1. senza però tralasciare le
problematiche a noi più vicine,
legate alla quotidianità e all’età
adolescenziale.
La redazione coglie l’occasione
per augurare a tutti un sereno
e produttivo 2012.
DoppiamenteDoppiamenteDoppiamenteDoppiamente
StranieroStranieroStranieroStraniero
Ha detto:
“Mi sento come appestato,
un pesce fuori dalle sue acque,
straniero in un paese straniero!”
Ho detto:
“Tutti i mari sono uguali,
basta saper nuotare,
non affonderai di certo
come un sasso inerte”.
Ha detto:
“Ma la terra
che non mi ha visto nascere, non può
riconoscermi figlio legittimo”.
Ho detto:
“Oggi i figli si adottano e le mam-
mamme,con il prezzo dell’amore,si
conquistano”.
Ha detto:
“Ma dalla mia pelle
potrei mai staccarmi e come niente
cambiare il mio essere?”
Ho detto:
“Non staccarti dalla pelle che ti
appartiene. Con il suo colore colora il
mondo che ti accoglie, rimani quello
che sei, uomo diverso, ma unico,
arricchisci gli uomini che ti circonda-
no”.
Ha detto:
“Non voglio più consumarmi
e finire straniero come la spenta
cenere, residuo futile
di un corpo che è esistito.
Il profumo della mia terra è nell’aria
che respiro,alimenta la mia passione,
la rende indomabile!”
(segue a pag.2)
Interessati anche tu !Interessati anche tu !Interessati anche tu !Interessati anche tu !
Anno X Numero I Gennaio 2012
2012
Quest’anno la redazione si
interesserà ai cambiamenti
di un mondo multietnico
caratterizzato da un conti-
nuo processo di globalizza-
zione, in cui i rapporti inter-
nazionali sono indispensabili
e all’ordine del giorno;
I Care la solidarietà
I Care il progresso
I Care la globalizzazione
I Care la pace
I Care l’apertura mentale
2. PAGINA 2 Anno X Numero I
Doppiamente straniero 1-2
Ora siamo noi i magnifici quattro 2
L’Italia, from my point of view 3
La globalizzazione domina il mondo? 4
La società dell’apparire 4
Anoressia e bulimia 5
Fumo attivo e passivo 6
Il velo di Hafsa 6
Vegemite for breakfast 7
Aggiungi un posto a tavola... 7
Un abanico de culturas 8
Cross Cultural Boundaries 8
Lo sai fare il cappuccino? 9
Moi je parle francais... 10
Ti consiglio: Thirteen... 11
Lo sapevi che... 12
Sommar io:
La Redazione A.s. 2011/2012
Docenti: Adriana Cassone, Mariella
Nardulli, Leonardo Sportelli
Studenti: Daniela Ironico, Pamela
Palmirotta, Alessia Gurabardhi, Greta
Ciccarone, Carmela Ribecco, Giovanni
Palattella,, Giovanna Franco, Gianluca
Ferrulli, Angela Teodosio, Marika Nettis,
Paola Nerilli, Luana Ciccarone, Federica
Lisi, Noemi Carella, Alessandro Ieva,
Hafida Sakini, Laura Mitaritonda,, Kate
McCutcheon,Hanna Ammari, Laila
Makboul , Annalisa Falcone, Annalisa
Manobianca, Gabriella Lindo, Emiliana
Solazzo
Inoltre hanno collaborato i docenti :
Grazia Damato. Lia Novielli
Sommario
ORA SIAMO NOI I MAGNIFICI
QUATTRO
I rappresentanti d'istituto sono un organo impor-
tante all' interno della scuola, perchè fungono da
ponte tra alunni e docenti.
Il loro compito è quello di collaborare per la riso-
luzione dei problemi ed organizzare attività in se-
de di assemblea d' istituto...ma non solo: i rappre-
sentanti fanno parte del consiglio d' istituto com-
posto anche da docenti, genitori e dal dirigente
scolastico; ha la funzione suprema di deliberare i
progetti formativi che la scuola propone: Pon,
stage, viaggi d’istruzione, attività di recupero.
I rappresentanti attualmente in carica sono: Laura
Mitaritonda, Luana Ciccarone, Francesco Dammic-
co e Giuseppe Paparella.
Anche quest'anno le nostre proposte iniziali sono
innumerevoli: introdurre all' interno della scuola la
figura di uno psicologo che possa sostenere gli
studenti in alcuni momenti di difficoltà; rendere
possibile un’unica assemblea d’istituto, da sempre
svoltasi in due turni per problemi di spazio, allo
scopo di permettere il confronto diretto tra gli
studenti dei quattro indirizzi.
Aldilà di ciò che si riuscirà a realizzare, i rappre-
sentanti dovranno essere sempre un punto di rife-
rimento per gli alunni, nel momento in cui doves-
sero presentarsi difficoltà o e per suggerimenti
volti al miglioramento del funzionamento della
scuola. Contattateci!
Laura Mitaritonda IV BP
Luana Ciccarone III BL
Lo sapevi che…
-Quando si ha un calo di pressione, offrire
il classico bicchiere di acqua e zucchero
non serve ad un bel niente, o zucchero
raffinato viene considerato “veleno bian-
co”; esso si ottiene dalla raffinazione dello
sciroppo ottenuto dalle barbabietole o
dalla canna da zucchero, ma attraverso
questo processo vengono perdute tutte le
proprietà energetiche delle quali è dotato.
