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Il periodico di informazione sulla Sanità Integrativa
HEALTH
settembre/ottobre 2018 - N°27
Quando l’innovazione
e la medicina si incontrano:
impianto di una protesi in titanio 3D
al Rizzoli di Bologna su una giovane donna
podio per Mutua MBA
Migliori in Italia,
Campioni del Servizio
2018/2019
“physio”
Arriva l’app che ti mette in
contatto con il fisioterapista
più vicino a te
RUBRICHE
Attualità
Bambini
tecnologia e salute
prevenzione
salute e benessere
Psicologia
alimentazione
“La salute non è tutto
ma senza salute tutto è niente”
Arthur Schopenhauer
Il nostro paese è stato uno dei primi al mondo ad introdurre, già prima della seconda guerra mondiale ma soprattutto dopo la
fine della guerra stessa un modello di sistema sanitario nazionale che consentisse a tutti i cittadini di godere gratuitamente delle
prestazioni sanitarie in senso esteso, cioè comprendenti visite mediche, ricoveri, interventi chirurgici, medicine, esami diagnostici.
Questo modello è stato in vigore, nella forma più estesa, fino ai primi anni ’90, quando già si iniziava a valutare, su incontestabili
basi scientifiche e statistiche, che l’evoluzione della popolazione non avrebbe consentito al modello di reggersi a lungo.
Infatti tale modello per reggersi da un punto di vista economico necessita che le persone che versano i contributi per il sistema sanitario
siano in numero maggiore di coloro che utilizzano le prestazioni pagate con tali contributi.
L’importante incremento che l’età media della popolazione iniziava ad avere all’epoca e che poi, nel corso degli ultimi anni, si è
ulteriormente ampliato, dimostrava che difficilmente ci sarebbe stata la possibilità di avere per lungo tempo un numero maggiore di
cittadini attivi rispetto a quelli non attivi (minori, disoccupati, anziani, malati).
Inoltre fin dalla fine del 1800 i lavoratori avevano iniziato ad organizzarsi per proteggersi in modo mutualistico e reciproco da
eventuali problematiche sanitarie creando le società generali di mutuo soccorso che poi, una volta nato il sistema sanitario nazionale,
si specializzarono non più a sostituire la sanità pubblica ma ad integrarla.
Peraltro anche le aziende avevano iniziato già negli anni 60 del secolo scorso ad organizzare delle forme sanitarie integrative per i
propri dipendenti con la creazione delle casse di assistenza sanitaria.
Di fatto il sistema sanitario italiano era di esempio nel mondo per la propria capacità di assistere i propri cittadini con un sistema
sanitario nazionale omnicomprensivo e rivolto a tutti nonché affiancato dalle mutue e dalle casse per esigenze specifiche ed integrative
dei lavoratori.
In quei primi anni ’90 la visione sociale e politica, fondata sulle considerazioni statistiche sopra esposte nonché dalla prospettiva
che l’evoluzione della scienza medica avrebbe richiesto sempre maggiori investimenti e che lo sviluppo tecnologico avrebbe richiesto
l’acquisto di sempre più evoluti strumenti di diagnosi ed analisi, determinò che la spesa sanitaria non avrebbe potuto essere sostenuta
integralmente dallo stato e diede vita ai fondi sanitari.
Questa scelta fece sì che il nostro paese potesse rimanere all’avanguardia del mondo con un modello di sanità in grado, tramite la
mano pubblica e lo strumento della mutualità, di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini.
A seguire, negli anni successivi, il modello realizzato tramite, da un lato, un sistema di assistenza sanitaria pubblica sempre più
focalizzato ad assistere le fasce più deboli della popolazione e, dall’altro lato, un sistema di assistenza integrativa basato sul
meccanismo della mutualità tramite enti senza scopo di lucro quali Fondi Sanitari, Casse di Assistenza e Società Generali di Mutuo
Soccorso, è stato giuridicamente, fiscalmente, economicamente, legislativamente, confermato e rafforzato da tutti i governi che si sono
succeduti a prescindere dal loro colore politico.
Oggi, quindi, nel nostro paese abbiamo un Sistema Sanitario Nazionale che andrà efficientato, dovrà essere soggetto ad un forte
revisione per l’eliminazione degli sprechi, dovrà essere meglio organizzato ma avrà sempre di più il compito di dedicarsi alle fasce
della popolazione economicamente più deboli ed abbiamo un modello di sanita integrativa realizzato tramite gli enti preposti che
andrà innovato e sviluppato, ma sicuramente abbiamo un sistema complessivo di protezione sanitaria per i cittadini che ha un valore
sociale, economico, umano difficilmente riscontrabile in molti altri paesi.
In conclusione il nostro paese, che è sempre stato all’avanguardia nel mondo per il valore sociale del proprio modello di copertura
sanitaria, lo è ancora e con pochi ulteriori sforzi mirati all’efficienza ed all’efficacia potrà dimostrare ed essere di esempio per tutti i
paesi perché, siamo convinti, la strada italiana è quella giusta.
Milanese, ho maturato un’esperienza
ultraventennale nel settore assicurativo e
finanziario,occupandomi sia dei prodotti che
del marketing e dello sviluppo commerciale,
fino alla direzione di compagnie assicurative,
nazionali ed estere.
Nel 2005 sviluppo un progetto di consulenza
estrategia aziendale che ha consentito di
operare con i maggiori player del settore
assicurativo per realizzare piani strategici di
sviluppo commerciale.
Dal 2009 mi occupo di Sanità Integrativa,
assumendo la carica di Presidente ANSI,
Associazione Nazionale Sanità Integrativa e
Welfare, e contestualmente di Health Holding
Group, importante realtà del settore. Dal 2016
sono presidente di Health Italia, una delle
più grandi realtà nel panorama della Sanità
Integrativa Italiana e società quotata in Borsa
sul mercato AIM Italia.
Editoriale
a cura di Roberto Anzanello
HEALTH
periodico bimestrale di informazione sulla Sanità Integrativa
Anno 5° - settembre/ottobre 2018 - N°27
Direttore responsabile
Nicoletta Mele
Direttore editoriale
Ing. Roberto Anzanello
coordinamento generale
Anna Mastropietro
Comitato di redazione
Alessandro Brigato
Michela Dominicis
Mariachiara Manopulo
Giulia Riganelli
Hanno collaborato a questo numero
Beatrice Casella
Alessia Elem
Marilena Falcone
Giuseppe Iannone
Alessandro Notarnicola
Silvia Terracciano
Direzione e Proprietà
Health Italia SpA
c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9
00060 - Formello (RM)
www.healthitalia.it
Tutti i diritti sono riservati.
Nessuna parte può essere riprodotta in alcun modo senza permesso scritto del direttore editoriale.
Articoli, notizie e recensioni firmati o siglati esprimono soltanto l’opinione dell’autore e comportano di conseguenza
esclusivamente la sua responsabilità diretta.
iscritto presso il Registro Stampa del Tribunale di Tivoli
n. 2/2016 - diffusione telematica
n.3/2016 - diffusione cartacea
9 maggio 2016
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Alzheimer, settima causa di morte. La presidente della
Federazione italiana: “Da pochi anni ci sentiamo considerati”
Lea va a scuola.
Piena inclusione scolastica degli alunni con sindrome di Down
Intervista a Antonella Falugiani, presidente CoorDown Onlus
Ripresa delle attività sportive anche per i più piccoli
Intervista al dott. Paolo de Stefanis, Health Point Medical Care Eugheia
mamma, che fatica la scuola!
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Migliori in Italia, Campioni del Servizio 2018/2019:
podio per Mutua MBA
Intervista a Luciano Dragonetti, consigliere di amministrazione di Mutua MBA
Quando l’innovazione e la medicina si incontrano:
impianto di una protesi in titanio 3D al Rizzoli di Bologna
su una giovane donna
Arriva “Physio” l’app che ti mette in contatto
con il fisioterapista più vicino a te
Depressione invernale: mito o realtà?
flash e eccellenze italiane
dal mondo
l’angolo della poesia
Non solo rosa:
l’importanza della prevenzione nei tumori femminili
Intervista al dott. Massimiliano Marziali, Health Point Medical Care Eugheia
Cura di capelli, pelle e unghie
Manuka, il miele terapeutico
Quali cibi contengono i principi nutritivi
utili per affrontare l’inverno?
Anche l’occhio vuole la sua parte…di prevenzione e cure
Intervista al prof. Filippo Cruciani, consulente del Polo Nazionale per la Riabilitazione
Visiva, nonché componente dell’ufficio di Presidenza, della IAPB Italia Onlus
Attualità
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Salute e benessere
Special
indice
06 | Health Online 27
Quanti uomini e quante donne convivono con
l’Alzheimer? La risposta fa rumore, non è silenziosa:
in tutto il mondo sono circa 50 milioni i soggetti che
sbiadiscono i ricordi ritrovandosi tutto a un tratto da
soli. Il dato preoccupante è che la popolazione delle
persone affette da demenza, cioè con danni irreversibili
alle cellule cerebrali, si espande a macchia d’olio e
solo da pochi anni il mondo, la società, ha dimostrato
di coglierne l’importanza. “Il movimento che c’è
in tutto il mondo verso le persone con demenza sta
esplodendo. La stampa può fare di tutto per far capire
alla gente che il cambiamento culturale è in atto”.
Lo afferma Gabriella Salvini Porro, presidente
della Federazione Alzheimer Italia, la maggiore
organizzazione nazionale non profit dedicata alla
promozione della ricerca medica e scientifica
sulle cause, la cura e l’assistenza per la malattia di
Alzheimer e la demenza, al supporto e al sostegno dei
malati e dei loro familiari, alla tutela dei loro diritti,
alla partecipazione alla programmazione della politica
sanitario-sociale.
Presidente quante realtà riunisce la Federazione?
“Sono circa 47 associazioni, da Trento alla Calabria,
che si occupano di demenza operando a livello
nazionale e locale per creare una rete di aiuto
intorno ai malati e ai loro familiari. La Federazione
è rappresentante per l’Italia dell’Alzheimer’s Disease
International, la federazione internazionale delle 84
associazioni Alzheimer nazionali che supportano le
persone con demenza e i loro familiari nei rispettivi
Paesi”.
Da quando lei ne è alla guida?
“Da sempre. Dapprima ho creato Alzheimer Milano
e nel 1993 abbiamo dato vita alla Federazione
Alzheimer Italia per dare completa indipendenza a
tutte le associazioni”.
In 25 anni di storia, la Federazione ha sviluppato
servizi e progetti per i familiari dei malati e per
di Alessandro Notarnicola
Alzheimer, settima causa di morte.
La presidente della Federazione italiana:
“Da pochi anni ci sentiamo considerati”
Gabriella Salvini Porro
Attualità
settembre/ottobre | 07
gli operatori del settore. Che cosa accade?
“Mi soffermerei non tanto su cosa accade quanto
su cosa è necessario fare per abbattere del tutto
l’esclusione di tutti i malati di demenza che oggi sono
oltre 1 milione e duecentomila. Occorre sapere che
la malattia di Alzheimer occupa il 60% di tutte le
demenze e restarne coinvolto non è solo il malato ma
l’intero nucleo famigliare. È questa la ragione per cui
andrebbero adottate politiche di socializzazione più
efficaci”.
Qual è dunque la situazione oggi?
“Nel 2017 è stato approvato il ‘Piano globale della
demenza 2017-2025’. Questo documento dà come
priorità di salute pubblica la demenza e si pone
l’obiettivo di creare ‘demenze friendly community’ che
sono, è vero, palliative, ma rendono i malati meno soli.
In questo senso innovazione, ricerca e sistemi sanitari
si incontrano. La ricerca deve essere maggiormente
finanziata e l’innovazione deve porre al centro le
persone con demenza e inventare alternative per poter
offrire una qualità di vita migliore”.
Lo Stato dell’arte della ricerca sulla demenza. È
questo invece il Rapporto Mondiale 2018...
“Esattamente. Nel corso della 25esima Giornata
Mondiale Alzheimer, la Federazione Alzheimer Italia
ha presentato questo Rapporto Mondiale che offre
una panoramica della situazione attuale della ricerca
nel campo delle demenze, indagando quali siano le
effettive azioni intraprese, le speranze, gli ostacoli”.
Cosa evidenzia?
“Ogni 3 secondi nel mondo una persona sviluppa una
forma di demenza. A livello globale la demenza colpisce
47 milioni di persone. In Italia si stimano 1.241.000
casi. Si pensi che solo nel 2018 la demenza è diventata
una malattia da mille miliardi di dollari e la settima
causa di morte in tutto il mondo e non esiste ancora
una cura. Molti Paesi inoltre non sono ancora dotati
di strumenti diagnostici adeguati, di facile accesso
agli studi clinici, di medici e ricercatori specializzati.
Come già rivelava il Rapporto Mondiale Alzheimer
2016, la maggior parte delle persone con demenza
nel mondo deve ancora ricevere una diagnosi, oltre a
08 | Health Online 27
un’assistenza sanitaria completa e continua”.
Quali sono i servizi che offrite ai malati e alle
loro famiglie?
“Diversi. Il primo è stato il Pronto Alzheimer, un
numero di telefono al cui servizio ci sono volontari e
professionisti che aiutano chi chiede un aiuto. A questo
si sono aggiunte le consulenze psicologiche sociali e
legali gratuite. Spesso infatti le famiglie incontrano
difficoltà legali, infine la terapista occupazionale che
opera a domicilio solo a Milano”.
Il dentista invece?
“L’assistenza odontoiatrica è un altro dei nostri servizi: il
malato è una persona come un’altra. Queste persone
spesso non riescono a comunicare e provano dolore.
D’altra parte non tutti i dentisti se la sentono di seguire
persone così complesse. Abbiamo quindi pensato
di fare un accordo con i professionisti dell’ospedale
Sacco di Milano. La prima visita è a domicilio”.
Quali i progetti di ricerca in atto?
“Ne abbiamo in ballo tre e tutti hanno un unico scopo:
modificare l’approccio. Il primo riguarda le ‘Comunità
amiche delle persone con demenza’ che dal 2016 sono
diventate 14 in tutta Italia. Si tratta di progetto molto
ambizioso perché bisogna fare in modo che queste
persone con demenza siano comprese e sostenute
per contribuire alla vita della propria comunità. La
prima è nata ad Abbiategrasso, nel milanese, nel
2016 seguendo l’esempio dei Paesi anglosassoni
e del Giappone. Avevamo già un rapporto con
Abbiate Grasso. Un secondo progetto, ancora in fase
sperimentale, è l’incontro di persone con demenza
che si ritrovano presso di noi dal novembre del 2017
ogni lunedì. Socializzano, seguiti da una psicologa e
da una terapista occupazionale. Infine il 21 settembre
scorso abbiamo presentato il progetto “Conserve
della Nonna”, per far sì che le persone con questo
disturbo possano mantenere il più a lungo possibile i
ricordi importanti della propria vita. Un’idea che nasce
dall’agenzia creativa Bitmama e si realizza grazie
all’adesione de Le Conserve della Nonna, azienda
modenese di prodotti alimentari”.
settembre/ottobre | 9
Health Italia S.p.A. nasce dalla volontà di alcuni imprenditori fortemente convinti che la salute e il benessere
della persona siano diritti fondamentali da tutelare e promuovere.
è un player di riferimento nella promozione di soluzioni di sanità integrativa e sostitutiva, nell’erogazione di servizi
amministrativi, liquidativi, informatici e consulenziali a Fondi Sanitari, Casse di Assistenza Sanitaria e Società di
Mutuo Soccorso.
La creazione di un sistema in grado di fornire servizi a 360° in questo ambito, ha permesso a Health Italia di
diventare una delle più grandi realtà indipendenti operanti nel mercato italiano dell’assistenza sanitaria e,
integrando l’offerta di piani sanitari e servizi assistenziali con programmi di flexible benefit, di rivolgersi al mercato
con un approccio completo al welfare aziendale.
Health Italia S.p.A.
c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 | 00060| Formello (RM) | info@healthitalia.it | www.healthitalia.it
Società quotata sul mercato AIM ITALIA e iscritta alla sezione speciale “PMI innovativa” del Registro delle Imprese
“La salute è la più grande
forza di un popolo civile”
10 | Health Online 27
di Nicoletta Mele
Migliori in Italia,
Campioni del Servizio 2018/2019:
podio per Mutua MBA
Intervista a Luciano Dragonetti, consigliere di amministrazione
di Mutua MBA
La Società Generale di Mutuo Soccorso Mutua Mba
scala la classifica e si posiziona al secondo posto
in Italia per indice di gradimento con il 61,1% delle
preferenze, superata solo da General Mutua, società di
mutuo soccorso dell’Emilia Romagna, che utilizza servizi
e centrale salute di Mutua MBA attraverso il rapporto di
“mutualità mediata”. A rivelare il risultato, che porta il
“modello MBA” ad occupare i primi due posti di questa
importante classifica di settore, un’indagine basata su
un campione di 184.000 intervistati dal titolo i “Migliori
In Italia, Campioni del Servizio 2018/2019” e condotta
dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza, partner in Italia
de “La Repubblica Affari & Finanza” ente indipendente
specializzato nell’analisi e comparazione di prodotti/
servizi/ prodotti finanziari.
“Siamo fieri e soddisfatti del risultato raggiunto - ha
commentato Luciano Dragonetti consigliere
di amministrazione di Mutua Mba - grazie al
lavoro quotidiano e alla passione dei soci Promotori
Mutualistici, grazie a tutte le nostre risorse interne
capaci di lavorare con motivazione offrendo un livello
di assistenza ai massimi livelli, grazie ai colleghi
amministratori e membri del Cda, che da 10 anni
investono la loro vita per offrire una possibilità in più alle
persone. Continueremo a fare meglio perché amiamo
ciò che facciamo e crediamo di poter cambiare le
cose. Un ringraziamento particolare è rivolto ai soci
che hanno creduto in noi”.
Indice di gradimento pari al 61% delle
preferenze che ha posizionato Mutua MBA al
vertice delle classifiche, guadagnando il primo
(mutualità mediata) ed il secondo posto su scala
nazionale. Cosa rappresenta questo traguardo
soprattutto in questo momento storico?
“Significa tanto, un attestato alla qualità ed
all’impegno. Vi è soddisfazione tra gli assistiti, siamo
una mutua giovane ma che ha studiato la storia
per programmare il futuro. Dall’inizio del 2018
collaboriamo con una società informatica che sta
realizzando dei sistemi per monitorare sempre di più
ogni tipo di esigenza e comunicazione con gli assistiti,
siamo stati la prima mutua a sviluppare un sistema di
comunicazione moderno con i soci, già nel 2008 con
l’area riservata, poi con l’App nel 2011 e con i social.
Sono stati 22.000 i like su facebook e 190.000 le
visualizzazioni dei nostri video su youtube. Insomma,
non abbiamo ne paura di sperimentare nuove vie di
comunicazione ne di metterci la faccia e credo che
questo atteggiamento oggi sia particolarmente gradito.
In questi ultimi anni sono nate diverse società di mutuo
Luciano Dragonetti: “Un grande risultato frutto di un lavoro co-stante nel diffondere le opportunità della Sanità
Integrativa e i vantaggi della formula mutualistica per garantire una sanità più efficiente”.
Attualità
settembre/ottobre | 11
soccorso, nell’ultimo censimento ISNET ne sono state
censite circa mille, essere al primo ed al secondo posto
per il servizio credo che non abbia bisogno di ulteriori
commenti”.
La salute è il primo dovere della vita (Oscar
Wilde). Il risultato ottenuto è uno stimolo in più
nel continuare a salvaguardare la salute degli
associati?
“Ai collaboratori abbiamo detto come prima cosa di
continuare a concentrarci per migliorare. La cultura
del miglioramento è radicata, è un valore e non solo
un indicatore commerciale, questo ci predispone nel
modo migliore alla crescita. La Salute è fondamentale
e noi, come Ente del Terzo Settore, abbiamo il dovere
di divulgare le finalità mutualistiche per far conoscere
le soluzioni alle famiglie italiane ed offrire loro una
opportunità, una libertà di scelta”.
Mutua Mba, nasce nel 2008 con l’ambizioso obiettivo
di affermare il diritto alla salute nel settore della Sanità
Integrativa, nel pieno rispetto del principio mutualistico.
I piani assistenziali di Mutua Mba rappresentano un
vero e proprio servizio di Sanità Integrativa e sono
destinati a migliorare la qualità di vita degli associati
garantendo un miglior accesso alle cure e ai servizi,
ovvero tramite l’erogazione di forme di sostegno alla
famiglia in caso di necessità.
Ogni giorno lavora per migliorare i sussidi e i servizi
erogati agli associati, al fine di poter garantire loro la
migliore assistenza socio-sanitaria, ponendo sempre la
massima attenzione all’innovazione nelle cure anche
alla luce dei progressi della ricerca medica e scientifica.
In pochi anni ha registrato un incremento esponenziale
dei propri associati e ha rafforzato la sua presenza nel
settore della sanità integrativa, diventando oggi la più
grande Mutua in Italia.
Dragonetti, quali sono i vantaggi della formula
mutualistica?
“Il primo vantaggio in assoluto è l’assenza dei fini
di lucro, questo significa che gli utili che genera
la mutua possono essere solo investiti sui soci o sui
servizi per i soci. In questo modo non vi è un premio
che si differenzia in base al rischio della persona
(quello anagrafico è il più rilevante), ma un contributo
indipendente ed in cambio un’ assistenza globale
per la salute e per i bisogni sociali ed assistenziali.
Non ultimo l’incentivo fiscale proprio delle mutue, il
contributo è infatti detraibile per il 19% fino ad un max
di €1.300 annui”.
Mutua Mba è un
modello mutualistico
moderno e rappresenta
oggi, nello scenario
delle mutue italiane,
l’innovazione, il
dinamismo e la qualità.
Che significa?
“Non è solo il rimborso
delle spese mediche
l’interesse primario
delle famiglie,
l’evoluzione sociale sta
facendo sorgere nuovi
bisogni che richiedono
un’ assistenza ed un sostegno costante, per questo la
mutualità offre nuovi ambiti di intervento compreso
il sostegno economico e di servizio per le persone
non autosufficienti. Inoltre, Mutua MBA è stata la
prima mutua ad occuparsi di Home Care, infatti fin
dal 2011 gli assistiti di mutua MBA hanno potuto
beneficiare di device e strumenti per la prevenzione
direttamente al domicilio, di fatto anticipando l’altro
tema oramai sdoganato della Telemedicina di cui MBA
è profonda sostenitrice oltre che erogatrice attraverso
speciali accordi di partnership. Altro ambito che da
sempre mutua MBA ha percorso è la salute mentale
introducendo specifici percorsi post intervento o
disabilità. Dal 2012 infatti Mutua MBA riconosce i figli
con disabilità sempre nel nucleo, senza limitazioni,
cosi come da sempre ha riconosciuto come nucleo le
coppie di fatto”.
Quali sono i servizi offerti? Qual è il fiore
all’occhiello?
“Certamente la prevenzione in Telemedicina ed i servizi
legati all’assistenza domiciliare, le premialità per chi
conduce uno stile di vita sano cosi come gli integratori
alimentari a base di collagene. Altro aspetto peculiare
è quello che i francesi chiamano “remise en forme”, un
circuito di trattamenti post parto e grande intervento
chirurgico per assistere la persona ad una piena e
consapevole forma fisica e mentale. Abbiamo investito
molto in innovazione ma senza tralasciare gli aspetti
sempre importanti legati alle visite specialistiche, l’alta
diagnostica ed i ricoveri ospedalieri”.
In cosa consiste il lavoro dei soci promotori mutualistici?
“Ruolo fondamentale e coniato nel 2008 da Mutua
MBA. Il socio promotore è un delegato alla divulgazione
12 | Health Online 27
delle finalità mutualistiche ed associative. Ogni socio
promotore si impegna, nel perimetro della propria
sfera sociale, a ricercare nuovi potenziali assistiti a
cui trasferire informazioni e far scoprire i vantaggi del
rapporto associativo. Grazie a loro Mutua MBA cresce
ogni giorno ed ha raggiunto un numero di assistiti
superiore a 400.000”.
Perché scegliere di aderire a Mutua Mba?
