Le Intolleranze Alimentari provocano una reazione infiammatoria cronica, caratterizzata dalla produzione di sostanze che acidificano i tessuti ed il sangue, rallentando il metabolismo e favorendo l’aumento di peso. Inoltre le Intolleranze ostacolano l’attività dell’Insulina, provocando una sensazione di fame perenne.
Intolleranze alimentari trattamento e risultati clinicii
Le intolleranze alimentari e la tendenza al sovrappeso
1. Le Intolleranze Alimentari e la tendenza al Sovrappeso
A cura del Dr. Francesco Lampugnani
Biologo Nutrizionista Specialista in Farmacologia
www.drlampugnani.it
“Siamo quello che mangiamo”, affermava Feuerbach. Lasciando da parte le questioni filosofiche e
religiose, affermare che siamo quello che mangiamo, non è solo un banale “dato di fatto
biochimico”, ma significa che il modo in cui il cibo è coltivato, distribuito e cucinato, influisce sulla
nostra persona nella sua totalità, assai più di quanto immaginiamo.
Penso era d’obbligo iniziare la trattazione di un argomento così tanto attuale, quale è quello delle
Intolleranze Alimentari in toto ed in particolare legate all’aumento ponderale e non fare riferimento
al fatto che a parte quelle che hanno una base genetica, l’insorgenza delle Intolleranze Alimentari è
molto legata a come si mangia, non solo da un punto di vista di abitudini ma anche da un punto di
vista di qualità. Fatta questa, penso doverosa introduzione, cerchiamo di vedere più da vicino queste
“temute” Intolleranze Alimentari, sia in generale, sia per quello che è un aspetto molto sentito e
seguito soprattutto dalla popolazione femminile e cioè le correlazioni tra Intolleranze Alimentari e
Sovrappeso.
Le Intolleranze Alimentari, rappresentano delle reazioni insolite al cibo, caratterizzate dalla
comparsa di disturbi di vario tipo, non molto gravi ma fastidiosi e spesso associati a
sovrappeso ed obesità.
Le generiche reazioni avverse agli alimenti, vengono distinte sulla base del meccanismo
eziopatogenetico, in: forme a meccanismo immunologico o Allergie Alimentari e forme a
meccanismo non immunologico o Intolleranze Alimentari. Il termine allergia alimentare, va
riservato alle forme per le quali sia dimostrabile un meccanismo immunologico, che può essere in
prevalenza IgE-mediato, ma appartenere anche ad altre categorie di reazioni immunopatogene o
derivate dall’associazione di più meccanismi immunologici.
Le Intolleranze A. possono essere:
Enzimatiche, caratterizzate dall’incapacità di metabolizzare alcuni principi attivi a causa di
un enzima specifico.
Farmacologiche, che si presentano nei soggetti che hanno una particolare reattività verso
determinate molecole presenti nei cibi (vedi le Ammine vasoattive Istamina, Tiramina ecc).
Da Additivi: compaiono per reazione nei confronti degli additivi aggiunti agli alimenti.
Ogni Intolleranza A. genera sintomi ben percepibili che si combattono solo eliminando dalla dieta i
cibi incriminati, depurando l’organismo.
2. Differenza fondamentale tra le Allergie e le Intolleranze è quella legata alla tempistica
sintomatologica. Le prime esprimono uno stato di malessere intenso, già dopo pochi minuti dal
consumo dell’alimento e la sua gravità non dipende dalla quantità ingerita. Disturbi che si
presentano per ragioni di carattere immunitario.
Le seconde invece, esprimono sintomi più vaghi a distanza di ore e fino a due giorni dopo
l’ingestione dell’alimento. I disturbi accusati, compreso l’aumento di peso, tendono a peggiorare
con l’aumento delle quantità degli alimenti ingeriti e non sono dovuti a fattori immunitari, ma a
meccanismi di ipersensibilizzazione dell’intestino. A tal proposito, ho piacere di spendere due
parole sul ruolo importante di quest’ultimo, che nella mia pratica quotidiana è sempre tenuto in gran
considerazione sia che si tratti di intolleranze Alimentari, sia che si tratti di altri disturbi acuti e
cronici. L’intestino per quanto riguarda l’instaurarsi di un’Intolleranza, ricopre un ruolo
fondamentale. Infatti presiede, grazie a strutture come le : Tight Junction, la membrana basolaterale,
la membrana laterale, i microvilli e soprattutto l’enorme presenza della flora batterica , a tutta una
serie di attività atte prevalentemente a proteggere l’organismo dall’aggressione di sostanze nocive,
di germi patogeni, ed anche di componenti immunogeniche. Qualsiasi alterazione di tali strutture,
comporta sia sofferenze acute, sia croniche. Sia le Intolleranze Alimentari, sia le Malattie
Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), vedono tra le cause, un’alterazione dell’effetto barriera
intestinale.
Al momento ci sono diverse correnti di pensiero, circa l’associazione delle Intolleranze A.
all’aumento di peso. La pratica ambulatoriale quotidiana, mi conferma abbondantemente
l’associazione tra i due eventi e fondamentale, risulta la giusta individuazione degli alimenti
sospettati.