Noi crediamo di ricavarne energia dalla
sua assunzione ma in realtà lo zucchero dà
al nostro organismo essenzialmente calo-
rie “vuote”.
(segue da pag.1)
Con euforia ed entusiasmo,
stringe strettamente la scatola
che racchiude
i più preziosi tesori:
il denaro posseduto,
un progetto scritto
e…. un sogno incantato!
Fa il ritorno del padrone,
del nativo alla sua terra.
Ma “i venti spirano
dove le barche non desiderano!”
Il nostro amico straniero
ha concluso:
“Il paese che ho lasciato
non è quello ritrovato.
Neanche la gente è la stessa,
è veramente un incubo!
Io stesso sono cambiato,
nuova visione e filosofia di vita.
La mia, è una premessa complicata,
intoppo insuperabile,
è dolore,
è confusione incomparabile
dovermi integrare
nella mia isola nativa!”
Sono, davvero,
doppiamente Straniero!doppiamente Straniero!doppiamente Straniero!doppiamente Straniero!
Hafida Sakini
3. PAGINA 3Anno X Numero I
''L'Italia, from my point of wiew.''
In Australia thinking of Italy I've always pictured big
mountains with small villages that hold cabins which in
the winter you wake to find covered in snow. Or per-
haps a village with small narrow streets where you can
sit outside at a table and be brought coffe.
Sure, you can grab a coffee in Australia but it's at a busy
cafe in the middle of town surrounded by tall office
buildings and cars rushing past. In Australia the roads
are all flat and most of the sidewalks are plain concrete,
opposed to Italy where there are brick paths every-
where. The buildings in Australia are all modern and yes
there is history but most of the old buildings have been
replaced. In Italy every building is old and has it's own
history and in my opinion it's fabulous.
The house I am living in is very different to my house in
Australia. That being said, the love I feel in both houses
are the same. I don't think of the Ieva family as 'the peo-
ple whose house I'm staying in' they're my family now
too.
I'm not treated ad a guest in this house, I'm treated as
the daughter they've always wanted and now have. My
italian isn't very good but if I have a problem, Alessan-
dro will translate for me. I love my family and can't wait
until my Australian family comes over in September and
we can all be together, I also can't wait until next christ-
mas when Alessandr will come and stay with me. When
I go home I know will miss them but I will definitely see
them again because they're a part of my life now and
because of this experience they always will
be.
''L'Italia, dal mio punto di vista.''
In Australia, pensando all'Italia ho sempre immaginato delle gran-
di montagne e piccoli paesi dove svegliandosi si possono trovare
delle case ricoperte di neve in inverso. O forse un paese con
delle strade piccole e strette dove puoi sederti fuori a un tavolo
e prendere un caffè.
Certamente, puoi prendere un caffè anche in Australia ma in un
bar affollato nel centro della città circondato da alti palazzi com-
merciali e macchine che passano velocemente. In Australia le
strade sono piatte e i marciapiedi sono di cemento, al contrario
in Italia dove ci sono stradine di ciottoli dappertutto. Gli edifici in
Australia sono tutti moderni, c'è una storia ma la maggior parte
dei vecchi palazzi sono stati ricostruiti. In Italia,invece, ogni edifi-
cio è vecchio ed ha una sua storia e a mio parere questo è favo-
loso.
La casa in cui vivo qui è diversa da dove vivo in Australia. Bisogna
dire che, l'affetto che sento in entrambe le case è lo stesso. Io
non penso alla famiglia Ieva come 'la famiglia che mi ospita' ma
penso che sia la mia nuova famiglia adesso.
Non sono mai stata trattata come un ospite in questa casa,sono
sempre stata trattata come la figlia che hanno sempre voluto e
adesso hanno. Il mio italiano non è molto fluente ma se ho un
problema Alessandro traduce per me. Io amo la mia famiglia e
non vedo l'ora che la mia famiglia australiana a settembre venga
qui e potremmo stare tutti insieme, inoltre non vedo l'ora che
Alessandro venga a trovarmi il prossimo Natale. Quando ritor-
nerò a casa so che mi mancheranno ma io riuscirò a vederli nuo-
vamente perchè adesso sono parte della mia vita e perchè questa
esperienza rimarrà per sempre.
Kate McCutcheon 3AS
4. Quest'anno, studiando la globalizzazio-
ne, ci siamo accorti che è uno dei pro-
blemi che affliggo-
no i nostri Paesi,
un fenomeno che
si sta diffondendo
in tutti i Paesi del
mondo.
Globalizzazione
è l’unificazione dal
punto di vista
economico, socia-
le e culturale. Per
molti, presenta
degli aspetti posi-
tivi: un esempio è
internet, che ci
collega con qualsi-
asi parte del mon-
do. Anche i tra-
sporti stanno
pian piano suben-
do una evoluzio-
ne, infatti le reti di collegamento sono
più ampie e ci permettono di raggiun-
gere qualsiasi meta desiderata.
Globalizzazione è utilizzo degli stes-
si prodotti,è sufficiente andare nei su
permercati per vederne gli effetti: in
bella mostra c’è la nostra amata Coca-
Cola e pare che nessuno, in nessun
paese ne possa più fare a meno. Que-
sto prodotto è stato diffuso in tutto il
mondo attraverso i grandi commer-
ci degli Stati Uniti , da cui il mon-
do ha imitato anche lo stile di vita.
