1. maggio/giugno2019-N°31
Benessere, prevenzione
e innovazione:
health point è anche
shop center della salute
Il periodico di informazione sulla Sanità Integrativa
Salute: 4,5 milioni di famiglie italiane
hanno ridotto le spese per le cure
Albini: da “cattivi” a icone di stile e bellezza
Promuovere la salute nelle città
per il nostro benessere psico-fisico
La terapia psicologica per smettere di fumare
Attualità
Salute e benessere
Psicologia
2. “La salute non è tutto
ma senza salute tutto è niente”
Arthur Schopenhauer
3. Sanità integrativa: molti dibattiti, una sola soluzione
Nell’ambito delle attività di razionalizzazione della spesa pubblica le commissioni parlamentari hanno esaminato anche l’incidenza della
sanità integrativa, erogata da Fondi Sanitari, Casse di Assistenza Sanitaria e Società Generali di Mutuo Soccorso, sul bilancio dello stato.
Tale incidenza ha una doppia valenza determinata da un lato dalle facilitazioni fiscali che incidono con segno negativo e dall’altro lato dai
minori costi sostenuti dalla sanità pubblica che incidono con segno positivo, ove risulta evidente (in funzione dei valori stimati) come il
bilancio dello stato ne trovi giovamento per qualche miliardo di euro, essendo di gran lunga maggiori i minori costi sostenuti dalla sanità
pubblica rispetto al volume complessivo delle facilitazioni fiscali.
Questo sta a significare che, anche da un punto di vista economico, la sanità integrativa risulta apportatrice di vantaggi sostanziali per il
nostro paese.
Ma i vantaggi non si limitano al solo aspetto economico perché molteplici sono gli impatti positivi della sanità integrativa, quali:
• realizzare compiutamente del diritto alla salute, sancito dalla nostra Costituzione, consentendo allo stato di utilizzare le risorse
economiche destinate alla sanità pubblica per le fasce più deboli della popolazione (anziani, bambini, malati cronici e percettori
di bassi redditi) garantendo contestualmente a tutti gli altri cittadini la possibilità di usufruire un sistema mutualistico di copertura
sanitaria;
• evitare un maggior ricorso alle strutture sanitarie pubbliche con evidenti riflessi positivi su costi, tempistiche ed organizzazione;
• mantenere la logica del sistema universalistico ed equo di copertura sanitaria della popolazione;
• preservare gli impegni presi sul tema sanitario nei contratti di lavoro evitandone la necessità di ridiscuterli;
• salvaguardare gli effetti positivi dei modelli di sanità integrativa inseriti nella contrattazione collettiva che possono continuare anche
in caso di quiescenza del lavoratore;
• tutelare il patto tra generazioni in grado di consentire il mantenimento di sistemi di economia familiare equilibrati.
Come è facile comprendere, se venissero a mancare tutti questi elementi qualora non esistessero sistemi compiuti di sanità integrativa, si
registrerebbero effetti negativi sia sul sistema sociale, sia sul clima nazionale che sull’economia dello stato.
E’ corretto comprendere quali siano gli impatti della sanità integrativa, ma una volta determinato, come è dimostrato, che il modello
di sanità integrativa operato con lungimiranza nel nostro paese ci consentirebbe di restare all’avanguardia nel mondo nel campo
dell’assistenza sanitaria ai cittadini e che gli effetti di una compressione del sistema di sanità integrativa in uso potrebbero essere deleteri
per il paese, lo stato ed i cittadini tutti, il tema diventa un altro e, cioè, come mantenere ed ampliare tali effetti positivi.
Ed anche in questo caso le soluzioni sono semplici in quanto sarebbe sufficiente:
• ampliare la fruibilità della sanità integrativa dandole maggiore visibilità;
• sostenere una sanità integrativa che sia si complementare al sistema pubblico, ma anche sostitutiva;
• integrare compiutamente e definitivamente il modello di sanità integrativa in un sistema sanitario a tre pilastri (sanità pubblica, sanità
integrativa, sanità privata);
• allargare il perimetro dei vantaggi fiscali in essere, indirizzando gli enti di sanità integrativa a sviluppare modelli sanitari evoluti
fondati sul servizio al cittadino, la medicina a distanza, la prossimità, l’accessibilità.
Sono solo pochi e piccoli ma essenziali passi che però determinerebbero conclusivamente un grande vantaggio sociale, assistenziale,
organizzativo ed economico per il nostro paese.
In conclusione, ben vengano le analisi e gli approfondimenti, corretto comprendere bene e valutare, molto giusto argomentare e
dibattere, opportuno contraddire chi, per ragioni politiche, sociali, economiche, sostiene tesi non praticabili, ma poi è necessario agire
e decidere per tutelare i cittadini italiani, applicando con determinazione l’unica soluzione corretta e perseguibile: una sanità pubblica
efficiente per le fasce più deboli della popolazione ed una sanità integrativa, complementare e sostitutiva per tutti.
Milanese, ho maturato un’esperienza
ultraventennale nel settore assicurativo e
finanziario,occupandomi sia dei prodotti che
del marketing e dello sviluppo commerciale,
fino alla direzione di compagnie assicurative,
nazionali ed estere.
Nel 2005 sviluppo un progetto di consulenza
estrategia aziendale che ha consentito di
operare con i maggiori player del settore
assicurativo per realizzare piani strategici di
sviluppo commerciale.
Dal 2009 mi occupo di Sanità Integrativa,
assumendo la carica di Presidente ANSI,
Associazione Nazionale Sanità Integrativa
e Welfare, e contestualmente di Health
HoldingGroup,importanterealtàdelsettore.
Dal 2016 sono presidente di Health Italia, una
delle più grandi realtà nel panorama della
Sanità Integrativa Italiana e società quotata
in Borsa sul mercato AIM Italia.
a cura di Roberto Anzanello
EDITORIALE
5. l’azienda diventa gruppo: la crescita di health italia s.p.a.06
www.healthonline.it
da “cattivi” a icone di stile e bellezza: una panoramica sulla
rappresentazione dell’albinismo nell’arte e nella cultura10
“cara salute quanto mi costi”. sanità, 4,5 milioni di
famiglie italiane hanno ridotto le spese per le cure14
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torna dagli stati uniti la condivisione del latte materno:
il fenomeno del milk sharing
shop center della salute: dalla medicina tradizionale
alla telemedicina
predisposizione genetica, come prevenire le patologie
con i test predittivi
ricerca oncologica:
nuovi programmi speciali airc per lo studio della metastasi
una visione a 360° della sclerosi multipla34
l’angolo della poesia
38
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aumentano i tumori del sangue, ma cresce la possibilità
di curarsi. “le nuove terapie a volte risultano troppo
costose e assenti in italia”
vitiligine non è solo un problema estetico
funzioni, significati e benefici del bacio
terapia psicologica per smettere di fumare
promuovere la salute nelle città per il nostro benessere
psico-fisico
50
indice
Attualità
Patologie
Prevenzione
Aziende del
Gruppo
Salute e
benessere
Psicologia
Special
In evidenza
6. 06 | Health Online 31
crescita dei ricavi. Il Bilancio del 2018 è risultato in
linea con gli obiettivi preposti nel piano industriale
relativo al triennio 2018-2020 che prevede a fine
periodo 60 milioni di ricavi. “Abbiamo raggiunto
risultati significativi - ha sottolineato Anzanello
- con ricavi in crescita del 32,27%, un patrimonio
netto che aumenta dell’8,47%, un utile netto con un
elevato incremento pari al 227,91%, un Ebit in forte
aumento del 139,35% ed un Ebitda in leggero calo
– 16,49%, a fronte dell’importante incremento dei
L’azienda diventa gruppo:
la crescita di Health Italia S.p.A.
Lo racconta il presidente Roberto Anzanello
Da azienda di protezione della salute a gruppo
che gestisce un processo completo di benessere
delle persone. Questa in sintesi la storia di Health
Italia S.p.A., PMI innovativa, quotata sul mercato
AIM Italia dal febbraio del 2017, tra le più grandi
realtà indipendenti della Sanità Integrativa che
opera nella gestione del processo del benessere
delle persone.
Health Italia S.p.A. si connota fin dalle origini come
l’unica società nel mercato italiano della sanità
integrativa in grado di coniugare, con un processo
integrato, la promozione dei sussidi mutualistici
con una rete di promotori mutualistici professionisti
e con la fornitura di servizi a 360 gradi forniti agli
associati degli Enti di Sanità Integrativa.
“Health Italia è cresciuta in modo significativo - ha
spiegato il presidente di Health Italia Roberto
Anzanello - e oggi, con 383 mila clienti, oltre 3000
promotori mutualistici, circa 3500 strutture sanitarie
convenzionate su tutto il territorio italiano e una
customer retention superiore al 90%, è un Gruppo
unico e solido nel panorama nazionale. Attraverso
un sistema di rete di aziende controllate, Health
Italia propone non solo servizi di protezione della
salute con la Centrale Salute (Health Assistance
ex Coopsalute), ma anche finalizzati alla gestione
del benessere delle persone tramite modelli di
prevenzione innovativi di telemedicina e gli Shop
Center della Salute (Health Point) con l’obiettivo
di mutare il paradigma della salute in essere,
soggetto malato – cura, verso un nuovo e più
moderno paradigma, soggetto sano - prevenzione,
che consentirebbe di ridurre sia la spesa pubblica
che quella privata per le prestazioni sanitarie”.
Health Italia ha inoltre sviluppato un’attività
per la produzione e la distribuzione di prodotti
nutraceutici e cosmeceutici tramite le aziende
controllate HealthPharma e Health for Life. Tutto
il modello di business viene gestito internamente,
con un know how specifico, tramite sistemi
informatici proprietari (con ben 8 piattaforme).
In sostanza, nel 2018 si è verificato il passaggio
da azienda di protezione della salute a gruppo
che gestisce un processo completo di benessere
delle persone con un positivo riflesso anche nella
Attualità di Nicoletta Mele
7. www.healthonline.it | 07
costi di struttura determinato dall’ampliamento
del perimetro di consolidamento”.
La crescita dei ricavi rappresenta un elemento
molto importante per un gruppo che opera in
un settore ad alta dinamicità ma é altrettanto
fondamentale evidenziare che “quest’anno - ha
precisato - per il terzo bilancio anno consecutivo
dalla quotazione AIM Italia avvenuta nel febbraio
2017, riconosciamo un dividendo ai nostri azionisti
e anche un forte senso di identità aziendale nei
nostri dipendenti e nei professionisti della salute,
ovvero i promotori mutualistici che sono oltre 3100
su tutto il territorio nazionale”.
In cosa consiste la figura del promotore
mutualistico? “è un socio degli enti di
sanità integrativa nostri clienti che in modo
professionale, grazie a specifici interventi formativi
- ha aggiunto Anzanello - veicola a individui e
famiglie i servizi dedicati alla protezione della
salute e alla gestione del benessere. Ogni
professionista della salute segue un processo
formativo molto approfondito che contempla
una conoscenza del modello mutualistico, dei
prodotti che offriamo e dei sistemi di relazione,
con obblighi annuali di aggiornamento. Oltre
questi requisiti professionali sono richiesti anche
l’iscrizione all’Associazione Nazionale Sanità
Integrativa, che fornisce una validazione del
sistema formativo utilizzato e i consueti requisiti
di onorabilità normalmente previsti. In sostanza, il
loro ruolo é quello di “ambasciatori” del modello
mutualistico, nel rispetto della normativa vigente,
per assistere individui, famiglie ed aziende in una
scelta importante quale è quella del diritto alla
salvaguardia della salute”.
8. 08 | Health Online 31
Il Gruppo è una realtà in costante crescita nel
mercato della Sanità integrativa e del welfare
aziendale. “Health Italia presenta tra i primi sul
mercato - ha spiegato Anzanello - un’efficace
proposta di welfare che, tramite un sistema basato
su piattaforme dedicate, consente alle aziende
associate di gestire modelli di welfare completi in
una modalità on line completamente supportata
e organizzativamente strutturata. Il nostro sistema
di welfare, tramite una divisione dedicata che si
chiama HiWelfare, permette ai dipendenti delle
aziende che se ne avvalgono di scegliere, tra le
varie opzioni previste dalla normativa, in maniera
user friendly le prestazioni di welfare prescelte
senza incremento di costi per le aziende, anzi
con evidenti riflessi positivi sulla fidelizzazione
dei dipendenti stessi, e con un servizio di qualità
commisurato alle esigenze dei dipendenti anche
delle molte PMI operanti nel nostro paese”.
