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Il periodico di informazione sulla Sanità Integrativa
HEALTH
gennaio/febbraio 2018 - N°23
in evidenza
i Metalli pesanti negli alimenti possono avere delle
conseguenze negative sulla salute, come possiamo
proteggerci? ne abbiamo parlato con il dott. biamonte
arte e salute
attualità
benessere
Umanizzazione Pittorica
negli ospedali: la cura
della persona passa
attraverso gli spazi
Web e salute,
occhio alle fake news!
“C’eravamo tanto
amati”…la separazione
e gli effetti sulla salute
Microbiota intestinale:
novità in campo
scientifico
Health Online
periodico bimestrale di
informazione sulla Sanità
Integrativa
Anno 5°
gennaio/febbraio 2018 - N°23
Direttore responsabile
Nicoletta Mele
Direttore editoriale
Ing. Roberto Anzanello
Comitato di redazione
Alessandro Brigato
Mariachiara Manopulo
Giulia Riganelli
Hanno inoltre collaborato a
questo numero:
Beatrice Casella
Giuseppe Iannone
Alessandro Notarnicola
Silvia Terracciano
Direzione e Proprietà
Health Italia
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00060 - Formello (RM)
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Tutti i diritti sono riservati. Nessuna
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direttore editoriale. Articoli, notizie e
recensioni firmati o siglati esprimono
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n. 2/2016 - diffusione telematica
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HEALTH
Gli esperti finanziari definiscono il mercato della sanità
come un mercato “secolare” a fronte della sua storicità,
consistenza, importanza.
Quindi sicuramente nulla è più importante che cercare
di comprendere quali potranno essere gli elementi che
caratterizzeranno il contesto delle prestazioni e dei servizi
sanitari per i cittadini nel futuro.
Anostroavvisosonotrelelineedisviluppocheconsentiranno
al mercato della sanità di mantenere l’obiettivo definito
dalla Costituzione del nostro paese riguardo al diritto alla
salute per tutti:
• l’utilizzo della tecnologia;
• il servizio al cittadino;
• i costi.
Lo sviluppo tecnologico ha raggiunto, in generale, una
rapidità ed una efficacia che non si era mai vista prima
nella storia dell’umanità e che non può non riguardare
anche il sistema sanitario.
Nuovi strumenti diagnostici, device di ultima generazione,
apparecchiature sempre più sensibili e precise sono quello
che la scienza ci mette a disposizione per fornire prestazioni
sanitarie sempre migliori.
La capacità di chi opera in campo sanitario dovrà essere
quindi quella di inquadrare ed organizzare quello che
la scienza e la tecnologia mettono a disposizione per
realizzare un modello basato sulla precisione, velocità,
profondità delle diagnosi.
In questo ambito quindi la parola d’ordine dovrà essere
“medicina a distanza”, cioè in sintesi la capacità di
chi fornisce servizi sanitari di andare a curare chi ha
necessità nel suo habitat familiare, eliminando i tempi
di spostamento, ma anche la capacità di consentire al
cittadino di affrontare percorsi di prevenzione con controlli
operati da strumenti che permettano di valutare, registrare,
storicizzare e rendere immediatamente fruibili i dati sanitari.
Visite mediche a distanza, diagnosi in remoto, controlli
prefissati on line dovranno consentire ad ogni persona
di gestire la cura della propria salute tempestivamente,
efficacemente e facilmente, per arrivare, guardando
al futuro, alla possibilità di effettuare anche interventi
chirurgici a distanza.
Tutto questo dovrà però essere guidato dalla capacità di
garantire le prestazioni in funzione di una nuova e sempre
più elevata capacità di servizio al cittadino caratterizzata
dalla facilità di accesso e dalla prossimità.
Ancora oggi chi si avvale delle prestazioni sanitarie deve
necessariamente adattare i tempi della propria vita a
quelli del sistema sanitario, pubblico o privato che sia.
Domani invece dovrà essere capace di adattarsi ai ritmi
di vita di ciascuno di noi chi fornisce prestazioni sanitarie,
consentendoci di ottenere le prestazioni sanitarie in base
ai nostri tempi ed in funzione della nostra localizzazione
geografica.
Basta code, basta bigliettini con i numeri, basta attese
infinite, basta corse dal medico, guardando al futuro il
cittadino dovrà poter usufruire delle prestazioni sanitarie
andando presso strutture organizzate quando lo desidera
od addirittura ottenendole nella propria azienda o nella
propria abitazione.
