1. I diversi tipi di prensione:
Il gesto della prensione attraversa una evoluzione progressiva. All’inizio l’oggetto viene
afferrato dalla parte cubitale della mano, cioè sotto il mignolo, senza usare il pollice (prensione
cubito-palmare). In seguito esso viene condotto verso il palmo e afferrato utilizzando tre dita
insieme, pollice, indice e medio (prensione digito-palmare). Infine l’oggetto viene posto sotto
l’indice e la prensione implica l’opposizione pollice-indice (prensione radio-digitale o più
semplicemente prensione a pinza).
La percezione visiva svolge un ruolo fondamentale di guida all’azione della mano e alla
prensione dell’oggetto. L’abilità di utilizzare l’informazione “direzione” per guidare la prensione
dell’oggetto diventa sempre più precisa con il passare dei mesi, insieme alla capacità di
controllare la postura e il movimento del corpo. Attività tipiche, a partire dal 5° mese, saranno
quella di afferrare gli oggetti per portarli alla bocca, esplorando, così, oltre alla qualità visiva e
tattile, anche altre proprietà, quali la durezza e il sapore degli oggetti. Al 6° mese, fino all’8°-
9° mese, il bambino si divertirà, dopo aver afferrato l’oggetto, a sbatterlo o a sfregarlo sul
piano del tavolo, saggiandone proprietà quali resistenza, solidità e rumorosità, ampliando la
sua conoscenza pratica degli oggetti del mondo.
All’interno delle coordinazioni visuo-manuali possiamo individuare due attività tipiche che ben
rappresentano la complessa convergenza e integrazione di domini di abilità diverse:
l’afferramento degli oggetti piccoli intorno al 9° mese (le briciole di pane, ecc.) grazie alla
presa “a pinza”, e il lancio degli oggetti. Dopo che il bambino ha imparato ad afferrare e a
trattenere in mano l’oggetto per guardarlo, manipolarlo o portarlo alla bocca, impara a lasciarlo
andare. All’inizio egli perde semplicemente l’oggetto, perché la mano si apre involontariamente
quando la sua attenzione si rivolge altrove. Tuttavia già tra i 6 e gli 8 mesi il bambino impara a
lasciare andare l’oggetto volontariamente. Questa nuova abilità si presenta in modo
caratteristico in tutti i bambini e viene esercitata in un gioco assai comune: il bambino lascia
cadere o lancia il suo giocattolo solo affinché qualcuno glielo riporti indietro ed egli possa di
nuovo lasciarlo cadere. Visione, motricità manuale e propriocezione, costituiscono la base di
questa attività in cui il bambino conosce, tramite una valutazione implicita ed inconsapevole,
della forza impiegata per il lancio, del peso, della distanza raggiunta, del rumore prodotto, e di
tutti gli altri eventi generati dalla sua azione, le multiformi qualità degli oggetti e le condizioni
sociali di utilizzazione degli stessi. Si pensi, ad esempio, al giocattolo lanciato che si è rotto e
quindi non è più utilizzabile ed al conseguente rimprovero della mamma. Questa stessa abilità
di coordinazione è anche alla base dei primi giochi di scambio con l’adulto (lanciarsi la palla), e
con la maturazione di coordinazioni nuove e sempre più complesse anche l’attività di relazione
con gli adulti migliora e diviene più complessa.
Mano a mano che la sua autonomia cresce il bambino desidera essere sempre più attivo.Verso
i 15 mesi molti bambini possono tenere il cucchiaio in mano e coordinare, sia pure in modo
imperfetto, i loro movimenti.Insieme a questa abilità compare anche la voglia di mangiare da
soli. Ai bambini di 15-18 mesi piace spostare da un luogo all’altro oggetti di uso comune di
piccole dimensioni, come tazze e bicchieri. Se si dà loro fiducia aiutano e imparano a togliere
dal tavolo a fine pasto anche oggetti fragili con estrema attenzione: è un compito “da grande”
perciò sono motivati a farlo e lo fanno coscienziosamente. Intorno ai due anni un bambino è
capace, in modo approssimativo, di lavarsi e asciugarsi da solo il viso. È bene lasciarlo fare,
anche de avrà bisogno di più tempo. La stessa cosa accade a 3-4 anni con gli abiti. Se non
sono troppo sofisticati e gli si lascia il tempo di provare il bambino può vestirsi da solo. L’adulto
può favorire l’autonomia del bambino assecondandolo e guidandolo in vari modi, apprezzando
il suo desiderio di essere attivo, la sua crescente capacità di controllare la realtà attraverso i
propri movimenti.
Implicazioni:
Grazie al progressivo controllo della motricità e alla pratica di nuovi movimenti il piccolo, non
solo diventa più mobile e impara a raggiungere da solo gli oggetti, ma si avvicina alle persone
2. che ama e si sottrae a situazioni spiacevoli. Quando un bambino acquisisce una nuova abilità
motoria matura dentro di sé un senso di sicurezza fisica che è anche psichica. Quando riesce a
camminare senza appoggio o a correre senza cadere, può muoversi senza sentirsi
continuamente in pericolo. Poiché il senso di fiducia è generalizzabile, lo trasferisce anche in
altri settori della sua vita.
Lo sviluppo motorio ha anche altre conseguenze: porgere o ricevere oggetti, lanciare una palla,
rincorrere un coetaneo sono tutte attività alla base dell’interazione sociale e dell’acquisizione di
competenze diverse (ad esempio nuotare, suonare il pianoforte, dipingere). Il movimento,
infine, attiva e stimola la respirazione e la circolazione ossigenando le cellule, rafforza i muscoli
e le ossa, infonde un senso di benessere. Giocando e movendosi il bambino si libera dalle
tensioni, dall’ansietà e dalla frustrazione.Un bambino che non gioca è un bambino a rischio, o
meglio, un adulto a rischio. Negli anni dell’infanzia il gioco può senza dubbio aiutare ilo
bambino a padroneggiare i propri movimenti, in seguito dai 2 ai 7 anni si afferma la fase del
gioco simbolico che implica lo sviluppo della fantasia e la capacità di formulare ipotesi: il
bambino “fa finta che” e si immedesima nei ruoli che vede svolgere di grandi.
Giocando i bambini imparano a conoscere le potenzialità del proprio corpo.