1. Il periodico di informazione sulla Sanità Integrativa
HEALTH
maggio/giugno 2018 - N°25
in evidenza
Come funziona l’epilazione laser? È adatta a tutti i tipi di
pelle? È indolore? Elimina davvero definitivamente i peli?
ne abbiamo parlato con la dottoressa Ilaria Saredi
telemedicina
benessere
estate
Dal curare al prendersi
cura. In italia arrivano
gli Health Point
Il collagene: la proteina
essenziale per il nostro
organismo
Il mare, un rimedio
naturale che fa bene
al corpo e alla mente
L’albicocca: il frutto
estivo dalle numerose
proprietà nutritive
2. supportare
favorire
promuovere
Costituita per iniziativa di Health Italia, Mutua MBA e Coopsalute, la Fondazione Basis è un ente no-profit
che svolge le proprie attività nei settori dell’assistenza socio-sanitaria, nella promozione e nella gestione
di servizi culturali, educativi, sportivi e ricreativi allo scopo di fornire sostegno a soggetti deboli quali,
ad esempio, persone svantaggiate per malattia, disabilità fisica e/o psichica, indigenti, minori e persone
anziane non autosufficienti. Nello svolgimento delle proprie attività istituzionali, la Fondazione si propone di
sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche quali la difesa e la tutela della salute, incentivando il concorso e
la partecipazione di tutte le realtà che costituiscono espressione della società civile.
Fondazione Basis ha ottenuto risultati significativi, soprattutto grazie al contributo di molti donatori, che
rafforzano l’entusiasmo e la volontà nel proseguire per la strada intrapresa.
Se credi nella nostra missione e nell’importanza che la nostra Fondazione può rivestire in ambito sociale
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4. L’argomento della sanità attira sempre interesse anche da parte
dei media, come è corretto che sia essendo la salute il bene
primario per ognuno di noi e per le nostre famiglie nonché un
diritto sancito dalla nostra Costituzione.
Diversi istituti di ricerca hanno realizzato e costantemente realizzano
studi ed analisi sull’argomento evidenziando la situazione sia
attuale che futuribile con dovizia di particolari.
In tutte queste argomentazioni ci sentiamo in dovere, come sempre
facciamo dalle colonne di questo periodico, di rappresentare
alcuni elementi in modo chiaro e semplice affinchè ciascuno
possa liberamente fare le proprie considerazioni.
Proviamo allora a mettere in fila i ragionamenti in maniera organica
e comprensibile, in 5 semplici punti che descrivono quanto già
fatto ed immediatamente usufruibile nell’ambito della sanità.
Alprimopuntononpuòcheessercilaconsiderazionechel’aumento
della durata della vita media, l’ampliamento della scienza
medica e lo sviluppo della tecnologia sanitaria non consentono
e non consentiranno allo Stato (in realtà sarebbe meglio dire “a
nessuno Stato”) di offrire assistenza sanitaria gratuita completa a
tutti i cittadini, perché questo significherebbe dedicare alla sanità
una parte preponderante della spesa pubblica con conseguente
necessità di aumento della tassazione e della contribuzione da
parte di ciascun lavoratore attivo, creando così una pressione
fiscale e contributiva insostenibile.
Ne consegue che al secondo punto dobbiamo necessariamente
considerare che le risorse economiche pubbliche, eliminando
comunqueglisprechi,dovrannosempredipiùessereintegralmente
dirette a garantire l’assistenza sanitaria alle fasce più deboli della
popolazione nonché le emergenze per tutti i cittadini, con il
contributo economico proporzionale da parte di tutti.
Quindi, al terzo punto, dobbiamo tutti comprendere che è e sarà
sempre più indispensabile per i cittadini organizzarsi in maniera
autonoma per garantirsi una protezione sanitaria adeguata, fatto
che non può avvenire che in modo collettivo e mutualistico come
la storia dell’umanità ci insegna.
Al quarto punto dobbiamo prendere atto come conseguenza
ovvia che in campo sanitario solo l’applicazione dei corretti
principi di mutualità può e potrà consentire un adeguato equilibrio
sociale nella salvaguardia dei propri livelli di benessere fisico.
Tutto ciò determina, come quinto punto, che solo enti senza
scopo di lucro che consentano ai cittadini di godere di opportuni
vantaggi fiscali, quale corretto trade off tra la partecipazione alle
spese sanitarie di tutti operata tramite la propria contribuzione
e le spese sostenute da ognuno per gestire le proprie necessità
sanitarie, possono e potranno gestire correttamente il principio di
mutualità.
La consequenzialità e la coerenza di questi 5 punti, al di là di tutti
gli studi e le analisi che possono essere realizzate, è sempre stata
chiara tanto che negli ultimi 30 anni il nostro paese, a prescindere
da chi fosse a governare, ha sempre perseguito questa
impostazione con leggi, norme e modelli giuridici adeguati.
In conclusione la soluzione ai primi 5 punti già esiste e non deve
che essere semplicemente diffusa ed ampliata, ed è data dal
modello integrato tra sanità pubblica, gestita dallo Stato, e sanità
integrativa gestita da Fondi Sanitari, Società Generali di Mutuo
Soccorso e Casse di Assistenza Sanitaria.
La vera domanda che dobbiamo farci è, quindi, cosa dobbiamo
fare per migliorare ulteriormente questa impostazione, ed anche
in questo caso mettiamo in fila 5 semplici ragionamenti.
Al primo punto dobbiamo considerare che la necessità primaria
finalizzata a creare un modello sanitario sostenibile non può che
venire dalla tecnologia che consente e consentirà sempre più
di ridurre costi, garantire affidabilità, intervenire con efficacia e
quindi dovrà essere sempre più utilizzata.
Al secondo punto dobbiamo rispondere alle esigenze di
accessibilità alle prestazioni sanitarie dei cittadini, senza impegnare
il loro tempo oltre modo, tramite l’implementazione di adeguati e
garantiti modelli di medicina a distanza che consentano in modo
rapido di usufruire di analisi diagnostiche e verifiche mediche.
Ma c’è anche un altro importante aspetto da considerare,
che è il terzo punto, dato dalla assoluta necessità dei cittadini
di poter usufruire dei servizi sanitari in termini di prossimità, cioè
senza dovere affrontare problematiche logistiche spropositate
per potersi garantire il diritto alle prestazioni sanitarie, dando
spazio alla creazione di strutture sanitarie organizzate con modelli
di medicina a distanza ed operanti sul territorio, cioè vicino ai
cittadini tutti.
L’organizzazione di un modello sanitario moderno, ed è il quarto
punto, non può prescindere da una corretta collaborazione tra
sanità pubblica, che riconosca e deleghi alcune attività sanitarie
alle strutture abilitate a gestire la sanità integrativa, e sanità
integrativa, che operi secondo standard moderni, certificati ed
economici.
Infine come essenziale ed indispensabile quinto punto sia la sanità
pubblica che quella integrativa devo puntare a realizzare la
rivoluzione copernicana nella sanità caratterizzata dal passaggio
dall’attuale paradigma cittadino malato-cura al nuovo
paradigma cittadino sano-prevenzione.
La pragmaticità di questi 5 punti, nel rispetto del diritto alla salute
di ognuno, è estremamente chiara, sempre al di là di tutti gli
studi e le analisi che possono essere realizzate, e deve essere solo
perseguita con convinzione.
In sostanza, consolidati i primi 5 punti, la realizzazione dei nuovi 5
punti dovrebbe costituire il programma da seguire per realizzare
un modello sanitario, equo, sostenibile, efficace ed efficiente, da
parte di governo, società civile, enti di sanità integrativa e cittadini.
In conclusione, come possiamo evincere dalla considerazioni
effettuate, la strada per un sistema sanitario siffatto è già stata
tracciata e con 5 punti già realizzati siamo a metà del percorso
che potremo concludere con successo realizzando rapidamente
i successivi 5 punti.
A cura di Roberto Anzanello
editoriale
5 punti già realizzati e 5 da attuare:
la strada corretta per la sanità
5. ommari
23
10
13
26
Telemedicina: dal curare al prendersi cura.
In italia arrivano gli Health Point
Ipocondria:
il corpo al posto del mondo
Epilazione laser, tutto quello che c’è da sapere su
questa tecnica innovativa
in evidenza
19
Il mare, un rimedio naturale che fa bene
al corpo e alla mente
Aumenta il consumo di cannabis.
Dall’uso terapeutico alla dieta alimentare
08
Eccellenza sanitaria in Italia: arriva la Rete del
Trapianto Autologo delle Cellule Staminali
32
Neuroarchitettura: la neuroscienza applicata
all’architettura
6. ommari34
Il collagene: la proteina essenziale
per il nostro organismo
39
40
42
A.N.S.I. in Romania: sanità e welfare, valori sociali
internazionali
L’albicocca: il frutto estivo caratterizzato da
numerose proprietà nutritive
Mandala: dall’Oriente per rilassare
il corpo e la mente
7. L’angolo della poesia
Guardate il mostro che con tanta devozione amate,
un angelo con ali tetre come il suo Cammino fatto di menzogne,
e sangue.
Il mostro
DOREL CARUSO
Nato a Resita (Romania), sono sempre stato un amante dell’arte
e della storia. Mi sono approcciato ad ogni forma di poesia nel
lontano 2003 tramite la pagina Facebook “Liberi Pensieri” su cui
ho mosso i miei primi passi e che attualmente gestisco.
...e come disse Charles Baudelaire “Ogni uomo in buona salute può fare a meno di mangiare per due giorni;
della poesia, mai”; per tale motivo, a partire da questo numero, abbiamo il piacere di omaggiare i nostri lettori
con una selezione di poesie di Dorel Caruso, poeta amatoriale.
8. 8
Eccellenza sanitaria in Italia:
arriva la Rete del Trapianto
Autologo delle Cellule Staminali
a cura di
Alessandro Notarnicola
Il sistema sanitario emiliano-romagnolo non ha di che
invidiare alle altre regioni italiane. Esso infatti è tra i primi
in Italia per capacità di investimenti nella ricerca e per
innovazione. A dimostrazione di questa peculiarità
un’altra eccellenza viene a completare il quadro della
sanità romagnola. Nell’ambito della preesistente Rete
oncologica è nata la “Rete del trapianto autologo
(ossia dove donatore e ricevente sono la stessa persona)
di cellule staminali della Romagna”, che raccoglie i
centri oncologici ed ematologici della Ausl Romagna,
e dell’Irccs “Irst” di Meldola. “Una rete metropolitana
Romagnola - dichiara il direttore sanitario dell’ Ausl Stefano
Busetti - unica nel nostro paese che vede confluire in un
unico progetto le esperienze e le conoscenze a livello
ematologico-oncologico dei professionisti che operano
all’interno delle strutture sanitarie di Cesena, Rimini,
Ravenna. Il centro Ausl di Pievesestina sarà il laboratorio
processuale per le cellule staminali grazie alla sua Officina
Trasfusionale e di conservazione Criogena”. La rete si pone
il fine di porre al centro di tutto la persona e la cura del
paziente, rammenta il dottor Francesco Lanza, direttore
dell’Unità Operativa di Ematologia di Ravenna posto alla
guida delle rete clinico-assistenziale.
Professore un’ennesima soddisfazione per un sistema
sanitario eccellente?
Senza dubbio. È un’ulteriore dimostrazione che quando
si crea una rete e quando si fa sistema tutto è possibile.
Il quadro socio-sanitario è sempre molto importante
perché al centro oltre all’innovazione delle tecniche e
delle strumentazioni mediche ci sono le persone alle quali
dobbiamo garantire l’omogeneità della cura, alte qualità
e sicurezza.
Quale scopo si propone di avere questa Rete oncologica?
Oltre a quello già spiegato, con essa si intende promuovere
8
9. 9
l’organizzazione e
la gestione clinica
delle patologie onco-
ematologiche, ma
anche favorire e
sostenere progetti di
ricerca nell’ambito
di tutte le malattie
onco-ematologiche,
collegando l’attività
clinica con quella della
ricerca.
