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Infosfera e gestione delle informazioni da parte delle aziende: piccolo vademecum
Settembre 2018
Infosfera e gestione delle informazioni da
parte delle aziende: piccolo vademecum
Spunti dalle letture di Luciano Floridi, La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta
cambiando il mondo, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2017 e di Luciano Floridi (a
cura di), The Onlife Manifesto. Being Human in a Hyperconnected Era, Springer
Open, 2015. Sono state privilegiate le conseguenze dell’infosfera sulla gestione delle
informazioni da parte delle aziende, trascurando aspetti di natura etica, politica,
sociale e psicologica molto interessanti e presenti nei lavori di Floridi
La storia, suggerisce Luciano Floridi, può essere letta nel senso della progressiva crescita di rilevanza delle
informazioni e delle tecnologie a essa correlate (ICT – Information and Communications Technology).
L’ultimo punto di svolta è stato quando le ICT hanno acquisito la capacità non solo di registrare e
trasmettere informazioni, ma anche di processarle in modo autonomo.
Processare informazioni in modo autonomo implica che le ICT sono anche in grado di trarre inferenze,
decidere e agire autonomamente.
Data l’equivalenza stabilita da Hobbes fra pensiero (intelligenza), ragionamento e calcolo, quando le ICT
hanno acquisito la capacità di processare informazioni in modo autonomo – cioè a partire da Turing –,
l’essere umano ha smesso di essere l’unico agente intelligente nel mondo.
Gli agenti intelligenti attualmente sono due: naturale (l’essere umano) e artificiale (le ICT).
In quanto agenti – prosegue Floridi –, le ICT sono tecnologie che, attraverso la mediazione di altre
tecnologie, possono interagire in veste di suggeritrici con tecnologie in veste di utenti. Mentre i tipi
precedenti di ICT necessitavano della natura in veste di suggeritrice (ICT di primo livello; il sole `il
suggeritore della tecnologia dell’ombrellone, di cui le persone sono utenti) e dell’essere umano nel ruolo di
utente (ICT di secondo livello; la tecnologia del martello suggerisce quella del chiodo, usate entrambe dalle
persone per svolgere un determinato compito), il tipo attuale di ICT (ICT i terzo livello – ICT3) è in grado di
dare vita a un processo completamente autonomo, da cui natura e uomo sono esclusi come parti attive del
processo (la tecnologia di un’applicazione web suggerisce quella di un’applicazione di raccolta dati, cheè
usata da un’applicazione di analytics a scopi statistici).
L’autosufficienza del processo, implica anche che le ICT3 tendono a interconnettere fra loro tutte le altre
ICT3 disponibili, mirando alla connessione di tutti con tutti (all-to-all, A2A) per creare reti sistemiche.
Agenzia artificiale, autosufficienza del processo, connessione di tutti con tutti fanno sì che le ICT3
istituiscano un mondo a sé (infosfera), che auto-produce una quota rilevante delle informazioni che
processa e che influisce sensibilmente sul mondo fisico e sulle persone, condizionandone progresso e
benessere.
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Infosfera e gestione delle informazioni da parte delle aziende: piccolo vademecum
Settembre 2018
Per come è costruita oggi, l’infosfera è caratterizzata in particolare da dematerializzazione e predominio
della sintassi sulla semantica.
Dematerializzare le informazioni è stato il modo che abbiamo ideato per 1) renderne più efficiente
registrazione e trasmissione e 2) consentirne la processabilità autonoma da parte degli agenti artificiali.
La dematerializzazione (digitalizzazione, trasformazione in bit) comporta la riduzione delle informazioni a
un minimo comune denominatore di natura non semantica, ma sintattica – incentrata sugli aspetti formali,
sulla struttura delle informazioni, sulle regole sottese ai protocolli di comunicazione, sulla capacità di
individuare identità e differenze fra gli elementi, eccetera.