Non si può però realizzare una disanima della sanità del
futuro senza considerare l’aspetto dei costi che, come
ormai è risaputo, già oggi non consentono a tutti di godere
delle prestazioni sanitarie necessarie e determinano una
incidenza della spesa pubblica, ma anche di quella
privata, elevata rispetto alle possibilità economiche del
paese, delle aziende che offrono coperture sanitarie e dei
singoli cittadini.
L’utilizzo delle nuove tecnologie, l’accessibilità e la
prossimità consentiranno sicuramente di modificare la
struttura dei costi dei servizi sanitari abbattendo gli sprechi,
azzerando i tempi morti, annullando i costi indotti per
effetto di una maggiore efficienza finalizzati anche ad una
maggiore efficacia.
Questo permetterà alla sanità pubblica di fornire servizi
adeguati,direttisoprattuttoallefasceeconomicamentepiù
deboli della popolazione, contenendo il tetto di spesa entro
parametri accettabili anche a fronte dell’invecchiamento
della popolazione, dell’ampliamento della scienza medica
e dell’utilizzo delle nuove strumentazioni e permetterà
alle strutture che forniscono servizi privati di garantire le
prestazioni a costi contenuti e affrontabili dalla maggior
parte dei cittadini.
In questo contesto un ruolo significativo lo dovranno
svolgere gli enti di sanità integrativa quali Fondi Sanitari,
Società Generali di Mutuo Soccorso e Casse di Assistenza,
cioè gli unici enti abilitati, in base alla legge ed alle
norme esistenti, a fornire prestazioni di sanità integrativa,
che investendo in tecnologia, accessibilità, prossimità e
contenimento dei costi potranno svolgere pienamente il
ruolo che gli è stato assegnato cioè quello di garantire il
diritto alla salute di tutti in una logica di mutualità.
è quindi indispensabile che sia la sanità pubblica che gli
enti di sanità integrativa investano le proprie risorse ed il
proprio tempo in questa direzione con la capacità di
guardare al futuro che, rendiamocene conto, soprattutto
nel settore della sanità, è già iniziato.
A cura di Roberto Anzanello
editoriale
Guardiamo al futuro
ommari
21
11
14
26
Alga Spirulina:
proprietà, benefici e controindicazioni
Tumore al seno: nuove tecniche per rimuovere
la neoplasia e ricostruire la mammella
Metalli pesanti negli alimenti, come proteggere
la nostra salute?
in evidenza
16
L’importanza del microbiota intestinale:
le novità in campo scientifico
Web e salute,
occhio alle fake news!
08
Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività:
diagnosi e cura
24
Encefalite, una patologia dalla quale
si può guarire
32
Vittime della strada
non sostenute dalla sanità nazionale
ommari35
“C’eravamo tanto amati”…la
separazione e gli effetti sulla salute
40
43
50
53
Le diete vegetariana e vegana,
come seguirle correttamente
Neurodiversità: cosa significa essere
persona Asperger
Continua il fenomeno del
Turismo Sanitario
Umanizzazione Pittorica negli ospedali:
la cura della persona passa attraverso gli spazi
Health tips
Sapevi che...
La frutta secca ha un elevato potere
saziante ma anche tante calorie, per questo
è importante non abusarne: la dose
giornaliera raccomandata è di 30
grammi per la frutta a guscio
e di 40 per quella essiccata
e disidratata.
L’arnica è un ottimo rimedio per l’artrosi: ha la stessa efficacia
dell’ibuprofene. Venduta in gel, deve essere massaggiata tre volte
al giorno sui punti doloranti, fino a completo assorbimento.
I carciofi sono una fonte preziosa di
potassio e contengono cinarina, una
sostanza che favorisce la secrezione
renale e la diuresi. Grazie alle loro
proprietà, sono un alimento prezioso
per la salute del fegato. Sono
considerati un vegetale
particolarmente indicato nella
dieta del paziente diabetico e
di chi soffre di colesterolo alto.
Allenarsi
regolarmente
aiuta a
migliorare la
qualità del
sonno, aumentando la
fase in cui è più profondo e
rendendoci di conseguenza
più reattivi e svegli durante
la giornata. Dopo appena
un mese di inattività,
l’attività fisica non supporta
più il ritmo carcadiano e così
può diventare difficile
dormire bene.
La risonanza magnetica aperta
è l’ideale per valutare colonna, testa,
collo, piccole e grandi articolazioni;
è un’ottima alternativa per chi
soffre di claustrofobia, anziani
e bambini. Quella chiusa rimane
comunque la scelta d’eccellenza per
gli esami diagnostici dell’addome
dettagliati.