Con questo innovativo modello di business, il
Gruppo Health Italia non solo promuove la Sanità
Integrativa e il Welfare aziendale, eroga assistenza
sanitaria e prestazioni innovative, produce e
vende prodotti nutraceutici e cosmeceutici, ma
è anche sensibile nei confronti dei temi sociali
perché “Il concetto di protezione sanitaria su base
mutualistica - ha affermato - da parte degli Enti
di Sanità Integrativa che operano senza scopo di
lucro, deve essere assunto nella sua accezione
più ampia di “diritto alla salute” come garantito
dalla Costituzione Italiana e non deve limitarsi
al semplice diritto alle cure mediche, ma al più
ampio concetto del diritto al benessere personale
attraverso anche forme di assistenza sociale dirette
e partecipative”. Da qui la nascita nel 2015 di
Fondazione Heath Italia, come iniziativa congiunta
di Mutua Mba, Health Italia e Health Assistance “La
Fondazione Health Italia - ha detto il presidente
di Health Italia - è un ente no-profit impegnato
nella divulgazione dei principi mutualistici e
della solidarietà sociale e promuove iniziative
culturali, educative, formative, di integrazione
sociale, di assistenza sanitaria e di diffusione della
cultura. Con il modello dell’iniziativa “Un aiuto
concreto a portata di click”, la Fondazione ha
voluto coadiuvare l’impegno degli enti fondatori
che destinano una percentuale dei loro ricavi ai
progetti gestiti dalla fondazione stessa, con dei
contributi da parte di tutti, utilizzati per gestire
iniziative sociali sul territorio individuate con
criteri basati sull’equità morale e sul concetto di
necessità sociale”.
Tra i progetti della Fondazione Health Italia c’è la
Banca delle Visite, una piattaforma web che dona
prestazioni sanitarie a chi non può permettersi
una visita a pagamento o non può attendere
le lunghe liste d’attesa del Sistema Sanitario
Nazionale. Il concetto è quello del caffè sospeso
applicato alla salute con il contributo finanziario
da parte di liberi cittadini ed aziende. “L’idea di
riprendere una vecchia ma cara consuetudine
napoletana come è quella del caffè sospeso
ha determinato la nascita di Banca delle Visite
con la “visita sospesa” che sta ottenendo un
importante successo in termini di riconoscibilità
e di prestazioni erogate”.
Da azienda volta alla promozione di Enti di
Sanità Integrativa, quali Casse di Assistenza
Sanitaria, Fondi Sanitari e Società Generali
di Mutuo Soccorso, Health Italia è diventata
oggi un gruppo integrato che opera per
la gestione completa del benessere delle
persone. Le strategie di crescita guardano anche
ad una internazionalizzazione del gruppo. è stata
infatti recentemente annuncia la costituzione
in Romania di “Health Est Europe S.r.l.”con
l’obiettivo di realizzare, in sinergia con i modelli
già operati da Health Assistance controllata
del gruppo in Italia, una centrale salute
funzionale al convenzionamento delle strutture
sanitarie ed all’assistenza dei soci degli enti
mutualistici operanti nei paesi dell’Est Europa. Il
posizionamento in Romania è stato determinato
sia dal fatto che nel paese, che conta circa 19
milioni di abitanti, hanno già iniziato ad operare
le strutture mutualistiche che collaborano con
il Gruppo Health Italia S.p.A., sia perché la
Romania gode di una posizione geograficamente
privilegiata nell’ambito dell’intera area dei paesi
dell’Europa Orientale.
“Abbiamo sempre pensato e dichiarato fino dal
primo giorno di quotazione - ha concluso Roberto
Anzanello - che il nostro modello di business è
un sistema scalabile ed internazionalizzabile ed
il nostro Piano Industriale 2018-2020 contempla
anche questa impostazione strategica. Lo sviluppo
degli Health Point che stiamo realizzando (ad
oggi sono 12 le strutture operative) in termini
di scalabilità del modello, nonché lavvio di
nuove iniziative in alcuni paesi esteri in termini
di internazionalizzazione sono insieme la
testimonianza concreta e fattiva che la nostra
azienda ha un modello unico e performante che
può essere ulteriormente sviluppato in Italia ed
anche in altri paesi europei con una significativa
creazione di valore”.
10. 10 | Health Online 31
Da “cattivi” a icone di stile e bellezza:
una panoramica sulla rappresentazione
dell’albinismo nell’arte e nella cultura
Attualità di Marilena Falcone
11. www.healthonline.it | 11
“Attento alla luce”. Sono queste le parole pronunciate
primadimoriredaCalibanoinLogan,ilfilmconclusivo
della serie tratta dai fumetti Marvel sugli X-Men. Il
mutante albino, moralmente ambivalente ma alla fine
dalla parte dei nostri eroi, costituisce una eccezione
fra una serie di personaggi letterari, fumettistici e
cinematografici visti come infidi e subdoli nel migliore
dei casi, cattivi senza mezzi termini nel peggiore, con
una associazione nemmeno tanto subliminale fra
albinismo, oscurità e male.
Già nel 2006 in concomitanza con l’uscita del film
“Il codice Da Vinci”, Mike McGowan, presidente
della statunitense NOAH (National Organization
for Albinism and Hypopigmentation), rilasciò una
intervista nella quale denunciava che la pellicola
sarebbe stata addirittura la 68esima dal 1960 con
“il cattivo” della storia albino o caratterizzato da
tratti direttamente associabili con l’albinismo, senza
mai personaggi albini positivi a fare da contraltare
nell’immaginario collettivo.
Un trend vero e proprio, il cui inizio in letteratura è
individuabile nel celebre romanzo L’uomo invisibile
di HG Wells (1897): il protagonista, come noto, è un
giovane e brillante fisico albino che esagera con la
sperimentazione sulla densità ottica, degenerando
verso follia e violenza. Il trend è proseguito in
maniera quasi impercettibile, ma insistente, in tanti
altri libri e pellicole. Oltre appunto all’inquietante
Silas de Il codice Da Vinci, tutti possiamo ricordare
il mercenario Mr Joshua di Arma Letale, i gemelli di
Matrix Reloaded, lo psicopatico di Ritorno a Cold
Mountain o gli ambigui replicanti di Blade Runner,
solo per citare alcuni titoli divenuti famosi anche in
Italia. Perfino un classico per adulti e bambini come
La Storia Fantastica ha il suo cattivo che si chiama,
senza troppi giri di parole, “l’Albino”.
In realtà, come sottolinea il portale italiano dell’ONU
(www.onuitalia.it), “l’albinismo è una rara anomalia
congenita non contagiosa che si manifesta fin
dalla nascita. Questo disturbo affligge entrambi i
sessi, indipendentemente dall’etnia o dal paese
di nascita. L’albinismo consiste in una deficienza di
pigmentazione melaninica nella pelle e comporta
ipovisione e vulnerabilità alle ustioni solari e ai
tumori della pelle. Contro l’assenza di melanina,
che è alla base dell’albinismo, al momento
non esiste una cura.” Una condizione medica
quindi, che pone nella vita quotidiana limitazioni
importanti comunque affrontabili e superabili con
adeguati accorgimenti, che nulla ha a che fare con
la rappresentazione negativa ricorrente.
Allora come e quando è nato questo brutto
stereotipo? Quali danni ha provocato nel corso
dei secoli? E soprattutto, cosa si sta facendo per
cambiare finalmente la percezione dell’albino
a livello sociale? Sono questi i temi sui quali si
incentra l’interessante studio The Portrayal of
Albinism in Pop Culture - A 360° Change From
Previous Ideology pubblicato nel 2015 sulla
prestigiosa rivista JAMA Dermatology.
Secondo gli autori, il pregiudizio nei confronti
dell’albino potrebbe risalire addirittura al Neolitico,
in particolare in Europa orientale dove alcune
culture rappresentavano la Morte come una donna
molto pallida con i capelli chiarissimi. L’associazione
morte-pallore è ricorrente in tutto il folklore europeo
(basti pensare al mito dei vampiri) e potrebbe
essere una delle radici della diffidenza diffusa nei
confronti delle persone con albinismo, che pare
però estranea all’Estremo Oriente. Nella cultura
giapponese ad esempio, il pallore è al contrario
sinonimo di bellezza: non sono rari i personaggi
albini “buoni” e quando capita che l’albino ricopra
il ruolo di “cattivo”, la scelta deriva dall’intento
di enfatizzare il contrasto fra purezza esteriore e
malvagità.
Il pregiudizio, che in Occidente può manifestarsi nei
classici atteggiamenti di discriminazione, bullismo e
prepotenza verso il generico “diverso”, è diventato
12. 12 | Health Online 31
superstizione crudele e disumana in alcune regioni
africane nelle quali gli albini, chiamati in lingua locale
zeru zeru ossia, letteralmente, fantasmi, sono stati
e purtroppo sono tuttora oggetto di persecuzioni
massicce, attacchi, omicidi, violenze, mutilazioni e
profanazioni tombali sulla base di orrende credenze
di natura “magica” e stregoneria e degli interessi
del mercato nero.
Gli anni Duemila hanno visto una presa di coscienza
della situazione della quale sono vittime gli albini
soprattutto in Tanzania e in altre parti dell’Africa
orientale e meridionale: diversi documentari
filmati in loco hanno iniziato a mostrare al grande
pubblico l’orrenda realtà vissuta da adulti e bambini
con albinismo in quelle zone. Born too White
(Nato troppo bianco) e In the Shadow of the Sun
(All’ombra del sole) sono due fra i documentari
trasmessi con maggior successo dai canali televisivi
di tutto il mondo e attualmente visualizzabili su
YouTube. Particolarmente importante poi è stata la
pellicola White Shadow (Ombra bianca), presentato
in concorso a Venezia nel 2013: non si tratta in
questo caso di un documentario ma di una storia
di fantasia basata su dati veri che racconta la vita
dura e brutale di un ragazzo albino in Tanzania, in
forma di film vero e proprio; infatti dopo il Festival
cinematografico di Venezia, è passata nei circuiti
cinematografici tradizionali.
Per quel che riguarda invece la lotta contro i
pregiudizi e la discriminazione amplificati dal
cinema nel mondo occidentale, ha avuto una
buona risonanza internazionale la commedia
The Albino Code (Il codice albino), realizzata nel
2006 da Dennis Hurley, attore e noto produttore
statunitense con albinismo in risposta proprio a Il
Codice da Vinci. The Albino Code è una parodia
incentrata sul ridicolizzare l’idea stessa che un
albino possa veramente essere un abile assassino
professionista capace di agire in silenzio senza farsi
mai scoprire, proprio a causa delle serie difficoltà
visive associate alla condizione.
Non solo film e televisione: il moto di ribellione
agli stereotipi vigenti con vario grado di ignoranza
e pericolosità a livello globale si è rafforzato anche
grazie al mondo della moda e della fotografia. Da
Connie Chiu, la prima modella albina in assoluto
che dalle passerelle calcate negli anni Novanta è
ora una importante attivista, fino a Thando Hopa,
l’avvocato/modella/attivista che per prima ha
conquistato la copertina di una rivista-simbolo
come Vogue (Vogue Portogallo), sono tanti i volti
noti che stanno contribuendo a diffondere una
maggiore conoscenza sull’albinismo portando
avanti la campagna a favore dell’inclusione e
della diversità anche partendo dalla semplice
osservazione della bellezza estetica. E sono tanti
anche i fotografi che realizzano opere sorprendenti
come la serie di immagini Tutti i colori del bianco di
Silvia Amodio (per conto della associazione Albinit.
org), o la celeberrima Albus di Justin Dingwall.
Anche la musica inizia a dire la sua sull’argomento.
Lazarus Chigwandali, un giovane albino del Malawi,
da artista di strada a Lilongwe dove cantava per
racimolare i soldi necessari ad acquistare creme
solari indispensabili per proteggersi dal sole, si
accinge in questi giorni a registrare un album molto
atteso intitolato Stomp on the Devil (Calpesta il
diavolo) che raccoglie 30 canzoni di denuncia delle
discriminazioni e degli attacchi violenti subiti dagli
albini nel Paese, alcune delle quali già da tempo
trasmesse regolarmente sulle radio locali.