La centralità della sintassi non è connaturata all’essenza dell’infosfera, ma all’infosfera per come siamo
finora stati capaci di progettarla e realizzarla. Si tratta di una caratteristica storicamente determinata,
dovuta al fatto che non siamo ancora stati in grado di formalizzare le regole che presiedono alle nostre
costruzioni semantiche, ovvero al modo in cui interpretiamo il mondo stabilendo correlazioni per noi
sensate fra elementi contestualizzati. Ovvero: non abbiamo ancora risolto il problema della cosiddetta
fondazione simbolica ed è per questo che l’infosfera è neutra by design rispetto al senso delle informazioni.
La dematerializzazione porta con sé anche altre caratteristiche che connotano l’infosfera:
• Consustanzialità fra agenti artificiali, informazioni ed eventuali meta-informazioni. Tutti gli abitanti
dell’infosfera sono fatti tutti di bit
• Riproducibilità, che pone il problema della determinazione dell’originale
• Pervasività e multiformità. Informazioni e agenti artificiali possono restare occulti alle persone
oppure presentarsi nel medium di dispositivi, di oggetti/ambienti smart, nonché di livelli
sovrapposti al mondo fisico
• Allentamento del legame con lo spazio. Fanno eccezione le applicazioni basate sulla
geolocalizzazione
• Allentamento del legame con il tempo. In assenza di strategie mirate, l’aggiornamento in
sovrascrittura crea informazioni collocate in un eterno presente, prive di profondità storica.
La centralità della sintassi porta invece con sé il predominio della tipificazione (rappresentazione mediata
da indicatori standardizzati per quanto ricchi) degli elementi rispetto alla loro unicità e individualità.
Torniamo al mondo fisico e alle caratteristiche che risultano più rilevanti in relazione all’essere umano, alla
sua collocazione nel mondo e all’interazione con l’infosfera:
• Materialità; sensazioni e percezioni fisiche; esperienza della meccanica di funzionamento della
natura e degli artefatti
• Spazialità e temporalità
• Predominio della semantica. L’essere umano è un motore semantico, che interpreta la realtà sulla
base della costruzione di costellazioni di elementi cariche di significato. La donazione di senso
guida il processo delle informazioni da parte delle persone, nonché il modo in cui traggono
inferenze, decidono e agiscono.
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Infosfera e gestione delle informazioni da parte delle aziende: piccolo vademecum
Settembre 2018
In termini astratti, nell’infosfera le ICT3 bastano a se stesse, poiché chiudono il processo, fungendo da
suggeritrici, mediatrici e utenti del processo. Nella pratica, però, l’essere umano è il fine ultimo di molte
ICT3, il che implica sia che le ICT3 devono agire nel mondo fisico, sia che le persone devono agire
nell’infosfera, entrambi ospiti in un mondo di cui non sono rispettivamente nativi.
Il fatto che abitiamo l’infosfera, pur essendo estranei al suo processo generativo, pone alcune questioni:
• Gli agenti artificiali, il cui funzionamento è basato su regole sintattiche, devono agire in un modo
percepito come efficace all’interno di un mondo incentrato sulle persone, il cui funzionamento è
basato su regole semantiche
• Gli agenti artificiali possono agire nel mondo nel medium di dispositivi, ma anche in modo diretto,
incorporandosi in oggetti, ambienti e persone, modificandone il comportamento rispetto
all’omologo naturale
• L’essere umano non può digitalizzarsi senza residuo per agire direttamente nell’infosfera. Vi agisce
sempre nel medium di interfacce di traduzione da fisico a digitale e da digitale a fisico. Il rapporto
fra persone e interfacce è problematico, poiché di esse percepiamo:
o Invisibilità funzionale. Quando gli agenti artificiali operano in background, senza interagire
