2. Prevalenza
• Tutti i disturbi mentali: 50% degli adulti soffre di
problemi di salute mentale nel corso della vita
• Depressione: Adulti: 10% nel corso della vita
• Disturbi d’ansia: 3-6% nel corso della vita (fobie,
disturbi ossessivo - compulsivo, e disturbi tipo attacco di
panico (prevalenza 1% circa per ciascun disturbo)
• Suicidio: 5.000 suicidi riusciti e più di 100.000 tentati
suicidio all’anno; rappresentano il 5% di tutti gli anni di
vita persi nelle persone sotto i 75 anni
3. • Schizofrenia (ed altre psicosi): 1% nel corso della vita
• Disturbo affettivo bipolare: 0.5-1% nel corso della vita
• Disturbi di personalità: 5-10% dei giovani adulti
• Disturbi legati all’alcool: 4.7% degli adulti presenta dipendenza
da alcool
• Dipendenza da sostanze: 2.2% (stima in difetto)
• Anoressia nervosa: 1% delle ragazze adolescenti
7. Esame di realtà (insight)
I soggetti con disturbi psichiatrici possono avere un
grado variabile di alterazione dell’esame di realtà, definibile
come consapevolezza completa, parziale o incompleta
di essere affetti da sintomi di ordine psichico.
Quanto più è assente consapevolezza, tanto
più è necessario agire sia su
un piano empatico che comunicativo
8. Esame di realtà (insight)
•… ho spesso momenti di ansia … mi hanno detto che potrebbero
essere attacchi di panico …
•… sono la rovina della mia famiglia … a volte ne sono sicuro, a
volte no … guadagno troppo poco e mi sento un marito ed un
padre fallito … però non è sempre così …
•… sono costantemente seguito da poliziotti in borghese … sono
fuori di casa, per strada, al supermercato … tento di sfuggirli, ma
me li ritrovo sempre alle calcagna …mi tengono d’occhio
ventiquattro ore su ventiquattro … non ce la faccio più …
9. • Valutazione psichiatrica
– Evitare di farsi condizionare dalla prima impressione
– Valutare i rischi immediati
– Acquisire notizie su circostanze personali e familiari che
potrebbero aver
Modificato i sintomi
Influire sulla terapia e la prognosi
– Fondamentale la tecnica del colloquio!
Domande aperte
Domande chiuse
Tratto da: Teifion Davies, ABC of
mental health: Mental health
assessment, BMJ, May 1997; 314: 1536
10. Esempi di domande
•
•
•
•
•
•
Domande aperte
Quali sono i problemi che l’hanno fatto venire in ospedale?
Potrebbe dirmi qualcosa di più a riguardo?
E...?
C’è qualcos’altro di cui avrebbe piacere di parlarne (qualcosa
che la preoccupa)?
Mi parli della sua routine quotidiana (della sua famiglia, della
sua storia personale e del contesto familiare nel quale è
cresciuto)
Ci sono delle domande che vorrebbe pormi?
Tratto da: Teifion Davies, ABC
of mental health: Mental
health assessment, BMJ, May
1997; 314: 1536
11. Domande aperte
• Vantaggi:
– dà al pz la possibilità di scegliere gli argomenti e di
esprimersi secondo il proprio punto di vista
– risposte spontanee, più emotive
• Svantaggi:
– risposte lunghe, vaghe, inattendibili, incomplete
– argomenti selezionati dal pz
12. Esempio di un colloquio a domande aperte
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
" che cosa l'ha condotta qui, signora? "
" mi sento sempre stanca."
" stanca?"
" perché non riesco dormire bene."
" che cosa c'è che non va nel suo sonno? "
" E’ sempre è leggero, agitato e non riposante.”
“Bene, in che senso sonno non riposante? "
" io credo... non so...
" intende che si rigira nel letto? "
" no, non mi sembra... “
" perché non mi descrive il suo sonno, a partire dal momento in
cui è andata letto? "
• " sono andata a letto alle 22.30, poi mi sono alzata poco dopo la
mezzanotte "
13. Esempio di un colloquio a domande aperte
• " sì... "
• " poi all'una o all'una e mezza ancora. Ho gironzolato per casa
per circa mezz'ora poi mi sono nuovamente alzata alle quattro e
non so quando mi sono addormentata. Al mattino è stato molto
difficile alzarsi."
• " per cui sonno agitato per lei significa alzarsi più volte durante
la notte."
• " si, è così."
• " Ha anche detto che si sente stanca durante la giornata."
• " esatto "
• " accade più frequentemente dopo una notte agitata? "
• " no, non necessariamente. Alcune notti dormo veramente bene
e tuttavia mi sento stanca fino alle 11 e mezzo del mattino "
• " quindi sembra che lei abbia due problemi: alzarsi durante la
notte sentirsi stanca nelle ore mattutine."
• " si, è così."
14. Domande chiuse
• Quando sono cominciati questi problemi (pensieri, sentimenti)?
• Che effetto hanno su di lei (la sua vita, la sua famiglia, il suo
lavoro)?
• Ha mai avuto esperienze simili nel passato?
• Quando dice di sentirsi depresso, che cosa intende esattamente?
• In momenti come questi ha mai pensato di suicidarsi?
• Le capita di sentire delle voci (o vedere delle immagini) quando
sembra che non ci sia nessuno?
15. Domande chiuse
• Vantaggi:
– focus ristretto, scelto dal medico, precisione
– risposte veloci, chiare
• Svantaggi:
– Guidano il pz (risposte vero-falso), meno autentiche
– il pz può non riferire cose perché non gli vengono chieste
16. Esempio di un colloquio “troppo” chiuso
•T: “Sono il dr X. Lei ha acconsentito a
fare questo colloquio, è esatto?
•T: “Bene. Quanti anni ha?”
•T: “Ha dei parenti?”
•T: “Fratelli e sorelle “
•T: “Quanti?”
•T: “Lei è il più giovane?”
•T: “Qualcuno di loro si è ammalato di
disturbi psichiatrici?”
•T: “I suoi genitori sono viventi?”
•P: “Si.”
•P: “47”
•P: “Che cosa intende?”
•P:“Si “
•P:“Tre “
•P:“No.”
•P:“No”
•P: “No, mia madre è morta un
me..”
•T: “Qualcuno di loro soffriva di malattie
psichiatriche?
•P: “Non mi pa…”
17. Esempio di un colloquio a domande chiuse
•T: “Oh, mi sembra impossibile, la maggior
parte delle malattie psichiatriche sono
ereditarie.”
•T: “Passiamo ai sintomi. Ha mai sofferto
di allucinazioni?”
•T: “Ha mai delirato?”
•T: “Ha mai immaginato che i suoi vicini ce
l’avessero con lei?”
• T: “Ha mai avuto delle compulsioni?”
• T: “Ha mai avuto malattie immaginarie?
Disturbi somatoformi?”
• T: “Ha avuto delle amnesie?”
•P: “No”
•P: “No”
•P: “No”
•P: “No”
•P: “Complu…No”
•P: “No”
P: ”Non mi ricordo…”
18. COSA FARE
– Permettere al paziente di narrare la propria
storia
– Prendere il paziente “sul serio”
– Lasciare tempo alle emozioni del paziente
– Indagare i pensieri su suicidio, violenza
– Dare rassicurazione laddove possibile
– Iniziare una relazione costruttiva e “vera”
– Ricordare che “ascoltare” è “fare”!
Tratto da: Teifion Davies, ABC of
mental health: Mental health
assessment, BMJ, May 1997; 314: 1536
21. ALTRE TECNICHE UTILI
CHIARIFICAZIONE:
– SPECIFICARE (“in che senso non riposante?”)
– VERIFICARE I SINTOMI (“cosa intende per…?”)
– DOMANDE GUIDA (“un bel gin tonic in discoteca,
qualche pasticca, chi non se la cala?)
– SONDARE: molti pz assegnano un significato
particolare alle proprie esperienze; il fine è quello di
identificare la logica del pz
• Perché pensa che l’abbiano portata qui?
• Perché pensa che accadano queste cose?
• E’ possibile che le cose vadano diversamente?
24. Fattori che richiedono domande inerenti il rischio suicidario
Soprattutto se il paziente è maschio, single, non più giovane,
isolato, o con più fattori di rischio contemporaneamente
•
•
•
•
•
•
•
•
Precedenti idee o comportamenti suicidari
Gravi sintomi depressivi
Abuso di alcool o sostanze illecite
Malattie mentali croniche (inclusa schizofrenia)
Malattie fisiche dolorose o disabilitanti
Recente ospedalizzazione in Psichiatria
Dimissioni volontarie contro parere medico
Precedente comportamento impulsivo, incluso il self harm
(autolesionismo)
• Procedimenti legali o criminali in atto (incluso divorzio)
• Separazioni e allontanamenti familiari, personali, o sociali (es.
lutti, separazioni)
Tratto da: T K J Craig and A P Boardman. ABC of mental
health: Common mental health problems in primary care,
BMJ, May 1997; 314: 1609
25. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Descrizione generale
Umore ed affettività
Linguaggio
Sensopercezione
Pensiero
Coscienza e capacità cognitive
Insight
26. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Descrizione generale
Umore ed affettività
Linguaggio
Sensopercezione
Pensiero
Coscienza e capacità cognitive
Insight
27. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
1. Descrizione generale
A. Aspetto: postura, cura di sé, igiene personale,
abbigliamento
B. Comportamento e attività psicomotoria:
gestualità, rallentamento psicomotorio, iperattività e
irrequietezza, movimenti ripetitivi o bizzarri
C. Atteggiamento nei confronti della situazione
e dell’interlocutore: collaborante, amichevole,
ostile, sospettoso, seduttivo, etc…
29. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Descrizione generale
Umore ed affettività
Linguaggio
Sensopercezione
Pensiero
Coscienza e capacità cognitive
Insight
30. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
2. Umore ed affettività
A. Umore: emozione pervasiva e sostenuta che colora la
percezione che il soggetto ha del mondo
eutimico, esaltato, espansivo, depresso, disforico, labile
A. Affettività: attuale risposta emozionale del paziente
appropriata, inappropriata, coartata, ristretta o limitata,
appiattita, labile
31. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Descrizione generale
Umore ed affettività
Linguaggio
Sensopercezione
Pensiero
Coscienza e capacità cognitive
Insight
32. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
3. Linguaggio
–
quantità
logorrea, povertà di linguaggio/espressiva, mutismo
–
velocità
accelerazione
–
tono di voce
volume eccessivamente alto o basso
–
qualità
disprosodia, disartria, balbuzie, farfugliamento
33. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Descrizione generale
Umore ed affettività
Linguaggio
Sensopercezione
Pensiero
Coscienza e capacità cognitive
Insight
34. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
4. Sensopercezione
Attività conoscitiva che avviene attraverso gli
organi di senso, si integra con le conoscenze
precedenti, i ricordi e le attività psichiche
globali
– quantità
Iperestesie / ipoestesie
– qualità
Illusioni, Allucinazioni, Pseudo – allucinazioni,
Allucinosi
36. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Descrizione generale
Umore ed affettività
Linguaggio
Sensopercezione
Pensiero
Coscienza e capacità cognitive
Insight
37. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
5. Pensiero
Racchiude le facoltà più superiori e la capacità
critica per cui una persona è in grado di:
– Relazionarsi con la realtà
– Derivare concetti dal contatto con la realtà
– Produrre giudizi sulla realtà
A. Forma del pensiero
A. Contenuto del pensiero
38. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
5. Pensiero
A. Forma del pensiero
-
quantità e velocità dei contenuti ideativi
coerenza dei nessi associativi
espressione nel linguaggio
In condizioni normali il pensiero è caratterizzato da un flusso di
idee che fluisce ordinatamente da una premessa (A) ad una
conclusione (B) passando attraverso alcuni concetti intermedi (C,
…).
40. ACCELERAZIONE FUGA DELLE IDEE
La velocità associativa aumenta e i concetti (D,…) sviluppati durante il
percorso dalla premessa (A) alle conclusioni (B) eccedono quelli
normalmente evocati (C,…).
RALLENTAMENTO BLOCCO
La velocità di pensiero è ridotta (aumento della lunghezza delle frecce) ed i
concetti sviluppati (C,…) durante il percorso dalla premessa alle
conclusioni sono diminuiti.
IMPOVERIMENTO
43. ILLOGICITA’
Il pensiero non raggiunge le proprie conclusioni in accordo alla
finalità (B), ma procede attraverso percorsi logici non comprensibili
(linee ondulate) evocando concetti (D,E) apparentemente senza
alcuna relazione tra loro.
44. PERSEVERAZIONE
Nel giungere alla conclusione coerentemente con la finalità
(B), il pensiero ripercorre più volte gli stessi concetti (C,…).
ASSONANZE
ECOLALIA
NEOLOGISMI
45. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
5. Pensiero
B. Contenuto del pensiero
-
delirio
pensiero dominante
fobie
46. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
5. Pensiero
B. Contenuto del pensiero
-
delirio
pensiero dominante
fobie
idee suicide ed omicide
47. Delirio
Idea falsa ed immodificabile caratterizzata da straordinaria
falsa
immodificabile
convinzione e certezza soggettiva, non soggetta a critica e non
derivabile dal contesto culturale di provenienza del soggetto
•
•
•
•
•
Alterato giudizio della realtà
Certezza soggettiva
Incorreggibilità
Impossibilità o falsità dei contenuti
DD con le idee prevalenti
48. Classificazioni del delirio:
• Stato di coscienza: confuso o lucido
coscienza
• Struttura: elementare o sistematizzato
Struttura
• Insorgenza: primario
Insorgenza
- percezione delirante
- rappresentazione delirante
- intuizione delirante
secondario
• Umore: congruo o incongruo
Umore
49. • Contenuti di pensiero:
pensiero
- DI PERSECUZIONE
- DI RIFERIMENTO
- DI INFLUENZAMENTO
- DI COLPA, DI INDEGNITA’ , DI ROVINA
- DI NEGAZIONE O NICHILISTICO
- DI GRANDEZZA
- DI GELOSIA
- MISTICO
- IPOCONDRIACO
- DI TRASFORMAZIONE CORPOREA, COSMICA, METEMPSICOSICO
- CONTENUTI DELIRANTI RARI ED INSOLITI
50. DE IRIO DI P RSE
L
E CUZIONE
Il soggetto è convinto che l’ ambiente esterno gli sia in
qualche modo ostile o voglia arrecargli danno.
• delirio di veneficio
• fissità tematica
• alta strutturazione
• autocentrismo
- schizo fre nia
- disturbo de lirante
51. DE IRIO DI RIF RIM NT
L
E
E O
Il soggetto è convinto che situazioni, oggetti, persone,
fatti o avvenimenti assumano un particolare ed insolito
significato allusivo, riferito in genere alla propria
persona.
•
delirio di persecuzione
• autocentrismo
- schizo fre nia
52. DE IRIO DI INF UE
L
L NZAM NT o DI CONT OL O
E O
R L
Il soggetto si sente oggetto di azioni esterne che
trasformano e modificano la sua mente o il suo corpo
contro la sua volontà.
• inserimento del pensiero
• furto del pensiero
• trasmissione del pensiero
•controllo del pensiero
- schizofrenia
53. DE IRI DI COL A, DI INDE
L
P
GNIT
A’, DI ROVINA
Il soggetto si sente responsabile e colpevole di danni e di
sciagure di ogni tipo motivando tali convinzioni sulla base di
avvenimenti e fatti di importanza irrilevante o addirittura
inesistenti.
DE IRIO DI NE
L
GAZIONE O NICH IST
IL ICO
Il soggetto è convinto della non esistenza di sé o di una parte di
sé, del proprio corpo o di tutto il proprio corpo oppure di tutto il
mondo circostante.
- disturbi depressivi, schizofrenia e disturbi organici
54. DE IRIO DI GRANDE
L
ZZA
Il soggetto si sente ricco, potente e al di sopra di tutti.
• delirio ambizioso
• delirio erotomanico
• delirio megalomanico
• delirio genealogico
• delirio inventorio
• delirio di enormità
55. DE IR DI GE OSIA
L IO
L
Il soggetto è convinto dell’ infedeltà a livello affettivo
ma soprattutto sessuale del proprio partner (in genere
coniuge) per cui si impegna alla ricerca di prove e di
indizi del tradimento con interpretazione di fatti e
osservazioni anche irrilevanti.
DE IR M ICO
L IO IST
convinzione di comunicare direttamente con Dio o di
essere lui stesso un messaggero, un incaricato da Dio
56. DE IRIO IP
L
OCONDRIACO
Il soggetto è convinto di soffrire di una malattia fisica
o di un’ alterazione morbosa del proprio corpo in
assenza di qualsiasi lesione o alterazione somatica
obiettivamente rilevabile.
DE IRIO DI T
L
RASF
ORM
AZIONE CORP
ORE
A
DE IR DI T
L IO
RASF
ORM
AZIONE COSM
ICA
DE IR M T M SICOSICO
L IO E E P
57. CONT NUT DE IRANT RARI E INSOL I
E
I L
I
D
IT
SINDROME DI CAPGRAS: convinzione delirante
CAPGRAS
che se stessi o uno dei familiari sono stati sostituiti
da un’ altra persona; si può presentare in diverse
varianti tra cui la duplicazione di sé e la
duplicazione di oggetti inanimati.
SINDROME DI FREGOLI: convinzione delirante
FREGOLI
di riconoscere persone della propria famiglia in
sconosciuti.
58. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
5. Pensiero
B. Contenuto del pensiero
-
delirio
pensiero dominante
fobie
59. Pensiero Dominante
Alcuni contenuti prendono il sopravvento sugli altri
occupando la maggior parte della produzione ideativa.
•IDE
A
P E
R VAL NT :
E E
contenuto
ideativo
accompagnato da un partecipazione affettiva intensa
ed egosintonica che predomina su altri pensieri.
•IDE
A OSSE
SSIVA: contenuto ideativo non
intenzionale, spesso irrazionale, invasivo e
persistente (egodistonico) avvertito come fastidioso
cui il soggetto tende a resistere.
60. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
5. Pensiero
B. Contenuto del pensiero
-
delirio
pensiero dominante
fobia
61. Esame delle condizioni mentali
Psicopatologia
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Descrizione generale
Umore ed affettività
Linguaggio
Sensopercezione
Pensiero
Coscienza e capacità cognitive
Insight
78. Disturbi dell’umore
Depressione unipolare
Disturbi bipolari
•
•
Comune 10% pop,
F:M=2:1
•
•
Rari, <1% pop generale
F/M=1
•
•
Solo episodi depressivi
Patologia ricorrente
•
Caratterizzati dall’alternanza di
fasi maniacali e depressive
Talvolta solo fasi ipomaniacali
•
Prognosi buona, specie forme
non cronicizzate
Trattamento con farmaci
antidepressivi
•
•
•
•
Prognosi non eccellente
Trattamento con farmaci
stabilizzatori dell’umore,
limitazioni: vita regolare
89. CLINICA
EPISODIO DEPRESSIVO MAGGIORE
A) Almeno 5 dei seguenti sintomi sono stati presenti durante lo
stesso lo stesso periodo di 2 settimane, e rappresentano un
cambiamento rispetto al funzionamento precedente; almeno
uno dei sintomi è (1) umore depresso, o (2) perdita d’interesse o
di piacere.
1) Umore depresso (oppure umore irritabile nei bambini e negli
adolescenti) per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno,
come riferito dal resoconto del soggetto osservato dagli altri.
2) Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi
tutte le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni
giorno (come indicato dalla presenza di apatia per la maggior
parte del tempo, riferita dal soggetto od osservato da altri.)
