1. Dott. G. Aquino
Psicologo – Psicoterapeuta
e-mail gi.aquino@libero.it – cell. 3473624173
1
Percorso di Formazione
Bisogni Educativi Speciali
Convitto Nazionale
Avellino 29 aprile 2013
2. Disabilità Disturbi evoluti specifici
DSA
Deficit del linguaggio
Deficit delle abilità non verbali
Deficit della coordinazione
motoria
ADHD
F.I.L.
Funzionamento intellettivo
limite
Svantaggio
socioeconomico, linguistico, culturale
B.E.S.
4. Cosa succede se queste
procedure non diventano
automatiche
Lettura
Scrittura
Grafia
Calcolo
5. Dott G. Aquino 5
Dislessia
L’apprendimento procedurale si realizza con
lentezza e con errori.
La riduzione dell’attività provoca peggioramento
nel processo di decodifica.
Stella G., 2006
6. Dott G. Aquino 6
Collo di bottiglia
La disabilità nei processi di decodifica di basso
livello impedisce i processi di alto livello, come
la comprensione, poiché la decodifica assorbe
troppe risorse attentive.
8. D.S.A.
Dott G. Aquino 8
Compromissione selettiva, ma significativa e
persistente, di specifici domini di abilità:
lettura scrittura grafia calcolo
9. Dott G. Aquino 9
Interessano le competenze strumentali
degli apprendimenti scolastici
lasciando intatto il funzionamento
intellettivo generale
D.S.A.
10. Dott G. Aquino 10
In assenza di:
• deficit sensoriali
• danno neurologico
• disturbi primari della sfera emotivo-relazionale
In presenza di:
• istruzione adeguata e di normali opportunità
educative
D.S.A.
12. Incidenza
In Europa si calcola che più dell’8% dei bambini in età
scolare sia dislessico.
Dott G. Aquino 12
In Italia la percentuale è minore,
intorno al 3,5%,
perché la nostra lingua è una lingua
“trasparente”, cioè noi scriviamo le
parole così come le pronunciamo.
14. Deficit della processazione fonologica
(Bradley e Bryant, 1978; Brady e Shankweiler, 1991
Snowling, 1981; Vellutino,1979)
Deficit visivo/uditivo magnocellulare
(Livingstone e al.,1991; Lovegrove e al., 1990;
Stein e Walsh, 1997; Tallal, 1980; Eden e al.,1994)
Deficit cerebellare dell’automatizzazione
(Nicolson e Fawcett, 1990; Nicolson e al.,2001)
Fattori causali
17. Discrepanza
l’abilità nel dominio
specifico interessato
(deficitaria in rapporto
alle attese per l’età e/o
classe frequentata)
l’intelligenza generale
(adeguata all’età
cronologica)
Tra
20. Sindrome non verbale
Si può pensare che le persone con questo disturbo non parlino, mentre in
realtà è l’esatto contrario: possono parlare fino a sfinirti.
“Sindrome non verbale” significa che le principali aree di deficit sono nel
dominio non verbale.
Disfunzione dell’emisfero cerebrale destro.
21. Sindrome non verbale
L’eziopatogenesi più frequente e probabile
è una compromissione precoce della sostanza bianca cerebrale,
cioè dei fasci di fibre mielinizzate che connettono tra loro diverse aree
corticali e sottocorticali.
22. Sindrome non verbale
E’ molto pervasiva e influisce praticamente su ogni aspetto della vita della
persona.
Consiste in una serie di deficit e di risorse.
Si caratterizza per cadute specifiche in compiti di natura non verbale,
associate a prestazioni sufficienti in compiti verbali.
23. Non esistono ancora criteri standardizzati per la diagnosi.
Criteri maggiormente utilizzati:
Discrepanza QIV vs QIP
Organizzazione visiva
Memoria visiva
Abilità percettive
Percezione di Gestalt
Abilità grafomotorie
Problem-solving
Ragionamento non verbale
Motricità
Concetti matematici
Sindrome non verbale
26. ADHD
Disturbo da deficit di attenzione ed iperattività
Disturbo neurobiologico della corteccia frontale e dei nuclei della
base che si manifesta come alterazione nell’elaborazione delle
risposte agli stimoli ambientali.
