1. Gabriele d’Annunzio
L’inimitabile vita dell’esteta
Gabriele d’Annunzio è il maggior rappresentante
nazionale del Decadentismo.
Per via dei suoi ideali artistici e letterari, a cui
consacrò l’intera vita, e che esaltano il culto
della bellezza, egli è considerato anche il massimo
esponente dell’estetismo*.
Importantissimo fu il suo ruolo nella cultura dell’Italia
a cavallo dei due secoli, soprattutto per l’influenza Vista dall’alto del Vittoriale degli italiani
che atteggiamenti e opere ebbero sulla nascente residenza/museo di G. D’Annunzio
società di massa, a cui fornì miti e ideali , mentre alla borghesia offrì un modello di
affermazione e trasgressione di quei valori (famiglia, casa, lavoro), esaltati invece
da Pascoli.
* Estetismo è quell’atteggiamento culturale che si caratterizza per un indebito trasferimento di forme estetiche
nella sfera dell’atto etico (a livello personale, politico e sociale) e nella sfera della conoscenza (come nel caso
del pensiero semi‐scientifico o esteticizzato di Friedrich Nietzsche) ‐ M. Bachtin : Estetica e romanzo
3. • Nel 1910 è costretto dai debiti a trasferirsi a Parigi, dove compone alcune opere e
frequenta gli ambienti della belle epoque, mantenendo comunque i contatti con l’Italia in
qualità di corrispondente del Corriere della Sera. I suoi pezzi inviati al giornale finiranno
nella raccolta di prosa d’arte delle Faville del Maglio (1924‐1928)
• Allo scoppio della guerra torna però in Italia e pronuncia il famoso e infiammato discorso
interventista di Quarto, proponendosi come il principale animatore delle radiose giornate
che precederanno l’ingresso in guerra dell’Italia. Alla guerra vi partecipa come ufficiale e
come aviatore e marittimo si rende protagonista di ardite imprese quali la Beffa di Buccari
e il lancio di volantini propagandistici sulla città di Vienna poco prima della fine del
conflitto. In una delle tante imprese perse
l’occhio destro; nel periodo d’infermità compose le prose del Notturno.
• Successivamente si fece promotore del revanscismo nazionalista con l’impresa di
Fiume, cioè l’occupazione del capoluogo istriano nel 1919, a capo di alcune migliaia di
legionari, dove istituì un governo militare.
• Successivamente dovette ritirarsi e il governo ne tacitò le pretese donandogli titoli e la
sua ultima sontuosa residenza, la villa di Gardone Riviera ,
detta il Vittoriale degli italiani dove, all’interno di un museo
dedicato a se stesso, trascorse gli ultimi anni della sua vita.
• Morì il 1 Marzo 1938
Il mausoleo che ospita le
ceneri del poeta al Vittoriale
8. Le Laudi: Maia
Dedicato e intitolato a Maia, dea della forza generatrice, reca come titolo
ulteriore Laus vitae . Il libro è, in gran parte, un lungo viaggio allegorico, i cui
Laus vitae
modelli di riferimento sono i testi omerici e la Divina Commedia, e che prende
le mosse dal reale viaggio che lo stesso D'Annunzio ebbe a compiere in Grecia
nel 1895.
L'esaltazione della vita è il "pensiero dominante“della Laus Vitae, dove si
formula l'invito affinché l'uomo si riappropri di un contatto panico con la
natura intesa in senso fisico e primordiale.
L'ansia di vivere è però l'ansia di navigare incessantemente nel mare
dell'esistenza, della natura e dell'esperienza fisica di essa.
Non a caso il libro si apre e si chiude con il plutarchiano motto di Pompeo
Magno: «necessario è navigare, / vivere non è necessario
necessario è navigare, / vivere non è necessario».