90. CLINICA
3) Significativa perdita di peso o aumento di peso non dovuto a
diete (per es. più del 5% del perso corporeo in un mese), oppure
diminuzione o aumento dell’appetito quasi ogni giorno (nei
bambini considerare l’incapacità a raggiungere i normali livelli
ponderali.
4) Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno.
5) Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno
(osservato dagli altri, e non soltanto sentimenti soggettivi di
essere irrequieto o rallentato).
6) Affaticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno.
7) Sentimenti di svalutazione o di colpa eccessivi o immotivati
(che possono essere deliranti) quasi ogni giorno (non soltanto
autoaccusa o sentimenti di colpa per il fatto di essere ammalato).
91. CLINICA
8) Diminuita capacità di pensare o di concentrarsi, o
indecisione, quasi ogni giorno (come riferito dal soggetto o
osservato da altri).
9) Pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire),
ricorrenti propositi suicidi senza un piano specifico, o un
tentativo di suicidio o ideazione di un piano specifico al
fine di commettere il suicidio
92. CLINICA
B) I sintomi non soddisfano i criteri per un
Episodio Misto.
C) I sintomi causano disagio clinicamente
significativo o compromissione del funzionamento
sociale, lavorativo, o di altre aree importanti.
93. CLINICA
D) I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici
diretti di una sostanza (per es., una droga di
abuso, un medicamento) o di una condizione
medica generale (per es., ipotiroidismo).
ipotiroidismo).
(criterio d’esclusione organico)
94. CLINICA
DEPRESSIONE IN PAZIENTI CON PATOLOGIE
MEDICHE
- Depressione ad eziologia medica
- Depressione precipitata da patologie mediche
-Malattie della tiroide ed altre malattie endocrine
-Farmaci (antipertensivi, ormoni, anticoncezionali)
- Depressione concomitante a patologie mediche
- Depressione iatrogena
95. CLINICA
E) I sintomi non sono meglio giustificati da Lutto,
cioè, dopo la perdita di una persona amata, i
sintomi persistono per più di 12 mesi, o sono
caratterizzati da una compromissione funzionale
marcata, autosvalutazione patologica, ideazione
suicidaria, sintomi psicotici o rallentamento
psicomotorio.
(criterio d’esclusione psicologico)
97. CLINICA
“Core” sintomatologico (sintomi
fondamentali)
Psicopatologia
1.
Descrizione generale RALLENTAMENTO o AGITAZIONE
2.
Umore ed affettività
3.
Linguaggio
4.
Sensopercezione
PERVASIVO ↓ TONO UMORE
ANEDONIA
DISTURBI FORMA PENSIERO
IDEE DI COLPA E DI MORTE
5.
Pensiero
6.
Coscienza e capacità cognitive
↓ CONCENTRAZIONE
↓ ATTENZIONE
7.
Insight
↓↑ SONNO ↓↑APPETITO
99. CLINICA
Fase di stato
Sintomatologia: piuttosto uniforme nei diversi episodi. Sono
individuabili alcune varietà fenomeniche (con melanconia,
sintomi psicotici, ansiosa, agitata, catatonica)
Complicanze: gesti autolesivi. Abuso di alcolici,
benzodiazepine, stimolanti. Complicanze di natura medica
(disidratazione, squilibri idroelettrolitici, malattie fisiche
intercorrenti)
Durata: variabile,in rapporto anche all’intervento terapeutico
(media 4-6 mesi); è possibile la cronicizzazione
Tratto da:Trattato Italiano di Psichiatria, Masson, Milano, 1999
100. CLINICA
Variazioni circadiane dei sintomi dell’umore:
Oscillazioni dell’intensità dei sintomi all’interno
delle 24 ore.
Più frequente è il miglioramento serotino.
102. CLASSIFICAZIONE DEI DISTURBI DELL’UMORE
Disturbi Depressivi:
. Disturbo Depressivo Maggiore (episodio singolo)
. Disturbo Depressivo Maggiore (ricorrente)
. Disturbo Distimico
Disturbi Bipolari:
. Disturbo Bipolare I
. Disturbo Bipolare II
. Disturbo Ciclotimico
103. • Episodio singolo: un Episodio Depressivo Maggiore
singolo:
• Ricorrente: due o più Episodi Depressivi Maggiori
Ricorrente:
Per considerare separati gli episodi deve esserci un intervallo di
almeno 2 mesi consecutivi durante il quale non risultano soddisfatti
i criteri per un Episodio Depressivo Maggiore
• Disturbo distimico: Stessi criteri della depressione, ma sono
sufficienti 2 o + sintomi persistenti per almeno una durata di 2 anni
•
Episodio non meglio inquadrabile come Disturbo Schizoaffettivo, e non
sovrapposto a Schizofrenia, Disturbo Schizofreniforme, Disturbo
Delirante o Disturbo Psicotico Non Altrimenti Specificato
•
Non è mai stato presente un Episodio Maniacale, un Episodio Misto o un
Episodio Ipomaniacale (esclusi episodi simil-maniacali, simil-misti o
simil-ipomaniacali indotti da sostanze, da trattamenti, dovuti agli effetti
fisiologici diretti di una condizione medica generale)
104. EPIDEMIOLOGIA
Disturbo Depressivo Maggiore (1)
•
A livello mondiale: 121 milioni di persone
•
Prevalenza 2004:
Mondo
Paesi più industrializzati
1) Infezioni basse vie respiratorie
1) Depressione maggiore
2) Infezioni GI (diarrea)
2) Cardiopatia ischemica
3) Depressione maggiore
3) Patologie cerebrovascolari
4) Cardiopatia ischemica
4) Alzheimer e altre demenze
WHO - The global burden of disease: 2004 update
•
Entro il 2030: a livello mondiale 2^ solo ad HIV
Mathers CD, Loncar D (2006)
•
Costi annuali per depressione (USA): $53 miliardi
diretti: $12 miliardi
indiretti: $33 miliardi
dovuti all’aumento della mortalità (suicidio): $8 miliardi
Greenberg et al. (1996)
105. EPIDEMIOLOGIA
Disturbo Depressivo Maggiore (2)
- Prevalenza: prevalenza mondiale variabile dal 5% al 25%:
Prevalenza
nella popolazione italiana tali valori sono del 5,2%
- Distribuzione per Sesso: E’ più diffuso nel sesso femminile con
Sesso
un rapporto tra i sessi di 2 a 1
- Età di esordio: Pur potendo esordire a qualunque età,
esordio
dall’infanzia alla senilità, l’età di massimo rischio si colloca
tra i 25 e i 40 anni.
- Familiarità: Il risultato di studi sulla componente genetica
Familiarità
indica che il rischio ad ammalare è 3-4 volte aumentato nei
nuclei familiari in cui sono presenti soggetti con disturbi
dell’umore rispetto al rischio presente nella popolazione
generale.
106. EPIDEMIOLOGIA
Disturbo Distimico
- Prevalenza: studi controllati indicano che il disturbo ha una
prevalenza del 3% circa, con stima del 2.3% nella popolazione
italiana. Nella popolazione psichiatrica arriva anche al 36%.
- Genere: rapporto tra i sessi di F:M=2:1.
- Età di esordio: tende a essere precoce, età media tra i 18 e i 45 anni
- Conseguenze:
a) complicanze psichiatriche: si sviluppa frequentemente nel tempo
un disturbo d’ansia (più spesso disturbo da attacchi di panico, fobia
sociale, disturbo d’ansia generalizzata) o un episodio depressivo
maggiore, configurando in questi casi quadri clinici complessi sia in
termini sintomatoligici che di intervento farmacologico
b) condotte di abuso: abuso d’alcool e /o benzodiazepine come
autoterapia ma che spesso finisce per indurre seri problemi di
dipendenza.
108. Depressione melanconica
Presente se più di 4 dei seguenti aspetti sono presenti:
• Anedonia
• Perdita di reattività (Perdita di reattività emozionale verso gli
eventi e le circostanze che normalmente procurano gioia)
• Una qualità particolare di umore depresso, esperito come
nettamente diverso dal tipo di sentimento provato dopo la morte di
una persona amata
• Depressione regolarmente peggiore al mattino
• Risvegli precoci (>2 ore prima)
• Ritardo o agitazione psicomotorio
• Marcata perdita di appetito
• Perdita di peso >5% del peso corporeo in un mese
• Sentimenti di colpa eccessivi
110. Depressione psicotica
Presenza di deliri o allucinazioni (tipicamente uditive nell’episodio
attuale)
•Congrue all’umore: il contenuto è completamente coerente con i tipici temi
all’umore
depressivi di inadeguatezza personale, colpa, malattia, morte, nichilismo o punizione
meritata
– deliri di colpa (es.: essere responsabile della malattia di una persona
amata)
– delirio di meritare punizione (es.: essere puniti per inadeguatezza
personale),
– deliri nichilistici (per es.: distruzione del mondo o personale),
– deliri somatici (per es.: avere il cancro o che il proprio corpo si stia
“decomponendo”)
– deliri di rovina (per es.: essere in condizioni di bancarotta).
– voci che rimproverano la persona per difetti o peccati
•Incongrue all’umore: il contenuto non coinvolge i tipici temi depressivi di
all’umore
inadeguatezza personale, colpa, malattia, morte, nichilismo o punizione meritata.
– deliri persecutori (non il tema depressivo di meritare di essere
perseguitato),
– deliri di inserzione del pensiero (cioè, i pensieri non sono i propri)
– deliri di trasmissione del pensiero (cioè, gli altri possono ascoltare i
pensieri dell’individuo)
– deliri di influenzamento (cioè le azioni dell’individuo sono controllate
dall’esterno)
112. DIAGNOSI DIFFERENZIALE
Tristezza
Disturbi
dell’Umore
Problemi di vita
Lutto
Disturbi
d’adattamento
Disturbi d’Ansia
Soggetto
con sintomi
di depressione
Dist. Somatoformi
Disturbo dell’Umore
da Condizione Medica
Generale
Dist. Personalità
Dist. Psicotici
Depressione Maggiore
Distimia
Depressione NAS
Disturbo Bipolare
Disturbo dell’Umore
da Uso/Abuso di Sostanze
114. N°
ITEM
1
Umore depresso
0-4
2
Sentimenti di colpa
0-4
3
Suicidio
0-4
4
Insonnia iniziale
0-2
5
Insonnia centrale
0-2
es.
6
Insonnia ritardata
0-2
Scala di Hamilton
(HAM-D)
7
Lavoro e interessi
0-4
8
Rallentamento
0-4
9
Agitazione
0-4
10
Ansia psichica
0-4
11
Ansia somatica
0-4
12
Sintomi somatici gastrointestinali
0-2
13
Sintomi somatici generali
0-2
14
Sintomi genitali
0-2
15
Ipocondria
0-4
16
Perdita di peso
0-3
A secondo il paziente
0-3
B valutazione obiettiva
0-3
17
Insight
0-2
18
Variazioni diurne
• Gravità sintomatologica
PUNTEGGIO
A mattina o sera
0-2
B entità delle variazioni
0-2
19
Depersonalizzazione e derealizzazione
0-4
20
Sintomi paranoidei
0-3
21
Sintomi ossessivi e compulsivi
0-2
115. • Disabilità
Limitazioni causate dalla depressione in:
Attività fisicamente impegnative
Attività lavorativa
Compiti e doveri familiari
Rapporti con amici ed altre persone
Cura di se e della salute
116. • Comorbidità
RISCHIO DI COMORBIDITÀ IN PZ CON
DEPRESSIONE MAGGIORE
Kessler, 1995
Mania
16.9
Distimia 12.8
Panico
12.7
OCD
6.4
Fobia
3.5
Droghe
3.5
Alcool
1.9
117. • Età particolari
Depressione nell’adolescente
• Si può manifestare in forma atipica rendendo più
difficile la diagnosi
• Idee di morte, irritabilità, sintomi alimentari
• Frequente comorbidità
– disturbi d’ansia 46%
– distimia 36%
– ADHD 35%
– disturbi della condotta 31%
118. Depressione nell’anziano
• La prevalenza della depressione nell’anziano è
paragonabile a quella dei pazienti più giovani.
• Mentre nei giovani i fattori di rischio sono
prevalentemente di ordine psicosociale, nell’anziano le
malattie fisiche giocano un ruolo importante
• Le malattie fisiche possono indurre depressione attraverso
– Meccanismi biologici (es. ipotiroidismo, farmaci antipertensivi)
– Meccanismi psicologici (demoralizzazione)
– Disabilità e limitazioni
• La depressione nell’anziano è più disabilitante che nel
giovane
• Più spesso è necessario protrarre la durata del trattamento
119. Depressione e demenza
• in un sub-gruppo di depressi anziani alterazioni
morfofunzionali SNC
• alcune forme depressive ad esordio tardivo possono
rappresentare manifestazioni precoci di demenza
• La depressione nell’anziano può assumere aspetti di
“pseudodemenza”
– alterazioni reversibili delle funzioni cognitive (memoria,
concentrazione, orientamento) e bradipsichismo
• In caso di doppia diagnosi
– la remissione dei sintomi depressivi nella demenza migliora la
qualità di vita e la compliance
– un miglioramento della performance cognitiva influisce sul tono
dell’umore
120. Segni e sintomi sovrapponibili
in depressione e demenza
•
•
•
•
•
•
impoverimento dell’affettività
povertà del linguaggio
rallentamento, deficit di concentrazione
diminuzione degli interessi e delle attività
insonnia
apatia
121. CARATTERISTICHE DISTINTIVE
TRA DEMENZA E PSEUDODEMENZA DEPRESSIVA
Demenza
insorgenza insidiosa
progressione lenta
paziente non consapevole
confabulazioni
il paziente sminuisce la disabilità
comportamento congruo
all’entità del deficit
spesso mancanza di risposte
peggioramenti notturni
umore incongruo
scarsi sintomi vegetativi
precedenti psichiatrici non
frequenti
rischio di suicidio basso
Pseudodemenza depressiva
insorgenza improvvisa
progressione rapida
paziente consapevole
disturbi della memoria
enfasi della disabilità
comportamento spesso incongruo
all’entità del deficit
risposte globali (per es. “non so”)
non variazioni notturne
umore depresso
frequenti sintomi vegetativi
precedenti psichiatrici
rischio di suicidio elevato
122. TRATTAMENTO
Gestione della Depressione
A. Alleanza terapeutica
B. Informazione e Counselling
C. Trattamento con farmaci antidepressivi
D. Psicoterapia
E. Supporto alla famiglia
123. TRATTAMENTO
Gestione della Depressione
A. Alleanza terapeutica
E’ cruciale una forte alleanza terapeutica con il paziente.
Lo psichiatra deve prestare attenzione alle relazioni dei
pazienti cosi come dei loro familiari.
La gestione della alleanza terapeutica dovrebbe
comprendere la consapevolezza dei fattori di transfert e
contro transfert anche se non sono direttamente affrontati
nel trattamento.
Attribuire un ruolo attivo del paziente ed eventualmente
della famiglia
Validazione delle esperienze del paziente
124. TRATTAMENTO
Gestione della Depressione
B. Informazione e counselling (1)
La depressione è una malattia con alterazioni biologiche
significative
La depressione non è segno di debolezza o di pigrizia
La depressione non può essere vinta con uno atto di
volontà (devo farcela da solo!)
Sono oggi disponibili trattamenti efficaci
125. TRATTAMENTO
Gestione della Depressione
B. Informazione e counselling (2)
Si attribuisce al paziente il ruolo di malato, che gli
consente di ricevere le cure
Il ruolo di malato
– Esenta da alcuni obblighi sociali e da alcune responsabilità
– Deve essere abbandonato al più presto
– Comporta obblighi precisi, in particolare collaborare con chi lo
aiuta a guarire
• Il ruolo di malato come alternativa ad una visione
moralistica della depressione
126. TRATTAMENTO
Gestione della Depressione
B. Informazione e counselling (3)
Consigliare al paziente di astenersi da iniziative e
cambiamenti che potrebbero essere dettate da
idee pessimistiche
Consigliare riposo
127. TRATTAMENTO
Gestione della Depressione
B. Informazione e counselling (4)
Suicidio:
vigilanza contro l’emergenza di impulsi distruttivi
contro se e gli altri
–
–
–
–
Conflitti
Uso di sostanze
Idee di suicidio
Anamnesi di impulsività e violenza
• Il suicidio è un rischio non trascurabile
• Interrogare apertamente il paziente sul rischio di suicidio
128. TRATTAMENTO
Gestione della Depressione
B. Informazione e counselling (5)
Sintomi fisici:
Discutere la correlazione tra eventuali sintomi
fisici e depressione
Sintomi fisici parte del quadro clinico
Sintomi fisici come causa della depressione Idee di
suicidio
Sintomi fisici non spiegabili e comportamento abnorme
di malattia in associazione alla depressione
129. TRATTAMENTO
Gestione della Depressione
B. Informazione e counselling (6)
Life events:
La comparsa della depressione
è spesso associata a life events
Morte di un parente, divorzio,
separazione
Lesione o malattia personale
Licenziamento o pensionamento
Peggioramento della condizione
finanziaria
Conflitti cronici in casa o sul
lavoro
Cambiamenti importanti
(residenza, scuola, etc..)
La gestione dei life events si
articola su tre piani
Oggettivo: riconoscimento del life
event
Emotivo: vissuto del paziente
Gestione del problema
130. TRATTAMENTO
Gestione della Depressione
B. Informazione e counselling (7)
Compliance:
I medici dovrebbero incoraggiare i pazienti ad esprimere
chiaramente le loro preoccupazioni rispetto all’aderenza
alla terapia ed enfatizzare l’importanza della
collaborazione per un trattamento efficace.
La compliance si migliora anche riconoscendo gli effetti
collaterali dei trattamenti e condividendo il disagio che
causano al paziente
Spiegare la prognosi positiva
131. Gestione della Depressione
B. Informazione e counselling (8)
Riguardo alla natura della
all’assunzione della terapia:
malattia
e
Informare il paziente della possibilità di oscillazioni
dell’intensità dei sintomi nell’arco delle 24 ore e da un giorno
con l’altro, la possibilità di comparsa di idee “strane” (sia di
tipo delirante, sia di tipo suicidario).
Consigliare rispetto all’opportunità di assumere la terapia, con
particolare riguardo al tempo di latenza della terapia, e
informare su perché si sceglie una determinata molecola nel
suo specifico caso.
Una volta risolto l’episodio depressivo, spiegare al paziente la
tendenza del disturbo a ripresentarsi nel tempo e l’importanza,
quindi, di una terapia di mantenimento.
132. TRATTAMENTO
Gestione della Depressione
C. Trattamento con farmaci antidepressivi
Il trattamento di un disturbo depressivo deve essere
iniziato con gli antidepressivi
Il medico curante dovrebbe avere familiarità con
l’utilizzo di due o tre composti ad attività
antidepressiva, prestando particolare attenzione al loro
range di efficacia
Se il paziente non risponde entro 3 settimane alla
terapia prescritta, dovrebbe essere presa in
considerazione l’opportunità di un cambiamento di
terapia
133. Il raggiungimento del dosaggio terapeutico del farmaco
scelto nei tempi previsti, controllando gli effetti
collaterali acuti.
Se il paziente non risponde entro 4/6 settimane dal
raggiungimento del dosaggio terapeutico del farmaco, è
opportuno prendere in considerazione l’opportunità di
modificare il trattamento, ricorrendo ad una molecola
con profilo farmacologico diverso.
Nel momento in cui si prescrive una terapia
antidepressiva occorre sempre indagare e prevedere la
possibilità di comparsa di ideazione suicidaria.