Quando e come è
stata pensata questa
Rete?
Non c’è una data
precisa in cui la Rete
viene istituita. Da anni
l’Ausl della Romagna
cerca di lottare contro il cancro.
La Rete oncologica romagnola si inserisce all’interno
del Programma Trapianto nato nel 2005 e che riguarda
una popolazione composta da 1 milione e 100 mila
abitanti. Le unità di ematologia di Ravenna e Rimini, le
unità di ematologia e di trapianti oncologici (tumori
solidi) dell’Irccs/Irst di Meldola, i servizi Trasfusionale
A.USL e il laboratorio di processazione delle cellule di
Pievesestina a Cesena si integrano per fornire al paziente
una continuità del percorso clinico-sanitario e per una
maggiore omogeneità della cura indipendentemente
dalla struttura di riferimento.
Uno dei primi esempi è la Rete del Trapianto Autologo di
cellule staminali?
Esattamente. Essa interessa ad oggi 30/35 persone
a Centro per un totale nell’arco di un anno di circa
100 interventi. Tutto avviene nell’ambito di un unico
Programma riconosciuto dal Centro nazionale sangue,
dal Centro nazionale trapianto e dagli enti internazionali.
Questo modello però funzionerà solo se assolverà a una
serie di obiettivi: l’efficacia assistenziale nei confronti
dei pazienti, a cui va assicurata la qualità della cura e
la sicurezza, la garanzia di equità del trattamento in
tutti gli ambiti territoriali della Romagna e la garanzia
che all’interno di una rete di queste
dimensioni possa essere agevolata la
ricerca.
Perché il centro di Cesena assume
centralità in questa rete?
L’officina di Pievesestina a Cesena
è un laboratorio di processazione delle cellule. È un
laboratorio adibito ad accettazione, controlli di qualità
e programmazione delle attività. Al suo interno è
presente un locale per la criopreservazione, provvisto di
tre congelatori ad azoto a discesa programmata della
temperatura.
Che cosa intende?
Sono delle cellette in cui vengono congelate per un
massimo di dieci anni le cellule staminali fino a quando
non c’è la richiesta di trapianto. A quel punto vengono
scongelate. A tal proposito a breve acquisiremo un
macchinario che rimuoverà dalla cellule staminali la
sostanza che utilizziamo per congelarle tale da rendere
meno tossiche del passato. Il trapianto di cellule staminali
ematopoietiche consiste nella reinfusione delle cellule
del paziente in grado di determinare una rigenerazione
del midollo osseo.
Infine, anche in questo caso l’informatica fa la sua parte.
Non è così?
Fondamentale è la creazione di un software che renderà
possibile la stesura di una cartella clinica informatizzata
la quale andrà a favorire il lavoro
dell’equipe medica che prenderà in
cura il paziente. Questa cartella sarà
un anello che unirà le unità dell’A.
USL e l’Irst. Gli obiettivi del gestionale
saranno la tempestività della richiesta,
la completezza dei dati trasmessi e la
loro trasmissione in tempo reale.
10. 1010
Ipocondria:
il corpo al posto del mondo
a cura di
Giuseppe Iannone
L´ipocondria è un disturbo psichico caratterizzato da
una preoccupazione eccessiva e infondata riguardo
alla propria salute e da un´iperfocalizzazione su segnali
corporei innocui (o sintomi corporei di lieve intensità), che
sono vissuti come indice di
una grave malattia.
Chisoffrediipocondriacerca
rassicurazioni sul proprio
stato di salute attraverso
ripetute visite mediche,
esami diagnostici, continue
ricerche su internet o su libri,
ecc. Le rassicurazioni (dei
medici, dei familiari, degli
amici) funzionano nel breve
termine ma la continua
attenzione sul corpo aumenta la sensibilità ai segnali
corporei. Ciò non fa che aumentare ulteriormente l’ansia
e così la convinzione di malattia tende a ripresentarsi.
Si instaura un circolo vizioso che spinge l´individuo a
passare da uno specialista all´altro, da un esame all´altro,
nella speranza di trovare finalmente una spiegazione.
Immaginiamo la seguente
situazione: Mario è fermo
al semaforo, in mezzo
al traffico. Finalmente il
semaforo diventa verde
e lui si accinge a ripartire.
Ma improvvisamente un
automobilista gli taglia la
strada e lui è costretto a
una brusca frenata per
evitare un incidente. Mario
si spaventa: comincia a
sudare freddo, gli tremano
le mani, i suoi muscoli si irrigidiscono.
Se Mario è in grado di riconoscere che tali manifestazioni
fisiche sono l´espressione fisiologica del suo essersi
spaventato, non guarderà ai segnali corporei che hanno
accompagnato l´emozione di spavento come ai sintomi
di una malattia. Immaginiamo invece che Mario non
riesca a spiegarsi l´esperienza di tali segnali corporei
come ai correlati fisiologici del suo essersi spaventato. In
questo caso i sintomi saranno vissuti come qualcosa di
estraneo all´emozione (spavento) e alla situazione che ha
prodotto l´emozione (automobilista che gli ha tagliato la
strada). Per Mario allora il sudare freddo, le mani tremanti
e i muscoli tesi smetteranno di essere il modo in cui lui
prova spavento e diventano un sintomo allarmante,
indice di chissà quale patologia.
L´iperfocalizzazione sui segnali corporei può
condurre ad uno stato di ipervigilanza a sintomi
viscerali o somatici e alla formulazione di pensieri
catastrofici sul proprio stato di salute. In questo
modo la sensazione fisica sostituisce l’emozione
e il corpo (percepito come debole, malato)
diviene il centro del mondo, facendo
passare in secondo ruolo l´esperienza
quotidiana, le relazioni con gli altri e
le situazioni che hanno generato
l´emozione.
Bibliografia:
Liccione, D. (2011). Psicoterapia Cognitiva
Neuropsicologica. Bollati Boringhieri.
Arciero. G., Bondolfi, G. (2012). Sé, identità
e stili di personalità. Bollati Boringhieri.
10
13. 13
a cura di
Nicoletta Mele Telemedicina: dal curare al
prendersi cura. In italia
arrivano gli Health Point
Gli strumenti digitali stanno spopolando in campo
sanitario tant’è che, anche se a rilento rispetto ad altri
Paesi europei, la parola “telemedicina” sta pian piano
entrando a far parte del nostro vocabolario di salute.
Cosa si intende per telemedicina?
Secondo l’Organizzazione
mondiale della Sanità, “La
telemedicina è l’erogazione
di servizi sanitari, quando la
distanza è un fattore critico,
per cui è necessario usare,
da parte degli operatori, le
tecnologie dell’informazione
e delle telecomunicazioni al
fine di scambiare informazioni
utili alla diagnosi, al trattamento e alla prevenzione delle
malattie e per garantire un’informazione continua agli
erogatori di prestazioni sanitarie e supportare la ricerca e
la valutazione della cura”.
Consiste in una rete diretta di professionisti e di strutture al
servizio del cittadino per facilitare un accesso veloce ad
alcune prestazioni sanitarie. In Svezia e in Danimarca, la
telemedicina è una realtà diffusa, regolamentata e che
funziona: i teleconsulti, soprattutto quando si tratta di cure
di primo soccorso, e i medici online sono in aumento.
In Italia, sulla base dei dati
forniti dall’Osservatorio
Innovazione Digitale in Sanità
della School of Management
del Politecnico di Milano, è
pari al 24% la percentuale di
utenti che prenotano visite ed
esami online e il 15% consulta
i documenti clinici.
La possibilità di avere a
disposizione dei centri di servizi di telemedicina - con
strumenti diagnostici all’avanguardia e non invasivi - in
grado di favorire la prevenzione territoriale di primo livello
grazie ad una stazione telematica sempre connessa,
dove tutti i dati raccolti possono essere condivisi con
14. 14
una centrale medica per l’analisi e la
refertazione, sta diventando realtà.
Si chiamano Health Point, un progetto
di Health Italia S.p.A. attraverso la sua
controllata Health Point S.r.l., delle
strutture che stanno nascendo su tutto il
territorio nazionale: attualmente sono 8,
posizionate nei centri urbani e in luoghi
pubblici altamente popolati come i
centri commerciali (www.healthpoint.srl).
L’obiettivo è quello di eseguire misurazioni
non invasive a costi agevolati in maniera più semplice,
offrendo ai cittadini un’alternativa economica e più
fruibile a fronte dei lunghi tempi di attesa.
Abbiamo intervistato la dottoressa Silvia Fiorini,
Amministratore delegato di Health Point.
Come sono strutturati gli Health Point? Quali sono le
caratteristiche?
“Gli Health Point sono strutture costituite da moduli (c.d.
station) appositamente attrezzate con device di ultima
generazione dove ad oggi è possibile effettuare fino a
40 rilevazioni, con l’assistenza di personale infermieristico
qualificato, il tutto con dispositivi medicali
non invasivi e nel totale rispetto della
privacy degli utenti. Tutti i rilevamenti
vengono condivisi con il centro medico
erogatore ed il relativo personale medico
qualificato, al fine di restituire un pronto e
veloce riscontro agli utenti. All’interno degli
Health Point è inoltre possibile prenotare
una televisita con un medico specialista. Le
nuove tecnologie delle quali dispongono
le station, consentono il monitoraggio
di parametri che finora potevano essere controllati
soltanto con test invasivi, condotti esclusivamente presso
laboratori specializzati e in ospedale, riducendo così i
tempi di attesa”.
Quali sono le aree di intervento e i servizi offerti?
“Le aree di intervento sono sette: cardiologia,
dermatologia, pneumologia, medicina estetica,
benessere, odontoiatria, medicina interna e metabolismo
osseo. I servizi erogati vanno da quelli più semplici, come
la misurazione della pressione arteriosa, la spirometria, il
test del cammino, a quelli più innovative, come il Test del
15. 15
DNA, che permette di individuare quelle piccole variazioni
genetiche caratteristiche che possono tradursi in risposte
‘errate’ dell’organismo in seguito all’introduzione di
determinati alimenti o sostanze, e l’elaborazione poi di
una terapia alimentare personalizzata”.
Qual è il percorso dell’utente dal momento in cui si reca
presso uno dei centri? E in che modo è possibile richiedere
una televisita con uno specialista?
“La televisita può essere prenotata direttamente presso
l’Health Point. L’utente viene accolto dal promotore il
quale fornisce tutte le informazioni e le modalità della
telemedicina. Una volta acquisiti i dati nel rispetto della
privacy e relativa registrazione, l’utente accede alla
station e verrà seguito dal personale infermieristico
presente per eseguire i controlli.
Se gli esami necessitano di un referto, verranno inviati al
centro medico erogatore, che provvederà all’emissione
del referto entro 48 ore. La modalità della consegna
del referto, via email o ritiro del cartaceo presso l’Health
Point, dipende dall’utente”.
Sono previste delle campagne promozionali e/o
erogazione di servizi gratuiti?
“Sì, in occasione di alcune ricorrenze come ad esempio
la festa della donna, la festa della mamma o la festa del
papà, abbiamo offerto dei pacchetti di servizi gratuiti
dedicati alla salute cardiovascolare (misurazione della
pressione, frequenza cardiaca, EGC), e alle donne
abbiamo offerto gratuitamente anche la densitometria
ossea per la valutazione del rischio di osteoporosi!
Attualmente è attiva la campagna gratuita Healthree,
grazie alla quale per 3 mesi l’utente può eseguire gli
esami strumentali in modo da consentire il monitoraggio
periodico del proprio stato di salute”.
Lo scopo è di avvicinare le persone, attraverso un accesso
facilitato, alla prevenzione, senza sostituire la diagnosi
tradizionale. Quanto è importante in un momento storico
come questo, lo sviluppo e la diffusione della cultura della
telemedicina?
“è fondamentale sia per la salute del cittadino che per
la prevenzione, strumento primario che abbiamo a
disposizione per combattere le malattie. L’obiettivo è
quello di avere la possibilità di fare il punto sulla salute
senza attese - criticità del Sistema Sanitario Nazionale -
senza code e senza appuntamento, il tutto a dei costi
agevolati rispetto al privato”.