direttamente con noi, e quando funzionano secondo le nostre aspettative, essi ci risultano
trasparenti, non di rendiamo conto della loro presenza
o Azioni di proattività e di persuasività nei nostri confronti
o Opacità. Il modello di interazione delle ICT3 nei nostri confronti spesso ci sfugge. Non
riusciamo a dedurre il motivo per cui vediamo le cose così; perché siamo rappresentati e
trattati in un certo modo; se un dato è reale o modificato, come e perché; in che cosa
differisce il comportamento di un oggetto/ambiente smart da quello del suo omologo
naturale o inanimato, eccetera
o Scarsa controllabilità
o Difficoltà a ricostruire un quadro informativo e operativo generale, anche a causa della
standardizzazione dei simboli da manipolare e delle azioni da compiere, che – pur
puntando sull’effetto di riconoscimento da parte delle persone e sulla loro capacità di
trasferirne comprensione e uso da un ambito all’altro –, decontestualizzano informazioni e
azioni, rendendone più difficile la comprensione del senso e la previsione degli esiti
• Agendo nell’infosfera le persone cambiano, subendo esse stesse un processo di
dematerializzazione di tipificazione. Nell’infosfera noi, gli oggetti fisici e le azioni siamo in quanto
rappresentati dalle informazioni e, in molti contesti, le informazioni sono valori assunti da indicatori
standardizzati, per quanto numerosi e ricchi
• Uso di interfacce, interazione con oggetti/ambienti con ICT3 incorporate, rappresentazione tramite
informazioni, anche tipificate, fanno sì che le persone mutino la percezione di sé, del mondo, della
relazione con il mondo e con gli altri. Ovvero: l’infosfera influisce sensibilmente sulla vita delle
persone in modo sia pratico che ideale.
Gli agenti digitali sono nativi dell’infosfera, non del mondo fisico. Perché possano agire in modo sensato nel
mondo fisico, interagendo con gli esseri umani e con il loro ambiente, è necessario che noi 1) rendiamo il
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Infosfera e gestione delle informazioni da parte delle aziende: piccolo vademecum
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mondo processabile da parte delle ICT3, formalizzandolo e digitalizzandolo; 2) torniamo poi a colmare il gap
fra sintassi e semantica, senza l’apporto della quale non è possibile un agire percepito come sensato.
Data la difficoltà di risolvere il problema della fondazione simbolica, che ancora impedisce la creazione
artificiale di semantica, su larga scala è soprattutto la cosiddetta computazione basata sull’uomo ad
arricchire di un livello semantico le informazioni digitalizzate e formalizzate. Gli agenti artificiali affidano a
noi esseri umani i compiti semantici di classificazione e valutazione in cui eccelliamo, apprendono in modo
autonomo dalle nostre attività, emulano sintatticamente il nostro modo di pensare – usando big data,
sistemi distribuiti, metodi statistici e algoritmi – e infine agiscono nel mondo fisico in una maniera percepita
da noi come carica di significato.
La collaborazione fra persone e agenti artificiali rappresenta un fattore di efficacia per questi ultimi e
avviene nel nostro precipuo interesse. Non va però dimenticato che il risultato di questa collaborazione
dipende dalla connotazione delle persone che partecipano alla donazione di senso e dalla situazione storica
in cui si trovano, oltre che dai modelli di apprendimento degli agenti artificiali. Ovvero: la semantica è
sempre contestuale, non è neutra, ma caratterizzata da un punto di vista determinato, anche quando non
ci risulta immediatamente comprensibile.
Dopo avere creato i presupposti per lo sviluppo autonomo dell’infosfera, abbiamo quindi dovuto mettere a
punto strumenti per compensare le persistenti imperfezioni nel meccanismo di collaborazione fra agenti
artificiali ed esseri umani.
