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Clinica Psicologica 
e 
Psicopatologia Psicosomatica 
Conoscere e contrastare il bullismo 
CORSO INTEGRATO DI 
PSICOLOGIA CLINICA 
Prof. Salvatore Sasso 
a.a.2009-2010 
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI 
CHIETI 
Per alcuni bambini 
mettere piede a 
scuola è una 
tragedia. I 
capricci però non 
c’entrano
L’attualità 
Anti-Bullying 
Week 2006 
 This year's theme: The Bystander 
spettatori 
Find out about the role of 
onlookers, witnesses and 
observers to help to stop 
bullying 
Gli 
www.anti-bullyingalliance.org.uk
Perché è importante sapere e 
riflettere sul bullismo 
 Ogni giorno i quotidiani e la televisione affrontano il 
delicato tema del bullismo nelle sue molteplici 
manifestazioni. 
 Spesso la questione della pericolosità (lo stereotipo del 
“brutto, sporco e cattivo”modello Franti del libro Cuore) 
e l’esigenza di controllo sembrano prevalere 
sull’interesse del bambino e dell’adolescente e 
dell’analisi in termini sistemici 
 Il bullismo allora può essere interpretato solo come un 
“problema sociale”, la cui unica soluzione rischia di 
essere rintracciata nella punizione e nella repressione 
del comportamento aggressivo. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Cosa sarebbe necessario fare 
 recuperare l’attenzione su queste manifestazioni di disagio 
infantile/adolescenziale in un’ottica di prevenzione e di 
promozione del benessere personale e sociale. 
 Le espressioni del disagio in età evolutiva, infatti, possono 
essere molteplici, in relazione alle caratteristiche di 
personalità e ai diversi contesti socio-familiari. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Cosa significa prevenire 
 La prevenzione non deve diventare un luogo 
comune 
 il primo passo è acquisire gli strumenti per 
riconoscere il fenomeno. 
 Il bullismo infatti, si manifesta attraverso una 
serie di campanelli d’allarme che possono essere 
identificati precocemente. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Come prevenire 
 La rilevazione dei segnali di disagio deve: 
1. riguardare e coinvolgere ogni soggetto della rete 
sociale 
2. essere multidisciplinare, comprendendo sia fattori 
socioculturali che psicologici, in un’ottica evolutiva. 
 La famiglia, il mondo della scuola e degli amici possono 
costituire, in questo senso, una risorsa preziosa. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Quando è possibile prevenire 
 Solo in presenza di un sistema (familiare e sociale) attento 
ai segnali del disagio, ma anche capace di promuovere 
risorse, potenzialità, competenze: 
 gli esperti in problematiche dell’infanzia e 
dell’adolescenza utilizzano sempre più i concetti di 
empowerment, di comportamenti prosociali e di life skills 
(o abilità di vita), la cui promozione contribuisce ad un 
armonico sviluppo personale e sociale, ma anche alla 
salvaguardia dei diritti umani 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Gli obiettivi 
 rivolgere maggiore attenzione non solo alle conseguenze del 
bullismo, ma anche alle numerose variabili che aumentano la 
vulnerabilità del bambino (fattori di rischio) ed alle risorse sulle 
quali far leva per prevenirne gli effetti negativi (fattori di 
protezione) 
 dedicare sempre maggiori risorse alla prevenzione sensibilizzando e 
formando genitori e insegnanti ad una precoce presa in carico e ad 
un efficace intervento in situazioni di bullismo 
 dedicare maggior spazio alla ricerca di strumenti conoscitivi e di un 
confronto sulle possibili risposte ad un disagio che può manifestarsi 
in forme difficilmente riconoscibili. 
TOGETHER 
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STOP 
BULLYING
Di cosa ci occuperemo 
 Definizione di bullismo 
 Caratteristiche 
 Forme di comportamento 
 Caratteristiche psicologiche 
Dinamiche del bullismo nel gruppo 
Prevenzione e trattamento psicologico 
Linee-guida per i genitori 
L’autostima 
Come riconoscere vittime e bulli a scuola 
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BULLYING
La definizione di bullismo 
Con il termine bullismo si definiscono le azioni 
aggressive o i comportamenti di manipolazione 
sociale tipici dei gruppi di pari, perpetrati in 
modo intenzionale e sistematico da uno o più 
persone ai danni di altre. 
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BULLYING
 Il termine italiano bullismo è la traduzione letterale della 
parola “bullying”, termine inglese usato nella letteratura 
internazionale per connotare il fenomeno delle prepotenze tra 
pari in un contesto di gruppo. 
 È stato Olweus (1978) nei suoi lavori ad utilizzare una 
definizione più ampia, assumendo l’idea che il bullismo fosse 
riferibile sia al gruppo sia all’ individuo. 
 Secondo Olweus “il bullo è un individuo, per lo più maschio, 
che spesso opprime i compagni, i bersagli di queste azioni 
possono essere ragazze o ragazzi, l’attacco può essere sia 
fisico che mentale”. 
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BULLYING
 Il termine bullo rimanda spesso allo spaccone, chi millanta, lo 
spavaldo e non tanto alla sua derivazione come “mobbing” (to 
mob= assalire, aggredire tumultuosamente in massa) 
 Il termine è usato spesso dagli etologi (K. Lorenz) 
 Quando si parla di bullismo bisogna invece riferirsi sempre al 
significato originario di “mobbing”, tenendo conto della valenza 
del gruppo e delle sue tre manifestazioni: sul piano fisico, 
verbale e indiretto (come ad esempio, attraverso l’isolamento, 
le maldicenze…) 
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BULLYING
La definizione più recente pone l’accento su 
alcune caratteristiche che progressivamente si 
sono rivelate significative 
 La prima riguarda l’intenzionalità, cioè il fatto che 
il bullo mette in atto intenzionalmente dei 
comportamenti fisici, verbali o psicologici con lo 
scopo di offendere l’altro e di arrecargli danno o 
disagio; 
 La seconda riguarda la persistenza: sebbene 
anche un singolo episodio possa essere considerato 
una forma di bullismo, l’ interazine bullo-vittima è 
caratterizzata dalla ripetitività di comportamenti di 
prepotenza protratti nel tempo; 
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BULLYING
 In terzo luogo, tale interazione è asimmetrica, 
fondata sul disequilibrio e sulla disuguaglianza di 
forza tra il bullo che agisce e la vittima che spesso 
non è in grado di difendersi; 
 Infine, il comportamento di attacco può essere 
perpetrato con modalità fisiche o verbali di tipo 
diretto (botte, pugni, calci, offese e minacce) o 
con modalità di tipo psicologico e indiretto, 
quali la diffamazione o l’esclusione. 
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BULLYING
Cosa possiamo etichettare come bullismo 
 Per esempio, attacchi gravi con armi, coltelli o altri 
oggetti pericolosi, furti di materiale costoso, 
minacce di gravi aggressioni alla persona, forme di 
molestia severa o di abuso sessuale, 
 Si tratta di situazioni che richiedono una denuncia 
e una collaborazione tra scuola e autorità 
giudiziaria. 
 È importante quindi che l’insegnante, attraverso 
l’osservazione e la discussione con i ragazzi, 
sappia distinguere la diversa natura dei 
comportamenti. 
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BULLYING
COMPORTAMENTI NON ETICHETTABILI COME 
BULLISMO 
Presa in giro per gioco; 
Finta zuffa; 
Lotta per gioco; 
Giochi quasi aggressivi, ritualizzati e con reciprocità di ruoli 
Per i comportamenti quasi aggressivi, si riscontrano 
situazioni in cui i ragazzi fanno giochi turbolenti, lotta per 
finta o aggressioni giocose. 
frequenti in modo particolare nell’interazione tra i maschi, 
dal secondo ciclo della scuola primaria fino ai primi anni della 
scuola secondaria. 
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BULLYING
COMPORTAMENTI DI BULLISMO 
(sono ripetuti nel tempo ) 
 A LIVELLO FISICO: 
Punzecchiare, tirare i capelli, picchiare, dare calci, pugni, 
richiudere in una stanza, dare pizzicotti, spingere, 
graffiare, danneggiare le proprietà dell’altro o altre forme 
fisiche di attacco. 
 A LIVELLO VERBALE: 
Linguaggio offensivo, telefonate offensive, estorsione di 
denaro o beni materiali, intimidazioni e minacce, prese in 
giro e offese per il colore della pelle,linguaggio molesto e 
allusivo, dicerie e bugie sul conto di qualcuno. 
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BULLYING
Esempio di bullismo diretto fisico 
 Stefano è un bambino di 9 anni che frequenta la 3a 
elementare. Esile di corporatura, ha un carattere timido e 
riservato. Quasi tutti i giorni, durante la ricreazione, 
Stefano viene avvicinato e spintonato da due o tre 
bambini più grandi, che frequentano la 5a, i quali 
regolarmente lo costringono con la forza a dare loro la 
merenda. Stefano non riesce a difendersi e si vergogna a 
parlare di questi episodi. 
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BULLYING
Esempio di bullismo diretto verbale 
 Arshad è un ragazzino pakistano di 12 anni. Inserito da poche 
settimane in seconda media, nella scuola del paese in cui si è 
appena trasferito insieme ai genitori. Parole pronunciate in modo 
scorretto, a causa della scarsa conoscenza della lingua italiana, 
suscitano spesso l’ilarità dell’intera classe, istigata 
dall’atteggiamento provocatorio di un compagno che si rivolge ad 
Arshad dicendo: “Ma come parli? Non sai parlare!”. Gli insegnanti 
si accorgono che anche durante i momenti di gioco il ragazzino 
viene preso in giro. 
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BULLYING
A LIVELLO NON VERBALE: 
Fare brutte facce o gesti rudi, manipolare o danneggiare i 
rapporti di amicizia, escludere sistematicamente e isolare 
socialmente, inviare lettere scritte o frasi offensive. 
ATTIVITÀ CRIMINALE E ANTISOCIALE: 
Attacchi con armi, ferite fisiche gravi, minacce gravi con 
armi, furti seri, abusi sessuali. 
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BULLYING
Esempio di bullismo indiretto 
 Elena è una bambina di 10 anni che frequenta la 
5a elementare. Da qualche tempo un gruppetto di 
compagne diffonde pettegolezzi sul suo conto e 
sostiene che non si vesta alla moda, per 
allontanarla da Sofia, l’unica sua amica 
all’interno della classe. In seguito a ciò, Elena è 
spesso sola ed esclusa dal gruppo anche nei 
momenti di gioco. 
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BULLYING
I PROTAGONISTI: 
IL BULLO, LA VITTIMA, GLI SPETTATORI 
 I ruoli individuati sono sei: bullo, aiutante, 
sostenitore, difensore, esterno, vittima. 
 Gli autori hanno trovato differenze significative 
nella distribuzione dei ruoli, legate alle variabili 
del sesso: Bulli, aiutanti e sostenitori sono 
soprattutto maschi, mentre alle femmine si 
attribuiscono in prevalenza i ruoli di difensore ed 
esterno. 
 Solo per il ruolo di vittima non ci sono differenze 
tra i due gruppi. 
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BULLYING
Olweus (1993) 
Nei suoi numerosi studi sui ragazzi coinvolti in 
episodio di bullismo, aveva rilevato che le 
tipologie di bullo e vittima non sono di per sé 
univoche, poiché tra coloro che agiscono in 
modo prepotente ci sono anche altre figure di 
riferimento. 
 Infatti, la dominanza del bullo sembra cioè 
essere rinforzata dall’attenzione e dal supporto 
dei sostenitori, dall’allineamento degli aiutanti, 
dalla mancanza di opposizione della 
maggioranza silenziosa. 
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BULLYING
Gruppi di soggetti individuali sulla base del 
questionario “ruoli dei partecipanti 
(Salmivalli et al., 1996; Sutton e Smith, 1999; Menesini e Gini (2000) 
Bullo: chi prende attivamente l’iniziativa nel fare 
prepotenze ai compagni; 
Aiutante: chi agisce in modo prepotente ma con 
una posizione, secondaria nel gruppo, di 
“seguace” del bullo; 
Sostenitore: chi agisce in modo da rinforzare il 
comportamento del bullo, ad es. ridendo, 
incitandolo o solo stando a guardare; 
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Difensore: chi prende le difese della vittima 
consolandola; 
Esterno: chi non fa niente, cercando di 
rimanere fuori dalle situazioni di prepotenza; 
Vittima: chi subisce più spesso le prepotenze. 