Gli Health Point S.r.l. nascono quindi con l’obiettivo di
diffondere la cultura della salute, attraverso percorsi di
prevenzione, formazione e monitoraggio di parametri
necessari a verificare lo stato di salute dei singoli cittadini,
con l’assistenza di personale infermieristico qualificato
sul posto. Tutti i servizi vengono erogati in presenza di
un infermiere che ha una conoscenza degli strumenti,
nonché una buona comprensione del contesto interattivo
in cui vengono utilizzati, tenendo conto delle esigenze
di pazienti bisognosi di calore umano e di informazioni
comprensibili, corrette e rassicuranti.
Abbiamo incontrato Claudia Masia, infermiera dell’Health
Point di Formello.
“L’infermiere nell’Health Point - ha spiegato - è la
figura professionale sanitaria perfetta, perché incarna
perfettamente il ruolo di anello di congiunzione tra il
pubblico e il medico o la sanità in generale. Come
infermiera mi trovo perfettamente a mio agio nell’aiutare
le persone a prevenire quelle che sono le patologie
più frequenti e invalidanti del nostro secolo, assistendoli
nell’esecuzione di semplici indagini diagnostiche e
insegnando loro quali sono gli stili di vita e gli accorgimenti
da adottare od evitare, a seconda del caso, per
mantenersi in salute”.
Cosa differenzia la sua professione presso un Centro
Health Point rispetto ad una struttura ospedaliera?
“Il mio ruolo presso l’Health
Point di Formello, in provincia
di Roma, non è il classico
lavoro da infermiera al
quale siamo abituati a
pensare, non c’è la parte
clinica che caratterizza
comunemente il nostro
profilo professionale, ma
viene esplorata un’area che
gli appartiene comunque,
elaborazione
del risultato
consegna del
referto medico
misurazione ed
invio del risultato
al centro medico
erogatore
emissione del referto
medico e invio
all’health point
16. 16
cioè l’educazione sanitaria. All’interno dell’Health Point,
l’infermiere conquista l’autonomia con cui è in grado di
agire e non è un semplice erogatore di prestazioni non
invasive: ascolta, comprende e indirizza.
Le persone che si avvicinano alle station sono interessate
alla loro salute, a
mantenerla e recuperarla,
ma spesso non sanno come
fare, o hanno informazioni
frammentate o addirittura
errate; comunicare con
il cliente dell’Health Point
significa capire quali
possono essere i fattori
di rischio presenti per
sviluppare una patologia
e con l’aiuto delle indagini
strumentali offerte, che
cresceranno in numero
nel tempo, l’infermiere
decide di indirizzare la persona verso lo specialista più
indicato o illustra le soluzioni più semplici da adottare
nella quotidianità. L’infermiere diventa complice della
popolazione e crea un rapporto di fiducia con la sanità,
che si estende a tutti gli operatori sanitari, dai medici, al
personale socio sanitario, dagli ospedali pubblici, agli
studi medici privati”.
Le è mai capitato di indirizzare un utente presso una
struttura ospedaliera perché gli esami erano sospetti?
“Sì, più di una volta ho indirizzato un utente verso il pronto
intervento perché le indagini che venivano erogate
nella station avevano riscontrato una situazione che
necessitava di intervento immediato; eclatante il caso,
che mi è capitato personalmente, di un signore che
sentendosi poco bene si è recato presso l’Health Point
per eseguire un elettrocardiogramma come consigliato
da un farmacista, ma già leggendo il suo viso, ascoltando
la descrizione del suo malessere e con una semplice
misurazione della pressione, mi sono resa conto che
poteva trattarsi di un principio d’infarto.
Ho tranquillizzato il cliente ma l’ho esortato a
recarsi all’ospedale più vicino; fortunatamente era
accompagnato dal figlio, perché nei giorni seguenti
siamo stati informati che l’infarto si è scatenato proprio
nel Pronto Soccorso. Da questa esperienza è emersa
maggiormente la necessità della presenza dell’infermiere
all’interno degli Health Point, perché è in grado di
interpretare anche i più blandi segnali d’allarme ed è
capace di intervenire in situazioni di emergenza sanitaria
che potrebbero verificarsi in ogni luogo, specialmente
se a grande affluenza, proprio come quei contesti in cui
vengono posizionati gli Health Point”.
Quanto è importante una figura di riferimento come la
sua?
“Personalmente essere d’aiuto è sempre stata la
mia ambizione principale, ho sempre considerato
l’educazione sanitaria
e la prevenzione come
le fondamenta di una
popolazione sana e serena.
Le attività che svolgo
oggi, sono quelle che
un domani diminuiranno
gli accessi nei pronto
soccorso, i ricoveri non
necessari e abbatteranno
notevolmente la spesa
sanitaria in generale”.
Gli Health Point sono un
innovativo strumento al
servizio del cittadino. Non perdiamo tempo, facciamo
prevenzione. Eseguire un check up in termini rapidi, può
salvare la vita.
17. 17
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l’innovazione, il dinamismo e la qualità nella mutualità italiana ponendosi come
“supplemento” alle carenze, ad oggi evidenti, del Servizio Sanitario Nazionale.
Vanta un costante incremento del numero di Soci Promotori e propone numerose
combinazioni assistenziali che offrono un’ampia gamma di prestazioni sanitarie a
costi agevolati per oltre 350.000 assistiti, tra famiglie e nuclei.
Mutua MBA
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Tel. +39 06 90198060 - Fax +39 06 61568364
www.mbamutua.org
integratori alimentari
19. 19
L’aria del mare purifica le vie respiratorie e stimola il sistema
immunitario. L’acqua salata è ottima per la pelle.
Il sole fa bene alle ossa e alla pelle, ma….è importante
esporsi seguendo i consigli degli esperti.
Siamo finalmente entrati nel pieno dell’estate e per molti
rilassarsi tra le onde del mare è un must. Oltre ad essere un
luogo magico e spensierato dove trascorrere le meritate
vacanze, il mare ha numerosi benefici per la nostra
salute, tanto da essere considerato un farmaco naturale
e “gratuito” in grado di prevenire e combattere alcune
malattie.
Curarsi con il clima marino si traduce in una sola parola:
Talassoterapia, una forma di medicina alternativa che
sfrutta le proprietà benefiche del mare, comprese
quelle delle alghe che hanno un potere antibiotico e
batteriostitatico.
Eliminare lo stress e recuperare l’armonia e la serenità di
corpo e mente è un altro beneficio del mare. E non solo. Il
connubio con il sole aiuta l’umore.
Per chi soffre durante l’anno di malattie delle vie respiratorie
come sinusiti, allergie, asma, raffreddori, trova beneficio
respirando l’aria del mare, ricca di importanti sostanze
minerali come potassio, magnesio, ferro e iodio.
Respirando profondamente lo iodio e gli altri sali contenuti
nell’aria in riva al mare, possiamo dare una scossa al nostro
metabolismo bloccato o rallentato.
L’acqua marina è la più importante e completa acqua
minerale esistente in natura, possedendo quasi tutti gli
elementi presenti anche nel nostro organismo, come la
vitamina E ed alcuni microorganismi che rilasciano sostanze
antivirali e antibatteriche.
Non solo, secondo gli esperti, il mare e la sabbia sono un
vero e proprio toccasana per i problemi legate alle ossa,
in particolare per chi soffre di artrosi, osteoporosi, malattie
reumatiche e rachitismo.
Nuotare nell’acqua salina aiuta a ridurre i problemi di
ritenzione idrica, migliora il sistema circolatorio ed il tono
muscolare.
Grazie alle proprietà benevole del mare si possono alleviare
alcune malattie della pelle come psoriasi, eczemi, acne
seborroica e dermatiti.
a cura di
Alessia Elem Il mare, un rimedio
naturale che fa bene
al corpo e alla mente
19
20. 20
Per la pelle però bisogna fare molta attenzione
all’esposizione al sole.
Quali sono i rischi? E come proteggerci per
evitare seri rischi per la salute come i carcinomi
cutanei?
L’abbiamo chiesto a Patrizia Teofoli, Dirigente
I livello Istituto Dermopatico dell’Immacolata,
IRCCS-Roma.
“L’aumentata incidenza dei carcinomi cutanei - ha
spiegato - e la correlazione tra carcinogenesi cutanea
ed esposizione solare induce ad una corretta esposizione
solare. La luce solare è costituita in parte da radiazioni
ultraviolette in grado di raggiungere la pelle e si distinguono
in UVA e UVB. Queste radiazioni sono responsabili
della pigmentazione cutanea, e quindi del fenomeno
“abbronzatura”.
Gli UVB penetrano in modo minore nella cute ma inducono
maggiori effetti biologici come l’eritema solare e la
pigmentazione immediata e sono maggiormente implicati
nell’induzione dei tumori della pelle. I raggi UVA, a maggiore
lunghezza d’onda, invece, sono in grado di penetrare più
profondamente nella cute, determinano la pigmentazione
cutanea ritardata che compare diverse ore dopo
l’esposizione solare e contribuiscono all’invecchiamento
cutaneo, ma anche in parte alla carcinogenesi cutanea.
Nel caso del melanoma, il ruolo degli UV è più complesso,
ma il rapporto tra sole, nevi melanocitari e melanoma
nasce da numerose osservazioni in cui si è evidenziato che
l’esposizione solare nell’infanzia induce la comparsa di nevi
melanocitari, inclusi i nevi clinicamente atipici, soprattutto
nelle aree maggiormente esposte al sole e che il numero
di “nei” sia benigni che atipici è correlato al rischio di
incidenza del melanoma.
I raggi ultravioletti, infatti, sono in grado di danneggiare
il patrimonio genetico della cellula, modificandone
il comportamento, attivando oncogeni o inattivando
geni soppressori che prevengono la trasformazione
tumorale delle cellule, anche se ormai è dimostrato che è
nell’induzione del melanoma è fondamentale l’interazione
tra esposizione solare e fattori genetici.
Nei numerosi studi effettuati è emerso che l’incidenza e la
gravità del melanoma sono maggiori nei soggetti di pelle
chiara, con minore potenzialità nel produrre melanina
e quindi minore capacità di abbronzarsi (meccanismo
naturale di difesa dai raggi solari) soprattutto nei paesi
più vicini all’equatore dove è maggiore l’intensità delle
radiazioni ultraviolette a cui è esposta la cute”.
I tumori cutanei non melanomatosi sono tra i tumori più
diffusi in assoluto: secondo i registri AIRTUM (Associazione
Italiana Registri Tumori) sono infatti al primo posto tra gli
uomini (15,2% di tutti i tumori) e al secondo tra le donne
dopo il tumore della mammella (14,8% di tutti i tumori).
Detto in altri termini, in media ogni anno si registrano circa
120 casi di tumore cutaneo non melanomatoso ogni
100.000 uomini e circa 90 casi ogni 100.000
donne.
Escludendo i melanomi, 8 tumori della pelle
su 10 sono carcinomi a cellule basali, mentre
i rimanenti 2 sono carcinomi spinocellulari.
(Fonte: AIRC).
Il rischio di sviluppare un tumore è spesso
ereditario, quindi le persone che sanno di avere
avuto dei casi in famiglia e che presentano
una cute molto chiara (tipo I e II) dovrebbero
sottoporsi ad una visita dermatologica almeno una volta
l’anno. I raggi UV sono comunque un fattore di rischio da
non sottovalutare.
L’esposizione solare è tradizionalmente considerata
come la più importante fonte di radiazioni UV per l’uomo
e viene classificata come “cancerogena” dall’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro.
Per fototipo si intende la tipologia di pelle tenuto conto del
colore dei capelli e degli occhi. I fototipi si differenziano in
6 categorie. Vediamoli nel dettaglio:
Nel Fototipo 1 rientrano le persone che hanno la carnagione
molto chiara, spesso con efelidi, capelli biondi o rossi e
occhi chiari. La mancanza quasi totale di melanina - un
pigmento che viene prodotto quando siamo colpiti dal
Sole e che ha il compito di proteggerci dai raggi ultravioletti
(Uv) - provoca generalmente un eritema evidente a ogni
esposizione al sole non protetta. L’abbronzatura è molto
tenue, quasi inesistente. La reazione ai raggi solari è molto
elevata, con alto rischio di danni permanenti e di scottature
anche gravi.
