1. D.T.T. - DISCRETE TRIAL TRAINING
(Insegnamento in Sessioni Separate)
Tipo di intervento comportamentale altamente strutturato e
ripetitivo anche per le modalità di presentazione degli stimoli, il
ritmo etc.
Scomposizione dei compiti da apprendere nelle componenti
elementari che verranno proposte singolarmente per poi essere
ricomposte in sequenza ed infine generalizzate.
L'aderenza a queste regole riveste un'importanza fondamentale
sia per l'efficacia del trattamento che per determinare le
modalità di somministrazione da modificare al bisogno.
Il metodo Lovaas utilizza largamente e primariamente il DTT
La dimensione normativa, direttiva ed addestrativa può ostacolare
l’emergere di una genuina intenzionalità comunicativa ?
E’ utile l’accoglienza sistematica dei segnali di intenzionalità del
bambino per far evolvere la forma con cui sono espressi e
l’efficacia funzionale della sua comunicazione?
2. I TRATTAMENTI COMPORTAMENTALI
NATURALISTICI
(“APPROCCI EDUCATIVI”)
• Prevedono l'insegnamento del comportamento
nell'ambiente in cui il comportamento si verifica
naturalmente
• Gli approcci naturalistici cercano di ovviare alle difficoltà
del DTT, di generalizzazione e mantenimento dei
comportamenti acquisiti nelle sessioni di lavoro
nell'ambiente naturale, in cui sono presenti molte più
variabili in termini di stimoli antecedenti, richieste
comportamentali e conseguenze!
3. Uno dei più documentati è il: PRT (PIVOTAL RESPONSE
TRAINING)
Può essere somministrato in molti ambienti diversi,
naturalmente frequentati dal bambino, evitando i
problemi comportamentali o le difficoltà di
generalizzazione derivanti da un approccio
didattico troppo rigido.
I genitori sono attivamente coinvolti nel
programma, e vengono formati ad utilizzare tutte
le opportunità d'insegnamento che si presentano
nel contesto naturale.
• PREDITTORI DI SUCCESSO
» interesse per i giocattoli
» tolleranza della prossimità sociale
» pochi comportamenti ripetitivi
» molti comportamenti comunicativi verbali
5. Simili sotto molti aspetti ai trattamenti comportamentali;
pur non potendo vantare il supporto di una validazione
empirica inconfutabile, possono essere considerati validi
con molta probabilità, poiché condividono con i
trattamenti validati principi e strategie fondamentali, ma
sono più flessibili, adattabili alle necessità del singolo e
dei contesti.
• Questi tipi di trattamento sono definiti approcci evolutivi,
perché sottolineano l'importanza di seguire
nell'insegnamento di nuove competenze, le sequenze
dello sviluppo normale
Alcuni esempi di approcci evolutivi sono:
- Floor Time (basato sul modello DIR);
- Denver Model.
- TEACCH;
6. DIR
(Developmental Individual Relationship - Based)
Considera l'autismo un disturbo determinato biologicamente
nel quale le difficoltà di processazione sensoriale (come
problemi di comprensione uditiva, di modulazione sensoriale) e
di pianificazione motoria , ostacolano il normale sviluppo delle
competenze comunicative, sociali e cognitive.
Esso riporta il bambino al più precoce stadio dello sviluppo e
riavvia nuovamente il percorso evolutivo: lavorando
intensamente con il terapista o con i genitori, il bambino può
scalare, un gradino alla volta, il processo dello sviluppo e
cominciare a conquistare le capacità comunicative, sociali etc.
Con i bambini più piccoli le interazioni giocose di natura
senso-motoria si possono svolgere sul "pavimento" ("floor")
per poi evolversi in conversazioni ed interazioni più
complesse.
7. Modello Denver
Considera l'autismo un disturbo di natura essenzialmente
sociale (ne enfatizza quindi lo sviluppo).
Ipotizza un deficit nell’abilità imitativa dovuto ad un
sottostante disturbo prassico (o capacità di programmare
sequenze di movimento) che impedirebbe il precoce stabilirsi
della sincronia e della coordinazione così da dare inizio alle
difficoltà progressive nell’area dell’intersoggettività.
Si basa su:
diversi aspetti dei trattamenti A.B.A., (raccolta sistematica di
dati),
elementi del modello DTT (lavoro in rapporto individuale,
procedure rigorose, e la strutturazione dell'ambiente educativo
necessaria a favorire l'apprendimento),
elementi derivati dagli approcci comportamentali naturalistici
(insegnamento guidato più dal bambino che dall'adulto).
8. Il programma richiede un'equipe multi-disciplinare di cui
fanno parte le famiglie, che sono coinvolte attivamente e
aiutano i terapisti a pianificare e realizzare l'intervento.
Le sessioni d'insegnamento svolte in famiglia e a scuola
aiutano a generalizzare le competenze acquisite in ambiente
terapeutico.
9. Programma TEACCH
Trattamento e Educazione di Bambini con Autismo e Disabilità della
Comunicazione
fondato da Schopler nella Carolina del Nord nel 1971, è il più vasto ed
influente programma dedicato al trattamento dell'autismo da parte di
un'agenzia statale.
