1. L a P ersia
Il nome Persia è stato a lungo usato per riferirsi alla nazione dell'Iran, al suo popolo, o ai suoi antichi imperi. Tale
nome deriva dall'antico nome greco dell'Iran, Persis, che a sua volta deriva dal nome del clan principale di Ciro
il Grande, Pars o Parsa, che ha dato il suo nome anche a una provincia dell'Iran meridionale, Fārs (in lingua
persiana moderna).
Secondo lo storico dell'antica Grecia Erodoto, il nome Persia deriva da Perseo, l'eroe mitologico.
Il 21 marzo del 1935, lo scià Reza Pahlavi chiese formalmente alla comunità internazionale di riferirsi al Paese con
il suo nome originario, Iran. Alcuni studiosi protestarono contro questa decisione perché il cambio di nome
avrebbe separato il Paese dalla sua storia.[non chiaro]
Nel 1959, lo scià Mohammad Reza Pahlavi annunciò che sia il nome di Persia che quello di Iran potevano essere
usati indifferentemente.
2. l'I mpero achemenidee
L'impero achemenide fu il più grande e potente impero mai visto fino ad allora. Ancora più rilevante, esso fu ben
governato ed organizzato. Dario divise il suo impero in una ventina di satrapie (province), ognuna amministrata
da un satrapo (governatore), molti dei quali avevano legami personali con lo scià, essenzialmente parenti del
Gran Re. Istituì un sistema di tributi per tassare ogni satrapia, adottò e migliorò il già avanzato sistema postale
assiro e costruì la famosa Strada Regia, collegando tra loro gli estremi dell'impero. Spostò l'amministrazione
centrale da Persepoli a Susa, più vicina a Babilonia e al centro del regno. I Persiani furono tolleranti verso le
culture locali, seguendo il precedente instaurato da Ciro il Grande, atteggiamento che ridusse notevolmente le
rivolte dei popoli soggetti. Un esempio rilevante di questo atteggiamento tollerante fu il permesso dato da Ciro
agli ebrei (che erano stati deportati dai babilonesi inseguito all'esilio e alla distruzione di Gerusalemme), nel 537
a.C., di tornare in Palestina e di ricostruire l'ormai distrutto tempio di Gerusalemme, evento profetizzato secoli
prima dal profeta ebreo Daniele.
3. L a P e r s ia e l l e n is t ic a
a Gli ultimi anni della dinastia achemenide furono segnati da debolezza e decadenza. Il potente e immenso impero
collassò in soli otto anni sotto i colpi infertigli dal giovane re dei Macedoni, Alessandro Magno.
La debolezza della Persia si svelò ai greci nel 401 a.C., quando Ciro il giovane, secondogenito di Dario II e satra-
po di Sardi ingaggiò diecimila mercenari greci per rafforzare le sue pretese al trono imperiale, occupato dal fra-
tello maggiore Artaserse II, riuscendo ad arrivare a Cunassa vicino a Babilonia, dove morì in battaglia: questi
fatti sono narrati ne l'Anabasi di Senofonte. Ciò rivelò non solo la debolezza militare ma anche l'instabilità politi-
ca degli ultimi anni del periodo achemenide.
Filippo il Macedone, padrone di gran parte della Grecia, e suo figlio Alessandro decisero di approfittare di questa
situazione. Dopo la morte di Filippo, Alessandro portò il suo esercito in Asia Minore nel 334 a.C., e si impos-
sessò rapidamente di Lidia, Fenicia ed Egitto, sconfisse i Persiani di Dario III ad Isso e conquistò la capitale del-
l'impero, Susa. Dopo aver debellato le ultime resistenze, l'impero Persiano cadde così definitivamente nelle sue
mani.
Lungo il suo percorso di conquista, Alessandro fondò numerose città, tutte chiamate "Alessandria". Nei secoli suc-
cessivi queste città furono i centri da cui si irradiò in Oriente la cultura greca, processo che viene dettellenismo.
L'impero di Alessandro si frantumò subito dopo la sua morte, ma la Persia rimase sotto il controllo dei greci. Un
generale di Alessandro, Seleuco I Nicatore, prese possesso della Persia, della Mesopotamia e più tardi della Si-
ria e dell'Asia Minore. Ebbe così inizio la dinastia seleucide. L'impero seleucide nel 200 a.C.
La colonizzazione greca continuò fino al 250 a.C. circa; con essa si diffusero la lingua, la filosofia e l'arte dei Greci.
In tutto quello che era stato l'impero di Alessandro, il greco divenne la lingua della diplomazia e della letteratura.