Per questa categoria gli esperti consigliano di esporsi il
meno possibile al sole nelle ore più calde (11-17) e utilizzare
creme solari con il massimo fattore di protezione solare
possibile.
Il Fototipo 2 è colui che presenta una carnagione chiara,
capelli biondo scuro o castano chiaro. La quantità di
melanina è ridotta: la capacità di difesa è piuttosto scarsa,
per cui la pelle tende a scottarsi facilmente. L’abbronzatura
risultante all’esposizione è lieve (dorata).
Il fattore di protezione solare (fps) consigliato anche
per questa categoria è il massimo: prestare particolare
attenzione alla protezione del naso, padiglioni auricolari,
labbra, nuca e occhi. Evitare le ustioni dal sole e trattenersi
all’ombra (soprattutto tra le 11 e le 16).
Fa parte del Fototipo 3 chi invece ha la carnagione
abbastanza scura, capelli castani. La pelle si scotta
solo dopo un’esposizione prolungata. Si può ottenere
un’abbronzatura intensa e omogenea.
Fps consigliato: medio-alto. Prestare particolare attenzione
alla protezione del naso, padiglioni auricolari, labbra,
nuca e occhi. L’esposizione nelle ore più calde (11-16) è
comunque pericolosa.
Carnagione olivastra, occhi e capelli neri è il Fototipo
4. La pelle si scotta molto di rado. In breve tempo viene
prodotta un’abbronzatura molto intensa. È il fototipo più
tipico in Italia.
21. 21
Fps consigliato: medio. Proteggersi di più nelle ore più calde
(11-16) quando l’esposizione è comunque pericolosa e a
rischio scottature.
Nel Fototipo 5 rientrano le persone con la carnagione,
capelli (spesso crespi) e occhi scuri. Minima sensibilità ai
raggi solari e possibilità di esporsi al sole senza problemi di
scottature. È il fototipo più comune in Medio Oriente.
Anche in questo caso il Fps consigliato è medio.
L’esposizione nelle ore più calde (11-16) è comunque
pericolosa. Evitare le ustioni con cappellini e occhiali.
Infine, nel Fototipo 6 rientrano le persone con la pelle nera
che non si scottano mai al sole, ma non è detto che non si
pigmentino. Inoltre possono comunque sviluppare tumori
della pelle, la cui diagnosi può essere molto difficile.
In questo caso il consiglio degli
esperti è quello di utilizzare filtri
di protezione solare da bassa a
media. Evitare le ustioni solari:
dopo lunghi periodi in cui ci si
espone molto poco al sole è
possibile ustionarsi anche con
un fototipo 6.
Quali sono i consigli per una giusta esposizione al sole?
“La modalità di esposizione solare è molto importante in
quanto le ustioni solari, non solo durante l’infanzia ma anche
in età adulta, costituiscono un fattore di rischio importante
per l’insorgenza del melanoma. Quindi, le esposizioni
solari brevi ma intense sembrerebbero essere un fattore
di rischio significativo come, secondo alcuni studi, anche
un’esposizione solare a basse dosi e prolungata nel tempo
che riguardano alcune categorie di lavoratori.
Ormai è documentato che circa l’80% dei danni da
esposizione solare si verificano prima dei venti anni di
età, soprattutto nelle pelli più chiare, pertanto è sempre
buona regola, per in ogni fascia di età, seguire discipline
di fotoprotezione che suggeriscono l’uso di schermi solari
fin dalla prima infanzia preferendo quelli a largo spettro nei
confronti dei raggi UVA ed UVB con fattore di protezione di
almeno SPF 30 (anche nei giorni nuvolosi).
Questo perché la fotoprotezione previene i danni da UV
e riduce il rischio di tumori cutanei. Gli schermi solari fisici e
chimici funzionano assorbendo, riflettendo e diffondendo
le radiazioni solari. Inoltre, è importante anche assumere per
via orale, da 2 a 4 settimane prima e durante l’esposizione
solare, delle formulazioni arricchite con antiossidanti
(vitamina E, vitamina C, acido ferulico, ed altri principi
attivi di origine vegetale) che neutralizzano i radicali
liberi responsabili dello stress
ossidativo responsabile del
danno cellulare e costituiscono
anche una difesa per il nostro
organismo.
È molto importante, ai fini di
evitare i danni indotti dai raggi
UV, tener conto dell’intensità
della luce solare (UV-index)
e della propria capacità di
produrre melanina perché quando compare un eritema è
segno dell’inizio di un danno biologico.
Alla luce di quanto detto, i miei consigli sono: un uso
corretto degli schermi solari da applicare 20-30 minuti
prima dell’esposizione solare e da riapplicare ogni 2 ore,
soprattutto dopo l’attività sportiva o il bagno, anche se i
prodotti utilizzati sono quelli resistenti all’acqua.
Le radiazioni sono più intense dalle 10 alle ore 16.00 con
un picco tra le 11 e le 14 momento in cui si dovrebbero
preferibilmente indossare indumenti protettivi a tessitura
compatta (indumenti a tessitura larga od indumenti
bagnati schermano solo in parte i raggi UV) ed occhiali
solari capaci di schermare i raggi UV, questo perchè è
importante ricordare che ci si “scotta” anche nelle giornate
nuvolose e che gli scogli, la neve e la sabbia riflettono 85-
90% dei raggi ultravioletti”.
Se il mare ha notevoli benefici per la cura di alcune malattie,
anche il sole, con le dovute precauzioni, contribuisce ad
uno stato di benessere notevole.
“L’esposizione ai raggi ultravioletti - ha detto la Teofoli
- induce importanti e positivi effetti biologici inclusi la
sintesi di vitamina D, la sintesi di molecole con proprietà
immunomodulanti d’importanza terapeutica per chi è
affetto da alcune dermatiti (psoriasi, dermatite atopica,..)
ed inoltre aumenta i livelli di serotonina, un mediatore
sintetizzato nel sistema nervoso, responsabile del tono
dell’umore. Ciò spiegherebbe l’effetto positivo del sole sul
tono dell’umore ed il fatto che spesso i disturbi depressivi
e del ritmo del sonno siano frequentemente stagionali
poichè legati alle variazioni di luce solare”.
22. L’allestimento museale è stato
progettato per offrire al visitatore un
quadro completo ed esaustivo sulla
storia delle società di mutuo soccorso.
Il percorso si apre con dei pannelli
informativi che raccontano, in una
sequenza cronologica, il fenomeno del
mutualismo e continua con delle grandi
teche espositive in cui è racchiusa
una notevole varietà di materiale
documentario, nonché un ragguardevole
insieme di medaglie, spille, distintivi ed
alcuni cimeli di notevole rarità, riconducibilli
ad oltre duecentro tra enti e società
di mutuo soccorso, con sedi in Italia e
all’estero.
All’interno del museo è presente
uno spazio multifunzionale nel
quale coesistono un archivio
storico, una biblioteca e un centro
studi. Inoltre, è stato riservato uno
spazio per ospitare ogni forma
d’arte: mostre, concerti di musica e
rappresentazioni teatrali.
Previa prenotazione, ogni
artista potrà esporre o esibirsi
gratuitamente all’interno dello
spazio dedicato.
Il Museo del Mutuo Soccorso, nato dalla volontà di valorizzare la storia delle società di mutuo
soccorso, si prefigge di salvaguardare e rendere fruibile al pubblico i beni attualmente in
dotazione e di promuovere la conoscenza e la ricerca sul tema della mutualità. Visitando
il museo si ha la possibilità di conoscere da vicino le società di mutuo soccorso, le loro tradizioni
e l’importanza sociale che hanno ricoperto nelle varie vicende storiche del nostro Paese.
La struttura accoglie i visitatori anche con visite guidate e per le scuole sono pensati percorsi e laboratori didattici tematici.
Sono, inoltre, previste aperture straordinarie nelle quali sarà possibile visitare le mostre in corso, assistere agli spettacoli e partecipare ad eventi e attività didattiche
Apertura:
Dal lunedì al venerdì previa prenotazione
11.00 - 13.00 | 15.00 - 18.00
Ultimo ingresso 17.30 (ingresso libero)
Info e prenotazioni:
+39 337 1590905
info@museomutuosoccorso.it
www.museomutuosoccorso.it
Indirizzo:
Palasalute
via di Santa Cornelia, 9
00060 - Formello (RM)
23. 23
L’Italia è il Paese del mangiar bene. Alla base di ogni
regime alimentare c’è l’indiscutibile dieta Mediterranea,
un modello nutrizionale nato per ridurre l’incidenza delle
cosiddette “malattie del benessere”. Da qualche anno ad
essa si accompagna la “dieta” a base di cannabis
tanto che la New Canapa Economy ha registrato
un vero e proprio boom: gli ettari lavorati a canapa
in Italia sono infatti passati dai 400 del 2013 ai
quasi 4 mila stimati per il 2018. “Di recente alcuni
pazienti mi hanno confessato di essere interessati
a questo tipo di alimenti. Spesso però non sanno
effettivamente di cosa si tratta”. A dichiararlo
la dottoressa Sara Mappa, biologa nutrizionista
pugliese, che ammette di non aver incontrato fino
ad oggi pazienti del tutto desiderosi di “utilizzare in cucina
prodotti derivanti dalla canapa”.
Dottoressa quali sono i benefici derivanti dalla canapa?
I semi di canapa sono un alimento recentemente rivalutato
per il loro elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi Omega
6 - Omega 3, in proporzione tale da garantire un buon
effetto anti-infiammatorio e dunque positivo per la salute, e
per la quantità e qualità delle proteine in essi contenute, tra
le migliori del mondo vegetale, nonché per la loro
ricchezza in fibre, vitamine e sali minerali.
Chi sono i pazienti più interessati?
In gran parte persone, per l’80% seguo il regime
alimentare di donne, che già hanno limitato la
propria alimentazione a una dieta vegetariana o
vegana. Semi, farina e olio di canapa potrebbero
essere consumati per diversificare le proprie scelte
alimentari e per aumentare in tal modo l’apporto di acidi
grassi essenziali e di proteine di buon valore biologico.
È vero che la cannabis stimola l’appetito?
È uno degli effetti collaterali più noti: la fame, i più giovani
a cura di
Alessandro Notarnicola Aumenta il consumo di
cannabis. Dall’uso terapeutico
alla dieta alimentare
23
24. 2424
la definiscono chimica, colpisce dopo averne fatto uso.
Una proprietà sfruttata in ambito terapeutico per stimolare
l’appetito e contrastare la perdita di peso in pazienti
oncologici o affetti di Aids. Un recente studio dell’Università
di Yale, pubblicato sulla rivista Nature, chiarisce oggi le
basi fisiologiche della fame indotta dall’utilizzo di cannabis,
svelando un meccanismo d’azione in qualche modo
paradossale: a guidare l’aumento di appetito provocato
dal Thc (il principio attivo della cannabis) è infatti un gruppo
di neuroni che normalmente si occupa di suscitare il senso di
sazietà al termine di un pasto.
Per quale ragione alcuni medici sono contrari alla vendita
della cannabis light?
Non è del tutto corretto parlare di “medici” lo è invece
soffermarsi sul Consiglio superiore di sanità che proprio
in queste settimane sta analizzando la pericolosità della
cannabis. Nella sostanza il Consiglio ritiene che la pericolosità
dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di
canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di
‘cannabis’ o ‘cannabis light’ o ‘cannabis leggera’, non può
essere esclusa. La biodisponibilità di Thc seppure a basse
concentrazioni (0,2%-0,6%, le percentuali consentite dalla
legge) non è trascurata.
Lei cosa ne pensa?