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BULLYING
LE CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DEL 
BULLO 
Si distinguono tre tipologie principali di bulli: 
1. Il bullo dominante 
2. Il bullo gregario 
3. Il bullo-vittima 
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BULLYING
1. Il bullo 
dominante 
 È un ragazzo per lo più maschio, più forte fisicamente o 
psicologicamente rispetto ai compagni. 
 Presenta un’elevata autostima ed è caratterizzato da un 
atteggiamento favorevole verso la violenza. 
 Dal punto di vista delle credenze e della rappresentazione del 
problema, ritiene che l’aggressività possa essere positiva poiché 
aiuta a ottenere ciò che si vuole ed è sempre pronto a giustificare 
il proprio comportamento assumendo atteggiamenti di 
indifferenza e scarsa empatia verso la vittima. 
 Si caratterizza per comportamenti aggressivi sia verso i compagni 
sia verso gli adulti. 
 Oltre a prendere l’iniziativa nell’aggredire la vittima è anche 
capace di istigare altri compagni a farlo. 
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2. Il bullo gregario 
 È un ragazzo più ansioso del precedente, spesso 
con difficoltà a livello di rendimento scolastico, poco 
popolare nel gruppo e insicuro. 
 In genere tende a farsi trascinare nel ruolo di 
aiutante o sostenitore del bullo poiché questo 
comportamento può dargli un’identità e 
un’opportunità di affermazione all’interno del 
gruppo. 
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BULLYING
3. Il bullo-vittima 
 È definito anche vittima aggressiva o provocatrice; pur 
subendo le prepotenze dei compagni, mostra uno stile di 
interazione di tipo reattivo e aggressivo. 
 Spesso è un bambino emotivo, irritabile e con difficoltà di 
controllo delle emozioni; ha atteggiamenti provocatori ed 
iperreattivi di fronte agli attacchi dei compagni. 
 Il suo comportamento agitato, accompagnato sovente da 
difficoltà sul piano cognitivo e dell’attenzione e da modalità 
provocatorie verso gli altri, innesca facilmente un circolo 
vizioso di elevata conflittualità. 
 È molto impopolare tra i compagni e proviene da contesti 
altamente conflittuali. 
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LE CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DELLA 
VITTIMA 
Si distinguono due tipologie principali di vittime: 
1. La vittima passiva 
2. La vittima provocatrice 
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BULLYING
1. La vittima passiva 
 È un ragazzo tendenzialmente passivo che non 
sembra provocare in alcun modo le prepotenze le 
prepotenze subite: è un soggetto calmo, sensibile 
e contrario all’uso della violenza. 
 È caratterizzato da un modello “reattivo ansioso o 
sottomesso” che segnala ai bulli la sua insicurezza, 
la passività e la difficoltà a reagire di fronte alle 
prepotenze subite ( Olweus, 1993 ). 
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La vittima passiva/sottomessa 
 E’ la “classica” vittima a cui si pensa solitamente: 
 è un soggetto più debole della media dei coetanei e 
del bullo in particolare; 
 è ansioso e insicuro; 
 è sensibile, prudente, tranquillo, fragile, timoroso;
 è incapace di comportamenti assertivi; 
 ha una bassa autostima, un’opinione negativa di se 
stesso e delle proprie competenze, che viene 
ulteriormente svalutata dalle continue prevaricazioni 
subite; 
 a scuola spesso è solo, escluso dal gruppo dei 
coetanei e difficilmente riesce a crearsi delle 
amicizie;
 ha bisogno di protezione: a scuola cerca la vicinanza 
degli adulti; 
 se attaccato, è incapace di difendersi: spesso 
reagisce alle prepotenze piangendo e chiudendosi in 
se stesso; 
 è contrario ad ogni tipo di violenza; 
 il suo rendimento scolastico, vario nella scuola 
elementare, tende a peggiorare nel corso della 
scuola media;
 ha una scarsa coordinazione corporea ed è poco abile nelle 
attività sportive e di gioco; talvolta ha paure relative al proprio 
corpo (per es. ha paura di farsi male); 
 nega l’esistenza del problema e la propria sofferenza e finisce 
per accettare passivamente quanto accade; spesso si auto-colpevolizza; 
 non parla con nessuno delle prepotenze subite perché si 
vergogna, per timore di “fare la spia” e per paura che le 
prepotenze diventino ancora più gravi.
 Sembra che le vittime “segnalino” agli altri la propria 
vulnerabilità: ciò le renderebbe bersagli ancora più 
facili da individuare per i bulli. 
 Alcune categorie di bambini e ragazzi 
sembrerebbero maggiormente a rischio di 
vittimizzazione in quanto più vulnerabili: tra di essi i 
bambini appartenenti ad una diversa cultura, o 
coloro che presentano disabilità.
La vittima provocatrice 
 La vittima provocatrice è un soggetto che, con il suo 
comportamento, provoca gli attacchi degli altri. 
Contrariamente alla vittima passiva (che subisce 
senza reagire), spesso la vittima provocatrice 
contrattacca le azioni aggressive dell’altro, 
ricorrendo talvolta alla forza (anche se in modo poco 
efficace). 
 Proprio perché sia agisce, sia subisce le prepotenze, 
questo soggetto viene definito anche “bullo-vittima”.
 Il bambino/ragazzo vittima provocatrice: 
 è generalmente un maschio; 
 è irrequieto, iperattivo, impulsivo; 
 talvolta è goffo e immaturo; 
 ha problemi di concentrazione; 
 assume comportamenti e abitudini che causano tensione e 
irritazione nei compagni (non solo nei bulli, ma nell’intera 
classe) e perfino negli adulti, provocando reazioni negative a 
proprio danno;
 è ansioso e insicuro; 
 ha una bassa autostima; 
 è preoccupato per la propria incolumità 
fisica.
2. La vittima provocatrice 
 È un ragazzo che con il suo comportamento 
irrequieto, iper-reattivo e irritante, provoca gli 
attacchi subiti e spesso contrattacca le azioni 
dell’altro. 
 Questa categoria di vittime è sovrapponibile a 
quella dei “bulli-vittima”, ossia quei soggetti che 
ottengono punteggi superiori alla norma sia per 
la vittimizzazione che per il bullismo, in quanto, 
oltre ad agire le prepotenze, le subiscono. 
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BULLYING
La struttura familiare della vittima 
 Le famiglie delle vittime sono molto coese, tanto da 
coinvolgere intensamente i figli nelle loro vita interna. 
 Ciò favorisce l’instaurarsi di un legame di stretta 
dipendenza dalla famiglia, con conseguente difficoltà sul 
versante dei rapporti con i pari. 
 In questi contesti risulta spesso rilevante il ruolo 
iperprotettivo della madre, mentre è assente o poco 
coinvolta la figura del padre. 
 Il risultato è che questi bambini hanno difficoltà nel gestire 
le relazioni sociali con gli altri e non riescono ad affrontare 
interazioni più complesse (Genta, 2002). 
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BULLYING
Le conseguenze 
a lungo e a breve termine 
dell’essere la vittima dei compagni 
 La vittimizzazione costituisce un ostacolo significativo al 
benessere sociale, emozionale e all’adattamento scolastico dei 
bambini. 
 Alcuni studi recenti hanno permesso di caratterizzare le 
vittime come un gruppo di soggetti affetti da diversi tipi di 
disagi, quali la solitudine, la depressione, l’ansietà, 
l’insicurezza, la bassa autostima e un’eccessiva passività nelle 
relazioni sociali. 
 I bambini che subiscono prepotenze spesso sviluppano un 
atteggiamento generale di rifiuto verso l’attività scolastica e 
mostrano segni d’ansia e angoscia in momenti significativi 
della loro esperienza a scuola. 
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BULLYING
Conseguenze per le vittime 
A breve e lungo termine 
 Sintomi fisici: mal di pancia, mal di stomaco, mal di testa (soprattutto la 
mattina prima di andare a scuola) 
 Sintomi psicologici: disturbi del sonno, incubi, attacchi d’ansia 
 Problemi di concentrazione e di apprendimento, calo del rendimento 
scolastico 
 Riluttanza nell’andare a scuola, disinvestimento nelle attività scolastiche 
 Svalutazione della propria identità, scarsa autostima 
 Psicopatologie: Depressione, Comportamenti autodistruttivi/autolesivi 
 Abbandono scolastico 
 A livello personale: insicurezza, ansia, bassa autostima, problemi 
nell’adattamento socio-affettivo 
 A livello sociale: ritiro, solitudine, relazioni povere 
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BULLYING
Conseguenze per i bulli 
A breve e lungo termine 
 Basso rendimento scolastico 
 Disturbi della condotta per incapacità di rispettare le 
regole 
 Difficoltà relazionali 
 Ripetute bocciature e abbandono scolastico 
 Comportamenti devianti e antisociali: crimini, furti, atti di 
vandalismo, abuso di sostanze 
 Violenza in famiglia e aggressività sul lavoro 
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BULLYING
Bullismo e Disturbi della condotta 
I disturbi della condotta vengono definiti 
come: 
 modalità comportamentali abituali di 
violazioni delle regole o dei diritti degli 
altri (regole naturalmente rapportate e 
relazionate all’età del soggetto) che 
tendono ad esprimersi nei vari ambiti 
sociali. 
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BULLYING
La caratteristica fondamentale 
del Disturbo della Condotta 
È una modalità di comportamento ripetitiva 
e persistente in cui i diritti fondamentali 
degli altri oppure le norme o le regole della 
società appropriate per l’età adulta, 
vengono violate. 
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BULLYING
I comportamenti si inseriscono 
in quattro gruppi fondamentali 
1. Condotta aggressiva: 
che causa o minaccia danni fisici ad altre persone 
o ad animali; 
2. Condotta non aggressiva: 
che causa perdita o danneggiamento della 
proprietà; 
3. Frode o furto; 
4. Gravi violazioni di regole. 
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BULLYING
 I bambini o gli adolescenti con questo disturbo 
spesso innescano un comportamento aggressivo 
e reagiscono aggressivamente contro gli altri. 
 Essi possono mostrare un comportamento 
prepotente, minaccioso, o intimidatorio. 
 L’aggressione può assumere la forma di stupro, 
violenza,o, in rari casi, omicidio. 
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BULLYING 
Bullismo e Disturbi della condotta
 La distruzione deliberata dell’altrui proprietà è una 
tipica caratteristica di questo disturbo, e può 
includere l’incendio deliberato con intenzione di 
causare seri danni o distruzione deliberata della 
proprietà altrui in altri modi (ad esempio, spaccare 
vetri delle macchine, vandalismo a scuola). 
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Bullismo e Disturbi della condotta
 I soggetti con Disturbo della Condotta possono 
avere scarsa empatia e scarsa attenzione per i 
sentimenti, i desideri, e il benessere degli altri. 
 Specie in situazioni ambigue, i soggetti aggressivi 
con questo disturbo spesso travisano le intenzioni 
degli altri come più ostili e minacciose e 
reagiscono con un’aggressione che essi ritengono 
ragionevole e giustificata. 
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Bullismo e Disturbi della condotta
 Essi possono essere insensibili e 
mancare di adeguati sentimenti di colpa 
o di rimorso. 
 Può essere difficile valutare se il rimorso 
mostrato è vero perché questi soggetti 
imparano che esprimere la colpa può 
ridurre o prevenire la punizione. 
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Bullismo e Disturbi della condotta
Prevenzione e Trattamento Psicologico 
 Le ricerche indicano una diffusione più generalizzata 
del bullismo nelle scuole elementari e nei primi anni 
delle medie come fenomeno socio-relazionale e 
come modalità diffusa di soluzione dei conflitti. 
 Successivamente si assiste ad una definizione della 
frequenza con una maggiore accentuazione in un 
numero ristretto di casi come forma stabile di 
disagio individuale. 
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BULLYING
 I ragazzi con questa modalità radicata di 
comportamento sono a rischio di problematiche 
antisociali e devianti e altri comportamenti 
problematici come l’abuso di sostanze, alcool e 
droghe 
 Se non vengono aiutati a modificare 
i loro comportamenti aggressivi, possono 
continuare ad usare modalità aggressive nelle loro 
relazioni interpersonali. 