Il commercio con la Cina, iniziato sotto gli Achemenidi lungo la "Via della Seta", fu incrementato notevolmente
nel periodo ellenistico. Con lo scambio di merci, divennero sempre più frequenti gli scambi culturali: il Buddismo
si diffuse dall'India, e lo Zoroastrismo si propagò verso ovest, influenzando l'Ebraismo. Meravigliose statue di
Buddha, in stile Greco classico, che sono state rinvenute in Persia e Afghanistan, illustrano la commistione di
culture che si verificò in questo periodo..
4. L a P e r s ia s a s a n id e
La dinastia sasanide deve il suo nome a Sasan, gran sacerdote del Tempio di Anahita, e nonno di Ardashir I. Fu la prima dina-
stia reale persiana dai tempi degli Achemenidi, e perciò i suoi regnanti si considerarono i successori di Dario e di Ciro. Essi
condussero un'aggressiva politica espansionista, riconquistando la maggior parte dei territori orientali ceduti ai Kushan dai
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Parti e continuando il conflitto con Roma.
La Persia sasanide, a differenza della Partia, fu uno Stato fortemente centralizzato. La popolazione era organizzata in un rigido
sistema di caste: sacerdoti, militari, scribi, e plebei. Lo Zoroastrismo divenne la religione ufficiale dello Stato (poco prati-
cata tuttavia dal popolo) e si diffuse in Persia e nelle province. Le altre religioni furono sporadicamente perseguitate, in
particolare la Chiesa cristiano-ortodossa per i suoi legami con l'Impero Romano d'Oriente. La Chiesa cristiana nestoriana
fu tollerata invece e perfino favorita dai Sasanidi.
5. L a P ersia sotto i M ongoli
Nel 1218, Gengis Khan inviò ambasciatori e mercanti alla città di Otrar, al confine nord-orientale del regno del Khwārezm,
ma qui essi furono giustiziati dal governatore. Gengis, per vendetta, saccheggiò Otrar nel 1219 e continuò verso Samar-
canda e le altre città del nordest. Hulagu Khan completò la conquista della Persia e prese Baghdad (1258), ponendo termi-
ne alla esistenza del luno califfato abbaside, e avanzò verso il Mediterraneo, venendo fermato solo dai Mamelucchi del fu-
turo Sultano Baybars nel 1260. La Persia divenne un Ilkhanato, una parte del vasto Impero mongolo, ossia un dominio in-
feudato all'impero mongola. In questa pur tormentatissima epoca fiorirono alcuni dei maggiori talenti letterari della lettera-
tura persiana medievale tra cui si devono citare almeno Sa'di (m. 1291) vissuto a Shiraz e Jalal al-Din Rumi (m. 1273), che
visse tra l'Iran Orientale e l'Anatolia.
Nel 1295, l'Ilkhan Ghazan che regnava da Tabriz si convertì all'Islam e rinunciò al giuramento di fedeltà al Gran Khan. Gli
Ilkhan patrocinarono le arti e coltivarono le raffinate tradizioni della Persia islamica, contribuendo a risollevare il Paese
dopo le devastazioni arrecate dalla conquista mongola. Nel 1335, la morte dell'ultimo Ilkhan significò la fine dell'epoca
mongola. Emersero presto dinastie locali, tra cui la dinastia dei Muzaffaridi che regnò a Shiraz fino al 1393 dove visse il
più grande poeta persiano d'ogni tempo Hafez (m. 1390); e, a nord, la dinastia di origini mongole dei Jalayridi che regnò
nell'Iran nord-occidentale (e a Baghdad almeno fino al 1410). Quindi comparvero sulla scena alcune confederazioni di tri-
bù turcomanne: i Kara Koyunlu ("Quelli del montone Nero") che si emanciparono dai Jalayridi verso il 1375 e, dopo una
interruzione determinata dall'invasione timuride (v. infra) e alterne vicende, regnarono grosso modo sugli stessi territori
fino al 1467; dopodiché fu la volta della confederazione rivale degli Aq Qoyunlu ("Quelli del Montone Bianco") che suc-
cedettero ai primi governando tra il 1468 e la fine del secolo. In mezzo v'era stata però l'invasione del Tamerlano (di cui
gli Aq Qoyunlu furono alleati) che, dagli ultimi decenni del XIV sec. fino alla sua morte nel 1405, aveva conquistato una
vasta area, tra la Mesopotamia e l'Asia Centrale facendo di Samarcanda la sua capitale e una città tra le più ricche, ma sen-
za avere il tempo di consolidare il nuovo impero. Le fonti medievali occidentali lo dipingono come sovrano ancora più
sanguinario di Gengis Khan: ad Isfahan, per esempio, avrebbe fatto uccidere 70.000 persone facendone macabra torre a
monito dei sudditi. In realtà l'epoca timuride rappresentò, oltre che l'ultima grande stagione della letteratura persiana clas-
sica, anche una delle epoche più fulgide dell'arte e soprattutto dell'architettura musulmana.