Tra il prodotto con Thc pari a 0,2% e lo spinello che si
recupera al parco, ad esempio, non ci sono dubbi che
influenza maggiormente quest’ultimo. Certo però se si
eccede tutto fa male, anche quei prodotti con un bassissimo
quantitativo di Thc e di altri principi attivi inalati o assunti con
le infiorescenze di cannabis sativa.
Quali sono i rischi?
Possono penetrare e accumularsi in alcuni tessuti, tra cui
cervello e grasso, ben oltre le concentrazioni plasmatiche
misurabili.
Molti invece sono contrari ai cannabis store. La cannabis
può essere venduta?
La light, ossia quella leggera, può essere commercializzata
per legge.
Stando ai dati forniti dalla Coldiretti
il giro d’affari della cannabis light
stimato è di oltre 40 milioni di euro,
che si sviluppa sia nei negozi veri
e propri, sia su internet. Dal 2013
sono aumentati di 10 volte i terreni
coltivati a canapa (per vari usi, non
solo per la versione ‘light’), dai 400
ettari del 2013 ai quasi 4.000 stimati
per il 2018.
FOCUS
25. Coopsalute
il primo network italiano in forma cooperativa
al servizio della salute e del benessere
PuntodiincontrotralaDomandael’Offertadiprestazionineisettoridell’Assistenza
SanitariaIntegrativa,deiserviziSocioAssistenzialieSocioSanitari,grazieaFamilydea
si rivolge anche al comparto del Welfare e dei servizi ai privati!
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c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) - Italia | www.coopsalute.org | Facebook: Coopsalute
Per i servizi sanitari e socio
assistenziali, anche domiciliari:
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candidarsi al convenzionamento:
Ufficio Convenzioni: 06.9019801 (Tasto 2)
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26. 26
Epilazione laser, tutto quello
che c’è da sapere su questa
tecnica innovativa
a cura di
Nicoletta Mele
Dal detto “donna baffuta, sempre piaciuta” alle frasi
celebri di Antonio Albanese nel film Qualunquemente “Il
pilu è buon umore, il pilu è reddito, il pilu è operosità, il pilu
è qualitàà, il pilu è lavoro, il pilu è sviluppo”, la questione
“depilazione sì o depilazione no?” accende sempre forti
dibattiti.
La depilazione di alcune parti del corpo come gambe,
braccia, inguine e ascelle è un argomento di particolare
interesse soprattutto tra le donne. Ma la storia racconta
che la rimozione dei peli è stata un’abitudine molto diffusa
anche tra i maschi. Gli uomini delle caverne si rasavano il
corpo con i denti di belve affilati, non solo per distinguersi
dagli animali, ma anche perché durante la caccia
invernale i peli si congelavano e provocavano dolorosi
geloni. Solo con gli egiziani, la depilazione è diventata
un’abitudine che associava igiene, estetica e purezza
spirituale tant’è che rasavano tutto il corpo compresa la
testa e le sopracciglia. Il loro strumento era un rasoio di
rame. Anche i romani apprezzavano il corpo depilato:
donne e uomini delle classi agiate, per adeguarsi alla
moda, ricorrevano a rasoi rudimentali, pinzette, pietre
e creme. Una delle pioniere della depilazione è stata
Cleopatra che invece del rasoio preferiva usare una sorta
di ceretta molto simile a quella che si fa oggi ma con lo
zucchero. Ma il vero “debutto in società” delle strisce di
ceretta risale agli anni ’60. Un altro metodo di depilazione
storico è stato quello con il filo, un’invenzione delle donne
arabe ancora oggi apprezzato ed utilizzato. Rasoio,
ceretta, filo, creme, sono gli strumenti che hanno fatto la
storia della depilazione, ma oggi grazie allo sviluppo della
tecnologia è possibile ricorrere ad altri metodi sempre più
efficaci come l’epilazione laser. Sembra che la diffusione
di questo nuovo trattamento stia mandando in pensione i
vecchi strumenti. È davvero così?
Come funziona l’epilazione laser? È adatta a tutti i tipi
di pelle? È indolore? Elimina definitivamente i peli, non
27. 27
rendendo più le donne schiave di rasoi, cerette e creme?
Health Online l’ha chiesto alla dottoressa Ilaria Saredi,
medico specialista in Medicina Generale e Aesthetic Laser
Therapist.
Dottoressa, qual è la differenza tra epilazione e depilazione?
Cosa si intende per epilazione laser? E si può parlare di una
soluzione definitiva o solo di una riduzione dei peli?
“Esiste molta confusione fra i due termini; la depilazione
rimuove solamente la parte visibile del pelo
dall’epidermide, mentre l’epilazione rimuove anche la
parte invisibile all’occhio nudo, cioè il bulbo pilifero. Il pelo
origina nel sottocute da una struttura chiamata bulge,
che diventa quindi obiettivo, insieme al bulbo pilifero
stesso e la matrice (contenente nervi e vasi), del fascio
di energia del laser. L’epilazione laser si basa sul principio
della fototermolisi selettiva. Dobbiamo generare livelli di
calore sufficiente per danneggiare le strutture del pelo
(bulbo e bulge), mantenendo il calore generato nelle aree
circostanti (tra cui la cute stessa) a livelli che non causino
danneggiamento. Riusciamo a compiere proprio questo
grazie alla fototermolisi selettiva, e cioè all’assorbimento
selettivo della luce del laser nel follicolo pilifero, aggiustando
i parametri del laser per risparmiare i tessuti della pelle da
calore eccessivo.
Il laser permette di scaldare quindi la struttura che
genera il pelo a 70°C, uccidendolo in modo irreversibile.
La definizione di epilazione permanente è in relazione al
ciclo di crescita del pelo. L’epilazione viene considerata
permanente quando una quantità significativa di peli
non ritorna per un periodo di tempo più lungo del ciclo
di crescita completo. Alcuni studi hanno evidenziato
l’assenza di ricrescita su un periodo di 10 anni.
I peli seguono tre fasi di crescita; Anagen, Catagen e
Telogen. Nella prima fase (Anagen) il bulbo cresce, nella
seconda (Catagen) va incontro ad una fase di stallo
dove non cresce né cade, e nella terza (Telogen), c’è una
perdita del pelo. Ogni zona del corpo ha una percentuale
di peli in ogni fase diversa, e una durata diversa di ogni
fase di crescita. Basti pensare che nel
cuoio capelluto abbiamo circa l’85% dei
capelli in fase di crescita attiva (Anagen),
e che questa fase dura circa 2-6 anni. I
peli ascellari invece hanno solo circa il 20%
dei peli in fase di crescita (Anagen), della
durata di circa 4 mesi. Se tutti i peli fossero
nella stessa fase allo stesso momento,
perderemmo completamenti i peli (inclusi i
capelli!) ad intervalli”.
È adatto a tutti i tipi di pelle? Ci sono limiti di età?
“La melanina – presente nel pelo – è l’obiettivo principale
dell’epilazione laser, competendo purtroppo con quella
nell’epidermide, sebbene meno abbondante di quella nel
follicolo pilifero. La melanina influenza il colore della pelle,
ed esiste in una varietà di colori (con un mix tra eumelanina,
che da un colore marrone a nero, e pheomelanina, che
da un colore da biondo a rosso). Altri determinanti del
colore della pelle sono la vascolarità e lo spessore. Più è
scuro il pelo, migliore sarà l’assorbimento della luce del
laser da parte di quest’ultimo. I peli rossi sono più difficili
da trattare rispetto a quelli scuri; e quelli biondi i più difficili
in assoluto. I peli bianchi invece, non sono trattabili con il
laser perché il bianco riflette la luce e non c’è in pratica
nessun assorbimento della luce laser. Per questo motivo il
laser non diventa più un’opzione estetica per le persone in
età avanzata con peli bianchi. Per le pazienti più giovani
invece, il laser è possibile fin dalla pubertà in caso di peluria
eccessiva. Sarà necessario consigliare la paziente riguardo
le zone da trattare, ed avvertirla che cambiamenti
ormonali futuri (come il completamento della pubertà o
una gravidanza) potrebbero indurre una ricrescita dei peli.
Quando trattiamo un paziente con il laser, è importante
distinguere i vari fototipi fra di loro perché questo
determinerà il tipo di macchinario che possiamo usare
in modo sicuro ed i parametri energetici che dobbiamo
utilizzare per evitare di provocare lesioni alla pelle. Ogni
pelle, da una Nicole Kidman ad una Whoopi Goldberg
può ottenere buoni risultati con l’epilazione laser; ma il laser
utilizzato non sarà lo stesso. Le pelli si classificano in fototipi
secondo la Scala di Fitzpatrick (da I a VI) a seconda della
fotosensibilità, ovvero di come reagisce la pelle al sole.
Generalmente, più alto è il numero, e più è scura la pelle,
ma è principalmente un indice di fotosensibilità”.
A chi è fortemente sconsigliato?
“Il trattamento di epilazione definitiva con laser non viene
realizzato in gravidanza a causa dei cambiamenti ormonali
che potrebbero indurre reazioni avverse
quali fotosensibilità e iperpigmentazione
(ricordiamo il melasma per esempio).
Inoltre, sebbene la luce laser non contenga
radiazioni ionizzanti, e non conoscendo
le ripercussioni a lungo termine sui feti;
si preferisce sconsigliare questo tipo di
trattamento nelle pazienti in gravidanza.
La controindicazione principale, sebbene
non assoluta, al trattamento di epilazione
laser è la fotosensibilità, ovvero episodi di
in evidenza
28. 28
fase Anagen ci ritorneranno e cominceranno a crescere,
necessitando quindi un’altra sessione per ucciderli. Inutile
rifare una sessione prima di vedere una ricrescita perché
l’obiettivo del laser (la melanina del bulbo pilifero) non sarà
presente e quindi il laser non scalderà che la cute”.
È necessaria una preparazione prima di sottoporsi al
trattamento? E qual è la lunghezza ottimale che deve
avere il pelo?
“Nessuna preparazione particolare salvo rasare i peli
la sera prima. Astenersi dall’applicazione di creme,
talco o profumi dopo la doccia sulla pelle che verrà
trattata. Bisogna ricordarsi che il deodorante può essere
infiammabile quindi è bene evitare di applicarlo il giorno
della seduta o rimuoverlo accuratamente prima di recarsi
alla seduta laser. Durante la terapia il pelo viene bruciato
e si può sentire quel caratteristico odore di pelo bruciato.
Per questo è meglio non avere peli
lunghi, e per questioni igieniche è
preferibile rasarsi la sera prima per
evitare di avere la pelle irritata il
giorno della seduta laser. Inoltre, il
pelo lungo non rasato sprecherà
l’energia del laser sul pelo fuori
dalla cute, e la vaporizzazione del
pelo può contribuire a scottature.
Un’ulteriore accortezza necessaria
è di evitare di esporsi al sole per
almeno 2 settimane prima e dopo
il trattamento”.
È un trattamento doloroso? Ed è prevista l’applicazione di
una crema anestetica?
“Il trattamento non è più doloroso grazie all’avvento
di nuove tecniche di raffreddamento che permettono
di definire la terapia laser più fastidiosa piuttosto che
dolorosa. Il trattamento laser prevede varie possibilità di
raffreddamento della pelle, tra cui uno spray rinfrescante
insieme all’impulso laser, l’applicazione di gel e sistemi di
ventilazione. Alcune cliniche permettono l’utilizzo di una
crema anestetica, ma per l’utilizzo del laser in campo
dell’epilazione lo sconsiglio. È importante che la paziente
senta se l’energia è troppa in una data zona e che avverta
il terapista laser in modo da abbassare l’energia. L’utilizzo
di creme anestetiche, oltre ad avere effetti sistemici se
assorbiti su un’ampia zona, riducono la sensibilità e quindi
uno dei nostri sistemi di difesa contro le scottature”.
L’epilazione laser è un metodo innovativo ed efficace.
Rispetta la pelle? Quali potrebbero essere gli effetti
collaterali? E quali sono gli accorgimenti da adottare dopo
ogni seduta?