Le carni bianche sono facili da digerire e povere
di grassi, sono anche molto ricche di proteine
nobili, aminoacidi ramificati e
ferro, nonostante l’aspetto bianco
(100 grammi di pollo e tacchino
contengono rispettivamente 1,5 e 2,5
grammi di ferro).
Gli omega 3
proteggono dall’artite
reumatoide, limitando la
crescita degli anticorpi che
precedono lo sviluppo della
malattia. Aiutano anche
a ridurre la rigidità del
mattino, tipica dell’artrite.
Si trovano in abbondanza
nel pesce azzurro ma
sono disponibili anche sotto
forma di integratori.
Gli agrumi contengono la pectina, una
fibra solubile che, una volta ingerita, forma
un gel che rallenta l’assorbimento degli
zuccheri e lo svuotamento gastrico,
evitando gli sbalzi della glicemia responsabili
degli attacchi di fame. Inoltre, favorisce il
transito intestinale, mantiene in equilibrio
la flora batterica e favorisce il controllo dei
livelli di colesterolo nel sangue.
8
Il disturbo da deficit di
attenzione e iperattività:
diagnosi e cura
a cura di
Dr. Giuseppe Iannone
Psicologo clinico - Neuropsicologo
In questo numero di Health Online impariamo a conoscere
il cosiddetto ADHD, un disturbo che, sin dalla giovane età,
pregiudica il tenore di vita di chi ne soffre interferendo
nelle prestazioni scolastiche o lavorative e nelle relazioni
interpresonali.
Cos’è l’ADHD?
Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività è un
disturbo del neurosviluppo caratterizzato da un
persistente stato di disattenzione, o iperattività/
impulsività, o da una combinazione di queste, che
interferisce con il funzionamento dello sviluppo. Nel
sottotipo con disattenzione predominante, il bambino è
facilmente distratto da stimoli esterni e fatica a prestare
o mantenere l’attenzione. Altri sintomi sono la difficoltà
nell’organizzazione dei compiti, la sbadataggine, il
disordine, la perdita del materiale scolastico, gli errori di
distrazione. Il bambino non sembra ascoltare quando
gli si parla e non segue le istruzioni, né riesce a portare a
termine i compiti di scuola o le altre attività. Nel sottotipo
con impulsività/iperattività predominante, invece, il
8
9
bambino è spesso incapace di giocare tranquillamente,
scorrazza e salta, anche in situazioni in cui si dovrebbe
rimanere seduti, come a scuola. Parla troppo e spesso
spara una risposta prima che la domanda sia stata
completata, tende a interrompere gli altri e ha difficoltà
nell’attendere il proprio turno, per esempio quando deve
mettersi in fila. Utilizza le cose degli altri senza chiedere né
ricevere il permesso, risultando così invadente. Affinché
possa essere fatta diagnosi di ADHD, i sintomi di entrambi
i sottotipi, che possono manifestarsi separatamente
o insieme, devono comparire già prima dei 12 anni,
persistere da almeno 6 mesi, in almeno due contesti
(per esempio a casa e a scuola), e devono interferire o
ridurre la qualità del funzionamento sociale, scolastico o
lavorativo della persona.
L’ADHD si associa a prestazioni e risultati scolastici o
lavorativi ridotti, a rifiuto sociale e a elevata conflittualità
interpersonale. Il 70% dei soggetti con ADHD poi ha almeno
un altro disturbo psicopatologico
associato (disturbo oppositivo-
provocatorio, disturbo della
condotta, disturbi d’ansia, disturbi
specifici di apprendimento,
disturbi dell’umore, tic motori
e/o vocali, disturbo ossessivo-
compulsivo). I bambini con
ADHD che sviluppano un
disturbo oppositivo-provocatorio
o un disturbo della condotta
nell’adolescenza e un disturbo
antisociale di personalità in
età adulta, hanno maggiore
probabilità di sviluppare disturbi
da uso di sostanze e di andare in
carcere in età adulta.
Esistono test per diagnosticare l´ADHD?
Adogginonesistonotestdiagnosticispecificiperl’ADHD.La
diagnosi è essenzialmente clinica e comprende un esame
medico generale, l’esame psichico, l’esame neurologico,
la valutazione del livello cognitivo e della presenza di
eventuali patologie associate (sia neuropsichiatriche che
mediche generali). L’osservazione clinica e la raccolta
di informazioni da fonti multiple (bambino, genitori,
fratelli/sorelle, parenti, insegnanti, ecc.) possono essere
accompagnate da test neuropsicologici, questionari o
scale, per valutare la severità e seguire l’andamento del
disturbo.