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BULLYING 
Prevenzione e Trattamento Psicologico
L’intervento psicologico ha lo scopo di interrompere 
questo tipo di modalità di soluzione dei conflitti e 
fornire le indicazioni necessarie per imparare a 
gestire diversamente le relazioni sociali, offrire la 
possibilità di sentire, provare, riconoscere e 
manifestare emozioni positive e adottare 
comportamenti collaborativi. 
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BULLYING 
Prevenzione e Trattamento Psicologico
 Inoltre, se i comportamenti prepotenti non vengono 
contrastati possono avere effetti molto negativi sulle 
vittime. 
 In questo caso l’intervento psicologico, ha l’obiettivo di 
sviluppare la capacità di esprimere la rabbia derivante 
dal subire soprusi, di raccontare con chiarezza e senza 
timore le situazioni a cui sono esposti, di recuperare il 
controllo della situazione,di proteggersi da soli, di 
riacquistare fiducia in se stessi. 
 Oltre ai ragazzi i soggetti interessati sono sia i genitori 
sia gli insegnanti. 
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BULLYING 
Prevenzione e Trattamento Psicologico
 Gli insegnanti possono promuovere 
interventi atti a favorire una mentalità 
che comprenda rispetto e solidarietà tra 
i ragazzi 
 Possono collaborare con le famiglie per 
individuare i segnali più o meno 
sommersi che i ragazzi possono 
manifestare 
 L’intervento, infatti, deve essere 
preventivo. 
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Prevenzione e Trattamento Psicologico
Cosa pensano i genitori dei 
rapporti che i figli hanno 
con i loro coetanei? 
• Da parte loro i genitori vedono i propri figli 
attraverso una doppia luce: essi o sono integrati nel 
gruppo degli amici, quindi popolari e sicuri, oppure sono 
fragili e dunque soggetti al rischio di prevaricazione da 
parte degli altri pari. Un pensiero che poco li sfiora 
riguarda i comportamenti aggressivi o scorretti che i 
propri figli potrebbero mettere in atto nei confronti degli 
altri compagni. 
• Ne risulta una tipica ambivalenza genitoriale che 
rispecchia il nucleo del conflitto con i figli adolescenti, 
ossia la dicotomia fra distacco e dipendenza. 
L’ambivalenza, comunque, è comprensibile in quei 
genitori che hanno esercitato per anni il controllo e quindi 
oggi faticano ad accettare il distacco. 
1. L’adolescenza può essere 
considerata un periodo di crisi? 
2. L’adolescenza: un’età non 
inevitabilmente segnata da crisi e 
da perturbazioni 
3. I compiti di sviluppo 
dell’adolescente 
4. Armonia e conflittualità tra 
genitori e adolescenti 
5. Lo svincolo degli adolescenti 
dalla famiglia 
6. Il ruolo della famiglia 
7. Le relazioni nel gruppo dei pari 
8. La durata del periodo 
adolescenziale 
9. Il ruolo della scuola 
10. Prevenzione del malessere e 
promozione del benessere 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
I concetti di attaccamento-dipendenza e di 
emancipazione-distacco. 
• non sono alternativi (Anna Oliverio Ferraris,1980) 
• Infatti la modalità con cui avviene il distacco dalle figure 
protettive, i cui estremi sono rappresentati dalla serenità o dal 
conflitto, dipende dal grado di soddisfazione dell'attaccamento. 
• Quindi l'emancipazione-distacco non ha inizio dove termina 
l'attaccamento-dipendenza, ma entrambi i processi sono 
contemporaneamente presenti, in diverse forme, nel ciclo vitale 
della famiglia. 
• Il legame di attaccamento, come Bowlby ci ha mostrato nelle 
sue ricerche, dà la possibilità, sia al bambino che all'adulto, di 
avere uno spazio di sicurezza cui ricorrere in caso di difficoltà o 
di pericolo, cercando protezione e conforto. 
1. L’adolescenza può essere 
considerata un periodo di crisi? 
2. L’adolescenza: un’età non 
inevitabilmente segnata da crisi e 
da perturbazioni 
3. I compiti di sviluppo 
dell’adolescente 
4. Armonia e conflittualità tra 
genitori e adolescenti 
5. Lo svincolo degli adolescenti 
dalla famiglia 
6. Il ruolo della famiglia 
7. Le relazioni nel gruppo dei pari 
8. La durata del periodo 
adolescenziale 
9. Il ruolo della scuola 
10. Prevenzione del malessere e 
promozione del benessere 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Le relazioni con i coetanei e la propria 
famiglia di riferimento: 
1. L’adolescenza può essere 
considerata un periodo di crisi? 
2. L’adolescenza: un’età non 
inevitabilmente segnata da crisi e 
da perturbazioni 
3. I compiti di sviluppo 
dell’adolescente 
4. Armonia e conflittualità tra 
genitori e adolescenti 
5. Lo svincolo degli adolescenti 
dalla famiglia 
6. Il ruolo della famiglia 
7. Le relazioni nel gruppo dei pari 
8. La durata del periodo 
adolescenziale 
9. Il ruolo della scuola 
10. Prevenzione del malessere e 
promozione del benessere 
Adolescenti ben 
socializzati 
Adolescenti 
insicuri 
socialmente 
Adolescenti 
prepotenti e sicuri 
Adolescenti 
prepotenti e 
insicuri 
Le relazioni degli adolescenti con i loro coetanei 
godono di un buon livello 
di popolarità tra i 
coetanei, si sentono sicuri 
nel gruppo dei pari e non 
mettono in atto 
comportamenti prepotenti. 
hanno discrete capacità 
relazionali, non mettono in 
atto condotte aggressive, 
ma hanno delle paure 
sociali legate alla loro 
reputazione tra i 
compagni. 
mettono in atto 
comportamenti aggressivi 
che non contrastano con 
il loro grado di popolarità 
e di successo relazionale. 
mettono in atto 
comportamenti di 
prevaricazione ma, a 
differenza dei precedenti, 
hanno la difficoltà di 
sviluppare rapporti e la 
popolarità, che risulta 
essere piuttosto bassa. 
La loro famiglia si 
caratterizza per le buone 
relazioni, la presenza dei 
genitori in casa e per una 
forte connotazione 
valoriale. 
La loro famiglia è 
ispirata a norme 
prescrittive riferite sia a 
sanzioni derivate da 
comportamenti 
trasgressivi sia a 
relazioni con genitori 
stressati e rigidi. 
La famiglia è connotata 
da scarsa affettività e 
relazionalità, come pure 
da assenza di valori e 
di norme. 
La famiglia per questi 
ragazzi non è 
assolutamente un punto 
di riferimento per quanto 
riguarda sia gli affetti sia i 
valori, lo è solo per le 
norme e per le 
prescrizioni. 
La famiglia di riferimento 
TOGETHER 
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BULLYING
L’importanza della coerenza educativa 
1. L’adolescenza può essere 
considerata un periodo di crisi? 
2. L’adolescenza: un’età non 
inevitabilmente segnata da crisi e 
da perturbazioni 
3. I compiti di sviluppo 
dell’adolescente 
4. Armonia e conflittualità tra 
genitori e adolescenti 
5. Lo svincolo degli adolescenti 
dalla famiglia 
6. Il ruolo della famiglia 
7. Le relazioni nel gruppo dei pari 
8. La durata del periodo 
adolescenziale 
9. Il ruolo della scuola 
10. Prevenzione del malessere e 
promozione del benessere 
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BULLYING
Come contrastare il bullismo? 
 La serietà degli effetti del bullismo rende necessaria 
una riflessione da parte degli adulti di riferimento di 
bambini e ragazzi e la conseguente loro disponibilità 
 Spesso, infatti, gli adulti possono sottovalutare o 
ignorare l’esistenza e le conseguenze del bullismo, 
non attivando di conseguenza azioni di sostegno e 
accompagnamento ai ragazzi in difficoltà. 
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BULLYING
Sottovalutazione e pregiudizi 
 Il bullismo, in fondo, è solo “una ragazzata”. 
 Chi subisce le prepotenze dovrebbe imparare a 
difendersi. 
 Il bullismo fa parte della crescita, è una fase normale 
che serve a “rafforzare”. 
 Il bullismo è un fenomeno proprio delle zone più 
povere e degradate, è più diffuso nelle grandi città, 
nelle scuole e nelle classi più numerose. 
 Il bullismo deriva dalla competizione per ottenere buoni 
voti a scuola. 
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BULLYING
Prima reazione dei genitori 
 I genitori possono essere sorpresi nello scoprire 
che il proprio figlio attua comportamenti 
aggressivi nei confronti di altri bambini 
 oppure non sanno come gestire il problema nel 
caso in cui il figlio sia vittima di prepotenze. 
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BULLYING
Prima reazione degli insegnanti 
 Gli insegnanti, a loro volta, non sempre riescono a 
cogliere i segnali di disagio o a riconoscere gli 
episodi di bullismo che per altro avvengono per lo 
più in assenza di adulti 
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BULLYING
In conseguenza 
 La vittima non trova aiuto 
 Il bullo agisce indisturbato. 
 Il mancato intervento di un adulto può essere 
visto come una forma di approvazione per il suo 
comportamento. 
TOGETHER 
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BULLYING
Come possono fare i genitori 
per individuare bulli e vittime 
 Saper riconoscere il bullismo senza 
confonderlo con altri tipi di comportamento 
 Per riconoscere se un ragazzo è stato 
ripetutamente vittimizzato da un compagno 
o se egli stesso è autore di azioni di 
prevaricazione, è possibile far riferimento 
ad alcuni indicatori comportamentali. 
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BULLYING
Indicatori della possibile vittima 
 torna da scuola con vestiti stracciati o sgualciti e con 
libri o oggetti rovinati 
 ha lividi, ferite, tagli e graffi di cui non si può dare 
una spiegazione naturale 
 non porta a casa compagni di classe o coetanei e 
raramente trascorre del tempo con loro 
 non ha nessun amico per il tempo libero 
 non viene invitato a feste 
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WE CAN 
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BULLYING
Indicatori della possibile vittima 
 è timoroso e riluttante nell’andare a scuola la mattina 
(ha scarso appetito,mal di stomaco, mal di testa…) 
 sceglie percorsi più lunghi per il tragitto casa-scuola 
 dorme male e fa brutti sogni 
 il rendimento scolastico e l’interesse per la scuola 
diminuiscono 
 ha frequenti sbalzi d’umore: sembra infelice, triste e 
depresso e spesso manifesta irritazione e scatti d’ira 
 chiede o ruba denaro alla famiglia (spesso per 
assecondare i bulli) 
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BULLYING
Indicatori del possibile bullo 
 prende in giro ripetutamente e in modo pesante 
 rimprovera 
 intimidisce 
 minaccia 
 tira calci, pugni, spinge 
 danneggia cose … 
 I bulli possono mettere in atto tali comportamenti nei 
confronti di più compagni, ma tendono a rivolgersi in 
particolare ai più deboli e indifesi. 
