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INPUT 2010 LE VERIFICHE ARCHEOLOGICHE NELLE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE AMBIENTALE Eduardo CALIANO, Rodolfo M. A. NAPOLI, Roberto GERUNDO Potenza, 15 settembre
Sommario ,[object Object]
Modellizzazione
Applicazioni (Capaccio Paestum)
Obiettivi e Sviluppi futuri,[object Object]
Rischio & Archeologia Lo studio del “Rischio” Archeologico fa parte di un meccanismo fortemente legato al contesto territoriale. Comprende:
Introduzione Vs Archeologia  preventiva Archeologia  contestuale Piano; Programma; Progetto (P.P.P.) Scelta di P.P.P.
Introduzione Alcune definizioni:  Uno strumento che per le sue caratteristiche si propone di compiere un salto di qualità nel passaggio da un approccio di tutela passiva del bene, pure indispensabile, ad uno preventivo, basato su una cartografia che tenga conto delle potenzialità diversificate dei bacini archeologici e su questa costruisca una gradualità del rischio. (Andreucci 1999)  La Carta delle Potenzialità archeologiche per essere un effettivo strumento di tutela (attiva previsionale, ndr) , utilizzabile da chi opera sul territorio, deve segnalare con maggiore precisione possibile la consistenza del patrimonio archeologico conservato (e quindi la potenza della stratificazione archeologica e la superficie che occupa) individuando al tempo stesso le aree “archeologicamente vuote” utilizzabili quindi per lo sviluppo urbano (Guarnieri, 2001).
Introduzione Carta Archeologica = Carta delle emergenze = mappatura discreta Carta del Potenziale archeologico = Utilizzazione consapevole del territorio Da: Piano Strutturale Comunale di Faenza
Introduzione Indicatori diretti Quadro Ambientale Potenziale Archeologico Sviluppo indicatori Omogenizzazione indicatori VAS Indicatori indiretti Overlay Carta del Potenziale Archeologico
Introduzione Il contesto normativo Europeo e Italiano, indirizza una definizione del Pericolo rispetto alle verifiche archeologiche. La definizione del Pericolo: Il pericolo che piani, programmi o progetti possano subire rallentamenti, blocchi, revisioni (o finanche annullamenti) a causa della mancata o erronea percezione del rischio di impatto con le testimonianze archeologiche. Di contro il pericolo che l’erronea stesura di piani/programmi/progetti comporti un danno alla preesistenza archeologica.
“Rischio” & Archeologia R = Pe x Pt x Lst Dove: ,[object Object]
 Pt   rappresenta la potenzialità archeologica;
 Lst rappresenta il livello strategico dell’area in termini di importanza localizzativa, economica e sociale.,[object Object]
 ritardo
 variante.In altri termini Lstrappresenta una omogenizzazione territoriale che consente la Valutazione su scala ambientale dell’opzione urbanistica.
“Rischio” & Archeologia R = Pe x Pt x Lst Pericolosità	 Esprime la probabilità che il Piano (di seguito denominata anche “azione”) si sovrapponga, in una certa area e con una certa “intensità”, alla preesistenza archeologica.  In altri termini la pericolosità esprime il grado di impatto dell’azione (antropica) di Piano sul Paesaggio (archeologico).
“Rischio” & Archeologia R = Pe x Pt x Lst Potenziale archeologico Esprime la probabilità che una determinata area restituisca testimonianze archeologiche. Il Potenziale archeologico è descrivibile attraveso tutta una serie di caratteristiche intrinseche del sito (inteso come porzione di territorio) oggetto d’esame. Tali condizioni riguardano caratteristiche: ,[object Object]
 di natura “ambientale” (geomorfologica, pedologica, etc.).La determinazione del Potenziale Archeologico: Le caratteristiche del Paesaggio (inteso come parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni – dlgs 42/2004) rappresentano delle spie. Indagandole con le tecniche tipiche delle scienze naturali è possibile estrarre opportuni indicatori di potenziale archeologico, i quali concorrono, incrociati con la Pericolosità di Piano/Programma/Progetto, a stabilire diversi livelli di rischio.
“Rischio” & Archeologia Classificazione (empirica) del Potenziale Archeologico definita su quattro livelli differenziati:
“Rischio” & Archeologia “Rischio” specifico: è ottenuto come combinazione  (concomitante) tra “azione” sollecitante e caratteristica intrinseca del “paesaggio” in esame. R0 = Pe x Pt Tabella a pesi “equilibrati”.
Indicatori Classificazione degli Indicatori di Potenziale archeologico: ,[object Object]
 storico/archeologici;
 tipo indiretto:
 geomorfologici
(geo)pedologici
spaziali e di paesaggio; ecologici E’ opportuno sottolineare come per gli indicatori di tipo diretto la ricerca proposta si basa su database “editi”. In altre parole è effettuata su rinvenimenti sporadici mappati, survey archeologici (ricognizioni di superficie), interpretazione di ortofoto ed elaborazione di immagini telerilevate.
Indicatori Classificazione degli Indicatori di Potenziale archeologico: ,[object Object]
 storico/archeologici;
 tipo indiretto:
 geomorfologici
(geo)pedologicigg
 economico – sociali; ecologici Tecniche quali quantitave, classazione degli indicatori e Peso degli indicatori
Indicatori indiretti

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Il Potenziale archeologico nell’ambito della Valutazione Ambientale, di Eduardo Caliano, Roberto Gerundo, Rodolfo M. A. Napoli

  • 1. INPUT 2010 LE VERIFICHE ARCHEOLOGICHE NELLE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE AMBIENTALE Eduardo CALIANO, Rodolfo M. A. NAPOLI, Roberto GERUNDO Potenza, 15 settembre
  • 2.
  • 5.
  • 6. Rischio & Archeologia Lo studio del “Rischio” Archeologico fa parte di un meccanismo fortemente legato al contesto territoriale. Comprende:
  • 7. Introduzione Vs Archeologia preventiva Archeologia contestuale Piano; Programma; Progetto (P.P.P.) Scelta di P.P.P.
  • 8. Introduzione Alcune definizioni: Uno strumento che per le sue caratteristiche si propone di compiere un salto di qualità nel passaggio da un approccio di tutela passiva del bene, pure indispensabile, ad uno preventivo, basato su una cartografia che tenga conto delle potenzialità diversificate dei bacini archeologici e su questa costruisca una gradualità del rischio. (Andreucci 1999) La Carta delle Potenzialità archeologiche per essere un effettivo strumento di tutela (attiva previsionale, ndr) , utilizzabile da chi opera sul territorio, deve segnalare con maggiore precisione possibile la consistenza del patrimonio archeologico conservato (e quindi la potenza della stratificazione archeologica e la superficie che occupa) individuando al tempo stesso le aree “archeologicamente vuote” utilizzabili quindi per lo sviluppo urbano (Guarnieri, 2001).
  • 9. Introduzione Carta Archeologica = Carta delle emergenze = mappatura discreta Carta del Potenziale archeologico = Utilizzazione consapevole del territorio Da: Piano Strutturale Comunale di Faenza
  • 10. Introduzione Indicatori diretti Quadro Ambientale Potenziale Archeologico Sviluppo indicatori Omogenizzazione indicatori VAS Indicatori indiretti Overlay Carta del Potenziale Archeologico
  • 11. Introduzione Il contesto normativo Europeo e Italiano, indirizza una definizione del Pericolo rispetto alle verifiche archeologiche. La definizione del Pericolo: Il pericolo che piani, programmi o progetti possano subire rallentamenti, blocchi, revisioni (o finanche annullamenti) a causa della mancata o erronea percezione del rischio di impatto con le testimonianze archeologiche. Di contro il pericolo che l’erronea stesura di piani/programmi/progetti comporti un danno alla preesistenza archeologica.
  • 12.
  • 13. Pt rappresenta la potenzialità archeologica;
  • 14.
  • 16. variante.In altri termini Lstrappresenta una omogenizzazione territoriale che consente la Valutazione su scala ambientale dell’opzione urbanistica.
  • 17. “Rischio” & Archeologia R = Pe x Pt x Lst Pericolosità Esprime la probabilità che il Piano (di seguito denominata anche “azione”) si sovrapponga, in una certa area e con una certa “intensità”, alla preesistenza archeologica. In altri termini la pericolosità esprime il grado di impatto dell’azione (antropica) di Piano sul Paesaggio (archeologico).
  • 18.
  • 19. di natura “ambientale” (geomorfologica, pedologica, etc.).La determinazione del Potenziale Archeologico: Le caratteristiche del Paesaggio (inteso come parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni – dlgs 42/2004) rappresentano delle spie. Indagandole con le tecniche tipiche delle scienze naturali è possibile estrarre opportuni indicatori di potenziale archeologico, i quali concorrono, incrociati con la Pericolosità di Piano/Programma/Progetto, a stabilire diversi livelli di rischio.
  • 20. “Rischio” & Archeologia Classificazione (empirica) del Potenziale Archeologico definita su quattro livelli differenziati:
  • 21. “Rischio” & Archeologia “Rischio” specifico: è ottenuto come combinazione (concomitante) tra “azione” sollecitante e caratteristica intrinseca del “paesaggio” in esame. R0 = Pe x Pt Tabella a pesi “equilibrati”.
  • 22.
  • 27. spaziali e di paesaggio; ecologici E’ opportuno sottolineare come per gli indicatori di tipo diretto la ricerca proposta si basa su database “editi”. In altre parole è effettuata su rinvenimenti sporadici mappati, survey archeologici (ricognizioni di superficie), interpretazione di ortofoto ed elaborazione di immagini telerilevate.
  • 28.
  • 33. economico – sociali; ecologici Tecniche quali quantitave, classazione degli indicatori e Peso degli indicatori
  • 35.
  • 36.
  • 38. Indicatori spaziali e di paesaggio Analisi di visibilità (Viewshed)
  • 39.
  • 40. attribuisce una potenzialità alle forme del paesaggio “adatte” alla scelta insediativa;
  • 41.
  • 42. Indicatori geomorfologici Attribuzione di Pt a Modello geomorfologico di unità di versante in roccia tenera associato a unità di piana costiera Summit: superficie sommitale a morfologia dolce; Shoulder: tratto di versante sommitale di raccordo; Backslope: tratto rettilineo a maggiore pendenza; Footslope: tratto basale concavo del versante (area deposizionale); Shelf: ripiano (piattaforma).
  • 43. Indicatori geomorfologici Attribuzione di Pt a Modello geomorfologico di unità di versante in roccia carbonatica associato a unità di piana alluvionale Summit: superficie sommitale a morfologia dolce; Shoulder: tratto di versante sommitale di raccordo; Backslope: tratto rettilineo a maggiore pendenza; Footslope: tratto basale concavo del versante (area deposizionale); Alluvional fan: conoide alluvionale; Plain: piana alluvionale.
  • 44. Indicatori geomorfologici Attribuzione di Pt a Modello geomorfologico di unità di versante in roccia tenera con frana associato ad una valle fluviale Summit: superficie sommitale a morfologia dolce; Shoulder: tratto di versante sommitale di raccordo; Backslope: tratto rettilineo a maggiore pendenza; Footslope: tratto basale concavo del versante (area deposizionale); Plain: valle fluviale.
  • 45. Indicatori geomorfologici Attribuzione di Pt a Modello geomorfologico di unità di versante in roccia tenera associato ad una valle alluvionale con movimenti lenti del suolo Summit: superficie sommitale a morfologia dolce; Shoulder: tratto di versante sommitale di raccordo; Backslope: tratto rettilineo a maggiore pendenza; Footslope: tratto basale concavo del versante (area deposizionale); Shelf: ripiano (piattaforma); Soilcreep: forma mista di erosione e deposizione che comporta movimenti lenti del suolo.
  • 46. Indicatori geomorfologici Attribuzione di Pt a Modello geomorfologico di unità di versante in roccia carbonaticaassociato a unità di piana costiera Summit: superficie sommitale a morfologia dolce in roccia carbonatica; Shoulder: tratto di versante sommitale di raccordo; Backslope: tratto rettilineo a maggiore pendenza; Footslope: tratto basale concavo del versante (area deposizionale); Shelf: ripiano (piattaforma); Plain: piana costiera; Costaldeposits: depositi costieri. (Rielaborazione del modello geomorfologico di Brancaccio et al. 1987)
  • 47. Indicatori spaziali e di paesaggio Analisi di visibilità (Viewshed) E’ l’analisi del campo visivo dell’osservatore; consente di simulare le relazioni complesse tra morfologia del paesaggio e i sistemi insediativi. E’ utile per capire le relazioni di intervisibilità tra i diversi siti. Da un punto di vista tecnico l’analisi è condotta attraverso la creazione di un DEM e sfruttando algoritmi GIS per calcolare la porzione di territorio visibile all’osservatore. Criticità: per l’uomo antico il rapporto con il paesaggio ed i suoi elementi simbolici, naturali e sociali era fondamentale. È importante, a tal riguardo depurare il DEM dagli elementi di disturbo moderni (di origine antropica) non presenti nel paesaggio antico.
  • 48. Indicatori ecologici Cost Surface Analyses Analisi dei costi di percorrenza: permette di modellizzare i costi di percorrenza in termini di energia spesa, nell’unità di tempo, da un individuo per muoversi nello spazio antropico (WHEATLEY GILLINGS 2002, FORTE 2002). Il modello tiene conto degli ostacoli naturali (acclività dei terreni, corsi d’acqua, paludi, boschi) o artificiali (fossati, terrapieni, centri rituali) che rappresentano delle soglie o marcature del territorio. Obiettivo: simulare le aree di influenza. C = ∑ xp dove: x indice relativo al parametro p peso di ciascuna variabile inclusa nella sommatoria
  • 49. Indicatori ecologici Cost Surface Analyses C = ∑ xp Innovazione proposta: Calcolo dell’Indicatore su DEM di caratteristiche geomorfologiche e pedologiche ordinati per periodi storici.
  • 50. Indicatori indiretti Potenzialità agricola Pa = ∑ xp
  • 52. Indicatori diretti Le evidenze immobili le Necropoli
  • 53. Indicatori diretti Le evidenze immobili Rinvenimenti
  • 54. Indicatori diretti Andamento mura parallelo ai calcari travertinosi
  • 55. Indicatori storico/archeologici Classificazione degli indicatori storico – archeologici (cd indicatori diretti)
  • 56. Indicatori diretti Le evidenze immobili: classificazione intraclasse della Densità Gerarchia intraclasse Densità elevata 2.1 Densità media 2.2 Densità bassa 2.3 Densità trascurabile 2.4 Densità quantitativa: individua il “peso specifico” delle evidenze ceramiche Densità quali-quantitativa: rappresenta tegole
  • 57. Indicatori diretti Le evidenze immobili Indicatore: densità Nella foto: Survey archeologico (ricognizione di campo) nev = numero dei frammenti affioranti da ricognizioni (survey) Sup = superficie dell’unità topografica (UT) indagata con ricognizione k = coefficiente di correzione, funzione del grado di visibilità. Varia in funzione della visibilità al suolo (condizione della vegetazione e meteo) da 1 (visibilità max) a 4 (visibilità min).
  • 58. Indicatori diretti Densità “quantitative”
  • 59. Indicatori diretti Andamento della funzione di densità di campionamento (grafico a dispersione) Superficie [mq] k nev
  • 61. Indicatori diretti Andamento della funzione di densità di campionamento in scala logaritmica (grafico a dispersione) Superficie [mq] log (k nev)
  • 62. Indicatori diretti (Sviluppi futuri) Rielaborazione dei Poligoni di Thiessen
  • 64. Sviluppi futuri Quadro Ambientale Potenziale Archeologico Sviluppo indicatori VAS Indicatori indiretti Indicatori diretti Omogenizzazione indicatori Overlay Carta del Potenziale Archeologico
  • 65. Bibliografia Cremaschi M. (2008). Manuale di geoarcheologia. Roma – Bari: Laterza. ISBN 978-88-420-6025-3. Francovich R., Manacorda D. (2007). Dizionario di Archeologia. Roma – Bari: Laterza. ISBN 978-88-420-5909-7. Murgante B. (a cura di) (2008). L’informazione geografica a supporto della pianificazione territoriale. Milano: Franco Angeli. ISBN 8856803631 Fry G.L.A., Skar B., Jerpåsen G., Bakkestuen V., Erikstad L. (2004). Locating archaeological sites in the landscape: a hierarchical approach based on landscape indicators. Landscape and Urban Planning, 67: 97–107. Rua H. (2008). Geographic information systems in archaeological analysis: a predictive model in the detection of rural Roman villae. Journal of Archaeological Science, 12: 224-236. Djindjian F. (2003). Information system and computerised methods for rescue archaeology. CAA 2003 Vienna 4: 13-16. Fell, R. (1994). Landslide risk assessment and acceptable risk. Canadian Geotechnical Journal, 31: 261-272. Masini N., Lasaponara R. (2007). Investigating the spectral capability of QuickBird data to detect archaeological remains buried under vegetated and not vegetated areas. Journal of Cultural Heritage, 8: 53–60. Azzena G. (2000). Rischio Archeologico: se lo conosci lo eviti. Archeologia e Calcolatori, 7: 375-381. Quarto R., Schiavone D., Diaferia I. (2007). Ground penetrating radar survey of a prehistoric site in southern Italy. Journal of Archaeological Science, 34: 2071-2080. Soupios P. M., Loupasakis C., Vallianatos F. (2008). Reconstructing former urban environments by combining geophysical electrical methods and geotechnical investigations; an example from Chania (Greece). Journal of geophysics and engineering, 5: 186–194. Shahack-Gross R., Albert R., Gilboa A., Nagar-Hilman O., Sharon I., Weiner S. (2005). Geoarchaeology in an urban context: the uses of space in a Phoenician monumental building at Tel Dor (Israel). Journal of Archaeological Science, 32: 1417-1431. Campana S. (2005). Tecnologie GPS e Personal data assistant applicati all’archeologia dei paesaggi. Archeologia e Calcolatori, 16: 177-197. Campeol G., Pizzinato C., (2007). Metodologia per la valutazione dell’impatto archeologico. Archeologia e Calcolatori, 18: 273-292. Piccarreta F., Ceraudo G. (2002). Manuale di aerofotogrammetria archeologica: metodologia, tecniche e applicazioni. Bari: Edipuglia. ISBN 88-7228-268-3 Pileri P. (2007). Compensazione ecologica preventiva. Roma: Carocci. ISBN 978-88-430-4247-0
  • 66. Grazie! Eduardo CALIANO CorsodiDottoratodiRicerca in IngegneriaCivile per l’AmbienteedilTerritorio DipartimentodiIngegneriaCivile UniversitàdegliStudidi Salerno www.unisa.it – ecaliano@unisa.it