Postula che l'autismo sia un disturbo non reversibile di origine
organica.
la finalità dell'intervento terapeutico ed educativo non si prefigge il
raggiungimento della "normalità", quanto piuttosto il raggiungimento
dell'indipendenza e dell'inclusione sociale nella vita adulta, attraverso
un insegnamento strutturato e il potenziamento dei "punti forti"
individuali.
La caratteristica saliente è la sua natura onnicomprensiva multi-
disciplinare, basata sull'interazione fra servizi e fra operatori e
famiglie nella comunità.
In Italia l’APPROCCIO PSICOEDUCATIVO mutua molte componenti
del TEACCH
10. Individualizzazione del programma d'intervento:
valutazioni funzionali permanenti;
coinvolgimento dei familiari nel programma;
uso di molteplici strategie per rispondere ai bisogni
educativi individuali.
Si propone di:
Modificare l’ambiente in funzione delle esigenze
individuali.
Sviluppare al massimo grado le autonomie del
soggetto autistico tramite uno specifico programma
individualizzato basato sui punti di forza e sulle
abilità emergenti di questi individui.
Migliorare la qualità di vita del bambino e dei suoi
familiari.
11. LA STRUTTURAZIONE
Strutturare l’ambiente significa creare un ambiente che
sia rassicurante, rendendolo comprensibile e prevedibile:
fatti, eventi e la loro successione.
La strutturazione deve essere :
- flessibile;
- costruita in funzione dei bisogni e del livello di sviluppo
del singolo;
- soggetta a modifiche in ogni momento
cioè deve rappresentare un mezzo per aiutare una
persona con difficoltà di comunicazione ecc. ad
orientarsi
12. I-STRUTTURAZIONE DELLO SPAZIO
• DOVE?
L’ambiente di lavoro deve essere organizzato in spazi
chiaramente e visibilmente delimitati, ognuno con delle funzioni
specifiche visualizzate, consente al bambino di sapere con
precisione ciò che ci si aspetta da lui in ogni luogo e in ogni
momento. (lo spazio parla da solo)
• Ad es., in classe, ci sarà uno spazio di lavoro individuale, uno di
riposo, uno di attività di gruppo e uno dedicato al tempo libero.
Ognuno delimitato e contrassegnato da opportuni simboli di
identificazione, in questo modo sarà più facile per il bambino
orientarsi da solo e raggiungere presto una autonomia di
movimento graduale.
13. II-STRUTTURAZIONE DEL TEMPO
QUANDO? PER QUANTO TEMPO?
Il passare del tempo è una nozione difficile da apprendere,
perché si basa su dati non visibili.
Per questo è importante strutturare la giornata, attraverso una
organizzazione, che informi in ogni momento il bambino su cosa
sta accadendo, ciò che è accaduto e che accadrà, aumentando la
prevedibilità e il controllo della situazione, diminuendo
l’incertezza fonte di ansia. Imporetanza delle routine.
Ad es., si può costruire un’ agenda con una sequenza di immagini o
oggetti , ordinati dall’alto verso il basso e il relativo simbolo
verrà spostato dal bambino in un apposito spazio che registra il
tempo trascorso.
14. III-STRUTTURAZIONE DEL MATERIALE
CHE COSA?
Il compito che il bambino deve svolgere sarà contenuto in una
scatola sullo scaffale di sinistra, e ogni scatola contrassegnata
da un simbolo assegnato al compito. Il lavoro si articola da
sinistra verso destra e terminato verrà riposto nella relativa
scatola sullo scaffale di destra.
All’inizio il bambino dovrà essere aiutato dall’educatore ma in
questo modo si raggiunge presto l’autonomia.
Qualcosa di analogo può essere realizzato per l’effettuazioine di
attività domestiche (apparecchiare, vestirsi ecc.)
15. IV-IL RINFORZO
• PERCHE’?
Per il bambino è difficile comprendere per quale motivo debba
eseguire dei compiti. Il bambino autistico ha bisogno rinforzi
concreti adatti alla preferenze del singolo: rinforzo alimentare
(es caramella) o se accetta la vicinanza fisica una carezza, un
abbraccio o il permesso di dedicarsi ad un’attività preferita.
16. V-L’AIUTO
• COME?
Se non possiamo utilizzare efficacemente le istruzioni verbali
per spiegare il compito, un aiuto fisico o visuale costituirà il
modo più semplice per illustrare come dovrà essere eseguito. Per
esempio l’educatore accompagna con la propria mano quella del
bambino, indica con un dito o usa immagini (sequenze visive).
17. VI-LA GENERALIZZAZIONE DEL COMPITO
Il bambino autistico ha difficoltà a generalizzare il suo
comportamento cioè tende ad associare l’apprendimento con una
particolare situazione, sarà quindi necessario sviluppare
programmi di generalizzazione in modo da estendere le
competenze acquisite all’ambiente famigliare o in altre situazioni.