134. CRITERI DI SCELTA DELL’ANTIDEPRESSIVO
Anamnesi psicofarmacologica
Quando un antidepressivo si è dimostrato
efficace nel trattamento di un episodio
precedente (controllare dosaggio e tempi
di assunzione) è da considerare di prima
scelta e va prescritto anche negli episodi
successivi.
Anamnesi Psicofarmacologica FamiliareSe si tratta di un primo episodio o comunque
del primo episodio da trattare ed in assenza
di altri criteri di scelta, si può utilizzare il
medesimo antidepressivo risultato efficace
in un consanguineo affetto.
Patologie organiche concordanti
Ricordati che:
I triciclici son controindicati in:
- Cardiopatie
- Ipertrofia Prostatica
- Glaucoma ad angolo chiuso
Gli SSRI sono controindicati in:
- gastriti ricorrenti non trattate
- ulcera peptica
135. Gestione della Depressione
D. Psicoterapia
Gestione psichiatrica
– componente essenziale di ogni approccio terapeutico
Psicoterapie specifiche per il trattamento della depressione
– IPT, cognitivo-comportamentale, loro evoluzioni
– orientate alla risoluzione della sindrome depressiva
Psicoanalisi
– orientata alla modificazione della personalità
– trascende la sintomatologia attuale
136. Psicoterapie cognitive, comportamentali ed
interpersonali nel trattamento ambulatoriale della
depressione
Brevi, standardizzate, specifiche
Le psicoterapie specifiche per la depressione sono
significativamente più efficaci di interventi di supporto
psicologico aspecifici
Non vi sono evidenze forti che alcuna delle forme di
psicoterapia specifica per la depressione sia superiore ad altre.
Le psicoterapie specifiche per la depressione sono risultate di
efficacia comparabile agli antidepressivi in trial clinici
randomizzati.
Inadeguate, da sole, al trattamento delle forme più gravi e
melanconiche
137. Psicoterapie psicodinamiche e
psicoanalisi
Originano dalla concettualizzazione della psicodinamica della
depressione di Freud, che attribuisce importanza fondamentale alla
relazione ambivalente con l’oggetto perduto che risulta in rabbia repressa
diretta contro il se, auto-critiche ed impulsi auto-distruttivi
In individui vulnerabili che sono eccessivamente sensibili alle perdite e
che usano la formazione reattiva e l’introversione dell’aggressione come
meccanismi di difesa per controllare gli impulsi aggressivi, il
riconoscimento e la modificazione di questi meccanismi psicodinamici è
di importanza centrale
Alcuni pazienti possono non avere, nelle prime fasi del trattamento della
depressione, le energie emotive o le capacità cognitive richieste da
trattamenti psicoterapici orientati all’insight. Questi trattamenti, se
indicati, possono essere intrapresi successivamente nel corso del
miglioramento.
138. • La psicoterapia può avere un ruolo nella terapia di
mantenimento, sola o associata agli antidepressivi, per
aiutare il paziente a gestire i problemi sociali ed
interpersonali che sono conseguenze o triggers della
depressione ricorrente (Weissman, 1994).
• I problemi psicosociali associati alla depressione (ridotta
capacità lavorativa, difficoltà coniugali e familiari,
problemi interpersonali) possono essere cause o
conseguenze della depressione.
• Nei pazienti con depressione ricorrente i problemi sociali
ed interpersonali associati alla depressione spesso non si
risolvono del tutto.
• La persistenza di questi problemi può scatenare episodi
successivi (Keller, 1992).
139. Antidepressivi o psicoterapia?
•
Alcuni pazienti apprezzano il trattamento psicoterapeutico e lo
preferiscono al trattamento farmacologico
•
Pazienti che non possono ricevere un trattamento farmacologico,
come ad es. le donne in stato di gravidanza, gli anziani, i pazienti che
non tollerano il trattamento farmacologico.
•
Il trattamento farmacologico è in generale più diffuso del trattamento
psicoterapico
•
Il trattamento farmacologico risponde a criteri di efficienza e consente
di gestire un numero più elevato di pazienti
•
L’efficacia delle psicoterapie è disomogenea e dipendente dalla
formazione e dalle caratteristiche personali dello psicoterapeuta.
•
Nelle forme più gravi e croniche di depressione la associazione tra
antidepressivo e psicoterapia è molto efficace
140. Ruolo dell’esercizio fisico
British Journal of Psychiatry 2002
Mather AS et al.
Effect of exercise on depressive symptoms in older adults
with poorly responsive depressive disorder
Conclusioni:
gli anziani depressi che rispondono scarsamente
alle terapie dovrebbero essere incoraggiati a fare attività
fisica
141. Gestione della Depressione
E. Supporto alla famiglia
La famiglia, soprattutto nelle forme più gravi di
depressione, è ampiamente coinvolta
Il cambiamento del comportamento del paziente crea
disagio e sofferenza, soprattutto se non è chiaro che è
dovuto ad una malattia
I familiari possono preoccuparsi molto
I cambiamenti e la assistenza la paziente possono logorare
emotivamente i familiari
Lo stress può creare in famiglia tensioni e conflitti che certamente
aggravano la malattia del paziente
142. •
•
•
•
Depressione nella medicina generale
1/20 visite per depressione
>100 pazienti depressi in carico a ciascun
MMG, la metà non riconosciuti come depressi
20% sviluppano depressione cronica
Perché i pazienti non parlano della loro
depressione:
–
–
–
–
Imbarazzo
Paura di annoiare il medico
Evitare lo stigma
Somatizzazione
Tratto da: Anthony S Hale. ABC of mental health:
Depression. BMJ, Jul 1997; 315: 43 - 46
144. 1. Alcol e sostanze
• La depressione può indurre abuso di sostanze come
tentativo di automedicazione
• L’abuso di sostanze (alcol, hashish, cocaina, altre droghe)
può a sua volta causare depressione, disforia, ansia e la
cosi detta “sindrome amotivazionale”
• Il concomitante abuso di sostanza può rendere la
depressione resistente ai trattamenti ed a cattiva prognosi
145. 2. Depressione e suicidalità
• Le idee di morte sono intrinseche alla psicopatologia
depressiva, caratterizzata da temi di colpa, indegnità,
rovina.
• Le idee di morte possono essere più o meno gravi
–
–
–
–
–
–
Sensazione che la vita non valga la pena di essere vissuta
Disinteresse per la vita e desiderio di morire
Idee di suicidio
Propositi di suicidio
Formulazione di piani di suicidio
Gesto suicidiario
146. Decorso dalla depressione
• Nella maggior parte dei casi la depressione compare dopo i
30 anni
• Un episodio depressivo spesso guarisce entro alcuni mesi,
soprattutto se adeguatamente curato
• Non è infrequente che ad un primo episodio depressivo ne
seguano altri
• In alcuni casi la depressione diviene cronica o sub-cronica
• Il trattamento adeguato e precoce migliora la prognosi
147. 3. Cronicità della depressione
• Un episodio singolo, di gravità moderata, in età adulta,
reattivo a situazioni stressanti, si risolve di solito
favorevolmente
• In alcuni pazienti l’episodio depressivo è seguito da
ulteriori episodi depressivi a distanza di alcuni mesi, ma
possono guarire completamente anche senza terapia di
mantenimento
• Altre volte la ricorrenza degli episodi depressivi richiede
una terapia di mantenimento di lunga durata
• In alcuni casi, infine, la depressione assume andamento
cronico
148. Fattori di rischio per la cronicità
•
•
•
•
•
•
Età avanzata
Persistenza di fattori stressanti
Abuso di sostanze
Non trattamento o trattamento inadeguato
Temperamento
Predisposizione biologica
150. LA MANIA
L’alterazione dell’umore in senso euforico o maniacale può
costituire un sintomo isolato nel contesto di diverse
situazioni cliniche, analogamente a quanto avviene per il
sintomo depressione, oppure rappresenta il parametro
fondamentale della Sindrome Maniacale.
151. Il soggetto avverte e riferisce una condizione di completo
benessere, assolutamente diversa da quella esperita
normalmente. La visione di sé e del mondo è improntata a
eccessivo ottimismo e superficialità nella valutazione dei
rischi con una immotivata ed abnorme stima di se stessi e
delle proprie capacità.
152. Anche la reattività dello stato d’animo all’ambiente è alterata
e il paziente fatica a percepire il contesto in cui si muove,
manca di empatia e tende a leggere le situazioni dal punto di
vista ridicolo e clownesco. Se contraddetto o ripreso per il
suo comportamento, ed è l’altro elemento peculiare, piuttosto
che adeguarsi si arrabbia e tende a diventare irritabile e
aggressivo.
153. CLINICA
Episodio Maniacale
Psicopatologia
1.
Descrizione generale AGITAZIONE, AFFACCENDAMENTO
ASPETTO VISTOSO E DISORDINATO,
ABBIGLIAMENTO VIVACE, TRUCCO
PESANTE
2.
Umore ed affettività
3.
Linguaggio
4.
Sensopercezione
5.
ELEVAZIONE UMORE
ESALTAZIONE, ECCITAMENTO
Pensiero
6.
DISTURBI FORMA PENSIERO
Coscienza e capacità cognitive
↓ CONCENTRAZIONE
↓ ATTENZIONE
↓ SONNO ↓APPETITO
154. CLINICA
Stadi della Mania (modificata da Carlson, Goodwi, 1973)
COMPORTAMENTO
Stadio I: aumento dell’attività psicomotoria e della
spinta a parlare; eccessivo spendere, fumare, telefonare.
Stadio II: agitazione psicomotoria, logorrea; occasionali
comportamenti aggressivi.
Stadio III: attività psicomotoria frenetica e spesso
bizzarra.
155. CLINICA
UMORE
Stadio I: Labile, prevale l’euforia; irritabilità se il
soggetto viene contrariato.
Stadio II: aumento della disforia e della irritabilità,
rabbia e ostilità manifeste.
Stadio III: chiaramente disforico; terrore, disperazione.
156. CLINICA
IDEAZIONE
Stadio I: contenuti di grandezza; ideazione coerente con
qualche deragliamento; accelerazione del corso del
pensiero.
Stadio II: fuga delle idee; disorganizzazione ideativa;
deliri.
Stadio III: incoerenza, lassità dei nessi associativi,
allucinazioni in un terzo dei pazienti; disorientamento
spazio-temporale; occasionali idee di riferimento.
157. CLINICA
Esordio
• Brusco: rapido sviluppo del quadro clinico completo;
più frequente quando l’episodio è precipitato da eventi
stressanti o uso di sostanze stimolanti (amfetamine,
cocaina).
• Graduale: si hanno sintomi prodromici quali lieve
iperattività, ridotto bisogno di sonno, sensazione di
energia e benessere, loquacità, coinvolgimento in vari
interessi, umore improntato in senso euforico, a tratti
irritabilità.Talora la critica è ridotta, ma sono
mantenuti buoni livelli di adattamento sociolavorativo.
Tratto da:Trattato Italiano di Psichiatria, Masson, Milano, 1999
158. CLINICA
• Sintomatologia: sono descritte diverse varietà
fenomeniche in base al prevalere di alcuni aspetti
sintomatologici (mania euforica, disforica, con
sintomi psicotici, con alterazioni psicomotorie, ecc.)
• Complicanze: abuso di alcolici, benzodiazepine,
stimolanti. Complicanze di natura medica
(disidratazione, squilibri idroelettrolitici, malattie
fisiche intercorrenti). Conseguenze legali
• Durata: Variabile da alcuni giorni a 3-4 mesi nelle
forme non trattate
Tratto da:Trattato Italiano di Psichiatria, Masson, Milano, 1999
159. CLINICA
IPOMANIA- DSM-IV (1994)
A) Un periodo definito di umore anormalmente e
persistentemente elevato, espansivo o irritabile, che dura
ininterrottamente per almeno 4 giorni e che è chiaramente
diverso dall’umore non depresso abituale
160. CLINICA
B) Durante il periodo di alterazione dell’umore, tre (o più) dei
seguenti sintomi sono stati persistenti e presenti ad un livello
significativo (quattro se l’umore è solo irritabile):
1. Autostima ipertrofica o grandiosità
2. Diminuito bisogno di sonno (per es. si sente riposato dopo
sole 3 ore di sonno)
3. Maggiore loquacità del solito, oppure spinta continua a
parlare
4. Fuga delle idee o esperienza soggettiva che i pensieri si
succedano rapidamente
161. CLINICA
5. Distraibilità (cioè l’attenzione è troppo facilmente deviata
da stimoli esterni non importanti o non pertinenti
6. Aumento dell’attività finalizzata (sociale, lavorativa,
scolastica o sessuale) oppure agitazione psicomotoria
7. Eccessivo coinvolgimento in attività ludiche che hanno un
alto potenziale di conseguenze dannose (per es. eccessi nel
comprare, comportamento sessuale sconveniente, investimenti
in affari avventati.
162. C) L’episodio si associa ad un chiaro cambiamento nel
modo di agire, che non è caratteristico della persona quando
è asintomatica.
D) L’alterazione dell’umore ed il cambiamento nel modo di
agire sono osservabili da altri.
E) L’episodio non è abbastanza grave da provocare un
marcata compromissione in ambito lavorativo o sociale o da
richiedere l’ospedalizzazione e non sono presenti
manifestazioni psicotiche.
F) I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di
una sostanza (per es. una droga di abuso, un farmaco o altro
trattamento) o ad una condizione medica generale (per es. ,
ipertiroidismo).
163. Condizioni organiche che possono determinare una
sindrome maniacale secondaria:
ENDOCRINOPATIE E
DISTURBI METABOLICI
• Morbo di Addison
• Morbo di Cushing
• Ipertiroidismo
• Stati carenziali (per es. B12)
• Dialisi
• Complicanze anestesia generale
MALATTIE INFETTIVE
• Influenza
• Sifilide
• Encefalite di St. Louis
• Encefalite Herpetica
• AIDS da HIV
MALATTIE NEUROLOGICHE
• Sindrome Lobo Temporale
• Sclerosi Multipla
• Corea di Huntington
• Epilessia
• Vasculopatia cerebrale
• Lesioni traumatiche emisfero dx
• Neoplasie
FARMACI O SOSTANZE
• Corticosteroidi, ACTH, tiroxina, Ldopa
• I-MAO, anticolinergici
• Alcool, allucinogeni, cocaina,
amfetamina
164. CLASSIFICAZIONE DEI DISTURBI DELL’UMORE
Disturbi Depressivi:
. Disturbo Depressivo Maggiore (episodio singolo)
. Disturbo Depressivo Maggiore (ricorrente)
. Disturbo Distimico
Disturbi Bipolari:
. Disturbo Bipolare I
. Disturbo Bipolare II
. Disturbo Ciclotimico
165. DIST
URB B OL
I IP ARI
DIST
URB B OL
O IP ARE I
Presenza di uno o più Episodi Maniacali.
Criteri per l’ Episodio Maniacale:
A) umore anormalmente e persistentemente elevato, espansivo o irritabile
della durata di almeno una settimana
B) durante il periodo di alterazione dell’ umore, almeno tre dei seguenti
sintomi sono stati persistenti e presenti a un livello significativo:
1) autostima ipertrofica o grandiosità
2) diminuito bisogno di sonno
3) maggiore loquacità del solito oppure spinta a continuare a parlare
4) fuga delle idee o esperienza soggettiva che i pensieri si succedano
rapidamente
5) distraibilità
166. 6) aumento dell’ attività finalizzata oppure agitazione psicomotoria
7) eccessivo coinvolgimento in attività ludiche che hanno un alto potenziale di
conseguenze dannose.
Tratto da:Trattato Italiano di Psichiatria, Masson, Milano, 1999
167. DIST
URB B OL
O IP ARE II
A) Presenza (anche in anamnesi) di uno o più Episodi Depressivi Maggiori.
B) Presenza (anche in anamnesi) di almeno un Episodio Ipomaniacale.
C) Non vi è mai stato un Episodio Maniacale o un Episodio Misto.
Tratto da:Trattato Italiano di Psichiatria, Masson, Milano, 1999
168. DIST B CICL IM
UR O
OT ICO
A) Presenza per almeno due anni di numerosi Episodi Ipomaniacali e di
numerosi periodi con sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per un
Episodio Depressivo Maggiore.
B) Durante questo periodo di due anni la persona non è mai stata senza i
sintomi del criterio A per più di due mesi alla volta.
C) Durante i primi due anni di malattia non è stato presente un Episodio
Depressivo Maggiore, Maniacale o Misto.
Tratto da:Trattato Italiano di Psichiatria, Masson, Milano, 1999
169. GL ST I M I
I AT IST
Si intendono quadri clinici caratterizzati dalla coesistenza di sintomi di
polarità opposte, maniacale e depressiva.
Criterio per l’ episodio misto:
A) devono risultare soddisfatti i criteri sia per l’ Episodio Maniacale che per
l’ Episodio Depressivo Maggiore per quasi tutti i giorni di almeno una
settimana.
Tratto da:Trattato Italiano di Psichiatria, Masson, Milano, 1999
171. EPIDEMIOLOGIA
- Prevalenza: il disturbo Bipolare si manifesta nella popolazione
Prevalenza
generale con una frequenza compresa tra lo 0.4 e l’1.2%.
- Distribuzione per sesso: contrariamente a quanto avviene per il
sesso
Disturbo Unipolare, quello Bipolare non mostra una preferenza per
sesso, e si manifesta con un rapporto di 1:1 tra femmine e maschi.
- Età di esordio: L’età di esordio del Disturbo Bipolare è precoce,
esordio
valutata in media intorno ai 30 anni. Esiste comunque una grande
variabilità intersoggettiva e ad età di esordio più precoci vengono
correlate generalmente una periodicità maggiore della malattia ed
una maggior frequenza di episodi maniacali.
- Familiarità: rischio di malattia per disturbo dell'umore nei
Familiarità
parenti di I e II grado è intorno al 20%, in particolare la presenza
di uno o entrambi i genitori affetti sembra giocare un ruolo
nell'anticipare l'età di esordio ed è associata ad un fenotipo clinico
più grave
172. EPIDEMIOLOGIA
- Relazioni con gli eventi di vita stressanti: E’ quindi anche difficile
stressanti
distinguere tra gli eventi che sono diretta ed immediata conseguenza
della mania da quelli cosiddetti fattori stressanti, che potrebbero
precedere come vero e propria causa principale o causa scatenante la
fase maniacale.
173. TRATTAMENTO
Gestione del paziente maniacale
•
•
•
•
•
Evitare contraddizioni dirette
Distrazione
Aiutare la consapevolezza di malattia
Evitare divisioni con lo staff nel piano terapeutico
Rimandare
• Terapie (stabilizzanti, antipsicotici, benzodiazepine)
174. Argomenti delle Lezioni
• Disturbi dell’Umore: Depressione e Disturbo Bipolare
• Abusi e Dipendenze
• Disturbi di Personalità
• Disturbi d’Ansia
• Disturbi del Comportamento Alimentare
• Suicidio e Violenze
• Psicofarmacologia
175. “ SI DEFINISCE DROGA OGNI SOSTANZA ,
NATURALE O ARTIFICIALE , CHE
MODIFICA LA PSICOLOGIA O L’ATTIVITA’
MENTALE DEGLI ESSERI UMANI ”
OMS 1967
CRITERI DI CLASSIFICAZIONE DELLE DROGHE
•GIURIDICI (Legali ed Illegali Art.14 del DPR 309/90)
•DI PERICOLOSITA’ (Leggere e Pesanti)
•DI PREPARAZIONE (Naturali, Semisintetiche e Sintetiche)
•FARMACOLOGICI (In base a struttura chimica e caratt.
farmacodinamiche)
176. Abuso di sostanze
Una modalità patologica d’uso della sostanza, che porta a
menomazione o a disagio clinicamente significativi con:
a- uso ricorrente della sostanza risultante in una incapacità ad
adempiere ai principali compiti connessi con il ruolo sul lavoro,
a scuola o a casa
b- uso ricorrente della sostanza in situazioni fisicamente
rischiose
c- ricorrenti problemi legali correlati alle sostanze
d- uso continuativo della sostanza nonostante ricorrenti o
persistenti problemi sociali o interpersonali causati o esacerbati
dagli effetti della sostanza.