28
rossori o scottature in caso di esposizione solare. Questo tipo
di reazione predispone ad una reazione avversa al laser e
pazienti di questo tipo non andrebbero trattati se non con
un patch test per il laser precedentemente. Il patch test
consiste in una prova con il laser con 3-4 pulsazioni in una
zona nascosta per controllare la tolleranza di quel tipo di
laser e di quei parametri. Dovrebbe sempre essere fatta
prima di incominciare una sessione su una zona completa.
A seconda del fototipo del paziente, sarà poi richiesto di
aspettare fra 20 minuti e 2 giorni prima di poter iniziare la
sessione sulla zona desiderata. Un’altra controindicazione
è la pelle scura con peli bianchi, non c’è melanina in
questi peli mentre l’epidermide ne sarà ricca quindi si
rischiano bruciature e risultati inesistenti. I pazienti con
Herpes labiale che trattano la zona periorale (baffetti per
esempio), rischiano una recrudescenza dell’herpes. In
questi pazienti è a discrezione del medico che supervisiona
questi trattamenti prescrivere un trattamento anti-virale
da prendere prima, durante
e dopo la sessione laser per
evitare riacutizzazioni. Chi avesse
un herpes labiale attivo dovrà
posticipare la sessione dopo la
scomparsa della lesione. Un’altra
controindicazione è una storia
di cicatrici cheloidee, oppure
un’abbronzatura importante. In
questi casi si preferisce aspettare
che l’abbronzatura scompaia.
Alcuni farmaci, tra cui gli anti-
ipertensivi, antibiotici, anti-acneici orali, antinfiammatori
(ibuprofene!) sono fotosensibilizzanti e vanno evitati prima
della sessione. Se questo non fosse possibile, si consiglia di
posticipare la sessione di 7-14 giorni per evitare fenomeni
spiacevoli di fotosensibilità”.
Quante sedute sono necessarie per raggiungere
ottimi risultati? Già dai primi trattamenti è visibile un
miglioramento? E quanto tempo deve passare tra una
seduta e l’altra?
“A causa del ciclo del pelo variabile da zona a zona, e di
ogni individuo, come linea generale si raccomandano 6
sessioni a circa 6-8 settimane di distanza l’una dall’altra.
Se in ogni sessione bruciamo circa il 15-20% dei peli, va
da sé che in 6 sessioni avremo raggiunto circa il 100%
dei peli. Tuttavia, alcune pazienti necessiteranno di 1 o
2 sessioni in più a seconda delle zone per avere risultati
ottimali. Fin dalle prime sedute sarà possibile vedere la
perdita dei peli, a partire da 2 settimane dopo la sessione.
I peli in fase Anagen saranno stati trattati e cadranno
spontaneamente nelle due settimane successive alla
sessione. Tuttavia, questi risultati non saranno duraturi;
perché circa 6-8 settimane dopo i peli che non erano in
29. 29
“L’epilazione laser rispetta la pelle se viene fatta in maniera
corretta, il rischio di bruciare c’è sempre se non si sono
rispettate le regole; da parte del terapista ma anche da
parte del paziente. Il paziente dovrà ricordarsi di segnalare
sempre qualsiasi farmaco orale o topico assunto nelle
2 settimane precedenti al trattamento, in modo da
permettere un’identificazione tempestiva di sostanze
potenzialmente fotosensibilizzanti. I farmaci antinfiammatori
non steroidei quali per esempio l’ibuprofene, sono molto
fotosensibilizzanti, e richiederebbero una sospensione di
almeno una settimana prima di effettuare un trattamento
laser. Anche vari antibiotici possono aumentare la sensibilità
della pelle alla luce del laser e pertanto andrebbero
segnalati all’operatore laser per assicurarsi che si possa
procedere alla terapia in quel giorno. Altri effetti collaterali,
che possono seguire una reazione di fotosensibilità iniziale
sono l’iperpigmentazione o ipopigmentazione della
zona trattata. Alcuni studi hanno evidenziato un possibile
utilizzo del laser al Neodimio Yag (Nd:Yag) per l’iperidrosi
(eccessiva sudorazione). Alcuni pazienti hanno riferito una
diminuzione della sudorazione in seguito al trattamento
della zona ascellare. Il riscaldamento della melanina nel
bulbo del follicolo pilifero dalla luce del laser permette
di danneggiare anche la base della ghiandola eccrina
la cui funzione è quella di regolare la temperatura e
permettere la sudorazione. Dopo le sedute di laser, è
meglio evitare di applicare creme o lozioni, deodoranti
per un giorno ed astenersi dall’abbronzatura per 2
settimane. Chi dovesse trattare zone del viso è consigliato
di utilizzare sempre una crema ad alta protezione (SPF 50+)
quotidianamente, e di riapplicarla durante la giornata per
evitare fotosensibilizzazione e iperpigmentazione (macchie
scure)”.
Qual è il periodo dell’anno migliore per sottoporsi al
trattamento e quale invece fortemente sconsigliato?
“Il periodo dell’anno migliore è sicuramente durante
l’autunno-inverno, quando perdiamo l’abbronzatura estiva
e i raggi solari sono meno forti rispetto all’estate. Tuttavia
le donne che abitano in zone del mondo soleggiate tutto
l’anno possono fare trattamenti laser, se hanno l’accortezza
di non esporsi le 2 settimane precedenti il trattamento al
sole (e le 2 settimane seguenti). Bisognerà utilizzare un laser
adeguato ad un fototipo superiore per evitare di colpire
l’epidermide”.
La depilazione delle parti intime è in aumento ed è
molto diffusa tra i giovani, sia tra le ragazze che tra i
ragazzi. Secondo uno studio apparso sulla rivista Jama
Dermatology, condotto da ricercatori del dipartimento
di urologia e di ginecologia dell’Universitàà di California a
San Francisco che hanno analizzato le abitudini di oltre 3
30. 30
mila donne tra 18 e 65 anni, è emerso che l’83% elimina i
peli pubici, metàà lo fa completamente. Le motivazioni,
secondo i ricercatori, sono più di carattere estetico che
funzionale.
Dottoressa Saredi, che ne pensa? L’epilazione laser è
adatta per tutte le parti del corpo compresa quella intima?
“L’epilazione laser è oramai fatta con consuetudine nelle
zone intime, e sebbene si tratti di zone più delicate, spesso
più sensibili e quindi con trattamento leggermente più
fastidioso, non ci sono reali controindicazioni.
L’epilazione nelle zone intime può invece risolvere problemi
di follicolite ricorrente, molto fastidiosa per chi ne soffre”.
Le pagine di gossip raccontano che la diva Elizabeth Taylor
dopo aver letto un libro dedicato ai segreti di bellezza di
Cleopatra, tra i quali un rito che prevedeva la rasatura del
viso, ha voluto imitare la Regina
d’Egitto per avere un incarnato
perfetto ed interpretare al
meglio il personaggio nello
storico film “Cleopatra” del 1963.
Dott. Saredi, l’epilazione laser è
indicata anche per il viso?
“Si, il laser può essere utilizzato
per i peli terminali sul viso, oltre
che sul collo. Oramai vediamo
sempre più uomini trattare
la zona della barba, spesso
irritata in chi indossa camice e
cravatte ogni giorno. I peli che
non possono essere trattati sono
invece i peli fini, sottili chiamati pelo vello, che non sono peli
terminali e come tali non beneficeranno del trattamento
laser. I peli biondi possono essere trattati con Luce pulsata
o laser al rubino, ma conviene sempre farsi consigliare da
un medico”.
Lo strumento contiene radiazioni nocive?
“I laser non contengono radiazioni ionizzanti nocive per
la salute, tuttavia ci sono alcune precauzioni da tenere
quando si utilizzano. Il laser per l’epilazione può provocare
danni gravi oculari a livello della retina e come tale vanno
sempre utilizzati con occhiali schermanti la lunghezza
d’onda del laser utilizzato. Il paziente e terapista laser
dovranno entrambi indossare gli occhiali adeguati durante
le sessioni”.
Depilazione laser con luce pulsata. Cosa si intende? E quali
sono le differenze con la depilazione definitiva laser?
“La luce pulsata non appartiene alla categoria dei laser.
La luce pulsata (o IPL, da Intense Pulsed Light), contiene
una lampada che emette luce intensa sotto forma di
pulsazioni. Non è lo stesso meccanismo fisico del laser
e pertanto non viene classificato come tale. Permette
di emettere luce ad ampio spettro e utilizzando dei filtri
può essere utilizzata per varie funzioni; epilazione laser,
ringiovanimento cutaneo, rosacea, trattamento di
discromie e teleangectasie”.
Per chi non vuole recarsi ad un centro specializzato, in
commercio ci sono anche alcune versioni casalinghe
del laser con luce pulsata. Cosa ne pensa? Quanto è
importante rivolgersi ad un professionista?
“Le versioni di laser ad uso domestico non sono veri Laser
perché appartengono alla categoria dell’Intense Pulsed
Light (IPL, o Luce pulsata). Pertanto, questi sono sconsigliati
a chi ha la carnagione di tipo
mediterraneo scuro, in termini
tecnici chiamata Fototipo IV
secondo la scala di Fitzpatrick.
La differenza tra fototipo III e
IV è che il fototipo III diventa
prima rossa poi si abbronza,
mentre il fototipo IV si scotta di
rado e diventa rapidamente
abbronzato. Il rischio di queste
apparecchiature “fai da te”
è di non selezionare il fototipo
corretto e potenzialmente
causare danni alla pelle quali
scottature. L’altro problema è
l’energia utilizzata, che a volte
non è sufficiente per dare un
risultato soddisfacente. Il mio consiglio è di affidarsi ad
una struttura con trattamenti laser o luce pulsata sotto
controllo medico per essere sicure di ottenere risultati
soddisfacenti e sicuri per la propria pelle (e portafogli!)”.
Quali sono i suoi consigli?
“L’utilizzo efficace del laser in campo estetico è un atto
di bilanciamento fra calore sufficiente per rimuovere o
trattare l’obiettivo senza scaldare esageratamente la
pelle per evitare il punto di danneggiamento irreversibile.
Una corretta conoscenza del macchinario e del principio
di funzionamento dei raggi laser è essenziale ai fini di un
trattamento ben condotto, soddisfacente nei risultati ma
sicuro per la pelle. Consiglio sempre di affidarsi ad una
struttura con un medico responsabile del trattamento, che
potrà valutare particolarità del paziente che necessitano
di modifiche nel protocollo di trattamento, e consigliare al
meglio per ottenere risultati ottimali e sicuri”.
31. 31
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32. 32
Neuroarchitettura: la
neuroscienza applicata
all’architettura
a cura di
Beatrice Casella
L’ambiente costruito influenza le nostre percezioni,
emozioni, capacità di interazioni e personalità. Tutti questi
processi, di cui gli architetti intuiscono i meccanismi,
trovano il loto substrato ultimo nel nostro sistema nervoso.
Le neuroscienze legano la nostra esperienza quotidiana
alle percezioni multisensoriali e al modo con il quale esse si
trasformano in empatie e comportamenti complessi.
L’architettura è da sempre stata considerata una disciplina
volta a rendere la vita degli individui più confortevole,
rispondendo specificamente alle loro esigenze. La
neuroscienza viene incontro all’architettura cercando di
spiegare i motivi alla base di ogni tipo di impulso che la
mente riceve e poi metabolizza.
La neuroarchitettura quindi,
risulta essere la fusione delle due
discipline precedentemente citate
e cerca di esplorare a fondo il
rapporto tra le neuroscienze e
di tutte le altre strutture artificiali
che compongono un ambiente
creato dall’uomo. In particolare,
la neuroarchitettura studia il livello
di risposta psicologica umana ai
componenti che costituiscono
questo tipo di ambienti. L’obiettivo
principale è quello di valutare
l’impatto che le varie strutture
hanno sul sistema nervoso umano
e sul cervello. La neuroscienza studia l’interazione tra i vari
fattori intrinsechi ed estrinsechi che interagiscono con il
nostro sistema nervoso centrale.
Nell’approccio con questa scienza, i ricercatori prendono
in considerazione una serie di elementi differenti, quali la
genetica, lo sviluppo fisico ed emotivo, la farmacologia,
l’evoluzione e le patologie del sistema nervoso.