18. LA CENTRALITA’ DELLA COMUNICAZIONE
• Prevedibilità e strutturazione
Situazioni e materiali autoesplicativi
• Supporti visivi (iconici e scritti)
• Supporti gestuali (analogici e convenzionali)
• L’integrazione del verbale con strategie supportive ed
integrative
• Apprendimento incidentale
e generalizzazione
• Individualizzazione
19. EFFICACIA DEI TRATTAMENTI PER
L'AUTISMO
Tipi di Trattamento Approcci Modello
EFFICACI
(validati)
PRESUMIBILMENTE
EFFICACI
(non validati ma
basati su elementi
validati)
DI DUBBIA
EFFICACIA
(solo rapporti
aneddotici su
singoli casi)
INEFFICACI
(nessuna
evidenza di
efficacia)
COMPORTAMENTALI
(ABA)
DTT LOVAAS
Naturalistici PRT
EVOLUTIVI
DIR
TEACCH
DENVER
PSICOTERAPIE PSICODINAMICHE
TERAPIE SENSORIALI
AIT (Auditory
Integration therapy)
SIT (Sensory
Integration therapy)
FARMACI E TERAPIE
NUTRIZIONALI
Secretina
Vitamine
Diete
Farmaci
ALTRI
Comunicazione
facilitata
Options Therapy
Pet (Animals) Therapy
20. di fronte ad una proposta d’intervento
ATTENZIONE !
NO individualizzazione (inter. uguali per tutti)
NO valutazione funzionale
Proposta immediata
Prospettata la guarigione
Pacchetti compositi
(dieta + ABA + farmaci)
Attribuzione della causa a qualcosa
o qualcuno
NO studi sull’efficacia
NO chiare basi teoriche
21. SPERIMENTAZIONE SUI
TRATTAMENTI EDUCATIVO – COMPORTAMENTALI
NELLA CURA DEI BAMBINI AUTISTICI
biennio 2006 - 2007
Obiettivo:
verificare applicabilità interventi di matrice
comportamentale ed educativa nell’ambito dei
percorsi di cura offerti dai nostri servizi e contesti
educativi:
quali condizioni operative
quali esiti per i minori
22. SPERIMENTAZIONE SUI TRATTAMENTI
EDUCATIVO – COMPORTAMENTALI NELLA
CURA DEI BAMBINI AUTISTICI
biennio 2006 - 2007
• Campione: 26 b/ni con dist. spettro autistico
(età 29 – 82 mesi)
delle 4 ausl dell’Umbria
• programmi individualizzati, intensivi con applicazione tecniche
comportamentali e cognitivo – comportamentali
21 b. approccio psicoeducativo (TEACCH)
5 b. metodo LOVAAS
alcuni bambini anche altri interventi (C.A.A, log. ecc.)
• progettazione condivisa
• verifiche programmate
• supervisione sistematica
gruppo di lav. Integrato (gen., curanti, ins., educatori)
• durata
18 mesi in 2 anni scolastici
23.
24. Miglioramento in termini di QS da T0 a T2
-10 -5 0 5 10 15 20 25 30
QS_T0 QS_T1 QS_T2
N 26 26 26
Media 34,4 40,0 40,9
Mediana 34 30 31
Range 0-83 14-121 16-91
Valori medi del QS nelle tre misurazioni
34,4
40,0
40,9
QS_T0 QS_T1 QS_T2
Il miglioramento tra T0 e
T2 e tra T0 e T1 è stat.
significativo P<0,05
Il miglioramento tra T1 e
T2 no
Le colonne in rosso
indicano i bambini
“verbali”
25. Miglioramento (peggioramento) dell'area cognitiva tra T0 e T2
-5 0 5 10 15 20 25 30 35 40
Media Mediana Range
Cognit_T0 29,35 25,5 7 - 82
Cognit_T1 36,58 27 4 - 79
Cognit_T2 43,69 31 1 -123
valori medi dell'area cognitiva nelle tre misurazioni
29,35
36,58
43,69
Cognit_T0 Cognit_T1 Cognit_T2
Il miglioramento tra T0 e
T2 e tra T0 e T1 è stat.
significativo p<0,01
Anche il miglioramento tra
T1 e T2 p<0,05
26. CRITERI DI VERIFICA DEL PROGETTO DI SPERIMENTAZIONE
INERENTI I CONTESTI E LE ISTITUZIONI COINVOLTE
Questionari gradimento
0%
20%
40%
60%
80%
100%
g.complessivo organizzazione efficacia evol. b/no
Servizi socio-sanitari Scuole Famiglie
27. CONCLUSIONI
• È possibile utilizzare interventi precoci di provata
efficacia per sostenere lo sviluppo dei b/ni autistici con
buoni esiti nel nostro contesto.
• Le famiglie, le scuole e i servizi si sono mostrati
disponibili a condividere il percorso proposto.
SPERIMENTAZIONE SUI
TRATTAMENTI EDUCATIVO – COMPORTAMENTALI NELLA CURA
DEI BAMBINI AUTISTICI
biennio 2006 - 2007