177. Dipendenza da sostanze
Una modalità patologica d’uso della sostanza, che porta a
menomazione o a disagio clinicamente significativi
con:
1- tolleranza, come definita da ciascuno dei seguenti:
tolleranza
a- il bisogno di dosi notevolmente più elevate della
sostanza per raggiungere l’intossicazione o l’effetto
desiderato
b- un effetto notevolmente diminuito con l’uso
continuativo della stessa quantità di sostanza
2- astinenza, come manifestata da ciascuno dei seguenti:
astinenza
a- la caratteristica sindrome di astinenza per la
sostanza
b- la stessa sostanza (o una strettamente correlata) è
assunta per attenuare o evitare i sintomi di astinenza
178. 3- la sostanza è spesso assunta in quantità maggiori o per periodi
più prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto
4- desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o
controllare l’uso della sostanza
5- una grande quantità di tempo viene spesa in attività necessarie a
procurarsi la sostanza o a riprendersi dai suoi effetti
6- interruzione o riduzione di importanti attività sociali , lavorative
o ricreative a causa dell’uso della sostanza
7- uso continuativo della sostanza nonostante la consapevolezza di
avere un problema, persistente o ricorrente, di natura fisica o
psicologica, verosimilmente causato o esacerbato dalla sostanza.
179. • Dipendenza fisica: sviluppo di tolleranza (tendenza
fisica
all’aumento delle dosi) e di sd da astinenza.
• Sindrome da astinenza: segni e sintomi che insorgono dopo
astinenza
la brusca sospensione dell’uso della sostanza. I sintomi
tendono ad essere opposti rispetto a quelli che sono prodotti
dalla esposizione acuta alla sostanza
– causa di ricaduta a breve termine e di comportamenti
compulsivi alla ricerca della sostanza
• Craving (dipendenza psicologica): intenso desiderio di
riesperire gli effetti di una sostanza psicoattiva. Si definisce
craving il desiderio irresistibile, intrusivo di assumere una
sostanza, che comporta la perdita di controllo e la messa in
atto di una serie di azioni tese alla sua soddisfazione
– causa di ricaduta dopo lungo periodo di astinenza
180. Fattori che possono influenzare l’abuso di sostanze
•
•
•
•
•
•
Fattori socio culturali, costi e reperibilità della sostanza
Legalità/sanzioni sul suo utilizzo
Età (giovani 13-29 anni sono a maggiore rischio)
Sesso maschile
Coetanei che ne facciano uso
Fattori inerenti la personalità dell’ individuo possono avere
influenza nel modo in cui un soggetto è capace di far fronte
(coping) all’ assuefazione (addiction) e nella modalità con cui
egli/ella può cercare aiuto
181. Doppia diagnosi
• Tipo I: Disturbo psichiatrico Abuso di sostanze
– Autoterapia ?
• Tipo II: Abuso di sostanze Disturbo psichiatrico
– Danno sul SNC (acuto, cronico)
• Tipo III: Copresenza dei due aspetti che hanno
un’eziologia indipendente
182. Alcolismo secondario
(= alcool come automedicazione)
Quadri acuti di alcolismo
Dipendenza da alcool
Evoluzione uguale all’alcolismo primario
184. Alcolismo
Cenni storici (1)
L’alcol rappresenta la più diffusa sostanza d’abuso
La natura multiforme degli effetti dell’alcool già noti nell’antichità
presso molti popoli (sumeri, i babilonesi e gli egiziani). La cultura
ebraica rimanda a Noè il primo caso di ubriachezza e di derisione da
parte dei figli
L’attenzione ai danni d’organo che derivano dall’assunzione di
alcolici: primi decenni del XIX secolo, iniziata per motivazioni non
sanitarie ma per l’effetto sui livelli di produzione
La diagnosi di alcolismo, nel senso assunto dalla medicina moderna:
Magnus Huss “Alcholismus chronicus” definiva il disturbo nel suo
duplice versante fisico e psichico
Deprimenti
Oppiacei
Benzodiazepine
Etanolo
185. Alcolismo
Cenni storici (2)
Da allora si sono alternate concezioni contrapposte rigidamente, ora medico
biologiche, che riducevano l’alcolismo ad una patologia d’organo
consegnandolo alle competenze del medico internista, ora etico morali che
lo sottraevano all’area medica per attribuirlo a quello della devianza sociale
come è stato per tutto il perido del proibizionismo
Con i primi anni ’60 si è assistito ad un rapido quanto rigido recupero del
modello medico di malattia
La nosografia psichiatrica americana, che classicamente si fa risalire al
DSM I (1952), inizialmente classificò l’alcolismo tra i disturbi di personalità
considerandolo un sottotipo della personalità sociopatica
E’ con il DSM III (1980) ed il DSM III R (1987) che i disturbi da abuso di
sostanze, tra i quali rienta anche l’alcolismo nelle sue varie forme, vengono
separati dei disturbi di personalità e posti su un asse diverso (De Jong et al.
1993) e viene accolta la distinzione tra dipendenza ed abuso
186. Alcolismo
Epidemiologia e prevenzione dell’alcolismo
•
•
•
L’epidemiologia dell’alcolismo risente di alcuni peculiari problemi
metodologici riguardanti la forma e la qualità della rilevazione, la
specificità e la sensibilità degli strumenti impiegati e il tipo di
campionamento effettuato
Nel nostro paese il consumo di alcool inizia generalmente attorno ai
15 anni, e successivamente diventa regolare attorno ai 18 anni. In
questa fascia della popolazione solo il 2 % ammette di aver bevuto
eccessivamente fino all’ubriachezza almeno una volta negli ultimi tre
mesi
Per quanto riguarda la Dipendenza alcolica la percentuale di
popolazione affetta da questo disturbo si aggira attorno al 10-15%
(8-10% maschi; 2-5 % femmine)
187. Uso di alcool
Ambiente
Individuo
- genetica
- personalità
- famiglia
- lavoro
- abitudini
Abuso di alcool
Dipendenza alcolica
- cultura
- religione
- informazione
- legislazione
- economia
188. Alcolismo
DISTURBI DA USO DI ALCOOL
Abuso
Dipendenza
DISTURBI INDOTTI DALL’ALCOOL
Acuti:
• Intossicazione
• Delirium tremens
Cronici:
• Demenza persistente
• Disturbo amnestico persistente
• Disturbo psicotico indotto
• Disfunzione sessuale indotta
• Disturbo del sonno indotto
189. PIU’ FREQUENTI DISTURBI SOMATICI
DA ABUSO DI ALCOOL
Disturbi neurologici • Tremori fini, > evidenti alle estremità degli arti
• Dolorabilità alla compressione dei tronchi
nervosi
• Polinevrite alcolica
Disturbi dell’apparato • Esofagite da reflusso
gastrointestinale
• Gastrite
acuta
• Duodenite
Disturbi epatici
emorragica
cronica
• Steatosi
• Epatite alcolica
• Cirrosi epatica
Disturbi pancreatici
• Pancreatite
acuta
subacuta
acuta
cronica
190. Sindromi neurologiche nell’etilismo
• Intossicazione acuta
Ebbrezza alcolica
• Sindromi da astinenza Epilessia alcolica
Delirium Tremens
• Sindromi
carenziali
secondarie
A. Sd. di Wernicke-Korsakoff
B. Neuropatia periferica
C. Neuropatia ottica
D. Encefalomieloneuropatia
pellagrosa
• Sindromi
associate
A. Atrofia cerebellare
B. Malattia di Marchiafava-Bignami
C. Mielinolisi centrale del ponte
D. Demenza alcolica
• Sindrome feto-alcolica
193. Delirium tremens
Il delirium è una sindrome mentale organica caratterizzata da
disturbi globali della sfera cognitiva (attenzione, pensiero,
memoria, orientamento, percezione) e con alterato stato di
coscienza, agitazione o ritardo psicomotorio.
coscienza
psicomotorio
Disturbi psichici
• disturbo di coscienza di tipo confuso-onirico
• disorientamento rispetto all’ambiente
• zoopsie (macrozoopsie e microzoopsie)
• delirio professionale
Disturbi somatici
• tremore a scosse ampie
• sudorazione profusa
• ipertermia
194. Monitoraggio
•
•
•
Regolare registrazione dei parametri vitali
Controllo ematologico periodico
RX torace (frequente complicanza del delirium sono i focolai
broncopneumonici e le polmoniti ab ingestis)
Strategie di gestione
•
•
Posizionare il paziente in ambiente tranquillo, ben arieggiato e poco
luminoso
Fornire al paziente punti di riferimento costanti
Terapia farmacologica
•
•
•
•
•
•
•
Benzodiazepine EV
Antipiretici centrali
Abbondante idratazione parenterale
Correzione degli eventuali squilibri elettrolitici o glicemici
Ipotensivi se necessari
Antibiotici di copertura
Complessi vitaminici (tiamina)
195. Alcolismo
Disturbi più frequentemente complicati da alcoolismo
Disturbo d’ansia:
Disturbo d’ansia generalizzata
Disturbo da attacchi di panico
Fobia sociale
Disturbi dell’umore
Depressione maggiore ricorrente
Distimia
Disturbi psicotici
Schizofrenia
196. Benzodiazepine
• Gruppo più ampio di sostanze di cui si fa un cattivo utilizzo
• In particolare lorazepam e diazepam, solitamente a partire da
legali prescrizioni del medico o da furti nelle farmacie
• Possono essere assunte singolarmente come sostanza di scelta
oppure per potenziare l’effetto degli Oppioidi.
• Fenomeni di tolleranza alle benzodiazepine si possono
verificare con dosaggi giornalieri crescenti di 50-100 mg di
diazepam
Deprimenti
Oppiacei
Benzodiazepine
Etanolo
197. Benzodiazepine
Sindrome da astinenza
• dopo appena 3 settimane di uso continuativo
• circa 1/3 di coloro che ne fanno un utilizzo abituale
• Clinica:
– ↑ ansia
– ipersensibilità alla luce ed ai rumori
– occasionali convulsioni
– allucinazioni
– confusione mentale
• A seconda dell’emivita del farmaco i sintomi iniziano da 1 a 5
giorni dopo l’ ultima dose assunta, hanno un culmine dopo 10
giorni e scompaiono dopo una sei settimane.
198. Oppiacei
• Producono un sentimento di piacere intenso ma fugace. I
sintomi legati all’astinenza da Oppioidi cominciano poche
ore dopo l’ultima dose, raggiungono il culmine dopo due o
tre giorni e scompaiono nell’arco di una settimana.
• L’eroina esiste come polvere miscelata (tagliata) con altre
sostanze tra cui chalk o lattosio in polvere.
• Può essere sniffata ("snorting"), mangiata, fumata
("chasing the dragon"), inoculata sotto cute ("skin
popping"), o iniettata per via endovenosa ("mainlining").
• Pasticche intere possono essere polverizzate e poi iniettate
Deprimenti
Oppiacei
Benzodiazepine
Etanolo
199. Oppiacei
VIE DI ASSUNZIONE DELL’EROINA
• INIETTATA
• INALATA
Sniffare eroina
(figura riprodotta con
il permesso del soggetto
rappresentato)
• FUMATA
"Chasing the dragon“ fumo di eroina
(foto riprodotta con il permesso del soggetto)
200. Oppiacei
Intossicazione da oppiacei
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Iniziale euforia seguita da apatia e disforia
Rallentamento psicomotorio
Sonnolenza
Difficoltà a parlare, parola abburattata
Deficit attentivi, mnesici e di giudizio
Scarsi sintomi psichiatrici
Rari agitazione, aggressività, disturbi del comportamento
Miosi pupillare
Vomito e stipsi
201. Oppiacei
Astinenza da oppiacei
« Avevo un freddo bestiale. Stavo guardando una scatola. Improvvisamente
mi ballò sotto gli occhi la scritta della scatola. Erano i colori che brillavano
di un forte pazzesco e mi facevano male agli occhi. Era soprattutto un rosso
che mi faceva paura…Adesso c'era di nuovo questo rosso aggressivo su
questa dannata scatola. La mia bocca era piena di saliva. La ingoiavo ma mi
tornava subito. Era come se ritornasse su. Poi la saliva scomparve e mi
venne una bocca secca e appiccicosa. Tentai di bere qualcosa. Ma non
funzionò. Tremavo dal freddo finché a un certo punto mi venne un gran
caldo tanto che mi colava il sudore. Svegliai Detlef e gli dissi: "Mi sta
succedendo qualcosa". Detlef mi guardò in faccia e disse: "Hai le pupille
grosse quanto due piattini". Stette a lungo in silenzio e poi disse piano: "E
così, ragazza mia, anche tu sei arrivata".
Descrizione della prima crisi d'astinenza di Christiane F. in “Noi, i ragazzi
dello zoo di Berlino”
202. Oppiacei
Astinenza da oppiacei
• Sindrome intensa e di lunga durata (6-12 h dopo ultima dose,
picco dopo 2-3 giorni, risoluzione in 7-10 giorni)
–Umore disforico
–Nausea / Vomito
–Dolorabilità muscolare, crampi
–Rinorrea, lacrimazione
–Midriasi, piloerezione, sudorazione
–Diarrea
–Sbadigli
–Febbre
–Insonnia
• Terapia dell’astinenza:
utilizzo di farmaci oppiacei usati inizialmente a dosaggi sufficienti a
controllare l’astinenza e successivamente a dosi a scalare.
Farmaco d’elezione: metadone
203. Oppiacei
Complicazioni nell’utilizzo endovenoso
• Scadente tecnica nel praticare l’ iniezione
– Cellulite
– Ascessi
– Tromboflebiti
– Punture arteriose
– Trombosi venose profonde
• Scambio di aghi/siringhe
– Epatite B e C
– HIV o AIDS
• Contaminanti della sostanza
– Overdose
– Ascessi
– Gangrena
– Trombosi
204. Oppiacei
Il rischio maggiore dell’ uso e.v. è
l’ OVERDOSE che può essere accidentale o
deliberata
La morte per overdose può essere rapida
un’ overdose dovrebbe essere sospettata in ogni
paziente con “pinpoint pupils” (pupille miotiche, a
capocchia di spillo!) e depressione respiratoria
L’iniezione immediata di un antagonista degli
oppioidi (Naloxone, Narcan ®) può salvare la vita!
207. Allucinogeni
Definite anche psichedeliche o psicomimetiche
Classificazione
•Naturali:
– Psilocibina (funghi)
– Mescalina (cactus)
•Di sintesi:
–Dietilamide dell’acido lisergico (LSD)
–Ketamina
–Fenciclidina
Manifestazioni: perdita di contatto con la realtà, sensazione
di aumento/espansione della coscienza, allucinazioni
Meccanismo d’azione: sconosciuto, probabilmente implicato
principalmente il sistema serotoninergico
Dipendenza ed abuso: rari
Allucinogeni
LSD
Mescalina
208. Allucinogeni
Intossicazione
1.
Descrizione generale
2.
Umore ed affettività
3.
Linguaggio
4.
Sensopercezione
5.
Pensiero
Attivazione del SNV: tachicardia, midriasi,
sudorazione, tremore
Intensificazione soggettiva delle percezioni
(colori più vivaci, profumi intensi)
Fenomeni di sinestesia
Depersonalizzazione o derealizzazione
Illusioni o allucinazioni prev. visive
Alterazione della percezione spazio e tempo
idee di riferimento o franca ideazione paranoide
6.
Coscienza e capacità cognitive
7.
Insight
recupero mnesico di esperienze
passate: nascita
210. Psicostimolanti
Classificazione
•
•
Naturali: cocaina
Di sintesi: amfetamine quali destroamfetamina, metamfetamina,
metilfenidato
Manifestazioni: sostanze euforizzanti, energizzanti e socializzanti
(effetti simili ma meno intensi e più prolungati con le amfetamine)
Via di somministrazione: usualmente le amfetamine vengono assunte in cpr
mentre la cocaina viene inalata (anche e.v. o fumo)
Rischi per la salute: eventi cardiaci e cerebrovascolari (vasocostrizione ?),
aritmie, miocardiopatia da uso protratto, crisi comiziali, perforazione del
setto nasale
211. Psicostimolanti
Meccanismo d’azione degli psicostimolanti
• La cocaina blocca il reuptake
presinaptico di:
– Dopamina
– Serotonina
– Noradrenalina
• Induce la liberazione di
dopamina dei neuroni dell’area
ventrale tegmentale del sistema
limbico (n. accumbens).
• Le amfetamine inducono il
rilascio di catecolamine (spt
dopamina) dalle terminazioni
presinaptiche
212. Psicostimolanti
Cocaina
•Via di somministrazione:
–
–
–
–
ingerita: foglie o pasta di coca
iniettata: da sola o insieme ad eroina ("speedballing")
inalata: "snow“
fumata: come "crack“, cocaina nella sua forma base ed è fumata per
la velocità e l’ intensità dei suo effetti psico- attivi
•Manifestazioni: gli effetti stimolanti ("rush") sono avvertiti entro
pochi secondi di fumo di crack, raggiungono il culmine in 1-5 minuti e si
dissolvono dopo circa 15 minuti.
La cocaina fumata produce dipendenza fisica con “craving”: lo stato di
astinenza si caratterizza per depressione e letargia seguite da “craving”
crescente, che può durare fino a tre mesi
•Overdose: può provocare morte per infarto miocardico,
ipertermia o aritmie ventricolari
213. Psicostimolanti
Amfetamine
• Le anfetamine causano uno stato di iperattività, tachicardia, midriasi, e
fini tremori.
• Gli effetti durano circa tre o quattro ore dopo le quali gli utilizzatori
diventano stanchi, ansiosi, irritabili ed irrequieti.
• Alte dosi ed utilizzo cronico possono produrre psicosi con idee
paranoidi, allucinazioni ed iperattività.
• Può verificarsi inoltre Dipendenza fisica ed al termine di un utilizzo
prolungato si possono avere profonda depressione e passività
• Le Amfetamine erano ampiamente prescritte negli anni sessanta: la più
comune fonte di consumo è costituita da polvere di solfato di
amfetamina, che può essere presa per bocca, sniffata o per iniezione
intravenosa.
214. Psicostimolanti
Il fenomeno delle droghe sintetiche
(designer drugs)
• Sono legate al mondo del
divertimento
• Vengono assunte allo
scopo di intensificare le
sensazioni individuali,
favorire le relazioni e
superare le inibizioni
• Poliabuso
• Uso occasionale (fine
settimana)
215. Psicostimolanti
EFFETTI PSICOLOGICI
• Eccitamento / effetti
psichedelici
• Euforia, fiducia,
spensieratezza
• Affabilità, felicità,
accondiscendenza
• Apertura mentale, loquacità
• Alteraz. sensopercezione
• Aumento del sentimento di
intimità con gli altri
ECSTASY
(MDMA)
Entactogeni
Letteralmente "sostanze che
toccano dentro", cioè capaci di
aumentare la capacità di
autoanalisi e di introspezione,
altrimenti definite, come nel caso
dell'ecstasy, "empatogene", vale
a dire in grado di generare
empatia.