“L’innovazione è alla base del processo, lavoriamo per
passione, da 10 anni l’intero CDA è impegnato per
migliorare il servizio ed aumentare le possibilità per i
soci, questo ci ha consentito di mantenere dei contributi
popolari ma aumentare il potere contrattuale con gli
oltre 3.000 centri convenzionati. Aderire a Mutua MBA
significa garantirsi il miglior servizio d’Italia in ambito
socio assistenziale. Tutti, dal CDA, alle risorse interne
ai promotori, crediamo che Mutua MBA rappresenti
il cambiamento del sistema socio assistenziale che
vorremmo vedere in Italia. Essere nostro socio significa
entrare all’ interno di un servizio sanitario dedicato
e liberale che permette di mediare tra sanità privata,
pubblica e domiciliare”.
APPROFONDIMENTO
Che cos’è una Società di Mutuo Soccorso?
è una realtà, entrata a pieno titolo nel Terzo Settore
con la creazione di una sezione dedicata nel nuovo
Registro unico nazionale del terzo settore (Run) e un
apposito capo del Dlgs 117/2017 (articoli 42-44),
che offre servizi sanitari integrativi del Servizio Sanitario
Nazionale attraverso sussidi e fondi sanitari.
L’attività mutualistica, a differenza di quella svolta dalle
assicurazioni, non ha scopo di lucro - regolamentata
dalla normativa che si fonda sulla legge del 15 Aprile
1886 n°3818 - offre agli aderenti prestazioni mediche
a costi agevolati, agisce in ottica cooperativistica e
mira a salvaguardare la salute e la qualità di vita dei
suoi associati. In sostanza, il servizio delle mutue è
simile a quello delle assicurazioni ma con la differenza
che, come riportato in un articolo de Il Sole 24 ore
Quotidiano del Fisco scritto da Antonio Frediani e
Gabriele Sepio, l’attività della mutua “non si fonda
sulla logica di ricavare profitti da ripartire tra gli
azionisti bensì sull’autofinanziamento e sulla divisione
del rischio, con investimento degli utili in favore della
collettività.
Si tratta, infatti, di enti senza fine di lucro che svolgono
la loro attività esclusivamente in favore dei soci e
dei loro familiari conviventi, attraverso l’erogazione
di trattamenti e prestazioni socio-sanitari nei casi di
infortunio, malattia e invalidità al lavoro o di sussidi
per spese sanitarie, nonché l’erogazione di servizi di
assistenza per coloro che si trovano in situazione di
disagio”.
Inoltre, l’adesione alla società di mutuo soccorso
rappresenta un’altra occasione di opportunità anche
in considerazione del regime fiscale vantaggioso
applicabile ai contributi versati, sia in caso di adesione
individuale che in caso di adesione collettiva aziendale.
Infatti in caso di adesione individuale il contributo sarà
detraibile in sede di dichiarazione dei redditi nella
misura del 19% per un importo non superiore a Euro
1.291,14 come disposto dall’art. 15 TUIR.
Nessuna distinzione per numero di componenti della famiglia
Nessuna distinzione di età
Sussidi per Single o Nucleo familiare
Detraibilità fiscale (Art. 15 TUIR)
Nessuna disdetta all’associato
Durata del rapporto associativo illimitata
Soci e non “numeri”
perché abbiamo scelto mba?
rimborso interventialta diagnostica
assistenza rimborso ticket
conservazione cellule staminali
visite specialistichesussidi per tutti check up
Mutua MBA è da sempre impegnata nell’assistenza sanitaria integrativa e rappresenta
l’innovazione, il dinamismo e la qualità nella mutualità italiana ponendosi come
“supplemento” alle carenze, ad oggi evidenti, del Servizio Sanitario Nazionale.
Vanta un costante incremento del numero di Soci Promotori e propone numerose
combinazioni assistenziali che offrono un’ampia gamma di prestazioni sanitarie a
costi agevolati per oltre 350.000 assistiti, tra famiglie e nuclei.
Mutua MBA
c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM)
Tel. +39 06 90198060 - Fax +39 06 61568364
www.mbamutua.org
integratori alimentari
14 | Health Online 27
di Beatrice CasellaBambini
L’anno scolastico ha ripreso appieno ritmo ormai da
due mesi, insieme alle interrogazioni, compiti in classe
e anche all’educazione fisica, obbligatoria in tutti i
curricoli nazionali esaminati a livello sia primario che
secondario inferiore. Per quasi tutti i paesi, l’obiettivo
principale è quello di facilitare lo sviluppo fisico,
personale e sociale dei ragazzi. In Germania, Portogallo
e Regno Unito ad esempio, un determinato sport viene
insegnato attraverso un approccio interdisciplinare,
ovvero durante una lezione entrano in campo le
scienze naturali e sociali e viceversa, a dimostrazione
della correlazione esistente tra le diverse materie.
In generale, tralasciando il possibile ma fondamentale
rapporto tra scuola e attività motoria, la Commissione
Europea considera tutte le discipline sportive essenziali
per i giovani, soprattutto per i più piccoli, poiché non
solo concorre a incrementare la loro salute, ma li
aiuta anche a sviluppare competenze basilari come il
lavoro in team, il comportamento leale, il rispetto e la
consapevolezza del corpo, trasferibili nel quotidiano.
Tuttavia, è importante evidenziare un dato importante:
Ripresa delle attività sportive
anche per i più piccoli
Intervista al dott. Paolo de Stefanis, Health Point Medical Care
Eugheia
l’educazione fisica, per il nostro sistema scolastico
italiano, è diventata quasi una pratica oscura, risultando
facoltativa alle elementari e addirittura insufficiente
alle scuole medie e superiori. Il vero problema italiano
consiste in una profonda assenza di metodo dovuta,
di conseguenza, da mancate linee guida che un
insegnante dovrebbe seguire e trasmettere ai propri
studenti. Bisogna lanciare il messaggio che lo sport
deve e dovrà essere parte integrante delle loro vite per
una serie di motivi, compreso quello della salute che,
in tal modo, viene tutelata maggiormente da possibili
complicanze all’apparato muscolare e scheletrico.
“L’attività fisica” – sottolinea il Dott. Paolo de Stefanis
– “oltre a tutti i benefici noti, è fondamentale per
rinforzare il tessuto osseo che dopo i 30 anni inizierà
a diminuire”.
Per tutti i motivi sopra riportati, devono intervenire
attori esterni, vale a dire genitori e strutture sanitarie
competenti per stimolare i giovani ad intraprendere
attività sportive efficaci e prevenire o curare eventuali
rischi che, inevitabilmente, qualsiasi sport può causare.
settembre/ottobre | 15
Health Online ha intervistato Paolo de Stefanis,
Dottore di Ricerca in Fisiopatologia e clinica
apparato scheletrico, specialista in Ortopedia e
traumatologia sportiva nonché medico presso
Health Point Medical Care EUGHEIA, noto studio
medico polispecialistico con sede a Roma specializzato
nel recupero e nella riabilitazione funzionale,
angiologia, medicina fisica e riabilitazione, cardiologia,
dermatologia, endocrinologia, medicina interna,
neurologia, ginecologia e ostetricia, acquisito da Health
Italia S.p.A., PMI innovativa quotata sul mercato AIM
Italia, tra le più grandi realtà indipendenti del mercato
italiano che opera nella Sanità Integrativa e nel Welfare
Aziendale.
Gent.mo Dott. De Stefanis, dal punto di vista
medico, l’attività fisica è indispensabile per
condurre uno stile di vita sano. Crede che
questa correlazione sia difficilmente applicabile
in pazienti adolescenti?
Penso che lo sport sia fondamentale soprattutto nei
ragazzi. Infatti l’attività fisica, oltre a tutti i benefici noti,
è fondamentale per rinforzare il tessuto osseo che dopo
i 30 anni inizierà a diminuire. Il calcio accumulato da
giovani comporta minori rischi di osteoporosi da adulti.
Consiglio quindi di presentare lo sport ai ragazzi come
puro divertimento, e non come un obbligo. In tal modo
diventeranno consapevoli dei benefici che un’attività
sportiva apporta alla salute.
Ci saprebbe indicare se esistono sport più adatti
nelle diverse fasce di età di transizione tra l’infanzia
e l’età adulta e quali sono controindicati in situazioni
particolari come, ad esempio, la Sindrome da deficit
di attenzione.
Tutti gli sport devono essere considerati adatti, anche se
è bene sottolineare che per i bambini con DSA, ovvero
i disturbi specifici dell’apprendimento, devono essere
evitati il più possibile sport ripetitivi o che obbligano
il bambino a concentrare troppo a lungo l’attenzione.
Tra queste attività sportive, le più comuni e frequenti
sono il nuoto e il tennis. Inoltre, per i più piccoli tutti
gli sport devono essere resi divertenti con frequenti
intervalli e giochi.
Quanti genitori, secondo lei, sottopongono
il proprio figlio ad un controllo medico prima
di iniziare attività sportive anche se a livello
amatoriale.
Nella mia esperienza tutti i genitori dei bambini che visito
per le varie patologie,
mi chiedono quale,
a mio avviso, sia lo
sport più adatto al
loro figlio. Molti, per
di più, sottopongono
i figli, almeno una
volta l’anno, ad una
visita medico sportiva.
Quali sono gli sport
più indicati per i
bambini durante
l’anno scolastico?
Fuori dall’Italia gli
sport sono parte integrante dell’attività educativa dei
ragazzi. Purtroppo l’esagerata ed impropria mole di
compiti a casa limita drammaticamente le possibilità di
praticare qualsiasi tipologia di esercizio fisico. Ad ogni
modo, non esiste uno sport ideale ma fino ai 10-12
anni sarebbe opportuno cambiare sport ogni anno per
poter capire di quali capacità è dotato il ragazzo.
I bambini e gli adolescenti come possono
comprendere i propri limiti senza ricorrere
all’aiuto dei genitori e quali sono i principali
disturbi o traumi che possono colpire chi pratica
frequentamene attività sportiva?
I bambini non sono in grado di comprender i propri
limiti, bensì è compito degli istruttori far capire che
per raggiungere un traguardo si deve intraprendere
un percorso propedeutico. Gli adolescenti sono
bombardati da informazioni facilmente reperibili in
rete ma molto pericolosi per la loro sicurezza in quanto
ogni sport ha il proprio rischio traumatico.
Consiglia anche a bambini e adolescenti di
seguire un’alimentazione specifica?
Questo è molto difficile, anche con i propri figli perché
mangiano in continuazione anche fuori dal controllo
dei genitori. Pertanto, è molto importante far capire
loro l’importanza di una sana e corretta alimentazione
anche attraverso l’aiuto della scuola.
Sembrerebbe che i bambini europei siano meno
atletici rispetto a due generazioni fa. Secondo
lei per quale motivo?
Non conosco questa statistica, ma sicuramente due
generazioni fa lo sport era praticato solamente da
pochi fortunati e i livelli sportivi erano molto più bassi
a causa di stimoli esterni erano scarsi.
16 | Health Online 27
di Giuseppe Iannone
Lettura lenta, imprecisa o faticosa, difficoltà a
comprendere il significato di ciò che viene letto
(dislessia), difficoltà a riprodurre segni alfabetici
(disgrafia), fatica a padroneggiare il concetto di
numero, il calcolo, il ragionamento matematico
(discalculia). Se uno di questi sintomi è stato presente
negli ultimi sei mesi, causando interferenza significativa
con il rendimento scolastico, nonostante la presenza
di interventi mirati su tali difficoltà, potremmo trovarci
di fronte ad un disturbo specifico dell’apprendimento
(DSA).
Il disturbo specifico dell’apprendimento
(DSA) è un disturbo del neurosviluppo. Le
anomalie a livello cognitivo, cui si associano i sintomi
comportamentali del disturbo, hanno un’origine
biologica, che comprende un’interazione di fattori
genetici, epigenetici e ambientali che interferiscono
Mamma, che fatica la scuola!
con le capacità cerebrali di percepire o processare
informazioni verbali o non verbali in modo efficiente
e preciso. L’esordio del disturbo in genere si verifica
durante gli anni della scuola elementare ma sintomi
precursori quali ritardi o deficit del linguaggio,
difficoltà a imparare filastrocche, difficoltà con le
abilità motorie fini richieste per scrivere, ecc, sono
osservabili già prima dell’inizio della scuola.
A differenza delle altre abilità, quali parlare,
camminare, che emergono dalla maturazione
cerebrale, le abilità scolastiche (leggere, scrivere, fare
i calcoli) devono essere insegnate e apprese in modo
esplicito.
Occorre poi una precisazione: nei bambini con
DSA i livelli di funzionamento cognitivi sono
normali (non è affatto raro anzi che un DSA si
manifesti persino in bambini intellettualmente
“dotati”!).
Bambini
settembre/ottobre | 17
Tra i bambini in età scolare, la prevalenza del disturbo
specifico dell’apprendimento è del 5-15% (negli
adulti è del 4%) e il disturbo è più comune nei maschi.
La diagnosi avviene attraverso una valutazione
approfondita che contempli l’osservazione del
bambino, il colloquio clinico (sia con il bambino che
con i familiari), la somministrazione di scale specifiche
di valutazione, la storia medica, dello sviluppo, della
famiglia ed educativa del bambino. Caratteristiche
a supporto della diagnosi sono un pregresso ritardo
nell’attenzione, nel linguaggio o nelle abilità motorie e
un profilo di abilità irregolari (per esempio il bambino
è bravissimo nel disegno ma fatica a leggere).
Ma qual è il limite tra difficoltà scolastiche, che
ogni alunno può incontrare nel proprio percorso di
studi, e un DSA?
Innanzitutto occorre un’accurata valutazione clinica
per capire se le abilità scolastiche colpite siano
al di sotto di quelle attese per l´età cronologica
dell´individuo e per escludere l´eventuale presenza
di disabilità intellettiva, di altri disturbi mentali o
neurologici, di alterazioni dell´acuità visiva e/o
uditiva, di avversità psicosociali, di una mancata
conoscenza della lingua dell´istruzione scolastica
(pensiamo ai tanti alunni stranieri nelle nostre
scuole) o di una istruzione scolastica inadeguata. Un
secondo indicatore clinico che ci aiuta a distinguere
un DSA da una normale difficoltà di apprendimento
è che nel primo caso le difficoltà di apprendimento
sono persistenti e si manifestano già dai primi anni
di scuola (anche se alcuni bambini possono utilizzare
strategie compensatorie e le difficoltà si possono
manifestare successivamente, quando la richiesta
di apprendimento aumenta). L’evitamento di attività
che richiedono abilità scolastiche si rivela spesso
un campanello di allarme: attenzione quindi a non
etichettare come svogliatezza la reticenza nel fare i
compiti, per esempio.
Il DSA può durare anche per tutta la vita.
Una diagnosi e un intervento psicologico tempestivi
possono però aiutare il bambino a trovare e utilizzare
strategie di apprendimento compensatorie e forme
di sostegno che gli consentano di non sentirsi
inadeguato o di provare vergogna solo perché si
è più lenti rispetto ai compagni nello svolgimento
delle attività scolastiche. I DSA sono totalmente
indipendenti dall’impegno che il bambino
mette nell’apprendimento.
Ecco perché poco giova sottoporre il bambino a
massacranti turni di studio e ripetizioni.
Esistono piani didattici personalizzati e ausili più
consoni alle modalità di apprendimento dei bambini
con DSA che possono rivelarsi di grande aiuto nel
potenziamento delle attività di lettura, scrittura e
calcolo. La presenza in classe della “diversità” esige
diversità anche nella programmazione didattica:
i docenti sono chiamati a pianificare processi di
apprendimento adeguati a ciascun alunno, al fine di
promuoverne le competenze. “Una didattica che non
lasci indietro nessuno”, come recita la Direttiva MIUR
del 27-12-2012.
L’aiuto di specialisti, soprattutto all’inizio, è
fondamentale sia per facilitare i processi di
apprendimento, sia per evitare che una difficoltà
di apprendimento possa sfociare in un disagio
psicologico.
18 | Health Online 27
Tutti a scuola! La scuola è il luogo dove si cresce
culturalmente e dove vengono valorizzate le proprie
potenzialità per avere gli strumenti utili in grado di
comprendere la realtà e partecipare attivamente
alla vita della comunità. Ma anche un luogo dove
vengono stimolate le competenze emotive e relazionali
attraverso il confronto. Questa è la scuola di tutti gli
studenti compresi quelli con sindrome di Down e altre
disabilità. Ma spesso la realtà è diversa perché ci
sono Paesi nel mondo che negano o limitano il diritto
degli studenti con disabilità a essere educati in scuole
o classi regolari.
La piena inclusione dei bambini con sindrome di down
nell’ambiente scolastico è stato il tema della Giornata
Mondiale sulla sindrome di Down (WDSD – World
Down Syndrome Day) e della Giornata Nazionale,
quest’ultima celebrata il 14 ottobre scorso.
Un percorso che ha avuto il suo esordio con il
video “Lea goes to school” e proseguito con l’uscita
in libreria ad ottobre del volume per bambini “Lea
va a scuola” che narra il piccolo grande viaggio
dell’alunna già protagonista del video.
Health online ha intervistato Antonella Falugiani,
presidente del Coordinamento Nazionale delle
Associazioni delle persone con sindrome di
Down (CoorDown) Onlus.
Dottoressa Falugiani, che cos’è CoorDown
Onlus? Qual è la vostra storia e il vostro
lavoro?
“Il Coordinamento delle associazioni delle persone
con sindrome di Down nasce nel 1987, in occasione
della prima Giornata Nazionale delle persone con
sindrome di Down, con lo scopo di promuovere
azioni di comunicazione condivise tra le diverse
organizzazioni italiane impegnate nella tutela e nella
promozione dei diritti delle persone con sindrome di
Down.
Nel 2003 viene formalmente costituito il Comitato e
si qualifica come associazione di volontariato con il
di Nicoletta Mele
Lea va a scuola.
Piena inclusione scolastica degli alunni
con sindrome di Down
Intervista a Antonella Falugiani, presidente CoorDown Onlus
nome di CoorDown Onlus.
CoorDown rappresenta le associazioni che in Italia
si occupano di tutelare i diritti delle persone con
sindrome di Down e disabilità intellettive, favorire
la loro integrazione nella scuola, nel lavoro, nella
vita sociale e nello sport. Le associazioni aderenti
al coordinamento sono attualmente 60 e ognuna
mantiene la sua autonomia in relazione alle proprie
attività e alla propria azione politica.
La nostra mission è quella di promuovere una cultura
della diversità e sensibilizzare l’opinione pubblica
sul tema della disabilità. Diffondere una corretta
informazione, combattere i pregiudizi e attivare azioni
di comunicazione sociale per far conoscere le reali
Bambini
settembre/ottobre | 19
potenzialità delle persone con sindrome di Down.
CoorDown inoltre, facendo tesoro delle varie
esperienze associative, mette in atto strategie comuni
rispetto a problemi politici condivisi”.
“Lea va a scuola”, un libro che narra un viaggio
di una bambina con sindrome di Down. Da
cosa nasce l’idea?
“Dopo il successo dell’animazione realizzata in
occasione della giornata mondiale delle persone con
sindrome di Down dello scorso marzo, il messaggio
di Coordown “Lea va a scuola” prende una nuova
forma e diventa un libro, edito dalla casa editrice
Nord Sud Edizioni.
Al termine del video, dopo la scritta “The Beginning”,
la protagonista chiude un libro e lo tiene in grembo
pronunciando la frase “Let our story begin the right
way”, quel libro oggi esce dal video e diventa una
storia da leggere e raccontare ai bambini, a scuola,
a casa, in biblioteca.
È con orgoglio che Coordown presenta oggi la sua
prima pubblicazione, dando la possibilità a tutti di
divulgare il nostro messaggio d’inclusione attraverso
uno strumento di conoscenza potente come un libro”.
Occorrono delle riforme affinché si realizzi
la piena inclusione e la scuola è il luogo da
cui bisogna partire per costruire una società
realmente inclusiva, è così?
“La scuola è il luogo da cui bisogna partire, o ri-
partire. In realtà le leggi in Italia ci sono, e se venissero
rispettate per come sono state emanate, la situazione
non sarebbe questa. È il motivo per cui chiediamo
che il tema dell’inclusione scolastica torni presto sui
tavoli Istituzionali, perché l’educazione inclusiva è un
diritto umano fondamentale di ogni bambino, ma non
è ancora garantito a tutti. Sembra un paradosso, visto
che siamo il primo Paese al mondo ad aver chiuso le
scuole speciali oltre 40 anni fa, ma siamo anche la
nazione che non assicura l’inizio delle lezioni per tutti,
perché molti studenti al suono della campanella, non
hanno ancora gli insegnanti e i supporti necessari.
La scuola a cui tutti gli alunni hanno diritto, è un
luogo che rispetta e valorizza la diversità e prepara
tutti gli studenti a essere membri delle comunità. I
benefici di un’educazione inclusiva sono sostenuti da
quarant’anni di ricerche scientifiche, che dimostrano
come studiare in un ambiente inclusivo offra a
tutti maggiori opportunità di sviluppare il rispetto
reciproco, la comprensione e le competenze di
cui hanno bisogno per vivere insieme nelle diverse
comunità di oggi”.
Quali sono i traguardi raggiunti e quali i vostri
obiettivi futuri?
“Rispetto ad alcuni anni fa sicuramente si sono fatti
dei passi avanti, oggi possiamo dire che molti ragazzi
lavorano, alcuni hanno una vita affettiva soddisfacente,
ma dietro a tutto ciò c’è un lavoro immenso, costante e
silenzioso di tante famiglie e di tante associazioni, che si
impegnano e lottano per garantire diritti fondamentali,
e senza le quali la dignità della persona, molto spesso,
sarebbe calpestata. Quindi, molto c’è ancora da
fare. Gli obiettivi futuri sono tanti, ma nelle battaglie
quotidiane, spesso sembrano irraggiungibili. È
necessario sensibilizzare la società, vigilare e intervenire
ai tavoli Istituzionali, pretendere la formazione di tutti
gli insegnanti nelle scuole, supportare le aziende negli
inserimenti lavorativi, e non dimenticare le famiglie, che
hanno bisogno di essere accompagnate e sostenute in
questo difficile cammino di crescita”.
Qual è il suo messaggio?
“Credo nella condivisione, sono certa che le battaglie
non si vincono da soli, ma con l’unione. Vorrei che
riuscissimo a scrollarci di dosso nomi, etichette,
appartenenze e a lavorare tutti insieme per far
comprendere alla società che i nostri figli non sono la
loro disabilità, ma sono persone, con un nome, una
storia, con sogni, desideri, attitudini diverse, come
diverso è ciascuno di noi. Fintanto che chiediamo alla
persona di adeguarsi al Sistema, e non al Sistema
di rimuovere le barriere che ancora ostacolano
l’inclusione, la nostra strada e quella dei nostri figli
sarà sempre in salita e vivremo in un mondo a parte”.
20 | Health Online 27
Scegliere
ITALIA
Servizi di telemedicina in:
Inoltre:
Cosa offrono
Cardiologia
Medicina Interna
e Metabolismo osseo
Benessere
Pneumologia
Dermatologia
odontoiatria
Check up
Televisita
con medico Specialista
Le Station sono delle postazioni
attrezzate per fornire servizi di
telemedicina, operando nel pieno
rispetto delle Linee di Indirizzo Nazionali
del Ministero della Salute.
Ubicate in zone di alta affluenza, in
queste postazioni ad oggi è possibile
effettuare oltre 40 rilevazioni con
dispositivi medicali non invasivi, con
il supporto di un operatore sanitario,
e organizzareun teleconsulto con un
medico specialista da remoto.
Health Point presenta
Per saperne di più
visita il sito
www.healthpoint.srl
HealthPointSrl-c/oPalasalute-viadiSantaCornelia,9-00060Formello(RM)-Tel.+390640411457-info@healthpoint.srl
22 | Health Online 27
di Beatrice CasellaIn evidenza
Quando l’innovazione
e la medicina si incontrano:
impianto di una protesi in titanio 3D al
Rizzoli di Bologna su una giovane donna
settembre/ottobre | 23
Una protesi in titanio 3D impiantata nel corpo di una
27enne colpita da un tumore a cellule giganti dello
sterno. È la prima volta in Italia che succede, con
appena nove casi a livello internazionale registrati
finora, e il protagonista è l’Istituto Ortopedico Rizzoli
di Bologna.