Sono tutte iniziative fondamentali nel contribuire
a dissipare ignoranza e paura in una battaglia che,
se sta ottenendo risultati positivi nella percezione
generale in Occidente, purtroppo è ancora in
pieno svolgimento nelle regioni africane dove
continua a essere indispensabile l’impegno
attivo delle organizzazioni internazionali e degli
enti di accoglienza e protezione. È per questo
che la ricorrenza della Giornata internazionale
dell’albinismo, che anche quest’anno è caduta il 13
giugno, continua a essere una occasione importante
di riflessione e invito all’azione in tutto il mondo.
13. 13 | Health Online 31
ac qua
www.acquapradis.it
PH 8.2
Acqua Pradis, imbottigliata alla sorgente,
è un’acqua alcalina e povera di sodio.
Perfetta per tutti, indicata per le donne in gravidanza
e le persone con ipertensione e osteoporosi.
14. 14 | Health Online 31
Gli italiani da sempre nutrono una spiccata antipatia
verso il Sistema Sanitario Nazionale lamentando
mancanze e ritardi, soprattutto se relazionati – questi
ultimi – alle liste d’attesa spesso finite al centro
di bufere regionali e nazionali. In realtà, dati alla
mano, l’Italia può vantare i migliori risultati sanitari
con una accorta politica di costi. La conferma arriva
da una recente ricerca del C.r.e.a., il Consorzio
per la ricerca economica applicata in sanità,
dell’Università Tor Vergata di Roma, secondo cui 4,5
milioni di famiglie italiane hanno ridotto le spese
per le cure. Nello specifico, la ricerca sottolinea
come il 17,6% delle famiglie residenti (4,5 milioni)
ha dichiarato di aver cercato di limitare le spese
sanitarie per ragioni squisitamente economiche
(100.000 in più rispetto al 2015), e di queste 1,1
milioni le hanno annullate totalmente. Il sud Italia
è l’area più coinvolta con il 5,6% delle famiglie,
seguita dal Centro con 5,1%, dal nord-ovest
(3,0%) e dal nord-est (2,8%). “Il disagio economico
per le spese sanitarie – precisa il documento
pubblicato – è sofferto dal 5,5% delle famiglie, ed
è significativamente superiore nel Sud del Paese
(7,9% delle famiglie). L’incidenza del fenomeno
dell’impoverimento aumenta, registrando 416.694
famiglie che hanno peggiorato la propria condizione
economica (l’1,6% del totale). Aumenta l’incidenza
nelle realtà del Nord e si riduce in quelle del Sud.
Il valore massimo si raggiunge nel Lazio, dove il
2,7% delle famiglie risultano impoverite; il valore
minimo nelle Marche, dove solo lo 0,8% versano in
tale condizione”. Abbiamo chiesto al professore
Federico Spandonaro, che dirige da presidente il
C.r.e.a di approfondire questi dati.
Professore, 4,5 milioni di famiglie rinunciano a
curarsi. Un dato che riflette l’attuale condizione
economico-finanziaria italiana?
C’è un dato principale: una fetta di italiani, stando
alle statistiche di cui disponiamo, versa in una
condizione di difficoltà e rinuncia dunque ad alcune
prestazioni di carattere sanitario. Si tratta di una
fascia che è in povertà o prossima alla povertà, ma
non sono numeri significativi. L’Italia dispone di
un sistema sanitario quasi del tutto gratuito. Sono
difficoltà legate ad alcune cure specifiche, penso
al dentista, perché non gode della copertura,
o a tutti quei farmaci a metà tra il terapeutico e
la prevenzione. La gente non muore per strada.
Questo in Italia, a differenza di altri Paesi del
mondo, non accade.
Ma da cosa dipende questo esodo dalle cure?
In Italia questi fenomeni dipendono in parte dalle
politiche sbagliate, ad esempio l’abolizione dal
1 gennaio 2001 del ticket sui farmaci, poi per
fare cassa sono stati lasciati i ticket sulle ricette.
Questo è un classico caso in cui le politiche non
sono state attente a essere coordinate tra di loro.
Inoltre, altri fronti su cui gli italiani spendono poco
sono l’assistenza agli anziani a cavallo tra sanità e
sociale e l’odontoiatria. Negli ultimi anni chi sta
peggio in sanità non sono le fasce più deboli ma il
ceto medio: se sei sotto 36 mila euro puoi chiedere
l’esenzione per reddito, ma se ne hai 37 mila non
navighi nell’oro.
Altro problema evidenziato dallo studio C.r.e.a
sono le lunghe liste d’attesa..
“Cara salute quanto mi costi!”
Sanità, 4,5 milioni di famiglie italiane
hanno ridotto le spese per le cure
La parola a Federico Spandonaro a capo del C.R.E.A dell’Università Tor Vergata
Attualità di Alessandro Notarnicola
Prof. Federico Spandonaro
Presidente del C.R.E.A dell’Università Tor Vergata di Roma
15. www.healthonline.it | 15
Negli altri Paesi si respira una generale fiducia
nel settore pubblico e nelle liste d’attesa. In Italia
abbiamo questa tendenza a ritenere che le liste di
attesa siano per alcuni, ma non per tutti. Le nostre
indagini rilevano invece che il fenomeno è diffuso
con differenze piccole per le regioni e che dunque è
spalmato in modo abbastanza omogeneo. Emerge
che se di punta sulle prestazioni gratuite allora c’è
da aspettare abbastanza. Se viceversa si è disposti a
pagareallorapubblicoeprivatononfannodifferenza
contemplando stessi tempi e stessi costi. Inoltre,
nel raccontare questo fenomeno delle liste d’attesa
spesso vengono usati male i dati a disposizione. Le
indagini non sono fatte sulle prestazioni urgenti ma
sulle altre che non hanno una priorità e si dice che
il Ssn mette a repentaglio la salute delle persone.
Non è così. Se una prestazione è urgente la ottieni
nei tempi dovuti. È più un problema di aspettativa.
Andando a scattare una fotografia nazionale.
Cosa emerge dunque?
Abbiamosvelatochenelleottoregionimonitoratein
due anni, l’Emilia Romagna è l’unica che garantisce
all’utente la risposta entro trenta giorni comunque.
Pertanto se una regione è in grado di tagliare i
tempi perché nelle altre questa realtà non viene
replicata? La risposta è semplice: vige un problema
di organizzazione dei servizi e e tutto è coordinato
da una cattiva volontà politica. Nelle regioni in cui
tutto va bene i direttori generali si sono prefissati
degli obiettivi prioritari. In più, se da un lato c’è stata
un’organizzazione meticolosa del servizio, dall’altro
la popolazione è stata responsabilizzata: se prenoti
e non ti presenti il giorno della visita ti fanno pagare
una piccola sanzione di 25/30 euro. Anche questa
è educazione civica. Non c’è un modo magico per
risolvere queste criticità.
Che rapporto hanno gli italiani con le cure?
Gli italiani hanno un atteggiamento schizofrenico.
Si lamentano per il servizio perché si aspettano che
questo sia un servizio pubblico gratuito. In linea di
massima vince il pubblico anche perché il privato
è ben integrato nel pubblico. Il sistema pubblico
italiano è il migliore del mondo: spesiamo il -30% in
meno rispetto altri Paesi europei. Abbiamo anche
parametri clinici di assoluta eccellenza riconosciuti
nel mondo. Siamo un po’ carenti nell’organizzazione
tanto che qualunque prestazione in ambulatorio
o in struttura apposita richiede un’ora e mezza di
attesa. Qui si perde di credibilità. Il sistema non
è in concorrenza con nessuno, privilegia l’aspetto
clinico ma dovrebbe anche riconoscere che ogni
singolo dettaglio ha importanza per il cittadino.
16. 16 | Health Online 31
Torna dagli Stati Uniti
la condivisione del latte materno:
il fenomeno del milk sharing
Attualità di Beatrice Casella
Un tempo venivano chiamate nutrici o balie, e
avevano essenzialmente il compito di allattare i
figli altrui. Questa pratica, al giorno d’oggi e ormai
da qualche anno, viene identificata come “milk
sharing” e sembra essere tornata molto di moda
anche grazie ad un lungo lavoro di marketing.
Infatti, secondo uno studio presentato all’annuale
Meeting delle Pediatric Academies Societies (PAS), la
pratica di nutrire i bambini attraverso il ventre di altre
mamme è ritornata in voga soprattutto grazie al Web.
Ad esempio, su Internet alcune donne che
producono più latte del necessario hanno
cominciato a vendere on-line le proprie
“eccedenze” generando, in tal modo, un mercato
piuttosto fiorente e in espansione.
La figura della nutrice è stata per millenni la forma
alternativa maggiormente popolare e sicura per
tutti quei neonati che, per svariate ragioni, non
potevano essere allattati dalla propria madre. Le
prime tracce risalgono al 2000 a.C. e questo ruolo
salvavita si è evoluto in una reale professione con
una serie di leggi e contratti che ne regolavano la
pratica, compreso il requisito di visita medica.
Nel XIX secolo, il ruolo della nutrice ha iniziato,
tuttavia, a perdere popolarità per un effetto
particolare sul legame mamma-bambino e il rischio
di trasmissione di malattie. Attualmente invece, si
sta assistendo ad una rinascita della condivisione
del latte grazie a donne che ne producono più
del necessario e lo vendono online. Queste
interazioni, allo stesso tempo, sono prive dei
regolamenti e degli esami medici che una volta le
accompagnavano e la condivisione del latte non
regolamentata via Internet presenta problemi di
sicurezza e va scoraggiata. Per questo motivo tutti i
medici dovrebbero essere consapevoli del risorgere
di questa pratica e incoraggiare la condivisione del
latte attraverso apposite banche.
In Italia le banche del latte sono gestite
dall’Associazione Italiana Banche del Latte
Umano Donato (AIBLUD) che ha il compito
17. www.healthonline.it | 17
principale di promuovere l’allattamento e la
donazione del latte materno. Collabora con
i Centri di Neonatologia e di Terapia Intensiva
Neonatale, e svolge anche un importante ruolo
di coordinamento di tutte le Banche del Latte
Umano Donato (BLUD) esistenti nel nostro
Paese e promuove anche, allo stesso tempo, la
costituzione di nuove Banche.
L’Italia è il secondo paese in Europa per numero
di banche del latte attive. In particolare, vi sono
a disposizione attualmente 36 banche del latte e
tutte risultano essere completamente funzionanti.
La maggior parte dei centri si trova nell’Italia
settentrionale ma anche al sud si sta lavorando
molto per incentivare la formazione del personale
sanitario e per incrementare le attività ospedaliere
che permettano di lavorare al meglio con le banche.
L’obiettivo primario delle banche del latte è quello
di favorire l’allattamento al seno diretto, quindi dalla
mamma al bambino, ma quando per un qualsiasi
motivo questo non è possibile è importante che
si possa accedere alle banche avendo così a
disposizione latte umano donato.
La donazione del latte umano è regolata attraverso
il Presidio delle banche del latte presso le Terapie
Intensive e le Neonatologie di alcuni Ospedali,
sottolineando che il latte umano è considerato un
farmaco salvavita, molte volte l’unico o quasi a cui
si lega la speranza di sopravvivenza dei neonati
prematuri o con patologie.
InItaliail5dicembre2013laConferenzaStatoRegioni
ha sancito l’accordo “Linee di indirizzo nazionale
per l’organizzazione e la gestione delle banche del
latte umano donato nell’ambito della protezione,
promozione e sostegno dell’allattamento al seno”.
Tecnicamente quando la donna non riesce o
presenta scarse capacità di allattamento, si
parla di ipogalattia primaria o agalattia, ovvero
la scarsa o assente produzione di latte da parte
della ghiandola. È una situazione rara legata a
problemi materni di salute ben noti prima del
parto o che danno segni clinici molto importanti
(ipotiroidismo non diagnosticato, mancanza del
tessuto mammario congenito, deficit congenito
di prolattina, ritenzione della placenta. Molto più
frequente è invece l’ipogalattia secondaria indotta
dainadeguataconduzionedell’allattamentoalseno,
questa è risolvibile modificando essenzialmente
l’allattamento a richiesta o esclusivo.
Altre cause che possono diminuire la produzione
di latte riguardano lo stress materno, l’assunzione
di farmaci, il diabete e una dieta non equilibrata.
In particolare, la tensione fisica interferisce la
produzione dell’ossitocina, l’ormone che guida
la produzione di latte e che viene prodotto
prevalentemente durante le ore notturne.
Un parto difficile, una degenza in ospedale faticosa,
un rientro a casa disturbato da visite o parenti
ansiosi che mettono in dubbio le capacità materne
e il dormire poco, sono tutti fattori che complicano
se non addirittura impediscono un allattamento
completamente efficace.
La dieta della mamma, come detto anche
precedentemente, deve essere bilanciata ed è
fondamentale soprattutto un’adeguata assunzione
di proteine. È inoltre opportuno fare attenzione
all’introduzionedioligoelementi,tracuimanganese,
zinco e calcio presenti in cibi diversi soprattutto
semi, frutta secca, oli vegetali (lecitina, semi di lino).
Al riguardo si consiglia di stimolare nella maniera
più corretta il seno; verificare l’ambiente familiare
cercando di garantire un clima di completa serenità
fiducia; controllare giornalmente la dieta materna
(corretta introduzione di proteine e oligoelementi,
abuso di fumo o caffè che inibiscono l’allattamento);
constatare assunzione di farmaci che siano
compatibili con l’allattamento.
Nei Paesi Anglosassoni, circa 55.000 mamme
vendono e comprano il loro latte on-line con prezzi
che arrivano fino a 10 euro per 100 gr di latte. Tutto
ciò comporta certamente dei rischi perché il latte
viene venduto in Internet senza nessun controllo,
soprattutto per quanto riguarda la provenienza,
mancano i controlli su conservazione e trasporto,
né se il latte è mescolato con latte vaccino; inoltre
non è possibile sapere se la madre assume farmaci,
droghe, alcool o se è fumatrice.
I rischi, quindi, sono dietro l’angolo, soprattutto
perché il latte di altre madri viene acquistato
attraverso il web e venduto in modo non sicuro.
Tali rischi riguardano non solo la trasmissione di
malattie virali o batteriche, ma anche la trasmissione
di malattie relative la cattiva conservazione del latte
materno che per mantenere le sue caratteristiche
organolettiche e nutrizionali ha bisogno di essere
conservato seguendo regole ben precise.
18. 18 | Health Online 31
Il nostro impegno,
la vostra salute
Health Italia S.p.A. opera nel mercato della promozione
di soluzioni di sanità integrativa e sostitutiva
ed eroga servizi amministrativi, liquidativi, informatici e consulenziali
a Fondi Sanitari, Casse di assistenza sanitaria e, soprattutto,
a Società di Mutuo Soccorso.
È inoltre attiva nel mercato del welfare aziendale
e gestisce in outsourcing piani di welfare in modalità Flexible Benefit.
Health Italia S.p.A.
c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 Formello (RM)
info@healthitalia.it
www.healthitalia.it
19.
20. 20 | Health Online 31
Benessere, prevenzione e innovazione si possono
racchiudere in una sola parola: Health Point e i neo-
nati Shop Center della Salute, un progetto di Health
Italia S.p.A., PMI innovativa quotata sul mercato AIM
Italia dal febbraio del 2017, tra le più grandi realtà
indipendenti della Sanità Integrativa che opera
nella gestione del processo del benessere delle
persone. L’idea nasce per sensibilizzare l’opinione
pubblica nei confronti della prevenzione abbattendo
le barriere tempistiche e di accessibilità a costi
agevolati. Tra i punti di forza, oltre all’azzeramento
dei tempi d’attesa, anche la rapidità e la facilità di
monitoraggio dei propri parametri sanitari (location
ad alta affluenza) attraverso device innovativi e non
invasivi a costi contenuti. “Gli Health Point - spiega
l’AD di Health Point S.p.A Silvia Fiorini - sono strutture
costituite da moduli (c.d. station) appositamente
attrezzate con device di ultima generazione dove
ad oggi è possibile effettuare fino a 40 rilevazioni,
con l’assistenza di personale qualificato, il tutto
con dispositivi medicali non invasivi e nel totale
rispetto della privacy degli utenti. Tutti i rilevamenti
vengono inoltrati ad centro medico erogatore ed
il relativo personale medico qualificato, al fine di
restituire un pronto e veloce riscontro agli utenti.
SHOP CENTER DELLA SALUTE:
DALLA medicina TRADIZIONALE ALLA
TELEMEDICINA
Ne abbiamo parlato con l’AD di Health Point, Silvia Fiorini
In evidenza di Nicoletta Mele
All’interno degli Health Point è inoltre possibile
prenotare una televisita con un medico specialista.
Le nuove tecnologie delle quali dispongono le
station, consentono il monitoraggio di parametri
che finora potevano essere controllati soltanto
con test invasivi, condotti esclusivamente presso
laboratori specializzati e in ospedale, riducendo così
i tempi di attesa”. Health Point S.p.A. offre servizi
sanitari in più modalità, da quella tradizionale dei
centri polispecialistici, a quella più innovativa come
la telemedicina. Sono posizionati in diverse città
d’Italia, in zone ad alta affluenza, combinano l’offerta
dei prodotti di nutraceutica, cosmesi e cosmeceutica
ai moderni servizi di telemedicina, con dispositivi di
diagnostica e test genetici. I servizi vengono erogati
attraverso 2 canali: Health Point station e Health Point
Medical Care. “Gli Health Point Station - aggiunge
Silvia Fiorini - sono delle postazioni attrezzate
per fornire servizi di telemedicina, operando nel
pieno rispetto delle Linee di Indirizzo Nazionali del
Silvia Fiorini,
AD di Health Point
21. www.healthonline.it | 21
Ministero della Salute; gli Health Point Medical Care,
sono un network di centri medici polispecialistici
che erogano prestazioni di visite specialistiche,
odontoiatriche, ecografie, indagini diagnostiche,
fisioterapia con personale medico altamente
qualificato e strumentazione all’avanguardia”.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità
essere in salute non significa semplicemente non
avere a che fare con malattie o infermità. Nella sua
definizionelasaluteèunostatodicompletobenessere
fisico, mentale e sociale. Un’altra arma fondamentale
è la prevenzione. Fare prevenzione significa adottare
strategie per evitare la comparsa di una malattia o
a limitarne gravità e peggioramento. In particolare,
la prevenzione primaria permette di ridurre il rischio
di sviluppare delle malattie eliminando i fattori alla
loro base. Nell’ambito della sanità tutto questo oggi
è possibile grazie alla tecnologia, preziosa alleata
per contrastare piccoli e grandi problemi quotidiani.
Innovazioni come la telemedicina, ci permettono
di affrontare con più serenità anche la malattia o
l’infortunio. A tal proposito gli Health Point sono una
realta’ in pieno sviluppo che risponde alle tendenze
contemporanee del mercato. Proprio per rispondere
sempre di piu’ alle esigenze degli utenti, e’ stata
recentemente lanciata in contemporanea sulle
provincie di Monza e Brianza, Bologna e Roma, la
nuova generazione di Health Point Station e il primo
Center in Franchising ad Arezzo, in Toscana che si
aggiungono a quelli già aperti a Milano, Roma e
Formello. Si chiamano “Shop Center della Salute” e
rappresentano un importante e innovativo modello
capace di racchiudere un considerevole insieme di
prodotti e servizi che sono il frutto di accurati studi e
ricerche scientifiche condotte in questi anni.
All’interno degli Shop Center della salute, oltre ai
servizi già erogati da Health Point saranno integrate
e ampliate le linee di prodotto come una linea
completa di cosmeceutici, solari e prodotti per la
bellezza a marchio Dolomitika nuovi innesti per i
nutraceutici ed i dispositivi medici della controllata
Health Pharma SpA; la gamma completa dei test
genetici predittivi erogati dalla partecipata StemWay
Biotech LTD, una linea dedicata di acque minerali
altamente alcaline a marchio Pradis e alte importanti
integrazioni e innovazioni, quale la vendita diretta di
alcuni device tecnologici utilizzati in telemedicina.
“Abbiamo considerevolmente ampliato le soluzioni
presenti all’interno dei nostri centri inserendo dei
prodotti di qualita’ e dopo un’accurata fase di analisi
e studio, possiamo soddisfare la prima richiesta, tra le
tante ricevute, di un’apertura in forma di franchising.”
Tra i progetti per il futuro, come espresso all’interno
delle linee guida del piano industriale relativo al
triennio 2018-2020, si prevede un aumento del
numero di sedi sul territorio con l’apertura di almeno
20 Health Point.
23. Sulla tua pelle
l’essenza della bellezza
Health Pharma SpA
Sede legale: Via San Quirino, 48 | 39100 Bolzano - Sede operativa: Via di Santa Cornelia, 9 | 00060 Formello (RM)
24. 24 | Health Online 31
persone ad avere una maggiore consapevolezza
della propria salute, informando in anticipo sulla
predisposizione a sviluppare una determinata
patologia o consentendo una diagnosi precoce.
Oltre ad una vasta gamma di test genetici per la
prevenzione forniamo anche i nostri servizi di
nutrigenomica e sportgenomica personalizzati, utili
a conoscere le sensibilità o intolleranze alimentari,
o per individuare le attitudini sportive”.
Può spiegare meglio di cosa si tratta?
“La Medicina Predittiva si basa su un presupposto
fondamentale: la differenza delle persone, del
loro patrimonio genetico e della risposta che ogni
gruppo di cellule dà ad una eventuale variazione
genetica. Il fulcro di questo nuovo concetto
di Medicina è rappresentato dai Test Genetici
Predittivi.
I Test Predittivi rappresentano la tecnologia capace
di identificare la suscettibilità di una persona nei
confronti di una malattia comune; ma consentono
anche di individuare la giusta alimentazione in
base al proprio profilo genetico (nutrigenomica),
o addirittura quale tipo di allenamento praticare
(sportgenomica). Ciò che noi siamo è anche frutto
dell’interazione tra il nostro DNA e l’ambiente
nel quale viviamo: non basta decifrare il DNA per
una medicina della persona. I geni si accendono e
spengono come lampadine e lo fanno in seguito
a reazioni chimiche. La cosa interessante è che in
molti casi queste reazioni sono una risposta diretta
a stimoli ambientali, come l’alimentazione, l’attività
fisica, il fumo e l’alcol”.
Cosa prevede il percorso personalizzato dei test
genetici Predettivi?
“Prevede una serie di valutazioni come quella del
rischio eredo-familiare, l’individuazione di uno stile
di vita personalizzato adeguato, la definizione di un
programma di sorveglianza clinica e strumentale
di anticipazione diagnostica, l’eventuale ricorso a
misure farmacologiche /chirurgiche per la riduzione
del rischio”.
Quali sono i test predittivi che offre Stemway
Biotech?
PREDISPOSIZIONE GENETICA, COME PREVENIRE
LE PATOLOGIE CON I TEST PREDITTIVI
La parola al dott. Paolo Rubini, Company Director e CEO di Stemway Biotech
Oggi grazie ai progressi della scienza e della
tecnologia,coniltestgeneticopredittivo,èpossibile
indagare la presenza di eventuali mutazioni di alcuni
geni e predisposizioni a patologie, intolleranze
alimentari o caratteristiche specifiche individuali,
consentendo così di mettere a punto misure di
prevenzione dirette e personalizzate.
Tra i più importanti fornitori genetici predittivi, servizi
di consulenza e prevenzione si posiziona Stemway
Biotech, una knowledgement company europea
con sede in Inghilterra e che opera in Italia dal 2007.
Recentemente Health Italia, PMI innovativa quotata
sul mercato AIM Italia dal febbraio del 2017, tra
le più grandi realtà indipendenti del mercato
italiano che operano nella Sanità Integrativa e nella
gestione del benessere delle persone, ha raggiunto
l’accordo per l’acquisizione del 25% della società
britannica StemWay Biotech Ltd., già fornitore da
oltre 7 anni del gruppo per i servizi connessi alla
conservazione delle cellule staminali.
Health Online ha intervistato il dott. Paolo Rubini
Company Director e CEO di Stemway Biotech.
Qual è l’obiettivo di Stemway Biotech?
“Il nostro principale obiettivo è quello di aiutare le
Aziende del Gruppo di Alessia Elem
Dott. Paolo Rubini
Company Director e CEO Stemway Biotech
25. www.healthonline.it | 25
“Sono: Oncologia donna e uomo, Cardiogenomica,
Neuroprotezione, Sportgenomica, Nutrigenomica,
Dermoprotezione, Intolleranze, Prevenzione Light
Donna, Prevenzione Light Uomo, Prevenzione
Donna e uomo.
La scelta del test è soggettiva, in alcuni casi
concordata anche con uno specialista, può essere
dettata da esigenze eredo-familiari come per
esempio nel caso del test “Oncologia Donna”
dove si indaga la presenza di SNPs come il BRCA1
e BRCA2 responsabili di circa il 50% delle forme
ereditarie di tumori della mammella e/o dell’ovaio.
In altri casi si opta per test di Sportgenomica o
Nutrigenomica al fine di individuare uno stile di vita
personalizzatointerminidinutrizioneeallenamento;
si tratta di test spesso scelti da sportivi, ma anche
da tutti coloro che hanno a cura uno stile di vita
sano. Vi sono poi pacchetti come Prevenzione
Uomo/Donna che consentono di conoscere ogni
aspetto del proprio genoma al fine di mettere in
atto strategie sia di sorveglianza clinica che di stile
di vita personalizzato”.
Qual è il grado di affidabilità?
“I Test che proponiamo sono basati sulla tecnica di
screening di SNPs condotta mediante microarray
platform di ultima generazione per scansione e/o
sequenziamento ad alta efficienza (o hightroughput)
di DNA. Questo tipo di tecnologia permette di:
verificare gruppi mirati (targeted approach) o la
27. www.healthonline.it | 27
serie completa (wide approach) di SNPs che sono
presenti nella parte codificante o nell’intero genoma
di un individuo; indagare 964.193 SNPs sull’intero
genoma,grazieadunastrategiadiindagineperSNPs
denominata “wide”. Il rapporto finale delle analisi di
Genomica Personalizzata, oltre a fornire informazioni
scientifiche e di cultura specifica di settore, contiene
indicazioni importanti per gli specialisti dell’ambito
medico e nutrizionale, che possono farne uso
nell’impostare percorsi mirati di prevenzione ed
eventualmente di diagnosi e cura. Per questo si
suggerisce vivamente dopo l’esecuzione del test di
consultare un medico per definire il proprio stato di
salute generale e per condividere con lui la strategia
in cui inserire questa indagine”.
Come aderire al servizio, qual è l’iter e da
seguire?
“Una volta deciso di sottoporsi al test predittivo
scelto, occorre compilare un modulo di richiesta
e dopo aver effettuato il pagamento si riceverà a
casa il KIT contenente i tamponi buccali utili per il
prelievo dei campioni.
Dopo aver effettuato il prelievo dei campioni,
occorrerà contattare il Customer Care - sempre
a disposizione in tutte le fasi - che si occuperà
del ritiro del campione prelevato e del suo
trasferimento in laboratorio. In laboratorio verranno
effettuate le indagini richieste mediante microarray
platform di ultima generazione per scansione e/o
sequenziamento ad alta efficienza (o hightroughput)
di DNA. Una volta completata l’indagine, che
richiede circa 8 settimane, verrà stilato un Report
che successivamente verrà inviato al cliente via mail
protetto da PW.
Il test si esegue una sola volta nella vita, ovviamente
l’età è un fattore molto importante. La genomica
studia i geni che contribuiscono solo in parte alla
malattia, vale a dire la valutazione dell’aumento del
rischio di malattia causato da singoli polimorfismi.
Inoltre, lo studio del genoma comprende le
interazioni tra i diversi geni e l’analisi tende a
definire il peso di ciascun fattore nel determinare
una malattia, identificando quindi specifici fattori
di rischio. Ciò premesso, i test genomici analizzano
diversecomponentidelgenoma(elelorointerazioni)
per determinare la probabilità individuale di
insorgenza di uno specifico fenotipo, comprese le
malattie complesse. Questi test possono riguardare
l’analisi dell’intero genoma o di particolari regioni
il cui significato va però valutato in un’analisi che
mette in connessione dati provenienti da diverse
porzioni del genoma. Ciò che si eredita in ambito di
malattie complesse, non è la malattia, ma bensì la
predisposizione o suscettibilità alla malattia”.
Tra i servizi offerti da Stemway Biotech anche il
trattamentoelaconservazionedellecellulestaminali
cordonali presso laboratori con accreditamenti agli
standard internazionali HTA GMP equivalente,
Autorità pubblica Inglese per il settore delle
biotecnologie).
In Italia, nonostante la legislazione vigente
impedisce la creazione di bio-banche autologhe sul
territorio nazionale si riconosce comunque il diritto
alle madri della conservazione autologa (utilizzo
privato) presso banche di crioconservazione estere.
La scelta di conservare le cellule staminali è un
fenomeno in aumento perchè, grazie alla giusta
informazione, si sta diffondendo l’importanza e
i vantaggi di questo trattamento che come ha
spiegato Rubini “costituisce un proprio patrimonio
genetico da poter utilizzare, in futuro, per esigenze
terapeutiche. è un’opportunità unica nella vita di
una persona quella di poter preservare le proprie
cellule staminali ad uno stadio che precede
l’eventuale e malaugurata insorgenza di malattie.
è del tutto evidente il vantaggio di poter disporre
delle proprie cellule staminali nel caso ci si trovi
ad affrontare una terapia che preveda un trapianto
di cellule staminali. Evitare la ricerca affannosa di
un donatore, cosa che purtroppo non sempre si
conclude positivamente, nonchè ogni rischio di
rigetto o di infezione sono argomenti che da soli
giustificano ampiamente questa scelta”.
Le cellule staminali sono molto importanti per la
cura di quali patologie?
“Attualmente le cellule staminali da cordone sono
già utilizzate nell’ambito di terapie per la cura di
tumori, di malattie genetiche del metabolismo, di
disordini del sangue e immunologici (ad oggi sono
più di 80 le diverse malattie trattabili), con una forte
accelerazione nello sviluppo delle applicazioni
terapeutiche non ematologiche. Numerose
altre applicazioni terapeutiche sono in una fase
sperimentale, in qualche caso avanzata ma, allo
stato,nonsarebbedeontologicodiffonderecertezze
sui tempi entro i quali queste ricerche sperimentali
diverranno normali applicazioni terapeutiche,
sebbene in questo campo i progressi scientifici
avvengano ad una velocità impressionante. La
28. 28 | Health Online 31
comunità scientifica ritiene, comunque, molto
probabile che nei prossimi anni le terapie con cellule
staminali potranno essere usate in modo esteso per
la cura di malattie quali: ricostruzione del midollo
spinale danneggiato a seguito di un trauma, cura
di malattie neurodegenerative (morbo di Parkinson
e morbo di Alzheimer), cura di malattie muscolo-
scheletriche, cura di malattie degenerative della
retina, della cornea, dell’apparato uditivo, cura di
malattie metaboliche (per esempio il diabete) e
ricostruzione ossea.”
La procedura di raccolta per recuperare il sangue
presente nel cordone ombelicale, che può essere
effettuata sia con il parto naturale che con taglio
cesareo, è semplice, rapida, indolore e priva di rischi.
“Nella parte del cordone ombelicale tagliato e
disinfettato - ha specificato Rubini - viene inserito
un ago per il prelievo del sangue, non inferiore ai
20ml, per essere immediatamente trasferito nella
apposita sacca sterile contenuta all’interno del KIT
fornito da StemWay Biotech. La raccolta può essere
effettuata da qualsiasi professionista del settore
sanitario preventivamente informato. StemWay
BIOTECH Ltd effettua l’80% delle lavorazioni dei
propri campioni di sangue entro le prime 24 ore”.
Qual è il tempo massimo di conservazione?
“Ad oggi ha senso conservare le cellule per i
primi 25 anni. Sono stati eseguiti numerosi studi
per determinarne la vitalità dopo prolungati
periodi di conservazione e i risultati danno una
sicurezza di vitalità per almeno 25 anni. In futuro
sarà probabilmente possibile avere maggiori
informazioni sulla efficacia del congelamento anche
per tempi più lunghi ma, ad oggi, non riteniamo
serio e corretto proporre e far pagare ai nostri
clienti periodi di conservazione superiori a 25 anni”.
Inoltre, Stamway Biotech offre un nuovo test
prenatale non invasivo: GenoSearch Mamma.
“è un test - ha concluso Rubini - diverso dalle
indagini di screening del primo e secondo trimestre
di gestazione presenti sul mercato e prevede
un’analisi diretta e completa del DNA fetale
presente nel sangue della mamma. Misura in modo
preciso il DNA fetale dei cromosomi 13, 18, 21, X
ed Y, per rilevare la presenza di aneuploidie fetali. Il
laboratorio esegue tutte le indagini con la metodica
NGS - Next Generation Sequencing, tecnologia
di biologia molecolare di ultima generazione. Le
sequenze cromosomiche del DNA fetale vengono
amplificate e successivamente quantificate, al fine di
individuare eventuali aneuploidie cromosomiche.
Non ha controindicazioni o rischi per il feto ed è
fortemente raccomandato in caso di: gravidanze in
cui è controindicata la diagnosi prenatale invasiva;
quando i genitori che per motivazioni etiche e
personali non intendono eseguire test invasivi;
positivitàaltestdiscreeningdelprimoodelsecondo
trimestre; quadro ecografico di anomalie fetali
suggestive di aneuploidia e anamnesi personale/
familiare positiva per anomalie cromosomiche”.
TEST PREDITTIVI
Una volta deciso di sottoporsi al test predittivo scelto,
occorre compilare un modulo di richiesta disponibile
sul sito internet www.stemwaybiotech.com, o tramite
il Customer Care al numero 840 000 908.
Effettuato il pagamento si riceverà a casa il KIT
contenente i tamponi buccali utili per il prelievo dei
campioni. Il Test consiste nel prelievo di campioni
orali che possono essere effettuati anche in
autonomia, comodamente a casa.
Dopo aver effettuato il prelievo dei campioni,
occorrerà contattare il Customer Care - a
disposizione in tutte le fasi - che si occuperà del ritiro
del campione prelevato e del suo trasferimento in
laboratorio dove verranno effettuate le indagini
richieste mediante microarray platform di ultima
generazione per scansione e/o sequenziamento ad
alta efficienza (o hightroughput) di DNA.
Una volta completata l’indagine, che richiede
circa 8 settimane, verrà stilato un Report che
successivamente verrà inviato al cliente via mail
protetto da PW.
Elenco dei Test Predittivi disponibili:
• Oncologia Donna
• Oncologia Uomo
• Cardiogenomica
• Neuroprotezione
• Sportgenomica
• Nutrigenomica
• Dermoprotezione
• Prevenzione Light Donna
• Prevenzione Light Uomo
• Prevenzione Donna
• Prevenzione Uomo
29. www.healthonline.it | 29
CELLULE STAMINALI
Dopo aver deciso di aderire al servizio di StemWay
BIOTECH Ltd, i futuri genitori possono scegliere
l’opzione desiderata compilando l’apposito modulo
presente sul sito www.stemwaybiotech.com o tramite
il Customer Care al numero 840 000 908.
Successivamente al versamento di una quota
di acconto al servizio scelto, riceveranno il KIT
di prelievo e tutta la documentazione utile ad
avviare l’iter previsto per il rilascio del Nulla Osta
all’Esportazione del sangue cordonale da parte
della Struttura Ospedaliera sede del parto. Poiché
l’iter può richiedere qualche tempo, è opportuno
avviare non appena possibile le relative pratiche.
Il consiglio è quello di richiedere il Servizio
di conservazione nel sesto o settimo mese di
gravidanza, il personale specializzato StemWay
Biotech seguirà i futuri Genitori durante tutti gli step
previsti per il rilascio del nullaosta. Al momento del
ricovero presso la Struttura del parto, bisognerà
portare con sè il KIT di prelievo per consegnarlo al
personale medico ospedaliero presente al parto,
che si occuperà sia della nascita che del successivo
prelievo di sangue cordonale. Il sangue cordonale
viene prelevato subito dopo la nascita del bambino.
A prelievo avvenuto, i genitori comunicheranno a
StemWay Biotech l’avvenuto parto, contattando
il numero di telefono indicato sul KIT e seguire
le istruzioni precedentemente concordate per il
trasporto. In tutta questa fase, così come in ogni
altro momento, i genitori riceveranno il supporto
del Customer Care di StemWay BIOTECH Ltd.
Quando il Kit sarà giunto nei laboratori del centro di
crio-conservazione prescelto, il campione di sangue
verrà trattato con le più moderne tecnologie,
seguendo rigorosi protocolli, per procedere alla
separazione delle cellule staminali, alla valutazione
del quantitativo e vitalità cellulare, all’esecuzione
dei test sierologici e quindi, accertata la idoneità
del campione, alla loro crio-conservazione.
OPZIONE GOLD
L’opzione prevede il servizio di Crio-conservazione delle
cellule staminali e la Consulenza Medica per 25 anni.
OPZIONE PLATINUM
L’opzione prevede i servizi di Crio-conservazione
delle cellule staminali, del tessuto cordonale e la
Consulenza medica per 25 anni.
Il saldo per il servizio scelto verrà corrisposto a
StemWay BIOTECH Ltd solamente a conservazione
andata a buon fine. Successivamente al pagamento
verrà rilasciato un certificato di avvenuta
conservazione come da normativa GMP (HTA).
TEST DNA FETALE
Una volta scelto il test del DNA fetale, occorre
compilare un modulo di richiesta disponibile sul
sito internet www.stemwaybiotech.com, o tramite il
Customer Care al numero 840 000 908.
Effettuato il pagamento si riceverà a casa il KIT utile
per il prelievo dei campione.
Il Test consiste nel prelievo di un campione di sangue
materno che può essere eseguito comodamente
a casa. è possibile richiedere l’infermiere per il
prelievo a domicilio senza alcun costo aggiuntivo.
Prima di effettuare il prelievo occorre concordare
con il Customer Care - a disposizione in tutte le fasi
- il giorno in cui verrà effettuato il prelievo, poichè lo
stesso giorno il Customer Care si occuperà del ritiro
del campione prelevato.
In laboratorio le regioni cromosomiche del DNA
fetale circolante vengono sequenziate mediante
tecnologia di sequenziamento massivo parallelo
(MPS) di ultima generazione dell’intero genoma
fetale, utilizzando strumentazioni innovative
(NextSeqTM 500, ILLUMINA Inc.)
Una volta completata l’indagine il Referto verrà
inviato via mail protetto da PW.
Elenco dei Test del DNA fetale disponibili:
• GenoSearch Mamma® DNA Fetale
• GenoSearch Mamma® DNA Fetale con
Microdelezioni
• GenoSearch Mamma® PLUS DNA Fetale e
cariotipo
• GenoSearch Mamma® PLUS DNA Fetale,
cariotipo e Microdelezioni
30. 30 | Health Online 31
uno strumento straordinario per dare continuità
alla ricerca – afferma Federico Caligaris Cappio,
Direttore Scientifico di Fondazione AIRC – I nuovi
programmi, come quelli già in corso (6 del 2018
n.d.r) hanno l’obiettivo di trovare nuove cure basate
sulla comprensione dei meccanismi che le cellule
tumorali utilizzano per disseminarsi.
I programmi selezionati attraverso il nuovo bando
sono guidati da tre Principal investigator che hanno
compiuto da poco cinquant’anni e anche questo
è un segnale positivo. Ci conferma che nel nostro
RICERCA ONCOLOGICA AIRC:
NUOVI PROGRAMMI SPECIALI PER LO STUDIO
DELLA METASTASI
Intervista a Maria Chiara Bonini, Università Vita-Salute San Raffaele e
Ospedale San Raffaele di Milano, Stefano Piccolo, Università degli Studi di
Padova e Maria Rescigno, IRCCS - Istituto Clinico Humanitas di Rozzano
Ci sono battaglie che si combattono insieme.
Con questa frase la Fondazione AIRC annuncia
la partenza di tre nuovi Programmi Speciali della
durata di sette anni e dedicati allo studio delle
metastasi, ancora oggi la causa del 90% delle morti
per cancro e uno dei maggiori problemi irrisolti per
la cura della malattia.
“Si tratta di una concentrazione di risorse e di
talenti eccezionale, possibile grazie ai tantissimi
cittadini che hanno scelto di rinnovare la propria
fiducia in AIRC attraverso il 5x1000, che si conferma
Prevenzione di Nicoletta Mele
31. www.healthonline.it | 31
Paese sta avvenendo un ricambio generazionale,
con scienziati di grande valore che portano nuove
idee e nuovi approcci alla ricerca oncologica”.
I programmi sono stati selezionati dopo la rigorosa
valutazione tramite il metodo peer review da parte
di un gruppo di esperti internazionali. Uno dei
criteri chiave per la scelta è stata la traslazionalità,
ovvero la possibilità di tradurre rapidamente le
scoperte della ricerca di base in strumenti utili alla
clinica e ai pazienti, in un vero dialogo fra ricercatori
di laboratorio e medici, affinché ciò che viene
investigato dai primi risponda ai bisogni concreti
dei secondi.
Per i prossimi sette anni una squadra eccezionale
di scienziati di quarantuno gruppi di ricerca attivi
in tutta Italia lavorerà al fianco dei tre coordinatori,
creando così una nuova rete di collaborazione
tra istituzioni scientifiche d’eccellenza del nostro
Paese. I coordinatori dei programma sono: Maria
Chiara Bonini dell’Università Vita-Salute San
Raffaele e Ospedale San Raffaele di Milano che
porta avanti la ricerca sulle metastasi al fegato
originate dai tumori del colon-retto e da quelli del
pancreas; Stefano Piccolo, dell’ Università degli
Studi di Padova, con il suo gruppo si concentra
sulla comprensione delle caratteristiche fisiche
e meccaniche delle cellule metastatiche del
tumore della mammella e Maria Rescigno, IRCCS
Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, è a capo
del programma speciale focalizzato sulla messa a
punto di un vaccino terapeutico contro le metastasi
da melanoma, sarcoma e osteorsacoma.
Mettere in campo nuove strategie per contrastare
le metastasi al fegato derivate dai tumori di colon-
retto e pancreas significa in primo luogo migliorare
la prospettiva di vita di tanti pazienti che ancora
oggi si ammalano di queste due malattie. I risultati
ottenuti nel corso del programma potranno però
rivelarsi utili anche in scenari diversi e per altri
tumori. “La scelta di un unico organo, il fegato, e
due tumori diversi, colon-retto e pancreas, nasce
proprio dall’idea di poter esportare le strategie
più efficaci anche ad altre neoplasie, dopo i dovuti
aggiustamenti” spiega Bonini. “Dal confronto non
emergono infatti solo le differenze, ma anche gli
aspetti comuni alle diverse patologie metastatiche.
Aspetti che sarà possibile valutare anche in altri
tumori”.
L’obiettivo finale dei ricercatori è quindi lo sviluppo
di nuovi prodotti terapeutici avanzati, basati
sulle terapie geniche e cellulari che coinvolgono
Dott.ssa Maria Chiara Bonini
direttamente il sistema immunitario. Si tratta di
utilizzare strategie innovative e le più avanzate
tecnologie molecolari, cellulari e genetiche, per
arrivare a contrastare in modo efficace le metastasi
al fegato derivate dai tumori di colon-retto e
pancreas, modificando anche il microambiente
capace di favorire la crescita delle cellule tumorali
metastatiche e di ridurre l’efficacia delle terapie
disponibili.“Vogliamo mettere insieme le più
innovative tecnologie molecolari, cellulari e geniche
per contrastare in modo efficace le metastasi al
fegato – sottolinea Bonini – Lo faremo sia agendo
sul sistema immunitario, per aiutarlo a vincere la
battaglia contro le cellule tumorali, sia modificando
il microambiente che favorisce l’attecchimento e la
crescita delle metastasi e che riduce l’efficacia delle
terapie attualmente disponibili”.
Per comprendere e combattere un problema
tanto importante come le metastasi bisogna
cambiare prospettiva. Ne è convinto Stefano
Piccolo, dell’Università di Padova e dell’Istituto
FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM) coordinatore
del progetto di ricerca sulla comprensione delle
caratteristiche fisiche e meccaniche delle cellule
metastatiche del tumore della mammella. “Le
metastasi sfuggono alla definizione di malattia
genetica che ben si adatta alla maggior parte
dei tumori primari – spiega Piccolo – Abbiamo
deciso allora di affrontarle adottando un nuovo
approccio. Vogliamo seguire una strategia finora
inesplorata per comprendere come i segnali e le
spinte di tipo meccanico e fisico siano in grado
di dare alle metastasi quella sorta di ‘superpoteri’
32. 32 | Health Online 31
che permettono loro di crescere in ambienti
diversi. Ci focalizzeremo sulle caratteristiche
del microambiente metastatico e su quelle
molecole la cui attivazione dipende dagli stimoli
meccanici dello stesso microambiente. Questo ci
consentirà di identificare nuovi bersagli contro i
quali indirizzare terapie mirate e nuove strategie
terapeutiche”.
Il tumore mammario è il cancro con il maggior
numero di nuovi casi diagnosticati ogni anno in
Italia (poco meno di 53.000) e rappresenta il 29%
circa di tutte le diagnosi di tumore nelle donne.
I risultati ottenuti nel corso del programma
dovrebbero permettere di ottenere nuove strategie
terapeutiche contro il tumore del seno metastatico,
magari in combinazione con terapie già esistenti,
e di individuare strumenti per una classificazione
più precisa delle pazienti. Si tratta in entrambi
i casi di agire sui segnali di tipo meccanico, che
rappresentano una delle forze che portano alla
nascita e alla crescita delle cellule metastatiche.
“Spingendo lo sguardo oltre il tumore mammario,
potremmo in linea di principio estendere i risultati
che otterremo anche ad altri tumori, nei quali le
cellule metastatiche rispondono probabilmente
agli stimoli meccanici in modo simile” conclude
Piccolo.
La messa a punto di un vaccino terapeutico per
migliorare l’immunoterapia contro il melanoma
e sarcma metastatici è il programma di ricerca
coordinato da Maria Rescigno, dell’Humanitas
Dott. Stefano Piccolo Dott.ssa Maria Rescigno
Research Hospital di Rozzano, alle porte di
Milano. “L’immunoterapia ha cambiato in modo
fondamentale la prognosi di alcuni tumori fino
a poco tempo fa considerati incurabili. Tuttavia
c’è ancora una percentuale di pazienti che non
risponde ai trattamenti con questi trattamenti,
che usano i cosiddetti inibitori dei check-point
immunitari, farmaci che tolgono il freno al sistema
immunitario e lo indirizzano contro il tumore”.
Questo perché in molti casi la risposta immunitaria
non è stata attivata. La ricercatrice assieme ai
colleghi punta a stimolare la risposta immunitaria
utilizzando un vaccino terapeutico progettato
appositamente contro lo specifico tipo di tumore.
In questo modo la terapia potrebbe agire con
maggiore efficacia. Un vaccino terapeutico come
quello studiato in questo programma rappresenta
quindi un’importante nuova opzione terapeutica
per pazienti con melanoma e sarcoma metastatici
che non rispondono o rispondono in modo
incompleto alle terapie oggi disponibili. Inoltre, i
risultati del monitoraggio immunitario aiuteranno
i medici a capire meglio quali pazienti potrebbero
rispondere al trattamento e quindi beneficiarne,
ma forniranno anche informazioni utili ad
affiancare altre possibili terapie alle combinazioni
attuali. Sarà possibile lavorare per creare vaccini
terapeutici anche per altri tipi di cancro.
“Almeno in linea di principio, la strategia basata
sulla vaccinazione potrebbe essere utilizzata in
tutti i pazienti per aumentare le loro probabilità
di rispondere ai trattamenti successivi” conclude
Rescigno.
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34. 34 | Health Online 31
Una visione a 360° della Sclerosi Multipla
Incontro con Paola Cavalla, Responsabile del Centro SM della Divisione
di Neurologia 1 Universitaria dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Città
della Salute e della Scienza di Torino e testimonianza della psicologa
Annarita Adduci
“You don’t have to see my Ms symptoms, to believe
them”, questo è stato lo slogan della Giornata
Mondiale della sclerosi multipla celebrata il 30 maggio
per l’undicesima volta consecutiva in settanta paesi
del mondo. La campagna 2019 del World Ms Day
vuole far riflettere, infatti, sull’invisibilità dei sintomi
della sclerosi multipla, contrastare i luoghi comuni e
aiutare le persone a fornire il giusto supporto ai malati.