TOGETHER 
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BULLYING
Linee-guida per i genitori 
1. Prendere consapevolezza del problema 
“bullismo”: innanzitutto prestare attenzione ad 
eventuali segnali della presenza del bullismo; 
2. Non minimizzare il problema: far capire al 
figlio che è importante prendere in seria 
considerazione il problema che riporta, creando 
un clima di ascolto attivo e di fiducia; 
TOGETHER 
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BULLYING
Linee-guida per i genitori 
3. Favorire il dialogo: evitare di assumere un 
atteggiamento colpevolizzante e punitivo, ma al 
contrario potenziare il dialogo e la 
comunicazione, promuovendo la cultura 
dell’ascolto; 
TOGETHER 
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Linee-guida per i genitori 
4. Non arroccarsi su posizioni estreme nei 
confronti del proprio figlio (di accusa o di 
difesa): avere una visione reale del problema, 
evitando di schierarsi dalla parte del bullo o 
della vittima; prima di intervenire, capire a 
fondo il problema e le motivazioni che hanno 
portato ciascun attore coinvolto a comportarsi in 
un determinato modo; 
TOGETHER 
WE CAN 
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Linee-guida per i genitori 
5. Valorizzare il dialogo scuola-famiglia: stare 
costantemente in contatto con il personale della 
scuola (insegnanti, dirigenti e personale non 
docente) per cercare di definire il problema, 
ascoltando anche quello che hanno da dire gli 
operatori scolastici; 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Linee-guida per i genitori 
6. Prestare attenzione al vissuto emotivo del 
proprio figlio: cercare di far emergere le 
emozioni, le paure e i sentimenti del bambino 
rispetto all’accaduto. Provare a mettersi nei 
panni del proprio figlio, per cercare di capire 
meglio che cosa stia vivendo; 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Linee-guida per i genitori 
7. Invitare il proprio figlio a chiedere aiuto: far 
capire al bambino che, se si dovesse trovare 
nella posizione di vittima di azioni di 
prepotenza, è importante chiedere aiuto ad uno 
dei suoi adulti di riferimento. Spiegare che 
questo non è un atto di debolezza, ma è un 
modo coraggioso per smascherare il bullo e 
farlo uscire allo scoperto; 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Linee-guida per i genitori 
8. Trovare una soluzione al problema insieme al 
proprio figlio: coinvolgere il bambino in modo 
attivo nella ricerca di strategie adeguate ed efficaci 
per la risoluzione del problema; 
9. Confrontarsi con altri genitori: è importante 
condividere paure e preoccupazioni rispetto 
all’accaduto per scoprire, magari, di non essere gli 
unici coinvolti nel problema; 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Linee-guida per i genitori 
10. Potenziare l’autostima del proprio figlio: 
lavorare per costruire la fiducia del bambino in 
se stesso ed incoraggiarlo a sperimentarsi nelle 
attività (anche extrascolastiche) in cui riesce 
bene; 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Linee-guida per i genitori 
11. Lavorare verso l’autonomia del proprio 
figlio: evitare di avere un atteggiamento 
iperprotettivo, ma al contrario insegnare al 
bambino ad essere il più possibile autonomo, 
perché proprio una stretta dipendenza dai 
genitori può essere un fattore di rischio affinché 
il bambino sia preso di mira da compagni “più 
forti”; 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Linee-guida per i genitori 
12. Aiutare il proprio figlio a prendere 
consapevolezza dei suoi atteggiamenti: 
insegnargli a riconoscere eventuali 
comportamenti che possono irritare o infastidire 
gli altri e riflettere sulle conseguenze delle 
proprie azioni. Cogliere l’occasione per suggerire 
possibili condotte alternative; 
TOGETHER 
WE CAN 
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BULLYING
Linee-guida per i genitori 
13. Favorire momenti di socializzazione positiva: 
creare momenti, al di fuori del contesto 
scolastico, in cui il bambino possa vivere 
momenti di socializzazione con i propri 
compagni, magari condividendo gli stessi 
interessi; 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Linee-guida per i genitori 
14. Far intraprendere ai bambini attività 
extrascolastiche: impegnarsi per esempio in 
attività sportive aiuta ad incanalare 
l’aggressività in modo positivo e favorisce la 
costruzione di nuove relazioni; 
TOGETHER 
WE CAN 
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BULLYING
Linee-guida per i genitori 
15. Ridurre il senso di colpa: far sì che i bambini 
non si sentano colpevoli nel caso in cui siano 
vittime di prepotenza, ricordando loro che è 
sempre possibile trovare una soluzione; 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Linee-guida per i genitori 
16. Rivolgersi ad esperti: qualora la famiglia 
dovesse rendersi conto di non avere strumenti 
adeguati per gestire la situazione, chiedere un 
confronto ad un operatore esperto presente sul 
territorio. 
TOGETHER 
WE CAN 
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BULLYING
Alcuni suggerimenti per gli adulti di riferimento su come cercare 
di aumentare l’autostima in età evolutiva 
 L’autostima, in cui sono comprese 
l’autorealizzazione, l’autocontrollo, la fiducia in 
se stessi, l’autoregolazione e l’ autogratificazione, 
gioca un ruolo fondamentale nel processo di 
sviluppo del Sé. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Alcuni suggerimenti per gli adulti di riferimento su come cercare 
di aumentare l’autostima in età evolutiva 
 Un buon livello di autostima, quindi, corrisponde a 
migliori esiti in termini di benessere e qualità della vita in 
età evolutiva. In particolare nel caso del bullismo una 
buona autostima è un “fattore protettivo” rispetto alla 
possibilità di diventare una “vittima”: bambini che 
valutano negativamente se stessi e le proprie capacità, 
infatti, costituiscono i bersagli privilegiati dei bulli. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
 Una bassa autostima è uno dei fattori spesso implicati 
nella genesi di alcuni disturbi dell’infanzia (deficit 
dell’attenzione, cognitivi e dell’apprendimento, fobie 
ecc.) e dell’adolescenza o dell’età adulta (abuso di droghe, 
comportamenti antisociali ecc.): aumentare un sano 
concetto del Sé in età precoce fornisce al bambino degli 
strumenti fondamentali per affrontare le varie difficoltà 
implicite nei passaggi evolutivi, evitando così il 
cosiddetto “scacco evolutivo”. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING 
Alcuni suggerimenti per gli adulti di riferimento su come 
cercare di aumentare l’autostima in età evolutiva
 Il sostegno all’autostima è importante non solo in ambito 
familiare nella relazione con la madre e il padre, ma anche 
in ambito scolastico, al fine di far acquisire e sperimentare 
al bambino la propria competenza e la propria capacità di 
affrontare compiti evolutivi sempre più articolati. 
 Grazie ad una positiva concezione di sé, i bambini sono in 
grado di gestire anche la rabbia in senso positivo e 
costruttivo. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING 
Alcuni suggerimenti per gli adulti di riferimento su come 
cercare di aumentare l’autostima in età evolutiva
 Riteniamo importante che i genitori e gli 
insegnanti rinforzino l’autostima nel bambino, 
qualora fosse carente, per la riduzione dei fattori 
di rischio 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING 
Alcuni suggerimenti per gli adulti di riferimento su come 
cercare di aumentare l’autostima in età evolutiva
Come procedere 
 I bambini hanno bisogno di sentirsi amati ed 
apprezzati per quello che sono; potete farlo capire 
loro tramite messaggi verbali (es: “Sei proprio un 
bravo bambino”); oppure tramite messaggi non-verbali 
(es: sedendosi accanto a lui, sorridendogli 
e guardandolo negli occhi). 
 I bambini hanno bisogno di essere apprezzati per 
quello che fanno. Importante è gratificarli ogni 
qualvolta raggiungono degli obiettivi. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Come procedere 
 Prima di riuscire ad apprezzare una critica senza 
perdere l’autostima un bambino ha bisogno di 
aver ricevuto molti elogi. 
 Non esprimere giudizi generalizzati, che non sono 
sempre veri, del tipo: “Non arrivi mai puntuale a 
scuola” oppure “Il tuo lavoro è sempre 
disordinato!” 
 Evitate i giudizi: si attaccano come etichette. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Come procedere 
 Evitate di avere delle aspettative sproporzionate rispetto 
all’età dei bambini: ad esempio molto spesso si chiede al 
bambino di mettersi nei panni dell’altro, o di capire i 
sentimenti dell’altro, senza rendersi conto che spesso non 
ha raggiunto una maturità psicologica che gli permetta di 
farlo. 
 Non estremizzate i confronti tra bambini. 
 Nell’esprimere una critica, indirizzatela maggiormente al 
comportamento che ritenete sbagliato e non alla persona. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Come procedere 
 Sforzatevi di comprendere il punto di vista del 
bambino. 
 Quando i bambini si sentono minacciati o hanno 
paura possono reagire con espressioni di rabbia 
(per es. quando hanno paura di sbagliare, di non 
essere amati, di non essere compresi, di non 
essere all’altezza della situazione, di non essere 
graditi agli altri bambini ecc.). 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Come procedere 
 È importante infine ricordare che ci sono due 
tipologie di autostima: 
l’autostima dell’essere e l’autostima del fare. 
 È perciò necessario che gli adulti rinforzino oltre 
alle competenze relazionali, le abilità pratiche dei 
bambini (il saper fare). 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Come individuare vittime e bulli a scuola: alcuni 
campanelli di allarme 
indicatori della possibile vittima 
 è preso ripetutamente in giro in modo 
pesante, offeso, denigrato, umiliato, deriso, 
sottomesso, dominato, minacciato, 
ridicolizzato; 
 è aggredito fisicamente, picchiato, preso a 
pugni e a calci, spinto;
Come individuare vittime e bulli a scuola: alcuni 
campanelli di allarme 
indicatori della possibile vittima 
 subisce il furto, il danneggiamento e la dispersione di 
oggetti o beni materiali (libri, denaro…); 
 presenta lividi, graffi, ferite, tagli o vestiti stracciati a 
cui non può essere data una spiegazione naturale; 
 si dimostra indifeso e reagisce agli scontri e ai litigi 
con il ritiro o il pianto. È spesso solo ed escluso dal 
gruppo dei compagni nei momenti di ricreazione; è 
scelto per ultimo nei giochi di squadra;
Come individuare vittime e bulli a scuola: alcuni 
campanelli di allarme 
indicatori della possibile vittima 
 non ha nessun buon amico in classe; 
 appare depresso e ha facilità al pianto; 
 subisce un calo improvviso o graduale nel 
rendimento scolastico; 
 ha difficoltà a parlare in classe; 
 dimostra ansia e insicurezza; 
 ricerca la vicinanza degli adulti nei momenti di 
ricreazione.
Come individuare vittime e bulli a scuola: alcuni 
campanelli di allarme 
indicatori del possibile bullo 
 prende in giro ripetutamente i compagni, denigra, 
calunnia, intimidisce, umilia, minaccia, comanda, 
domina, sottomette, deride 
 aggredisce fisicamente i compagni con calci, pugni, 
spintoni 
 danneggia o ruba gli oggetti altrui; rovina i vestiti, 
esclude intenzionalmente dal gruppo dei pari, isola
 Una volta individuato un caso di bullismo, 
diventa importante l’atteggiamento dell’adulto 
di fronte al fenomeno rilevato. Di seguito 
vengono riportati alcuni atteggiamenti che gli 
insegnanti dovrebbero evitare o adottare.
Atteggiamenti da evitare 
 entrare in un’ottica punitiva 
 punire il bullo e/o iperproteggere la vittima 
 “etichettare” i ragazzi e creare sistemi di 
aspettative negative intorno al singolo 
individuo 
 disapprovare la persona 
 umiliare, usare sarcasmo o minacce
Atteggiamenti da adottare 
 dare rinforzi positivi rispetto al buon comportamento 
degli alunni 
 responsabilizzare la vittima e aiutare il bullo al 
cambiamento 
 fornire autentiche opportunità di cambiamento 
 la disapprovazione va rivolta al comportamento 
negativo 
 valorizzare il dialogo e la chiarezza
In un’ottica di prevenzione, gli insegnanti e con essi tutto 
il personale scolastico sono chiamati a impegnarsi per: 
1. prendere consapevolezza del problema; 
2. elaborare una politica scolastica antibullismo, in 
stretta collaborazione con i dirigenti scolastici e il 
personale non docente; 
3. formulare una definizione condivisa di bullismo; 
4. stilare una lista condivisa di indicatori che 
permettano di riconoscere il fenomeno;
5. analizzare i bisogni della specifica scuola e la 
presenza del fenomeno dal punto di vista 
quantitativo e qualitativo (diffusione, frequenza degli 
episodi, numero dei ragazzi coinvolti, tipologie di 
bullismo); 
6. monitorare gli spazi di gioco libero e i momenti meno 
strutturati; 
7. intervenire tempestivamente di fronte a episodi di 
prepotenza (non sottovalutarli né tollerarli);
8. dare sostegno alle vittime; 
9. considerare i bulli come persone da aiutare oltre che 
da “fermare”; 
10. coinvolgere gli alunni nella ricerca di soluzioni 
adeguate al problema; 
11. promuovere relazioni di fiducia basate sull’ascolto e 
sul dialogo, anche al fine di comprendere le cause 
delle azioni di prevaricazione;
12. promuovere una cultura di gruppo centrata su 
solidarietà, collaborazione, empatia e comportamenti 
prosociali; 
13. creare un’alleanza educativa e un clima di 
collaborazione con i genitori; 
14. effettuare un monitoraggio costante del fenomeno, 
anche con l’aiuto di qualche esperto.