6. Din a s t ia P a h l a v i
Nel 1925 il generale Reza Khan, comandante dell'esercito e uomo forte del Paese fin dal 1921, s'impadronì del potere, auto-
nominandosi scià al posto del deposto sovrano Qajar e stabilì la dinastia Pahlavi. Nel 1933 Reza scià rinegozió la conces-
sione petrolifera dell'Anglo-Iranian Oil Company. Nel 1935 egli consegnò l'antico nome della Persia definitivamente alla
storia, e impose alla comunità internazionale il nome di Iran. Il nuovo sovrano diede inizio a una energica politica di mo-
dernizzazione del paese, potenziando le sue strutture amministrative e militari, attuando un programma di sedentarizzazio-
ne forzata delle numerose tribù nomadi, e dando inizio a una politica culturale dai toni filo-occidentali e marcatamente an-
ticlericali, in sintonia con quanto avveniva in quegli stessi anni nella vicina Turchia di Mustafa Kemal Atatürk. Il Paese
rimaneva comunque soggetto all'influenza dei britannici e dei sovietici e la situazione non mutò fino alla Seconda guerra
mondiale.
Nel 1941, nonostante fosse formalmente neutrale, l'Iran fu invaso dagli inglesi e dai sovietici. Il sovrano fu costretto dai bri-
tannici ad abdicare e il figlio Mohammad Reza Pahlavi divenne il secondo scià della dinastia, avviando una stagione politi-
ca ed economica in stretta alleanza d'interessi con gli Stati Uniti d'America, per conto dei quali si disse più volte che egli
fungesse da "guardiano" della vitale area strategica del Golfo Persico. Nel 1943 si tenne nella capitale persiana la Confe-
renza di Teheran tra Stalin, Churchill e Roosevelt, la prina Conferenza interalleata al vertice. Nel 1946 il mancato ritiro
delle truppe sovietiche dal nord del Paese originó la crisi dell'Azerbaijan, primo aperto contrasto tra gli alleati e preavviso
dell'imminente Guerra fredda[6]. Nel 1951 fu nominato Primo Ministro Mohammad Mossadeq, che nazionalizzò l'industria
petrolifera - allora controllata dalla britannica Anglo-Iranian Oil Company (oggi nota come British Petroleum) - provocan-
do una grave crisi internazionale discussa anche al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Crisi di Abadan). La rea-
zione inglese fu il blocco delle esportazioni di petrolio che provocò una grave crisi economica. Il Paese fu attraversato da
profonde tensioni politiche a cui Mossadeq rispose con politiche populistiche. La crisi interna culminò nel 1953 con la rot-
tura del Fronte Popolare che sosteneva Mossadeq e la deposizione manu militari del primo ministro popolar-
nazionalista[7]. Durante la crisi lo scià si era recato in temporaneo esilio in Italia e ritornò a Teheran in trionfo. Questi die-
de il via negli anni sessanta a una controversa "Rivoluzione Bianca" con l'intento di ottenere attraverso la riforma agraria
una moderata redistribuzione delle terre.
7. Qu a l e imp e r o h a v is -
s u t o d i p iù ?
Come si è detto molto brevemente, la Persia ha avuto diverse dinastie ke hanno governato per piu di 2 mila anni l'impero per-
siano.
Nel grafico a torta sottostante sono riportate le dinestie più vissute in persia.
2
33
55
ACHEMINIDE 465
SASSANIDE 424
MONGOLI 281
SAFAVIDE 22
50
8. T a b e l l a d e i d iv e r s i p e r io d i n e l l a
s t o r ia d e l l a P e r is a
Dinastia Periodo
Achemenide Dalla preistoria – 465 a.C
Ellenistia 330 a.C - 150 a.C
Parti 150 a.C - 226
Sassanide 226 - 650
Islam 650 - 1037
Turchi 1037 -1219
Mongoli 1219 - 1500
Safavidi 1500 - 1722
Pahlavi 1925 - 1979
Repubblica 1979 – fin'ora