La neuroarchitettura si basa sulla premessa che gli elementi
artificiali aggiunti dall’umanità hanno un impatto indicativo
sulla funzionalità del cervello e del sistema nervoso. In
alcuni casi, l’effetto può risultare utile in senso positivo;
mentre in altre situazioni la forma e struttura dell’edificio
possono creare una reazione negativa. Inoltre, l’impatto
non è visibile in modo immediato, e potrebbe effettuare
modifiche alle funzioni del sistema nervoso nell’arco di un
periodo prolungato di tempo.
Una delle principali organizzazioni coinvolte nello studio
della neuroarchitettura è l’Accademia di Neuroscienze
per l’Architettura. L’ANFA mira a promuovere lo studio
del rapporto tra gli edifici e il corpo umano e incoraggia
attivamente la ricerca degli studiosi che utilizzano la
neuroscienza per analizzare l’impatto che gli elementi
costruiti dagli uomini hanno sulle funzioni del sistema
nervoso e che tipo di attività cerebrale si verifica come
risultato della stimolazione dei sensi.
I risultati delle ricerche neuroscientifiche degli ultimi anni
hanno permesso di entrare nei processi cognitivi e di
conoscere i meccanismi neuronali che legano i nostri
sensi ai vari stati emotivi, creativi, cognitivi e operativi del
nostro cervello. Semir Zeki e Vilayanur Ramachandran,
entrambi neuroscienziati e dediti
maggiormente agli aspetti visivi
della percezione, sono stati i primi a
fornire basi a un processo, ancora in
atto, di teorizzazione concernente
le discipline coinvolte nel mondo
del costruito: l’architettura,
l’urbanistica e la paesaggistica.
Alcuni studi mostrano come una
finestra che apra su un paesaggio
naturale in un camera di ospedale
può determinare un acceleramento
del processo di guarigione rispetto
ad un’altra che ne è priva.
Forti sono le aspettative legate alla
collaborazione tra architettura e neuroscienze, e duplice
è la chiave di lettura di tale campo di ricerca. Da un lato
si possono utilizzare misurazioni di reazioni psicofisiologiche
ad ambienti costruiti attraverso sensori che possono dare
un’indicazione più precisa dell’esperienza e della fruizione
dello spazio. Dall’altra, i presupposti neuroscientifici possono
aiutare la realizzazione e progettazione di ambienti più
funzionali perché più appaganti e diretti alla soddisfazione
di esigenze psicofisiche.
L’architettura modella artificialmente il nostro mondo,
ma esprime anche il nostro io interiore, rappresentando
il tramite tra la nostra coscienza e tutto ciò che succede
esternamente. Avere certezze su come avvengono questi
processi di relazione può aiutarci a costruire ambienti
dedicati più funzionali: si pensi a scuole in cui venga
curato l’aspetto relazionale e di concentrazione, a carceri
in cui si possano gestire aspetti emotivi, ad uffici in cui
elementi stressanti vengano marginati e si assecondino le
potenzialità creative e produttive degli occupanti.
33. 33
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della persona siano diritti fondamentali da tutelare e promuovere.
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“La salute è la più grande
forza di un popolo civile”
34. 34
Capelli
Tendini
Legamenti
Pelle
Unghie
Ossa
Cartilagini
articolari
Muscoli
tendinei
Il collagene: la proteina
essenziale per il nostro
organismo
a cura di
Nicoletta Mele
Generare, produrre colla, in una sola parola: collagene.
Il collagene è una proteina essenziale per l’organismo,
è appunto la “colla” che sorregge il nostro corpo, le sue
fibre sono il principale costituente del tessuto connettivo
che ha una funzione strutturale di protezione e sostegno
della maggior parte dei tessuti, in particolare della pelle,
delle cartilagini, dei tendini e dei legamenti.
Il collagene rappresenta il 6% del nostro peso e il 25% delle
proteine presenti nel corpo, ma è anche la proteina più
soggetta ad una perdita giornaliera. Le cause sono: una
ridotta capacità digestiva, che abitualmente si verifica
con l’avanzamento dell’età; l’utilizzo di farmaci, inclusi
i comuni antinfiammatori che riducono la produzione
di collagene da parte dell’organismo, il fumo, le attività
sportive intense e la gravidanza.
Quali sono le conseguenze della carenza di collagene?
A farne le spese sono la pelle, i capelli, le unghie e
l’apparato osteoarticolare.
E allora, come evitare la carenza di collagene che
comporta, la caduta dei capelli, l’invecchiamento
precoce della pelle, la fragilità delle unghie e
l’indebolimento dell’apparato osteoarticolare?
L’organismo in parte lo recupera con il riciclo degli
aminoacidi generati dalla degradazione delle proteine e
in parte attraverso l’alimentazione, ma questo non basta.
è fondamentale quindi una reintegrazione quotidiana di
collagene per assicurare il benessere dell’intero organismo
senza però ricorrere all’aiuto di sostanze esogene, ma
solo attraverso la valorizzazione delle risorse interne
dell’organismo. In che modo? Con degli integratori a
base di collagene parzialmente idrolizzato.
Per saperne di più, Health Online ha intervistato il dott.
Luca Silvestrini, Responsabile scientifico di SBM - Science
of Biology in Medicine.
Da cosa è nata l’idea di produrre integratori a base di
collagene parzialmente idrolizzato? Può spiegarci meglio
di cosa si tratta?
“L’idea nasce da un’intuizione del fondatore di SBM,
il prof. Bruno Silvestrini, che pur essendo il padre di
importanti molecole di sintesi utilizzate in tutto il mondo,
negli ultimi 30 anni ha approfondito la ricerca sul ‘farmaco
naturale’, concentrandosi in particolare sugli effetti
benefici del collagene sul corpo umano, fino ad ottenere
un brevetto sull’utilizzo del collagene sui disturbi a carico
dell’apparato osteoarticolare. Lo studio si è orientato
in particolar modo sulle conseguenze della carenza di
questa proteina indispensabile per il nostro organismo,
meglio definita come ‘collagenopatia carenziale’.
Successivamente, la ricerca è stata indirizzata su quale
forma di collagene fosse maggiormente assorbibile.
Abituato al mondo accademico, ma anche a quello
farmaceutico tradizionale, ha seguito tutte le fasi secondo
il metodo scientifico”.
Dove e come viene prodotto il collagene che utilizzate
per la produzione?
“Il collagene utilizzato per i nostri prodotti, viene prodotto
in uno stabilimento italiano. Dalla materia grezza,
proveniente da allevamenti bovini selezionati, o, per
alcuni prodotti, da allevamenti di pesce, viene sottoposto
ad un lungo processo di purificazione ed estrazione. A
seconda del tipo di prodotto viene poi sottoposto ad un
processo idrolisi seguendo nostre indicazioni precise.”
Sono 4 integratori - BONARTRO, CHERASAN,
GADIREL,GADIRELORO- 3dispostivimedici
YTTIOGEL gel, CHERASAN UNGHIE, lo
spray nasale RESPIRELL, ognuno
con le proprie caratteristiche.
Che differenza c’è
tra integratore e
dispositivo?
35. 35
“Gli integratori alimentari sono prodotti
destinati ad integrare la comune
dieta e che costituiscono una fonte
concentrata di sostanze nutritive. Nel
caso dei nostri integratori, la finalità
è quella di integrare una sostanza di
cui il nostro organismo va in carenza,
sia in condizioni fisiologiche che
patologiche, cioè il collagene.
La categoria dei dispositivi medici
abbraccia molti settori della medicina.
I nostri dispositivi medici sono
prodotti utilizzati per la prevenzione,
controllo, terapia o attenuazione di
alcune patologie. Nel caso di Yttiogel, nel trattamento
e prevenzione delle affezioni cutanee, come piaghe
da decubito, irritazioni cutanee, dermatiti, piccole
ustioni. Cherasan unghie trova impiego in tutte le
forme di indebolimento delle unghie, che porta come
conseguenza a forme patologiche come le onicomicosi”.
Hanno delle controindicazioni? Se sì, quali?
“I prodotti SBM, sono composti da sostanze con le quali
l’organismo entra costantemente a contatto, quindi non
sono conosciute controindicazioni. Bonartro e Cherasan,
per la loro alta concentrazione di aminoacidi, sono
controindicati nel caso di gravi insufficienze renali, dove
il consumo di alimenti ricchi di proteine deve essere
fortemente limitato”.
Parliamo di assunzione: quali sono
i benefici per il nostro organismo?
A chi è consigliata l’assunzione di
un determinato prodotto e a chi
invece è fortemente sconsigliata?
“Naturalmente ogni prodotto
ha indicazioni diverse. Bonartro,
il prodotto per le affezioni
dell’apparato osteo articolare, è
indicato per le persone che fanno
intensa attività fisica, ma anche
nell’anziano che ha difficoltà di movimento. Cherasan è
un prodotto indicato per rafforzare unghie e capelli, ma
anche per aumentare l’elasticità cutanea. Yttiogel è un
gel indicato nella prevenzione delle piaghe da decubito,
ma trova impiego anche nelle dermatiti dovute a punture
di insetto, eritemi solari, escoriazioni o irritazioni. Gadirel
invece sono compresse per tutte le persone che soffrono
di iperacidità o difficoltà di digestione, correggendo i
picchi di acidità senza intervenire sui processi fisiologici
della digestione. Gadirel oro, è il prodotto per il benessere
della bocca, ripristinando il corretto ph della cavità
orale proteggendo la mucosa, è
considerato il naturale collutorio,
diverso da quelli usati abitualmente
che alterano la fisiologia della
bocca attraverso i disinfettanti o gli
antinfiammatori. Cherasan unghie è
uno smalto che, rinforzando le unghie,
contrasta la possibilità di sviluppo dei
funghi ungueali. Respirell è uno spray
che ripristina la fisiologia delle cavità
nasali, attraverso la formazione di un
velo protettivo, ed è indicato per chi
soffre di riniti allergiche, e chi soffre di
russamento notturno.
Bonartro e Cherasan, per il loro alto contenuto in
aminoacidi, sono fortemente sconsigliati a chi deve
osservare una dieta priva di proteine, in particolare nelle
persone che hanno una insufficiente funzionalità renale”.
Si possono prendere più integratori insieme tutti i giorni
oppure è consigliabile l’assunzione per singolo prodotto
a cicli annuali?
“Bonartro e Cherasan hanno una composizione
in collagene identica, quindi non è consigliata
l’assunzione contemporanea, mentre non c’è alcuna
controindicazione all’uso contemporaneo di uno di questi
due prodotti con gli altri. Spesso per Bonartro e Cherasan
si osservano cicli di 3-4 mesi, 2 volte all’anno, anche se
chi ne fa uso, verificandone l’efficacia, tende ad utilizzarli
tutti i giorni. Molte persone non sospendono l’assunzione
da circa 5 anni. L’assunzione
giornaliera e continuata è valida
anche per tutti gli altri prodotti”.
Durante il periodo estivo quali
sono i prodotti consigliati e quali
no?
“Noncisonoparticolariindicazioni
per l’assunzione stagionale.
è chiaro che è consigliabile
assumere Cherasan durante i
cambi di stagione, se utilizzato in maniera specifica per
rafforzare i capelli. Durante il periodo estivo, aumentando
l’esposizione al sole, aumenta anche la produzione
di Vitamina D, anche se i benefici possono essere
compromessi da un invecchiamento precoce della pelle,
soprattutto se l’esposizione avviene senza protezione nelle
ore più calde. In questo periodo dell’anno può essere utile
l’assunzione di Cherasan che contribuisce all’elasticità e
all’idratazione cutanea. Naturalmente Yttiogel, oltre che
per le punture d’insetto, può essere un valido aiuto dopo
l’esposizione ai raggi solari”.
36. 36
Farmaco naturale o fisiologico, integratore e farmaco
chimico. Ci può spiegare meglio? In cosa si differenziano
e quali sono i vantaggi e gli svantaggi per la nostra salute?