217. Psicostimolanti
Intossicazione
1.
Descrizione generale
Iperattività,
agitazione
psicomotoria,
disorganizzazione, ipervigilanza, insonnia
Segni e sintomi da attivazione del SNV:
ipertensione,
tachicardia,
midriasi,
sudorazione, ↓ della fame
esaltazione, euforia, ↑ autostima, irritabilità,
Nei casi più gravi: sintomi maniacali, dist. del
comportamento (impulsività)
2.
Umore ed affettività
3.
Linguaggio
4.
Sensopercezione
5.
Pensiero
6.
Coscienza e capacità cognitive
Miglioramento delle capacità
mentali e fisiche, no fatica
218. Psicostimolanti
Astinenza da psicostimolanti
•
•
•
•
•
Deflessione del tono dell’umore, disforia, depressione
Apatia, scarsa spinta a fare le cose, stanchezza
Ipersonnia, letargia
Aumento dell’appetito
Nei casi più gravi: idee suicidiarie
• La sindrome (crash) può durare anche diversi giorni in
relazione all’uso della sostanza
• E’ particolarmente forte nei soggetti che assumono cocaina
(inizio rapido, picco dopo 2-3 giorni, poi 1 settimana)
219. Psicostimolanti
Dist. psichiatrici da uso di psicostimolanti
• Delirium da intossicazione
– Dosi elevate, breve periodo, poliabuso, danno SNC
• Disturbo psicotico
– Delirio paranoide, allucinazioni uditive e visive, sensazione
di avere insetti sotto la cute, comp. bizzarri ed aggressivi
• Disturbo dell’umore
– Sintomi ipomaniacali e depressivi
• Disturbo d’ansia
– Crisi di ansia acuta, attacchi di panico, sint. ossessivi
220. Sostanze volatili
• colle (le più comuni)
• gas carburanti
• agenti per la pulizia
• diluenti per vernici e correttoriaerosols
Principale modalità: attività di gruppo giovanili;
coloro che ne abusano da soli hanno disturbi psichiatrici più severi e maggiore
bisogno d’aiuto
Manifestazioni: assimilabili a quelli dell’alcool
intossicazione con iniziale euforia seguita da disorientamento, visione offuscata,
instabilità nella marcia, linguaggio farfugliato, atassia e sonnolenza
Rischi: soffocamento
circa 300 giovani muoiono ogni anno per l’ uso di sostanze volatili
222. Cannabinoidi
• Il cannabinoide che è stato identificato come responsabile
primario degli effetti psicoattivi della cannabis è il delta-9tetraidrocannabinolo (THC)
• I cannabinoidi hanno effetti diversi sul cervello tra cui è
preminente l’azione sui recettori cannabinoidi CB1 e CB2
che si trovano diffusi nel sistema nervoso centrale.
• I ligandi endogeni per questi recettori si comportano come
neurotasmettitori
• Inducono rilassatezza, piacevole senso di euforia, lieve
compromissione cognitiva
• No marcata dipendenza fisica e sindrome da sospensione
223. Cannabinoidi
Intossicazione
1.
Iperemia congiuntivale, secchezza delle fauci,
Descrizione generale tachicardia, aumento dell’appetito
Alterazione delle abilità motorie (di lunga
durata)
2.
Umore ed affettività
Senso di rilassamento, euforia
Bad trip: ansia, reazione paranoide transitoria
3.
Linguaggio
colori più brillanti, intensificazione degli stimoli
depersonalizzazione o derealizzazione (alte dosi)
4.
Sensopercezione
5.
Pensiero
6.
Coscienza e capacità cognitive
Notas do Editor
L’esame delle condizioni mentali è la parte della valutazione clinica che descrive l’insieme complessivo delle osservazioni e impressioni relative al paziente psichiatrico durante l’intervista. È importante che anche in assenza dello specialista chi vede per primo la persona in esame sia in grado di fare una prima valutazione della natura e nella gravità dei sintomi psicopatologici, anche per accertare se può rappresentare un pericolo per sé stessa e per gli altri.
L’esame dello stato mentale deve comprendere le seguenti categorie di informazioni.
DESCRIZIONE GENERALE
Aspetto: consiste nella descrizione dell’aspetto e dell’impressione fisica complessiva trasmessa all’interlocutore dal paziente. Tale descrizione comprende la struttura somatica, la postura, la cura di sé, dei capelli e delle unghie, l’igiene personale, l’abbigliamento. Il paziente può risultare di aspetto sano e curato, o trascurato, ammalato, senile o giovanile, etc…
Comportamento e attività psicomotoria: descrive gli aspetti sia qualitativi che quantitativi del comportamento motorio del soggetto, in quanto espressione a livello motorio e comportamentale dei vari aspetti della vita psichica - motivazione, impulsi, scopi, istinti, bisogni, desideri, sentimenti, volontà - dell’individuo. Comprende la valutazione della gestualità (tic, manierismi), il rallentamento psicomotorio, l’iperattività e l’irrequietezza, i movimenti ripetitivi o bizzarri.
Atteggiamento nei confronti della situazione e dell’interlocutore: nell’interazione durante l’intervista il paziente può risultare collaborante, amichevole, attento, seduttivo, difensivo, perplesso, ostile, distaccato, sospettoso, etc…
Impulsività: ridotta capacità di controllo su atti motori e comportamenti espressione del mondo affettivo-pulsionale. Porta ad azioni improvvise, imprevedibili, spesso senza controllo, che posso essere autoaggressive e eteroagressive. Si trova in schizofrenia, Epilessia e Disturbi del controllo degli Impulsi (Disturbo esplosivo intermittente, cleptomania, tricotillomania, piromania, impulso al gioco d’azzardo patologico)
Eccitamento Psicomotorio: aumentata attività psicomotoria iperattività inconcludente, legata a tensione, agitazione. Può variare da una lieve irrequietezza a gravi crisi pantoclastiche. L’eccitamento può essere di natura maniacale, catatonica o confusionale.
Rallentamento Psicomotorio: riduzione dell’attività motoria e cognitiva con rallentamento dei movimenti, del pensiero, del linguaggio. Si trova in corso di sindromi depressive, schizofrenia e disturbi psicorganici gravi.
Arresto psicomotorio (stupor) = assenza di reazione agli stimoli a coscienza integra. Il paziente si presenta muto, immobile senza controllo sfinterico. Si parla di arresto catatonico in corso di schizofrenia e di arresto melanconico se si verifica durante la depressione.
Catatonia: arresto psicomotorio con inconsapevolezza dell’ambiente circostante. In corso di schizofrenia cronica si realizza con il mantenimento di rigidità muscolare contro mobilizzazione e di pose statuarie. Schizofrenia , psicorganici
Negativismo: resistenza sul piano motorio alla mobilizzazione, resistenza alla richiesta di eseguire un compito. Viene definito negativismo attivo qualora venga compiuta l’azione contraria (“disobbedienza patologica”). Si verifica in corso dischizofrenia, depressione grave, quadri psicorganici.
Manierismo: movimenti eseguiti in modo caricaturale, artificioso, eccessivo, sia mimici, gestuali che comportamentali. In sindromi schizofreniche.
Stereotipie: comportamenti ripetitivi senza finalità, verbali grafici, motori. In sindromi schizofreniche.
Acatisia: soggettiva sensazione di tensione muscolare irrequietezza, bisogno di alzarsi, camminare. Può verificarsi come effetto avverso in corso di terapia con neurolettici.
Distonia: contrazioni lente e persistenti del tronco, degli arti. Distonie tardive da neurolettici
Astasia-abasia: deambulazione alterata, bizzarra con movimenti normali da seduti e a letto. In Disturbo da conversione.
Tics: movimenti involontari, rapidi, brevi, ripetitivi, senza scopo dei muscoli mimici, del collo – ammiccamento, scuotimenti del capo.
2. UMORE ED AFFETTIVITA’
Umore: stato emotivo generalizzato e persistente, soggettivamente vissuto, riferito dal soggetto e osservato dagli altri. Tra le più importanti specifiche dell’umore troviamo:
eutimico: umore che varia nell’ambito della normalità;
esaltato: consiste in un umore più allegro del normale, come dimostrato anche da atteggiamento di fiducia in sé stessi e di piacere;
espansivo: espressione senza limitazione dei sentimenti da parte del soggetto, con eccessiva valutazione del significato e dell’importanza di sé stessi;
depresso: riduzione patologica del tono dell’umore;
disforico: umore alterato in senso depressivo con agitazione e irritabilità.
L’umore può essere inoltre labile, cioè fluttuare e presentare rapide oscillazioni tra l’euforia, la depressione o l’ansia.
B. Affettività: disponibilità individuale a rispondere con modificazioni soggettive affettivo-emotive a eventi sia esterni che interni. E’ l’espressione delle emozioni come percepita dall’esaminatore dall’espressione facciale del soggetto. Comprende la quantità e la variabilità del comportamento espressivo. Comprende l’espressione verbale (prosodia), la mimica, la gestualità, il comportamento motorio e le manifestazioni neurovegetative. L’affettività può essere o meno congrua con l’umore.
Si può presentare:
appropriata (detta anche ampia o completa): condizione in cui il tono emozionale è in armonia con l’idea, il pensiero e le parole che l’accompagnano, vi sono variazioni appropriate dell’espressione facciale, del tono della voce, della gestualità e dei movimenti corporei rispetto all’intero insieme delle emozioni;
inappropriata: disarmonia tra il tono emozionale e l’idea, il pensiero e le parole che l’accompagnano;
coartata: grave riduzione dell’intensità e della gamma delle risposte emotive;
ristretta o limitata: diminuzione dell’intensità dei toni dei sentimenti, meno grave rispetto all’affettività coartata, ma chiaramente ridotta;
appiattita: assenza o quasi di qualsiasi segno di espressione affettiva, con mimica assente e tono di voce monotono.
L’affettività può essere labile in caso si susseguano rapidi e improvvisi cambiamenti del tono, oscillanti tra i due estremi.
Distinzione tra normalità e patologia: attributi che li rendono estranei alla comprensione del sentimento comune
quantitativamente eccessivi
durata eccessiva
indipendenti dagli accadimenti esterni
presenza di “fissità” per impossibilità a modulare lo stato sulla base delle variazioni della realtà
caratterizzati da una particolare qualità del vissuto
accompagnati da segni e sintomi vegetativi, somatici, cognitivi
3. LINGUAGGIO
Riferendosi in tale sezione alle caratteristiche fisiche, il linguaggio può essere definito in termini di quantità, velocità di produzione, tono di voce e qualità.
Logorrea: eloquio abbondante ma coerente e logico, spesso difficile da interrompere;
Povertà di linguaggio/espressiva: riduzione dell’eloquio spontaneo, in cui le risposte sono brevi e pressochè monosillabiche;
Mutismo: Assenza totale di comunicazione verbale
Disprosodia: perdita della normale cadenza del linguaggio
Balbuzie: contrazioni spastiche toniche e/o cloniche della muscolatura fono-respiratoria che rendono difficile l’espressione verbale
4. SENSOPERCEZIONE
Processo mentale nel quale gli stimoli sensoriali sono portati a livello di coscienza, riconosciuti, confrontati con altri, collocati in parametri temporali e spaziali, e quindi interpretati.
I disturbi della sensopercezione possono essere dovuti ad alterazione della quantità (come le iperstesie o le ipoestesie) e più interessanti dal punto di vista psichiatrico i disturbi della qualità della senso-percezione. In particolare distinguiamo:
Illusioni: percezioni alterate di uno stimolo sensoriale reale, che viene involontariamente trasformato e dà origine ad un percepito differente.Tipica è la possibilità della correzione
Tipi:
- Illusioni fisiologiche integrative
I. da disattenzione, affaticamento: si verifica quando prestiamo poca attenzione a stimoli che provengono dall’ambiente (Esempio: qualcuno ci sta parlando e tendiamo a completare le parole o le frasi che abbiamo ascoltato poco attentamente; nel leggere non facciamo caso agli errori di stampa)
- Illusioni olotimiche o affettive: la percezione della realtà viene alterata dalle emozioni che la persona sta provando in quel momento (Esempio: sto camminando di notte in un bosco e ho paura. Questa emozione mi fa interpretare le ombre che vedo, come se fossero mostri o animali)
- Illusioni paraeidoliche: di fronte ad una realtà poco definita, incompleta, poco illuminata, entra in azione la fantasia che, utilizzando elementi ed immagini interne alla psiche della persona, elabora in modo fantastico lo stimolo sensoriale ricevuto (Esempio: guardando le nuvole, ne interpreto le forme come figure fantastiche).
Pseudo-allucinazioni: Immagini interne, rappresentazioni e non vere percezioni, indipendenti dalla volontà e avvertite come estranee. Provenienti dalla mente tali immagini sono collocate nello spazio soggettivo interno e non vengono proiettate nello spazio esterno,
Concettualemente sono collocabili tra rappresentazioni mentali normali ed allucinazioni vere e proprie
Allucinosi: percezioni allucinatorie elementari e poco strutturate. Più spesso uditive, sono associate ad abuso cronico di alcool e si manifestano con un sensorio lucido e con conservata capacità di critica
Di particolare interesse per la psicopatologia psichiatrica sono le allucinazioni.
Le allucinazioni consistono nella falsa percezione sensoriale non associata a stimoli esterni reali: il soggetto vede immagini, sente suoni, avverte odori, sapori e sensazioni tattili che gli altri non percepiscono, in assenza dei corrispondenti stimoli esterni.
Si verificano in diverse condizioni: disturbi organici cerebrali, disturbi della coscienza, schizofrenia, disturbi psicotici, disturbi affettivi con sintomi psicotici, disturbi dissociativi con sintomi psicotici, da uso di sostanze.
Non tutte le allucinazioni vengono considerate patologiche. Ad esempio le allucinazioni che insorgono all’addormentamento (ipnagogiche) e al risveglio (ipnopompiche) sono fenomeni transitori fisiologici che vengono criticate al termine dell’episodio.
Distinguiamo diverse allucinazioni in base al canale sensoriale.
- Uditive: sono le più comuni allucinazioni che si manifestano nei disturbi psichiatrici. Possono essere semplici, ovvero suoni o rumori (disturbi organici) o complesse: voci (disturbi psicotici, schizofrenia, disturbi affettivi, disturbi dissociativi) che possono essere bisbigliate, sussurrate, imperative, di commento, colloquio di voci, eco di pensiero o musica (disturbi organici). Le tematiche che esprimono le voci sono diverse a seconda della patologia all’interno cui si manifestano: minaccia, pericolo nella schizofrenia, espansività, grandezza durante l’eccitamento maniacale e colpa e accusa in caso di depressione psicotica.
- Visive: possono essere costituite da immagini elementari (bagliori, corpi luminosi) o da figure e scene complesse (figure, scene). Tipicamente zooptiche in corso delirium tremens o di uso cronico di cocaina. In:
Più frequentemente si manifestano in corso di disturbi di origine organica, possono verificarsi anche in caso di psicosi acute, schizofrenia, delirium, disturbi affettivi e dissociativi.
- Olfattive e gustative: vengono percepiti odori e sapori, si solito sgradevoli. In crisi parziali complesse temporali, schizofrenia, disturbi organici cerebrali
- Somatiche: possono essere superficiali, con una falsa percezione di sensazione tattile o di superficie (idriche, termiche, tattili o aptiche) o viscerali o cenestetiche, con la sensazione infondata di un’alterazione dello stato di parti del corpo. Esempi di questo tipo di allucinazione sono la sensazione di bruciore nel cervello, di pressione nei vasi sanguigni e di essere tagliati nel midollo osseo, o mancanza di organi e deformità.
In base alla coerenza con lo stato affettivo possono essere definire congrue o incongrue all’umore.
5. PENSIERO
Il pensiero racchiude le facoltà più superiori e la capacità critica per cui una persona, a partire da un problema o da un compito, è in grado di relazionarsi con la realtà, derivare concetti dal contatto con la realtà e produrre giudizi sulla realtà attraverso un flusso di idee, simboli e associazioni diretto a uno scopo. Nella sua analisi si distingue quella della forma e del contenuto, attualizzati ed espressi in comunicazione.
L’analisi della forma del pensiero comprende le modalità strutturali e formali con i quali i contenuti vengono codificati e trasmessi in un contesto comunicativo. Schematicamente le alterazioni della forma del pensiero vanno ad intaccare la quantità e la velocità dei contenuti ideativi, la coerenza dei nessi associativi e l’espressione attraverso il linguaggio per cui se in condizioni normali il pensiero è caratterizzato da un flusso di idee che fluisce ordinatamente da una premessa (A) ad una conclusione (B) passando attraverso alcuni concetti intermedi (C,…), in caso di disturbi formali del pensiero tale flusso viene alterato.
Accelerazione: Disturbo formale del pensiero nel quale i processi associativi si svolgono con maggiore rapidità e con facilitazione accentuata a scapito dell’efficacia comunicativa: le idee si susseguono con maggior rapidità a scapito dell’efficacia comunicativa. In questo contesto aumenta la produzione, i legami associativi divengono marginali. Si può manifestare in forma lieve in caso di euforia o ansia, mentre in forma grave nella fase maniacale del disturbo bipolare.
In casi estremi si manifesta come fuga delle idee, in cui domina la logorrea con un costante passaggio da un’idea a un’altra, mentre le associazioni sono guidate da criteri di somiglianza, assonanza, rima.
Esempio:D. Cosa l’ha spinta a venire qui? R. Sono venuto a piedi. Ma mi sono fatto male mentre facevo jogging. Lei crede che il jogging mi faccia male? Forse non serve per l’infarto, l’aspirina funziona meglio. Però non mi vanno le droghe. Droga e violenza vanno insieme.
Rallentamento: Disturbo formale del pensiero in seguito al quale i processi associativi si svolgono con un’accentuata lentezza, bassa produttività e ridotta efficacia comunicativa.
Esempio: D. Cosa l’ha spinta a venire qui? R. Non so…(pausa)…Forse…(pausa)…Sto male…(pausa)…Non so…(pausa)…Sto male…(pausa)…
In condizione estrema si può arrivare al blocco che consiste nell’arresto brusco e inaspettato dell’eloquio, a cui sottende un probabile arresto del flusso associativo, di solito accompagnato dall’impossibilità di recuperare i pensieri precedenti il blocco. Il rallentamento si può trovare in caso di depressione maggiore, disturbi organici tossici, metabolici, endocrini e nell’ oligofrenia.
Impoverimento: Disturbo formale del pensiero in seguito al quale l’ideazione e quindi l’eloquio sono solitamente scarni e ridotti sia dal punto di vista quantitativo (contenuti) che qualitativo (modalità formali dell’espressione). A causa della sua indeterminatezza il pensiero fornisce poche informazioni.
Circostanzialità: Disturbo formale del pensiero in seguito al quale i contenuti di coscienza sono comunicati in modo indiretto, ridondante, ripetitivo e stereotipato.
Tangenzialità:Disturbo formale del pensiero in seguito al quale un soggetto risponde ad una precisa domanda in maniera solo marginalmente collegata al tema.
Esempio: D. Che cosa l’ha spinta a venire qui?
R. Ho questa sensazione. E’ sempre presente. E’ tutto il rumore che mi circonda. Si immagina come ci si sente quando si diffonde ovunque? All’inizio era sul posto di lavoro. Poi nel vicinato. E adesso sembra che sia quasi dappertutto.