Secondo le ricerche messe in atto dal Ministero
della Salute, attualmente nel mondo sono circa
2,2 milioni le persone affette da sclerosi multipla:
750mila in Europa e oltre 122mila in Italia, dove
la malattia colpisce 1 persona ogni 500. Nella
Regione Autonoma della Sardegna, in particolare,
la prevalenza risulta essere maggiormente elevata,
con 1 caso ogni 250 persone. Ogni anno nel nostro
paese più di 3.400 persone ricevono una diagnosi di
sclerosi multipla: 65-70% è rappresentato da donne.
In una situazione come questa, viene naturale porsi
la seguente domanda: verrà trovata, in un tempo
relativamente breve, una concreta e reale via d’uscita
a una patologia devastante e complessa come quella
della Sclerosi Multipla? Un interrogativo scisso in più
domande che Health Online ha avuto la possibilità
di fare alla dott.ssa Paola Cavalla, Responsabile
del Centro Sclerosi Multipla presso la Divisione
di Neurologia 1 Universitaria dell’Azienda
Ospedaliero-Universitaria Città della Salute e
della Scienza di Torino. L’intervista si conclude con
una testimonianza della dott.ssa Annarita Adduci,
psicologa e psicoterapeuta, affetta da SM che ci
racconta la sua esperienza oltre la malattia.
Si tratta di una dichiarazione importante che ci
fa capire quanto sia fondamentale che di questa
malattia ciascuno, anche se non direttamente
coinvolto, riceva informazioni corrette, al fine
di comprenderne completamente le numerose
difficoltà presenti e, soprattutto, per capire che in
una malattia come la sclerosi multipla il movimento
è prezioso e non bisogna darlo per scontato, ogni
centimetro risulta essere una enorme conquista.
Come mai la sclerosi multipla (SM) viene chiamata
anche “sclerosi a placche”?
La SM veniva denominata in passato “sclerosi a
placche” in quanto con questo termine ci si riferiva
Patologie di Beatrice Casella
all’aspetto del cervello di chi ne era colpito. Infatti,
le lesioni tipiche di questa malattia erano, almeno in
parte, visibili ad occhio nudo presentandosi come
“placche” dall’aspetto cicatriziale o sclerotiche, da
cui il termine “Sclerosi”.
Esiste un’età media di insorgenza della malattia?
La SM può esordire in ogni età della vita. Tuttavia
è diagnosticata più frequentemente tra i 20 e i 40
anni, meno frequentemente prima dei 15 anni e
dopo i 50 anni; raro è poi l’esordio prima dei 10
anni e dopo i 60 anni. Da notare inoltre la tendenza
a colpire sempre di più le donne (con un rapporto
donne: uomini di circa 3: 1).
Quali sono le terapie farmacologiche attuali
che danno la possibilità di rallentare la forma
progressiva della patologia?
È necessario distinguere la forma progressiva
PRIMARIA (il 10% di tutte le SM) in cui i sintomi
si presentano fin dall’inizio in modo graduale
e progrediscono lentamente. Questa forma è
stata a lungo orfana di terapie; recentemente,
per i casi con disabilità limitata e che presentano
attività di malattia alla Risonanza Magnetica, è
stato approvato un anticorpo monoclonale contro
le cellule produttrici di anticorpi, denominato
ocrelizumab, capace di rallentare la progressione.
Bisogna poi considerare che anche le forme di SM
caratterizzate da ricadute e remissioni (cosiddette
forme Recidivanti-Remittenti) possono, dopo un
tempo variabile, evolvere in forme progressive
SECONDARIAMENTE (e diventare quindi SM
secondariamente progressive). In queste forme
le terapie attualmente approvate sono poche
e scarsamente efficaci, ma nuovi farmaci sono
all’orizzonte.
Può confermare che una buona attività sportiva
può contribuire ad un rallentamento della SM?
Sì, recenti dati scientifici hanno dimostrato che
adottare stili di vita salutari (come il mantenimento
di un’attività fisica, l’astensione dal fumo e
comportamenti dietetici) possa contribuire a limitare
l’evoluzione della SM. Alcuni dati suggerirebbero,
per esempio, che una moderata attività fisica di
35. www.healthonline.it | 35
2-3 volte alla settimana migliorerebbe non solo le
performance fisiche, ma anche alcuni parametri alla
Risonanza magnetica e diversi marcatori di integrità
della barriera ematoencefalica (un indice indiretto
di salute del Sistema Nervoso Centrale). Dati più
preliminari indicherebbero che l’attività fisica,
eventualmente adattata, sarebbe utile anche nelle
persone con SM e disabilità più avanzata.
Con quali tecniche l’A.O.U. Città della Salute e
della Scienza di Torino sta contribuendo in maniera
significativa alla ricerca e diagnosi della SM?
Il Centro SM della nostra AOU si occupa di ricerca
di base e clinica.
In particolare, seguendo le linee di sviluppo della
scuola neuropatologica torinese, si è occupato
di ricerca di tipo neuropatologico contribuendo
così alla descrizione e caratterizzazione delle
lesioni della Sclerosi Multipla nella sostanza grigia.
Tali lesioni, sconosciute fino a 20 anni fa, sono
evidenziabili con metodiche di ricerca alla Risonanza
Magnetica in corteccia e nei nuclei grigi profondi
e, più recentemente, con sofisticate metodiche
neuropatologiche.
Il Centro SM è interessato ai meccanismi che
predispongono alla SM attraverso la ricerca
in ambito genetico, partecipando al network
PROGEMUS (PROgnostic GEnetic factors in
MUltiple Sclerosis), coordinato dalla Prof.ssa S.
D’Alfonso e dal Dott. M. Leone, che ha integrato
dati biologici, dati clinici e di risposta alla terapia di
oltre 2000 soggetti con SM. Il network ha partecipato
a studi nell’ambito dell’International Multiple
Sclerosis Genetics Consortium, studi nei quali sono
stati dapprima individuati alcuni geni coinvolti nei
processi autoimmunitari, come quelli dell’HLA di
classe I, successivamente di molte decine di nuovi
loci di suscettibilità nel contesto di un approccio di
“studio dell’intero genoma umano” GWAS.
Inoltre, il Centro è partner, in collaborazione con il
gruppo dalla prof.ssa S. D’Alfonso dell’Università
del Piemonte Orientale, del progetto “MultipleMS”,
vasto progetto finanziato dalla Commissione
Europea nell’ambito dei progetti Horizon 2020, con
una durata di 5 anni coordinato dalla Prof.ssa Ingrid
Kockum del Karolinska Institute (Svezia). Lo scopo
principale di MultipleMS è di sviluppare validi
approcci di Medicina Personalizzata per i pazienti
affetti da Sclerosi Multipla (SM).
Sempre nel contesto dello studio di meccanismi
che predispongono alla SM, il Centro SM ha
sviluppato una ricerca in corso di pubblicazione,
36. 36 | Health Online 31
che mostra come le persone in cui si manifesta la
SM si alimentano in modo scarsamente corretto
(usando cibi, spesso preconfezionati, ad alto
indice glicemico, alto contenuto di grassi saturi,
assumendo invece poca frutta e verdura e legumi e
alimenti contenenti acidi grassi polinsaturi).
Il Centro SM ha inoltre studiato, in collaborazione
con il prof. C. Pozzilli dell’Università La Sapienza
di Roma, i fattori che modulano la comparsa della
disabilità nelle persone con SM, contribuendo a
chiarire come siano molto importanti sia gli attacchi
nei primi anni di storia della malattia, sia l’età
dell’individuo. Inoltre tra le donne, quelle con figli
nati dopo l’esordio della malattia vrebbero minori
probabilità di raggiungere livelli prestabiliti di
disabilità rispetto alle nullipare, anche se non è del
tutto escludibile che l’aggressività della SM influenzi
proprio la propensione delle donne ad avere figli.
La gravidanza rappresenta un affascinante modello
per comprendere la SM, ma pone problemi clinici.
Infatti, anche se nella seconda fase della gravidanza
la donna è relativamente protetta dagli attacchi,
l’aspirante mamma e il suo Neurologo si trovano
di fronte a una serie di sfide, sia nel periodo
del concepimento (sfide legate all’eventuale
sospensione dei farmaci usati per tenere a bada la
SM) sia nel periodo che segue il parto (sfide legate
all’allattamento o al ripristino dei farmaci). Un
recente riconoscimento dell’attività svolta insieme
al Ginecologo-Ostetrico prof. L. Marozio dell
A.O.U. Città della Salute e della Scienza, a fianco
delle donne con SM, è giunto dal premio “miglior
servizio per la SM” al Concorso Best Practice Bollini
Rosa 2018 della Fondazione Onda.
Ritiene che in Italia vi sia ancora un’assistenza
disomogenea per la Sclerosi Multipla?
Negli ultimi decenni, il Sistema Sanitario Nazionale
coadiuvato dall’ Associazione dei pazienti (AISM)
e integrato dalle Strutture convenzionate, ha fatto
grandi sforzi per creare Centri Sclerosi Multipla
efficienti distribuiti in modo capillare sul territorio
italiano. A guidare questo sforzo è stato il principio
che ogni persona affetta da SM debba trovare
vicino al proprio domicilio le cure e la presa in carico
sanitaria (e se necessario, sociale) di cui ha bisogno.
Oggi quindi gli standard assistenziali nella Sclerosi
Multipla sul territorio italiano sono alti. Si registrano
poi alcuni picchi di eccellenza, riguardanti Centri
di più lunga esperienza e di grandi dimensioni,
che effettuano anche Ricerca di base e clinica, in
cui l’accesso a farmaci innovativi potrebbe risultare
anticipato grazie alla partecipazione del Centro a
trial clinici internazionali.
Testimonianza della
dott.ssa Annarita Adduci,
psicologa e psicoterapeuta
“Ho scoperto di avere la sclerosi multipla all’età di
23 anni. Ne sono passati degli anni rispetto a quel
giorno dopo il quale avevo deciso di chiudermi
nel buio e nella rabbia per mesi. Tuttavia, oggi,
posso dire con certezza che, nonostante la diagnosi
ricevuta anni fa, sono riuscita a continuare i miei
studi, laurearmi, lavorare e avere una bellissima
famiglia. Ho deciso di intraprendere la mia carriera
lavorativa assistendo pazienti, bambini e adulti, con
disabilità e patologie croniche gravi. Ciò che ho
capito nel corso della mia vita, in campo lavorativo
e personale, che è essenziale la condivisione
intrafamiliare. Sussiste, nella maggior parte dei
casi, un effetto protettivo della verità da parte dei
genitori nei confronti dei propri figli relativa ad
una determinata malattia. Gli studi e la letteratura
dimostrano infatti che la verità, a lungo termine, ha
un effetto protettivo. Non è facile dirla, è faticosa
e si tende a rimandare finché la malattia non si
vede. Ma quando si spiega la realtà, il bambino
sente di essere rispettato. Se gli si nasconde la
verità, avrà probabilità maggiori di sviluppare, nel
tempo, problematiche di ansia, perché non riesce
a costruire correttamente il quadro della sua vita e
a capire quello che succede nella sua casa. Io ho
due figli, un maschio di 18 anni e una bimba di 8.
La mia patologia è stata diagnosticata prima che
nascessero i miei figli e da subito io e mio marito,
anche lui psicologo e psicoterapeuta, ci siamo posti
il problema dell’importanza di parlarne ai bambini e
di coinvolgerli. Abbiamo sempre detto la verità, e
i miei figli hanno sempre fatto molte domande. In
particolare, una volta mio figlio mi disse: Mamma, si
parla sempre delle cose che con la sclerosi multipla
non puoi fare, si parla della malattia come di un
ostacolo alla felicità. Da qui l’esigenza di scrivere
una storia in grado di spostare i riflettori da ciò che
la malattia toglie a quello che, al contrario, riesce
comunque a dare, che aiutasse tutte le mamme
con sclerosi multipla a raccontare ai propri figli
l’invisibilità della malattia contro cui combattono,
per insegnare loro a dare il giusto valore a tutto
quello che riusciamo a fare e a considerare una
malattia con una diversa prospettiva. La sclerosi
multipla, infatti, dà un valore aggiunto a tutto
quello che si affronta. È assolutamente vero che
rende tutto più faticoso, ad esempio ci sono
giorni che per me le due del pomeriggio è come
se fossero le due di notte; ma ci sono tante cose
che si possono fare senza problemi, come andare
in bici, fare una lunga passeggiata, o ballare senza
pensieri, senza paure, come la Gallinella Rossa
del mio libro Una formidabile gara di ballo”.