Quali sono i principali fattori di rischio per l´ADHD?
Fattori temperamentali di rischio per il disturbo sono la
difficoltà di autocontrollo/auto contenimento, emotività
negativa e/o un’elevata ricerca della novità, con bassa
tolleranza alla frustrazione e irritabilità. Fattori ambientali
di rischio sono invece un peso alla nascita molto basso
(<1500 grammi), assunzione di fumo e/o alcol in gravidanza
da parte della madre, abuso e/o trascuratezza durante
l’infanzia.
Quanto è frequente l´ADHD nei bambini e negli adulti?
La prevalenza del disturbo è del 5% nei bambini, con una
frequenza doppia nei maschi rispetto alle femmine, e del
2,5% negli adulti, con una frequenza di una volta e mezzo
nei maschi rispetto alle femmine.
Esiste una cura per l´ADHD?
La Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia
e dell’Adolescenza e ha recentemente divulgato le
linee guida per il trattamento
dell’ADHD.
Nonostante gli psicostimolanti
siano considerati “la terapia
più efficace per bambini,
adolescenti e adulti con ADHD”,
nella sostanza della pratica
clinica questi farmaci non
curano il disturbo, ma si limitano
a diminuire, ma solo nel breve
termine, la frequenza e l’intensità
dei sintomi cardine del disturbo
(disattenzione, iperattività e
impulsività).
Oggi sappiamo che l´ADHD si
presenta spesso in comorbilità
con altre neuropsicopatologie,
come i disturbi della condotta, dell’apprendimento, e con
deficit funzionali quali sintomi di oppositività, aggressività,
ansia, deficit nelle abilità sociali e di relazione con i
genitori, i fratelli, gli insegnanti o i coetanei. Sono quindi
opportune forme di sostegno psicologico per fornire
quelle specifiche competenze necessarie per affrontare i
problemi. Per esempio un intervento di tipo psicosociale e
psicoeducativo, centrato sulla famiglia, sul parent training,
sulla scuola (training per gli insegnanti) e sul bambino,
può consentire di gestire efficacemente le relazioni
interpersonali, diminuire i comportamenti inadeguati,
migliorare l’apprendimento scolastico, aumentare il
senso di autostima e l’autonomia nei vari ambiti della vita
sociale, e migliorare la qualità della vita, anche attraverso
la comprensione e l’accettabilità sociale del disturbo.
Per approfondimenti:
www.giuseppeiannone.it
tel. 339.1901474
Presentano
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www.garanziasalute.it garanziasalute@radioradio.it
Il Fondo Garanzia Salute nasce nell’ottica di offrire un servizio in linea con i principi cardine
cui si ispira una Società di Mutuo Soccorso, la solidarietà e la cooperazione, che riconoscono
nella sanità integrativa l’unica forma di assistenza concreta e sostenibile che opera senza
scopo di lucro.
La volontà di diffondere il più possibile il principio di prevenzione ha spinto Mutua MBA
ad affidarsi a Radio Radio, emittente radiofonica romana che sin dalla sua nascita si è
caratterizzata come talk radio, ed elaborare per gli ascoltatori un’offerta di 9 sussidi:
Pop, Rock, Techno e Dance dedicati agli under 65,
Jazz, Classica, Blues, Country e Folk per gli over 65.
La sanità d’eccellenza per le
famiglie di Radio Radio!
11
“Pronta per cominciare il prossimo capitolo della vita”.
Queste le parole pronunciate dalla famosa cantante
statunitense Anastacia dopo aver sconfitto il cancro al
seno diagnosticatole per la seconda volta nel 2013.
Come lei anche altre stars internazionali, quali la collega
Kylie Minogue, l’attrice Cynthia Nixon, la Miranda Hobbes
della serie tv Sex and the City, Olivia Newton-John, la
stella di Grease, le attrici italiane Rosanna Banfi e Monica
Guerritore, hanno affrontato con determinazione e
sconfitto il tumore più frequente nella donna prima e dopo
i 50 anni, e sono diventate portavoce e testimonial di
campagne di consapevolezza del cancro al seno.
Prevenzione e sensibilizzazione sono le armi principali
per combattere il tumore alla mammella. È grazie anche
ai numerosi eventi di sensibilizzazione - ottobre è il mese
dedicato alla prevenzione - e alle testimonianze, che
oggi si parla molto di questa neoplasia e delle paure che
accompagnano la donna per tutta la vita.