Tutto ciò nella consapevolezza 
che: 
 monitoraggio e intervento devono avere 
continuità nel tempo (un intervento limitato e 
fine a se stesso può far crescere la 
consapevolezza sul problema ma non è 
sufficiente a risolverlo in modo significativo); 
 ci deve essere collaborazione tra tutti gli 
adulti responsabili del benessere dei ragazzi 
(insegnanti, genitori, personale scolastico) al 
fine di creare una omogeneità negli interventi 
e nelle risposte al bullismo;
Tutto ciò nella consapevolezza 
che: 
 gli adulti costituiscono per i bambini e i 
ragazzi dei modelli di abilità relazionali e 
forniscono esempi di come entrare in 
relazione con gli altri.
Cosa è possibile fare 
concretamente a scuola? 
 Spesso, come insegnanti, si è investiti e 
sovraccaricati di aspettative che provengono 
dall’esterno; la scuola, infatti, accanto alla 
funzione di istruire i ragazzi si è vista 
riconoscere nel tempo l’importante quanto 
oneroso compito di educarli. 
 Raggiungere tale obiettivo richiede 
sicuramente tempi ed energie che vanno 
oltre il semplice stare in classe e sviluppare il 
programma annuale; pertanto, di fronte a 
richieste “extra”, la paura di “non terminare il 
programma” può limitare la disponibilità degli 
insegnanti a progetti extracurriculari.
Cosa è possibile fare 
concretamente a scuola? 
 Per quanto riguarda la prevenzione del bullismo, 
occorre riflettere sul fatto che non è strettamente 
necessario proporre attività cosiddette “speciali” 
(percorsi cioè che si possono realizzare una tantum 
e limitatamente nel tempo); vi sono infatti attività 
curriculari e strategie didattiche abitualmente 
adottate dagli insegnanti che permettono di 
raggiungere obiettivi non solo cognitivi ma anche 
educativi, in quanto, per le loro modalità di 
realizzazione, favoriscono nei ragazzi la maturazione 
di stili relazionali positivi e di abilità prosociali.
Cosa è possibile fare 
concretamente a scuola? 
 Da ciò ne consegue che tali attività diventano 
lo strumento di prevenzione privilegiato 
poiché: 
 coinvolgono contemporaneamente l’intera 
classe (o bambini di classi diverse); 
 possono essere proposte con una certa 
continuità durante l’anno scolastico.
ATTENZIONE AI SEGNALI! 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Il fenomeno del bullismo è caratterizzato da una dimensione 
sociale definita da un continuum tra democrazia e dispotismo 
ed una dimensione individuale basata sul continuum “sape fare 
“ (potere) e “non saper fare” (impotenza). Le aree evidenziate 
dagli assi rappresentano le diverse dimensioni dello stare 
insieme. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
La partecipazione può essere intesa come una forza 
trasversale che agisce sulla dimensione sociale e su 
quella individuale qualificando le modalità dello stare 
nel gruppo e nella comunità 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Aumentando la partecipazione migliora la dimensione 
individuale dell’essere capace e si amplia, 
qualificandosi, la dimensione sociale della 
democrazia che diviene così una democrazia 
partecipata 
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BULLYING
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bullimo lezione

  • 1. Clinica Psicologica e Psicopatologia Psicosomatica Conoscere e contrastare il bullismo CORSO INTEGRATO DI PSICOLOGIA CLINICA Prof. Salvatore Sasso a.a.2009-2010 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI CHIETI Per alcuni bambini mettere piede a scuola è una tragedia. I capricci però non c’entrano
  • 2. L’attualità Anti-Bullying Week 2006  This year's theme: The Bystander spettatori Find out about the role of onlookers, witnesses and observers to help to stop bullying Gli www.anti-bullyingalliance.org.uk
  • 3.
  • 4.
  • 5. Perché è importante sapere e riflettere sul bullismo  Ogni giorno i quotidiani e la televisione affrontano il delicato tema del bullismo nelle sue molteplici manifestazioni.  Spesso la questione della pericolosità (lo stereotipo del “brutto, sporco e cattivo”modello Franti del libro Cuore) e l’esigenza di controllo sembrano prevalere sull’interesse del bambino e dell’adolescente e dell’analisi in termini sistemici  Il bullismo allora può essere interpretato solo come un “problema sociale”, la cui unica soluzione rischia di essere rintracciata nella punizione e nella repressione del comportamento aggressivo. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 6. Cosa sarebbe necessario fare  recuperare l’attenzione su queste manifestazioni di disagio infantile/adolescenziale in un’ottica di prevenzione e di promozione del benessere personale e sociale.  Le espressioni del disagio in età evolutiva, infatti, possono essere molteplici, in relazione alle caratteristiche di personalità e ai diversi contesti socio-familiari. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 7. Cosa significa prevenire  La prevenzione non deve diventare un luogo comune  il primo passo è acquisire gli strumenti per riconoscere il fenomeno.  Il bullismo infatti, si manifesta attraverso una serie di campanelli d’allarme che possono essere identificati precocemente. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 8. Come prevenire  La rilevazione dei segnali di disagio deve: 1. riguardare e coinvolgere ogni soggetto della rete sociale 2. essere multidisciplinare, comprendendo sia fattori socioculturali che psicologici, in un’ottica evolutiva.  La famiglia, il mondo della scuola e degli amici possono costituire, in questo senso, una risorsa preziosa. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 9. Quando è possibile prevenire  Solo in presenza di un sistema (familiare e sociale) attento ai segnali del disagio, ma anche capace di promuovere risorse, potenzialità, competenze:  gli esperti in problematiche dell’infanzia e dell’adolescenza utilizzano sempre più i concetti di empowerment, di comportamenti prosociali e di life skills (o abilità di vita), la cui promozione contribuisce ad un armonico sviluppo personale e sociale, ma anche alla salvaguardia dei diritti umani TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 10. Gli obiettivi  rivolgere maggiore attenzione non solo alle conseguenze del bullismo, ma anche alle numerose variabili che aumentano la vulnerabilità del bambino (fattori di rischio) ed alle risorse sulle quali far leva per prevenirne gli effetti negativi (fattori di protezione)  dedicare sempre maggiori risorse alla prevenzione sensibilizzando e formando genitori e insegnanti ad una precoce presa in carico e ad un efficace intervento in situazioni di bullismo  dedicare maggior spazio alla ricerca di strumenti conoscitivi e di un confronto sulle possibili risposte ad un disagio che può manifestarsi in forme difficilmente riconoscibili. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 11. Di cosa ci occuperemo  Definizione di bullismo  Caratteristiche  Forme di comportamento  Caratteristiche psicologiche Dinamiche del bullismo nel gruppo Prevenzione e trattamento psicologico Linee-guida per i genitori L’autostima Come riconoscere vittime e bulli a scuola TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 12. La definizione di bullismo Con il termine bullismo si definiscono le azioni aggressive o i comportamenti di manipolazione sociale tipici dei gruppi di pari, perpetrati in modo intenzionale e sistematico da uno o più persone ai danni di altre. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 13.  Il termine italiano bullismo è la traduzione letterale della parola “bullying”, termine inglese usato nella letteratura internazionale per connotare il fenomeno delle prepotenze tra pari in un contesto di gruppo.  È stato Olweus (1978) nei suoi lavori ad utilizzare una definizione più ampia, assumendo l’idea che il bullismo fosse riferibile sia al gruppo sia all’ individuo.  Secondo Olweus “il bullo è un individuo, per lo più maschio, che spesso opprime i compagni, i bersagli di queste azioni possono essere ragazze o ragazzi, l’attacco può essere sia fisico che mentale”. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 14.  Il termine bullo rimanda spesso allo spaccone, chi millanta, lo spavaldo e non tanto alla sua derivazione come “mobbing” (to mob= assalire, aggredire tumultuosamente in massa)  Il termine è usato spesso dagli etologi (K. Lorenz)  Quando si parla di bullismo bisogna invece riferirsi sempre al significato originario di “mobbing”, tenendo conto della valenza del gruppo e delle sue tre manifestazioni: sul piano fisico, verbale e indiretto (come ad esempio, attraverso l’isolamento, le maldicenze…) TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 15. La definizione più recente pone l’accento su alcune caratteristiche che progressivamente si sono rivelate significative  La prima riguarda l’intenzionalità, cioè il fatto che il bullo mette in atto intenzionalmente dei comportamenti fisici, verbali o psicologici con lo scopo di offendere l’altro e di arrecargli danno o disagio;  La seconda riguarda la persistenza: sebbene anche un singolo episodio possa essere considerato una forma di bullismo, l’ interazine bullo-vittima è caratterizzata dalla ripetitività di comportamenti di prepotenza protratti nel tempo; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 16.  In terzo luogo, tale interazione è asimmetrica, fondata sul disequilibrio e sulla disuguaglianza di forza tra il bullo che agisce e la vittima che spesso non è in grado di difendersi;  Infine, il comportamento di attacco può essere perpetrato con modalità fisiche o verbali di tipo diretto (botte, pugni, calci, offese e minacce) o con modalità di tipo psicologico e indiretto, quali la diffamazione o l’esclusione. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 17. Cosa possiamo etichettare come bullismo  Per esempio, attacchi gravi con armi, coltelli o altri oggetti pericolosi, furti di materiale costoso, minacce di gravi aggressioni alla persona, forme di molestia severa o di abuso sessuale,  Si tratta di situazioni che richiedono una denuncia e una collaborazione tra scuola e autorità giudiziaria.  È importante quindi che l’insegnante, attraverso l’osservazione e la discussione con i ragazzi, sappia distinguere la diversa natura dei comportamenti. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 18. COMPORTAMENTI NON ETICHETTABILI COME BULLISMO Presa in giro per gioco; Finta zuffa; Lotta per gioco; Giochi quasi aggressivi, ritualizzati e con reciprocità di ruoli Per i comportamenti quasi aggressivi, si riscontrano situazioni in cui i ragazzi fanno giochi turbolenti, lotta per finta o aggressioni giocose. frequenti in modo particolare nell’interazione tra i maschi, dal secondo ciclo della scuola primaria fino ai primi anni della scuola secondaria. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 19. COMPORTAMENTI DI BULLISMO (sono ripetuti nel tempo )  A LIVELLO FISICO: Punzecchiare, tirare i capelli, picchiare, dare calci, pugni, richiudere in una stanza, dare pizzicotti, spingere, graffiare, danneggiare le proprietà dell’altro o altre forme fisiche di attacco.  A LIVELLO VERBALE: Linguaggio offensivo, telefonate offensive, estorsione di denaro o beni materiali, intimidazioni e minacce, prese in giro e offese per il colore della pelle,linguaggio molesto e allusivo, dicerie e bugie sul conto di qualcuno. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 20. Esempio di bullismo diretto fisico  Stefano è un bambino di 9 anni che frequenta la 3a elementare. Esile di corporatura, ha un carattere timido e riservato. Quasi tutti i giorni, durante la ricreazione, Stefano viene avvicinato e spintonato da due o tre bambini più grandi, che frequentano la 5a, i quali regolarmente lo costringono con la forza a dare loro la merenda. Stefano non riesce a difendersi e si vergogna a parlare di questi episodi. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 21. Esempio di bullismo diretto verbale  Arshad è un ragazzino pakistano di 12 anni. Inserito da poche settimane in seconda media, nella scuola del paese in cui si è appena trasferito insieme ai genitori. Parole pronunciate in modo scorretto, a causa della scarsa conoscenza della lingua italiana, suscitano spesso l’ilarità dell’intera classe, istigata dall’atteggiamento provocatorio di un compagno che si rivolge ad Arshad dicendo: “Ma come parli? Non sai parlare!”. Gli insegnanti si accorgono che anche durante i momenti di gioco il ragazzino viene preso in giro. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 22. A LIVELLO NON VERBALE: Fare brutte facce o gesti rudi, manipolare o danneggiare i rapporti di amicizia, escludere sistematicamente e isolare socialmente, inviare lettere scritte o frasi offensive. ATTIVITÀ CRIMINALE E ANTISOCIALE: Attacchi con armi, ferite fisiche gravi, minacce gravi con armi, furti seri, abusi sessuali. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 23. Esempio di bullismo indiretto  Elena è una bambina di 10 anni che frequenta la 5a elementare. Da qualche tempo un gruppetto di compagne diffonde pettegolezzi sul suo conto e sostiene che non si vesta alla moda, per allontanarla da Sofia, l’unica sua amica all’interno della classe. In seguito a ciò, Elena è spesso sola ed esclusa dal gruppo anche nei momenti di gioco. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 24. I PROTAGONISTI: IL BULLO, LA VITTIMA, GLI SPETTATORI  I ruoli individuati sono sei: bullo, aiutante, sostenitore, difensore, esterno, vittima.  Gli autori hanno trovato differenze significative nella distribuzione dei ruoli, legate alle variabili del sesso: Bulli, aiutanti e sostenitori sono soprattutto maschi, mentre alle femmine si attribuiscono in prevalenza i ruoli di difensore ed esterno.  Solo per il ruolo di vittima non ci sono differenze tra i due gruppi. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 25. Olweus (1993) Nei suoi numerosi studi sui ragazzi coinvolti in episodio di bullismo, aveva rilevato che le tipologie di bullo e vittima non sono di per sé univoche, poiché tra coloro che agiscono in modo prepotente ci sono anche altre figure di riferimento.  Infatti, la dominanza del bullo sembra cioè essere rinforzata dall’attenzione e dal supporto dei sostenitori, dall’allineamento degli aiutanti, dalla mancanza di opposizione della maggioranza silenziosa. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 26. Gruppi di soggetti individuali sulla base del questionario “ruoli dei partecipanti (Salmivalli et al., 1996; Sutton e Smith, 1999; Menesini e Gini (2000) Bullo: chi prende attivamente l’iniziativa nel fare prepotenze ai compagni; Aiutante: chi agisce in modo prepotente ma con una posizione, secondaria nel gruppo, di “seguace” del bullo; Sostenitore: chi agisce in modo da rinforzare il comportamento del bullo, ad es. ridendo, incitandolo o solo stando a guardare; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 27. Difensore: chi prende le difese della vittima consolandola; Esterno: chi non fa niente, cercando di rimanere fuori dalle situazioni di prepotenza; Vittima: chi subisce più spesso le prepotenze. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 28.