37. ABBIAMO LA RISPOSTA PRONTA
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38. 38 | Health Online 31
Patologie di Alessandro Notarnicola
Aumentano i tumori del sangue, ma
cresce la possibilità di curarsi
“Le nuove terapie a volte risultano troppo
costose e assenti in Italia”
A colloquio con Francesco Lanza, direttore dell’Unità operativa di Ematologia
dell’Ospedale “Santa Maria delle Croci” di Ravenna
Annualmente in Italia vengono diagnosticati
9.200 nuovi casi di leucemie, le cui forme acute
rappresentano più del 25% di tutti i tumori dell’età
infantile. È questo il dato emerso nel corso
dell’ultima Giornata nazionale per la lotta contro
le leucemie, i linfomi e i mielomi, promossa ogni
anno il 21 giugno dall’Ail. Per l’occasione massimi
esperti del settore hanno illustrato i progressi
della ricerca direttamente ai pazienti e alle loro
famiglie nel corso di incontri e di seminari volti ad
appronfondire la tematica. Si potrebbe parlare, a
giusta causa, di emergenza tanto che si tratta di
un fenomeno abbastanza eterogeneo che in Italia
interessa soprattutto quelle aree caratterizzate da
un alto inquinamento atmosferico. È questo il caso
di regioni come la Campania, la Puglia, la Calabria,
e ancora andando verso il Centro, Lazio, Emilia
Romagna e Toscana. In buona parte dei casi si tratta
di aree fortemente industrializzate, si pensi – uno fra
tutti – al Tarantino in Puglia con l’Ilva. La leucemia
ha una storia lunga: per la prima volta se ne parlò
nel 1827 quando il medico francese Armand Marie
Velpeu portò all’attenzione della pubblica opinione
il caso di un commerciante di sessant’anni che
aveva sviluppato una malattia caratterizzata da
febbre, debolezza, calcoli urinari e conseguente
ingrossamento del fegato e della milza. Velpeau
aveva notato che il sangue del paziente aveva una
consistenza come pappa, e avanzò che l’aspetto del
sanguefossedovutoaiglobulibianchi.Unventennio
più tardi poi fu lo scienziato Rudolf Virchow a notare
un numero straordinariamente elevato di globuli
bianchi in un campione di sangue da un paziente.
Dalla sua definizione nacque il termine “leucemia”
che letteralmente significa “sangue bianco”.
Francesco Lanza, direttore dell’Unità operativa
dei Ematologia dell’Ospedale “Santa Maria delle
Croci” di Ravenna, stando ai dati pubblicati più
di recente, i tumori del sangue colpiscono più i
bambini che gli adulti. Quale la causa?
I pazienti più piccoli hanno cellule più immature e
sono più suscettibili ai danni genetici. Le leucemie
acute, in particolare, rappresentano oltre il 25% di
tutti i tumori dei bambini e si collocano al primo
posto. La leucemia linfoblastica acuta rappresenta
l’80% di tutte le leucemie diagnosticate in bambini
fino a 14 anni, mentre quella mieloide acuta
rappresenta il 13%. Le leucemie croniche sono
invece più tipiche dell’età adulta mentre sono rare
in età pediatrica. La leucemia linfoblastica acuta è
il tumore del bambino più frequente in assoluto,
ad esempio. Le leucemie rappresentano un terzo
di tutti i tumori dei bambini e circa 4 bambini
colpiti da leucemia su 5 sviluppano la leucemia
linfoblastica acuta. Nella fascia d’età tra i 2 e i 5 anni
sono maggiormente e rischio. Il numero assoluto di
nuove diagnosi di leucemia linfoblastica acuta per
anno in Italia è pari a 350-400.
Quante sono le malattie ematologiche?
Sono numerosissime: ci sono le leucemie acute
e croniche e le patologie croniche di altro tipo
come i linfomi. Tra i linfomi non hodgkin e hodgkin
registriamo 12 mila casi all’anno in Italia, 3500
Francesco Lanza
Direttore dell’Unità
operativa di Ematologia
dell’Ospedale “Santa Maria
delle Croci” di Ravenna
39. www.healthonline.it | 39
leucemie acute e 6 mila casi nuovi di mielomi. La
patologia più frequente è la leucemia linfatica
cronica che ha un andamento più benigno anche
se esistono varianti più aggressive. Questo tipo
di patologia ha un’origine genetica, non di tipo
ereditario, ed è una neoplasia ematologica che
consiste in un accumulo di linfociti nel sangue, nel
midollo osseo e negli orgnai linfatici come linfonodi
e milza. Globalmente sono patologie abbastanza
frequenti: il 30% dell’oncologia in generale.
Si muore ancora di leucemia?
In campo ematologico sono stati fatti progressi
enormi che in oncologia non esistono ancora
ed è per questo che in quel caso vale molto la
prevenzione,quandoperòiltumoreètroppoesteso,
come può accadere nell’intestino, si muore. Nelle
malattie ematologiche riusciamo anche a curare
il 90% di leucemie e il 60% dei linfomi. Pertanto
di leucemia si muore ma sempre di meno. Oggi
viviamo grazie a nuove terapie: dalla chemioterapia
classica che colpiva le cellule sane assieme a quelle
patologiche andiamo verso una terapia intelligente
a bersaglio molecolare. Siamo in grado di utilizzare
farmaci che sono selettivi per il danno generico che
ha determinato quella malattia: curiamo il 50% dei
pazienti con farmaci disponibili per via orale.
Una delle ultime terapie introdotte è la Car-T
Therapy. Come si è arrivati a questa nuova
soluzione definita una “rivoluzione” per la cura
dei tumori del sangue?
Se ne parla moltissimo e giustamente essendo
molto efficace. La utilizziamo nel 5% nei linfomi
e nelle leucemie acute linfoblastiche frequenti
soprattutto nei bambini ma anche nell’adulto (nei
quali sono più mieloidi). È una terapia che prende
i linfociti del paziente e li arma contro le cellule
tumorali; una volta ingegnerizzate utilizzando virus
le rinfonde. Sono efficaci ma hanno anche effetti
collaterali: molti pazienti possono finire per qualche
giorno in rianimazione.
Si tratta di una terapia sbarcata in Italia?
No. Mentre in altri Paesi la utilizzano molto, per
esempio negli Stati Uniti e in Cina, con grossi
investimenti, in Italia ancora se ne discute non
essendo disponibile. È molto costosa, si aggira
intorno ai 400 mila euro per paziente. È comunque
un tipo di terapia individualizzata che non
contempla un processo industriale. Con il Ministero
della Salute italiano se ne parla e le varie regioni
stanno discutendo ma ad oggi ci sono pochi centri
autorizzati a farlo.
Per la leucemia non è ancora possibile definire
delle vere e proprie linee di prevenzione. A che
punto è la ricerca?
Siamo tra i centri più prestigiosi del mondo ma
abbiamo uno Stato che ci penalizza molto anche per
l’immissione dei farmaci. Su di noi pesa una serie di
vincoli burocratici enormi che ritardano l’utilizzo dei
farmaci. Siamo in difficoltà. In Italia è tutto molto
complicato. A questo si somma un altro dato, e
cioè che per la leucemia è difficile fare prevenzione
perché è più facile farla nei casi di tumori solidi. È
difficile rimuovere un tumore nel sangue.
Dal mondo del calcio:
Il caso di Mr Mihajlovic
“Ho la leucemia. È una di quelle cose che ti cambia
la vita da un momento all’altro. Ma sono sicuro
che vincerò questa sfida, come ho sempre fatto. E
tornerò più forte di prima”. Il 13 luglio scorso erano
tutti attaccati al piccolo schermo i tifosi del Bologna,
ma più in generale i tifosi del calcio italiano, tutti
increduli davanti alle parole tremanti e interrotte dal
pianto a tratti di Sinisa Mihajlovic, l’allenatore del
Bologna, che ha scoperto di essere affetto da una
forma leucemia acuta prevalentemente mieloide
diagnosticata tre giorni dopo il suo ricovero nel
reparto di ematologia dell’istituto Seragnoli del
policlinico Sant’Orsola. Mihajlovic – come ha
annunciato sempre in conferenza stampa – ha
cominciato il trattamento chemioterapico. Questa
forma di leucemia si sviluppa a partire dal midollo
osseo e si espande velocemente. L’Airtum registra
solo in Italia 2 mila nuovi casi, soprattutto tra gli
uomini. Tra le cause principali ci sono il fumo da
sigaretta, le radiazioni usate nella radioterapia,
esposizione a certe sostanze chimiche come il
benezene e i suoi derivati.
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Salute e benessere di Alessia Elem
VITILIGINE: NON SOLO UN PROBLEMA ESTETICO
Intervista al dermatologo dott. Stefano Veglio
La vitiligine non è solo un problema estetico ma
una vera e propria malattia della pelle causata dal
malfunzionamento del sistema immunitario che
si manifesta con delle chiazze bianche cutanee
che tendono, in maniera irregolare ma spesso
simmetrica, ad aumentare in dimensioni ed in
numero. A soffrirne sono circa 100 milioni di persone
al mondo, 1 milione in Italia.
Tanti sono i pregiudizi nei confronti di questa
patologiachepossonoaveredelleserieripercussioni
dal punto di vista psicologico condizionando la vita
di relazione e creare importanti disagi.
Alcuni personaggi del mondo dello spettacolo
soffrono di vitiligine, ma dopo aver trascorso
un’infanzia e adolescenza difficili a causa della
malattiahannoimparatoaconvivercitrasformandola
in un loro punto di forza. è il caso della modella di
origini giamaicane Winnie Harlow che ha avuto la
sua rivincita qualche anno fa partecipando come
testimonial ad una campagna pubblicitaria di
un famoso brand di abbigliamento spagnolo. Il
popolare anchorman americano Lee Thomas è
diventato addirittura portavoce internazionale
della vitiligine, anche se durante le interviste copre
le macchie con il trucco non per nascondersi, ma
per non distrarre i telespettatori e gli intervistati (ha
dichiarato).
Al di là del fattore estetico che può condizionare
la vita di chi è affetto dalla patologia, per sapere
meglio quali sono le cause e se ad oggi ci sono
delle terapie risolutive, abbiamo intervistato il dott.
Stefano Veglio specialista in dermatologia ad
Aosta e Dubai.
Dott. Veglio può descrivere la patologia?
La vitiligine è una patologia sistemica perché
coinvolge tutto l’organismo e colpisce il sistema
pigmentario quindi le cellule che producono
la melanina che vengono attaccate e distrutte
(distruzione dei melanociti) creando delle macchie
ipocromiche o acromiche. Ci sono due forme,
quella volgare che coinvolge tutto il corpo ed è più
difficile da trattare e quella segmentaria che è più
rara.
Non essendo nota la causa principale ad oggi
l’ipotesi è quella multifattoriale. è cosi?
La causa della comparsa delle macchie è la perdita
della melanina, causata essenzialmente da un
meccanismo auto-immune: le nostre cellule di difesa
attaccano i melanociti inattivandoli. Sicuramente
esiste una predisposizione genetica e, come per
tutte le malattie auto-immuni, meccanismi che
producono radicali liberi. Anche le condizioni di
stress psico-fisico possono scatenare o aggravare la
patologia.
È una malattia imprevedibile. Può colpire
chiunque? Quali sono i primi sintomi a cui fare
particolarmente attenzione?
Il sintomo principale è la comparsa di chiazze
depigmentate che con il tempo possono
crescere ed estendersi ad altre parti del corpo. Il
peggioramento può essere più o meno rapido
e a volte la situazione rimane stabile per anni. In
alcuni casi il peggioramento è costante creando
gravi problemi psicologici al paziente. I soggetti
a più alto rischio sono chi soffre di diabete, ipo e
ipertiroidismo, alopecia areata e anemia perniciosa.
La patologia colpisce sia uomini che donne con
una leggera prevalenza del sesso femminile. Può
comparire da bambino e il decorso può essere
molto rapido. Il picco di incidenza è dai 20 ai 50
anni.
Ha un’estensione variabile. Quali sono le parti
del corpo maggiormate predisposte e nel giro di
quanto tempo si sviluppa?
In genere colpisce inizialmente le estremità come
mani, piedi e volto e le regioni genitali, ma la
velocità di evoluzione non è mai prevedibile.
Dott. Stefano Veglio
specialista in dermatologia ad Aosta e Dubai