***
La consapevolezza dell’alterità fra mondo fisico e infosfera, ci aiuta a comprendere meglio le reciproche
difficoltà di interazione fra le due sfere e può fornire una guida più motivata alle attività che le aziende
dovrebbero svolgere per iniziare ad abitare efficacemente l’infosfera. Ecco alcune considerazioni:
• Dobbiamo partire dal presupposto che nell’infosfera l’interlocutore di primo livello è sempre un
agente artificiale, che a volte ha come utente solo un altro agente artificiale, mentre altre volte ha
come utente anche una persona, che interagisce attraverso un’opportuna interfaccia di traduzione
digitale-fisico, fisico-digitale. Si tratta di una rivoluzione copernicana: nell’infosfera le persone non
sono più il nostro interlocutore primario e necessario, ma quello che viene talora viene raggiunto di
sponda
• Nell’infosfera tutto (aziende, prodotti, servizi, azioni, eccetera) esiste in quanto rappresentato da
informazioni. È quindi essenziale mappare e gestire tutte le informazioni, in uscita e in entrata, atte
a rappresentare compiutamente persone, cose e azioni che contribuiscono a comporre il mosaico
del nostro mondo (aziendale). Le informazioni vanno gestite non solo come elementi isolati, ma
anche come costellazioni di relazioni contestuali cariche di significato, vere e proprie reti sistemiche
• Le informazioni vanno digitalizzate non solo in vista della loro registrazione e trasmissione, ma
soprattutto in vista della loro processabilità autonoma da parte degli agenti artificiali delle ICT3. La
cura della standardizzazione sintattica è fondamentale, così come lo è il rivestimento a posteriori di
un livello semantico, creato sia centralmente dall’autore delle informazioni, sia in modo decentrato
e partecipato dagli utenti umani
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Infosfera e gestione delle informazioni da parte delle aziende: piccolo vademecum
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• Soprattutto le aziende che condividono informazioni con la rete di distributori e partner,
dovrebbero utilizzare gli strumenti che per esempio Google mette a disposizione per rendere
distinguibili le informazioni “canoniche”, originali, dalle copie che distributori e partner fanno
(legittimamente) circolare in rete
• È opportuno individuare e minimizzare gli attriti sintattici (legati per esempio all’accessibilità e alla
struttura delle informazioni, nonché ai protocolli di comunicazione) che impediscono a un agente
artificiale di ottenere, filtrare e/o bloccare informazioni provenienti da un altro agente
• Gli agenti artificiali presenti in applicazioni e oggetti/ambienti smart vanno considerati non solo
come utenti che processano le nostre informazioni, ma anche come produttori di informazioni in
entrata, che possiamo usare per alimentare il ciclo di miglioramento continuo (dell’azienda, di
prodotti, servizi, eccetera) e per ideare nuovi prodotti/servizi legati all’infosfera e/o all’interazione
tra infosfera e mondo fisico. Importante è non limitarsi ai dati quantitativi, ma considerare anche
quelli qualitativi, come gli user generated content (che, per esempio, possono migliorare la
comunicazione tecnica e di prodotto dell’azienda), immaginando in modo preliminare e attivo in
quali ambiti quali informazioni possano rispondere a quali quesiti strategico-tattici, per orientare in
base a ciò la loro raccolta, elaborazione, conciliazione e analisi
• Ipotizzare quali ambienti/oggetti possano fungere da interfacce di informazione e azione dei nostri
interlocutori umani (cioè di dispositivi ulteriori a quelli classici). Valutare per esempio quali oggetti:
o Possano essere resi intrinsecamente smart, incorporando al loro interno agenti artificiali
atti a modificarne il comportamento (il che ha implicazioni su progettazione, produzione,
marketing, formazione, eccetera)
o Non potendo (per motivi tecnici o economici) essere resi intrinsecamente smart, possano
essere arricchiti comunque di attuatori informazionali che permettano di attivare il canale
di comunicazione e interazione con l’infosfera da parte delle persone
• Ridurre l’opacità percepita, in modo tale da far comprendere, e – laddove possibile e opportuno –
far controllare alle persone la logica di funzionamento dell’agente artificiale e dei modificatori che
applica nell’interazione mediata dalle interfacce previste. Fa parte di questa strategia la
contestualizzazione di contenuti e azioni, esplicitando le coordinate utili per collocare ogni
segmento all’interno del quadro di insieme di riferimento.