Il tumore alla mammella è secondo solo alle malattie
cardiovascolari, coinvolge il tessuto ghiandolare
mammario, simbolo per eccellenza della femminilità e
della fertilità nelle donne, ma anche simbolo dell’estetica
femminile.
Essere donna è già un rischio di ammalarsi di tumore al
seno. A questo va ad aggiungersi il rischio legato allo stile di
vita e quello genetico. Essere portatori di geni non significa
che si avrà il tumore, ma solo che c’è una maggiore
predisposizione nello svilupparlo, per cui è necessario avere
una maggiore attenzione e consapevolezza nell’eseguire
con regolarità gli esami di screening.
Secondo gli ultimi dati, nel 2017 in Italia sono state circa
50.500 le donne colpite dal tumore al seno, contro le 48.300
del 2015. Il trend di incidenza tra il 2003 e il 2017 appare
in leggero aumento (+0,9% per anno) mentre è calato, in
maniera significativa, il dato riferito alla mortalità (-2,2%
per anno). L’aumento di incidenza è riferito alle donne di
45-49 e di oltre 70 anni e questo potrebbe essere spiegato
da un maggior numero di screening
mammografici in alcune regioni del Paese
che hanno coinvolto anche queste fasce
di età (oltre a quella di 50-69 anni per cui
storicamente è attivo lo screening).
Nello specifico: tra i 35 e i 44 anni,
l’incidenza aumenta lievemente dello
0,6% e la mortalità cala del 2,2%; tra i 45 e i
49 anni la percentuale riferita all’incidenza
aumenta dell’1,9%; la mortalità si abbassa
dell’1,6% l’anno. Tra i 50-54 anni l’incidenza
è sostanzialmente stabile (+0,3%) e la
mortalità si abbassa del 3,7%. Stessa cosa
per la fascia di età compresa tra i 50 e
69 anni: incidenza è stabile (0,4%) e la
mortalità cala dell’1,8% l’anno. Per le Over 70 l’incidenza
aumenta dell’1,4% e la mortalità è sostanzialmente stabile
(+0,5%).
In sostanza, dai dati è emerso che 1 donna su 8 si ammala
di tumore al seno nel corso della sua vita, ma secondo
il nuovo volume “I numeri del cancro in Italia 2017”,
presentato lo scorso settembre al Ministero della Salute,
dall’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum), è emerso
che il rischio è del 2,4% fino a 49 anni (1 donna su 42), del
5,5% tra 50 e 69 anni (1 donna su 18) e del 4,7% tra 70 e 84
(1 donna su 21).
Ad oggi, con le nuove metodiche di prevenzione e di
trattamento, il cancro al seno se diagnosticato in tempo è
guaribile in oltre il 90% dei casi.
Quali sono le nuove tecniche per diagnosticare in fase
precoce e addirittura pre-clinica il tumore e quali sono
i trattamenti chirurgici previsti per l’esportazione del
carcinoma?
Health Online ha intervistato la Dottoressa Simonetta Monti,
chirurgo senologo, Assistente Senior presso la Divisione di
senologia IEO (Istituto Europeo di Senologia) di Milano e
Specialist Breast Surgeon al Medcare Women & Children
Hospital di Dubai.
Dottoressa Monti, il cancro alla mammella è una
neoplasia che spaventa le donne e la diagnosi precoce
è fondamentale per combatterla. Ci sono metodiche
innovative che consentono di scovare piccolissime lesioni
sospette?
“Oggi abbiamo a disposizione delle metodiche di diagnosi
precoce in grado di poter rivelare anche dei noduli
piccolissimi che non si sentono al tatto. Alcune lesioni
possono essere asintomatiche, ma grazie ai programmi
di screening riusciamo a recuperare quelle sospette.
Inoltre, l’evoluzione delle tecniche di imaging radiologico
(mammografia digitale, tomosintesi,
risonanza magnetica) ci consente di
individuare lesioni mammarie cosiddette
in fase pre-clinica, e quindi in uno stadio
iniziale”.
La donna è il primo medico di se stessa,
per questo è importante che faccia
regolarmente l’auto palpazione. Sentire
un nodulo al tatto però non sempre fa
pensare ad una diagnosi di tumore, è
così? Quando è necessario sottoporsi a
esami specifici?
“La donna conosce i cambiamenti del suo
a cura di
Nicoletta Mele Tumore al seno: nuove tecniche
per rimuovere la neoplasia e
ricostruire la mammella
11
12
seno e l’autopalpazione è uno strumento importante per
aumentare la consapevolezza che nella propria mammella
c’è stato un cambiamento che magari va indagato in
maniera più approfondita o che va meglio studiato.
Ci sono una serie di strutture e lesioni benigne che fanno
parte della normale storia fisiologica della ghiandola
mammaria: le cisti, i fibroadenomi e anche molte
calcificazioni rilevate alla mammografia non sono tutte
maligne.
È bene comunque rivolgersi al proprio medico o
senologo quando si nota una tumefazione o un nodulo
precedentemente non presenti, un arrossamento della
mammella, la presenza di una retrazione cutanea, o di una
secrezione dal capezzolo, al fine di poter procedere agli
ulteriori approfondimenti diagnostici”.
Una volta diagnosticato il tumore, è importante mettere
subito al corrente la paziente della malattia e del percorso
di cure e terapie a cui va incontro?
“Sì, è importante perché la paziente deve essere sin da
subito consapevole che ha
un nemico da combattere e
sconfiggere e che non è sola
nella sua battaglia.
Fondamentale, nella
comunicazione della diagnosi,
è inviare immediatamente un
messaggio di speranza alla
paziente, in modo da creare
una reazione positiva e di
volontà di guarigione all’inizio
del percorso.
Ci sono dei protocolli europei
da seguire, le linee guida
EUSOMA, secondo le quali la
comunicazione della diagnosi
alla paziente va fatta in tempi
precisi, in un ambiente idoneo,
lontano da distrazioni esterne, affinchè capisca bene la
sfida che la vita le ha messo davanti. Una volta fatta diagnosi
di tumore alla mammella, abbiamo circa 4 settimane per
poter organizzare e iniziare il percorso oncologico con la
paziente. Questo è il tempo standard che si è valutato
negli anni in cui la paziente prende consapevolezza del
problema e di come affrontarlo non da sola, ma insieme ai
medici ai quali si è affidata.
In questo lasso di tempo vengono organizzati tutti gli
approfondimenti diagnostici necessari ad organizzare al
meglio il trattamento.
In base alle caratteristiche del tumore, alla sua estensione,
si può decidere se affidare la paziente inizialmente alle
cure mediche e successivamente alla terapia chirurgica.
Riunioni multidisciplinari hanno lo scopo di decidere
collegialmente i trattamenti più adeguati, discutendo caso
per caso tra le varie figure professionali coinvolte (chirurgo
senologo, oncologo medico, radioterapista, chirurgo
plastico).
Nel caso di pazienti ad alto rischio familiare, poi, la presenza
del genetista può aiutare la paziente a stabilire la necessità
o meno di sottoporsi ad approfondimenti di tipo genetico
per l’individuazione di eventuali mutazioni ed il successivo
trattamento consigliato (che può essere rappresentato
da una chirurgia di tipo profilattico, da una sorveglianza
clinico strumentale ravvicinata nel tempo, o proporre la
partecipazione a programmi di farmaco prevenzione).
Si stabilisce il trattamento chirurgico più adeguato e
l’eventuale ricostruzione plastica, se non fattibile una
chirurgia di tipo conservativa.
Se la paziente presenta problematiche di tipo psicologico
legate alla diagnosi della malattia, la si può fare affiancare
dallafiguradellopsiconcologo,chelaassisteràesupporterà
a livello psicologico nell’affrontare tale percorso”.
Nei tumori in fase iniziale oggi qual è l’approccio chirurgico?
È possibile eseguire un intervento mirato, minimamente
invasivo, effettuato in day surgery con una localizzazione
radio guidata che consente di rimuovere la parte malata
con precisione e con asportazione minima di tessuto sano,
quindi con un minimo danno estetico. All’asportazione
chirurgica si accompagna
solitamente la biopsia del
linfonodo sentinella, che viene
analizzato direttamente in sala
durante l’intervento, in modo
tale di poter asportare altri
linfonodi in casi di positività; in
casi selezionati è addirittura
possibile somministrare, sempre
nel corso dello stesso intervento
chirurgico, la radioterapia”.
Per i tumori in fase avanzata, o
nel caso di tumori multicentrici
o multifocali, ovvero tumori
che interessano più settori
della mammella nei quali
non sia possibile salvare la
mammella, o che prevedono l’ampia asportazione di
settori di mammella, può essere già programmato anche
l’intervento di ricostruzione? Quali sono le nuove tecniche
chirurgiche?
“Dipende dai casi clinici. Quando le dimensioni del
tumore o della mammella sono tali da dover prendere in
considerazione un’ampia demolizione della mammella,
o nel caso di lesioni mammarie pluricentriche, la
chirurgia oncoplastica ci permette di poter effettuare
rimodellamenti della ghiandola mammaria, mantenendo
forma e dimensione della mammella e nel rispetto della
radicalità oncologica, ovvero la rimozione completa del
tumore mammario con margini di resezione adeguati.
Nel caso invece in cui non sia fattibile una chirurgia di tipo
conservativa e sia invece necessaria la rimozione della
ghiandola mammaria in toto, si opera con la tecnica della
Mastectomia conservativa, attraverso la quale si procede
con la rimozione dell’intera ghiandola mammaria, con
conservazione della cute e del complesso areola-
capezzolo e l’inserimento contestuale di una protesi
13
mammaria, evitando traumi
legati alla perdita della propria
immagine corporea e della
femminilità.
Per i tumori in fase avanzata
(tumori di grandi dimensioni
con interessamento dei
linfonodi ascellari al momento
della diagnosi, o con
caratteristiche biologiche di
particolare aggressività), prima
dell’intervento chirurgico si
procede con un trattamento
medico pre-operatorio,
neoadiuvante, che può essere
una chemioterapia associata
ad una terapia biologica o
terapia ormonale, a seconda
delle caratteristiche del
tumore, in grado di controllare
la malattia e ridurre le dimensioni del tumore per poter poi
eseguire una chirurgia di tipo conservativo”.
La chirurgia plastica è ormai parte integrante del
trattamento oncologico. Quanto è importante il lavoro
dell’equipe multidisciplinare?
È importantissimo. Come accennato in precedenza, parte
integrante del percorso della paziente dal momento della
diagnosi, è la discussione del caso clinico con un team
di esperti composto dal chirurgo senologo, dal medico
oncologo, dal radioterapista e dal chirurgo plastico.
Quest’ultimo riveste un ruolo fondamentale nell’affiancare
il chirurgo senologo e nel decidere il tipo di ricostruzione più
adeguato”.
Dottoressa, ricapitolando, quali sono le tecniche innovative
nella chirurgia mammaria?
“Le tecniche che abbiamo a disposizione consistono nella
chirurgia radioguidata che, mediante l’impiego di un
tracciante radioattivo, permette di localizzare e rimuovere
lesioni mammarie subcentimetriche in maniera precisa,
evitando la rimozione di eccessive quantità di tessuto sano.
Poi c’è la ricostruzione mammaria, eseguita con l’ausilio
di materiali particolari (matrici dermiche), che permettono
una ricostruzione mammaria adeguata, costituendo un
supporto biologico al muscolo preparato per accogliere
la protesi, o utilizzando tessuti autologhi nei quali viene
mantenuta una vascolarizzazione, e che permettono la
ricostruzione anche dopo ampie demolizioni mammarie.
In casi selezionati, si procede con l’utilizzo della radioterapia
intraoperatoria, che irradiando in una volta sola durante
la procedura chirurgica la sola porzione di mammella
colpita dal tumore evita la irradiazione di organi e strutture
adiacenti ed elimina la necessità di dover sottoporre la
paziente a lunghi trattamenti spesso in centri distanti
dalla propria abitazione. Infine, abbiamo a disposizione
la chirurgia robotica della mammella che permette,
tramite l’ausilio di un robot chiamato Da Vinci, di eseguire
interventi con una visuale tridimensionale per il chirurgo
e che permette di accedere alla mammella o al cavo
ascellare con incisioni cutanee estremamente limitate”.
Qual è il decorso post operatorio?
“Successivamente al trattamento chirurgico, il team
multisciplinare deciderà sul trattamento medico e
radioterapico che verrà stabilito e personalizzato in base
a ciascun caso clinico. La paziente verrà quindi affiancata
e seguita nel suo percorso dopo l’intervento chirurgico
per affrontare I trattamenti medici e/o radioterapici e nel
follow up nei mesi successivi la chirurgia”.
Grazie alla ricerca, allo sviluppo ed utilizzo della tecnologia
avanzata e alla chirurgia oncoplastica, che vede insieme
un team multidisciplinare di esperti, il tumore al seno oggi
si opera con interventi chirurgici conservativi a discapito di
quelli demolitivi.