“I medicinali di sintesi e i farmaci fisiologici appartengono
a due mondi lontani ma non contrapposti e non in conflitto
tra loro. I primi a volte sono indispensabili per salvare la vita
in caso di patologie severe, i secondi aiutano l’organismo
mobilitando le capacità autocurative.
Il farmaco naturale è derivato da composti naturali non
creati sinteticamente in laboratorio. La sua caratteristica
è quella di agire fisiologicamente sull’organismo,
consentendogli di attivare le proprie capacità
autocurative. Se si parte da un’ipotesi di lavoro solida, lo
sviluppo del farmaco naturale è relativamente semplice,
facile ed economico.
Il medicamento naturale non è intrinsecamente più
sicuro di quello di sintesi, ma con esso il problema della
sperimentazione e del collaudo si pone in maniera
marginale, poiché si tratta di sostanze che la natura ha
già sperimentato sull’uomo nell’evoluzione nei secoli.
È il caso dei vaccini, che riproducono le infezioni
sfruttandone la capacità, dopo averne migliorato la
sicurezza, di attivare il sistema immunitario.
È soprattutto il caso delle vitamine e di altri principi anti-
carenziali, la cui sicurezza è ulteriormente garantita da
impieghi alimentari millenari.
I farmaci di sintesi più correttamente definiti ‘medicinali’
sono invece quelli che normalmente utilizziamo quando
le patologie si manifestano: antiipertensivi, anti depressivi,
antitumorali, antinevralgici e così via. Molto spesso sono
sostanze sintetizzate in laboratorio, estranee all’organismo
e prima di poter essere immesse in commercio devono
superare le fasi sperimentali. Spesso manifestano effetti
collaterali evidenti solo dopo anni di utilizzo”.
Quanto è importante l’assunzione di prodotti naturali che
impegnano attivamente l’organismo nella difesa della
nostra salute?
“è la mission della nostra ricerca lo studio di sostanze
che aiutano il nostro organismo a scongiurare l’avvento
delle patologie. Lontani da fini meramente speculativi,
la ricerca SBM è tutta orientata allo studio della fisiologia
dell’organismo, nel tentativo di capire l’origine di alcune
malattie fornendo all’organismo gli elementi indispensabili
per contrastarle. Elementi che siamo abituati a chiamare
‘farmaci fisiologici’”.
Progetti per il futuro?
“La nostra unità di ricerca è sempre molto attiva, abbiamo
progetti a breve, medio e lungo termine. Entro la fine
del prossimo anno abbiamo in progetto lo sviluppo e la
commercializzazione di oltre 10 nuovi prodotti. Nel medio
termine, stiamo sviluppando prodotti sulla base di un
brevetto in fase di concessione, basato su un innovativo
principio di assorbimento dei principi attivi e siamo certi
darà ancora più lustro alla SBM. Nel lungo termine,
abbiamo collaborazioni con centri internazionali per lo
sviluppo di un altro brevetto, che richiederà ancora diversi
anni di studi. Sicuramente saremo impegnati almeno per
i prossimi 10 anni”.
37. 37
SCOPRI I PRODOTTI SBM FARMACO NATURALE
A BASE DI COLLAGENE
È un integratore alimentare costituito da una miscela di collagene
parzialmente idrolizzato, calcio e vitamina D che contribuiscono alla
normale funzione muscolare e al mantenimento di ossa
normali. E’ indicato nello sport e in tutte le situazioni in cui la norma
le dieta non riesce a compensare le perdite degli elementi nutritivi
essenziali. (Brevetto: IT1299131)
È un integratore alimentare contenente 7 g di collagene parzialmen-
te idrolizzato e prontamente assimilabile. Il collagene è fisiologica-
mente importante per l’elasticità della pelle,la consistenza dei capelli
e delle unghie. (Brevetti: IT1221757; US4749684; IT1299131)
CHERASANcu
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È un integratore alimentare a base di collagene idrolizzato e calcio,
utile per la normale funzione degli enzimi e dei processi digestivi. Il
mantenimento dei livelli fisiologici di acidità dello stomaco è indi-
spensabile per la corretta digestione e per l’assorbimento dei princi-
pi nutritivi. (Brevetti: 15425001; PCT/EP20160/050275; US15/542336)
È un gel ad uso cutaneo a base di collagene idrolizzato che forma una
barrierabiologicache proteggelacutedagliagentinocivielarigenera.
Svolge un’azione preventiva e di controllo nei confronti dei danni cuta-
neicausati da agenti esterni. (Brevetti: IT1379327; WO2009083768)
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mucose umettandole e liberando gli aminoacidi necessari per la
rigenerazione del tessuto sofferente. Esercita un effetto barriera da
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tori e antistaminici. (Brevetti: IT1379327; WO2009083768)
BONARTROoa®
GADIREL®
YTTIOGEL®
È un integratore alimentare a base di collagene idrolizzato, calcio, vita-
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La Romania, nazione al centro dell’Est Europa con circa 20
milioni di abitanti, ha sempre rappresentato una peculiarità
specifica tra le popolazioni balcaniche in quanto sia il
linguaggio, che la genesi etnica nonché la denominazione
rappresentano origini latine piuttosto che slave, come
invece normalmente avviene per le altre nazioni situate in
quello stesso contesto geografico.
Questo ha sempre determinato l’esistenza di una sorta di
cordone ombelicale tra la nazione romena e quella italiana,
tanto che nella capitale Bucarest è sempre stata presente e
lo è tutt’ora una importante comunità italiana.
Ma le connessioni italo-rumene non si limitano solo a questi
aspetti genetici ed identitari ma rappresentano anche un
rapporto in costante evoluzione industriale, economica e
sociale.
Infatti alla fine del 1800 fu un italiano, Luigi Cazzavillan
giornalista, insegnante ed ex garibaldino, a fondare a
Bucarest la prima società generale di mutuo soccorso
rumena che naturalmente fondava le ragioni della propria
esistenza sul concetto di mutualità sanitaria, esattamente
come le società di mutuo soccorso nate in Italia nella
seconda metà dell’800.
Poiché le origini di una popolazione si esplicitano attraverso
anche i modelli sociali sui quali si costruisce un sistema paese
possiamo sicuramente dire che il germoglio della mutualità
sanitaria fu impiantato all’epoca anche nella cultura
rumena, in special modo ad uso dei nostri espatriati in quel
paese.
Ma la vicinanza etnica e culturale ai paesi latini ha fatto
sì che negli ultimi anni la Romania, entrata nell’Unione
Europea il 1 gennaio del 2017, abbia rappresentato e
tutt’ora rappresenti un partner economico importante
per l’Italia, tanto che il nostro paese è da oltre dieci anni
il principale investitore straniero con un elevato numero di
imprese registrate.
In questo contesto sociale ed economico Confindustria è
operativa nel paese fino
dal 2003 ed ha sempre
supportato e supporta le
relazioni industriali tra le due
nazioni con una presenza
costante ed efficacie,
intervenendo anche su
tematiche specifiche.
Uno dei più importanti
temi all’ordine del giorno
è determinato dal fatto
che la crisi economica
del paese, a seguito della
frammentazione del blocco
socialista e la necessità per il popolo rumeno di trovare
lavoro, ne hanno fatto una popolazione con molti emigrati
ed oggi uno dei problemi imprenditoriali più significativi è
quello di mantenere ed attrarre manodopera ed a questo
proposito Confindustria sta collaborando con lo stato
Rumeno per ovviare a questa problematica.
In questo ambito, sicuramente uno degli strumenti più
significativi in ogni paese del mondo per attrarre, fidelizzare
e mantenere la forza lavoro è rappresentato dalla capacità
di protezione sanitaria che le imprese sono in grado di fornire
ai propri dipendenti e collaboratori.
Quindi le origini etniche e culturali del popolo rumeno, il
germe della mutualità piantato a suo tempo e le nuove
esigenze imprenditoriali e professionali consento di poter dire
che la Romania si presenta come uno dei mercati europei
più significativi in termine di sviluppo potenziale della sanità
integrativa.
Proprio per questo motivo, nell’ambito dell’interessante
convegno organizzato da Confindustria il 6 giugno a
Bucarest sul tema “Come mantenere ed attrarre mano
d’opera tramite misure straordinarie”, che ha visto, dopo
l’apertura dei lavori tenuta da Giovanni Villabruna,
Presidente di Confindustria Romania, l’intervento del vice
premier rumeno e di alcuni ministri del governo in carica,
oltre ad alcune tematiche imprenditoriali si è affrontato
anche il tema della sanità integrativa.
L’intervento sul tema, dal significativo titolo “Sanità e
Welfare, valori sociali internazionali”, è stato tenuto dal
Vice Presidente dell’A.N.S.I. - Associazione Nazionale
Sanità Integrativa e Welfare, Luciano Dragonetti, che ha
rappresentato con dovizia di particolari la visone di come la
sanità integrativa gestita su base mutualistica possa essere
uno strumento di civiltà, innovativo ed efficace, utile ai
cittadini di tutti i paesi per garantire l’adeguata protezione a
se stessi ed alle proprie famiglia in caso di necessità sanitarie.
Di fatto il convegno ha gettato quindi un ponte tra modelli
industriali e sociali che le
imprese, soprattutto quelle
create da cittadini italiani,
potranno utilizzare per
svilupparsi in un interessante
mercato dove la sanità
integrativa, con il supporto
di A.N.S.I. e dei propri enti
associati, potrà essere uno
degli strumenti di elezione a
disposizione di imprenditori
e governo per garantire un
welfare equo e ben gestito a
tutti i lavoratori in loco.
a cura di
Redazione Health Online A.N.S.I. in Romania:
sanità e welfare, valori
sociali internazionali
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L’albicocca: il frutto estivo
caratterizzato da numerose
proprietà nutritive
a cura di
Beatrice Casella
Tra i vari frutti di stagione estivi vi sono le albicocche, i primi
a maturare in questo periodo. Sono molto apprezzate da
tutti gli individui di qualsiasi età e considerate fondamentali
per la cura della pelle, ma non solo. I suoi semi, ad esempio,
sono tutt’ora studiati per le loro presunte proprietà
antitumorali.
L’albicocca è il frutto dell’albicocco, il Prunus armeniaca,
appartenente alla famiglia delle Rosacee e al genere
prunus di cui fanno parte anche la ciliegia, la prugna, la
mandorla e la pesca.
La pianta dell‘albicocco è originaria della Cina dove era
già conosciuta nel 3.000 avanti Cristo. Fu diffusa poi in
tutta Europa dai romani dopo la conquista dell’Armenia.
Stati Uniti, Spagna, Italia, Francia e Grecia sono i maggiori
stati produttori di albicocche a livello mondiale. Le varietà
di albicocca sono molte e, anche se i gusti sono simili, le
dimensioni ed i colori variano a seconda della specie.
Il frutto dell’albicocca presenta buonissime proprietà dal
punto di vista nutrizionale. Questo grazie all’alto contenuto di:
• Fibre alimentari, aiutano il processo digestivo e
migliorano il metabolismo. Perciò le albicocche sono
in grado di fornire un buon senso di sazietà con un
basso apporto calorico. Tutto questo evita di assumere
ulteriore cibo durante la giornata e mantiene il corpo
leggero. Più nello specifico, le albicocche contengono
fibre insolubili e, in quantità maggiori, solubili. In tal
modo il loro consumo contribuisce a tenere sotto
controllo il colesterolo cattivo HDL ed il livello di glucosio
nel sangue. L’elevata quantità di fibre solubili in questo
frutto rappresenta un beneficio anche per il cuore. Per
tale motivo, vari medici confermano le sue proprietà
cardioprotettive.
• Potassio, aiuta a mantenere l’equilibrio dei fluidi in
maniera corretta, interviene nel controllo della funzione
muscolare ed aiuta a regolare il battito cardiaco.
• Vitamina A, utile per lo sviluppo delle ossa e per il
corretto funzionamento di tutti i tessuti del nostro
organismo. Oltre a ciò, è in grado di stimolare la
produzione di melanina, una sostanza responsabile