Breve ricordo biochimico sul bilancio energetico. Quando assorbiamo energia e nutrienti in quantità
sufficiente a soddisfare i nostri fabbisogni senza accumulare grasso corporeo, siamo in una
condizione che definiamo di equilibrio energetico, ed il peso rimane stabile. Se l’energia assorbita è
superiore alle esigenze metaboliche (bilancio energetico positivo) la frazione in eccesso viene
accumulata nel tessuto adiposo e il peso corporeo aumenta. Se invece le nostre esigenze energetiche
non sono soddisfatte (bilancio energetico negativo), l’organismo per far fronte alle sue richieste,
demolisce i grassi di riserva e di solito si perde peso. Fatta questa precisazione, cerchiamo di capire
come la sovrapposizione di un’intolleranza alimentare, possa influire sull’accumulo di peso.
Quanto detto poco sopra circa il bilancio energetico che se positivo ci porta ad accumulare grasso, è
quasi sempre vero. Può succedere infatti che l’organismo, pur assumendo una giusta quantità di
alimenti, si trovi nell’incapacità di utilizzarlo nel modo corretto, portando così alla formazione di
scorie che sono d’intralcio al funzionamento stesso della meravigliosa macchina, che è il corpo
umano. Questa situazione può avvenire in diverse occasioni, compresa la presenza di
un’intolleranza alimentare. E’ noto ormai che situazioni infiammatorie (come lo sono le
intolleranze), possano peggiorare o provocare ritenzione idrica, edemi, alterazioni del microcircolo
in toto. Nella mia pratica quotidiana del trattamento di pazienti a cui sono state riscontrate delle
intolleranze alimentari, proponendo diete disintossicanti verso gli alimenti interessati, prima, e diete
di riabilitazione dopo, riesco ad ottenere risultati non solo sul benessere generale, compresi i
disturbi tipicamente legati all’alimento non tollerato, ma cosa importante, ottengo miglioramenti
sulla diminuzione del peso e delle circonferenze, che gli stessi pazienti non erano riusciti ad
3. ottenere, adottando diete che miravano solo ad un ridimensionamento calorico. Una dieta che tenga
conto della presenza di un’intolleranza alimentare, può determinare un buon risultato sulla perdita
di Massa Grassa (FM) e sul recupero di Massa Magra (FFM) che, in pratica, si evidenzia con una
perdita di peso ed una notevole riduzione delle circonferenze corporee, dati non solo dalla riduzione
della Massa Grassa, ma anche dal miglioramento dello stato infiammatorio generale dell’organismo.
Su tali affermazioni, ci sono in letteratura numerosi articoli, che mettono inoltre, sempre più in
risalto l’associazione: Obesità/Sovrappeso e Stato Infiammatorio. (Cito un articolo comparso su
“The Journal of Clinica Investigation” dal titolo: Obesity induced inflammatory changes in adipose
tissue. Appare infatti evidente, l’importanza del sistema immunitario nella patogenesi dell’obesità.
Il tessuto adiposo dell’obeso, è caratterizzato dall’infiltrazione di macrofagi, che sono
un’importante fonte di infiammazione del tessuto stesso. Lo studio conferma inoltre, che gli
adipociti ed i vari tipi di cellule del sistema immunitario, come ad esempio i macrofagi, possiedono
ruoli simili nelle vie quali l’attivazione del complemento e la produzione infiammatoria di citochine.
A tutto questo scenario biochimico, c’è da aggiungere che nell’organismo, le Intolleranze
Alimentari provocano una reazione infiammatoria cronica, caratterizzata dalla produzione di
sostanze che acidificano i tessuti ed il sangue, rallentando il metabolismo e favorendo l’aumento di
peso. Inoltre le Intolleranze ostacolano l’attività dell’Insulina, provocando una sensazione di fame
perenne. Per concludere, quanto riportato ci induce ad affermare che non esistono “Diete
Ideologiche”, cioè norme alimentari che devono andar bene a tutti; infatti anche la miglior dieta
(teorica), si scontra con il concetto di infiammazione e conseguentemente anche con l’eventuale
presenza di un’Intolleranza. Trovo molto utile nella mia pratica quotidiana, inquadrare il paziente
con problemi di disturbi verso certi alimenti e presenza di sovrappeso, indagare non solo la presenza
di un’Intolleranza (utilizzo un valido test che è l’Alcat test), ma anche indagare con un semplice
test genetico, l’eventuale presenza di un aumento di resistenza dell’Insulina. Giusto per dovere di
cronaca, ho presentato ad un congresso i risultati di una mia esperienza su un discreto numero di
pazienti (uomini e donne), seguiti per circa un anno, tutti con intolleranze alimentari individuate con
il Test Alcat, i cui risultati sono molto interessanti. Tutti (tranne pochi drop out) hanno migliorato la
sintomatologia generale, hanno ridotto il peso come programmato e cosa importante, al termine del
periodo di trattamento, l’assunzione degli alimenti incriminati riusciva meglio tollerata. Risultati
migliori tra gli uomini.
La mia è stata semplicemente una sorta di conferma professionale verso una pratica che mi
affascina ma che soprattutto mi incoraggia per i risultati. Tante cose dovranno essere ancora chiarite,
ma sicuramente siamo sulla strada buona. A questo poi sicuramente aggiungo, visti i risultati, che
molto dipende da noi per quanto riguarda una possibile prevenzione dei disturbi legati al tollerare o
meno certi alimenti. Un semplice accorgimento che consiglio molto, è soprattutto quello di variare
quanto più possibile la nostra alimentazione, che dovrebbe comprendere alimenti più naturali
possibile, privi cioè di pericolose manipolazioni e trattamenti.