L’incidenza del tumore a cellule giganti nello sterno è
molto bassa (circa 0,1%), si tratta quindi di un tumore
estremamente raro, che insorge tra i 20 e i 40 anni.
Dal punto di vista dell’aggressività è da considerare
di grado intermedio e in un 2% dei casi può dare
metastasi ai polmoni. In casi ancora più rari può invece
diventare un sarcoma. Nella casistica del Rizzoli, centro
di riferimento nazionale e internazionale dell’oncologia
ortopedica da decenni, non era mai stato riportato un
tumore a cellule giganti dello sterno.
L’intervento è stato eseguito lo scorso 8 maggio dal
dottor Michele Rocca, responsabile della Chirurgia
toracica muscolo-scheletrica del Rizzoli, e dalla sua
collaboratrice Mariacristina Salone, affiancati in sala
operatoria dall’equipe composta dall’anestesista
Andrea Tognù e dagli infermieri Franca Giovannelli,
Piero Bacchin, Maria Zambrano.
Health Online ha intervistato Michele Rocca,
Responsabile della Struttura Semplice
“Chirurgia generale e toracica” dell’Istituto
Ortopedico Rizzoli. Si occupa del trattamento dei
sarcomi della parete toracica, della parete addominale
e del retroperitoneo, delle metastasi polmonari da
sarcomi dell’osso e delle parti molli. Fornisce prestazioni
specialistiche per la realizzazione di vie di accesso
toracica ed addominale alla colonna vertebrale per
patologia malformativa e post-traumatica, e per la
stabilizzazione dei lembi mobili della parete toracica o
delle fratture complesse del bacino.
Dott. Rocca come siete intervenuti precisamente?
Abbiamo sostituito due terzi dello sterno e parte di sei
costole, tre a destra e tre a sinistra, con un impianto
di titanio ottenuto con stampa 3D. Insieme alla protesi
in titanio, che si trova a stretto contatto con cuore e
polmoni, sono state impiantate una fascia tendinea
proveniente dalla Banca del Tessuto Muscolo-
scheletrico del Rizzoli, che conserva e distribuisce oltre
il 50% del tessuto da donatore usato in tutta Italia, e
anche una protesi di sintesi.
Quali sono stati gli aspetti più innovativi dell’intervento?
In fase preoperatoria, il tumore è stato trattato
inizialmente dagli oncologi con un anticorpo
monoclonale in grado di delimitarlo creando una
specie di guscio. In secondo luogo, la protesi è stata
progettata completamente su misura a partire dai
dati clinici e diagnostici specifici della paziente. Un
elemento fondamentale senza il quale sarebbe stato
impossibile ricostruire la morfologia esatta dello sterno
e delle coste, tre a destra e tre a sinistra, inserendo poi
la protesi con precisione millimetrica nel torace della
paziente. Infine, la protesi è stata realizzata con stampa
3D in una speciale lega di titanio, vanadio e alluminio
garantendo, così, una sua completa malleabilità e
flessibilità.
La paziente di 27 anni è in buona salute?
La ragazza è ritornata alla vita normale. A quasi
cinque mesi dall’intervento i controlli periodici a cui
è sottoposta al Rizzoli rilevano un’ottima integrazione
della protesi nei tessuti della paziente.
Che sviluppi vede in questo tipo di tecnologia
applicata alla medicina?
Grazie all’ evoluzione della stampa 3D e a materiali
come il titanio la strada per una medicina “su misura”
è già segnata, ma le sfide per il futuro sono ancora
tante. Operiamo anche bambini con tumori al torace,
mi piacerebbe riuscire ad avere una protesi modulabile
che possa seguire il loro percorso di crescita.
Ritiene che l’intervento effettuato rappresenti
un traguardo importante non solo per il Rizzoli
ma anche per l’intera medicina?
La stampa 3D è uno degli ambiti di sviluppo del
Rizzoli con esperienze cliniche mature in molti pazienti
operati positivamente. Si tratta di protesi altamente
personalizzate che possono garantire un recupero
funzionale più veloce ed una migliore stabilità
dell’impianto.
Dott. Michele Rocca
L’allestimento museale è stato
progettato per offrire al visitatore un
quadro completo ed esaustivo sulla
storia delle società di mutuo soccorso.
Il percorso si apre con dei pannelli
informativi che raccontano, in una
sequenza cronologica, il fenomeno del
mutualismo e continua con delle grandi
teche espositive in cui è racchiusa
una notevole varietà di materiale
documentario, nonché un ragguardevole
insieme di medaglie, spille, distintivi ed
alcuni cimeli di notevole rarità, riconducibilli
ad oltre duecentro tra enti e società
di mutuo soccorso, con sedi in Italia e
all’estero.
All’interno del museo è presente
uno spazio multifunzionale nel
quale coesistono un archivio
storico, una biblioteca e un centro
studi. Inoltre, è stato riservato uno
spazio per ospitare ogni forma
d’arte: mostre, concerti di musica e
rappresentazioni teatrali.
Previa prenotazione, ogni
artista potrà esporre o esibirsi
gratuitamente all’interno dello
spazio dedicato.
Il Museo del Mutuo Soccorso, nato dalla volontà di valorizzare la storia delle società di mutuo
soccorso, si prefigge di salvaguardare e rendere fruibile al pubblico i beni attualmente in
dotazione e di promuovere la conoscenza e la ricerca sul tema della mutualità. Visitando
il museo si ha la possibilità di conoscere da vicino le società di mutuo soccorso, le loro tradizioni
e l’importanza sociale che hanno ricoperto nelle varie vicende storiche del nostro Paese.
La struttura accoglie i visitatori anche con visite guidate e per le scuole sono pensati percorsi e laboratori didattici tematici.
Sono, inoltre, previste aperture straordinarie nelle quali sarà possibile visitare le mostre in corso, assistere agli spettacoli e partecipare ad eventi e attività didattiche
Apertura:
Dal lunedì al venerdì previa prenotazione
11.00 - 13.00 | 15.00 - 18.00
Ultimo ingresso 17.30 (ingresso libero)
Info e prenotazioni:
+39 337 1590905
info@museomutuosoccorso.it
www.museomutuosoccorso.it
Indirizzo:
Palasalute
via di Santa Cornelia, 9
00060 - Formello (RM)
settembre/ottobre | 025
supportare
favorire
promuovere
Costituita per iniziativa di Health Italia, Mutua MBA e Coopsalute, la Fondazione Basis è un ente no-profit
che svolge le proprie attività nei settori dell’assistenza socio-sanitaria, nella promozione e nella gestione
di servizi culturali, educativi, sportivi e ricreativi allo scopo di fornire sostegno a soggetti deboli quali,
ad esempio, persone svantaggiate per malattia, disabilità fisica e/o psichica, indigenti, minori e persone
anziane non autosufficienti. Nello svolgimento delle proprie attività istituzionali, la Fondazione si propone di
sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche quali la difesa e la tutela della salute, incentivando il concorso e
la partecipazione di tutte le realtà che costituiscono espressione della società civile.
Fondazione Basis ha ottenuto risultati significativi, soprattutto grazie al contributo di molti donatori, che
rafforzano l’entusiasmo e la volontà nel proseguire per la strada intrapresa.
Se credi nella nostra missione e nell’importanza che la nostra Fondazione può rivestire in ambito sociale
effettua una donazione o diventa volontario inviandoci per email la tua candidatura!
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intestato a: Fondazione Basis
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Effettua
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intestato a: Fondazione Basis
ed inviato mezzo posta a: Fondazione Basis
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26 | Health Online 27
di Alessandro Notarnicola
Arriva “Physio”
l’app che ti mette in contatto
con il fisioterapista più vicino a te
Tecnologia e salute
Consentire alla tecnologia e alla realtà digitalizzata di
correre a sostegno della medicina è una tendenza degli
ultimi anni, nata cioè quando il paziente ha cominciato
ad approcciarsi al Web come fosse un contenitore di
risposte anche per quanto riguarda la delicata sfera
medico-sanitaria. Tuttavia il connubio risulta oggi
quanto mai necessario, ne è stata dimostrazione, ad
esempio, la sesta edizione del ‘Maker Faire Rome’,
tenutosi dal 12 al 14 ottobre e a cui hanno preso
parte scienziati provenienti da 25 università e centri
di ricerca. Tra le creazioni innovative messe in vetrina
c’era il ‘Palpreast’, un dispositivo indossabile per
l’autopalpazione del seno, attraverso imaging tattile.
Semplice da utilizzare, sicuro, e che può essere usato
da tutte le donne in totale autonomia. Il concetto
di salute, come diritto sancito dalla costituzione,
si è evoluto nell’accezione di stato di benessere,
concretizzandosi in una richiesta di servizi alla
persona quantitativamente maggiore, più qualificata
e personalizzata. Un’ulteriore dimostrazione di questa
evoluzione 4.0 è data da ‘Physio’, l’applicazione
che permette di rintracciare il fisioterapista più vicino
ovunque e in qualunque momento. “‘Physio’ aiuta a
trovare il miglior fisioterapista vicino a te per le tue
necessità, anche in caso di emergenza o trattamento
domiciliare. È una grande possibilità data ai pazienti
che possono contattare professionisti preparati”. A
dirlo è il fisioterapista cesenate Filippo Zanella
che assieme a due suoi collaboratori di Pesaro
Filippo Andreani e Chiara Benedetti ha introdotto
sul mercato questa nuova piattaforma.
Da quale esigenza nasce ‘Physio’?
Dal bisogno manifestato in questi tempi dalle persone
che vorrebbero poter avere un professionista, in questo
caso della fisioterapia, vicino casa. L’app predilige il
contatto umano tanto che abbiamo fatto in modo che
possa esserci un rapporto più ravvicinato tra pazienti,
da sportivi ad anziani, e i professionisti della sfera
sanitaria.
Quanti sono i fisioterapisti registrati e come hanno
aderito a questa app?
Gestendo un network sui social e sul sito web del mio
studio spesso mi è capitato di ricevere richieste di
professionisti di fiducia. Per questo abbiamo pensato
di mettere a disposizione dei pazienti una rete di
contatti che al momento conta circa 15 mila esperti
specializzati di tutta Italia.
Una sorta di database?
No, l’obiettivo non è questo. Abbiamo voluto creare
qualcosa di più agevole e a misura d’uomo che possa
essere utile soprattutto a chi vive nelle piccole città e
non nelle metropoli. ‘Physio’, che possiamo considerare
come l’Uber della fisioterapia consente a qualunque
paziente di trovare il fisioterapista più vicino a casa.
Un grande vantaggio soprattutto per i più anziani che
spesso non possono spostarsi dalla propria abitazione
o affrontare lunghi viaggi per le cure.
Come funziona nel concreto?
Un po’ come Blablacar. C’è una richiesta da parte del
paziente che localizza il professionista presente nelle
vicinanze. A questo primo momento ne segue un altro
che è prettamente relazionale. Avviene uno scambio di
battute tra il richiedente e il fisioterapista e si conclude
settembre/ottobre | 27
con la prestazione. A questa prima parte potrebbe
seguirne una seconda non meno importante per la
preparazione degli esperti, ossia il potersi contattare
anche tra di loro.
Un dialogo continuo dunque...
L’applicazione è stata pensata e ideata anche per
rispondere a questa esigenza. Creandosi una rete di
contatti aumenta la qualità del lavoro terapeutico e si
approfondisce la personalizzazione della terapia. Si
verifica in questo senso un continuo aggiornamento e i
contatti sono sempre più rapidi.
Dov’è la sede e chi finanzia ‘Physio’?
Trattandosi di un’App non c’è una vera sede. Essendo
un’applicazione open e laica, distaccata dal sistema
sanitario nazionale, al momento non è finanziata
da nessuno se non dagli stessi fisioterapisti che vi
aderiscono. Ogni volta che uno di loro porta a termine
una prestazione lascia un gettone alla piattaforma
che così facendo si autoalimenterà economicamente.
Da parte dei pazienti invece l’uso della app è
completamente gratuito.
Approfondimento
La sesta edizione del “Maker Faire Rome – The
European Edition”, la più grande fiera europea
dell’innovazione, promossa dalla Camera di
Commercio di Roma, organizzata dalla sua Azienda
speciale Innova Camera, e conclusasi il 16 ottobre
scorso ha registrato ottimi risultati con oltre 100 mila
presenze. Tra nuovi modi di pensare all’economia fino
alle tante innovazioni robotiche, sono stati presentanti
oltre 700 progetti (molti relativi alla sanità e alla ricerca
medica) provenienti da 61 nazioni diverse. Maker
Faire Rome, con 7 padiglioni distribuiti su un’area di
100mila mq, si è così confermata la fiera dove prende
forma la rivoluzione digitale e si anticipa il futuro. A tal
proposito, importante è stata la partecipazione di 25
università e centri di ricerca e di 55 scuole superiori
italiane che hanno promosso la cultura digitale.
Da sinistra: Chiara Benedetti, Filippo Zanella e Filippo Andreani
28 | Health Online 27
Coopsalute
il primo network italiano in forma cooperativa
al servizio della salute e del benessere
PuntodiincontrotralaDomandael’Offertadiprestazionineisettoridell’Assistenza
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settembre/ottobre | 029
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30 | Health Online 27
di Marilena Falcone
Non solo rosa:
l’importanza della prevenzione nei
tumori femminili
Intervista al dott. Massimiliano Marziali, Health Point Medical
Care Eugheia
Nel celebre post 10 Things Wrong with the Pink Ribbon
pubblicato su nancyspoint.com, punto di riferimento
per le donne americane colpite da cancro metastatico
del seno, la creatrice del blog e nota scrittrice Nancy
Stordhal metteva in evidenza “le dieci cose che
non vanno nel nastro rosa”. Era il 2012 e i media
rilanciarono subito l’intervento: a livello globale partì
una polemica, ancora non del tutto sopita, sull’utilità
effettiva della “madre di tutti i nastri”, fra critiche di
discriminazione verso altri tipi di tumore, eccesso
di ottimismo generalizzato senza distinzione fra casi
specifici, interessi di mero marketing e sessismo nei
confronti del carcinoma alla mammella maschile.
Comunque la si pensi, il simbolo del nastro rosa ha
innegabilmente contribuito a sciogliere il clima di
pudore esasperato, oggi impensabile, che aleggiava
in passato attorno al tema dei tumori del seno. Prima
non se ne parlava, se ne sapeva poco e niente, ergo
non ci si curava. L’equazione era letale. Persino il
più smaliziato dei detrattori riconosce l’importante
contributo delle campagne informative e di raccolta
fondi che si intensificano regolarmente in ottobre da
circa venticinque anni a questa parte. Molto è stato
fatto e molto ancora c’è da fare in termini di ricerca,
prevenzione, screening, diagnosi precoce, terapie e
vite salvate. Di certo, i risultati ottenuti nel tempo dal
“mese in rosa” continuano a dimostrare quanto il
giusto messaggio, accompagnato dal giusto simbolo,
influiscano positivamente sul bene comune.
Di recente è stata pubblicata l’ottava edizione del
rapporto I numeri del cancro in Italia 2018, scaricabile
in formato PDF dal sito www.aiom.it. Secondo il
rapporto, “si stima che nel 2018 verranno diagnosticati
in Italia circa 52.800 nuovi casi di carcinomi della
mammella femminile”, in aumento rispetto alle
rilevazioni dell’anno precedente, ma “si osserva una
Prevenzione
settembre/ottobre | 31
continua tendenza alla diminuzione della mortalità
per carcinoma mammario (-0,8% / anno), attribuibile
alla maggiore diffusione dei programmi di diagnosi
precoce e quindi all’anticipazione diagnostica e anche
ai progressi terapeutici”.
Sulla scia del rosa, il verde petrolio è diventato in epoca
più recente il colore del nastro emblema di un’altra
campagna importantissima per la salute delle donne:
la lotta al tumore dell’ovaio. Non è un caso che il mese
associato al verde petrolio sia il dirimpettaio settembre.
Oltre al seno, sono ovaio, endometrio (corpo
dell’utero) e cervice (collo dell’utero) le parti del corpo
prese di mira dai cosiddetti tumori femminili, nessuno
dei quali a sua volta trascurabile per incidenza e
mortalità. Sempre secondo il rapporto, infatti, per quel
che riguarda il solo tumore all’ovaio le diagnosi nel
2017 sono state 5.200, con 3.130 decessi nel periodo
di riferimento. Le diagnosi di tumore all’endometrio
(corpo dell’utero) hanno rappresentato il 5% delle
diagnosi totali di tumori femminili nel 2017. Per i
tumori alla cervice (collo dell’utero), correlati nel 70%
delle diagnosi effettuate all’infezione da HPV, i decessi
registrati nel periodo di riferimento costituiscono il 4%
dei decessi femminili per tumore.
Per evitare di perdersi fra i numeri e comprendere
meglio i tumori femminili nel complesso, Health Online
ha contattato il dottor Massimiliano Marziali,
ginecologo e specialista presso l’Health
Point Medical Care Eugheia, studio medico
polispecialistico con sede a Roma.
Innanzitutto, spiega il dottor Marziali, “non ci sono
correlazioni dirette tra i tumori dell’endometrio
(corpo dell’utero), della cervice (collo dell’utero) e
dell’ovaio, se non in rare sindromi genetiche come
la Sindrome di Linch, in cui esiste una correlazione
diretta tra carcinoma dell’endometrio, dell’ovaio,
della mammella e dell’intestino”. C’è, invece, “una
correlazione genetica importante tra il carcinoma
dell’ovaio e della mammella, legata alla mutazione
di due geni, il BRCA1 ed il BRCA2, responsabili della
ereditarietà di questi tumori”. In generale, “l’eziologia
è di tipo multifattoriale, quindi per tutti esiste una certa
familiarità”.
Parallelamente alla familiarità, è possibile delineare
in modo orientativo il rischio per fasce di età. Infatti,
prosegue il dottore, “ad esclusione di rare forme
tumorali, il carcinoma dell’ovaio è più frequente dai
55 ai 65 anni. Per il carcinoma dell’endometrio,
invece, esiste una forma meno aggressiva, il
carcinoma endometrioide, più frequente in età peri-
menopausale, mentre le forme più aggressive, quelle
non endometrioidi, si sviluppano circa 10 anni più
tardi. Infine il carcinoma della cervice è quello che più
frequentemente coinvolge le donne di giovane età, con
un range che va dai 35 ai 55 anni, in quanto associato
alle infezioni da Papilloma virus”.
Quali sono allora i sintomi da tenere sotto controllo?
La diagnosi precoce è fondamentale, sottolinea il
dottor Marziali, perché, “ad esclusione del tumore
della cervice non esistono metodi di screening. È
quindi essenziale per la donna sottoporsi a controlli
annuali con visita ginecologica, Pap test ed ecografia
pelvica”. Se “il carcinoma dell’endometrio può dare un
campanello d’allarme con perdite di sangue anomale,
il carcinoma dell’ovaio e della cervice sono più silenti
ed i sintomi appaiono in fase avanzata. Il carcinoma
della cervice è l’unico per il quale esiste uno screening
rappresentato dal Pap test, ormai quasi del tutto
soppiantato dall’HPV test: un esame semplice, poco
invasivo e con alta specificità, che può essere eseguito
in tutte le donne”.
La prevenzione è sicuramente la migliore terapia.
“La chirurgia”, spiega il dottore, “rappresenta un
approccio terapeutico efficace in particolare nelle fasi
precoci, eventualmente associate a chemioterapia e
radioterapia.Oggigiornoinoltresiassisteallacomparsa
di un nuovo spiraglio terapeutico rappresentato dalla
Target-Therapy che sfrutta anticorpi monoclonali che
attaccano direttamente le cellule maligne”.
Qualunque sia il colore del nastro, l’elemento chiave
nella lotta contro i tumori femminili risiede dunque
nell’effettuazione di controlli regolari e nella relazione
diretta con il ginecologo di riferimento: “La notizia di
una patologia maligna colpisce profondamente una
donna e la sua famiglia, soprattutto se in età giovane”,
conclude il dottor Marziali. “Pertanto è fondamentale
parlare con la paziente offrendo tutte le opzioni
terapeutiche in nostro possesso, mostrando i vari rischi
e benefici che ciò può comportare”.
32 | Health Online 27
di Nicoletta Mele
Anche l’occhio vuole la sua parte…
di prevenzione e cure
Intervista al prof. Filippo Cruciani, consulente del Polo Nazionale
per la Riabilitazione Visiva, nonché componente dell’ufficio di
Presidenza, della IAPB Italia Onlus
Il secondo giovedì di ottobre si è celebrata la
Giornata Mondiale della vista 2018, che rappresenta
un momento ideale per affermare l’importanza, la
prevenzione e la cura degli occhi.
In questo periodo, ancor di più che nel resto dell’anno,
nell’occhio del ciclone c’è la salute della vista, a cui è
comunque dedicato tutto il mese di ottobre.
Secondo l’OMS nel mondo ci sono 217 milioni
d’ipovedenti e 36 milioni di ciechi (per un totale di 253
milioni di disabili visivi). Ben 1,2 miliardi di persone
hanno bisogno d’occhiali e, tra l’altro, la miopia è in
forte aumento. Per questo è importante che tutti possano
accedere a un’assistenza oftalmica e a cure adeguate,
migliorando tra l’altro i propri comportamenti.
La salute della vista è un bene prezioso da preservare
sin da bambini.
La prevenzione passa attraverso abitudini corrette,
come quella di andare periodicamente dall’oculista e
seguire uno stile di vita sano, compresa l’esposizione
quotidiana alla luce naturale sin da piccoli.
Chi sono i principali nemici della vista e come difendere
i nostri occhi? Quando e ogni quanto è consigliato
rivolgerci ad uno specialista? Quali sono principali
difetti della vista?
La IAPB Italia onlus. Da quest’anno l’Agenzia italiana
porta avanti la campagna “Salva la vista” assieme alla
Società Oftalmologica Italiana (SOI), rivolta a chi non
si è mai sottoposto a una visita oculistica. Offre da
anni un’informazione a 360 gradi al fine di educare
la popolazione a controlli oculistici periodici per una
diagnosi precoce, per favorire l’accesso alle cure
tempestive e garantire agli ipovedenti le opportunità
offerte dalla riabilitazione visiva (www.iapb.it).
Health online ha intervistato il prof. Filippo Cruciani,
medico oculista, consulente del Polo Nazionale
Prevenzione
settembre/ottobre | 33
per la Riabilitazione Visiva della IAPB Italia
Onlus nonché componente del suo ufficio di
Presidenza.
Prof. Filippo Cruciani, a che età è consigliabile
la prima visita oculistica?
“Il prima possibile, comunque entro i tre anni. Dopo si
rischia di trovarsi di fronte a situazioni non recuperabili
(come l’occhio pigro)”.
Cosa prevede la prima visita e qual è il modo
per far sentire a proprio agio i piccoli pazienti?
“Normalmente si crede che sia impossibile visitare un
bambino piccolo perché non legge e non collabora.
Non è così. Da sempre – ma oggi più che mai –
l’oculista ha a disposizione strumenti che gli permettono
una valutazione completa sia dello stato refrattivo,
cioè della presenza di difetti di vista, sia dell’assenza
di patologie.
I bambini collaborano quasi sempre, anche perché
la visita oculistica con i suoi vari test stimola la loro
curiosità e può divenire per loro una sorta di gioco. I
genitori devono collaborare e non trasferire al bambino
la loro ansia. Qualche volta sono proprio loro che
rendono complicata la visita. Naturalmente l’oculista
deve adattarsi al singolo caso facendo ricorso alla sua
esperienza e professionalità”.
Nelbambino,maspecialmentenell’adolescente,
la visione prolungata da vicino potrebbe
favorire la progressione della miopia. Può
spiegare che cos’è la patologia e, se possibile,
come prevenirla?
“È una questione antica, che oggi ha assunto una
grande importanza perché un ragazzo su quattro
va incontro a questo difetto di vista che si chiama
miopia. Solo in Italia si stima che ci siano almeno 15
milioni di miopi. Si tratta di un comune vizio refrattivo
caratterizzato dal fatto che il fuoco di un oggetto che si
fissa non si forma sulla retina, bensì davanti. Ciò vuol
dire semplicemente che si vede tutto sfocato quando si
guarda da lontano. E basta una lieve miopia perché
ciò si verifichi e nella società di oggi ciò comporta
gravi disagi e la necessità di ricorrere agli occhiali.
Molto si discute sulle cause che portano alla miopia.
Su un punto tutti concordano: la visione prolungata
da vicino favorisce sicuramente la sua insorgenza e
progressione. Molti studi confermano che più si vive
all’aria aperta meno si diventa miopi. Influiscono
anche particolari condizioni ambientali come la scarsa
luminosità, l’abuso della luce artificiale, posture non
corrette, ecc.”.
In generale, da adulti, ogni quanto dobbiamo
farci controllare la vista? E a chi dobbiamo
rivolgerci?
“Bisogna rivolgersi sempre ed esclusivamente
all’oculista. In linea di massima, in assenza di sintomi
particolari una persona adulta potrebbe recarsi dal
medico oculista ogni due-tre anni. Tuttavia ogni caso
va valutato singolarmente e sarà l’oculista stesso a
stabilire la periodicità”.
Quali sono i principali difetti della vista?
“I tre vizi di refrazione sono la miopia (visione
sfocata da lontano), l’ipermetropia (le immagini
cadono a fuoco dietro la retina e ci può essere più
difficoltà ad accomodare da vicino) e l’astigmatismo
(minore nitidezza visiva a causa di una non perfetta
configurazione della superficie oculare). Una loro
correzione è molto importante per garantire una buona
34 | Health Online 27
visione, per evitare affaticamenti visivi e altri problemi
(ad esempio cefalea)”.
Chi sono i nemici della vista e quali sono i
sintomi più frequenti che necessitano una visita
dall’oculista?
“I ’nemici’ dei nostri occhi possono essere i più vari:
dai virus ai batteri (che possono causare congiuntiviti)
fino agli allergeni presenti nell’ambiente (alcuni pollini,
smog), passando per l’esposizione eccessiva alla forte
luce solare senza filtri. Un altro nemico è l’avanzare
dell’età: dopo i quarant’anni si diventa presbiti e dopo
i 65-70 anni il rischio di contrarre gravi patologie
degenerative è molto elevato (cataratta, degenerazione
maculare, glaucoma, retinopatia diabetica, ecc.)”.
I dispositivi tecnologici fanno parte del nostro
quotidiano. Qual è il giusto utilizzo di computer
e telefonini ed in che modo quindi preservare la
salute della vista?
“Computer, tablet e telefonini sono utilissimi e di per sé
non possono causare danni oculari a livello anatomico.
Tuttavia si potrebbe soffrire di affaticamento visivo se
non si fanno pause, se vengono utilizzati in cattive
condizioni di luce (ad esempio se ci sono troppi riflessi
sullo schermo) o se si tiene la testa troppo vicina
allo schermo. In ambienti di lavoro la legge italiana
prescrive quindici minuti di pausa ogni due ore. Bisogna
stare attenti soprattutto ai più giovani, che potrebbero
abusarne, specie nel periodo adolescenziale”.
Occhiali e lenti a contatto mensili e usa e getta.
Cosa ne pensa?
“Oggi gli occhiali fanno parte dell’habitus dell’uomo
moderno e sono facilmente accettati. Le lenti a contatto
danno una visione migliore specie quando il difetto di
vista è elevato. Sarà il singolo soggetto a scegliere
la correzione a cui ricorrere dopo un confronto
con l’oculista. La certificazione di quest’ultimo è
“obbligatoria” per poter usare le lenti a contatto. Le
lenti a contatto giornaliere sono da preferire [rispetto
a quelle mensili] perché garantiscono una migliore
igiene oculare e riducono il rischio di complicanze”.
Tutti possono utilizzare le lenti a contatto o ci
sono persone a cui sono fortemente sconsigliate?
“Non tutti possono portare lenti a contatto. In linea di
massima il loro impiego è sconsigliato a chi soffre di
occhio secco, a chi presenta patologie della superficie
oculare, a chi trascorre molte ore al giorno di fronte al
computer senza ricorrere a una buona idratazione con
lacrime artificiali e a chi non può garantire un’attenta
igiene oculare”.
L’infezionedenominatacheratitedaAcanthamoeba
provoca l’infiammazione della superficie anteriore
dell’occhio e sarebbero a rischio, in particolare, le
persone che portano le lenti a contatto. E’ così?
Quali sono le conseguenze? E come evitare di
contrarre la malattia?
“Sì, le persone che portano lenti a contatto sono
più a rischio ma solo se non praticano una corretta
manutenzione delle lenti ossia, se non rispettano le
regole igieniche per il loro uso (ad esempio non bisogna
mai ricorrere all’acqua corrente per sciacquarle o
per conservarle perché può essere contaminata dal
batterio). La cheratite da Acanthamoeba è una grave
infezione oculare difficile anche da diagnosticare. Le
conseguenze possono essere gravi fino a casi severi
e debilitanti. Come già detto, sono fondamentali le
buone condizioni igieniche.
In ogni caso di fronte ad un arrossamento oculare,
dolore, sensazione di corpo estraneo, secrezione è
importante togliere immediatamente le lenti a contatto,
non gettarle via, ma conservarle con il loro contenitore
e liquido di lavaggio: tutto ciò è molto utile per
un’eventuale ricerca del germe responsabile”.
Come prendersi cura dei nostri occhi? I suoi
consigli…
“La prevenzione è fondamentale, non solo per chi ha
malattie oculari in famiglia, ma anche per tutti gli altri
cittadini. Fare visite periodiche è importante, senza
però esagerare. L’importante è avere un oculista di
fiducia: sarà lui a stabilire la periodicità dei controlli,
dare i consigli più appropriati nonché la correzione e
le terapie adeguate.
È importante alimentarsi in modo vario e sano, non
fumare e non esporsi alla luce solare forte senza mettere
occhiali da sole (soprattutto d’estate o, comunque,
quando c’è molto riverbero). Se si trascorrono molte
ore di fronte a uno schermo è importante fare delle
pause regolari e, naturalmente, mettere sempre
eventuali occhiali correttivi prescritti da un medico
oculista. Infine bisogna evitare l’autodiagnosi e il fai-
da-te dopo aver letto informazioni sparse su internet
scritte da fonti poco attendibili”.
settembre/ottobre | 35
36 | Health Online 27
di Silvia Terracciano
Cura di capelli, pelle e unghie
Salute e benessere
Capelli, pelle e unghie possono indicare molto di una
persona compreso il suo stato di salute. Vanno curati
con costanza sia con prodotti specifici, che con una
corretta alimentazione, ricordandosi che vitamine e
Sali minerali sono indispensabili in ogni stagione, ma
soprattutto in inverno dove lo stress climatico li mette
a dura prova.
Capelli e unghie sono costituiti in gran parte
da cheratina e cisteina per questo è importante
consumare cibi vegetali ricchi di sali minerali. Frutta
e verdura di stagione ricche di vitamine, ma anche
cereali integrali come riso, farro e orzo.
Questi cibi possono aiutare a mantenere capelli e
unghie in buona salute.
Miglio e legumi sono ottimi per nutrire i capelli.
Proprio col miglio vengono realizzati integratori da
assumere per rinforzarli e nutrirli.
Da non dimenticare la frutta secca ed i semi, ricchi di
vitamine, minerali, omega 3 e 6.
La salute di unghie e capelli è anche mantenuta dal
consumo di alimenti ricchi di ferro, di calcio, di zolfo,
silicio e zinco.
Quando sulle unghie compaiono quelle fastidiose
macchioline bianche è indice di carenza di vitamine
del gruppo B, mentre se compaiono strisce verticali vi
è una carenza di ferro.
Pertanto sarà necessario rivedere l’alimentazione e
assumere un integratore specifico.
settembre/ottobre | 37
Le diete troppo restrittive influiscono negativamente
sulla salute di capelli, pelle e unghie.
Non solo le diete drastiche ma anche i trattamenti ai
capelli come il colore o alle unghie come la copertura
gel.
Senza dimenticare i prodotti aggressivi, utilizzati ogni
giorno, che entrano in contatto con pelle e unghie e li
indeboliscono, ovvero i detersivi per le pulizie.
Inoltre le malattie come alopecia, psoriasi, onicomicosi
sono patologie che rendono l’aspetto di capelli, pelle
e unghie poco gradevole e fanno sentire a disagio.
Oltre all’alimentazione si può ricorrere anche ai
rimedi naturali, pratici da assumere, per la cura di
capelli, pelle e unghie.
Rimedi naturali per capelli, pelle e unghie
La natura offre diversi rimedi per la cura di capelli,
pelle e unghie alcuni cosiddetti “rimedi della nonna”
altri fitoterapici.
Tè verde ricco di antiossidanti che riducono gli effetti
negativi dei raggi UV sulla pelle ed agiscono contro
la caduta dei capelli e degli strati superficiali delle
unghie.
Olio extra vergine di oliva ricco in contenuto di
acidi grassi essenziali e vitamina E che lo rendono
un ottimo ricostituente naturale per fare impacchi ai
capelli, rendere la pelle morbida, liscia ed elastica
ma anche per nutrire le unghie. È possibile utilizzarlo
puro, come lo avete in casa, o si trovano prodotti
a base di olio extra vergine di oliva nei negozi
specializzati pronti per l’applicazione e che non
richiedono eventuale risciacquo.
Olio di cocco un prodotto naturale per eccellenza
che contiene acidi grassi a catena medica dall’azione
idratante e riparatrice. Ricco di antiossidanti e nutrienti
che aiutano a combattere l’invecchiamento precoce di
capelli, pelle e unghie. Si trova in commercio anche il
burro di cocco ideale per fare gli impacchi ai capelli.
Aceto di mele che ha proprietà antisettiche,
antibatteriche e antinfiammatorie utili per evitare la
proliferazione di germi e lieviti sulle unghie e sulla
pelle. Sui capelli viene utilizzato per renderli più lucidi.
Inoltre equilibra il pH naturale della cute.
Equiseto ricco di Sali minerali ottimo quindi come
remineralizzante, la sua assunzione aiuta a rafforzare
le unghie evitandone la rottura facile, stimola la
crescita dei capelli ed è utile per limitarne la caduta.
Sulla pelle invece agisce contrastando gli inestetismi
dovuti alle smagliature e alla cellulite oltre a favorire
la naturale rigenerazione dei tessuti superficiali.
Serenoa Repens o palma nana combatte e
previene la caduta dei capelli del sesso maschiale,
contrastando l’azione dell’ormone responsabile
dell’alopecia androgenetica.
Ortica ricca di vitamina A, C e del gruppo B oltre che
di minerali quali zolfo, zinco, rame, calcio e potassio
utili per rinforzare i capelli e prevenirne la caduta.
Adatta anche quando i capelli appaiono fragili e
privi di vita. Inoltre è risaputo come combatta anche
capelli grassi e forfora.
Olio di Borragine ricco in acidi grassi polinsaturi
Omega 6 dal potere antiossidante e antinfiammatorio
utile per il trattamento di alcune problematiche della
pelle.
Inoltre è necessario sempre bere molta acqua
perché capelli, pelle e unghie hanno bisogno di
essere mantenuti idratati.
38 | Health Online 27
di Marilena Falcone
Manuka, il miele terapeutico
Salute e benessere
Che il miele sia un toccasana per qualunque male
di stagione lo sapevano già le nonne. Dalla tosse al
mal di pancia, dalle bruciature alle ferite ostinate, un
cucchiaino di miele da mandar giù o da spalmare
localmente era la soluzione per tutto.
Questa credenza ha un solido fondamento scientifico.
Come illustrato in The Nature and Composition of Honey
e in innumerevoli altri articoli e studi pubblicati da Peter
Molan, professore di biochimica nonché fondatore e
direttore della Honey Research Unit della University of
Waikato in Nuova Zelanda, sono diversi i fattori che
determinano la capacità antibatterica del miele:
•	 contenuto di zuccheri, grado di acidità ed effetto
osmotico che impediscono la proliferazione dei batteri;
•	 presenza di proteine e peptidi della pappa reale
con effetto antibiotico;
•	 soprattutto, percentuale di perossido di idrogeno
(acqua ossigenata, il disinfettante per eccellenza).
Esiste una varietà di miele, però, più potente di tutti
gli altri: è il miele di Manuka, derivato dalla pianta di
Leptospermum scoparium che cresce spontaneamente
in Nuova Zelanda: Manuka è infatti il termine maori
usato per indicare l’albero dai tipici fiori bianchi.
Questo miele è caratterizzato dalla attività non
perossidica, cioè la capacità unica di mantenere il
proprio potere antibatterico anche aggiungendo la
catalasi, l’enzima che distrugge il perossido di idrogeno.
L’attività non perossidica dipende dalla presenza dei
cosiddetti marcatori essenziali: l’azione congiunta di
queste sostanze, esclusive del miele di Manuka, è tale
che, in base alla loro quantità e proporzione, diventa
possibile etichettare il miele come terapeutico. Agli
studi del professor Molan se ne sono aggiunti molti altri
nel tempo, in gran parte raccolti nella pubblicazione
Therapeutic Manuka Honey: No Longer So Alternative
(Frontiers of Microbiology).
Il documento evidenzia in particolare gli svariati campi
di applicazione ed efficacia del miele di Manuka:
•	 Infezioni cutanee anche croniche, incluse quelle
dovute a funghi e soprattutto al temuto stafilococco
aureo resistente a meticillina (SARM), ulcere
diabetiche, ustioni, ferite, anche in presenza di biofilm
•	 Infezioni gastrointestinali, reflusso esofageo,
gastrite, ulcera peptica, dovute sia a candidiasi
che a H. pylori
•	 Psoriasi, rosacea, acne, eczemi
•	 Tosse, raffreddore, influenza, mal di gola e
affezioni del cavo oro-faringeo e delle mucose
•	 Miglioramento complessivo della funzionalità del
sistema immunitario, poiché distrugge i batteri
nocivi presenti nel tratto gastrointestinale
Sono inoltre in corso studi, che richiedono ulteriori
approfondimenti, sulla possibilità di controllare la
crescita delle cellule cancerose e delle metastasi
e di alleviare gli effetti collaterali indotti da radio- e
chemio-terapia.
settembre/ottobre | 39
A seguito della pubblicazione e condivisione di questa
e altre ricerche analoghe, come prevedibile il miele
di Manuka ha vissuto e sta tutt’ora vivendo un boom
a livello mondiale, con esportazione di piante di
Leptospermum scoparium anche in zone non idonee
alla produzione. Nel tentativo di regolamentare la
situazione ed evitare abusi e false promesse al pubblico,
negli anni sono stati proposti criteri di classificazione
via via scartati o approvati ufficialmente anche a
livello governativo, a partire dalla Nuova Zelanda.
A prescindere dai prodotti specifici per l’uso clinico
e ospedaliero, che seguono canali di distribuzione
dedicati, è oramai possibile reperire vasetti di miele
di Manuka presso molte farmacie e parafarmacie. Per
orientarsi fra gli scaffali, è necessario saper distinguere
gli standard riconosciuti per la definizione di purezza,
qualità e grado terapeutico:
•	 UMF®
(Unique Manuka Factor®):
è il marchio registrato dalla UMF
Honey Association e attualmente
considerato lo standard
internazionale principale. Il valore
UMF rappresenta il contenuto
complessivo di tre dei marcatori
chiave precedentemente
citati (metilgliossale,
idrossimetilfluoruro e leptosina),
e deve essere rigorosamente
riportato sull’etichetta.
•	 MGS™ (Molan Gold Standard™):
è il marchio registrato
definito dallo stesso professor
Molan, che misura in modo
standardizzato e riconosciuto a
livello internazionale il contenuto
dei marcatori metilgliossale,
idrossimetilfluoruro, DHA e tutina,
presenti solo in alcune varietà di
miele di Manuka specifiche della
Nuova Zelanda. Ogni vasetto di
miele di Manuka certificato MGS
contiene sul retro un numero di
serie che consente di rintracciare
i vari alveari di produzione in
Nuova Zelanda.
•	 MGO™: è la classificazione,
per alcuni meno completa ma
comunque presente in qualche
marchio storico di miele, basata
sul contenuto in mg del solo
metilgliossale (MGO) per kg di
miele.
I numeri che quantificano UMF e Molan Gold Standard
sono equiparabili. La classificazione del miele di
Manuka in base ai tre standard è la seguente:
•	 Miele da tavola:
	 UMF 5+ => MGS 5+ => MGO 30+
•	 Miele a potere terapeutico basso:
	 UMF 10+ => MGS 10+ => MGO 100+
•	 Miele a potere terapeutico medio:
	 UMF 15+ => MGS 15+ => MGO 250+
•	 Miele a potere terapeutico elevato:
	 UMF 20+ => MGS 20+ => MGO 400+
•	 Miele a potere terapeutico molto elevato:
	 UMF 25+ => MGS 25+ => MGO 550+
•	 Miele per uso specialistico:
	 UMF 30+ => MGS 30+ => MGO 850+
Nella pratica quindi, in che modo è opportuno utilizzare
il miele di Manuka per trarne il massimo beneficio?
Come suggerisce nella pagina Web www.myersdetox.
com la nutrizionista diagnostico-funzionale statunitense
Wendy Meyers, autrice di un seguitissimo canale
YouTube, è possibile assumere il miele di Manuka per
via orale o applicarlo localmente, secondo i dosaggi di
seguito raccomandati.
PER VIA ORALE:
•	 1-2 cucchiaini al giorno di miele UMF 10+ per
rinforzare il sistema immunitario in generale
•	 1-3 cucchiaini al giorno di miele UMF da 15+
a 25+ per affezioni dell’apparato digerente e del
sistema respiratorio
APPLICAZIONE TOPICA:
•	 Ferite e ustioni: miele UMF 20+ o superiore
applicato abbondantemente ogni 12 ore coprendo
con garza sterile asciutta e opportuno bendaggio.
•	 Rosacea, eczemi, psoriasi o acne: miele UMF 15+
o superiore applicato sulla zona interessata, in
seguito adeguatamente bendata, lasciando agire
per un’ora al giorno (Nota: il miele può risultare
irritante sulle pelli delicate).
Èdunquepossibileconcludereche,amenodiparticolari
condizioni quali allergie o diabete, il miele di Manuka
è davvero un toccasana. Essendo molto potente (oltre
che costoso), non è necessario eccedere nel grado
terapeutico per ottenere i risultati desiderati. Un unico
accorgimento: non lasciarlo sciogliere nelle bevande
calde quali tè, camomilla o latte, come verrebbe
spontaneo fare con qualunque altro miele, soprattutto
in caso di tosse o raffreddore: il calore riduce o azzera
l’attività non perossidica dei suoi componenti. È meglio
assumerlo in forma di cucchiaini o, in alternativa,
spalmato sul pane: ha un sapore molto caratteristico,
dolce e pungente, tipico dei mieli più scuri.
40 | Health Online 27
di Alessia Elem
Depressione invernale:
mito o realtà?
Psicologia
Arriva l’inverno e ci si sente più tristi. E a volte
depressi. Conosciuta in inglese con il nome Seasonal
Affective Disorder (SAD), il disordine affettivo
stagionale colpisce fino ad una persona su dieci.
Quali sono i rimedi per combatterlo? Ne parliamo
con il Dr. Giuseppe Iannone, psicologo clinico e
neuropsicologo.
Iannone, cos’è il disturbo affettivo stagionale?
“Il disturbo depressivo maggiore con andamento
stagionale, conosciuto come disturbo affettivo stagionale
(SAD), è caratterizzato da sintomi quali tristezza,
affaticamento, ipersonnolenza, iperfagia, confusione,
ansia, difficoltà di attenzione, desiderio di carboidrati,
aumento di peso e perdita di libido, che si manifestano
nei mesi autunnali/invernali e che regrediscono
spontaneamente con l’arrivo della bella stagione”.
Ma non è forse vero che siamo tutti un po’
più pigri nei mesi freddi? Come distinguere
il disturbo affettivo stagionale da uno stato di
letargia?
“I cambi di stagione possono indurre diversi effetti sul
nostro umore. In autunno e in inverno i giorni più
brevi e le temperature più basse possono associarsi in
alcuni soggetti a sintomi quali quelli appena descritti.
Un numero significativo di individui è influenzato
negativamente dal
cambiamento delle
stagioni pur non
sviluppando un
disturbo affettivo
stagionale (SAD).
Per distinguere il
SAD da un normale
calo dei livelli di
energia nei mesi
più freddi possiamo
immaginare un
continuum: ad un
estremo troviamo
un leggero disagio e
un funzionamento meno efficiente nei mesi invernali.
Al lato opposto del continuum troviamo invece il
disturbo affettivo stagionale (SAD), caratterizzato
da una sintomatologia più grave, dalla presenza di
un maggior numero di sintomi e da un significativo
disagio o interferenza con il lavoro, la scuola e le
consuete attività sociali”.
Quanto è frequente il disturbo affettivo
stagionale?
“L’incidenza del disturbo affettivo stagionale (SAD)
nella popolazione generale è del 4-10%, ed è più
prevalente nelle donne che negli uomini”.
Quali sono le cause del disturbo affettivo
stagionale?
“L’esatto meccanismo con cui i sintomi si associano ai
cambiamenti stagionali non è completamente noto.
Un dato a favore di una causa genetica del disturbo
è la tendenza al SAD a verificarsi più spesso nei parenti
di coloro che soffrono del disturbo. Un secondo filone
di ricerca fornisce indicazioni per una “teoria della
latitudine”, per cui una diminuzione dell’esposizione
alla luce solare in inverno aumenterebbe il rischio di
SAD. Per esempio, le persone provenienti da latitudini
meridionali che si spostano verso nord possono avere
un aumentato rischio di disturbo affettivo stagionale
(SAD), anche se, nel tempo, alcuni di questi individui
sviluppano una tolleranza ai cambiamenti stagionali.
Studi di popolazioni hanno scoperto un possibile
adattamento genetico alla scarsa illuminazione
dell’inverno nel nord artico nei nativi islandesi.
Un terzo filone di ricerca ipotizza che la sintesi
anomala della melatonina possa essere
responsabile del SAD: sembrerebbe che gli individui
affetti da SAD abbiano un esordio notturno ritardato
della secrezione di melatonina e livelli di melatonina
più alti durante il giorno in inverno, rispetto a individui
senza SAD. Oltre alla melatonina, però, anche i livelli
di altri ormoni (come il cortisolo), e la temperatura
notturna del corpo, sono alterati in individui con SAD.
Una quarta ipotesi indica che bassi livelli cerebrali
settembre/ottobre | 41
di serotonina possano contribuire ai sintomi di SAD. Il
desiderio di carboidrati rappresenterebbe un tentativo
di aumentare il livello di serotonina. Tristezza, ansia,
desiderio di carboidrati, ipersonnia, ecc., sono infatti
tutti sintomi associati a una mancanza di carboidrati
nell’organismo”.
Esistono trattamenti “naturali” per il disturbo
affettivo stagionale?
“Svolgere regolare esercizio fisico è il metodo non
invasivo e naturale che sembra dare buoni risultati
nel migliorare l’umore, rinvigorire il fisico e ridurre
la fame di carboidrati. La mancanza di esercizio
fisico, infatti, riduce il flusso di endorfine nel corpo
(le endorfine sono neurotrasmettitori che inducono
euforia). È sufficiente una camminata all’aria aperta
per un’ora al giorno per avvertire i benefici dell’attività
fisica sul nostro umore.
Una dieta equilibrata a base di proteine magre,
verdura e tanta acqua previene squilibri di zuccheri
nel sangue, i quali possono influire negativamente
sull’umore.
Evitare l’isolamento sociale, dato dalla naturale
tendenza a chiuderci in casa quando fa freddo,
andando a trovare gli amici, o anche alzando la
cornetta del telefono per sentire qualcuno, è un
ottimo aiuto per alleviare i sintomi del SAD.
E per chi è impossibilitato a muoversi da casa, la
terapia della luce (o light therapy) è una valida
alternativa che produce benefici in sette pazienti su
dieci e che non presenta effetti collaterali. È sufficiente
che ci si sieda, ogni giorno, per una ventina di minuti,
a circa 50 cm da apposite lampade (che si trovano in
commercio) che simulano la luce del sole. Attraverso
il nervo ottico la luce regolarizzerebbe i livelli di
melatonina e serotonina e il ciclo sonno-veglia.
L’Erba di San Giovanni (Hypericum perforatum)
migliora i sintomi di affaticamento, depressione, ansia,
letargia, appetito, libido, e insonnia. L’erba di San
Giovanni comunque può interagire negativamente
con alcuni farmaci, quindi va sempre presa sotto
stretto controllo medico.
Infine, il supporto psicologico può produrre un
significativo miglioramento della sintomatologia: lo
psicologo può aiutare la persona a pianificare una
serie di attività piacevoli da portare avanti anche
nei mesi invernali, a seguire una dieta bilanciata,
a mantenere alta la motivazione nel fare sport e a
limitare l’isolamento sociale”.
42 | Health Online 27
di Silvia Terracciano
Quali cibi contengono
i principi nutritivi utili per
affrontare l’inverno?
Alimentazione
L’arrivo dell’inverno richiede necessariamente di
sostenere le difese immunitarie dell’organismo.
Questo per restare in salute e rispondere agli stimoli
esterni nel miglior modo possibile, compresi virus e
batteri.
Oltre all’assunzione di rimedi naturali come i fitoterapici
e una buona integrazione di probiotici e prebiotici è
necessario curare anche l’alimentazione.
I cibi contengono i principi nutritivi per affrontare
l’inverno in salute.
Scopriamo insieme quali sono questi alimenti!
Cominciamo col dire che è meglio non consumare
troppi lipidi, in particolare quelli di origine animale,
ma preferire cibi proteici favorendo quelli di origine
vegetale.
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  • 1. Il periodico di informazione sulla Sanità Integrativa HEALTH settembre/ottobre 2018 - N°27 Quando l’innovazione e la medicina si incontrano: impianto di una protesi in titanio 3D al Rizzoli di Bologna su una giovane donna podio per Mutua MBA Migliori in Italia, Campioni del Servizio 2018/2019 “physio” Arriva l’app che ti mette in contatto con il fisioterapista più vicino a te RUBRICHE Attualità Bambini tecnologia e salute prevenzione salute e benessere Psicologia alimentazione
  • 2. “La salute non è tutto ma senza salute tutto è niente” Arthur Schopenhauer
  • 3. Il nostro paese è stato uno dei primi al mondo ad introdurre, già prima della seconda guerra mondiale ma soprattutto dopo la fine della guerra stessa un modello di sistema sanitario nazionale che consentisse a tutti i cittadini di godere gratuitamente delle prestazioni sanitarie in senso esteso, cioè comprendenti visite mediche, ricoveri, interventi chirurgici, medicine, esami diagnostici. Questo modello è stato in vigore, nella forma più estesa, fino ai primi anni ’90, quando già si iniziava a valutare, su incontestabili basi scientifiche e statistiche, che l’evoluzione della popolazione non avrebbe consentito al modello di reggersi a lungo. Infatti tale modello per reggersi da un punto di vista economico necessita che le persone che versano i contributi per il sistema sanitario siano in numero maggiore di coloro che utilizzano le prestazioni pagate con tali contributi. L’importante incremento che l’età media della popolazione iniziava ad avere all’epoca e che poi, nel corso degli ultimi anni, si è ulteriormente ampliato, dimostrava che difficilmente ci sarebbe stata la possibilità di avere per lungo tempo un numero maggiore di cittadini attivi rispetto a quelli non attivi (minori, disoccupati, anziani, malati). Inoltre fin dalla fine del 1800 i lavoratori avevano iniziato ad organizzarsi per proteggersi in modo mutualistico e reciproco da eventuali problematiche sanitarie creando le società generali di mutuo soccorso che poi, una volta nato il sistema sanitario nazionale, si specializzarono non più a sostituire la sanità pubblica ma ad integrarla. Peraltro anche le aziende avevano iniziato già negli anni 60 del secolo scorso ad organizzare delle forme sanitarie integrative per i propri dipendenti con la creazione delle casse di assistenza sanitaria. Di fatto il sistema sanitario italiano era di esempio nel mondo per la propria capacità di assistere i propri cittadini con un sistema sanitario nazionale omnicomprensivo e rivolto a tutti nonché affiancato dalle mutue e dalle casse per esigenze specifiche ed integrative dei lavoratori. In quei primi anni ’90 la visione sociale e politica, fondata sulle considerazioni statistiche sopra esposte nonché dalla prospettiva che l’evoluzione della scienza medica avrebbe richiesto sempre maggiori investimenti e che lo sviluppo tecnologico avrebbe richiesto l’acquisto di sempre più evoluti strumenti di diagnosi ed analisi, determinò che la spesa sanitaria non avrebbe potuto essere sostenuta integralmente dallo stato e diede vita ai fondi sanitari. Questa scelta fece sì che il nostro paese potesse rimanere all’avanguardia del mondo con un modello di sanità in grado, tramite la mano pubblica e lo strumento della mutualità, di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini. A seguire, negli anni successivi, il modello realizzato tramite, da un lato, un sistema di assistenza sanitaria pubblica sempre più focalizzato ad assistere le fasce più deboli della popolazione e, dall’altro lato, un sistema di assistenza integrativa basato sul meccanismo della mutualità tramite enti senza scopo di lucro quali Fondi Sanitari, Casse di Assistenza e Società Generali di Mutuo Soccorso, è stato giuridicamente, fiscalmente, economicamente, legislativamente, confermato e rafforzato da tutti i governi che si sono succeduti a prescindere dal loro colore politico. Oggi, quindi, nel nostro paese abbiamo un Sistema Sanitario Nazionale che andrà efficientato, dovrà essere soggetto ad un forte revisione per l’eliminazione degli sprechi, dovrà essere meglio organizzato ma avrà sempre di più il compito di dedicarsi alle fasce della popolazione economicamente più deboli ed abbiamo un modello di sanita integrativa realizzato tramite gli enti preposti che andrà innovato e sviluppato, ma sicuramente abbiamo un sistema complessivo di protezione sanitaria per i cittadini che ha un valore sociale, economico, umano difficilmente riscontrabile in molti altri paesi. In conclusione il nostro paese, che è sempre stato all’avanguardia nel mondo per il valore sociale del proprio modello di copertura sanitaria, lo è ancora e con pochi ulteriori sforzi mirati all’efficienza ed all’efficacia potrà dimostrare ed essere di esempio per tutti i paesi perché, siamo convinti, la strada italiana è quella giusta. Milanese, ho maturato un’esperienza ultraventennale nel settore assicurativo e finanziario,occupandomi sia dei prodotti che del marketing e dello sviluppo commerciale, fino alla direzione di compagnie assicurative, nazionali ed estere. Nel 2005 sviluppo un progetto di consulenza estrategia aziendale che ha consentito di operare con i maggiori player del settore assicurativo per realizzare piani strategici di sviluppo commerciale. Dal 2009 mi occupo di Sanità Integrativa, assumendo la carica di Presidente ANSI, Associazione Nazionale Sanità Integrativa e Welfare, e contestualmente di Health Holding Group, importante realtà del settore. Dal 2016 sono presidente di Health Italia, una delle più grandi realtà nel panorama della Sanità Integrativa Italiana e società quotata in Borsa sul mercato AIM Italia. Editoriale a cura di Roberto Anzanello
  • 4. HEALTH periodico bimestrale di informazione sulla Sanità Integrativa Anno 5° - settembre/ottobre 2018 - N°27 Direttore responsabile Nicoletta Mele Direttore editoriale Ing. Roberto Anzanello coordinamento generale Anna Mastropietro Comitato di redazione Alessandro Brigato Michela Dominicis Mariachiara Manopulo Giulia Riganelli Hanno collaborato a questo numero Beatrice Casella Alessia Elem Marilena Falcone Giuseppe Iannone Alessandro Notarnicola Silvia Terracciano Direzione e Proprietà Health Italia SpA c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 00060 - Formello (RM) www.healthitalia.it Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte può essere riprodotta in alcun modo senza permesso scritto del direttore editoriale. Articoli, notizie e recensioni firmati o siglati esprimono soltanto l’opinione dell’autore e comportano di conseguenza esclusivamente la sua responsabilità diretta. iscritto presso il Registro Stampa del Tribunale di Tivoli n. 2/2016 - diffusione telematica n.3/2016 - diffusione cartacea 9 maggio 2016 Idea grafica Area 51 Srl impaginazione Giulia Riganelli immagini © Fotolia Tiratura 103.283 copie Scarica Health Online in versione digitale su www.healthonline.it Se non vuoi perderti neanche una delle prossime uscite contattaci via email a info@healthonline.it e richiedi l’abbonamento gratuito alla rivista, sarà nostra premura inviarti via web ogni uscita. Per la tua pubblicità su Health Online contatta mkt@healthonline.it
  • 5. Alzheimer, settima causa di morte. La presidente della Federazione italiana: “Da pochi anni ci sentiamo considerati” Lea va a scuola. Piena inclusione scolastica degli alunni con sindrome di Down Intervista a Antonella Falugiani, presidente CoorDown Onlus Ripresa delle attività sportive anche per i più piccoli Intervista al dott. Paolo de Stefanis, Health Point Medical Care Eugheia mamma, che fatica la scuola! 18 16 14 06 10 22 26 40 30 36 38 32 44 46 42 Migliori in Italia, Campioni del Servizio 2018/2019: podio per Mutua MBA Intervista a Luciano Dragonetti, consigliere di amministrazione di Mutua MBA Quando l’innovazione e la medicina si incontrano: impianto di una protesi in titanio 3D al Rizzoli di Bologna su una giovane donna Arriva “Physio” l’app che ti mette in contatto con il fisioterapista più vicino a te Depressione invernale: mito o realtà? flash e eccellenze italiane dal mondo l’angolo della poesia Non solo rosa: l’importanza della prevenzione nei tumori femminili Intervista al dott. Massimiliano Marziali, Health Point Medical Care Eugheia Cura di capelli, pelle e unghie Manuka, il miele terapeutico Quali cibi contengono i principi nutritivi utili per affrontare l’inverno? Anche l’occhio vuole la sua parte…di prevenzione e cure Intervista al prof. Filippo Cruciani, consulente del Polo Nazionale per la Riabilitazione Visiva, nonché componente dell’ufficio di Presidenza, della IAPB Italia Onlus Attualità Bambini In evidenza Tecnologia e salute Psicologia Alimentazione Prevenzione Salute e benessere Special indice
  • 6. 06 | Health Online 27 Quanti uomini e quante donne convivono con l’Alzheimer? La risposta fa rumore, non è silenziosa: in tutto il mondo sono circa 50 milioni i soggetti che sbiadiscono i ricordi ritrovandosi tutto a un tratto da soli. Il dato preoccupante è che la popolazione delle persone affette da demenza, cioè con danni irreversibili alle cellule cerebrali, si espande a macchia d’olio e solo da pochi anni il mondo, la società, ha dimostrato di coglierne l’importanza. “Il movimento che c’è in tutto il mondo verso le persone con demenza sta esplodendo. La stampa può fare di tutto per far capire alla gente che il cambiamento culturale è in atto”. Lo afferma Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia, la maggiore organizzazione nazionale non profit dedicata alla promozione della ricerca medica e scientifica sulle cause, la cura e l’assistenza per la malattia di Alzheimer e la demenza, al supporto e al sostegno dei malati e dei loro familiari, alla tutela dei loro diritti, alla partecipazione alla programmazione della politica sanitario-sociale. Presidente quante realtà riunisce la Federazione? “Sono circa 47 associazioni, da Trento alla Calabria, che si occupano di demenza operando a livello nazionale e locale per creare una rete di aiuto intorno ai malati e ai loro familiari. La Federazione è rappresentante per l’Italia dell’Alzheimer’s Disease International, la federazione internazionale delle 84 associazioni Alzheimer nazionali che supportano le persone con demenza e i loro familiari nei rispettivi Paesi”. Da quando lei ne è alla guida? “Da sempre. Dapprima ho creato Alzheimer Milano e nel 1993 abbiamo dato vita alla Federazione Alzheimer Italia per dare completa indipendenza a tutte le associazioni”. In 25 anni di storia, la Federazione ha sviluppato servizi e progetti per i familiari dei malati e per di Alessandro Notarnicola Alzheimer, settima causa di morte. La presidente della Federazione italiana: “Da pochi anni ci sentiamo considerati” Gabriella Salvini Porro Attualità
  • 7. settembre/ottobre | 07 gli operatori del settore. Che cosa accade? “Mi soffermerei non tanto su cosa accade quanto su cosa è necessario fare per abbattere del tutto l’esclusione di tutti i malati di demenza che oggi sono oltre 1 milione e duecentomila. Occorre sapere che la malattia di Alzheimer occupa il 60% di tutte le demenze e restarne coinvolto non è solo il malato ma l’intero nucleo famigliare. È questa la ragione per cui andrebbero adottate politiche di socializzazione più efficaci”. Qual è dunque la situazione oggi? “Nel 2017 è stato approvato il ‘Piano globale della demenza 2017-2025’. Questo documento dà come priorità di salute pubblica la demenza e si pone l’obiettivo di creare ‘demenze friendly community’ che sono, è vero, palliative, ma rendono i malati meno soli. In questo senso innovazione, ricerca e sistemi sanitari si incontrano. La ricerca deve essere maggiormente finanziata e l’innovazione deve porre al centro le persone con demenza e inventare alternative per poter offrire una qualità di vita migliore”. Lo Stato dell’arte della ricerca sulla demenza. È questo invece il Rapporto Mondiale 2018... “Esattamente. Nel corso della 25esima Giornata Mondiale Alzheimer, la Federazione Alzheimer Italia ha presentato questo Rapporto Mondiale che offre una panoramica della situazione attuale della ricerca nel campo delle demenze, indagando quali siano le effettive azioni intraprese, le speranze, gli ostacoli”. Cosa evidenzia? “Ogni 3 secondi nel mondo una persona sviluppa una forma di demenza. A livello globale la demenza colpisce 47 milioni di persone. In Italia si stimano 1.241.000 casi. Si pensi che solo nel 2018 la demenza è diventata una malattia da mille miliardi di dollari e la settima causa di morte in tutto il mondo e non esiste ancora una cura. Molti Paesi inoltre non sono ancora dotati di strumenti diagnostici adeguati, di facile accesso agli studi clinici, di medici e ricercatori specializzati. Come già rivelava il Rapporto Mondiale Alzheimer 2016, la maggior parte delle persone con demenza nel mondo deve ancora ricevere una diagnosi, oltre a
  • 8. 08 | Health Online 27 un’assistenza sanitaria completa e continua”. Quali sono i servizi che offrite ai malati e alle loro famiglie? “Diversi. Il primo è stato il Pronto Alzheimer, un numero di telefono al cui servizio ci sono volontari e professionisti che aiutano chi chiede un aiuto. A questo si sono aggiunte le consulenze psicologiche sociali e legali gratuite. Spesso infatti le famiglie incontrano difficoltà legali, infine la terapista occupazionale che opera a domicilio solo a Milano”. Il dentista invece? “L’assistenza odontoiatrica è un altro dei nostri servizi: il malato è una persona come un’altra. Queste persone spesso non riescono a comunicare e provano dolore. D’altra parte non tutti i dentisti se la sentono di seguire persone così complesse. Abbiamo quindi pensato di fare un accordo con i professionisti dell’ospedale Sacco di Milano. La prima visita è a domicilio”. Quali i progetti di ricerca in atto? “Ne abbiamo in ballo tre e tutti hanno un unico scopo: modificare l’approccio. Il primo riguarda le ‘Comunità amiche delle persone con demenza’ che dal 2016 sono diventate 14 in tutta Italia. Si tratta di progetto molto ambizioso perché bisogna fare in modo che queste persone con demenza siano comprese e sostenute per contribuire alla vita della propria comunità. La prima è nata ad Abbiategrasso, nel milanese, nel 2016 seguendo l’esempio dei Paesi anglosassoni e del Giappone. Avevamo già un rapporto con Abbiate Grasso. Un secondo progetto, ancora in fase sperimentale, è l’incontro di persone con demenza che si ritrovano presso di noi dal novembre del 2017 ogni lunedì. Socializzano, seguiti da una psicologa e da una terapista occupazionale. Infine il 21 settembre scorso abbiamo presentato il progetto “Conserve della Nonna”, per far sì che le persone con questo disturbo possano mantenere il più a lungo possibile i ricordi importanti della propria vita. Un’idea che nasce dall’agenzia creativa Bitmama e si realizza grazie all’adesione de Le Conserve della Nonna, azienda modenese di prodotti alimentari”.
  • 9. settembre/ottobre | 9 Health Italia S.p.A. nasce dalla volontà di alcuni imprenditori fortemente convinti che la salute e il benessere della persona siano diritti fondamentali da tutelare e promuovere. è un player di riferimento nella promozione di soluzioni di sanità integrativa e sostitutiva, nell’erogazione di servizi amministrativi, liquidativi, informatici e consulenziali a Fondi Sanitari, Casse di Assistenza Sanitaria e Società di Mutuo Soccorso. La creazione di un sistema in grado di fornire servizi a 360° in questo ambito, ha permesso a Health Italia di diventare una delle più grandi realtà indipendenti operanti nel mercato italiano dell’assistenza sanitaria e, integrando l’offerta di piani sanitari e servizi assistenziali con programmi di flexible benefit, di rivolgersi al mercato con un approccio completo al welfare aziendale. Health Italia S.p.A. c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 | 00060| Formello (RM) | info@healthitalia.it | www.healthitalia.it Società quotata sul mercato AIM ITALIA e iscritta alla sezione speciale “PMI innovativa” del Registro delle Imprese “La salute è la più grande forza di un popolo civile”
  • 10. 10 | Health Online 27 di Nicoletta Mele Migliori in Italia, Campioni del Servizio 2018/2019: podio per Mutua MBA Intervista a Luciano Dragonetti, consigliere di amministrazione di Mutua MBA La Società Generale di Mutuo Soccorso Mutua Mba scala la classifica e si posiziona al secondo posto in Italia per indice di gradimento con il 61,1% delle preferenze, superata solo da General Mutua, società di mutuo soccorso dell’Emilia Romagna, che utilizza servizi e centrale salute di Mutua MBA attraverso il rapporto di “mutualità mediata”. A rivelare il risultato, che porta il “modello MBA” ad occupare i primi due posti di questa importante classifica di settore, un’indagine basata su un campione di 184.000 intervistati dal titolo i “Migliori In Italia, Campioni del Servizio 2018/2019” e condotta dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza, partner in Italia de “La Repubblica Affari & Finanza” ente indipendente specializzato nell’analisi e comparazione di prodotti/ servizi/ prodotti finanziari. “Siamo fieri e soddisfatti del risultato raggiunto - ha commentato Luciano Dragonetti consigliere di amministrazione di Mutua Mba - grazie al lavoro quotidiano e alla passione dei soci Promotori Mutualistici, grazie a tutte le nostre risorse interne capaci di lavorare con motivazione offrendo un livello di assistenza ai massimi livelli, grazie ai colleghi amministratori e membri del Cda, che da 10 anni investono la loro vita per offrire una possibilità in più alle persone. Continueremo a fare meglio perché amiamo ciò che facciamo e crediamo di poter cambiare le cose. Un ringraziamento particolare è rivolto ai soci che hanno creduto in noi”. Indice di gradimento pari al 61% delle preferenze che ha posizionato Mutua MBA al vertice delle classifiche, guadagnando il primo (mutualità mediata) ed il secondo posto su scala nazionale. Cosa rappresenta questo traguardo soprattutto in questo momento storico? “Significa tanto, un attestato alla qualità ed all’impegno. Vi è soddisfazione tra gli assistiti, siamo una mutua giovane ma che ha studiato la storia per programmare il futuro. Dall’inizio del 2018 collaboriamo con una società informatica che sta realizzando dei sistemi per monitorare sempre di più ogni tipo di esigenza e comunicazione con gli assistiti, siamo stati la prima mutua a sviluppare un sistema di comunicazione moderno con i soci, già nel 2008 con l’area riservata, poi con l’App nel 2011 e con i social. Sono stati 22.000 i like su facebook e 190.000 le visualizzazioni dei nostri video su youtube. Insomma, non abbiamo ne paura di sperimentare nuove vie di comunicazione ne di metterci la faccia e credo che questo atteggiamento oggi sia particolarmente gradito. In questi ultimi anni sono nate diverse società di mutuo Luciano Dragonetti: “Un grande risultato frutto di un lavoro co-stante nel diffondere le opportunità della Sanità Integrativa e i vantaggi della formula mutualistica per garantire una sanità più efficiente”. Attualità
  • 11. settembre/ottobre | 11 soccorso, nell’ultimo censimento ISNET ne sono state censite circa mille, essere al primo ed al secondo posto per il servizio credo che non abbia bisogno di ulteriori commenti”. La salute è il primo dovere della vita (Oscar Wilde). Il risultato ottenuto è uno stimolo in più nel continuare a salvaguardare la salute degli associati? “Ai collaboratori abbiamo detto come prima cosa di continuare a concentrarci per migliorare. La cultura del miglioramento è radicata, è un valore e non solo un indicatore commerciale, questo ci predispone nel modo migliore alla crescita. La Salute è fondamentale e noi, come Ente del Terzo Settore, abbiamo il dovere di divulgare le finalità mutualistiche per far conoscere le soluzioni alle famiglie italiane ed offrire loro una opportunità, una libertà di scelta”. Mutua Mba, nasce nel 2008 con l’ambizioso obiettivo di affermare il diritto alla salute nel settore della Sanità Integrativa, nel pieno rispetto del principio mutualistico. I piani assistenziali di Mutua Mba rappresentano un vero e proprio servizio di Sanità Integrativa e sono destinati a migliorare la qualità di vita degli associati garantendo un miglior accesso alle cure e ai servizi, ovvero tramite l’erogazione di forme di sostegno alla famiglia in caso di necessità. Ogni giorno lavora per migliorare i sussidi e i servizi erogati agli associati, al fine di poter garantire loro la migliore assistenza socio-sanitaria, ponendo sempre la massima attenzione all’innovazione nelle cure anche alla luce dei progressi della ricerca medica e scientifica. In pochi anni ha registrato un incremento esponenziale dei propri associati e ha rafforzato la sua presenza nel settore della sanità integrativa, diventando oggi la più grande Mutua in Italia. Dragonetti, quali sono i vantaggi della formula mutualistica? “Il primo vantaggio in assoluto è l’assenza dei fini di lucro, questo significa che gli utili che genera la mutua possono essere solo investiti sui soci o sui servizi per i soci. In questo modo non vi è un premio che si differenzia in base al rischio della persona (quello anagrafico è il più rilevante), ma un contributo indipendente ed in cambio un’ assistenza globale per la salute e per i bisogni sociali ed assistenziali. Non ultimo l’incentivo fiscale proprio delle mutue, il contributo è infatti detraibile per il 19% fino ad un max di €1.300 annui”. Mutua Mba è un modello mutualistico moderno e rappresenta oggi, nello scenario delle mutue italiane, l’innovazione, il dinamismo e la qualità. Che significa? “Non è solo il rimborso delle spese mediche l’interesse primario delle famiglie, l’evoluzione sociale sta facendo sorgere nuovi bisogni che richiedono un’ assistenza ed un sostegno costante, per questo la mutualità offre nuovi ambiti di intervento compreso il sostegno economico e di servizio per le persone non autosufficienti. Inoltre, Mutua MBA è stata la prima mutua ad occuparsi di Home Care, infatti fin dal 2011 gli assistiti di mutua MBA hanno potuto beneficiare di device e strumenti per la prevenzione direttamente al domicilio, di fatto anticipando l’altro tema oramai sdoganato della Telemedicina di cui MBA è profonda sostenitrice oltre che erogatrice attraverso speciali accordi di partnership. Altro ambito che da sempre mutua MBA ha percorso è la salute mentale introducendo specifici percorsi post intervento o disabilità. Dal 2012 infatti Mutua MBA riconosce i figli con disabilità sempre nel nucleo, senza limitazioni, cosi come da sempre ha riconosciuto come nucleo le coppie di fatto”. Quali sono i servizi offerti? Qual è il fiore all’occhiello? “Certamente la prevenzione in Telemedicina ed i servizi legati all’assistenza domiciliare, le premialità per chi conduce uno stile di vita sano cosi come gli integratori alimentari a base di collagene. Altro aspetto peculiare è quello che i francesi chiamano “remise en forme”, un circuito di trattamenti post parto e grande intervento chirurgico per assistere la persona ad una piena e consapevole forma fisica e mentale. Abbiamo investito molto in innovazione ma senza tralasciare gli aspetti sempre importanti legati alle visite specialistiche, l’alta diagnostica ed i ricoveri ospedalieri”. In cosa consiste il lavoro dei soci promotori mutualistici? “Ruolo fondamentale e coniato nel 2008 da Mutua MBA. Il socio promotore è un delegato alla divulgazione
  • 12. 12 | Health Online 27 delle finalità mutualistiche ed associative. Ogni socio promotore si impegna, nel perimetro della propria sfera sociale, a ricercare nuovi potenziali assistiti a cui trasferire informazioni e far scoprire i vantaggi del rapporto associativo. Grazie a loro Mutua MBA cresce ogni giorno ed ha raggiunto un numero di assistiti superiore a 400.000”. Perché scegliere di aderire a Mutua Mba? “L’innovazione è alla base del processo, lavoriamo per passione, da 10 anni l’intero CDA è impegnato per migliorare il servizio ed aumentare le possibilità per i soci, questo ci ha consentito di mantenere dei contributi popolari ma aumentare il potere contrattuale con gli oltre 3.000 centri convenzionati. Aderire a Mutua MBA significa garantirsi il miglior servizio d’Italia in ambito socio assistenziale. Tutti, dal CDA, alle risorse interne ai promotori, crediamo che Mutua MBA rappresenti il cambiamento del sistema socio assistenziale che vorremmo vedere in Italia. Essere nostro socio significa entrare all’ interno di un servizio sanitario dedicato e liberale che permette di mediare tra sanità privata, pubblica e domiciliare”. APPROFONDIMENTO Che cos’è una Società di Mutuo Soccorso? è una realtà, entrata a pieno titolo nel Terzo Settore con la creazione di una sezione dedicata nel nuovo Registro unico nazionale del terzo settore (Run) e un apposito capo del Dlgs 117/2017 (articoli 42-44), che offre servizi sanitari integrativi del Servizio Sanitario Nazionale attraverso sussidi e fondi sanitari. L’attività mutualistica, a differenza di quella svolta dalle assicurazioni, non ha scopo di lucro - regolamentata dalla normativa che si fonda sulla legge del 15 Aprile 1886 n°3818 - offre agli aderenti prestazioni mediche a costi agevolati, agisce in ottica cooperativistica e mira a salvaguardare la salute e la qualità di vita dei suoi associati. In sostanza, il servizio delle mutue è simile a quello delle assicurazioni ma con la differenza che, come riportato in un articolo de Il Sole 24 ore Quotidiano del Fisco scritto da Antonio Frediani e Gabriele Sepio, l’attività della mutua “non si fonda sulla logica di ricavare profitti da ripartire tra gli azionisti bensì sull’autofinanziamento e sulla divisione del rischio, con investimento degli utili in favore della collettività. Si tratta, infatti, di enti senza fine di lucro che svolgono la loro attività esclusivamente in favore dei soci e dei loro familiari conviventi, attraverso l’erogazione di trattamenti e prestazioni socio-sanitari nei casi di infortunio, malattia e invalidità al lavoro o di sussidi per spese sanitarie, nonché l’erogazione di servizi di assistenza per coloro che si trovano in situazione di disagio”. Inoltre, l’adesione alla società di mutuo soccorso rappresenta un’altra occasione di opportunità anche in considerazione del regime fiscale vantaggioso applicabile ai contributi versati, sia in caso di adesione individuale che in caso di adesione collettiva aziendale. Infatti in caso di adesione individuale il contributo sarà detraibile in sede di dichiarazione dei redditi nella misura del 19% per un importo non superiore a Euro 1.291,14 come disposto dall’art. 15 TUIR.
  • 13. Nessuna distinzione per numero di componenti della famiglia Nessuna distinzione di età Sussidi per Single o Nucleo familiare Detraibilità fiscale (Art. 15 TUIR) Nessuna disdetta all’associato Durata del rapporto associativo illimitata Soci e non “numeri” perché abbiamo scelto mba? rimborso interventialta diagnostica assistenza rimborso ticket conservazione cellule staminali visite specialistichesussidi per tutti check up Mutua MBA è da sempre impegnata nell’assistenza sanitaria integrativa e rappresenta l’innovazione, il dinamismo e la qualità nella mutualità italiana ponendosi come “supplemento” alle carenze, ad oggi evidenti, del Servizio Sanitario Nazionale. Vanta un costante incremento del numero di Soci Promotori e propone numerose combinazioni assistenziali che offrono un’ampia gamma di prestazioni sanitarie a costi agevolati per oltre 350.000 assistiti, tra famiglie e nuclei. Mutua MBA c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) Tel. +39 06 90198060 - Fax +39 06 61568364 www.mbamutua.org integratori alimentari
  • 14. 14 | Health Online 27 di Beatrice CasellaBambini L’anno scolastico ha ripreso appieno ritmo ormai da due mesi, insieme alle interrogazioni, compiti in classe e anche all’educazione fisica, obbligatoria in tutti i curricoli nazionali esaminati a livello sia primario che secondario inferiore. Per quasi tutti i paesi, l’obiettivo principale è quello di facilitare lo sviluppo fisico, personale e sociale dei ragazzi. In Germania, Portogallo e Regno Unito ad esempio, un determinato sport viene insegnato attraverso un approccio interdisciplinare, ovvero durante una lezione entrano in campo le scienze naturali e sociali e viceversa, a dimostrazione della correlazione esistente tra le diverse materie. In generale, tralasciando il possibile ma fondamentale rapporto tra scuola e attività motoria, la Commissione Europea considera tutte le discipline sportive essenziali per i giovani, soprattutto per i più piccoli, poiché non solo concorre a incrementare la loro salute, ma li aiuta anche a sviluppare competenze basilari come il lavoro in team, il comportamento leale, il rispetto e la consapevolezza del corpo, trasferibili nel quotidiano. Tuttavia, è importante evidenziare un dato importante: Ripresa delle attività sportive anche per i più piccoli Intervista al dott. Paolo de Stefanis, Health Point Medical Care Eugheia l’educazione fisica, per il nostro sistema scolastico italiano, è diventata quasi una pratica oscura, risultando facoltativa alle elementari e addirittura insufficiente alle scuole medie e superiori. Il vero problema italiano consiste in una profonda assenza di metodo dovuta, di conseguenza, da mancate linee guida che un insegnante dovrebbe seguire e trasmettere ai propri studenti. Bisogna lanciare il messaggio che lo sport deve e dovrà essere parte integrante delle loro vite per una serie di motivi, compreso quello della salute che, in tal modo, viene tutelata maggiormente da possibili complicanze all’apparato muscolare e scheletrico. “L’attività fisica” – sottolinea il Dott. Paolo de Stefanis – “oltre a tutti i benefici noti, è fondamentale per rinforzare il tessuto osseo che dopo i 30 anni inizierà a diminuire”. Per tutti i motivi sopra riportati, devono intervenire attori esterni, vale a dire genitori e strutture sanitarie competenti per stimolare i giovani ad intraprendere attività sportive efficaci e prevenire o curare eventuali rischi che, inevitabilmente, qualsiasi sport può causare.
  • 15. settembre/ottobre | 15 Health Online ha intervistato Paolo de Stefanis, Dottore di Ricerca in Fisiopatologia e clinica apparato scheletrico, specialista in Ortopedia e traumatologia sportiva nonché medico presso Health Point Medical Care EUGHEIA, noto studio medico polispecialistico con sede a Roma specializzato nel recupero e nella riabilitazione funzionale, angiologia, medicina fisica e riabilitazione, cardiologia, dermatologia, endocrinologia, medicina interna, neurologia, ginecologia e ostetricia, acquisito da Health Italia S.p.A., PMI innovativa quotata sul mercato AIM Italia, tra le più grandi realtà indipendenti del mercato italiano che opera nella Sanità Integrativa e nel Welfare Aziendale. Gent.mo Dott. De Stefanis, dal punto di vista medico, l’attività fisica è indispensabile per condurre uno stile di vita sano. Crede che questa correlazione sia difficilmente applicabile in pazienti adolescenti? Penso che lo sport sia fondamentale soprattutto nei ragazzi. Infatti l’attività fisica, oltre a tutti i benefici noti, è fondamentale per rinforzare il tessuto osseo che dopo i 30 anni inizierà a diminuire. Il calcio accumulato da giovani comporta minori rischi di osteoporosi da adulti. Consiglio quindi di presentare lo sport ai ragazzi come puro divertimento, e non come un obbligo. In tal modo diventeranno consapevoli dei benefici che un’attività sportiva apporta alla salute. Ci saprebbe indicare se esistono sport più adatti nelle diverse fasce di età di transizione tra l’infanzia e l’età adulta e quali sono controindicati in situazioni particolari come, ad esempio, la Sindrome da deficit di attenzione. Tutti gli sport devono essere considerati adatti, anche se è bene sottolineare che per i bambini con DSA, ovvero i disturbi specifici dell’apprendimento, devono essere evitati il più possibile sport ripetitivi o che obbligano il bambino a concentrare troppo a lungo l’attenzione. Tra queste attività sportive, le più comuni e frequenti sono il nuoto e il tennis. Inoltre, per i più piccoli tutti gli sport devono essere resi divertenti con frequenti intervalli e giochi. Quanti genitori, secondo lei, sottopongono il proprio figlio ad un controllo medico prima di iniziare attività sportive anche se a livello amatoriale. Nella mia esperienza tutti i genitori dei bambini che visito per le varie patologie, mi chiedono quale, a mio avviso, sia lo sport più adatto al loro figlio. Molti, per di più, sottopongono i figli, almeno una volta l’anno, ad una visita medico sportiva. Quali sono gli sport più indicati per i bambini durante l’anno scolastico? Fuori dall’Italia gli sport sono parte integrante dell’attività educativa dei ragazzi. Purtroppo l’esagerata ed impropria mole di compiti a casa limita drammaticamente le possibilità di praticare qualsiasi tipologia di esercizio fisico. Ad ogni modo, non esiste uno sport ideale ma fino ai 10-12 anni sarebbe opportuno cambiare sport ogni anno per poter capire di quali capacità è dotato il ragazzo. I bambini e gli adolescenti come possono comprendere i propri limiti senza ricorrere all’aiuto dei genitori e quali sono i principali disturbi o traumi che possono colpire chi pratica frequentamene attività sportiva? I bambini non sono in grado di comprender i propri limiti, bensì è compito degli istruttori far capire che per raggiungere un traguardo si deve intraprendere un percorso propedeutico. Gli adolescenti sono bombardati da informazioni facilmente reperibili in rete ma molto pericolosi per la loro sicurezza in quanto ogni sport ha il proprio rischio traumatico. Consiglia anche a bambini e adolescenti di seguire un’alimentazione specifica? Questo è molto difficile, anche con i propri figli perché mangiano in continuazione anche fuori dal controllo dei genitori. Pertanto, è molto importante far capire loro l’importanza di una sana e corretta alimentazione anche attraverso l’aiuto della scuola. Sembrerebbe che i bambini europei siano meno atletici rispetto a due generazioni fa. Secondo lei per quale motivo? Non conosco questa statistica, ma sicuramente due generazioni fa lo sport era praticato solamente da pochi fortunati e i livelli sportivi erano molto più bassi a causa di stimoli esterni erano scarsi.
  • 16. 16 | Health Online 27 di Giuseppe Iannone Lettura lenta, imprecisa o faticosa, difficoltà a comprendere il significato di ciò che viene letto (dislessia), difficoltà a riprodurre segni alfabetici (disgrafia), fatica a padroneggiare il concetto di numero, il calcolo, il ragionamento matematico (discalculia). Se uno di questi sintomi è stato presente negli ultimi sei mesi, causando interferenza significativa con il rendimento scolastico, nonostante la presenza di interventi mirati su tali difficoltà, potremmo trovarci di fronte ad un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA). Il disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) è un disturbo del neurosviluppo. Le anomalie a livello cognitivo, cui si associano i sintomi comportamentali del disturbo, hanno un’origine biologica, che comprende un’interazione di fattori genetici, epigenetici e ambientali che interferiscono Mamma, che fatica la scuola! con le capacità cerebrali di percepire o processare informazioni verbali o non verbali in modo efficiente e preciso. L’esordio del disturbo in genere si verifica durante gli anni della scuola elementare ma sintomi precursori quali ritardi o deficit del linguaggio, difficoltà a imparare filastrocche, difficoltà con le abilità motorie fini richieste per scrivere, ecc, sono osservabili già prima dell’inizio della scuola. A differenza delle altre abilità, quali parlare, camminare, che emergono dalla maturazione cerebrale, le abilità scolastiche (leggere, scrivere, fare i calcoli) devono essere insegnate e apprese in modo esplicito. Occorre poi una precisazione: nei bambini con DSA i livelli di funzionamento cognitivi sono normali (non è affatto raro anzi che un DSA si manifesti persino in bambini intellettualmente “dotati”!). Bambini
  • 17. settembre/ottobre | 17 Tra i bambini in età scolare, la prevalenza del disturbo specifico dell’apprendimento è del 5-15% (negli adulti è del 4%) e il disturbo è più comune nei maschi. La diagnosi avviene attraverso una valutazione approfondita che contempli l’osservazione del bambino, il colloquio clinico (sia con il bambino che con i familiari), la somministrazione di scale specifiche di valutazione, la storia medica, dello sviluppo, della famiglia ed educativa del bambino. Caratteristiche a supporto della diagnosi sono un pregresso ritardo nell’attenzione, nel linguaggio o nelle abilità motorie e un profilo di abilità irregolari (per esempio il bambino è bravissimo nel disegno ma fatica a leggere). Ma qual è il limite tra difficoltà scolastiche, che ogni alunno può incontrare nel proprio percorso di studi, e un DSA? Innanzitutto occorre un’accurata valutazione clinica per capire se le abilità scolastiche colpite siano al di sotto di quelle attese per l´età cronologica dell´individuo e per escludere l´eventuale presenza di disabilità intellettiva, di altri disturbi mentali o neurologici, di alterazioni dell´acuità visiva e/o uditiva, di avversità psicosociali, di una mancata conoscenza della lingua dell´istruzione scolastica (pensiamo ai tanti alunni stranieri nelle nostre scuole) o di una istruzione scolastica inadeguata. Un secondo indicatore clinico che ci aiuta a distinguere un DSA da una normale difficoltà di apprendimento è che nel primo caso le difficoltà di apprendimento sono persistenti e si manifestano già dai primi anni di scuola (anche se alcuni bambini possono utilizzare strategie compensatorie e le difficoltà si possono manifestare successivamente, quando la richiesta di apprendimento aumenta). L’evitamento di attività che richiedono abilità scolastiche si rivela spesso un campanello di allarme: attenzione quindi a non etichettare come svogliatezza la reticenza nel fare i compiti, per esempio. Il DSA può durare anche per tutta la vita. Una diagnosi e un intervento psicologico tempestivi possono però aiutare il bambino a trovare e utilizzare strategie di apprendimento compensatorie e forme di sostegno che gli consentano di non sentirsi inadeguato o di provare vergogna solo perché si è più lenti rispetto ai compagni nello svolgimento delle attività scolastiche. I DSA sono totalmente indipendenti dall’impegno che il bambino mette nell’apprendimento. Ecco perché poco giova sottoporre il bambino a massacranti turni di studio e ripetizioni. Esistono piani didattici personalizzati e ausili più consoni alle modalità di apprendimento dei bambini con DSA che possono rivelarsi di grande aiuto nel potenziamento delle attività di lettura, scrittura e calcolo. La presenza in classe della “diversità” esige diversità anche nella programmazione didattica: i docenti sono chiamati a pianificare processi di apprendimento adeguati a ciascun alunno, al fine di promuoverne le competenze. “Una didattica che non lasci indietro nessuno”, come recita la Direttiva MIUR del 27-12-2012. L’aiuto di specialisti, soprattutto all’inizio, è fondamentale sia per facilitare i processi di apprendimento, sia per evitare che una difficoltà di apprendimento possa sfociare in un disagio psicologico.
  • 18. 18 | Health Online 27 Tutti a scuola! La scuola è il luogo dove si cresce culturalmente e dove vengono valorizzate le proprie potenzialità per avere gli strumenti utili in grado di comprendere la realtà e partecipare attivamente alla vita della comunità. Ma anche un luogo dove vengono stimolate le competenze emotive e relazionali attraverso il confronto. Questa è la scuola di tutti gli studenti compresi quelli con sindrome di Down e altre disabilità. Ma spesso la realtà è diversa perché ci sono Paesi nel mondo che negano o limitano il diritto degli studenti con disabilità a essere educati in scuole o classi regolari. La piena inclusione dei bambini con sindrome di down nell’ambiente scolastico è stato il tema della Giornata Mondiale sulla sindrome di Down (WDSD – World Down Syndrome Day) e della Giornata Nazionale, quest’ultima celebrata il 14 ottobre scorso. Un percorso che ha avuto il suo esordio con il video “Lea goes to school” e proseguito con l’uscita in libreria ad ottobre del volume per bambini “Lea va a scuola” che narra il piccolo grande viaggio dell’alunna già protagonista del video. Health online ha intervistato Antonella Falugiani, presidente del Coordinamento Nazionale delle Associazioni delle persone con sindrome di Down (CoorDown) Onlus. Dottoressa Falugiani, che cos’è CoorDown Onlus? Qual è la vostra storia e il vostro lavoro? “Il Coordinamento delle associazioni delle persone con sindrome di Down nasce nel 1987, in occasione della prima Giornata Nazionale delle persone con sindrome di Down, con lo scopo di promuovere azioni di comunicazione condivise tra le diverse organizzazioni italiane impegnate nella tutela e nella promozione dei diritti delle persone con sindrome di Down. Nel 2003 viene formalmente costituito il Comitato e si qualifica come associazione di volontariato con il di Nicoletta Mele Lea va a scuola. Piena inclusione scolastica degli alunni con sindrome di Down Intervista a Antonella Falugiani, presidente CoorDown Onlus nome di CoorDown Onlus. CoorDown rappresenta le associazioni che in Italia si occupano di tutelare i diritti delle persone con sindrome di Down e disabilità intellettive, favorire la loro integrazione nella scuola, nel lavoro, nella vita sociale e nello sport. Le associazioni aderenti al coordinamento sono attualmente 60 e ognuna mantiene la sua autonomia in relazione alle proprie attività e alla propria azione politica. La nostra mission è quella di promuovere una cultura della diversità e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della disabilità. Diffondere una corretta informazione, combattere i pregiudizi e attivare azioni di comunicazione sociale per far conoscere le reali Bambini
  • 19. settembre/ottobre | 19 potenzialità delle persone con sindrome di Down. CoorDown inoltre, facendo tesoro delle varie esperienze associative, mette in atto strategie comuni rispetto a problemi politici condivisi”. “Lea va a scuola”, un libro che narra un viaggio di una bambina con sindrome di Down. Da cosa nasce l’idea? “Dopo il successo dell’animazione realizzata in occasione della giornata mondiale delle persone con sindrome di Down dello scorso marzo, il messaggio di Coordown “Lea va a scuola” prende una nuova forma e diventa un libro, edito dalla casa editrice Nord Sud Edizioni. Al termine del video, dopo la scritta “The Beginning”, la protagonista chiude un libro e lo tiene in grembo pronunciando la frase “Let our story begin the right way”, quel libro oggi esce dal video e diventa una storia da leggere e raccontare ai bambini, a scuola, a casa, in biblioteca. È con orgoglio che Coordown presenta oggi la sua prima pubblicazione, dando la possibilità a tutti di divulgare il nostro messaggio d’inclusione attraverso uno strumento di conoscenza potente come un libro”. Occorrono delle riforme affinché si realizzi la piena inclusione e la scuola è il luogo da cui bisogna partire per costruire una società realmente inclusiva, è così? “La scuola è il luogo da cui bisogna partire, o ri- partire. In realtà le leggi in Italia ci sono, e se venissero rispettate per come sono state emanate, la situazione non sarebbe questa. È il motivo per cui chiediamo che il tema dell’inclusione scolastica torni presto sui tavoli Istituzionali, perché l’educazione inclusiva è un diritto umano fondamentale di ogni bambino, ma non è ancora garantito a tutti. Sembra un paradosso, visto che siamo il primo Paese al mondo ad aver chiuso le scuole speciali oltre 40 anni fa, ma siamo anche la nazione che non assicura l’inizio delle lezioni per tutti, perché molti studenti al suono della campanella, non hanno ancora gli insegnanti e i supporti necessari. La scuola a cui tutti gli alunni hanno diritto, è un luogo che rispetta e valorizza la diversità e prepara tutti gli studenti a essere membri delle comunità. I benefici di un’educazione inclusiva sono sostenuti da quarant’anni di ricerche scientifiche, che dimostrano come studiare in un ambiente inclusivo offra a tutti maggiori opportunità di sviluppare il rispetto reciproco, la comprensione e le competenze di cui hanno bisogno per vivere insieme nelle diverse comunità di oggi”. Quali sono i traguardi raggiunti e quali i vostri obiettivi futuri? “Rispetto ad alcuni anni fa sicuramente si sono fatti dei passi avanti, oggi possiamo dire che molti ragazzi lavorano, alcuni hanno una vita affettiva soddisfacente, ma dietro a tutto ciò c’è un lavoro immenso, costante e silenzioso di tante famiglie e di tante associazioni, che si impegnano e lottano per garantire diritti fondamentali, e senza le quali la dignità della persona, molto spesso, sarebbe calpestata. Quindi, molto c’è ancora da fare. Gli obiettivi futuri sono tanti, ma nelle battaglie quotidiane, spesso sembrano irraggiungibili. È necessario sensibilizzare la società, vigilare e intervenire ai tavoli Istituzionali, pretendere la formazione di tutti gli insegnanti nelle scuole, supportare le aziende negli inserimenti lavorativi, e non dimenticare le famiglie, che hanno bisogno di essere accompagnate e sostenute in questo difficile cammino di crescita”. Qual è il suo messaggio? “Credo nella condivisione, sono certa che le battaglie non si vincono da soli, ma con l’unione. Vorrei che riuscissimo a scrollarci di dosso nomi, etichette, appartenenze e a lavorare tutti insieme per far comprendere alla società che i nostri figli non sono la loro disabilità, ma sono persone, con un nome, una storia, con sogni, desideri, attitudini diverse, come diverso è ciascuno di noi. Fintanto che chiediamo alla persona di adeguarsi al Sistema, e non al Sistema di rimuovere le barriere che ancora ostacolano l’inclusione, la nostra strada e quella dei nostri figli sarà sempre in salita e vivremo in un mondo a parte”.
  • 20. 20 | Health Online 27 Scegliere ITALIA
  • 21. Servizi di telemedicina in: Inoltre: Cosa offrono Cardiologia Medicina Interna e Metabolismo osseo Benessere Pneumologia Dermatologia odontoiatria Check up Televisita con medico Specialista Le Station sono delle postazioni attrezzate per fornire servizi di telemedicina, operando nel pieno rispetto delle Linee di Indirizzo Nazionali del Ministero della Salute. Ubicate in zone di alta affluenza, in queste postazioni ad oggi è possibile effettuare oltre 40 rilevazioni con dispositivi medicali non invasivi, con il supporto di un operatore sanitario, e organizzareun teleconsulto con un medico specialista da remoto. Health Point presenta Per saperne di più visita il sito www.healthpoint.srl HealthPointSrl-c/oPalasalute-viadiSantaCornelia,9-00060Formello(RM)-Tel.+390640411457-info@healthpoint.srl
  • 22. 22 | Health Online 27 di Beatrice CasellaIn evidenza Quando l’innovazione e la medicina si incontrano: impianto di una protesi in titanio 3D al Rizzoli di Bologna su una giovane donna
  • 23. settembre/ottobre | 23 Una protesi in titanio 3D impiantata nel corpo di una 27enne colpita da un tumore a cellule giganti dello sterno. È la prima volta in Italia che succede, con appena nove casi a livello internazionale registrati finora, e il protagonista è l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. L’incidenza del tumore a cellule giganti nello sterno è molto bassa (circa 0,1%), si tratta quindi di un tumore estremamente raro, che insorge tra i 20 e i 40 anni. Dal punto di vista dell’aggressività è da considerare di grado intermedio e in un 2% dei casi può dare metastasi ai polmoni. In casi ancora più rari può invece diventare un sarcoma. Nella casistica del Rizzoli, centro di riferimento nazionale e internazionale dell’oncologia ortopedica da decenni, non era mai stato riportato un tumore a cellule giganti dello sterno. L’intervento è stato eseguito lo scorso 8 maggio dal dottor Michele Rocca, responsabile della Chirurgia toracica muscolo-scheletrica del Rizzoli, e dalla sua collaboratrice Mariacristina Salone, affiancati in sala operatoria dall’equipe composta dall’anestesista Andrea Tognù e dagli infermieri Franca Giovannelli, Piero Bacchin, Maria Zambrano. Health Online ha intervistato Michele Rocca, Responsabile della Struttura Semplice “Chirurgia generale e toracica” dell’Istituto Ortopedico Rizzoli. Si occupa del trattamento dei sarcomi della parete toracica, della parete addominale e del retroperitoneo, delle metastasi polmonari da sarcomi dell’osso e delle parti molli. Fornisce prestazioni specialistiche per la realizzazione di vie di accesso toracica ed addominale alla colonna vertebrale per patologia malformativa e post-traumatica, e per la stabilizzazione dei lembi mobili della parete toracica o delle fratture complesse del bacino. Dott. Rocca come siete intervenuti precisamente? Abbiamo sostituito due terzi dello sterno e parte di sei costole, tre a destra e tre a sinistra, con un impianto di titanio ottenuto con stampa 3D. Insieme alla protesi in titanio, che si trova a stretto contatto con cuore e polmoni, sono state impiantate una fascia tendinea proveniente dalla Banca del Tessuto Muscolo- scheletrico del Rizzoli, che conserva e distribuisce oltre il 50% del tessuto da donatore usato in tutta Italia, e anche una protesi di sintesi. Quali sono stati gli aspetti più innovativi dell’intervento? In fase preoperatoria, il tumore è stato trattato inizialmente dagli oncologi con un anticorpo monoclonale in grado di delimitarlo creando una specie di guscio. In secondo luogo, la protesi è stata progettata completamente su misura a partire dai dati clinici e diagnostici specifici della paziente. Un elemento fondamentale senza il quale sarebbe stato impossibile ricostruire la morfologia esatta dello sterno e delle coste, tre a destra e tre a sinistra, inserendo poi la protesi con precisione millimetrica nel torace della paziente. Infine, la protesi è stata realizzata con stampa 3D in una speciale lega di titanio, vanadio e alluminio garantendo, così, una sua completa malleabilità e flessibilità. La paziente di 27 anni è in buona salute? La ragazza è ritornata alla vita normale. A quasi cinque mesi dall’intervento i controlli periodici a cui è sottoposta al Rizzoli rilevano un’ottima integrazione della protesi nei tessuti della paziente. Che sviluppi vede in questo tipo di tecnologia applicata alla medicina? Grazie all’ evoluzione della stampa 3D e a materiali come il titanio la strada per una medicina “su misura” è già segnata, ma le sfide per il futuro sono ancora tante. Operiamo anche bambini con tumori al torace, mi piacerebbe riuscire ad avere una protesi modulabile che possa seguire il loro percorso di crescita. Ritiene che l’intervento effettuato rappresenti un traguardo importante non solo per il Rizzoli ma anche per l’intera medicina? La stampa 3D è uno degli ambiti di sviluppo del Rizzoli con esperienze cliniche mature in molti pazienti operati positivamente. Si tratta di protesi altamente personalizzate che possono garantire un recupero funzionale più veloce ed una migliore stabilità dell’impianto. Dott. Michele Rocca
  • 24. L’allestimento museale è stato progettato per offrire al visitatore un quadro completo ed esaustivo sulla storia delle società di mutuo soccorso. Il percorso si apre con dei pannelli informativi che raccontano, in una sequenza cronologica, il fenomeno del mutualismo e continua con delle grandi teche espositive in cui è racchiusa una notevole varietà di materiale documentario, nonché un ragguardevole insieme di medaglie, spille, distintivi ed alcuni cimeli di notevole rarità, riconducibilli ad oltre duecentro tra enti e società di mutuo soccorso, con sedi in Italia e all’estero. All’interno del museo è presente uno spazio multifunzionale nel quale coesistono un archivio storico, una biblioteca e un centro studi. Inoltre, è stato riservato uno spazio per ospitare ogni forma d’arte: mostre, concerti di musica e rappresentazioni teatrali. Previa prenotazione, ogni artista potrà esporre o esibirsi gratuitamente all’interno dello spazio dedicato. Il Museo del Mutuo Soccorso, nato dalla volontà di valorizzare la storia delle società di mutuo soccorso, si prefigge di salvaguardare e rendere fruibile al pubblico i beni attualmente in dotazione e di promuovere la conoscenza e la ricerca sul tema della mutualità. Visitando il museo si ha la possibilità di conoscere da vicino le società di mutuo soccorso, le loro tradizioni e l’importanza sociale che hanno ricoperto nelle varie vicende storiche del nostro Paese. La struttura accoglie i visitatori anche con visite guidate e per le scuole sono pensati percorsi e laboratori didattici tematici. Sono, inoltre, previste aperture straordinarie nelle quali sarà possibile visitare le mostre in corso, assistere agli spettacoli e partecipare ad eventi e attività didattiche Apertura: Dal lunedì al venerdì previa prenotazione 11.00 - 13.00 | 15.00 - 18.00 Ultimo ingresso 17.30 (ingresso libero) Info e prenotazioni: +39 337 1590905 info@museomutuosoccorso.it www.museomutuosoccorso.it Indirizzo: Palasalute via di Santa Cornelia, 9 00060 - Formello (RM)
  • 25. settembre/ottobre | 025 supportare favorire promuovere Costituita per iniziativa di Health Italia, Mutua MBA e Coopsalute, la Fondazione Basis è un ente no-profit che svolge le proprie attività nei settori dell’assistenza socio-sanitaria, nella promozione e nella gestione di servizi culturali, educativi, sportivi e ricreativi allo scopo di fornire sostegno a soggetti deboli quali, ad esempio, persone svantaggiate per malattia, disabilità fisica e/o psichica, indigenti, minori e persone anziane non autosufficienti. Nello svolgimento delle proprie attività istituzionali, la Fondazione si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche quali la difesa e la tutela della salute, incentivando il concorso e la partecipazione di tutte le realtà che costituiscono espressione della società civile. Fondazione Basis ha ottenuto risultati significativi, soprattutto grazie al contributo di molti donatori, che rafforzano l’entusiasmo e la volontà nel proseguire per la strada intrapresa. Se credi nella nostra missione e nell’importanza che la nostra Fondazione può rivestire in ambito sociale effettua una donazione o diventa volontario inviandoci per email la tua candidatura! Effettua un bonifico bancario IBAN: IT 14 U 03359 01600 100000140646 intestato a: Fondazione Basis Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) Effettua un assegno bancario non trasferibile intestato a: Fondazione Basis ed inviato mezzo posta a: Fondazione Basis Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) Fondazione Basis | c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 | 00060 | Formello (RM) | www.fondazionebasis.org | info@fondazionebasis.org
  • 26. 26 | Health Online 27 di Alessandro Notarnicola Arriva “Physio” l’app che ti mette in contatto con il fisioterapista più vicino a te Tecnologia e salute Consentire alla tecnologia e alla realtà digitalizzata di correre a sostegno della medicina è una tendenza degli ultimi anni, nata cioè quando il paziente ha cominciato ad approcciarsi al Web come fosse un contenitore di risposte anche per quanto riguarda la delicata sfera medico-sanitaria. Tuttavia il connubio risulta oggi quanto mai necessario, ne è stata dimostrazione, ad esempio, la sesta edizione del ‘Maker Faire Rome’, tenutosi dal 12 al 14 ottobre e a cui hanno preso parte scienziati provenienti da 25 università e centri di ricerca. Tra le creazioni innovative messe in vetrina c’era il ‘Palpreast’, un dispositivo indossabile per l’autopalpazione del seno, attraverso imaging tattile. Semplice da utilizzare, sicuro, e che può essere usato da tutte le donne in totale autonomia. Il concetto di salute, come diritto sancito dalla costituzione, si è evoluto nell’accezione di stato di benessere, concretizzandosi in una richiesta di servizi alla persona quantitativamente maggiore, più qualificata e personalizzata. Un’ulteriore dimostrazione di questa evoluzione 4.0 è data da ‘Physio’, l’applicazione che permette di rintracciare il fisioterapista più vicino ovunque e in qualunque momento. “‘Physio’ aiuta a trovare il miglior fisioterapista vicino a te per le tue necessità, anche in caso di emergenza o trattamento domiciliare. È una grande possibilità data ai pazienti che possono contattare professionisti preparati”. A dirlo è il fisioterapista cesenate Filippo Zanella che assieme a due suoi collaboratori di Pesaro Filippo Andreani e Chiara Benedetti ha introdotto sul mercato questa nuova piattaforma. Da quale esigenza nasce ‘Physio’? Dal bisogno manifestato in questi tempi dalle persone che vorrebbero poter avere un professionista, in questo caso della fisioterapia, vicino casa. L’app predilige il contatto umano tanto che abbiamo fatto in modo che possa esserci un rapporto più ravvicinato tra pazienti, da sportivi ad anziani, e i professionisti della sfera sanitaria. Quanti sono i fisioterapisti registrati e come hanno aderito a questa app? Gestendo un network sui social e sul sito web del mio studio spesso mi è capitato di ricevere richieste di professionisti di fiducia. Per questo abbiamo pensato di mettere a disposizione dei pazienti una rete di contatti che al momento conta circa 15 mila esperti specializzati di tutta Italia. Una sorta di database? No, l’obiettivo non è questo. Abbiamo voluto creare qualcosa di più agevole e a misura d’uomo che possa essere utile soprattutto a chi vive nelle piccole città e non nelle metropoli. ‘Physio’, che possiamo considerare come l’Uber della fisioterapia consente a qualunque paziente di trovare il fisioterapista più vicino a casa. Un grande vantaggio soprattutto per i più anziani che spesso non possono spostarsi dalla propria abitazione o affrontare lunghi viaggi per le cure. Come funziona nel concreto? Un po’ come Blablacar. C’è una richiesta da parte del paziente che localizza il professionista presente nelle vicinanze. A questo primo momento ne segue un altro che è prettamente relazionale. Avviene uno scambio di battute tra il richiedente e il fisioterapista e si conclude
  • 27. settembre/ottobre | 27 con la prestazione. A questa prima parte potrebbe seguirne una seconda non meno importante per la preparazione degli esperti, ossia il potersi contattare anche tra di loro. Un dialogo continuo dunque... L’applicazione è stata pensata e ideata anche per rispondere a questa esigenza. Creandosi una rete di contatti aumenta la qualità del lavoro terapeutico e si approfondisce la personalizzazione della terapia. Si verifica in questo senso un continuo aggiornamento e i contatti sono sempre più rapidi. Dov’è la sede e chi finanzia ‘Physio’? Trattandosi di un’App non c’è una vera sede. Essendo un’applicazione open e laica, distaccata dal sistema sanitario nazionale, al momento non è finanziata da nessuno se non dagli stessi fisioterapisti che vi aderiscono. Ogni volta che uno di loro porta a termine una prestazione lascia un gettone alla piattaforma che così facendo si autoalimenterà economicamente. Da parte dei pazienti invece l’uso della app è completamente gratuito. Approfondimento La sesta edizione del “Maker Faire Rome – The European Edition”, la più grande fiera europea dell’innovazione, promossa dalla Camera di Commercio di Roma, organizzata dalla sua Azienda speciale Innova Camera, e conclusasi il 16 ottobre scorso ha registrato ottimi risultati con oltre 100 mila presenze. Tra nuovi modi di pensare all’economia fino alle tante innovazioni robotiche, sono stati presentanti oltre 700 progetti (molti relativi alla sanità e alla ricerca medica) provenienti da 61 nazioni diverse. Maker Faire Rome, con 7 padiglioni distribuiti su un’area di 100mila mq, si è così confermata la fiera dove prende forma la rivoluzione digitale e si anticipa il futuro. A tal proposito, importante è stata la partecipazione di 25 università e centri di ricerca e di 55 scuole superiori italiane che hanno promosso la cultura digitale. Da sinistra: Chiara Benedetti, Filippo Zanella e Filippo Andreani
  • 28. 28 | Health Online 27 Coopsalute il primo network italiano in forma cooperativa al servizio della salute e del benessere PuntodiincontrotralaDomandael’Offertadiprestazionineisettoridell’Assistenza SanitariaIntegrativa,deiserviziSocioAssistenzialieSocioSanitari,grazieaFamilydea si rivolge anche al comparto del Welfare e dei servizi ai privati! Coopsalute - Società Cooperativa per Azioni c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) - Italia | www.coopsalute.org | Facebook: Coopsalute Per i servizi sanitari e socio assistenziali, anche domiciliari: 800.511.311 Per le Strutture del Network o a coloro che intendano candidarsi al convenzionamento: Ufficio Convenzioni: 06.9019801 (Tasto 2) e-mail: network@coopsalute.com www.familydea.it
  • 29. settembre/ottobre | 029 tutta la tua salute, ora, in un’app! Nasce MyMBA, l’app dedicata ai soci di Mutua MBA, attraverso cui è possibile accedere a tutti i servizi legati alla tua posizione o sussidio direttamente dal tuo smartphone o tablet.
  • 30. 30 | Health Online 27 di Marilena Falcone Non solo rosa: l’importanza della prevenzione nei tumori femminili Intervista al dott. Massimiliano Marziali, Health Point Medical Care Eugheia Nel celebre post 10 Things Wrong with the Pink Ribbon pubblicato su nancyspoint.com, punto di riferimento per le donne americane colpite da cancro metastatico del seno, la creatrice del blog e nota scrittrice Nancy Stordhal metteva in evidenza “le dieci cose che non vanno nel nastro rosa”. Era il 2012 e i media rilanciarono subito l’intervento: a livello globale partì una polemica, ancora non del tutto sopita, sull’utilità effettiva della “madre di tutti i nastri”, fra critiche di discriminazione verso altri tipi di tumore, eccesso di ottimismo generalizzato senza distinzione fra casi specifici, interessi di mero marketing e sessismo nei confronti del carcinoma alla mammella maschile. Comunque la si pensi, il simbolo del nastro rosa ha innegabilmente contribuito a sciogliere il clima di pudore esasperato, oggi impensabile, che aleggiava in passato attorno al tema dei tumori del seno. Prima non se ne parlava, se ne sapeva poco e niente, ergo non ci si curava. L’equazione era letale. Persino il più smaliziato dei detrattori riconosce l’importante contributo delle campagne informative e di raccolta fondi che si intensificano regolarmente in ottobre da circa venticinque anni a questa parte. Molto è stato fatto e molto ancora c’è da fare in termini di ricerca, prevenzione, screening, diagnosi precoce, terapie e vite salvate. Di certo, i risultati ottenuti nel tempo dal “mese in rosa” continuano a dimostrare quanto il giusto messaggio, accompagnato dal giusto simbolo, influiscano positivamente sul bene comune. Di recente è stata pubblicata l’ottava edizione del rapporto I numeri del cancro in Italia 2018, scaricabile in formato PDF dal sito www.aiom.it. Secondo il rapporto, “si stima che nel 2018 verranno diagnosticati in Italia circa 52.800 nuovi casi di carcinomi della mammella femminile”, in aumento rispetto alle rilevazioni dell’anno precedente, ma “si osserva una Prevenzione
  • 31. settembre/ottobre | 31 continua tendenza alla diminuzione della mortalità per carcinoma mammario (-0,8% / anno), attribuibile alla maggiore diffusione dei programmi di diagnosi precoce e quindi all’anticipazione diagnostica e anche ai progressi terapeutici”. Sulla scia del rosa, il verde petrolio è diventato in epoca più recente il colore del nastro emblema di un’altra campagna importantissima per la salute delle donne: la lotta al tumore dell’ovaio. Non è un caso che il mese associato al verde petrolio sia il dirimpettaio settembre. Oltre al seno, sono ovaio, endometrio (corpo dell’utero) e cervice (collo dell’utero) le parti del corpo prese di mira dai cosiddetti tumori femminili, nessuno dei quali a sua volta trascurabile per incidenza e mortalità. Sempre secondo il rapporto, infatti, per quel che riguarda il solo tumore all’ovaio le diagnosi nel 2017 sono state 5.200, con 3.130 decessi nel periodo di riferimento. Le diagnosi di tumore all’endometrio (corpo dell’utero) hanno rappresentato il 5% delle diagnosi totali di tumori femminili nel 2017. Per i tumori alla cervice (collo dell’utero), correlati nel 70% delle diagnosi effettuate all’infezione da HPV, i decessi registrati nel periodo di riferimento costituiscono il 4% dei decessi femminili per tumore. Per evitare di perdersi fra i numeri e comprendere meglio i tumori femminili nel complesso, Health Online ha contattato il dottor Massimiliano Marziali, ginecologo e specialista presso l’Health Point Medical Care Eugheia, studio medico polispecialistico con sede a Roma. Innanzitutto, spiega il dottor Marziali, “non ci sono correlazioni dirette tra i tumori dell’endometrio (corpo dell’utero), della cervice (collo dell’utero) e dell’ovaio, se non in rare sindromi genetiche come la Sindrome di Linch, in cui esiste una correlazione diretta tra carcinoma dell’endometrio, dell’ovaio, della mammella e dell’intestino”. C’è, invece, “una correlazione genetica importante tra il carcinoma dell’ovaio e della mammella, legata alla mutazione di due geni, il BRCA1 ed il BRCA2, responsabili della ereditarietà di questi tumori”. In generale, “l’eziologia è di tipo multifattoriale, quindi per tutti esiste una certa familiarità”. Parallelamente alla familiarità, è possibile delineare in modo orientativo il rischio per fasce di età. Infatti, prosegue il dottore, “ad esclusione di rare forme tumorali, il carcinoma dell’ovaio è più frequente dai 55 ai 65 anni. Per il carcinoma dell’endometrio, invece, esiste una forma meno aggressiva, il carcinoma endometrioide, più frequente in età peri- menopausale, mentre le forme più aggressive, quelle non endometrioidi, si sviluppano circa 10 anni più tardi. Infine il carcinoma della cervice è quello che più frequentemente coinvolge le donne di giovane età, con un range che va dai 35 ai 55 anni, in quanto associato alle infezioni da Papilloma virus”. Quali sono allora i sintomi da tenere sotto controllo? La diagnosi precoce è fondamentale, sottolinea il dottor Marziali, perché, “ad esclusione del tumore della cervice non esistono metodi di screening. È quindi essenziale per la donna sottoporsi a controlli annuali con visita ginecologica, Pap test ed ecografia pelvica”. Se “il carcinoma dell’endometrio può dare un campanello d’allarme con perdite di sangue anomale, il carcinoma dell’ovaio e della cervice sono più silenti ed i sintomi appaiono in fase avanzata. Il carcinoma della cervice è l’unico per il quale esiste uno screening rappresentato dal Pap test, ormai quasi del tutto soppiantato dall’HPV test: un esame semplice, poco invasivo e con alta specificità, che può essere eseguito in tutte le donne”. La prevenzione è sicuramente la migliore terapia. “La chirurgia”, spiega il dottore, “rappresenta un approccio terapeutico efficace in particolare nelle fasi precoci, eventualmente associate a chemioterapia e radioterapia.Oggigiornoinoltresiassisteallacomparsa di un nuovo spiraglio terapeutico rappresentato dalla Target-Therapy che sfrutta anticorpi monoclonali che attaccano direttamente le cellule maligne”. Qualunque sia il colore del nastro, l’elemento chiave nella lotta contro i tumori femminili risiede dunque nell’effettuazione di controlli regolari e nella relazione diretta con il ginecologo di riferimento: “La notizia di una patologia maligna colpisce profondamente una donna e la sua famiglia, soprattutto se in età giovane”, conclude il dottor Marziali. “Pertanto è fondamentale parlare con la paziente offrendo tutte le opzioni terapeutiche in nostro possesso, mostrando i vari rischi e benefici che ciò può comportare”.
  • 32. 32 | Health Online 27 di Nicoletta Mele Anche l’occhio vuole la sua parte… di prevenzione e cure Intervista al prof. Filippo Cruciani, consulente del Polo Nazionale per la Riabilitazione Visiva, nonché componente dell’ufficio di Presidenza, della IAPB Italia Onlus Il secondo giovedì di ottobre si è celebrata la Giornata Mondiale della vista 2018, che rappresenta un momento ideale per affermare l’importanza, la prevenzione e la cura degli occhi. In questo periodo, ancor di più che nel resto dell’anno, nell’occhio del ciclone c’è la salute della vista, a cui è comunque dedicato tutto il mese di ottobre. Secondo l’OMS nel mondo ci sono 217 milioni d’ipovedenti e 36 milioni di ciechi (per un totale di 253 milioni di disabili visivi). Ben 1,2 miliardi di persone hanno bisogno d’occhiali e, tra l’altro, la miopia è in forte aumento. Per questo è importante che tutti possano accedere a un’assistenza oftalmica e a cure adeguate, migliorando tra l’altro i propri comportamenti. La salute della vista è un bene prezioso da preservare sin da bambini. La prevenzione passa attraverso abitudini corrette, come quella di andare periodicamente dall’oculista e seguire uno stile di vita sano, compresa l’esposizione quotidiana alla luce naturale sin da piccoli. Chi sono i principali nemici della vista e come difendere i nostri occhi? Quando e ogni quanto è consigliato rivolgerci ad uno specialista? Quali sono principali difetti della vista? La IAPB Italia onlus. Da quest’anno l’Agenzia italiana porta avanti la campagna “Salva la vista” assieme alla Società Oftalmologica Italiana (SOI), rivolta a chi non si è mai sottoposto a una visita oculistica. Offre da anni un’informazione a 360 gradi al fine di educare la popolazione a controlli oculistici periodici per una diagnosi precoce, per favorire l’accesso alle cure tempestive e garantire agli ipovedenti le opportunità offerte dalla riabilitazione visiva (www.iapb.it). Health online ha intervistato il prof. Filippo Cruciani, medico oculista, consulente del Polo Nazionale Prevenzione
  • 33. settembre/ottobre | 33 per la Riabilitazione Visiva della IAPB Italia Onlus nonché componente del suo ufficio di Presidenza. Prof. Filippo Cruciani, a che età è consigliabile la prima visita oculistica? “Il prima possibile, comunque entro i tre anni. Dopo si rischia di trovarsi di fronte a situazioni non recuperabili (come l’occhio pigro)”. Cosa prevede la prima visita e qual è il modo per far sentire a proprio agio i piccoli pazienti? “Normalmente si crede che sia impossibile visitare un bambino piccolo perché non legge e non collabora. Non è così. Da sempre – ma oggi più che mai – l’oculista ha a disposizione strumenti che gli permettono una valutazione completa sia dello stato refrattivo, cioè della presenza di difetti di vista, sia dell’assenza di patologie. I bambini collaborano quasi sempre, anche perché la visita oculistica con i suoi vari test stimola la loro curiosità e può divenire per loro una sorta di gioco. I genitori devono collaborare e non trasferire al bambino la loro ansia. Qualche volta sono proprio loro che rendono complicata la visita. Naturalmente l’oculista deve adattarsi al singolo caso facendo ricorso alla sua esperienza e professionalità”. Nelbambino,maspecialmentenell’adolescente, la visione prolungata da vicino potrebbe favorire la progressione della miopia. Può spiegare che cos’è la patologia e, se possibile, come prevenirla? “È una questione antica, che oggi ha assunto una grande importanza perché un ragazzo su quattro va incontro a questo difetto di vista che si chiama miopia. Solo in Italia si stima che ci siano almeno 15 milioni di miopi. Si tratta di un comune vizio refrattivo caratterizzato dal fatto che il fuoco di un oggetto che si fissa non si forma sulla retina, bensì davanti. Ciò vuol dire semplicemente che si vede tutto sfocato quando si guarda da lontano. E basta una lieve miopia perché ciò si verifichi e nella società di oggi ciò comporta gravi disagi e la necessità di ricorrere agli occhiali. Molto si discute sulle cause che portano alla miopia. Su un punto tutti concordano: la visione prolungata da vicino favorisce sicuramente la sua insorgenza e progressione. Molti studi confermano che più si vive all’aria aperta meno si diventa miopi. Influiscono anche particolari condizioni ambientali come la scarsa luminosità, l’abuso della luce artificiale, posture non corrette, ecc.”. In generale, da adulti, ogni quanto dobbiamo farci controllare la vista? E a chi dobbiamo rivolgerci? “Bisogna rivolgersi sempre ed esclusivamente all’oculista. In linea di massima, in assenza di sintomi particolari una persona adulta potrebbe recarsi dal medico oculista ogni due-tre anni. Tuttavia ogni caso va valutato singolarmente e sarà l’oculista stesso a stabilire la periodicità”. Quali sono i principali difetti della vista? “I tre vizi di refrazione sono la miopia (visione sfocata da lontano), l’ipermetropia (le immagini cadono a fuoco dietro la retina e ci può essere più difficoltà ad accomodare da vicino) e l’astigmatismo (minore nitidezza visiva a causa di una non perfetta configurazione della superficie oculare). Una loro correzione è molto importante per garantire una buona
  • 34. 34 | Health Online 27 visione, per evitare affaticamenti visivi e altri problemi (ad esempio cefalea)”. Chi sono i nemici della vista e quali sono i sintomi più frequenti che necessitano una visita dall’oculista? “I ’nemici’ dei nostri occhi possono essere i più vari: dai virus ai batteri (che possono causare congiuntiviti) fino agli allergeni presenti nell’ambiente (alcuni pollini, smog), passando per l’esposizione eccessiva alla forte luce solare senza filtri. Un altro nemico è l’avanzare dell’età: dopo i quarant’anni si diventa presbiti e dopo i 65-70 anni il rischio di contrarre gravi patologie degenerative è molto elevato (cataratta, degenerazione maculare, glaucoma, retinopatia diabetica, ecc.)”. I dispositivi tecnologici fanno parte del nostro quotidiano. Qual è il giusto utilizzo di computer e telefonini ed in che modo quindi preservare la salute della vista? “Computer, tablet e telefonini sono utilissimi e di per sé non possono causare danni oculari a livello anatomico. Tuttavia si potrebbe soffrire di affaticamento visivo se non si fanno pause, se vengono utilizzati in cattive condizioni di luce (ad esempio se ci sono troppi riflessi sullo schermo) o se si tiene la testa troppo vicina allo schermo. In ambienti di lavoro la legge italiana prescrive quindici minuti di pausa ogni due ore. Bisogna stare attenti soprattutto ai più giovani, che potrebbero abusarne, specie nel periodo adolescenziale”. Occhiali e lenti a contatto mensili e usa e getta. Cosa ne pensa? “Oggi gli occhiali fanno parte dell’habitus dell’uomo moderno e sono facilmente accettati. Le lenti a contatto danno una visione migliore specie quando il difetto di vista è elevato. Sarà il singolo soggetto a scegliere la correzione a cui ricorrere dopo un confronto con l’oculista. La certificazione di quest’ultimo è “obbligatoria” per poter usare le lenti a contatto. Le lenti a contatto giornaliere sono da preferire [rispetto a quelle mensili] perché garantiscono una migliore igiene oculare e riducono il rischio di complicanze”. Tutti possono utilizzare le lenti a contatto o ci sono persone a cui sono fortemente sconsigliate? “Non tutti possono portare lenti a contatto. In linea di massima il loro impiego è sconsigliato a chi soffre di occhio secco, a chi presenta patologie della superficie oculare, a chi trascorre molte ore al giorno di fronte al computer senza ricorrere a una buona idratazione con lacrime artificiali e a chi non può garantire un’attenta igiene oculare”. L’infezionedenominatacheratitedaAcanthamoeba provoca l’infiammazione della superficie anteriore dell’occhio e sarebbero a rischio, in particolare, le persone che portano le lenti a contatto. E’ così? Quali sono le conseguenze? E come evitare di contrarre la malattia? “Sì, le persone che portano lenti a contatto sono più a rischio ma solo se non praticano una corretta manutenzione delle lenti ossia, se non rispettano le regole igieniche per il loro uso (ad esempio non bisogna mai ricorrere all’acqua corrente per sciacquarle o per conservarle perché può essere contaminata dal batterio). La cheratite da Acanthamoeba è una grave infezione oculare difficile anche da diagnosticare. Le conseguenze possono essere gravi fino a casi severi e debilitanti. Come già detto, sono fondamentali le buone condizioni igieniche. In ogni caso di fronte ad un arrossamento oculare, dolore, sensazione di corpo estraneo, secrezione è importante togliere immediatamente le lenti a contatto, non gettarle via, ma conservarle con il loro contenitore e liquido di lavaggio: tutto ciò è molto utile per un’eventuale ricerca del germe responsabile”. Come prendersi cura dei nostri occhi? I suoi consigli… “La prevenzione è fondamentale, non solo per chi ha malattie oculari in famiglia, ma anche per tutti gli altri cittadini. Fare visite periodiche è importante, senza però esagerare. L’importante è avere un oculista di fiducia: sarà lui a stabilire la periodicità dei controlli, dare i consigli più appropriati nonché la correzione e le terapie adeguate. È importante alimentarsi in modo vario e sano, non fumare e non esporsi alla luce solare forte senza mettere occhiali da sole (soprattutto d’estate o, comunque, quando c’è molto riverbero). Se si trascorrono molte ore di fronte a uno schermo è importante fare delle pause regolari e, naturalmente, mettere sempre eventuali occhiali correttivi prescritti da un medico oculista. Infine bisogna evitare l’autodiagnosi e il fai- da-te dopo aver letto informazioni sparse su internet scritte da fonti poco attendibili”.
  • 36. 36 | Health Online 27 di Silvia Terracciano Cura di capelli, pelle e unghie Salute e benessere Capelli, pelle e unghie possono indicare molto di una persona compreso il suo stato di salute. Vanno curati con costanza sia con prodotti specifici, che con una corretta alimentazione, ricordandosi che vitamine e Sali minerali sono indispensabili in ogni stagione, ma soprattutto in inverno dove lo stress climatico li mette a dura prova. Capelli e unghie sono costituiti in gran parte da cheratina e cisteina per questo è importante consumare cibi vegetali ricchi di sali minerali. Frutta e verdura di stagione ricche di vitamine, ma anche cereali integrali come riso, farro e orzo. Questi cibi possono aiutare a mantenere capelli e unghie in buona salute. Miglio e legumi sono ottimi per nutrire i capelli. Proprio col miglio vengono realizzati integratori da assumere per rinforzarli e nutrirli. Da non dimenticare la frutta secca ed i semi, ricchi di vitamine, minerali, omega 3 e 6. La salute di unghie e capelli è anche mantenuta dal consumo di alimenti ricchi di ferro, di calcio, di zolfo, silicio e zinco. Quando sulle unghie compaiono quelle fastidiose macchioline bianche è indice di carenza di vitamine del gruppo B, mentre se compaiono strisce verticali vi è una carenza di ferro. Pertanto sarà necessario rivedere l’alimentazione e assumere un integratore specifico.
  • 37. settembre/ottobre | 37 Le diete troppo restrittive influiscono negativamente sulla salute di capelli, pelle e unghie. Non solo le diete drastiche ma anche i trattamenti ai capelli come il colore o alle unghie come la copertura gel. Senza dimenticare i prodotti aggressivi, utilizzati ogni giorno, che entrano in contatto con pelle e unghie e li indeboliscono, ovvero i detersivi per le pulizie. Inoltre le malattie come alopecia, psoriasi, onicomicosi sono patologie che rendono l’aspetto di capelli, pelle e unghie poco gradevole e fanno sentire a disagio. Oltre all’alimentazione si può ricorrere anche ai rimedi naturali, pratici da assumere, per la cura di capelli, pelle e unghie. Rimedi naturali per capelli, pelle e unghie La natura offre diversi rimedi per la cura di capelli, pelle e unghie alcuni cosiddetti “rimedi della nonna” altri fitoterapici. Tè verde ricco di antiossidanti che riducono gli effetti negativi dei raggi UV sulla pelle ed agiscono contro la caduta dei capelli e degli strati superficiali delle unghie. Olio extra vergine di oliva ricco in contenuto di acidi grassi essenziali e vitamina E che lo rendono un ottimo ricostituente naturale per fare impacchi ai capelli, rendere la pelle morbida, liscia ed elastica ma anche per nutrire le unghie. È possibile utilizzarlo puro, come lo avete in casa, o si trovano prodotti a base di olio extra vergine di oliva nei negozi specializzati pronti per l’applicazione e che non richiedono eventuale risciacquo. Olio di cocco un prodotto naturale per eccellenza che contiene acidi grassi a catena medica dall’azione idratante e riparatrice. Ricco di antiossidanti e nutrienti che aiutano a combattere l’invecchiamento precoce di capelli, pelle e unghie. Si trova in commercio anche il burro di cocco ideale per fare gli impacchi ai capelli. Aceto di mele che ha proprietà antisettiche, antibatteriche e antinfiammatorie utili per evitare la proliferazione di germi e lieviti sulle unghie e sulla pelle. Sui capelli viene utilizzato per renderli più lucidi. Inoltre equilibra il pH naturale della cute. Equiseto ricco di Sali minerali ottimo quindi come remineralizzante, la sua assunzione aiuta a rafforzare le unghie evitandone la rottura facile, stimola la crescita dei capelli ed è utile per limitarne la caduta. Sulla pelle invece agisce contrastando gli inestetismi dovuti alle smagliature e alla cellulite oltre a favorire la naturale rigenerazione dei tessuti superficiali. Serenoa Repens o palma nana combatte e previene la caduta dei capelli del sesso maschiale, contrastando l’azione dell’ormone responsabile dell’alopecia androgenetica. Ortica ricca di vitamina A, C e del gruppo B oltre che di minerali quali zolfo, zinco, rame, calcio e potassio utili per rinforzare i capelli e prevenirne la caduta. Adatta anche quando i capelli appaiono fragili e privi di vita. Inoltre è risaputo come combatta anche capelli grassi e forfora. Olio di Borragine ricco in acidi grassi polinsaturi Omega 6 dal potere antiossidante e antinfiammatorio utile per il trattamento di alcune problematiche della pelle. Inoltre è necessario sempre bere molta acqua perché capelli, pelle e unghie hanno bisogno di essere mantenuti idratati.
  • 38. 38 | Health Online 27 di Marilena Falcone Manuka, il miele terapeutico Salute e benessere Che il miele sia un toccasana per qualunque male di stagione lo sapevano già le nonne. Dalla tosse al mal di pancia, dalle bruciature alle ferite ostinate, un cucchiaino di miele da mandar giù o da spalmare localmente era la soluzione per tutto. Questa credenza ha un solido fondamento scientifico. Come illustrato in The Nature and Composition of Honey e in innumerevoli altri articoli e studi pubblicati da Peter Molan, professore di biochimica nonché fondatore e direttore della Honey Research Unit della University of Waikato in Nuova Zelanda, sono diversi i fattori che determinano la capacità antibatterica del miele: • contenuto di zuccheri, grado di acidità ed effetto osmotico che impediscono la proliferazione dei batteri; • presenza di proteine e peptidi della pappa reale con effetto antibiotico; • soprattutto, percentuale di perossido di idrogeno (acqua ossigenata, il disinfettante per eccellenza). Esiste una varietà di miele, però, più potente di tutti gli altri: è il miele di Manuka, derivato dalla pianta di Leptospermum scoparium che cresce spontaneamente in Nuova Zelanda: Manuka è infatti il termine maori usato per indicare l’albero dai tipici fiori bianchi. Questo miele è caratterizzato dalla attività non perossidica, cioè la capacità unica di mantenere il proprio potere antibatterico anche aggiungendo la catalasi, l’enzima che distrugge il perossido di idrogeno. L’attività non perossidica dipende dalla presenza dei cosiddetti marcatori essenziali: l’azione congiunta di queste sostanze, esclusive del miele di Manuka, è tale che, in base alla loro quantità e proporzione, diventa possibile etichettare il miele come terapeutico. Agli studi del professor Molan se ne sono aggiunti molti altri nel tempo, in gran parte raccolti nella pubblicazione Therapeutic Manuka Honey: No Longer So Alternative (Frontiers of Microbiology). Il documento evidenzia in particolare gli svariati campi di applicazione ed efficacia del miele di Manuka: • Infezioni cutanee anche croniche, incluse quelle dovute a funghi e soprattutto al temuto stafilococco aureo resistente a meticillina (SARM), ulcere diabetiche, ustioni, ferite, anche in presenza di biofilm • Infezioni gastrointestinali, reflusso esofageo, gastrite, ulcera peptica, dovute sia a candidiasi che a H. pylori • Psoriasi, rosacea, acne, eczemi • Tosse, raffreddore, influenza, mal di gola e affezioni del cavo oro-faringeo e delle mucose • Miglioramento complessivo della funzionalità del sistema immunitario, poiché distrugge i batteri nocivi presenti nel tratto gastrointestinale Sono inoltre in corso studi, che richiedono ulteriori approfondimenti, sulla possibilità di controllare la crescita delle cellule cancerose e delle metastasi e di alleviare gli effetti collaterali indotti da radio- e chemio-terapia.
  • 39. settembre/ottobre | 39 A seguito della pubblicazione e condivisione di questa e altre ricerche analoghe, come prevedibile il miele di Manuka ha vissuto e sta tutt’ora vivendo un boom a livello mondiale, con esportazione di piante di Leptospermum scoparium anche in zone non idonee alla produzione. Nel tentativo di regolamentare la situazione ed evitare abusi e false promesse al pubblico, negli anni sono stati proposti criteri di classificazione via via scartati o approvati ufficialmente anche a livello governativo, a partire dalla Nuova Zelanda. A prescindere dai prodotti specifici per l’uso clinico e ospedaliero, che seguono canali di distribuzione dedicati, è oramai possibile reperire vasetti di miele di Manuka presso molte farmacie e parafarmacie. Per orientarsi fra gli scaffali, è necessario saper distinguere gli standard riconosciuti per la definizione di purezza, qualità e grado terapeutico: • UMF® (Unique Manuka Factor®): è il marchio registrato dalla UMF Honey Association e attualmente considerato lo standard internazionale principale. Il valore UMF rappresenta il contenuto complessivo di tre dei marcatori chiave precedentemente citati (metilgliossale, idrossimetilfluoruro e leptosina), e deve essere rigorosamente riportato sull’etichetta. • MGS™ (Molan Gold Standard™): è il marchio registrato definito dallo stesso professor Molan, che misura in modo standardizzato e riconosciuto a livello internazionale il contenuto dei marcatori metilgliossale, idrossimetilfluoruro, DHA e tutina, presenti solo in alcune varietà di miele di Manuka specifiche della Nuova Zelanda. Ogni vasetto di miele di Manuka certificato MGS contiene sul retro un numero di serie che consente di rintracciare i vari alveari di produzione in Nuova Zelanda. • MGO™: è la classificazione, per alcuni meno completa ma comunque presente in qualche marchio storico di miele, basata sul contenuto in mg del solo metilgliossale (MGO) per kg di miele. I numeri che quantificano UMF e Molan Gold Standard sono equiparabili. La classificazione del miele di Manuka in base ai tre standard è la seguente: • Miele da tavola: UMF 5+ => MGS 5+ => MGO 30+ • Miele a potere terapeutico basso: UMF 10+ => MGS 10+ => MGO 100+ • Miele a potere terapeutico medio: UMF 15+ => MGS 15+ => MGO 250+ • Miele a potere terapeutico elevato: UMF 20+ => MGS 20+ => MGO 400+ • Miele a potere terapeutico molto elevato: UMF 25+ => MGS 25+ => MGO 550+ • Miele per uso specialistico: UMF 30+ => MGS 30+ => MGO 850+ Nella pratica quindi, in che modo è opportuno utilizzare il miele di Manuka per trarne il massimo beneficio? Come suggerisce nella pagina Web www.myersdetox. com la nutrizionista diagnostico-funzionale statunitense Wendy Meyers, autrice di un seguitissimo canale YouTube, è possibile assumere il miele di Manuka per via orale o applicarlo localmente, secondo i dosaggi di seguito raccomandati. PER VIA ORALE: • 1-2 cucchiaini al giorno di miele UMF 10+ per rinforzare il sistema immunitario in generale • 1-3 cucchiaini al giorno di miele UMF da 15+ a 25+ per affezioni dell’apparato digerente e del sistema respiratorio APPLICAZIONE TOPICA: • Ferite e ustioni: miele UMF 20+ o superiore applicato abbondantemente ogni 12 ore coprendo con garza sterile asciutta e opportuno bendaggio. • Rosacea, eczemi, psoriasi o acne: miele UMF 15+ o superiore applicato sulla zona interessata, in seguito adeguatamente bendata, lasciando agire per un’ora al giorno (Nota: il miele può risultare irritante sulle pelli delicate). Èdunquepossibileconcludereche,amenodiparticolari condizioni quali allergie o diabete, il miele di Manuka è davvero un toccasana. Essendo molto potente (oltre che costoso), non è necessario eccedere nel grado terapeutico per ottenere i risultati desiderati. Un unico accorgimento: non lasciarlo sciogliere nelle bevande calde quali tè, camomilla o latte, come verrebbe spontaneo fare con qualunque altro miele, soprattutto in caso di tosse o raffreddore: il calore riduce o azzera l’attività non perossidica dei suoi componenti. È meglio assumerlo in forma di cucchiaini o, in alternativa, spalmato sul pane: ha un sapore molto caratteristico, dolce e pungente, tipico dei mieli più scuri.
  • 40. 40 | Health Online 27 di Alessia Elem Depressione invernale: mito o realtà? Psicologia Arriva l’inverno e ci si sente più tristi. E a volte depressi. Conosciuta in inglese con il nome Seasonal Affective Disorder (SAD), il disordine affettivo stagionale colpisce fino ad una persona su dieci. Quali sono i rimedi per combatterlo? Ne parliamo con il Dr. Giuseppe Iannone, psicologo clinico e neuropsicologo. Iannone, cos’è il disturbo affettivo stagionale? “Il disturbo depressivo maggiore con andamento stagionale, conosciuto come disturbo affettivo stagionale (SAD), è caratterizzato da sintomi quali tristezza, affaticamento, ipersonnolenza, iperfagia, confusione, ansia, difficoltà di attenzione, desiderio di carboidrati, aumento di peso e perdita di libido, che si manifestano nei mesi autunnali/invernali e che regrediscono spontaneamente con l’arrivo della bella stagione”. Ma non è forse vero che siamo tutti un po’ più pigri nei mesi freddi? Come distinguere il disturbo affettivo stagionale da uno stato di letargia? “I cambi di stagione possono indurre diversi effetti sul nostro umore. In autunno e in inverno i giorni più brevi e le temperature più basse possono associarsi in alcuni soggetti a sintomi quali quelli appena descritti. Un numero significativo di individui è influenzato negativamente dal cambiamento delle stagioni pur non sviluppando un disturbo affettivo stagionale (SAD). Per distinguere il SAD da un normale calo dei livelli di energia nei mesi più freddi possiamo immaginare un continuum: ad un estremo troviamo un leggero disagio e un funzionamento meno efficiente nei mesi invernali. Al lato opposto del continuum troviamo invece il disturbo affettivo stagionale (SAD), caratterizzato da una sintomatologia più grave, dalla presenza di un maggior numero di sintomi e da un significativo disagio o interferenza con il lavoro, la scuola e le consuete attività sociali”. Quanto è frequente il disturbo affettivo stagionale? “L’incidenza del disturbo affettivo stagionale (SAD) nella popolazione generale è del 4-10%, ed è più prevalente nelle donne che negli uomini”. Quali sono le cause del disturbo affettivo stagionale? “L’esatto meccanismo con cui i sintomi si associano ai cambiamenti stagionali non è completamente noto. Un dato a favore di una causa genetica del disturbo è la tendenza al SAD a verificarsi più spesso nei parenti di coloro che soffrono del disturbo. Un secondo filone di ricerca fornisce indicazioni per una “teoria della latitudine”, per cui una diminuzione dell’esposizione alla luce solare in inverno aumenterebbe il rischio di SAD. Per esempio, le persone provenienti da latitudini meridionali che si spostano verso nord possono avere un aumentato rischio di disturbo affettivo stagionale (SAD), anche se, nel tempo, alcuni di questi individui sviluppano una tolleranza ai cambiamenti stagionali. Studi di popolazioni hanno scoperto un possibile adattamento genetico alla scarsa illuminazione dell’inverno nel nord artico nei nativi islandesi. Un terzo filone di ricerca ipotizza che la sintesi anomala della melatonina possa essere responsabile del SAD: sembrerebbe che gli individui affetti da SAD abbiano un esordio notturno ritardato della secrezione di melatonina e livelli di melatonina più alti durante il giorno in inverno, rispetto a individui senza SAD. Oltre alla melatonina, però, anche i livelli di altri ormoni (come il cortisolo), e la temperatura notturna del corpo, sono alterati in individui con SAD. Una quarta ipotesi indica che bassi livelli cerebrali
  • 41. settembre/ottobre | 41 di serotonina possano contribuire ai sintomi di SAD. Il desiderio di carboidrati rappresenterebbe un tentativo di aumentare il livello di serotonina. Tristezza, ansia, desiderio di carboidrati, ipersonnia, ecc., sono infatti tutti sintomi associati a una mancanza di carboidrati nell’organismo”. Esistono trattamenti “naturali” per il disturbo affettivo stagionale? “Svolgere regolare esercizio fisico è il metodo non invasivo e naturale che sembra dare buoni risultati nel migliorare l’umore, rinvigorire il fisico e ridurre la fame di carboidrati. La mancanza di esercizio fisico, infatti, riduce il flusso di endorfine nel corpo (le endorfine sono neurotrasmettitori che inducono euforia). È sufficiente una camminata all’aria aperta per un’ora al giorno per avvertire i benefici dell’attività fisica sul nostro umore. Una dieta equilibrata a base di proteine magre, verdura e tanta acqua previene squilibri di zuccheri nel sangue, i quali possono influire negativamente sull’umore. Evitare l’isolamento sociale, dato dalla naturale tendenza a chiuderci in casa quando fa freddo, andando a trovare gli amici, o anche alzando la cornetta del telefono per sentire qualcuno, è un ottimo aiuto per alleviare i sintomi del SAD. E per chi è impossibilitato a muoversi da casa, la terapia della luce (o light therapy) è una valida alternativa che produce benefici in sette pazienti su dieci e che non presenta effetti collaterali. È sufficiente che ci si sieda, ogni giorno, per una ventina di minuti, a circa 50 cm da apposite lampade (che si trovano in commercio) che simulano la luce del sole. Attraverso il nervo ottico la luce regolarizzerebbe i livelli di melatonina e serotonina e il ciclo sonno-veglia. L’Erba di San Giovanni (Hypericum perforatum) migliora i sintomi di affaticamento, depressione, ansia, letargia, appetito, libido, e insonnia. L’erba di San Giovanni comunque può interagire negativamente con alcuni farmaci, quindi va sempre presa sotto stretto controllo medico. Infine, il supporto psicologico può produrre un significativo miglioramento della sintomatologia: lo psicologo può aiutare la persona a pianificare una serie di attività piacevoli da portare avanti anche nei mesi invernali, a seguire una dieta bilanciata, a mantenere alta la motivazione nel fare sport e a limitare l’isolamento sociale”.
  • 42. 42 | Health Online 27 di Silvia Terracciano Quali cibi contengono i principi nutritivi utili per affrontare l’inverno? Alimentazione L’arrivo dell’inverno richiede necessariamente di sostenere le difese immunitarie dell’organismo. Questo per restare in salute e rispondere agli stimoli esterni nel miglior modo possibile, compresi virus e batteri. Oltre all’assunzione di rimedi naturali come i fitoterapici e una buona integrazione di probiotici e prebiotici è necessario curare anche l’alimentazione. I cibi contengono i principi nutritivi per affrontare l’inverno in salute. Scopriamo insieme quali sono questi alimenti! Cominciamo col dire che è meglio non consumare troppi lipidi, in particolare quelli di origine animale, ma preferire cibi proteici favorendo quelli di origine vegetale.