  • 29. LE CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DEL BULLO Si distinguono tre tipologie principali di bulli: 1. Il bullo dominante 2. Il bullo gregario 3. Il bullo-vittima TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 30. 1. Il bullo dominante  È un ragazzo per lo più maschio, più forte fisicamente o psicologicamente rispetto ai compagni.  Presenta un’elevata autostima ed è caratterizzato da un atteggiamento favorevole verso la violenza.  Dal punto di vista delle credenze e della rappresentazione del problema, ritiene che l’aggressività possa essere positiva poiché aiuta a ottenere ciò che si vuole ed è sempre pronto a giustificare il proprio comportamento assumendo atteggiamenti di indifferenza e scarsa empatia verso la vittima.  Si caratterizza per comportamenti aggressivi sia verso i compagni sia verso gli adulti.  Oltre a prendere l’iniziativa nell’aggredire la vittima è anche capace di istigare altri compagni a farlo. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 31. 2. Il bullo gregario  È un ragazzo più ansioso del precedente, spesso con difficoltà a livello di rendimento scolastico, poco popolare nel gruppo e insicuro.  In genere tende a farsi trascinare nel ruolo di aiutante o sostenitore del bullo poiché questo comportamento può dargli un’identità e un’opportunità di affermazione all’interno del gruppo. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 32. 3. Il bullo-vittima  È definito anche vittima aggressiva o provocatrice; pur subendo le prepotenze dei compagni, mostra uno stile di interazione di tipo reattivo e aggressivo.  Spesso è un bambino emotivo, irritabile e con difficoltà di controllo delle emozioni; ha atteggiamenti provocatori ed iperreattivi di fronte agli attacchi dei compagni.  Il suo comportamento agitato, accompagnato sovente da difficoltà sul piano cognitivo e dell’attenzione e da modalità provocatorie verso gli altri, innesca facilmente un circolo vizioso di elevata conflittualità.  È molto impopolare tra i compagni e proviene da contesti altamente conflittuali. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 33. LE CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DELLA VITTIMA Si distinguono due tipologie principali di vittime: 1. La vittima passiva 2. La vittima provocatrice TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 34. 1. La vittima passiva  È un ragazzo tendenzialmente passivo che non sembra provocare in alcun modo le prepotenze le prepotenze subite: è un soggetto calmo, sensibile e contrario all’uso della violenza.  È caratterizzato da un modello “reattivo ansioso o sottomesso” che segnala ai bulli la sua insicurezza, la passività e la difficoltà a reagire di fronte alle prepotenze subite ( Olweus, 1993 ). TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 35. La vittima passiva/sottomessa  E’ la “classica” vittima a cui si pensa solitamente:  è un soggetto più debole della media dei coetanei e del bullo in particolare;  è ansioso e insicuro;  è sensibile, prudente, tranquillo, fragile, timoroso;
  • 36.  è incapace di comportamenti assertivi;  ha una bassa autostima, un’opinione negativa di se stesso e delle proprie competenze, che viene ulteriormente svalutata dalle continue prevaricazioni subite;  a scuola spesso è solo, escluso dal gruppo dei coetanei e difficilmente riesce a crearsi delle amicizie;
  • 37.  ha bisogno di protezione: a scuola cerca la vicinanza degli adulti;  se attaccato, è incapace di difendersi: spesso reagisce alle prepotenze piangendo e chiudendosi in se stesso;  è contrario ad ogni tipo di violenza;  il suo rendimento scolastico, vario nella scuola elementare, tende a peggiorare nel corso della scuola media;
  • 38.  ha una scarsa coordinazione corporea ed è poco abile nelle attività sportive e di gioco; talvolta ha paure relative al proprio corpo (per es. ha paura di farsi male);  nega l’esistenza del problema e la propria sofferenza e finisce per accettare passivamente quanto accade; spesso si auto-colpevolizza;  non parla con nessuno delle prepotenze subite perché si vergogna, per timore di “fare la spia” e per paura che le prepotenze diventino ancora più gravi.
  • 39.  Sembra che le vittime “segnalino” agli altri la propria vulnerabilità: ciò le renderebbe bersagli ancora più facili da individuare per i bulli.  Alcune categorie di bambini e ragazzi sembrerebbero maggiormente a rischio di vittimizzazione in quanto più vulnerabili: tra di essi i bambini appartenenti ad una diversa cultura, o coloro che presentano disabilità.
  • 40. La vittima provocatrice  La vittima provocatrice è un soggetto che, con il suo comportamento, provoca gli attacchi degli altri. Contrariamente alla vittima passiva (che subisce senza reagire), spesso la vittima provocatrice contrattacca le azioni aggressive dell’altro, ricorrendo talvolta alla forza (anche se in modo poco efficace).  Proprio perché sia agisce, sia subisce le prepotenze, questo soggetto viene definito anche “bullo-vittima”.
  • 41.  Il bambino/ragazzo vittima provocatrice:  è generalmente un maschio;  è irrequieto, iperattivo, impulsivo;  talvolta è goffo e immaturo;  ha problemi di concentrazione;  assume comportamenti e abitudini che causano tensione e irritazione nei compagni (non solo nei bulli, ma nell’intera classe) e perfino negli adulti, provocando reazioni negative a proprio danno;
  • 42.  è ansioso e insicuro;  ha una bassa autostima;  è preoccupato per la propria incolumità fisica.
  • 43. 2. La vittima provocatrice  È un ragazzo che con il suo comportamento irrequieto, iper-reattivo e irritante, provoca gli attacchi subiti e spesso contrattacca le azioni dell’altro.  Questa categoria di vittime è sovrapponibile a quella dei “bulli-vittima”, ossia quei soggetti che ottengono punteggi superiori alla norma sia per la vittimizzazione che per il bullismo, in quanto, oltre ad agire le prepotenze, le subiscono. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 44. La struttura familiare della vittima  Le famiglie delle vittime sono molto coese, tanto da coinvolgere intensamente i figli nelle loro vita interna.  Ciò favorisce l’instaurarsi di un legame di stretta dipendenza dalla famiglia, con conseguente difficoltà sul versante dei rapporti con i pari.  In questi contesti risulta spesso rilevante il ruolo iperprotettivo della madre, mentre è assente o poco coinvolta la figura del padre.  Il risultato è che questi bambini hanno difficoltà nel gestire le relazioni sociali con gli altri e non riescono ad affrontare interazioni più complesse (Genta, 2002). TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 45. Le conseguenze a lungo e a breve termine dell’essere la vittima dei compagni  La vittimizzazione costituisce un ostacolo significativo al benessere sociale, emozionale e all’adattamento scolastico dei bambini.  Alcuni studi recenti hanno permesso di caratterizzare le vittime come un gruppo di soggetti affetti da diversi tipi di disagi, quali la solitudine, la depressione, l’ansietà, l’insicurezza, la bassa autostima e un’eccessiva passività nelle relazioni sociali.  I bambini che subiscono prepotenze spesso sviluppano un atteggiamento generale di rifiuto verso l’attività scolastica e mostrano segni d’ansia e angoscia in momenti significativi della loro esperienza a scuola. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 46. Conseguenze per le vittime A breve e lungo termine  Sintomi fisici: mal di pancia, mal di stomaco, mal di testa (soprattutto la mattina prima di andare a scuola)  Sintomi psicologici: disturbi del sonno, incubi, attacchi d’ansia  Problemi di concentrazione e di apprendimento, calo del rendimento scolastico  Riluttanza nell’andare a scuola, disinvestimento nelle attività scolastiche  Svalutazione della propria identità, scarsa autostima  Psicopatologie: Depressione, Comportamenti autodistruttivi/autolesivi  Abbandono scolastico  A livello personale: insicurezza, ansia, bassa autostima, problemi nell’adattamento socio-affettivo  A livello sociale: ritiro, solitudine, relazioni povere TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 47. Conseguenze per i bulli A breve e lungo termine  Basso rendimento scolastico  Disturbi della condotta per incapacità di rispettare le regole  Difficoltà relazionali  Ripetute bocciature e abbandono scolastico  Comportamenti devianti e antisociali: crimini, furti, atti di vandalismo, abuso di sostanze  Violenza in famiglia e aggressività sul lavoro TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 48. Bullismo e Disturbi della condotta I disturbi della condotta vengono definiti come:  modalità comportamentali abituali di violazioni delle regole o dei diritti degli altri (regole naturalmente rapportate e relazionate all’età del soggetto) che tendono ad esprimersi nei vari ambiti sociali. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 49. La caratteristica fondamentale del Disturbo della Condotta È una modalità di comportamento ripetitiva e persistente in cui i diritti fondamentali degli altri oppure le norme o le regole della società appropriate per l’età adulta, vengono violate. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 50. I comportamenti si inseriscono in quattro gruppi fondamentali 1. Condotta aggressiva: che causa o minaccia danni fisici ad altre persone o ad animali; 2. Condotta non aggressiva: che causa perdita o danneggiamento della proprietà; 3. Frode o furto; 4. Gravi violazioni di regole. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 51.  I bambini o gli adolescenti con questo disturbo spesso innescano un comportamento aggressivo e reagiscono aggressivamente contro gli altri.  Essi possono mostrare un comportamento prepotente, minaccioso, o intimidatorio.  L’aggressione può assumere la forma di stupro, violenza,o, in rari casi, omicidio. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Bullismo e Disturbi della condotta
  • 52.  La distruzione deliberata dell’altrui proprietà è una tipica caratteristica di questo disturbo, e può includere l’incendio deliberato con intenzione di causare seri danni o distruzione deliberata della proprietà altrui in altri modi (ad esempio, spaccare vetri delle macchine, vandalismo a scuola). TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Bullismo e Disturbi della condotta
  • 53.  I soggetti con Disturbo della Condotta possono avere scarsa empatia e scarsa attenzione per i sentimenti, i desideri, e il benessere degli altri.  Specie in situazioni ambigue, i soggetti aggressivi con questo disturbo spesso travisano le intenzioni degli altri come più ostili e minacciose e reagiscono con un’aggressione che essi ritengono ragionevole e giustificata. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Bullismo e Disturbi della condotta
  • 54.  Essi possono essere insensibili e mancare di adeguati sentimenti di colpa o di rimorso.  Può essere difficile valutare se il rimorso mostrato è vero perché questi soggetti imparano che esprimere la colpa può ridurre o prevenire la punizione. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Bullismo e Disturbi della condotta
  • 55. Prevenzione e Trattamento Psicologico  Le ricerche indicano una diffusione più generalizzata del bullismo nelle scuole elementari e nei primi anni delle medie come fenomeno socio-relazionale e come modalità diffusa di soluzione dei conflitti.  Successivamente si assiste ad una definizione della frequenza con una maggiore accentuazione in un numero ristretto di casi come forma stabile di disagio individuale. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 56.  I ragazzi con questa modalità radicata di comportamento sono a rischio di problematiche antisociali e devianti e altri comportamenti problematici come l’abuso di sostanze, alcool e droghe  Se non vengono aiutati a modificare i loro comportamenti aggressivi, possono continuare ad usare modalità aggressive nelle loro relazioni interpersonali. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Prevenzione e Trattamento Psicologico
  • 57. L’intervento psicologico ha lo scopo di interrompere questo tipo di modalità di soluzione dei conflitti e fornire le indicazioni necessarie per imparare a gestire diversamente le relazioni sociali, offrire la possibilità di sentire, provare, riconoscere e manifestare emozioni positive e adottare comportamenti collaborativi. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Prevenzione e Trattamento Psicologico
  • 58.  Inoltre, se i comportamenti prepotenti non vengono contrastati possono avere effetti molto negativi sulle vittime.  In questo caso l’intervento psicologico, ha l’obiettivo di sviluppare la capacità di esprimere la rabbia derivante dal subire soprusi, di raccontare con chiarezza e senza timore le situazioni a cui sono esposti, di recuperare il controllo della situazione,di proteggersi da soli, di riacquistare fiducia in se stessi.  Oltre ai ragazzi i soggetti interessati sono sia i genitori sia gli insegnanti. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Prevenzione e Trattamento Psicologico