Ma stiamo tutti americanizzandoci! E’
veramente un bene?
Globalizzazione è an-
che purtroppo lavoro
''nero'' o “minorile”, dif-
fuso soprattutto nelle
fabbriche tessili dei paesi
sotto-sviluppati, dove è
possibile produrre pro-
dotti in serie in breve
tempo e per una manciata
di riso. Noi
crediamo che il processo
di globalizzazione debba
essere più controllato,
soprattutto quando va a
discapito di
chi onestamente lavora,
denunciando quelle multi-
nazionali, ormai padroni
del mondo economico e
del destino degli uomini.
Gianluca Ferrulli 2AS
Giovanna Franco 2AS
La globalizzazione domina il mondo?
“...stiamo tutti americanizzandoci!”
PAGINA 4
Anno X Numero I
La società dell’apparire
L’abito fa il monaco?
Fino a poco tempo fa si usava dire “L’abito non fa il monaco” o “Essere e non apparire”, ma dav-
vero la società di oggi la pensa in questo modo?
La psicologia identifica nell’essere un IO CORPOREO e un IO IDEALE; il primo rappresenta la
realtà dei fatti, quello che noi siamo realmente mentre il secondo è quello che noi vorremmo es-
sere.
La crisi adolescenziale nasce da un IO CORPOREO frammentato, non ci riconosciamo più da
quello che eravamo e abbiamo paura per quello che saremo.
Questa è l’epoca dei mass media, tutto si focalizza sull’immagine, quindi non dobbiamo tener solo
conto di quello che realmente siamo e di quello che vorremmo essere ma anche di quello che la
televisione ci impone di essere.
Per questo motivo la società dell’immagine ci costringe a non essere noi stessi.
Inoltre nella pubblicità televisiva si punta a rappresentare delle persone ideali, per questo si servono di persone privi di
difetti, modelli che noi vorremmo essere, un IO ILLUSORIO.
Pensiamo anche che per realizzarsi all’interno di un gruppo si cerca di piacere a più persone possibili, si cerca solo un im-
patto superficiale che ci metta al centro dei buoni pensieri.
E così apparire diviene fondamentale. L’apparire dovrebbe esclusivamente servire a catturare l’attenzione che poi dovreb-
be rivolgersi ad un bisogno superiore quale conoscere una persona per ciò che è dentro.
Il messaggio è quello di individuare pian piano il nostro IO INTERIORE, cercando sempre più di essere soltanto noi stessi.
Angela Teodosio 1BL
Marika Nettis 1BL
5. Come tutti sappiamo, l’adolescenza è
un periodo bello ma difficile. La cre-
scente esigenza di sentirsi accettati
dalla società che impone dei modelli
sempre più assurdi e lontani, spesso
spinge gli adolescenti ad assumere at-
teggiamenti che danneggiano la propria
identità ma anche la propria salute.
L’immagine soprattutto femminile im-
posta dai mass media che esalta una
magrezza quasi irreale e malata, influ-
enza negativamente la mentalità facil-
mente condizionabile dei giovani, che
di conseguenza adottano “soluzioni”
drastiche per omologarsi a tali modelli.
Espressione di ciò sono ad esempio i
disturbi alimentari, purtroppo in conti-
nua diffusione, come l’anoressia e la
bulimia. L’anoressia consiste in digiuni
prolungati mirati al raggiungimento
della “magrezza assoluta”; gli anoressici
arrivano a considerare il cibo un vero
e proprio nemico da evitare e combat-
tere a tutti i costi. La bulimia, invece,
prevede le cosiddette “abbuffate”; un
eccessivo senso di fame assale i bulimi-
ci, che in seguito sono preda di rimor-
si: si sentono pieni, colpevoli di aver
ceduto alla tentazione della fame, tanto
da ricorrere a vari metodi per liberarsi
di ciò che si è appena ingerito, per
esempio auto-provocandosi il vomito o
assumendo lassativi. Talvolta vi è
un’alternanza di periodi di anoressia e
bulimia, infatti potremmo dire che i
due disturbi vanno di pari passo.
Nonostante l'anoressia sia più cono-
sciuta e diffusa, in realtà la bulimia ar-
reca danni maggiori all'organismo in
generale. Le conseguenze principali
dell’anoressia sono il calo del peso
(infatti gli anoressici risultano essere
gravemente sottopeso) che nel peggio-
re dei casi può portare alla morte, e, in
particolare per le ragazze, l’amenorrea.
La bulimia, invece, provoca il danneg-
giamento della valvola cardiale, delle
gengive e dei denti, oltre allo sconvol-
gimento delle funzioni intestinali che
potrebbe portare a un’ulcera a causa
del vomito autoindotto e dell'uso di
diuretici e lassativi per disfarsi del cibo
ingurgitato.
A volte però questi malesseri non deri-
vano solo dalla corsa forsennata verso
la “perfezione” della propria immagine,
ma da motivazioni psicologiche molto
più profonde e spesso inconsce. Ca-
renze d’affetto, problemi familiari, inca-
pacità di relazionarsi con gli altri, timo-
re di non essere all’altezza delle aspet-
tative dei propri genitori e amici, o
addirittura traumi infantili possono
portare ad un atteggiamento di chiusu-
ra e non accettazione di se stessi e del
proprio corpo. È per questo che fre-
quentemente per superare tali proble
mi forza di volontà e impegno non
bastano: è invece necessario
l’intervento di specialisti, ma in ogni
caso è fondamentale rendersi conto di
soffrire di un determinato disturbo e
lasciarsi aiutare al fine di trovare un
rimedio efficace e definitivo.
Una possibile soluzione potrebbe esse-
re cercare qualcosa, uno sport, un
hobby, che, oltre a distrarci, colmi i
vuoti psicologici e ci renda soddisfatti
di noi stessi incrementando la nostra
autostima, che in un’età dura come lo
è l’adolescenza, è costantemente mi-
nacciata dalle numerose pressioni che
subiamo da parte della scuola, della
famiglia e della società in generale.
Greta Ciccarone 3BL
Carmela Ribecco 3BL
Anoressia e bulimia
" Una adolescenza bella e possibile”
PAGINA 5Anno X Numero I
Lo sapevi che…
Per esaltare la tua capigliatura
mangia il frutto più biologico che
possa esistere: la castagna, consi-
derato uno dei frutti più natura-
le, il suo riccio infatti lo protegge
dai trattamenti chimici. Inoltre
l’acqua in cui sono cotte le casta-
gne può essere usata come ma-
schera dopo lo shampoo per
esaltare i riflessi dei capelli biondi
e come emolliente
6. "Il fumo
uccide" ecco
la frase più
comune
ricorrente
su un qualsi-
asi pacco di
sigarette. Ma
quali sono i
danni che
provoca il
fumo? In primis colpisce l'apparato
respiratorio, provocando ai polmoni
tumori che potrebbero essere
l’anticamera della morte; è infatti pro-
vato che ogni sigaretta toglie 40 secon-
di di vita! Il secondo danno, se così si
può chiamare, è quello che si arreca
alle persone che ci sono attorno. A
questo punto non si parla più di fumo
attivo bensì di fumo passivo che po-
trebbe avere conseguenze più gravi;
infatti un "fumatore passivo" subisce
più danni di un normale fumatore.
Spesso nella nostra scuola, per i corri-
doi o nei bagni, si sente puzza , perchè
solo così possiamo chiamarla, di siga-
rette che si stanno consumando. Mi
chiedo perchè le persone fumano? Per
rilassarsi o, nel caso dei giovani, per
sentirsi "più grandi"o per nervosismo?
Il messaggio che vorrei far arrivare ai
miei coetanei è un piccolo ma prezioso
consiglio: se proprio ci si vuole rilassa-
re vediamo un film, compriamo una
pallina anti-stress per scaricare le ten-
sioni, sfumiamo un po' di più la matita
se si vuole sembrare più grandi, iscri-
viamoci ad un corso di yoga per con-
trollare l’irascibilità, per non annoiarsi
e non pensare al fumo: che tanto un
pacchetto non si può neanche stritola-
re come una pallina e costa anche di
più. Diciamo NO al fumo, diciamo SI
alla vita.
Annalisa Falcone 1AL
Fumo attivo e passivo
Compra una pallina antistress
PAGINA 6
Anno X Numero I
Il velo di Hafsa
L’intervista
Hafsa frequenta la 1^B linguistico, l’ab-
biamo intervistata per conoscerla
meglio.
Hanna: Allora, Hafsa, spiegaci dal tuo
punto di vista, che cos‘è l‘Islam!
Hafsa: Prima di tutto, voglio ringraziar-
vi per questa intervista che mi da l’op-
portunità di parlare dell’uso del velo
nell'islam.
Allora, il velo proviene dalla parola
"velare" che vuol dire nascondere. In
arabo è chiamato "Hijab" perché vela
una piccola parte del corpo. Al contra-
rio del "Nikab" chiamato anche
"Burka". Il velo copre solo il capo della
donna, e non tutto il corpo come il
Nikab.
Laila: Perché tu lo porti mentre altre
donne altrettanto musulmane non lo
indossano?
Hafsa: Prima di tutto vorrei precisare
che l'Hijab é un obbligo religioso che la
donna può rispettare o meno. Quanto
a me ho scelto di portarlo perché per
me rappresenta un'identità e uno stile
di vita che fanno parte della mia perso-
nalità.
Hanna: tu sei una ragazza molto cari-
na, ma non pensi che il velo copra gran
parte della tua bellezza?
Hafsa: No, secondo me, non nasconde
la bellezza, ma valorizza il corpo fem-
minile evitando che sia esposto in mo-
do eccessivo e volgare.
Hanna: Anche il Burka è obbligatorio?
Hafsa: Il Burka, definito con questo
termine, all'origine non era una parola
araba (in arabo, come dicevo prima, si
dice Nikab) piuttosto legata all'Afgha-
nistan e al Pakistan. Il burka, però, non
è citato assolutamente nel Corano; ma
è solo un'antica tradizione, che oggi
esiste, nata prima dell'Islam.
Laila: Non ti senti a disagio rispetto agli
altri?
Hafsa: Niente affatto, è questione di
abitudine e di serenità interiore che
subito dopo si rispecchia
anche all'esterno della persona; infatti,
ho delle amiche come tutti, rido,
scherzo perché sto bene con gli altri
ma soprattutto con me stessa, e ciò
non mi rende affatto diversa dagli altri!