Autore: Petra Dal Santo – KEA S.r.l. (dalsanto@keanet.it)

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Infosfera e gestione delle informazioni da parte delle aziende: piccolo vademecum

  • 1. Kea s.r.l. | Via Strà, 102 | 37042 Caldiero (VR) Tel.: +39 045 6152381 Web: www.keanet.it | E-mail: info@keanet.it 1 Infosfera e gestione delle informazioni da parte delle aziende: piccolo vademecum Settembre 2018 Infosfera e gestione delle informazioni da parte delle aziende: piccolo vademecum Spunti dalle letture di Luciano Floridi, La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta cambiando il mondo, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2017 e di Luciano Floridi (a cura di), The Onlife Manifesto. Being Human in a Hyperconnected Era, Springer Open, 2015. Sono state privilegiate le conseguenze dell’infosfera sulla gestione delle informazioni da parte delle aziende, trascurando aspetti di natura etica, politica, sociale e psicologica molto interessanti e presenti nei lavori di Floridi La storia, suggerisce Luciano Floridi, può essere letta nel senso della progressiva crescita di rilevanza delle informazioni e delle tecnologie a essa correlate (ICT – Information and Communications Technology). L’ultimo punto di svolta è stato quando le ICT hanno acquisito la capacità non solo di registrare e trasmettere informazioni, ma anche di processarle in modo autonomo. Processare informazioni in modo autonomo implica che le ICT sono anche in grado di trarre inferenze, decidere e agire autonomamente. Data l’equivalenza stabilita da Hobbes fra pensiero (intelligenza), ragionamento e calcolo, quando le ICT hanno acquisito la capacità di processare informazioni in modo autonomo – cioè a partire da Turing –, l’essere umano ha smesso di essere l’unico agente intelligente nel mondo. Gli agenti intelligenti attualmente sono due: naturale (l’essere umano) e artificiale (le ICT). In quanto agenti – prosegue Floridi –, le ICT sono tecnologie che, attraverso la mediazione di altre tecnologie, possono interagire in veste di suggeritrici con tecnologie in veste di utenti. Mentre i tipi precedenti di ICT necessitavano della natura in veste di suggeritrice (ICT di primo livello; il sole `il suggeritore della tecnologia dell’ombrellone, di cui le persone sono utenti) e dell’essere umano nel ruolo di utente (ICT di secondo livello; la tecnologia del martello suggerisce quella del chiodo, usate entrambe dalle persone per svolgere un determinato compito), il tipo attuale di ICT (ICT i terzo livello – ICT3) è in grado di dare vita a un processo completamente autonomo, da cui natura e uomo sono esclusi come parti attive del processo (la tecnologia di un’applicazione web suggerisce quella di un’applicazione di raccolta dati, cheè usata da un’applicazione di analytics a scopi statistici). L’autosufficienza del processo, implica anche che le ICT3 tendono a interconnettere fra loro tutte le altre ICT3 disponibili, mirando alla connessione di tutti con tutti (all-to-all, A2A) per creare reti sistemiche. Agenzia artificiale, autosufficienza del processo, connessione di tutti con tutti fanno sì che le ICT3 istituiscano un mondo a sé (infosfera), che auto-produce una quota rilevante delle informazioni che processa e che influisce sensibilmente sul mondo fisico e sulle persone, condizionandone progresso e benessere.
  • 2. Kea s.r.l. | Via Strà, 102 | 37042 Caldiero (VR) Tel.: +39 045 6152381 Web: www.keanet.it | E-mail: info@keanet.it 2 Infosfera e gestione delle informazioni da parte delle aziende: piccolo vademecum Settembre 2018 Per come è costruita oggi, l’infosfera è caratterizzata in particolare da dematerializzazione e predominio della sintassi sulla semantica. Dematerializzare le informazioni è stato il modo che abbiamo ideato per 1) renderne più efficiente registrazione e trasmissione e 2) consentirne la processabilità autonoma da parte degli agenti artificiali. La dematerializzazione (digitalizzazione, trasformazione in bit) comporta la riduzione delle informazioni a un minimo comune denominatore di natura non semantica, ma sintattica – incentrata sugli aspetti formali, sulla struttura delle informazioni, sulle regole sottese ai protocolli di comunicazione, sulla capacità di individuare identità e differenze fra gli elementi, eccetera. La centralità della sintassi non è connaturata all’essenza dell’infosfera, ma all’infosfera per come siamo finora stati capaci di progettarla e realizzarla. Si tratta di una caratteristica storicamente determinata, dovuta al fatto che non siamo ancora stati in grado di formalizzare le regole che presiedono alle nostre costruzioni semantiche, ovvero al modo in cui interpretiamo il mondo stabilendo correlazioni per noi sensate fra elementi contestualizzati. Ovvero: non abbiamo ancora risolto il problema della cosiddetta fondazione simbolica ed è per questo che l’infosfera è neutra by design rispetto al senso delle informazioni. La dematerializzazione porta con sé anche altre caratteristiche che connotano l’infosfera: • Consustanzialità fra agenti artificiali, informazioni ed eventuali meta-informazioni. Tutti gli abitanti dell’infosfera sono fatti tutti di bit • Riproducibilità, che pone il problema della determinazione dell’originale • Pervasività e multiformità. Informazioni e agenti artificiali possono restare occulti alle persone oppure presentarsi nel medium di dispositivi, di oggetti/ambienti smart, nonché di livelli sovrapposti al mondo fisico • Allentamento del legame con lo spazio. Fanno eccezione le applicazioni basate sulla geolocalizzazione • Allentamento del legame con il tempo. In assenza di strategie mirate, l’aggiornamento in sovrascrittura crea informazioni collocate in un eterno presente, prive di profondità storica. La centralità della sintassi porta invece con sé il predominio della tipificazione (rappresentazione mediata da indicatori standardizzati per quanto ricchi) degli elementi rispetto alla loro unicità e individualità. Torniamo al mondo fisico e alle caratteristiche che risultano più rilevanti in relazione all’essere umano, alla sua collocazione nel mondo e all’interazione con l’infosfera: • Materialità; sensazioni e percezioni fisiche; esperienza della meccanica di funzionamento della natura e degli artefatti • Spazialità e temporalità • Predominio della semantica. L’essere umano è un motore semantico, che interpreta la realtà sulla base della costruzione di costellazioni di elementi cariche di significato. La donazione di senso guida il processo delle informazioni da parte delle persone, nonché il modo in cui traggono inferenze, decidono e agiscono.
  • 3. Kea s.r.l. | Via Strà, 102 | 37042 Caldiero (VR) Tel.: +39 045 6152381 Web: www.keanet.it | E-mail: info@keanet.it 3 Infosfera e gestione delle informazioni da parte delle aziende: piccolo vademecum Settembre 2018 In termini astratti, nell’infosfera le ICT3 bastano a se stesse, poiché chiudono il processo, fungendo da suggeritrici, mediatrici e utenti del processo. Nella pratica, però, l’essere umano è il fine ultimo di molte ICT3, il che implica sia che le ICT3 devono agire nel mondo fisico, sia che le persone devono agire nell’infosfera, entrambi ospiti in un mondo di cui non sono rispettivamente nativi. Il fatto che abitiamo l’infosfera, pur essendo estranei al suo processo generativo, pone alcune questioni: • Gli agenti artificiali, il cui funzionamento è basato su regole sintattiche, devono agire in un modo percepito come efficace all’interno di un mondo incentrato sulle persone, il cui funzionamento è basato su regole semantiche • Gli agenti artificiali possono agire nel mondo nel medium di dispositivi, ma anche in modo diretto, incorporandosi in oggetti, ambienti e persone, modificandone il comportamento rispetto all’omologo naturale • L’essere