Deragliamento: Deviazione graduale o improvvisa del corso del pensiero senza blocco, in cui i collegamenti associativi tra le varie unità ideative appaiono alterati e mal decodificabili. In condizione estrema le idee vengono associate casualmente in quella che viene definita insalata di parole.
Esempio: D. Che cosa l’ha spinta a venire qui?
R. Ne ho parlato con i vicini e hanno cominciato a… (pausa). Nessuno dovrebbe sostenere il sindaco.
Illogicità: Disturbo formale del pensiero in seguito al quale i processi ideativi non permettono di giungere a conclusioni decifrabili secondo le regole della logica comunemente usata.
Esempio: D. Che cosa l’ha spinta a venire qui?
R. L’Occidente. Tutto quello che dal caldo va verso il freddo. Io sono alla deriva. Una gran bella giornata! L’auto è parcheggiata fuori.
Perseverazione: Disturbo formale del pensiero in seguito al quale il paziente ripete in maniera stereotipata parole, idee, soggetti pur avendoli enunciati poco prima
Assonanze: in tale disturbo le parole vengono scelte in funzione del loro suono anziché del loro significato. Rientrano in questa categoria anche i giochi di parole e il parlare in rima.
Ecolalia:Ripetizione psicopatologica di parole o frasi pronunciate da altri, spesso con tono derisorio, ironico o sarcastico. Va tenuta distinta dalla perseverazione, che rappresenta invece la ripetizione di parole o idee proprie.
Neologismo: parola nuova prodotta dal paziente, spesso attraverso la combinazione di sillabe di altre parole, che assume significato solo per chi la pronuncia.
Il contenuto del pensiero si riferisce a ciò che realmente il soggetto sta pensando: idee, opinioni, preoccupazioni, ossessioni.
Il contenuto del pensiero si riferisce a ciò che realmente il soggetto sta pensando: idee, opinioni, preoccupazioni, ossessioni.
Il Delirio è un’idea falsa e immodificabile basata su erronee inferenze riguardanti la realtà esterna, fortemente sostenute contrariamente a quanto tutti gli altri credono e a quanto costituisce prova ovvia e incontrovertibile. Tale errata convinzione, non correggibile mediante il ragionamento non è soggetta a critica e non condivisa da altre persone appartenenti allo stesso gruppo culturale. Il delirio può essere un sintomo di disturbi organici (come demenza ed epilessia temporale), di disturbi deliranti, schizofrenia, sindromi schizoaffettive, disturbi dell’umore sopratutto sindromi depressive gravi e mania.
Il delirio può essere classificato in base a diversi aspetti.
In base allo stato di coscienza il delirio può essere confuso o lucido, in base alla struttura in cui le idee sono organizzate può essere definito elementare, quando gli spunti deliranti sono scarsamente elaborati mentre è sistematizzato quando le idee vengono ben strutturate e articolate in un sistema complesso attorno ad un singolo evento o tema (ad esempio il soggetto è perseguitato dalla CIA, dall’FBI, etc…).
Il delirio può essere poi primario nel caso in cui le idee deliranti siano indipendenti da altre esperienze psichiche ed estranee al contesto esperienziale ed affettivo. Possiamo distinguere in questo contesto le percezioni deliranti, in cui viene attribuito un significato delirante ad una percezione reale corretta, le rappresentazioni deliranti in cui a una rappresentazione, ricordo della vita, viene attribuito un significato nuovo ed abnorme e le intuizioni deliranti una comprensione nuova ed immediata che compare nella mente come una illuminazione con totale certezza soggettiva senza rapporto con la realtà percettiva. Si parla invece di deliri secondari quando le idee deliranti sono comprensibili in rapporto ai contenuti esperienziali ed affettivi.
In base alla coerenza con l’umore si definisce congruo, ovvero con contenuto appropriato all’umore, o incongruo all’umore, in cui il contenuto del delirio non ha associazione con l’umore oppure è neutrale rispetto ad esso.
Delirio Di Persecuzione = erronea convinzione di essere oggetto di persecuzioni, inganni, molestie. Il paziente si sente spiato, seguito, controllato e oggetto di complotti, macchinazioni, affermazioni denigratorie e calunnie.Tra I deliri di persecuzione un esempio specifico è il delirio di veneficio, in cui il soggetto crede di essere avvelenato.
Solitamente tali deliri sono altamente strutturati attorno a un tema fisso, in cui il soggetto è al centro dell’idea delirante (autocentrismo). E’ tipico di schizofrenia e disturbo delirante cronico.
Delirio di Riferimento: erronea convinzione che il comportamento degli altri abbia riferimenti a sè stessi, che gli eventi, gli oggetti e le altre persone abbiano un particolare e insolito significato allusivo alla propria persona, di solito con connotazione di ostilità,minaccia, pericolosità.
Delirio di Rivendicazione o Querulomane = convinzione di aver subito una ingiustizia con conseguente ricerca di riparazione per via legale o con comportamenti antisociali
Delirio di Influenzamento o di Controllo = convinzione di essere oggetto di azioni esterne che controllano la mente, il corpo e la volontà.
Si distinguono in particolare:
Inserimento del pensiero: i contenuti di pensiero sarebbero inseriti nella mente del soggetto ad opera di altre persone o forze; Furto del pensiero: il pensiero sarebbe stato rubato dalla mente del soggetto con finalità ostili;
Trasmissione del pensiero: i pensieri, ricordi, sentimenti non resterebbero più confinati nella propria intimità ma pubblicamente conosciuti in quanto possono essere sentiti dagli altri, come se fossero trasmessi attraverso l’aria;
Controllo del pensiero: i pensieri sarebbero controllati da altre persone o forze.
In schizofrenia
Delirio di Colpa, di Indegnità, di Rovina: il paziente si sente responsabile di danni e sciagure, indegno di essere considerato una persona o si accusa di aver condotto la famiglia alla rovina economica. L’entità del vissuto di colpa discordante con i fatti riferiti
Delirio di Negazione o Nichilista = il paziente ha convinzione di non esistere (di essere già morto) o che una parte del proprio corpo non esista più (ad es.il cervello) oppure è convinta che il mondo o le altre persone non esistano. Pertanto è un delirio Auto-Eterocentrico.
Entrambe queste forme di delirio si possono verificare in corso di disturbi depressivi, schizofrenia o disturbi organici.
Delirio di Grandezza = abnorme narcisistica amplificazione del sentimento del Sé e della sua proiezione all’esterno. Il paziente si sente ricco, potente, al disopra di tutti, capace di compiere imprese eccezionali, investito di poteri sovrannaturali, può impersonificare personaggi famosi. E’ una forma di delirio autocentrico.
Si ritrova in corso di eccitamento maniacale, delirio cronico e sindromi organiche (lue terziaria).
Alcuni esempi sono il delirio genealogico, in cui il paziente ha la convinzione di essere di nobile stirpe e quello erotomanico, nel quale ritiene di avere attrattive fuori del comune, oggetto di corteggiamenti e proposte a sfondo sessuale, e seconda la quale qualcuno sarebbe profondamente innamorato del paziente.
Delirio di Gelosia = convinzione irriducibile dell’infedeltà affettiva e sessuale del proprio partner. Caratteristiche tipiche di un delirio di gelosia sono la ricerca continua ed ossessionante di prove e di indizi, la tendenza a dare un significato di prova a fatti e osservazioni obiettivamente irrilevanti, la totale impossibilità ad accettare un possibile dubbio anche di fronte ad ogni evidenza contraria. Delirio autocentrico.
Delirio Mistico = Il soggetto può riferire comunicazioni telepatiche dirette e privilegiate con Dio o di essere egli stesso parte della divinità, messaggero o incaricato di Dio e comportarsi come tale. In altri casi può sostenere di essere la nuova incarnazione di Cristo, oppure di avere avuto le stimmate e così via.
Delirio Ipocondriaco: convinzione di soffrire di una malattia incurabile che sfugge agli accertamenti, in assenza di alterazioni o lesioni clinicamente obiettivabili.
Delirio di trasformazione corporea: convinzioni di trasformazione di parti o di tutto il corpo
Delirio di trasformazione cosmica: convinzione di immediato e globale cambiamento del mondo
Delirio metempsicosico: convinzione di vivere reincarnato nel corpo di un altro
Pensiero dominante: tipo di pensiero in cui alcuni contenuti prendono il sopravvento sugli altri occupando la maggior parte della produzione ideativa.
Idea Prevalente: polarizzazione del contenuto del pensiero su una particolare idea che assume priorità rispetto ad altre in rapporto alla carica affettiva. A seconda del grado di persavità le idee prevalenti possono essere normali o patologiche. Esempio di idee prevalenti attive sono le convinzioni politiche, scientifiche mentre quelle passive sono correlati ad eventi disturbanti es esami, interventi
In disturbi di personalità e depressione.
Pensiero ossessivo: persistenza patologica, contro la volontà del soggetto, di idee di vario contenuto, formalmente corrette, avvertite come disturbanti del processo ideativo e del comportamento. In altre parole il paziente tra le ossessioni più frequenti vi sono quelle di non poter fare a meno di essere ammalati o contagiati o di poter contagiare le altre persone, l’avere continui dubbi anche sulle cose semplici, avere continuamente paura di poter fare del male ad altre persone o di pronuniciare oscenità, isnulti o parole blasfeme, il preococcuparsi continuamente di poter avere impulsi sessuali proibiti o violenti. In risposta alle ossessioni spesso vengono messe in atto delle Compulsioni, ovvero comportamenti ripetitivi eseguiti seguendo certe regole. Se il soggetto tenta di procrastinare l’impulso di eseguire tali azioni viene investito da un’ansia crescente che termina con lo svolgimento della stessa. Le più frquenti compulsioni riguardano il lavarsi o il pulire l’ambiente, il controllo delle porte, serrature, rubinetti, luci, lo scrivere e il riscrivere continuamente, eseguire movimenti con significato scaramantico, il ripetere continuamente frasi o parole, il rimettere a posto continuamente e secondo regole prefissate determinati oggetti. In Disturbo ossessivo-compulsivo
La Fobia è una paura patologica persistente, irrazionale, esagerata e invariabile di alcuni tipi di stimoli e situazioni e comporta un desiderio irresistibile di evitare lo stimolo temuto. Si definisce specifica quella fobia circoscritta a un oggetto o ad una situazione definita.
Con questa parte dell’esame delle condizioni mentali si cerca di valutare il livello di coscienza e le capacità cognitive quali l’attenzione, la memoria, l’intelligenza, l’orientamento.
La coscienza è lo stato di consapevolezza di se stessi, del proprio mondo interno, del proprio corpo e dell’ambiente esterno.
Componenti del fenomeno coscienza:
- funzione integrativa istantanea di tutte le attività cerebrali motorie e sensoriali che risultano pertanto coordinate e focalizzate al fine di ottenere comportamenti adattativi.
Garantisce processi di giudizio, discriminazione, scelta e il collocamento delle esperienze nell’ambito di un corretto orientamento temporale e spaziale.
Presuppone vigilanza, attenzione, memoria ed è influenzata dall’affettività e dall’orientamento del pensiero.
Si analizzano:
l’ampiezza del campo di coscienza: numero di contenuti consapevoli presenti in quel momento
lucidità dello stato di coscienza: chiarezza e precisione dei contenuti osservabili coscientemente
orientamento nel tempo: capacità di collocare correttamente in parametri temporali, spaziali e personali i contenuti di coscienza
Ampliamento dello stato di coscienza: sentimento soggettivo di maggiori capacità intellettive e mnesiche. In stati tossici da psicostimolanti ed episodi maniacali.
Alterazione ipnoide della coscienza: innalzamento della soglia di coscienza, con conservazione della capacita di discriminare sé dal mondo esterno - ottundimento, sopore. Normale nell’addormentamento, patologie organiche.
Alterazione crepuscolare della coscienza = restringimento del campo di coscienza solo ad alcuni eventi, idee, temi affettivi, con compromissione del contatto con la realtà ad insorgenza improvvisa e rapida risoluzione. In reazioni da stress o gravi eventi traumatici, traumi cranici, epilessia temporale, disturbi dissociativi.
Alterazione onirica della coscienza: destrutturazione con perdita della capacità di discriminare tra realtà e fantasia. In stati confusionali su base organica o stati confusionali psicotici - maniacali, melanconici, schizofrenici.
Alterazione oniroide della coscienza: abbondante produzione delirante, allucinatoria, percepita dal paziente mescolata ad esperienze di realtà.
Stato di coscienza dell’Io o esperienza dell’Io: a coscienza lucida la persona sente e vive come proprie le personali percezioni, azioni, pensieri o sentimenti.
- modalità in virtù della quale l’Io prende coscienza di sé stesso
- attraverso questo processo esperienziale l’individuo diviene cosciente della propria persona
Si compone di 4 aspetti:
coscienza dell’attività = l’individuo riconosce come propri i vari accadimenti psichici - “sono io che parlo, ascolto”
coscienza dell’unità = tutti gli accadimenti sono riconosciuti espressione di un nucleo unitario - “sono sempre io, mi riconosco”
coscienza dell’identità = si riconosce uguale a se stesso nel continuum della vita mentale - “non sono cambiato, sono uguale a prima”
coscienza della diversità = si riconosce distinto e delimitato dal mondo esterno e dagli altri, consapevolezza dei confini dell’io
Tra i disturbi della coscienza dell’Io e dell’esperienza dell’Io vi è la depersonalizzazione = a coscienza lucida, esperienza di distacco e di estraneità come se fosse perso l’usuale sentimento di familiarità che si ha verso se stessi ed il mondo esterno, associate a tonalità affettiva angosciante.
- del proprio mondo interno = autopsichica
- del corpo = somatopsichica
- del mondo esterno = allopsichica o derealizzazione
Si verifica in caso di stati tossici (allucinogeni), disturbi cerebrali organici, epilessia temporale, disturbi d’ansia, depressioni, sindromi schizofreniche, disturbo di depersonalizzazione.
L'attenzione è un processo cognitivo che permette di selezionare stimoli ambientali, ignorandone altri. La memoria è una funzione generale che permette di focalizzare volontariamente o involontariamente uno stimolo proveniente dalla memoria o dalla percezione sensoriale, che consente di mantenere nel tempo e spostare flessibilmente tale focus.
Attenzione Selettiva = attenzione che consente la selezione di alcune informazioni con l’esclusione di altre
Attenzione Sostenuta o concentrazione = capacità di mantenere nel tempo la focalizzazione
Attenzione Divisa = attenzione distribuita su più canali o compiti eseguiti contemporaneamente
Disturbi Quantitativi
- Aprosessia: perdita. In demenza
- Ipoprosessia: riduzione. In caso di ridotta vigilanza, disturbi organici, disturbi dell’umore (depressione grave), schizofrenia, oligofrenia, disturbi dissociativi.
- Iperprosessia: eccessivo aumento dell’ attenzione. In disturbi organici, epilessia, da sostanze, disturbo d’ansia (fobia, disturbo ossessivo compulsivo), ipomania, mania.
Alterazioni Qualitative
- Distrazione: incapacità a focalizzare stabilmente l’attenzione, deviazioni su stimoli irrilevanti. In ridotta vigilanza nel bambino, ritardo mentale, mania.
- Astrazione: focalizzazione su un solo oggetto restringimento dell’attenzione su una piccola parte del campo di coscienza. In depressione e schizofrenia.
Deficit dell’Attenzione Primario: Disturbo da Deficit dell’Attenzione dell’Infanzia (ADHD) si manifesta con distraibilità, impulsività, iperattività.
Deficit di Attenzione Secondario: in Disturbo d’ansia, Disturbo dell’umore, Schizofrenia.
La memoria è quella funzione della psiche che permette di fissare ed immagazzinare i dati con la facoltà di poterli riportare alla coscienza localizzandoli spazio-temporalmente. Costituisce una funzione fondamentale della mente per lo svolgimento di altre funzioni superiori(percezione, riconoscimento, linguaggio, pianificazione, soluzione di problemi).La memoria è articolata in diverse componenti:
Memoria Sensoriale: è parte del processo di percezione che permette l’elaborazione dell’informazione a livello corticale. Fissa per tempi brevissimi inferiori al secondo informazioni sensoriali visive (Memoria sensoriale iconica), uditive (Memoria sensoriale ecoica), olfattive, etc…
Memoria a Breve Termine – MBT: sistema che consente di conservare una quantità limitata di nuove informazioni per un tempo molto breve dell’ordine di secondi. In essa la traccia mnesica rispecchia fedelmente l’originale. Span = numero massimo di informazioni che può essere trattenuto per un breve periodo di tempo.
Memoria a Lungo Termine – MLT: Sistema che consente di conservare un numero illimitato di informazioni per tempi lunghi teoricamente per tutta la vita. La traccia mnesica è una rielaborazione dell’originale, frutto della integrazione con le conoscenze possedute. E’ una rappresentazione
Le alterazioni della memoria posso riguardare la quantità dei ricordi o la qualità edgli stessi.
I termini ipermnesia e ipomnesia indicano rispettivamente l’aumento o l’indeboliment delle capacità mnesiche.
Con il termine amnesia si intende un disturbo della memoria caratterizzata da incapacità parziale o totale nella fissazione o nella rievocazione dei ricordi.
In base all’inizio del disturbo l’amnesia può essere anterograda, retrograda o retro-anterograda. L’amnesia anterograda consiste in una perdita di memoria riguardante gli eventi che si verificano dopo che si è manifestato l’agente o la condizione eziologica, con incapacità di acquisire e registrare nuove informazioni (“amnesia di fissazione”). Nell’amnesia retrograda la perdita di memoria riguarda gli avvenimenti accaduti prima dell’evento patogeno, con incapacità di rievocare engrammi che già facevano parte del patrimonio mensico (“amnesia di rievocazione”). Qualora questi due disturbi siano associati, allora si parla di amnesia retro-anterograda. L’amnesia retrograda può essere globale, quando si estende a tutto il passato, lacunare quando è limitata a periodi circoscritti.
In base alla fenomenologia intrinseca della lacuna mnesica l’amnesia può essere “semplice” quando interessa indistintamente i vari tipi di ricordi per un periodo più o meno esteso, “elettiva”/”selettiva” quando si riferisce specificamente a un determinato materiale mnemonico (es. una lingua straniera), “sistematizzata” quando la lacuna di engrammi non si riferisce a un determinato periodo quanto piuttosto ad un tema fondamentale con i suoi vari correlati (vengono cancellati tutti i ricordi riguardanti determinati fatti o persone). Esempio di amnesia sistematizzata sono le amnesie psicogene, che per lo più si riferiscono ad eventi di grande pregnanza emotiva ed affettiva e si osservano talvolta nella patologia isterica.