30. Il bambino
non riesce
a regolare
Concentrazione
e attenzione
sostenuta;
completamento
del lavoro
Pianificazione e
soluzione dei
problemi
Selezione delle
informazioni
rilevanti
Motivazione,
impegno, sforzo
Comportamento
sociale;rispetto
delle regole
Gestione delle
emozioni
Impulsività
31. ADHD
Disturbo da deficit di attenzione ed iperattività
Molto frequente l’associazione dell’ADHD con i DSA.
Outcome psico-comportamentale più sfavorevole.
Maggiore:
compromissione sul piano neuropsicologico;
rischio di fallire a scuola;
rischio di manifestare sintomi esternalizzanti.
33. F.I.L.
Si tratta di una specie di limbo tra la normalità e il ritardo mentale.
La diagnosi può essere formulata quando il QI è tra 71 e 84.
Dovrebbero trovarsi in questa situazione molti individui:
circa il 13,6% (cioè 1:7)
34. F.I.L.
Un QI medio compreso tra 71 e 84 è calcolato su punteggi
intellettivi variabili e talora sufficienti o addirittura buoni.
Se le attività che l’individuo deve affrontare faranno riferimento
prevalentemente a queste risorse, il peso delle abilità deficitarie
verrà ridimensionato ed egli potrà avere una vita del tutto normale.
Stima teorica
35. F.I.L.
Una diagnosi di FIL deve essere effettuata non solo con
riferimento al criterio del QI, ma anche con riferimento al criterio
della presenza di difficoltà di adattamento e dell’insorgenza
prima dei 18 anni.
36. Diversi tipi di F.I.L.
Non dovuto a processi patologici
biologici o a svantaggio socioculturale
Dovuto a svantaggio socioculturale
Dovuto a sindrome genetica
FIL e DSA
39. Alunni stranieri
Dall’osservazione dell’esito scolastico degli alunni italiani a
confronto con quello degli alunni stranieri, si rileva come sia
costante il minore successo scolastico degli allievi stranieri, nei
diversi ordini di scuola.
40. Alunni stranieri
Le difficoltà scolastiche degli studenti stranieri appaiono spesso
complesse e difficilmente interpretabili, inserendosi in un quadro di:
svantaggio linguistico,
problemi emotivo-motivazionali,
differente atteggiamento verso l’istituzione scolastica,
eventuali deficit più generali.
41. Demetrio e Favaro, 1997
Gli alunni stranieri, rispetto a quelli italiani, presentano maggiori ritardi e
insuccessi scolastici, in relazione con una serie di fattori:
numero di anni di permanenza in Italia,
livello culturale e Paese di origine dei genitori,
difficoltà linguistiche,
basso status sociale della famiglia.
42. Possibili fonti di difficoltà per gli alunni stranieri
Lettura
Le difficoltà nella decodifica possono essere determinate da uno svantaggio
socioculturale e dalla ridotta conoscenza della lingua e del vocabolario.
Utilizzano principalmente la via fonologica, poiché il lessico in L2 è ridotto.
Un rallentamento nell’apprendimento della lettura potrebbe essere una
conseguenza delle differenze tra il sistema di scrittura della seconda lingua e
quelllo della lingua madre, in bambini che sono già stati scolarizzati.
43. Comprensione del testo scritto
Difficoltà nella decodifica
Anche i bambini che sembrano più competenti nella lingua italiana possono
presentare delle difficoltà quando le richieste sono più elaborate.
La comprensione del testo scritto risulta spesso deficitaria nei bambini bilingui,
vista la presenza nel testo di un lessico specifico, di un maggior numero di
parole a bassa frequenza d’uso e di frasi più complesse dal punto di vista
morfo-sintattico.
Possibili fonti di difficoltà per gli alunni stranieri
44. Scrittura
Gli errori possono essere influenzati dalle caratteristiche del sistema
linguistico della lingua madre.
Ad esempio alcuni suoni presenti in L2 possono non essere presenti nella
lingua madre, determinando così difficoltà nella discriminazione uditiva che,
nella scrittura, si traducono in errori fonologici.
Stessa difficoltà si riscontra nell’uso delle doppie, che non vengono
discriminate a livello percettivo.
Possibili fonti di difficoltà per gli alunni stranieri