umano non può digitalizzarsi senza residuo per agire direttamente nell’infosfera. Vi agisce sempre nel medium di interfacce di traduzione da fisico a digitale e da digitale a fisico. Il rapporto fra persone e interfacce è problematico, poiché di esse percepiamo: o Invisibilità funzionale. Quando gli agenti artificiali operano in background, senza interagire direttamente con noi, e quando funzionano secondo le nostre aspettative, essi ci risultano trasparenti, non di rendiamo conto della loro presenza o Azioni di proattività e di persuasività nei nostri confronti o Opacità. Il modello di interazione delle ICT3 nei nostri confronti spesso ci sfugge. Non riusciamo a dedurre il motivo per cui vediamo le cose così; perché siamo rappresentati e trattati in un certo modo; se un dato è reale o modificato, come e perché; in che cosa differisce il comportamento di un oggetto/ambiente smart da quello del suo omologo naturale o inanimato, eccetera o Scarsa controllabilità o Difficoltà a ricostruire un quadro informativo e operativo generale, anche a causa della standardizzazione dei simboli da manipolare e delle azioni da compiere, che – pur puntando sull’effetto di riconoscimento da parte delle persone e sulla loro capacità di trasferirne comprensione e uso da un ambito all’altro –, decontestualizzano informazioni e azioni, rendendone più difficile la comprensione del senso e la previsione degli esiti • Agendo nell’infosfera le persone cambiano, subendo esse stesse un processo di dematerializzazione di tipificazione. Nell’infosfera noi, gli oggetti fisici e le azioni siamo in quanto rappresentati dalle informazioni e, in molti contesti, le informazioni sono valori assunti da indicatori standardizzati, per quanto numerosi e ricchi • Uso di interfacce, interazione con oggetti/ambienti con ICT3 incorporate, rappresentazione tramite informazioni, anche tipificate, fanno sì che le persone mutino la percezione di sé, del mondo, della relazione con il mondo e con gli altri. Ovvero: l’infosfera influisce sensibilmente sulla vita delle persone in modo sia pratico che ideale. Gli agenti digitali sono nativi dell’infosfera, non del mondo fisico. Perché possano agire in modo sensato nel mondo fisico, interagendo con gli esseri umani e con il loro ambiente, è necessario che noi 1) rendiamo il
  • 4. Kea s.r.l. | Via Strà, 102 | 37042 Caldiero (VR) Tel.: +39 045 6152381 Web: www.keanet.it | E-mail: info@keanet.it 4 Infosfera e gestione delle informazioni da parte delle aziende: piccolo vademecum Settembre 2018 mondo processabile da parte delle ICT3, formalizzandolo e digitalizzandolo; 2) torniamo poi a colmare il gap fra sintassi e semantica, senza l’apporto della quale non è possibile un agire percepito come sensato. Data la difficoltà di risolvere il problema della fondazione simbolica, che ancora impedisce la creazione artificiale di semantica, su larga scala è soprattutto la cosiddetta computazione basata sull’uomo ad arricchire di un livello semantico le informazioni digitalizzate e formalizzate. Gli agenti artificiali affidano a noi esseri umani i compiti semantici di classificazione e valutazione in cui eccelliamo, apprendono in modo autonomo dalle nostre attività, emulano sintatticamente il nostro modo di pensare – usando big data, sistemi distribuiti, metodi statistici e algoritmi – e infine agiscono nel mondo fisico in una maniera percepita da noi come carica di significato. La collaborazione fra persone e agenti artificiali rappresenta un fattore di efficacia per questi ultimi e avviene nel nostro precipuo interesse. Non va però dimenticato che il risultato di questa collaborazione dipende dalla connotazione delle persone che partecipano alla donazione di senso e dalla situazione storica in cui si trovano, oltre che dai modelli di apprendimento degli agenti artificiali. Ovvero: la semantica è sempre contestuale, non è neutra, ma caratterizzata da un punto di vista determinato, anche quando non ci risulta immediatamente comprensibile. Dopo avere creato i presupposti per lo sviluppo autonomo dell’infosfera, abbiamo quindi dovuto mettere a punto strumenti per compensare le persistenti imperfezioni nel meccanismo di collaborazione fra agenti artificiali ed esseri umani. *** La consapevolezza dell’alterità fra mondo fisico e infosfera, ci aiuta a comprendere meglio le reciproche difficoltà di interazione fra le due sfere e può fornire una guida più motivata alle attività che le aziende dovrebbero svolgere per iniziare ad abitare efficacemente l’infosfera. Ecco alcune considerazioni: • Dobbiamo partire dal presupposto che nell’infosfera l’interlocutore di primo livello è sempre un agente artificiale, che a volte ha come utente solo un altro agente artificiale, mentre altre volte ha come utente anche una persona, che interagisce attraverso un’opportuna interfaccia di traduzione digitale-fisico, fisico-digitale. Si tratta di una rivoluzione copernicana: nell’infosfera le persone non sono più il nostro interlocutore primario e necessario, ma quello che viene talora viene raggiunto di sponda • Nell’infosfera tutto (aziende, prodotti, servizi, azioni, eccetera) esiste in quanto rappresentato da informazioni. È quindi essenziale mappare e gestire tutte le informazioni, in uscita e in entrata, atte a rappresentare compiutamente persone, cose e azioni che contribuiscono a comporre il mosaico del nostro mondo (aziendale). Le informazioni vanno gestite non solo come elementi isolati, ma anche come costellazioni di relazioni contestuali cariche di significato, vere e proprie reti sistemiche • Le informazioni vanno digitalizzate non solo in vista della loro registrazione e trasmissione, ma soprattutto in vista della loro processabilità autonoma da parte degli agenti artificiali delle ICT3. La cura della standardizzazione sintattica è fondamentale, così come lo è il rivestimento a posteriori di un livello semantico, creato sia centralmente dall’autore delle informazioni, sia in modo decentrato e partecipato dagli utenti umani
  • 5. Kea s.r.l. | Via Strà, 102 | 37042 Caldiero (VR) Tel.: +39 045 6152381 Web: www.keanet.it | E-mail: info@keanet.it 5 Infosfera e gestione delle informazioni da parte delle aziende: piccolo vademecum Settembre 2018 • Soprattutto le aziende che condividono informazioni con la rete di distributori e partner, dovrebbero utilizzare gli strumenti che per esempio Google mette a disposizione per rendere distinguibili le informazioni “canoniche”, originali, dalle copie che distributori e partner fanno (legittimamente) circolare in rete • È opportuno individuare e minimizzare gli attriti sintattici (legati per esempio all’accessibilità e alla struttura delle informazioni, nonché ai protocolli di comunicazione) che impediscono a un agente artificiale di ottenere, filtrare e/o bloccare informazioni provenienti da un altro agente • Gli agenti artificiali presenti in applicazioni e oggetti/ambienti smart vanno considerati non solo come utenti che processano le nostre informazioni, ma anche come produttori di informazioni in entrata, che possiamo usare per alimentare il ciclo di miglioramento continuo (dell’azienda, di prodotti, servizi, eccetera) e per ideare nuovi prodotti/servizi legati all’infosfera e/o all’interazione tra infosfera e mondo fisico. Importante è non limitarsi ai dati quantitativi, ma considerare anche quelli qualitativi, come gli user generated content (che, per esempio, possono migliorare la comunicazione tecnica e di prodotto dell’azienda), immaginando in modo preliminare e attivo in quali ambiti quali informazioni possano rispondere a quali quesiti strategico-tattici, per orientare in base a ciò la loro raccolta, elaborazione, conciliazione e analisi • Ipotizzare quali ambienti/oggetti possano fungere da interfacce di informazione e azione dei nostri interlocutori umani (cioè di dispositivi ulteriori a quelli classici). Valutare per esempio quali oggetti: o Possano essere resi intrinsecamente smart, incorporando al loro interno agenti artificiali atti a modificarne il comportamento (il che ha implicazioni su progettazione, produzione, marketing, formazione, eccetera) o Non potendo (per motivi tecnici o economici) essere resi intrinsecamente smart, possano essere arricchiti comunque di attuatori informazionali che permettano di attivare il canale di comunicazione e interazione con l’infosfera da parte delle persone • Ridurre l’opacità percepita, in modo tale da far comprendere, e – laddove possibile e opportuno – far controllare alle persone la logica di funzionamento dell’agente artificiale e dei modificatori che applica nell’interazione mediata dalle interfacce previste. Fa parte di questa strategia la contestualizzazione di contenuti e azioni, esplicitando le coordinate utili per collocare ogni segmento all’interno del quadro di insieme di riferimento. Autore: Petra Dal Santo – KEA S.r.l. (dalsanto@keanet.it)