Le paramnesie sono disturbi qualitativi della memoria in cui i ricordi subiscono una deformazione del loro contenuto, del loro significato e della loro collocazione spazio temporale. Possono consistere in una alterazione della localizzazione nel tempo e nel quadro spaziale di engrammi realmente fissati (c.d. illusioni della memoria o allomnesie) per cui i ricordi emergono incompleti, inadeguati o falsati. Sebbene si osservino anche in condizioni normali, uno stato affettivo alterato e particolari contenuti di pensiero possono essere parte in causa nel determinare le ambiguità rievocative. Le pseudoamnesie (o allucinazioni della memoria) consistono invece nella creazione di rappresentazioni ed idee che vengono vissute come ricordi personali. Le pseudoamnesie comprendono i falsi riconoscimenti, in cui l’errore risiede nel riconoscere come ricordo una situazione mai sperimentata. Rientra in questa categoria il fenomeno del déjà vu o del déjà vécu, ovvero un disturbo nel quale il sentimento di familiarità che un soggetto associa normalmente con le esperienze passate viene provato anche in rapporto ad un evento sperimentato per la prima volta. Al contrario, il fenomeno del jamais vu si presenta quando il paziente sperimenta di nuovo un evento che sa di aver già vissuto in precedenza a cui non viene associato il sentimento di familiarità che sarebbe appropriato. Il déjà vu e il jamais vu sono esperienze normali e comuni che si osservano anche nei normali stati di stanchezza e intensa emozione, ma possono anche essere sintomi della schizofrenia o dell’epilessia del lobo temporale. Tra le pseudoamnesie si annovera inoltre il falso ricordo, una produzione compensatoria di fatti immaginari e fantastici in soggetti con gravi lacune mnemoniche tra cui si annoverano le confabulazioni, falsi ricordi creati da un’attività fantastica indipendente dal tono affettivo o da un tema delirante. La confabulazione patologica, contrapposta a quella infantile in cui il mondo concreto viene caricato di significati immaginari, consiste nella falsificazione della memoria che si verifica in rapporto con un disturbo amnesico di origine organica.
I disturbi dell’orientamento sono tradizionalmente divisi secondo tempo, spazio e persona. I disturbi si manifestano in quest’ordine (cioè il senso del tempo è compromesso prima di quello dello spazio); analogamente con il miglioramento del paziente il disturbo regredisce nel senso inverso.
Disorientamento nel tempo: chiedere giorno della settimana e data (giorno, mese ed anno)
Disorientamento nello spazio: ogni persona dovrebbe essere in grado di riconoscere il luogo in cui si trova e comportarsi di conseguenza.
Disorientamento verso le persone: chiedere alla persona se conosce i nomi e il ruolo di persone presenti (ad esempio un familiare o un amico, un medico o un infermiere).
L’intelligenza è l’insieme delle capacità operative che consentono di capire, ricordare, utilizzare ed integrare costruttivamente le conoscenze precedenti e gli elementi del pensiero attuale al fine di affrontare e risolvere situazioni nuove mentre il patrimonio intellettivo è l’insieme delle conoscenze apprese
Le condizioni preliminari che permettono all’intelligenza di esercitare la sua funzione sono altre capacità quali la percezione, l’attenzione, la memoria e il linguaggio.
Patrimonio intellettivo
Oltre a una prima valutazione durante il colloquio psichiatrico può essere eseguita una Valutazione Psicometrica, ovvero lo studio statistico delle differenze individuali nell’eseguire una serie di compiti per i quali si ritiene necessaria una attività intellettiva attraverso delle scale. Tra queste ricordiamo la scala d’Intelligenza per Adulti - WAIS-R (Wechsler 1981) che esprime il livello di intelligenza in punti QI = rapporto tra età mentale ed età cronologica (90-110 range di normalità).
In psichiatria si considerano psicopatologici i quadri di diminuzione quantitativa dell’intelligenza, che si estrinsecano nelle forme di ritardo mentale e la demenza. Seppure classicamente il difetto intellettivo permanente sia messo in rapporto ad un disturbo organico, disturbi delle prestazioni intellettive, di tipo transitorio, possono affondare le loro radici in vari altri processi causali come assenza di esperienze (deprivazione psico-sociale), alterato contatto con la realtà (psicosi) e disturbo dell’umore che altera percezione, attenzione, motivazione (malattia depressiva).
L’insight è il grado di consapevolezza e di comprensione che il soggetto ha di essere ammalato.
Riassumendo i principali livelli di insight sono i seguenti:
1. Completa negazione della malattia.
2. Scarsa consapevolezza di essere ammalati e di aver bisogno di aiuto, ma nello stesso tempo negazione.
3. Consapevolezza di essere ammalato ma colpevolizzazione degli altri, di fattori esterni o di fattori organici
4. Consapevolezza che la malattia è dovuta a qualcosa di sconosciuto nel paziente.
5. Insight intellettivo: il soggetto ammette di essere ammalato e che i sintomi e o insuccessi nell’adattamento sociale sono dovuti ai propri sentimenti irrazionali o ai propri disturbi, ma non è in grado di applicare questa consapevolezza alle esperienze future.
6. Insight emozionale vero: consapevolezza emozionale dei motivi e dei sentimenti nel paziente e nelle persone importanti della sua vita, che può condurre a modificazioni di base del comportamento.
L’umore, che abbiamo definito come un’emozione pervasiva e duratura che colora la percezione che il soggetto ha del mondo. I disturbi dell’umore comprendono diversi complessi sintomatici, primariamente organizzati nella contrapposizione antichissima tra depressione e mania. I parametri di base su cui si fonda la loro classificazione sono periodicità e polarità; la polarità indica l’alternanza lungo uno spettro emotivo tra stati depressivi e, all’opposto, stati euforici, la periodicità è riferita alle fluttuazioni temporali di questi disturbi, che passano da fasi acute della durata di alcuni mesi a fasi di cosiddetta normotimia di variabile durata.
In funzione del criterio di polarità i disturbi dell’umore sono suddivisi, nel DSM-IV, in due categorie principali: il Disturbo Unipolare (UP), in cui i pazienti sperimentano soltanto il polo depressivo e il Disturbo Bipolare (BP) in cui i pazienti sperimentano in diversi momenti sia il polo depressivo sia il polo maniacale.
I disturbi dell’umore rappresentano oggi uno dei più importanti problemi di salute pubblica. Stime recenti affermano tuttavia che meno di un terzo delle persone che soffrono di disturbi dell’umore giunge all’osservazione del medico sebbene queste condizioni psicopatologiche, anche nelle forme più lievi, possano determinare alti livelli di sofferenza soggettiva, compromissione del ruolo sociale e familiare, graduale deterioramento della qualità di vita e condurre a gravi complicanze, come l’abuso di alcool e di sostanze stupefacenti, fino nei casi più seri al suicidio.
L'attuale nosografia identifica due forme principali di disturbo dell’umore, il Disturbo Bipolare (BPD) e il Disturbo Depressivo Maggiore (MDD), la cui prevalenza si attesta rispettivamente all’ 1% e 10%.
La malattia unipolare nella popolazione generale si assesta tra la popolazione generale circa al 10%, con un rapporto maschi:femmine di 1:2. E’ altresì vero che quella di disturbo depressivo unipolare è la meno stabile tra le diagnosi appartenenti allo spettro dei disturbi dell'umore. Gran parte dei disturbi bipolari infatti esordiscono con un episodio depressivo e solo successivamente manifestano la polarità maniacale.
La prevalenza nella popolazione generale del disturbo bipolare è stimata tra lo 0.4% e l'1.2% nel corso della vita ed il rapporto tra maschi e femmine è di 1:1.
Sebbene il termine depressione sia largamente utilizzato a livello colloquiale per descrivere quegli stati emozionali caratterizzati da tristezza, abbattimento e pessimismo, questi non qualificano necessariamente una persona come avente una malattia o un disturbo psichiatrico. La depressione è infatti caratterizzata dall'associazione di un tono dell'umore abnormemente basso in modo duraturo e di sintomi che causino interferenza significativa sulla capacità funzionale dell'individuo.
I sintomi dell’episodio depressivo sono associati a rilevanti alterazioni biologiche. Nella depressione è stata osservata una disregolazione di diversi sistemi trasmettitoriali del SNC, includenti noradrenalina (NA), serotonina (5HT), acetilcolina (ACH), acido gamma-amino-butirrico (GABA) e dopamina (DA).
Il sistema serotoninergico centrale ha un ruolo importante nella regolazione del sonno, dell’appetito, delle attività sessuali, del dolore e dei ritmi circadiani, funzioni tutte profondamente alterate nella depressione.
Anche le funzioni ipotalamiche sono alterate nella depressione, con disfunzioni neuroendocrine a carico di ormoni tiroidei, corticosteroidi, prolattina, ormone somatotropo e melatonina. Clinicamente è di frequente riscontro, nella depressione, un ipotiroidismo subclinico e una risposta anomala al test di soppressione al desametazone. (La somministrazione di desametazone inibisce la produzione di cortisolo attraverso un meccanismo di feedback negativo sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Nei pazienti depressi la somministrazione di desametazone comporta una insufficiente soppressione).
I pazienti con depressione presentano anche significative alterazioni del sonno. L’esame polisomnografico mostra che molti parametri del sonno sono alterati nella depressione: ridotta latenza REM, aumentata densità REM, anomala distribuzione circadiana del sonno REM, riduzione del sonno ad onde lente.
Per parlare di depressione maggiore deve manifestarsi almeno uno tra umore depresso e perdita di piacere e interesse per tutte, o quasi, le attività. Una riduzione della stima di sé e della fiducia in sé stesso e una visione del futuro triste e pessimistica accompagnano la flessione del tono dell’umore.
Dal punto di vista psicomotorio si può trovare rallentamento e mancanza di energia o viceversa agitazione, in genere accompagnata da ansietà e irritabilità.
Si possono presentare inoltre una riduzione della concentrazione e della memoria, sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati, che spesso conducono a idee di morte più o meno strutturate.
Possono essere coinvolti anche la sfera dell’appetito, che può aumentare o diminuire, e il ritmo sonno-veglia con insonnia o ipersonnia.
Per quanto riguarda i numeri del Disturbo Depressivo Maggiore, si tratta di è una delle maggiori cause di malattia in tutto il mondo, colpendo in tutto il mondo 121 milioni di persone.
La prevalenza lifetime della depressione si assesta in Italia 10%, ovvero una persona su 10 nel corso della propria vita soffrirà di un episodio depressivo. Nella più recente indagine dell’OMS si assestava al 3°posto come causa di malattia a livello mondiale e prima nei paesi più industrializzati, ed è destinata a diventare 2^ solo all’HIV entro il 2030. Tutto questo si riflette in elevati costi, oltre che umani anche economici.
Valutazione di altre possibili Condizioni responsabili della Sindrome Depressiva:
Sindrome Depressiva meglio attribuibile ad altro Disturbo Psichico (o sempre appartenente alla sfera dei disturbi dell’umore o ad altro ambito)
Sindrome Depressiva come manifestazione diretta di una Condizione Medica Generale
Sindrome Depressiva come manifestazione diretta dell’uso/abuso di una sostanza
Nel valutare le severità e la pericolosità di una sindrome depressiva, e quindi anche nel pianificarne il trattamento, il numero e le severità dei sintomi depressivi non rappresentano l’unico elemento di osservazione.
Va tenuto conto anche della entità delle limitazioni funzionali associate, delle risorse di cui il paziente può disporre per fare fronte alla condizione depressiva, della persistenza dei eventuali fattori stressanti, della condizione sociale e relazionale del paziente e della personalità premorbosa.
In particolare nelle persone anziane è spesso difficile determinare se i sintomi cognitivi sono meglio giustificati da una demenza o da un Episodio Depressivo Maggiore che può essere associato a sintomi di deficit della memoria, a difficoltà di pensiero e di concentrazione, e a una complessiva riduzione delle facoltà intellettive, quindi con sintomi sovrapponibili a quelli della demenza.
La diagnosi differenziale può essere particolarmente ardua. I soggetti a volte dimostrano bassi livelli di prestazione ai tests neuropsicologici e agli esami dello stato mentale.
Essa si basa su un’accurata anamnesi (precedenti episodi depressivi, lutti recenti) ed un attento rilievo di eventuali segni indicativi di uno stato depressivo (sentimenti di tristezza e di inadeguatezza, disturbi del sonno, diminuzione dell’appetito, perdita di interessi, agitazione, apatia, irritabilità).
Questa diagnosi differenziale può essere chiarita da vari elementi, come una completa valutazione delle condizioni cliniche e delle modalità di insorgenza del disturbo, la sequenza cronologica dei sintomi depressivi e cognitivi, il decorso della malattia, la storia familiare, e la risposta al trattamento.
Lo stato premorboso del soggetto può aiutare a differenziare la “pseudodemenza” (cioè, i deficit cognitivi dovuti all’Episodio Depressivo Maggiore) dalla demenza. Nella demenza vi è generalmente una storia premorbosa di declino delle funzioni cognitive, mentre il soggetto con un Episodio Depressivo Maggiore ha una probabilità molto maggiore di presentare uno stato premorboso relativamente normale e un brusco declino delle funzioni cognitive associato alla depressione. Se il clinico stabilisce che una demenza e un Disturbo Depressivo Maggiore sono entrambi presenti, con eziologie indipendenti, dovrebbero essere fatte entrambe le diagnosi.
La gestione della depressione si compone di un insieme di interventi sia di ordine biomedico che psicosociale.
L’integrazione di informazione, semplici interventi di supporto psicologico ed un corretto trattamento farmacologico ha effetti sinergici e non soltanto additivi.
Nei casi più severi il programma terapeutico si amplia, per il necessario coinvolgimento della famiglia. In questi casi può essere opportuna la collaborazione con specialisti.
Il piano di trattamento deve essere condiviso dal paziente. Il paziente deve sapere quale è il possibile esito della depressione non tratta, i vantaggi e gli svantaggi (effetti collaterali) del trattamento ed i probabili tempi della remissione sintomatologica.
Il paziente viene corresponsabilizzato, chiedendogli di essere molto scrupoloso nella assunzione delle terapie e vigile nel segnalare eventuali cambiamenti, anche iatrogeni. La verifica della compliance, in questo contesto, non risulta fiscale ma al contrario propositiva.
Perché il paziente possa collaborare alla motorizzazione del decorso della depressione è necessario individuare un linguaggio comune, che tenga conto delle modalità con cui il paziente esperisce soggettivamente e comunica il proprio stato psichico.
E’ di fondamentale importanza informare il paziente che l’episodio depressivo è un episodio di malattia acuto, che è basato su alterazioni biologiche significative e che richiede trattamenti specifici.
Non è raro vede persone affette da depressione che peggiorano il proprio stato e rischiano serie conseguenze ostinandosi a “farcela da solo”. Questo accade quando il paziente non è consapevole di essere affetto da un sindrome clinica e attribuisce i sintomi ad una forma di debolezza del carattere o di mancanza di determinazione che quindi vuole combattere.
E’ necessario far capire al paziente che, anche se il suo malessere è nato da uno stress o da un fatto negativo della vita, tuttavia questo stress ha determinato la comparsa di una sindrome depressiva, che richiede riposo e cure mediche.
Il paziente va anche informato che i farmaci antidepressivi disponibili al giorno d’oggi consentono, se usati correttamente, di risolvere la maggior parte dei casi. Il paziente, inoltre, può avere una attitudine negativa verso gli psicofarmaci, temendo che possano causare sedazione e perdita di lucidità e, soprattutto, indurre dipendenza. Occorre spiegare al paziente che mentre le benzodiazepine, oggettivamente abusate dalla classe medica italiana, possono causare dipendenza, gli antidepressivi non comportano questo problema. E’ necessario illustrare al paziente quali sono gli effetti terapeutici degli antidepressivi e quali sono i loro possibili effetti collaterali, ed anche che si tratta di un trattamento a termine, di durata nella maggior parte dei casi prevedibile.
Corollario della informazione è la attribuzione del così detto “ruolo di malato”. Nel momento in cui si spiega al paziente che soffre di una sindrome clinica che necessita di cure mediche si attribuisce al paziente il “ruolo di malato”.
Al paziente non si chiede di essere passivo, al contrario gli si chiede un grande impegno nel collaborare alle cure, mentre altre intraprese verranno rinviate al momento della remissione della sintomatologia.
Alcune persone, ed anche alcuni medici, temono che la attribuzione del ruolo di malato demoralizzi ulteriormente il paziente. Nei pazienti affetti da una sindrome depressiva significativa, la attribuzione del ruolo di malato comporta invece sollievo. Il depresso, infatti, tende a biasimarsi ingiustamente, e critica se stesso per non riuscire a svolgere le attività che normalmente svolgeva prima di ammalarsi.
Stante quanto detto circa il “ruolo di malato”, bisogna consigliare al paziente di rimandare iniziative ed attività al momento della remissione dei sintomi. Alcuni cambiamenti intrapresi dal depresso possono essere dettati da idee pessimistiche depressive: chi si sente povero può chiudere la sua attività, chi si sente solo o fallito può separarsi dal coniuge, etc.
Al contrario, il depresso ha bisogno di allontanarsi transitoriamente dalle preoccupazioni e dalle responsabilità.
I pazienti depressi possono attribuire a sa e stessi responsabilità e colpe eccessive. Non di rado deve essere il medico a consigliare al paziente un periodi di riposo dal lavoro, diversamente da quanto accade in molti altri casi.
Il maggior rischio della depressione è il suicidio. Questo serio pericolo deve essere discusso apertamente con il paziente. L’interesse del medico verso la sua incolumità solleva il paziente e, diversamente da come si poteva ritenere in passato non lo demoralizza e non lo offende. Se tuttavia una domanda diretta su eventuali idee suicidarie può apparire eccessiva in certi casi, si può approcciare il problema in maniera più morbida chiedendo al paziente della sua vita, di quanto valga la pena di essere vissuta, etc.
Sintomi fisici possono essere parte del quadro clinico della depressione e la loro cura corrisponde alla cura della depressione.
Sintomi fisici possono essere come vedremo alla base della depressione, in quanto le malattie fisiche possono favorire la comparsa di depressione. In questi casi il MMG è chiamato ad una gestione integrata delle problematiche mediche e di quelle psicologiche.
Sintomi fisici non giustificati da alterazioni biologiche possono far parte di disturbi somatoformi o in generale di un comportamento abnorme di malattia. Non di rado un episodio depressivo compare acutamente sulla base di una persistente tendenza ai disturbi soamtoformi.
I Life Events che possono precedere la depressione spesso riguardano perdite: perdita di una relazione, della salute, della liberta di muoversi o agire, di cose alle quali si era abituati o affezionanti. Altra grande categoria sono i conflitti duraturi, a casa o sul lavoro.
Le perdite possono indurre depressione in quanto alterano un equilibrio psicosociale creando un eccessivo e protratto stato di stress. La relazione coniugale, il lavoro, il vivere in una certa casa avendo relazioni con il vicinato possono avere valore fondante per la vita di una persona e la loro perdita può causare un disequilibrio patogeno.
Non tutte le depressioni sono associate a life events e non tutti i life events sono associati a depressione. Molto spesso un evento stressante comporta solo un transitorio periodo di malessere emotivo che non richiede cure mediche. La diagnosi di depressione non deve essere basata sulla presenza o assenza di life events, ma sulla sintomatologia. Una volta posta la diagnosi, la valutazione degli eventuali life events è di aiuto per la comprensione e gestione del caso.
Può essere di grande giovamento per il paziente la discussione circa eventuali fattori stressanti che hanno preceduto la depressione. Un esempio può essere quello dei pazienti che si ammalano di depressione dopo il pensionamento. Questi pazienti possono soffrire in quanto si ritrovano, non vecchi, ad aver perso il loro ruolo sociale. In altri casi è la mancanza di occupazione che deprime il paziente, oppure la perdita della relazione con i colleghi di lavoro.
Dopo avere discusso quale evento stressante è eventualmente collegato alla depressione, e come il paziente lo ha vissuto e sofferto, si può prospettare una migliore gestione del problema.
Il piano di trattamento deve essere condiviso dal paziente. Il paziente deve sapere quale è il possibile esito della depressione non tratta, i vantaggi e gli svantaggi (effetti collaterali) del trattamento ed i probabili tempi della remissione sintomatologica.
Il paziente viene corresponsabilizzato, chiedendogli di essere molto scrupoloso nella assunzione delle terapie e vigile nel segnalare eventuali cambiamenti, anche iatrogeni. La verifica della compliance, in questo contesto, non risulta fiscale ma al contrario propositiva.