9. Le Laudi:Elettra
Elettra è il tentativo di individuare e celebrare Le città del silenzio
una sorta di favola della bellezza dell'arte e delle
glorie della storia d'Italia. Dopo le prime due O deserta bellezza di Ferrara,
"invocazioni" Alle montagne e A Dante, la prima ti loderò come si loda il volto
parte si apre con una serie di componimenti di colei che sul nostro cuor s'inclina
dedicati a eroi o a luoghi eroico‐mitici della per aver pace di sue felicità lontane;
Patria, e si conclude con la canzone La notte di e loderò la chiara
Caprera. sfera d'aere ed'acque
La seconda parte contiene i «Canti della morte e ove si chiude la mia malinconia divina
della Gloria», ovvero una serie di liriche dedicate musicalmente[…]
ad artisti ed "eroi" del pensiero filosofico; la
terza parte è costituita dai «Canti della
Ricordanza e dell'Aspettazione», che è forse il Ravenna, glauca notte rutilante d'oro,
nucleo poetico più autentico. sepolcro di violenti custodito
Anche qui, l'erudizione storica e la retorica da terribili sguardi,
compositiva sembrano soffocare la maestria di cupa carena grave d'un incarco
D'Annunzio. Le città d'arte sembrano rivivere in imperiale, ferrea, construtta
lontanissime immagini di gloria e di riscatto che di quel ferro onde il Fato
le rendono memorabili. è invincibile, spinta dal naufragio
ai confini del mondo,
sopra la riva estrema! […]
10. Alcyone: struttura e temi
Alcyone è il terzo dei sette libri delle Laudi del cielo, della terra,
del mare e degli eroi, ciclo incompiuto di cui ci restano solo 4
libri. I primi 3 (oltre A. anche Maia ed Elettra), furono composti
tra il 1899 e il 1903.
Alcyone è composto da 88 testi suddivisi in 5 sezioni. Apre
l’opera La tregua, a segnare il riposo del superuomo, dopo
l’impegno eroico‐civile dei primi due libri, nell’abbandono alle
dimensioni della natura e del mito.
1. La prima sezione è ambientata nel paesaggio agreste tra Fiesole e Firenze ed è composta da laudi
con chiaro riferimento alle laudi della natura di francescana memoria.
2. La seconda sezione è ambientata in Versilia, sul mare, nel pieno dell’estate; qui si realizza la prima
celebrazione del rapporto panico con la natura.
3. La terza sezione celebra il trionfo dell’estate con il ricorso al mito classico e l’affermazione del
potere panico del superuomo.
4. Il culmine dell’estate e l’inizio del suo tramonto sono celebrati nella quarta sezione.
5. Nell’ultima sezione prevale invece il sentimento del ripiegamento, della perdita, della fuga del
tempo, dell’impossibilità di resuscitare il mito nel mondo moderno. Chiude il libro il Commiato,
che oltre a rievocare per l’ultima volta i luoghi dell’estate trascorsa, contiene anche una dedica a
Pascoli.
11. Temi
La vicenda narrativa di Alcyone è molto tenue, dai tratti indefiniti,
ed i personaggi che si muovono sulla scena, presi dal mito, sono
egualmente sfuggenti. I temi fondamentali sono 3:
1. Lo scambio tra naturale e umano cioè la capacità e la tendenza del
superuomo a fondersi con la natura, a perdere la propria identità per
assumere, in modo panico, quella con il paesaggio circostante (fino alla
vegetalizzazione dell’umano)
2. La riattualizzazione del mito serve a ridare alla natura quella verginità
La riattualizzazione
e vitalità distrutte dal mondo moderno; il recupero del mito non si limita ad
una operazione classicista; i miti ricreati hanno un’aura di modernità ed
attualità che li ricollega alla poetica simbolista.
3. L’esaltazione della parola, dell’arte e della figura del poeta la
L’esaltazione della parola, dell’arte e della figura del poeta
parola poetica permette il contatto tra rivelazione naturale e io poetico; il
poeta è quindi un privilegiato, perché il solo a cui è consentito un rapporto
autentico, intimo e confidenziale con la natura.
12. Antologia di Alcyone
La sera fiesolana
E’ la prima composizione del libro in senso cronologico. Ambientata nella campagna di
Fiesole, sulle colline affacciate alla valle dell’Arno. E’ una sera di giugno e il poeta,
insieme alla donna amata, contempla lo scendere della sera accompagnato dai suoi
particolari profumi.
Fresche le mie parole nella sera
ti sien come il fruscìo che fan le foglie
del gelso nella man di chi le coglie
silenzioso e ancor s’attarda all’ opra lenta
sull’alta scala che s’ annera
contro il fusto che s’inargenta
con le sue rame spoglie
mentre la Luna è prossima alle soglie...
In questa composizione il paesaggio non è descritto naturalisticamente ma in forma evocativa di
un particolare e personale stato d’animo. Vi è infatti un continuo fluire d’immagini che si
generano l’una dall’altra con sfumature di suoni e di colori e frequenti scambi tra elementi
naturali ed umani. Lo scambio tra dimensione naturale e dimensione umana si determina come
umanizzazione della natura e naturalizzazione dell’uomo. La poesia è vista qui, in chiave
marcatamente simbolista, come chiave per l’accesso al regno delle corrispondenze tra uomo e
natura.
13. Antologia di Alcyone
La pioggia nel pineto
In questa poesia è evocato lo sciogliersi del soggetto nel paesaggio attraverso una sorta
di incantesimo sonoro. Sorpreso con l’amata (Ermione) dalla pioggia in una pineta nei
pressi di Marina di Pisa (Versilia) il poeta si concentra sui suoni prodotti dalla natura,
ricostruendo il tessuto sinfonico attraverso un verseggiare frantumato, tramato di
riprese foniche. La fusione con il dato naturale arriva qui alla vegetalizzazione
dell’umano:
Anche in questa celeberrima composizione domina lo scambio tra dato umano e naturale e la
corrispondenza tra le due realtà. In particolare però emerge la fusione dell’IO con il tutto dell’
indistinto naturale, che è l’aspetto più caratteristico del panismo.
14. Antologia di Alcyone
I pastori
L’estate alcionia è vicina al termine. Il poeta si rivolge allora, con uguale spirito
evocativo, ma segnato stavolta da venature nostalgiche, verso l’Abruzzo della sua
infanzia, terra vergine e simbolo della natura primigenia.
Nella struttura ritmico‐sintattica si distinguono il momento della descrizione della partenza e del viaggio
fino alla pianura, segnato da un movimento lento ed ampio, da quello dell’arrivo alla marina (ultima strofa e congedo)
Il secondo movimento è scandito da periodi brevi e da una frase nominale (penultimo verso). Si tratta di due diverse
condizioni e stati d’animo del poeta: familiare nella prima parte, esule nella seconda, che segna anche perciò la fine
dell’avventura alcionica e l’impossibilità del mito panico
15. Alcyone: tra mito e parodia
La recezione più tarda del d’Annunzio finissimo ricercatore del termine più
arcaico, inusuale, raffinato, raro, ‐inclina alla parodia del gusto sotteso a
quest’uso così ricercato e lezioso della preziosità linguistica.
Si veda a proposito la versione rovesciata che ci offre Eugenio Montale della celebre
La pioggia nel pineto. Qui la sublimità e il rapimento sensuale del testo dannunziano
sono rovesciati nell’umile elencazione di dati quotidiani e banali.
Piove. E’ uno stillicidio
senza tonfi
La polemica sottesa alla parodia è la
di motorette o strilli denuncia dell’impostura del
di bambini. dannunzianesimo perenne,
dannunzianesimo perenne un
Piove atteggiamento tipicamente italiano, che ci
da un cielo che non ha
nuvole. contraddistingue per l’innata attrazione
Piove verso tutto ciò che viene enfaticamente
sul nulla che si fa proposto come trendy, anche quando
in queste ore di sciopero
generale. […]
dietro alle parole altisonanti si nasconde il
vuoto e la demagogia.
vedi testo completo a pag. 262