Hanna: Hafsa, ti ringraziamo molto di
averci concesso questa intervista
Hanna Ammari 2AL
Laila Makboul 1AL
7. Fino a circa tre settimane fa l'Australia
per me era sinonimo di surf e canguri,
adesso invece l'Australia si identifica
anche in Vegemite e Kate. La Vegemite
è una crema salata fatta di estratto di
lievito di birra mentre Kate, è la mia
nuova sorella australiana. Kate è una
ragazza con un cognome
impronunciabile, occhi azzurri,
completamente devota al dio dello
shopping e della pasta. E' difficile
descrivere cosa è accaduto durante i
primi giorni, ed è strano pensare che
questa persona si stia adattando
completamente a me, alla mia famiglia e
ai nostri modi di fare, come se la
conoscessimo da sempre. In realtà ho
scoperto che Kate era stata scelta per
venire presso di noi solo verso la fine di
Ottobre e la prima cosa che mi ha
detto è stata ''quando ho visto la tua e-
mail ho urlato per l'emozione''.
Sorprendente è sfogliare le sue foto e
scoprire che è incredibilmente
affascinata dai vecchi balconi e portoni
ed è strano vedere che mostra il mio
terrazzo, durante le video chiamate con
il suo portatile ai suoi amici, e familiari
in Australia. Certamente so che
quest'esperienza finirà e mi mancherà
condividere l'armadio. Mi mancheranno
i suoi consigli. Mi mancherà la sua
sveglia, perchè è lei che ogni mattina mi
sveglia. Mi mancherà il suo ''excuse
me!'' quando la infastidisco e lascerà un
vuoto incolmabile alla mia famiglia e
soprattutto nel cuore di mia madre
perchè, grazie a Kate, è riuscita a
''realizzare'' uno dei suoi più grandi
desideri: avere una figlia!
Senza dubbio mi mancherà la Vegemite
a colazione, fedele ogni mattina,
spalmata sulle fette biscottate.
Mi mancherà Kate in maniera più
assoluta perchè è molto più di una
sorella, in questi due mesi sarà la mia
ombra ed io la sua.
"Sometimes people come into your
life and you know
right away that they were meant to
be there, to serve
some sort of purpose, teach you a
lesson, or to help
you figure out who you are or who
you want to
become."
Alessandro Ieva 3AS
-
Vegemite for breakfast
Aggiungi un posto a tavola...
PAGINA 7
Nella nostra scuola ci sono ben due ragazze straniere ospitate da due famiglie acquavivesi. Sono qui grazie al progetto dell’
Intercultura, un’associazione che si occupa di scambi culturali in tutto il mondo.
Così abbiamo deciso di intervistare uno dei ragazzi che ospita, Alessandro, e la sua nuova “sorella” australiana Kate.
-Quando hai deciso di fare questa esperienza?
KATE: Qualche mese fa, quando la mia professoressa di Italiano mi propose per la prima volta di venire in Italia e scoprire una
realtà diversa.
ALESSANDRO: Quando ho scoperto Intercultura proposi ai miei genitori di fare un’esperienza all’estero con questa associa-
zione ma si opposero, perciò proposi di ospitare uno studente straniero ed accettarono.
-E’ stato difficile attuare questo scambio?
K: In Italia, per fare quest’esperienza ci sono dei test da superare, ma per me non è stato difficile perché ho dovuto fare soltan-
to un colloquio con alcune persone. In realtà avrei dovuto compilare lunghi moduli, ma non l’ho fatto, dunque è stato abba-
stanza semplice.
A: Ho contattato i volontari dell’Intercultura circa un anno fa e nel corso di quest’anno si sono accertati che la mia famiglia
fosse idonea ad affrontare questa esperienza. Inoltre abbiamo partecipato ad alcune lezioni “formative” dove ci hanno prepara-
to a diventare future famiglie ospitanti.
-Come vi state trovando con i rispettivi “fratelli”?
K: Bene. Questa esperienza mi ha dato la possibilità di avere il fratello che non ho mai avuto. Ovviamente ci sono molti più
problemi tra di noi rispetto ad altri “host brothers” semplicemente perché io sono una ragazza e sono ospitata da un ragazzo.
A: Very good! Ovviamente, come è normale che sia, ci sono dei fraintendimenti , dovuti anche a differenze di abitudini ,sesso .
-Lo rifareste?
K: Sì, certamente!Penso che tutti dovrebbero avere questa opportunità, io sono qui da quasi tre settimane ed ho capito e spe-
rimentato abbastanza. Rifarei questa esperienza altre mille volte! In più adesso ho una nuova famiglia!
A: Sì lo rifarei perché penso sia un’esperienza che ti faccia crescere e imparare a relazionarsi con culture diverse. Credo che la
cultura australiana sia molto vicina alla nostra perciò mi piacerebbe riaffrontare questa esperienza con studenti di culture an-
cora più differenti.
Annalisa Manobianca 2BL
Paola Nerilli 2BL
Anno X Numero I
Vegemite for breakfast
8. Ma la
nostra
vita era frenetica: ogni giorno lezioni
di preparazione all'esame IELTS e
visite guidate in giro per Londra,
Cambridge, Oxford, Bath...
In college cena e studio individuale:
una vera full immersion nella patria
del thé!
Inizialmente fossimo tutti un pò
timidi ,subito abbiamo
stretto un'amicizia così
solida che tutt'ora non
è ancora svanita.
Aspetto negativo? Sono
tornata in Italia ingrassata
di 5 kg: chi poteva
resistere a ciambelline,
waffles e dolci vari?