  • 59.  Gli insegnanti possono promuovere interventi atti a favorire una mentalità che comprenda rispetto e solidarietà tra i ragazzi  Possono collaborare con le famiglie per individuare i segnali più o meno sommersi che i ragazzi possono manifestare  L’intervento, infatti, deve essere preventivo. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Prevenzione e Trattamento Psicologico
  • 60. Cosa pensano i genitori dei rapporti che i figli hanno con i loro coetanei? • Da parte loro i genitori vedono i propri figli attraverso una doppia luce: essi o sono integrati nel gruppo degli amici, quindi popolari e sicuri, oppure sono fragili e dunque soggetti al rischio di prevaricazione da parte degli altri pari. Un pensiero che poco li sfiora riguarda i comportamenti aggressivi o scorretti che i propri figli potrebbero mettere in atto nei confronti degli altri compagni. • Ne risulta una tipica ambivalenza genitoriale che rispecchia il nucleo del conflitto con i figli adolescenti, ossia la dicotomia fra distacco e dipendenza. L’ambivalenza, comunque, è comprensibile in quei genitori che hanno esercitato per anni il controllo e quindi oggi faticano ad accettare il distacco. 1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi? 2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni 3. I compiti di sviluppo dell’adolescente 4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti 5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia 6. Il ruolo della famiglia 7. Le relazioni nel gruppo dei pari 8. La durata del periodo adolescenziale 9. Il ruolo della scuola 10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 61. I concetti di attaccamento-dipendenza e di emancipazione-distacco. • non sono alternativi (Anna Oliverio Ferraris,1980) • Infatti la modalità con cui avviene il distacco dalle figure protettive, i cui estremi sono rappresentati dalla serenità o dal conflitto, dipende dal grado di soddisfazione dell'attaccamento. • Quindi l'emancipazione-distacco non ha inizio dove termina l'attaccamento-dipendenza, ma entrambi i processi sono contemporaneamente presenti, in diverse forme, nel ciclo vitale della famiglia. • Il legame di attaccamento, come Bowlby ci ha mostrato nelle sue ricerche, dà la possibilità, sia al bambino che all'adulto, di avere uno spazio di sicurezza cui ricorrere in caso di difficoltà o di pericolo, cercando protezione e conforto. 1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi? 2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni 3. I compiti di sviluppo dell’adolescente 4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti 5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia 6. Il ruolo della famiglia 7. Le relazioni nel gruppo dei pari 8. La durata del periodo adolescenziale 9. Il ruolo della scuola 10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 62. Le relazioni con i coetanei e la propria famiglia di riferimento: 1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi? 2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni 3. I compiti di sviluppo dell’adolescente 4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti 5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia 6. Il ruolo della famiglia 7. Le relazioni nel gruppo dei pari 8. La durata del periodo adolescenziale 9. Il ruolo della scuola 10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere Adolescenti ben socializzati Adolescenti insicuri socialmente Adolescenti prepotenti e sicuri Adolescenti prepotenti e insicuri Le relazioni degli adolescenti con i loro coetanei godono di un buon livello di popolarità tra i coetanei, si sentono sicuri nel gruppo dei pari e non mettono in atto comportamenti prepotenti. hanno discrete capacità relazionali, non mettono in atto condotte aggressive, ma hanno delle paure sociali legate alla loro reputazione tra i compagni. mettono in atto comportamenti aggressivi che non contrastano con il loro grado di popolarità e di successo relazionale. mettono in atto comportamenti di prevaricazione ma, a differenza dei precedenti, hanno la difficoltà di sviluppare rapporti e la popolarità, che risulta essere piuttosto bassa. La loro famiglia si caratterizza per le buone relazioni, la presenza dei genitori in casa e per una forte connotazione valoriale. La loro famiglia è ispirata a norme prescrittive riferite sia a sanzioni derivate da comportamenti trasgressivi sia a relazioni con genitori stressati e rigidi. La famiglia è connotata da scarsa affettività e relazionalità, come pure da assenza di valori e di norme. La famiglia per questi ragazzi non è assolutamente un punto di riferimento per quanto riguarda sia gli affetti sia i valori, lo è solo per le norme e per le prescrizioni. La famiglia di riferimento TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 63. L’importanza della coerenza educativa 1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi? 2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni 3. I compiti di sviluppo dell’adolescente 4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti 5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia 6. Il ruolo della famiglia 7. Le relazioni nel gruppo dei pari 8. La durata del periodo adolescenziale 9. Il ruolo della scuola 10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 64. Come contrastare il bullismo?  La serietà degli effetti del bullismo rende necessaria una riflessione da parte degli adulti di riferimento di bambini e ragazzi e la conseguente loro disponibilità  Spesso, infatti, gli adulti possono sottovalutare o ignorare l’esistenza e le conseguenze del bullismo, non attivando di conseguenza azioni di sostegno e accompagnamento ai ragazzi in difficoltà. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 65. Sottovalutazione e pregiudizi  Il bullismo, in fondo, è solo “una ragazzata”.  Chi subisce le prepotenze dovrebbe imparare a difendersi.  Il bullismo fa parte della crescita, è una fase normale che serve a “rafforzare”.  Il bullismo è un fenomeno proprio delle zone più povere e degradate, è più diffuso nelle grandi città, nelle scuole e nelle classi più numerose.  Il bullismo deriva dalla competizione per ottenere buoni voti a scuola. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 66. Prima reazione dei genitori  I genitori possono essere sorpresi nello scoprire che il proprio figlio attua comportamenti aggressivi nei confronti di altri bambini  oppure non sanno come gestire il problema nel caso in cui il figlio sia vittima di prepotenze. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 67. Prima reazione degli insegnanti  Gli insegnanti, a loro volta, non sempre riescono a cogliere i segnali di disagio o a riconoscere gli episodi di bullismo che per altro avvengono per lo più in assenza di adulti TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 68. In conseguenza  La vittima non trova aiuto  Il bullo agisce indisturbato.  Il mancato intervento di un adulto può essere visto come una forma di approvazione per il suo comportamento. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 69. Come possono fare i genitori per individuare bulli e vittime  Saper riconoscere il bullismo senza confonderlo con altri tipi di comportamento  Per riconoscere se un ragazzo è stato ripetutamente vittimizzato da un compagno o se egli stesso è autore di azioni di prevaricazione, è possibile far riferimento ad alcuni indicatori comportamentali. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 70. Indicatori della possibile vittima  torna da scuola con vestiti stracciati o sgualciti e con libri o oggetti rovinati  ha lividi, ferite, tagli e graffi di cui non si può dare una spiegazione naturale  non porta a casa compagni di classe o coetanei e raramente trascorre del tempo con loro  non ha nessun amico per il tempo libero  non viene invitato a feste TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 71. Indicatori della possibile vittima  è timoroso e riluttante nell’andare a scuola la mattina (ha scarso appetito,mal di stomaco, mal di testa…)  sceglie percorsi più lunghi per il tragitto casa-scuola  dorme male e fa brutti sogni  il rendimento scolastico e l’interesse per la scuola diminuiscono  ha frequenti sbalzi d’umore: sembra infelice, triste e depresso e spesso manifesta irritazione e scatti d’ira  chiede o ruba denaro alla famiglia (spesso per assecondare i bulli) TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 72. Indicatori del possibile bullo  prende in giro ripetutamente e in modo pesante  rimprovera  intimidisce  minaccia  tira calci, pugni, spinge  danneggia cose …  I bulli possono mettere in atto tali comportamenti nei confronti di più compagni, ma tendono a rivolgersi in particolare ai più deboli e indifesi. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 73. Linee-guida per i genitori 1. Prendere consapevolezza del problema “bullismo”: innanzitutto prestare attenzione ad eventuali segnali della presenza del bullismo; 2. Non minimizzare il problema: far capire al figlio che è importante prendere in seria considerazione il problema che riporta, creando un clima di ascolto attivo e di fiducia; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 74. Linee-guida per i genitori 3. Favorire il dialogo: evitare di assumere un atteggiamento colpevolizzante e punitivo, ma al contrario potenziare il dialogo e la comunicazione, promuovendo la cultura dell’ascolto; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 75. Linee-guida per i genitori 4. Non arroccarsi su posizioni estreme nei confronti del proprio figlio (di accusa o di difesa): avere una visione reale del problema, evitando di schierarsi dalla parte del bullo o della vittima; prima di intervenire, capire a fondo il problema e le motivazioni che hanno portato ciascun attore coinvolto a comportarsi in un determinato modo; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 76. Linee-guida per i genitori 5. Valorizzare il dialogo scuola-famiglia: stare costantemente in contatto con il personale della scuola (insegnanti, dirigenti e personale non docente) per cercare di definire il problema, ascoltando anche quello che hanno da dire gli operatori scolastici; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 77. Linee-guida per i genitori 6. Prestare attenzione al vissuto emotivo del proprio figlio: cercare di far emergere le emozioni, le paure e i sentimenti del bambino rispetto all’accaduto. Provare a mettersi nei panni del proprio figlio, per cercare di capire meglio che cosa stia vivendo; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 78. Linee-guida per i genitori 7. Invitare il proprio figlio a chiedere aiuto: far capire al bambino che, se si dovesse trovare nella posizione di vittima di azioni di prepotenza, è importante chiedere aiuto ad uno dei suoi adulti di riferimento. Spiegare che questo non è un atto di debolezza, ma è un modo coraggioso per smascherare il bullo e farlo uscire allo scoperto; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 79. Linee-guida per i genitori 8. Trovare una soluzione al problema insieme al proprio figlio: coinvolgere il bambino in modo attivo nella ricerca di strategie adeguate ed efficaci per la risoluzione del problema; 9. Confrontarsi con altri genitori: è importante condividere paure e preoccupazioni rispetto all’accaduto per scoprire, magari, di non essere gli unici coinvolti nel problema; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 80. Linee-guida per i genitori 10. Potenziare l’autostima del proprio figlio: lavorare per costruire la fiducia del bambino in se stesso ed incoraggiarlo a sperimentarsi nelle attività (anche extrascolastiche) in cui riesce bene; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 81. Linee-guida per i genitori 11. Lavorare verso l’autonomia del proprio figlio: evitare di avere un atteggiamento iperprotettivo, ma al contrario insegnare al bambino ad essere il più possibile autonomo, perché proprio una stretta dipendenza dai genitori può essere un fattore di rischio affinché il bambino sia preso di mira da compagni “più forti”; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 82. Linee-guida per i genitori 12. Aiutare il proprio figlio a prendere consapevolezza dei suoi atteggiamenti: insegnargli a riconoscere eventuali comportamenti che possono irritare o infastidire gli altri e riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni. Cogliere l’occasione per suggerire possibili condotte alternative; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 83. Linee-guida per i genitori 13. Favorire momenti di socializzazione positiva: creare momenti, al di fuori del contesto scolastico, in cui il bambino possa vivere momenti di socializzazione con i propri compagni, magari condividendo gli stessi interessi; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 84. Linee-guida per i genitori 14. Far intraprendere ai bambini attività extrascolastiche: impegnarsi per esempio in attività sportive aiuta ad incanalare l’aggressività in modo positivo e favorisce la costruzione di nuove relazioni; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 85. Linee-guida per i genitori 15. Ridurre il senso di colpa: far sì che i bambini non si sentano colpevoli nel caso in cui siano vittime di prepotenza, ricordando loro che è sempre possibile trovare una soluzione; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 86. Linee-guida per i genitori 16. Rivolgersi ad esperti: qualora la famiglia dovesse rendersi conto di non avere strumenti adeguati per gestire la situazione, chiedere un confronto ad un operatore esperto presente sul territorio. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 87. Alcuni suggerimenti per gli adulti di riferimento su come cercare di aumentare l’autostima in età evolutiva  L’autostima, in cui sono comprese l’autorealizzazione, l’autocontrollo, la fiducia in se stessi, l’autoregolazione e l’ autogratificazione, gioca un ruolo fondamentale nel processo di sviluppo del Sé. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 88. Alcuni suggerimenti per gli adulti di riferimento su come cercare di aumentare l’autostima in età evolutiva  Un buon livello di autostima, quindi, corrisponde a migliori esiti in termini di benessere e qualità della vita in età evolutiva. In particolare nel caso del bullismo una buona autostima è un “fattore protettivo” rispetto alla possibilità di diventare una “vittima”: bambini che valutano negativamente se stessi e le proprie capacità, infatti, costituiscono i bersagli privilegiati dei bulli. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 89.  Una bassa autostima è uno dei fattori spesso implicati nella genesi di alcuni disturbi dell’infanzia (deficit dell’attenzione, cognitivi e dell’apprendimento, fobie ecc.) e dell’adolescenza o dell’età adulta (abuso di droghe, comportamenti antisociali ecc.): aumentare un sano concetto del Sé in età precoce fornisce al bambino degli strumenti fondamentali per affrontare le varie difficoltà implicite nei passaggi evolutivi, evitando così il cosiddetto “scacco evolutivo”. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Alcuni suggerimenti per gli adulti di riferimento su come cercare di aumentare l’autostima in età evolutiva
  • 90.  Il sostegno all’autostima è importante non solo in ambito familiare nella relazione con la madre e il padre, ma anche in ambito scolastico, al fine di far acquisire e sperimentare al bambino la propria competenza e la propria capacità di affrontare compiti evolutivi sempre più articolati.  Grazie ad una positiva concezione di sé, i bambini sono in grado di gestire anche la rabbia in senso positivo e costruttivo. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Alcuni suggerimenti per gli adulti di riferimento su come cercare di aumentare l’autostima in età evolutiva
  • 91.  Riteniamo importante che i genitori e gli insegnanti rinforzino l’autostima nel bambino, qualora fosse carente, per la riduzione dei fattori di rischio TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Alcuni suggerimenti per gli adulti di riferimento su come cercare di aumentare l’autostima in età evolutiva
  • 92. Come procedere  I bambini hanno bisogno di sentirsi amati ed apprezzati per quello che sono; potete farlo capire loro tramite messaggi verbali (es: “Sei proprio un bravo bambino”); oppure tramite messaggi non-verbali (es: sedendosi accanto a lui, sorridendogli e guardandolo negli occhi).  I bambini hanno bisogno di essere apprezzati per quello che fanno. Importante è gratificarli ogni qualvolta raggiungono degli obiettivi. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 93. Come procedere  Prima di riuscire ad apprezzare una critica senza perdere l’autostima un bambino ha bisogno di aver ricevuto molti elogi.  Non esprimere giudizi generalizzati, che non sono sempre veri, del tipo: “Non arrivi mai puntuale a scuola” oppure “Il tuo lavoro è sempre disordinato!”  Evitate i giudizi: si attaccano come etichette. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 94. Come procedere  Evitate di avere delle aspettative sproporzionate rispetto all’età dei bambini: ad esempio molto spesso si chiede al bambino di mettersi nei panni dell’altro, o di capire i sentimenti dell’altro, senza rendersi conto che spesso non ha raggiunto una maturità psicologica che gli permetta di farlo.  Non estremizzate i confronti tra bambini.  Nell’esprimere una critica, indirizzatela maggiormente al comportamento che ritenete sbagliato e non alla persona. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 95. Come procedere  Sforzatevi di comprendere il punto di vista del bambino.  Quando i bambini si sentono minacciati o hanno paura possono reagire con espressioni di rabbia (per es. quando hanno paura di sbagliare, di non essere amati, di non essere compresi, di non essere all’altezza della situazione, di non essere graditi agli altri bambini ecc.). TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 96. Come procedere  È importante infine ricordare che ci sono due tipologie di autostima: l’autostima dell’essere e l’autostima del fare.  È perciò necessario che gli adulti rinforzino oltre alle competenze relazionali, le abilità pratiche dei bambini (il saper fare). TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 97. Come individuare vittime e bulli a scuola: alcuni campanelli di allarme indicatori della possibile vittima  è preso ripetutamente in giro in modo pesante, offeso, denigrato, umiliato, deriso, sottomesso, dominato, minacciato, ridicolizzato;  è aggredito fisicamente, picchiato, preso a pugni e a calci, spinto;
  • 98. Come individuare vittime e bulli a scuola: alcuni campanelli di allarme indicatori della possibile vittima  subisce il furto, il danneggiamento e la dispersione di oggetti o beni materiali (libri, denaro…);  presenta lividi, graffi, ferite, tagli o vestiti stracciati a cui non può essere data una spiegazione naturale;  si dimostra indifeso e reagisce agli scontri e ai litigi con il ritiro o il pianto. È spesso solo ed escluso dal gruppo dei compagni nei momenti di ricreazione; è scelto per ultimo nei giochi di squadra;
  • 99. Come individuare vittime e bulli a scuola: alcuni campanelli di allarme indicatori della possibile vittima  non ha nessun buon amico in classe;  appare depresso e ha facilità al pianto;  subisce un calo improvviso o graduale nel rendimento scolastico;  ha difficoltà a parlare in classe;  dimostra ansia e insicurezza;  ricerca la vicinanza degli adulti nei momenti di ricreazione.
  • 100. Come individuare vittime e bulli a scuola: alcuni campanelli di allarme indicatori del possibile bullo  prende in giro ripetutamente i compagni, denigra, calunnia, intimidisce, umilia, minaccia, comanda, domina, sottomette, deride  aggredisce fisicamente i compagni con calci, pugni, spintoni  danneggia o ruba gli oggetti altrui; rovina i vestiti, esclude intenzionalmente dal gruppo dei pari, isola
  • 101.  Una volta individuato un caso di bullismo, diventa importante l’atteggiamento dell’adulto di fronte al fenomeno rilevato. Di seguito vengono riportati alcuni atteggiamenti che gli insegnanti dovrebbero evitare o adottare.
  • 102. Atteggiamenti da evitare  entrare in un’ottica punitiva  punire il bullo e/o iperproteggere la vittima  “etichettare” i ragazzi e creare sistemi di aspettative negative intorno al singolo individuo  disapprovare la persona  umiliare, usare sarcasmo o minacce
  • 103. Atteggiamenti da adottare  dare rinforzi positivi rispetto al buon comportamento degli alunni  responsabilizzare la vittima e aiutare il bullo al cambiamento  fornire autentiche opportunità di cambiamento  la disapprovazione va rivolta al comportamento negativo  valorizzare il dialogo e la chiarezza
  • 104. In un’ottica di prevenzione, gli insegnanti e con essi tutto il personale scolastico sono chiamati a impegnarsi per: 1. prendere consapevolezza del problema; 2. elaborare una politica scolastica antibullismo, in stretta collaborazione con i dirigenti scolastici e il personale non docente; 3. formulare una definizione condivisa di bullismo; 4. stilare una lista condivisa di indicatori che permettano di riconoscere il fenomeno;
  • 105. 5. analizzare i bisogni della specifica scuola e la presenza del fenomeno dal punto di vista quantitativo e qualitativo (diffusione, frequenza degli episodi, numero dei ragazzi coinvolti, tipologie di bullismo); 6. monitorare gli spazi di gioco libero e i momenti meno strutturati; 7. intervenire tempestivamente di fronte a episodi di prepotenza (non sottovalutarli né tollerarli);
  • 106. 8. dare sostegno alle vittime; 9. considerare i bulli come persone da aiutare oltre che da “fermare”; 10. coinvolgere gli alunni nella ricerca di soluzioni adeguate al problema; 11. promuovere relazioni di fiducia basate sull’ascolto e sul dialogo, anche al fine di comprendere le cause delle azioni di prevaricazione;
  • 107. 12. promuovere una cultura di gruppo centrata su solidarietà, collaborazione, empatia e comportamenti prosociali; 13. creare un’alleanza educativa e un clima di collaborazione con i genitori; 14. effettuare un monitoraggio costante del fenomeno, anche con l’aiuto di qualche esperto.
  • 108. Tutto ciò nella consapevolezza che:  monitoraggio e intervento devono avere continuità nel tempo (un intervento limitato e fine a se stesso può far crescere la consapevolezza sul problema ma non è sufficiente a risolverlo in modo significativo);  ci deve essere collaborazione tra tutti gli adulti responsabili del benessere dei ragazzi (insegnanti, genitori, personale scolastico) al fine di creare una omogeneità negli interventi e nelle risposte al bullismo;
  • 109. Tutto ciò nella consapevolezza che:  gli adulti costituiscono per i bambini e i ragazzi dei modelli di abilità relazionali e forniscono esempi di come entrare in relazione con gli altri.
  • 110. Cosa è possibile fare concretamente a scuola?  Spesso, come insegnanti, si è investiti e sovraccaricati di aspettative che provengono dall’esterno; la scuola, infatti, accanto alla funzione di istruire i ragazzi si è vista riconoscere nel tempo l’importante quanto oneroso compito di educarli.  Raggiungere tale obiettivo richiede sicuramente tempi ed energie che vanno oltre il semplice stare in classe e sviluppare il programma annuale; pertanto, di fronte a richieste “extra”, la paura di “non terminare il programma” può limitare la disponibilità degli insegnanti a progetti extracurriculari.
  • 111. Cosa è possibile fare concretamente a scuola?  Per quanto riguarda la prevenzione del bullismo, occorre riflettere sul fatto che non è strettamente necessario proporre attività cosiddette “speciali” (percorsi cioè che si possono realizzare una tantum e limitatamente nel tempo); vi sono infatti attività curriculari e strategie didattiche abitualmente adottate dagli insegnanti che permettono di raggiungere obiettivi non solo cognitivi ma anche educativi, in quanto, per le loro modalità di realizzazione, favoriscono nei ragazzi la maturazione di stili relazionali positivi e di abilità prosociali.
  • 112. Cosa è possibile fare concretamente a scuola?  Da ciò ne consegue che tali attività diventano lo strumento di prevenzione privilegiato poiché:  coinvolgono contemporaneamente l’intera classe (o bambini di classi diverse);  possono essere proposte con una certa continuità durante l’anno scolastico.
  • 113. ATTENZIONE AI SEGNALI! TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 114. Il fenomeno del bullismo è caratterizzato da una dimensione sociale definita da un continuum tra democrazia e dispotismo ed una dimensione individuale basata sul continuum “sape fare “ (potere) e “non saper fare” (impotenza). Le aree evidenziate dagli assi rappresentano le diverse dimensioni dello stare insieme. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 115. La partecipazione può essere intesa come una forza trasversale che agisce sulla dimensione sociale e su quella individuale qualificando le modalità dello stare nel gruppo e nella comunità TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 116. Aumentando la partecipazione migliora la dimensione individuale dell’essere capace e si amplia, qualificandosi, la dimensione sociale della democrazia che diviene così una democrazia partecipata TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 117. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING