ricevuto l’assegnazione di un incarico rispetto al quale abbiamo detto: “si, certo che lo so fare!”. L’auto apprendimento è anche
      molto sviluppato nelle lingue e in generale in tutte quelle materie in cui si ha a disposizione un “laboratorio” dove apprendere da più fonti.
      Molto dannoso quando il medico vi diagnostica una stupida malattia che non conoscete e andate a studiare su internet i dettagli scovando cose
      orribili di dubbia provenienza. I pro di questo sistema è che siamo autonomi e sganciati da punti di vista altrui. Ovviamente il contraltare è che
                                                                        la possibilità di un confronto con altri è più complicata, perché non tutti
                                                                        vivono la nostra stessa situazione e focalizzano gli stessi problemi.



                                                                    2) e-learning: qui c’è un pacco di roba da spiegare. L’e-learning non consiste
                                                                       nella stessa lezione che il prof vi fa in aula solo registrata su una telecamera e
                                                                       fruita dal pc o dalla tv. L’e-learning è una metodologia in cui il pc è il mezzo
                                                                       stesso di apprendimento ma per essere efficace deve permettere o facilitare
                                                                       tutte quelle cose che in aula non sono sempre possibili o efficaci, tipo i role
                                                                       playing e i business game. La forza dell’e-learning sta in due elementi: il
                                                                       primo è il risparmio di tempo. Mediamente un’ora di e-learning corrisponde a
circa mezza giornata di aula; il secondo è che … te lo fai quando ti pare, sfruttando la connessione cosiddetta asincrona. Inoltre l’e-learning
   professionale si sviluppa tramite tecnologie che favoriscono l’apprendimento anche dei disabili e, sfruttando apposite piattaforme,
   completano il ciclo iscrizione-fruizione-
   valutazione in maniera automatica e priva di
   errori. Ciò è particolarmente utile per quei
   corsi che rilasciano attestati, crediti o
   certificazioni, anche interne.



3) Convegni e conferenze: è una specie di
   formazione tradizionale, perché c’è sempre
   uno che parla e tanti (quando la conferenza va
   bene) che ascoltano. La forza di questo
   strumento sta nella possibilità di coinvolgere la
   teoria (come si deve fare) con la pratica (come
   si fa effettivamente) cercando di capire senza
   pregiudizi dove sta il gap e come si può
   colmare.



4) Learning by doing: anche se spesso confusa questa è sostanzialmente una modalità di auto apprendimento di una cosa specifica mirata
   all’incremento di produttività. Consiste nel ripetere a dismisura un’azione finché non si ottimizza il modo di svolgerla. È alla base di molte
   filosofie orientali, anche il famoso Kaizen dalla Toyota. Detta così è un po’ una palla, ma nell’ambito sportivo è molto utilizzata nella parte
   tecnica: la ripetizione di un gesto finchè non viene naturale cercando anche di migliorarlo.
5) Formazione-intervento: metodologia relativamente nuova, ma molto utile in contesti complessi. Si tratta di un’attività che mira a spiegare ai
      discenti le basi di una data situazione (i ferri del mestiere) e poi li “butta a mare” a lavorare. Il vantaggio sta nel fatto che la partecipazione è
      stimolata dal lavoro sul campo e dall’obiettivo
      da raggiungere. Così facendo si stimola anche la
      motivazione e il lavoro di squadra. In realtà
      questa è meno “formazione” rispetto agli altri
      casi esaminati perché nella formazione
      l’obiettivo è di ridurre un gap di conoscenze
      mentre nella formazione intervento l’obiettivo
      consiste nel portare a termine un intervento,
      affiancati da”utenti esperti” prima e durante. È
      molto utilizzata in progetti di cambiamenti
      organizzativo.



   6) Team building: questa è una delle più famose
      grazie ai risvolti ludici tipo crociere in barca a
      vela o attraversamento di ponti tibetani. Si
      tratta della costruzione di un gruppo ed è utilizzata a fini formativi o ludici (o entrambi) nelle aziende per migliorare le performance di un
      team (generalmente di manager) e per costruire uno spirito di collaborazione. Gli sport di squadra tra l’altro sono molto usati come metafora
      del team.

Insomma, il quadro è ampio e qui ho fatto solo una ricognizione di alcuni strumenti. Non ho specificato quale intervento sia il migliore ma solo perché
il migliore non esiste: non è detto che uno sia migliore dell’altro né che, udite udite, qualsiasi di questo sia migliore della formazione tradizionale.
Questo perché ognuno di questi percorsi si basa su logiche di apprendimento differenti per obiettivi e destinatari. La cosa migliore, nel progettare un
intervento formativo, è quella di effettuare a monte un’analisi dei fabbisogni formativi dal quale individuare gli strumenti migliori. In alcuni casi si
usano anche più strumenti per lo stesso intervento: si chiama logica blended ed è classico ad esempio il caso della formazione in aula integrata con
quella a distanza

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  • 2. circa mezza giornata di aula; il secondo è che … te lo fai quando ti pare, sfruttando la connessione cosiddetta asincrona. Inoltre l’e-learning professionale si sviluppa tramite tecnologie che favoriscono l’apprendimento anche dei disabili e, sfruttando apposite piattaforme, completano il ciclo iscrizione-fruizione- valutazione in maniera automatica e priva di errori. Ciò è particolarmente utile per quei corsi che rilasciano attestati, crediti o certificazioni, anche interne. 3) Convegni e conferenze: è una specie di formazione tradizionale, perché c’è sempre uno che parla e tanti (quando la conferenza va bene) che ascoltano. La forza di questo strumento sta nella possibilità di coinvolgere la teoria (come si deve fare) con la pratica (come si fa effettivamente) cercando di capire senza pregiudizi dove sta il gap e come si può colmare. 4) Learning by doing: anche se spesso confusa questa è sostanzialmente una modalità di auto apprendimento di una cosa specifica mirata all’incremento di produttività. Consiste nel ripetere a dismisura un’azione finché non si ottimizza il modo di svolgerla. È alla base di molte filosofie orientali, anche il famoso Kaizen dalla Toyota. Detta così è un po’ una palla, ma nell’ambito sportivo è molto utilizzata nella parte tecnica: la ripetizione di un gesto finchè non viene naturale cercando anche di migliorarlo.
  • 3. 5) Formazione-intervento: metodologia relativamente nuova, ma molto utile in contesti complessi. Si tratta di un’attività che mira a spiegare ai discenti le basi di una data situazione (i ferri del mestiere) e poi li “butta a mare” a lavorare. Il vantaggio sta nel fatto che la partecipazione è stimolata dal lavoro sul campo e dall’obiettivo da raggiungere. Così facendo si stimola anche la motivazione e il lavoro di squadra. In realtà questa è meno “formazione” rispetto agli altri casi esaminati perché nella formazione l’obiettivo è di ridurre un gap di conoscenze mentre nella formazione intervento l’obiettivo consiste nel portare a termine un intervento, affiancati da”utenti esperti” prima e durante. È molto utilizzata in progetti di cambiamenti organizzativo. 6) Team building: questa è una delle più famose grazie ai risvolti ludici tipo crociere in barca a vela o attraversamento di ponti tibetani. Si tratta della costruzione di un gruppo ed è utilizzata a fini formativi o ludici (o entrambi) nelle aziende per migliorare le performance di un team (generalmente di manager) e per costruire uno spirito di collaborazione. Gli sport di squadra tra l’altro sono molto usati come metafora del team. Insomma, il quadro è ampio e qui ho fatto solo una ricognizione di alcuni strumenti. Non ho specificato quale intervento sia il migliore ma solo perché il migliore non esiste: non è detto che uno sia migliore dell’altro né che, udite udite, qualsiasi di questo sia migliore della formazione tradizionale. Questo perché ognuno di questi percorsi si basa su logiche di apprendimento differenti per obiettivi e destinatari. La cosa migliore, nel progettare un intervento formativo, è quella di effettuare a monte un’analisi dei fabbisogni formativi dal quale individuare gli strumenti migliori. In alcuni casi si usano anche più strumenti per lo stesso intervento: si chiama logica blended ed è classico ad esempio il caso della formazione in aula integrata con quella a distanza