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Con la sindrome metabolica aumenta il rischio di sviluppare una malattia
oncologica. È quanto emerge dal III Congresso Internazionale ARTOI, tenutosi
a Roma il 2-3 dicembre 2011.


Numerose ricerche scientifiche internazionali rilevano l'importanza del controllo del peso per
ridurre il rischio di sviluppare una patologia tumorale. Diversi studi sono stati avviati anche a
livello nazionale presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, reparto di Medicina Preventiva e
Predittiva, diretto dal Prof. Franco Berrino. Tali studi hanno valutato un campione di pazienti
colpite da tumore al seno, sottoposte a terapia tradizionale e nutrizionale, con particolare attenzione
al controllo del peso e a determinati parametri metabolici e di laboratorio (livelli ormonali, indici
glicemici, parametri metabolici).

Con grande sorpresa dei ricercatori, si è constatato che i pazienti in sovrappeso sono più a rischio
di ripresa della malattia rispetto ai pazienti che, attraverso un’alimentazione adeguata e a basso
carico glicemico, tengono sotto controllo il peso.

Chi segue una dieta a basso apporto di zuccheri, con poca carne rossa ed eliminando i cibi ricchi di
sostanze grasse, gli insaccati e gli alcolici, ad esempio, ha meno possibilità di sviluppare una
malattia oncologica.

Le terapie nutrizionali e farmacologiche in grado di ridurre il rischio della malattia possono essere
individuate attraverso opportune indagini genetiche che analizzano la predisposizione alla
sindrome metabolica. Tra queste vi sono l’indagine della predisposizione alla resistenza
insulinica, che porta allo sviluppo del diabete tipo due, del metabolismo dei grassi (lipidi) e
quella della predisposizione alla iperomocisteinemia.

Infine, è importante sottolineare che la valutazione dei fattori di rischio della sindrome
metabolica - obesità di tipo viscerale, aumento del girovita > 88 cm nella donna e > 102 cm
nell'uomo, ipertensione, alti valori di trigliceridi e bassi livelli di colesterolo HDL, il cosiddetto
colesterolo ‘buono’ ed elevati livelli di glicemia - consente di contrastare nel tempo non soltanto
il rischio di sviluppare un cancro al seno, ma anche al colon- retto, al pancreas e altri distretti
corporei.


A cura del Prof. Giuseppe di Fede, Medico Chirurgo, Direttore Sanitario di Imbio - Istituto di Medicina
Biologica di Milano, Specialista in Nutrizione e Dietetica Clinica, Esperto in Medicina Genetica e
Preventiva, Ipertermia oncologica e Immunoterapia, Professore a. C. di Nutrigenomica, presso Università di
Pavia, Università di Roma.

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Sindrome metabolica e rischio di sviluppare una malattia oncologica

  • 1. Con la sindrome metabolica aumenta il rischio di sviluppare una malattia oncologica. È quanto emerge dal III Congresso Internazionale ARTOI, tenutosi a Roma il 2-3 dicembre 2011. Numerose ricerche scientifiche internazionali rilevano l'importanza del controllo del peso per ridurre il rischio di sviluppare una patologia tumorale. Diversi studi sono stati avviati anche a livello nazionale presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, reparto di Medicina Preventiva e Predittiva, diretto dal Prof. Franco Berrino. Tali studi hanno valutato un campione di pazienti colpite da tumore al seno, sottoposte a terapia tradizionale e nutrizionale, con particolare attenzione al controllo del peso e a determinati parametri metabolici e di laboratorio (livelli ormonali, indici glicemici, parametri metabolici). Con grande sorpresa dei ricercatori, si è constatato che i pazienti in sovrappeso sono più a rischio di ripresa della malattia rispetto ai pazienti che, attraverso un’alimentazione adeguata e a basso carico glicemico, tengono sotto controllo il peso. Chi segue una dieta a basso apporto di zuccheri, con poca carne rossa ed eliminando i cibi ricchi di sostanze grasse, gli insaccati e gli alcolici, ad esempio, ha meno possibilità di sviluppare una malattia oncologica. Le terapie nutrizionali e farmacologiche in grado di ridurre il rischio della malattia possono essere individuate attraverso opportune indagini genetiche che analizzano la predisposizione alla sindrome metabolica. Tra queste vi sono l’indagine della predisposizione alla resistenza insulinica, che porta allo sviluppo del diabete tipo due, del metabolismo dei grassi (lipidi) e quella della predisposizione alla iperomocisteinemia. Infine, è importante sottolineare che la valutazione dei fattori di rischio della sindrome metabolica - obesità di tipo viscerale, aumento del girovita > 88 cm nella donna e > 102 cm nell'uomo, ipertensione, alti valori di trigliceridi e bassi livelli di colesterolo HDL, il cosiddetto colesterolo ‘buono’ ed elevati livelli di glicemia - consente di contrastare nel tempo non soltanto il rischio di sviluppare un cancro al seno, ma anche al colon- retto, al pancreas e altri distretti corporei. A cura del Prof. Giuseppe di Fede, Medico Chirurgo, Direttore Sanitario di Imbio - Istituto di Medicina Biologica di Milano, Specialista in Nutrizione e Dietetica Clinica, Esperto in Medicina Genetica e Preventiva, Ipertermia oncologica e Immunoterapia, Professore a. C. di Nutrigenomica, presso Università di Pavia, Università di Roma.