Perché il paziente possa collaborare alla motorizzazione del decorso della depressione è necessario individuare un linguaggio comune, che tenga conto delle modalità con cui il paziente esperisce soggettivamente e comunica il proprio stato psichico.
Le forma più gravi di depressione richiedono un intervento a sostegno della famiglia. Nei casi gravi, la sofferenza del paziente depresso travalica la dimensione individuale per divenire un problema della famiglia.
La depressione può infatti indurre modificazioni del comportamento in famiglia (affettività, aggressività, disinteresse) o modificazioni della vita economica e sociale del paziente che si ripercuotono anche sulla famiglia.
La famiglia necessita in questi casi di aiuto. In primo luogo i familiari potranno meglio aiutare il paziente se sono adeguatamente informati sulla condizione clinica, il piano di trattamento, le prospettive per il futuro ed i bisogni del paziente.
Inoltre, può essere necessario accogliere e sostenere anche lo stress dei familiari.
Quadro clinico speculare a quello della depressione.
Descrizione generale: Aspetto brillante, abbigliamento vivace, trucco pesante, tutto vistoso e disordinato, impressione di ringiovanimento, aumentata energia, iperattività motoria, disinibizione, affaccendamento, agitazione marcata, comportamenti aggressivi se contrastati, comportamenti a rischio, abuso di sostanze. Ridotto bisogno di di sonno e di cibo
Umore: Umore elevato, stato di esaltazione e di eccitamento, Senso di pienezza e di sintonia con il mondo circostante
Linguaggio: Logorrea
Senso-percezione e contenuto del pensiero: Allucinazioni e idee deliranti con tematiche megalomaniche (se forma psicotica)
Forma del pensiero: accelerazione, fuga delle idee, deragliamento, tangenzialità, distraibilità, illogicità (casi più gravi)
Disturbo cronico con ricadute
Le sostanze inducono sensazioni piacevoli e/o di rilassamento
Sintomi cognitivi, comportamentali e fisici
Comportamenti compulsivi di ricerca ed assunzione di sostanze con perdita di considerevole tempo e riduzione di importanti attività sociali, lavorative e ricreative a causa dell’uso delle sostanze
Comportamenti persistenti nonostante conseguenze negative e gravi, tentativi falliti di controllare l’uso o sospendere
Modificazioni adattative a livello del SNC
La natura multiforme degli effetti dell’alcool, somatici e psichici era conosciuta fin dall’antichità: i sumeri, i babilonesi e gli egiziani erano consapevoli dei poteri di questa sostanza capace di abbattere il più forte dei nemici e di scatenare il più bizzarro dei comportamenti (Knight, Longmore, 1994)
La cultura ebraica rimanda a Noè il primo caso di ubriachezza e di derisione da parte dei figli, che fattisi gioco di lui, debbono poi subire la sua terribile ira; oltre ai danni diretti qui sembrano già preannunciati gli effetti devastanti sul mondo famigliare e relazionale di cui oggi è ricca la letteratura sull’alcolismo
L’attenzione ai danni d’organo che derivano dall’assunzione di alcolici è molto più recente poiché non risale oltre i primi decenni del XIX secolo ed all’inizio si è mossa con motivazioni non sanitarie. In Inghilterra, in piena rivoluzione industriale, ci si cominciò a preoccupare dell’aumento dei tassi di alcolismo non tanto per i danni alla salute quanto per gli effetti sui livelli di produzione
La diagnosi di alcolismo, nel senso assunto dalla medicina moderna, deve essere fatta risalire al medico svedese Magnus Huss che, nella sua opera Alcholismus chronicus, definiva il disturbo nel suo duplice versante fisico e psichico
I primi sintomi di intossicazione acuta da etanolo nell'uomo sono un eloquio indistinto, incoordinazione muscolare motoria, aumentata fiducia in se stessi ed euforia. La maggior parte dei soggetti sono rumorosi ed estroversi, mentre altri diventano più chiusi e solitari: comunque l'umore rimane labile, con atteggiamenti alternati di aggressività, sottomissione, euforia, malinconia.
La dose tossica di etanolo dipende da individuo a individuo, per età, sesso, popolazione, alimentazione, malattie, assuefazione.
Il Delirium Tremens si preannuncia con segni premonitori quali insonnia, sogni terrificanti, fenomeni dipsercettivi notturni, malumori immotivati con sfumature ansiose, irrequietezza psicomotoria. Fanno parte del quadro prodromico anche l’anoressia, la nausea, il vomito e il tremore prevalentemente localizzato alle mani.
Il quadro clinico conclamato generalmente esplode di notte in modo acuto.
La sintomatologia è dominata da un disturbo di coscienza di tipo confuso-onirico e da disorientamento rispetto all’ambiente (allopsichico) con conservazione di un discreto orientamento rispetto alla propria persona (autopsichico).
Due contenuti onirici tipizzano il delirium tremens le zoopsie e il c.d. delirio professionale od occupazionale.
Tra le zoopsie ricordiamo le macrozoopsie che consistono in allucinazioni di animali di grossa taglia, anche se più tipiche sono le microzoopsie, in cui compaiono allucinazioni di animali di piccole dimensioni che il paziente vede sulla superficie corporea.
Il delirio professionale si caratterizza per gesti e comportamenti che rieccheggiano quelli consueti della vita quotidiana e del lavoro.
Dal punto di vista somatico oltre al tremore a scosse ampie si rilevano sudorazione profusa ed ipertermia. La ipersudorazione e la iperpnea possono essere responsabili di una disidratazione imponente. La pressione arteriosa si abbassa e il polso diventa piccolo e frequente. Altro sintomo caratteristico è l’insonnia.
L’intervento terapeutico si basa su interventi di tipo farmacologico
Una (Withdrawal syndrome) può verificarsi dopo appena tre settimane di uso continuativo
Tale manifestazione colpisce circa un terzo di coloro che ne fanno un utilizzo abituale
La sindrome da astinenza si caratterizza per: aumentata ansia, ipersensibilità alla luce ed ai rumori, occasionali convulsioni, allucinazioni e confusione mentale.
A seconda dell’emivita del farmaco i sintomi iniziano da 1 a 5 giorni dopo l’ ultima dose assunta, hanno un culmine dopo 10 giorni e scompaiono dopo una sei settimane.
L'eroina inoltre viene talvolta fumata o sniffata.
Il cocktail di eroina e cocaina viene comunemente chiamata "speedball".
Gli effetti sono del tutto analoghi a quelli della morfina: infatti attraversata la barriera ematoencefalica l'eroina perde i gruppi acetili ritrasformandosi in morfina.
E’ un narcotico euforizzante e deprime il centro respiratorio nel sistema nervoso centrale.
La dose letale è di circa 100 mg endovena nei soggetti non assuefatti; una dose per consumo voluttuario ne contiene da 3 a 10 mg. Nei tossicodipendenti si sviluppa sia tolleranza sia dipendenza, per cui aumentano sia la dose letale che quella necessaria per ottenere l'effetto cercato: molti dipendenti da eroina ne assumono da 2,5 a 3 grammi al giorno in due-tre dosi. A differenza della morfina, quando iniettata endovena l'eroina provoca un caratteristico flash euforico della durata di circa 30-60 secondi, dovuto al rapido superamento della barriera ematoencefalica e conseguente saturazione dei recettori oppioidi; la rapidità di saturazione dei recettori è anche il motivo per cui i consumatori di eroina prediligono la via di somministrazione endovenosa.
L’assunzione di eroina attraverso qualunque via, determina il rapido instaurarsi di dipendenza
L’intensità della sindrome astinenziale dipende da vari fattori quali quantità di sostanza assunta e cronicità dell’assunzione.
Dopo 8-10 ore dall’ultima assunzione: craving, ansia, sbadigli, lacrimazione, rinorrea, sudorazione, insonnia
Dopo 12 ore dall’ultima assunzione si assiste ad un peggioramento delle condinzioni cliniche: midriasi, contrazioni muscolari, piloerezione, sensazione di caldo e freddo.
Dopo 18-24 ore dall’ultima assunzione: ipertensione arteriosa, tachicardia, polipnea, nausea, aumento della temperatura corporea.
Dopo 48-72 ore dall’ultima assunzione (momento in cui la sindrome raggiunge l’apice della sintomatologia): vomito, diarrea, intense mialgie ed artralgie, alterazioni ematologiche (emoconcentrazione, leucocitosi, eusinopenia, iperglicemia)
Nei successivi 5-7 giorni si ha una graduale attenuazione del corteo sintomatologico fino alla scomparsa.
ansia, depressione
ansia, depressione
ansia, depressione
L’Ansia è uno stato emotivo spiacevole caratterizzato da sensazione di paura e pericolo imminente che non si sa però definire e che non esiste nella realtà, e nei cui confronti si ha un atteggiamento di attesa. Mentre l’ansia è pertanto la sensazione di paura legata non proporzionata ad un pericolo reale la paura invece si riferisce ad un pericolo reale.
L’ansia si presenta a volte come sensazione psichica, cioè come sentimento; altre volte invece come disturbo fisico. Così ci possono essere disturbi cardio-vascolari (senso di costrizione o di peso alla ragione cardiaca chiamato anche angoscia o angor, tachicardia, svenimenti); respiratori (difficoltà respiratorie, respiro accelerato, tosse); digestivi (spasmi, nodo alla gola o allo stomaco, singhiozzi, coliche addominali) genito-urinari (dolori, bisogno impellente di urinare); neurologici (cefalea, vertigini, dolori variamente localizzati).
Il PTSD (Disturbo Post-Traumatico da Stress) si verifica in seguito all’esposizione ad un evento traumatico di grande portata che implica morte o minaccia di morte o gravi lesioni o minaccia all’integrità fisica propria o altrui, come esperienze di combattimento, catastrofi naturali, aggressioni, stupri, gravi incidenti cui l’individuo risponde con paura intensa, sentimenti di impotenza o di orrore (nei bambini: comportamento disorganizzato o agitazione).
Il disturbo si sviluppa solitamente entro breve tempo dall’esposizione, ma il ritardo è variabile, fino a 30 anni di distanza.
L’evento viene rivissuto in modo persistente attraverso ricordi spiacevoli e intrusivi (ad esempio nei bambini attraverso giochi ripetitivi sul tema), sogni spiacevoli, sensazione di rivivere l’evento attraverso illusioni, allucinazioni, flashback dissociativi, disagio intenso di fronte a fattori che simbolizzano o assomigliano all’evento, reattività fisiologica di fronte a fattori che simbolizzano o assomigliano all’evento.
Ne consegue l’evitamento di stimoli come pensieri, sensazioni, conversazioni, attività, luoghi e persone che possano ricordare l’evento e un’attenuazione della reattività generale con riduzione dell’interesse e della partecipazione, sentimenti di distacco ed estraneità, riduzione dell’affettività, diminuzione delle aspettative future.
D’altra parte si assiste a un aumento della reattività (arousal) che si manifesta con difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, irritabilità e scoppi di collera, difficoltà di concentrazione, ipervigilanza, esagerate risposte di allarme.
I sintomi posso persistere e fluttuare nel tempo, acuendosi durante i periodi di maggiore stress.
Il 30% guarisce completamente, mentre il restante 70% mantiene sintomi da lievi a gravi. In genere, i bambini e gli anziani mostrano forme più persistenti del disturbo poiché i bambini hanno meccanismi difensivi più immaturi, mentre gli anziani sono più rigidi.
Fino a tempi recenti la risposta terapeutica ai disturbi d’ansia era la prescrizione di benzodiazepine. In alternativa a questi farmaci, che danno tolleranza e dipendenza, come alternativa sono consigliati gli antidepressivi e i trattamenti psicoterapeutici, sopratutto la terapia cognitivo-comportamentale.
Nella cultura occidentale le prime descrizioni cliniche di anomalie dell’alimentazione risalgono a più di 2000 anni fa. Alcune sante cristiane avevano un comportamento simile alle anoressiche.
Anche gli attacchi di fame e di voracità insaziabile sono presenti nella letteratura greca ed ebraica
I DCA sono aumentati negli ultimi 20 anni nelle donne tra i 15 e i 25 anni.
Sono prevalenti nei paesi sviluppati e industrializzati, mentre sono poco comuni al di fuori del mondo occidentale e nelle regioni meno ricche
La restrizione alimentare riguarda prevalentemente i cibi ricchi di lipidi e i carboidrati, che vengono eliminati progressivamente dalla dieta e sostituiti con frutta e verdura o fibre e integratori vitaminici nella convinzione di voler dimagrire mantenendosi in buone condizioni di salute
Spesso le pazienti iniziano a controllare e a sovraintendere chi cucina per la paura che ci siano eccessivi condimenti o che non vengano rispettate le quantità prescritte e rapidamente arrivano a rifiutare qualsiasi cosa che non sia preparata da loro stesse.
Il pasto comincia a diventare motivo di ansia e iniziano a procrastinare il momento di sedersi a tavola fino a sovvertire completamente l’orario dei pasti
Se costretta a mangiare riduce il cibo in elementi piccolissimi e li sparpaglia nel piatto, giocherellandoci anche per ore
Alla restrizione alimentare le pazienti associano attività fisica aerobica di cu iniziano ad incrementare frequenza e durata, assumendo caratteristiche compulsive e iniziano a ragionare per:
crediti = ad una determinata attività fisica corrisponde la possibilità di concedersi del cibo
debiti = ad un intemperanza alimentare deve corrispondere una determinata quantità di esercizio
L’esercizio fisico è motivato a volte più che dal desiderio di dimagrire, dalla sensazione di essere flaccide e di dover rassodare i muscoli
La caratteristica principale che distingue la bulimia nervosa dall’anoressia nervosa è costituita dal fatto che i tentativi di restrizione calorica sono costellati da episodi ripetuti di abbuffate, in cui la quantità di cibo consumata varia ma tipicamente si aggira sulle 1000- 2000 kcal.
Il più delle volte l’abbuffata è seguito condotte compensatorie, costituite da episodi di vomito auto-indotto o da abuso di lassativi.
La combinazione di sotto-alimentazione e binge eating si traduce in peso corporeo generalmente non eccessivamente basso né alto, determinando l’ ovvia differenza rispetto l’anoressia nervosa.
In tale quadro è presente una sovrastima di forma e peso corporeo, in cui il proprio valore è giudicato largamente, o addirittura esclusivamente in termini di forma e peso corporeo
One method to gather this information that has been useful for healthcare providers is the SAD PERSONS scale. “S” stands for sex. Again, we know that males are likely to end life by suicide 2 xs that of females and females attempt 2x more than males. “A” stands for age. Remember the ages that have the highest suicide rates. “D” stands for depression. Does the patient have symptomatology or diagnosis of depression? Remember, depression is the mental illness with the closest link to suicide. “P”, previous attempt. Has the person attempted before and if so, what means did they use and what factors where involved, how did they survive the attempt? “E” stands for ethanol abuse. “R” stands for rational thinking. Is the patient thinking rationally? “S” stands for social support deficit. Does the patient have a support system? “O” is for organized plan. Does the patient have a thought out plan for taking the steps to act on the thoughts? “N” is for no spouse. Is the patient without a spouse? “S” is for sickness. Does the person have a medical or physical illness? These letters represent 10 areas of assessment. The scoring for this is a follows- 0-2 equals little risk, 3-4 equals following patient closely, 5-6 equals strongly considering hospitalization, and 7-10 equals a very high risk, hospitalize or commit.
Explain scoring for SAD Person Scale. Explain that this is a tool to provide a framework to utilize his/her clinical judgment.
Discuss here that some patients may not want you to disclose to family. When patient is in imminent danger you have legal right to breach confidentiality. Patients may also refuse to be hospitalized. The next slides go into EPC process for Nebraska.
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Gli antidepressivi triciclici sono farmaci molto efficaci e considerati particolarmente vantaggiosi nel trattamento delle forme più severe di depressione. Gli effetti terapeutici ed antiterapeutici di questi farmaci sono stati ampiamente studiati in un gran numero di trial clinici e verificati in decenni di esperienza clinica. I triciclici, inoltre, hanno un prezzo più basso rispetto agli antidepressivi di più recente sintesi.
I triciclici presentano però importanti effetti collaterali, in quanto possono indurre ipotensione ortostatica e causare altri effetti collaterali al livello cardiocircolatorio. L’effetto anticolinergico determina stipsi e secchezza delle fauci e ne controindica l’impiego in alcune forme di glaucoma. I triciclici possono inoltre abbassare la soglia convulsiva. Uno dei rischi più gravi nell’impiego di questi farmaci è rappresentato dalla tossicità in caso di sovradosaggio, in quanto intossicazioni mortali possono verificarsi anche con 2000 mg. di Imipramina o altri triciclici, che corrisponde a circa 10 dosi giornaliere.
ma di scarsa maneggevolezza.
Anche se alcuni importanti studi dimostrano che gli effetti collaterali dei triciclici non sono in assoluto più gravi di quelli dei serotoninergici e che la compliance ai due trattamenti non è statisticamente differente, tuttavia i serotoninergici appaiono a molti clinici come farmaci utilmente impiegabili nel setting della medicina di base.
Gli antidepressivi serotoninergici hanno efficacia sovrapponibile a quella dei triciclici, un ampio spettro di azione, e non sono tossici in sovradosaggio. Riguardo alle differenze tra composti della stessa classe, non vi sono studi clinici controllati che dimostrino significative differenze di efficacia tra essi. Questi farmaci si differenziano tra loro sotto altri aspetti, come la farmacocinetica, le interazioni, alcuni effetti collaterali.
Esistono anche altri efficaci farmaci antidepressivi. I SNRI ed i NARI sono entrati ella pratica clinica successivamente e evidenze cliniche e sperimentali della loro efficacia si stanno accumulando.
Antidepressivi dopaminergici sono risultati efficaci nella distimia e gli IMAO nella depressione atipica, ma la gestione clinica di questi ultimi richiede notevoli attenzioni.
Gli SSRI sono efficaci tanto quanto gli antidepressivi tricilici nel trattamento della depressione, tranne che per le forme più severe, osservate di solito in contesti ospedalieri, in cui vi sono indicazioni di una maggiore efficacia dei TCA.
Nell’impiego ambulatoriale i SSRI sono dunque molto efficaci e maneggevoli, in quanto presentano un profilo di effetti collaterali molto favorevole rispetto ai TCA e non sono significativamente tossici in sovradosaggio.
Il momento più critico è l'inizio della terapia. Gli SSRI richiedono infatti un periodo di circa 2 settimane prima di determinare un apprezzabile miglioramento della sintomatologia depressiva. In questo periodo l’effetto attivante e la nausea possono avere la loro maggiore intensità e disturbare il paziente. La titolazione graduale permette di controllare in molti casi questi inconvenienti. Gli effetti collaterali sulla sfera sessuale sono invece più persistenti e possono rendere il trattamento difficilmente accettabile da parte di alcuni pazienti.
Anche se alcuni importanti studi dimostrano che gli effetti collaterali dei triciclici non sono in assoluto più gravi di quelli dei serotoninergici e che la compliance ai due trattamenti non è statisticamente differente, tuttavia i serotoninergici appaiono a molti clinici come farmaci utilmente impiegabili nel setting della medicina di base.
Esistono anche altri efficaci farmaci antidepressivi. I SNRI ed i NARI sono entrati ella pratica clinica successivamente e evidenze cliniche e sperimentali della loro efficacia si stanno accumulando.
Antidepressivi dopaminergici sono risultati efficaci nella distimia e gli IMAO nella depressione atipica, ma la gestione clinica di questi ultimi richiede notevoli attenzioni.