Nonostante ciò rifarei
questa vacanza-studio
altre cento volte
perchè ho avuto l'occasione di
migliorare le mie competenze
linguistiche e approfondire
la cultura inglese da cui sono sempre
stata e resterò sempre
stregata e
affascinata!
Alessia Gurabardhi
IV BL
Dal 6 settembre al 3 ottobre, con altri
quattordici ragazzi della mia scuola ho
avuto la possibilità di trascorrere
esattamente un mese in Inghilterra
grazie al PON C1 finanziato dalla
Comunità Europea.
Abbiamo alloggiato in un college a
Slough, un paesino non lontano da
Londra.Esperienza fantastica e
indimenticabile.
Questa estate grazie al fondo sociale
europeo per lo sviluppo delle compe-
tenze, la scuola ha organizzato il pro-
getto C1 “Un abanico de culturas: el
español lengua clave en la comunica-
cion mundial”. Il viaggio-studio di quat-
tro settimane che ha coinvolto quindici
studenti dell’indirizzo linguistico
dell’Istituto e due docenti tutor ac-
compagnatori, si è svolto a Malaga dal
10 agosto all’8 settembre. Sono partita
un po’ timorosa perché non avevo mai
trascorso un mese lontano da casa e
non avevo mai vissuto l’esperienza di
essere ospite in “famiglia”. E poi c’era
la questione della lingua, la gestione del
denaro, i farmaci. In Spagna ci sentiva-
mo tutti un po’ “spaesati”, ma ci siamo
ambientati presto in una città piuttosto
grande come Malaga. Ognuno di noi
aveva la propria famiglia ospitante e la
mattina ci recavamo all’università di
Malaga dove i docenti madrelingua,
molto competenti e disponibili, ci han-
no preparato per la certificazione
“DELE” B2 e C1. Sebbene io e altre
due compagne avessimo alle spalle
solo un anno di studio della lingua
spagnola, la scuola ha ritenuto op-
portuno proporci questa attività
estiva. Con un bagaglio linguistico di
livello iniziale siamo state in grado di
seguire e trarre profitto arricchendo
le nostre competenze linguistiche
dal corso universitario fatto su misu-
ra per noi. È stata una vacanza stu-
dio ben organizzata che ci ha per-
messo non solo di approfondire lo
studio della lingua spagnola, ma an-
che di acquisire una maggiore cono-
scenza della cultura dei nostri cugini
andalusi. Infatti le uscite del week-end
a Cordoba, Siviglia e Granada, ci han-
no permesso di vedere importanti
monumenti e di apprendere la storia
locale che in questi giorni mi ritorna
utile nello studio della letteratura spa-
gnola. Questa esperienza mi ha per-
messo di fare molte amicizie e di con-
solidare il rapporto con le compagne
di classe e le professoresse che sono
state davvero disponibili. Ho assistito
alla corrida, partecipato ad un corso di
sevillana, assaggiato specialità tipiche
gustosissime che ho riproposto a casa
per i miei genitori, ma soprattutto ho
potenziato la conoscenza delle lingua
spagnola. Mi auguro che queste pre-
ziose iniziative siano riproposte in
futuro perché ci aiutano non solo ad
approfondire i nostri studi, ma ci ren-
dono più responsabili e ci aiutano a
crescere.
Pamela Palmirotta
Classe IV BL
Cross Cultural Boundaries
una full immersion nella patria del the
UN ABANICO DE CULTURAS
PAGINA 8
Anno X Numero I
Lo sapevi che…
Le alghe sono purificanti e dima-
granti. In Giappone sono state
somministrate ai ratti è si è no-
tato che gli animali sottoposti
all’esperimento hanno perso
circa il 10% del peso. Non sof-
fermatevi sul loro aspetto disgu-
stoso ma provate ad assaggiarle,
cotte divengono croccanti e
saporite.
9. In primis una breve premessa: non
pensavo avrei scritto un'altra volta su
queste pagine. Pensavo che una volta
ottenuto quell'ambita votazione x su
100 non avrei più raccontato vicende,
questioni o riflessioni che
accompagnano più o meno tutti i liceali
nel corso dei 5 anni.
Non è causale questa premessa, in
quanto sto per parlarvi di
un'esperienza che ha coinvolto un
contenuto numero di neodiplomati
licenziati dal nostro liceo, tra cui per
l'appunto il sottoscritto.
Il pon “nome in codice” C5,che il don
Milani ha realizzato con i fondi messi a
disposizione dall’Unione Europea e la
progettualità di alcune aziende locali, ci
ha visti partecipare dapprima alla fiera
internazionale del
turismo di Rimini,
denominata TTG e,
successivamente
impegnati in stage
formativi presso
aziende del settore
turistico alberghiero e
anche, qui parlo in
prima persona, in
aziende riguardanti il
mondo dell'advertising,
del marketing e del
web. Ma procediamo
con ordine. Dapprima
Rimini. Gli enormi
padiglioni della fiera del turismo di
Rimini hanno ospitato per cinque
giorni una delle manifestazioni di
settore più importanti del panorama
mondiale, in cui addetti ai lavori (sì,
non era aperta al pubblico) di un po'
tutte le zone del mondo,
pubblicizzavano e facevano
conoscere il proprio prodotto a
operatori turistici, o viceversa, o in
cui i vari Ministeri del Turismo di
molti paesi del mondo mettevano in
vetrina le bellezze dei rispettivi paesi
di appartenenza, con gadget più o
meno curiosi o, soprattutto,con
vivande e bevande caratteristiche del
paese o di una determinata
zona di esso. E qui non posso
fare a meno di citare una
bevanda provata allo stand del
Venezuela, estratta dal
processo di raffinazione dello
zucchero, un qualcosa che
personalmente ritengo
irripetibile qui da noi. O dolci
tipici della Turchia così come
dell'Azerbaijan, così come
dell'Indonesia, ove abbiamo
appreso alcune colorite
espressioni in lingua locale, o i
vari cappelli e sombrero dei
paesi più esotici. Curiosando tra uno
stand e l'altro, il nostro compito era
quello di far conoscere l'azienda
presso la quale avremmo fatto lo
stage, l'Accademia del Turismo, nome
che, associato ai
nostri volti tutti più o meno giovani,
hanno incuriosito parecchi passanti.
Subito dopo il rientro “in madre patria”
siamo stati impegnati nello stage vero e
proprio in azienda, suddivisi nelle due
prestigiose strutture della società,
rispettivamente a Noci e a Monopoli,
oltre alla possibilità di poter praticare
lo stage presso l'agenzia pubblicitaria
suddetta, il Push Studio di Noci, dove
io ho speso praticamente tutto il mio
tempo da stagista. Quindi posso
parlare in modo piuttosto riduttivo
della vita alberghiera vista dal punto di
vista di chi ci lavora, posso solo dire
che dietro l'apparenza di ogni albergo,
soprattutto dei più quotati, c'è un
lavoro soprattutto di organizzazione
enorme, anche dietro ogni singolo
asciugamano o ogni bevanda del frigo
bar. Per quanto riguarda il “mio”
settore, quello pubblicitario, posso
descriverlo e parlarne come di un
ambiente estremamente creativo e
ispiratore allo stesso tempo, in cui i
meccanismi e i processi dietro ogni
pubblicità o sito internet venivano
meticolosamente messi al proprio
posto in modo tale da attirare il più
possibile il cliente o il cittadino, come
ho avuto di provare di persona nella
campagna di guerrilla marketing nelle
strade di Noci per i Contratti di
Quartiere. Tutta esperienza, alla fine,
che noi partecipanti ci ritroveremo più
o meno a seconda dei nostri studi,
delle nostre inclinazioni e di ciò che (si
spera) andremo a fare della nostra vita.
Sempre con l'ambizione di fare magari
qualcosa che ci piaccia, che ci gratifichi,
cosa sempre più difficile considerata la
caduta economica globale degli ultimi 3
anni; ma è un obiettivo per cui vale la
pena almeno provarci, affrontando il
mondo lavorativo con la
consapevolezza di saper, quanto meno,
fare il caffè e il cappuccino con la
macchina del bar, e di conoscere il
programma Indesign di Adobe.
Lo sai fare il cappuccino?
Il mio tempo da stagista
PAGINA 9
Anno X Numero I
10. Era una giornata di fine agosto, una di
quelle in cui si ha voglia di andare al
mare ma per noi, quattordici ragazzi
pugliesi, una di quelle che avrebbe cam-
biato la nostra vita di lì a tre settimane.
Armati di valigie e di trolley di ogni
dimensione e salutati familiari e fidan-
zati, ci siamo imbarcati su un aereo.
Destinazione: Parigi. Era un aereo pie-
no di speranze, di voglia di vivere tutto
a 360°, e di paure: tre settimane lonta-
no da casa, da tutto quello che ci cir-
conda, sono tante e adattarsi non è
sempre facile. Eppure, un po’ grazie
all’affetto delle mamme-prof (Prof.
Paccione, Prof. Cassone e Prof. Tripar-
tito), un po’ per la nostra intrapren-
denza, abbiamo messo da parte “tutto
il resto” per ventuno giorni., quasi co-
me se stessimo vivendo un sogno.
Riassumere in poche righe
un’esperienza del genere mi risulta
difficilissimo e lo è ancor più trasmet-
tere le mie emozioni quando ne parlo,
quando mi chiedono di raccontare,
quando mi fanno la tipica domanda:
“Beh cos’hai fatto? E cos’hai visto?”
Sarebbe più giusto dire cosa non ho
fatto e cosa non ho visto. Sono stati
ventuno giorni “pieni” dal mattino pre-
sto alla sera tardi: lezioni pesanti di
cinque ore al giorno, pranzi alla
“prendo questo anche se non so cosa
sia ma ho fame”, viaggi stressanti in
metro, artisti e musicisti di strada, mu-
sei da lasciare a bocca aperta, centri
commerciali che ti facevano venir vo-
glia di accamparti lì per il resto della
tua vita. E poi le uscite a Mont Saint
Michel e ai Castelli della Loira e il ri-
tornare bambini a Disneyland.
L’obiettivo? L’esame DALF C1, un li-
vello universitario del DELF, una gran-
de sfida per tutti noi. Per questo abbia-
mo unito al divertimento e alla spen-
sieratezza tanto duro lavoro e tanto
studio.
Ho sempre avuto dei pregiudizi riguar-
do la Francia, i suoi costumi e il modo
di vivere dei suoi francesi ma dopo
questa esperienza ho capito che non si
tratta solo di crêpes e Tour Eiffel, c’è
una cultura profonda dietro da esplo-
rare e da vivere.
Ciò che resta sono quelle foto, quelle
atmosfere, quegli odori, quei sapori,
quegli sguardi di una città che resta
incantata sfidando il tempo che passa.
Gabriella Lindo, 4 C L.
.
PAGINA 10
Anno X Numero I
“Moi, je parle français…le français dans tous ses états.”
11. PAGINA 11Anno X Numero I
Ti consiglio: Thirteen-13 anni
Problemi adolescenziali: quando si ricorre ai mezzi più estremi pur di essere accettati dal resto del gruppo
Chi di voi non si è mai sentito nel cen-
tro del mirino per via del suo abbiglia-
mento “bambinesco”, dei suoi modi di
fare da bravo ragazzo e per la sua otti-
ma condotta scolastica? È una nuova
moda diffusissima tra gli adolescenti:
denigrare un coetaneo esclusivamente
perché non si aggrega al resto della
massa e/o non si lascia influenzare..
Le continue prese in giro da parte di
individui relativamente più forti dal
punto di vista fisico e caratteriale, por-
tano i ragazzi più insicuri a compiere,
inconsciamente, azioni spiacevoli al
solo scopo di essere accettati e riveriti
dal resto del gruppo.
Per farvi immedesimare, vorrei pro-
porvi la recensione di un film, intitolato
“Thirteen - 13 anni“, che rispecchia
questa dura realtà.
Tracy è una ragazzina di tredici anni,
abituata a vivere in un
ambiente sano e perbene
anche se si trova in un
momento di difficoltà
per via della separazione
dei genitori.
All’inizio dell’anno scola-
stico, il contatto con una
nuova compagna di clas-
se, Evie Zamora, la con-
durrà in un mondo di
furti, droga, sesso e di
violenze condotte con-
tro se stessa. Evie è una
ragazza ultragettonata
dai ragazzi, che ama tra-
sgredire ed indossare
abiti sexy. Tracy comin-
cia a comportarsi gra-
dualmente come la nuo-
va arrivata, e così si tra-
sforma anche lei in una
ribelle, avversa allo stu-
dio, ma molto propensa
ad indossare abiti succin-
ti, ad insultare la gente e
a trasgredire. Nel giro di
quattro mesi, l'amicizia tra le due
assume sfumature sempre più peri-
colose, tra piccoli furti, droga, fu-
mo, alcol, sesso promiscuo, bugie,
piercing, parolacce, botte ed auto-
lesionismo.
Quando la madre di Tracy com-
prende la gravità della situazione,
costringe la figlia ad allontanarsi da
Evie, con la quale, per giunta, sor-
gerà un odio feroce. Alla fine Tracy
si ritroverà da sola con sua madre,
dinanzi all'impossibilità di ritornare
quella di prima.
Un lungometraggio drammatico,
magari un po’ esagerato sotto certi
aspetti, ma allo stesso tempo vero-
simile, che rispecchia un aspetto
triste della società di oggi. Una so-
cietà in cui gli adolescenti perdono
la fiducia in se stessi e di seguito la
propria identità personale diventando
"pecore" capaci solo di seguire gli ami-
ci.
La regista statunitense Catherine Har-
dwicke è riuscita a trasmettere agli
spettatori la disperazione di una ragaz-
zina, ancora fragile psicologicamente,
che deve per forza adeguarsi al grup-
po.
Se la protagonista del film è riuscita a
salvarsi in tempo, altri non sono stati in
grado di reagire e hanno fatto si che le
cattive amicizie prendessero il soprav-
vento su di loro.
La visione di “Thirteen-13 anni”, la
propongo ai rappresentanti d’Istituto
per proiettarlo nel corso di un assem-
blea d’istituto del don Milani.
Ironico Daniela IAL
Lo sapevi che…
Mangiare cioccolata fa bene alla
salute Il cioccolato, ricco di po-
tassio, calcio e magnesio, oltre ad
avere un’ottima influenza
sull’umore, possiede anche note-
voli proprietà antiossidanti. Esso
contrasta i livelli elevati di coleste-
rolo e anche l’ipertensione. Venne
denominato da Linneo
“Theobroma” ovvero “il cibo degli
dei”. Sono state rinvenute testi-
monianze di molti personaggi illu-
stri che facevano uso di cioccola-
to, Cavalcanti disse che era buona
abitudine in Europa bere una tazza
di buon cioccolato dopo ogni
pranzo ufficiale; altri personaggi ne
fecero volentieri uso per concen-
trarsi: Voltaire, Dalì, D’Annunzio,
Manzoni.
12. PAGINA 12 Anno X Numero I
ISTITUTO DON MILANI
LICEO LINGUISTICO, MUSICALE, DELLE SCIENZE
UMANE E DELLE SCIENZE UMANE CON OPZIONE
ECONOMICO-SOCIALE
Via Roma, 193
70021 - Acquaviva delle Fonti
(BA)
Tel.: 080 759347
Fax: 080 761021
E-mail: bapm05000b@istruzione.it
biblio.donmilani@gmail.com
Visita il sito dell’Istituto Don Milani
www.liceodonmilaniacquaviva.it
Fumetto di
Hanna Ammari e Emiliana Solazzo
2AL
Partecipanti a Stage di lingua Francese a Parigi con docenti -tutor (Agosto Settembre 2011)
Non esiste un vascello veloce come
un libro per portarci in terre
lontane