Le nuove metodiche consentono alla donna di difendere
una parte del corpo importante per la sua femminilità con
una buona risposta psicologica. Ricevere una diagnosi
di tumore al seno è devastante sotto tutti punti di vista:
distrugge, indebolisce, trasforma la donna. È fondamentale
quindi non perdere di vista la prevenzione, utilizzando tutti
gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione. “Prevenire
è meglio che soffrire”, così Rosanna Banfi, figlia del famoso
attore Lino Banfi, alias Nonno Libero della simpatica
fiction “Un medico in Famiglia”, non perde occasione
per ricordare l’importanza della prevenzione. Lei, che
ha scoperto il cancro al seno grazie ad un’ecografia
dopo essersi accorta di avere una “pallina” con una
mammografia, ce l’ha fatta, ha sconfitto il brutto male con
grande forza e grazie anche all’affetto della famiglia.
“È inutile pensare alla morte - ha detto nel corso un’intervista
- anche perché dal cancro al seno si può guarire. Mettiamo
in conto un anno, forse due, di grande rottura di scatole,
sapendo però che tutto passa. E senza scoraggiarsi per la
propria immagine che cambia. Capelli e guai, come dice
il proverbio, non finiscono mai”.
14
Alga Spirulina:
proprietà, benefici e
controindicazioni
a cura di
Silvia Terracciano
L’alga spirulina, scientificamente nominata con il nome di
Arthrospira (Arthrospira platensis e Arthrospira maxima),
appartiene alla famiglia delle Cyanophiaceae e cresce
naturalmente in pochissime zone del mondo: devono infatti
essere presenti elevata alcalinità, temperature costanti tra i
30 e i 40 gradi ed alte concentrazioni di sali minerali,
Si presenta di colore verde-azzurro e deve il suo nome alla
tipica forma a spirale.
L’alga spirulina veniva utilizzata dagli Atzechi, le donne
l’assumevano addirittura durante la gravidanza per l’elevato
contenuto di ferro.
Definita anche un “superfood” è stata inclusa
nell’alimentazione degli astronauti durante le missioni
spaziali, inoltre è stata nominata nel 1974 dalla Conferenza
Mondiale dell’Alimentazione dell’ONU “alimento del futuro”
e dall’OMS “miglior cibo del XXI secolo”.
Proprietà
Quest’alga è ricca di biliproteine ovvero proteine vegetali
che sono state predigerite dalla pianta stessa e che, grazie a
questo, permettono una migliore assimilazione. La quantità
varia dal 51% al 71%.
Sono presenti anche amminoacidi essenziali, quali la
metionina, la cisteina e la lisina oltre ad acidi grassi essenziali,
minerali e oligoelementi come ferro, potassio, calcio, cromo,
rame, magnesio, manganese, fosforo, sodio, zinco e selenio
ed oligoelementi.
L’alga spirulina, oltre a essere una buona fonte proteica,
è anche ricca di micronutrienti quali vitamine del gruppo
A, del gruppo B - tiamina, riboflavina, nicotinamide,
piridossina, acido folico - vitamina C, vitamina K, vitamina
D e la vitamina E.
Grazie a queste proprietà la spirulina è un integratore
alimentare di primaria importanza, adatto a tutti. Energetica,
ma non ingrassante, è l’ideale per atleti, sportivi e per chi
conduce una vita intensamente dinamica.
Benefici
Grazie alle sue proprietà e alla sua ricchezza in proteine
vegetali, vitamine e sali minerali sono riconosciuti alla
spirulina i seguenti benefici:
•	 rimineralizza le ossa, è ottima quindi per combattere
l’osteoporosi
•	 immunostimolante
•	 energizzante e tonificante
•	 antiossidante
14
15
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Health Point affianca alle tradizionali postazioni, presenti nei centri
commerciali, dei veri e propri centri polifunzionali!
Al loro interno:
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•	 disintossicante naturale, grazie alla presenza di clorofilla
•	 aiuta a ridurre il colesterolo cattivo (LDL) favorendo
l’aumento del colesterolo buono (HDL), grazie alla
presenza di Omega 3, Omega 6 e 9
•	 contrasta la celiachia e il morbo di Crohn
•	 riduce il senso di fame per la presenza di fenilanina
Essendo ricca di sali minerali basici, la spirulina fa parte dei
cibi alcalini poiché contribuisce a ristabilire l’equilibrio acido-
base, rendendo più alcalini i tessuti.
Controindicazioni ed effetti collaterali
Gli effetti collaterali riferibili ad un’assunzione eccessiva di
alga spirulina sono:
•	 vomito e nausea
•	 leggera febbre
•	 stitichezza
Se vuoi saperne di più scrivi una email a store@healthpoint.srl
il punto sulla tua salute ora è anche su strada!
•	 sonnolenza e affaticamento, solitamente effetti
temporanei dovuti alla purificazione del colon
L’alga spirulina, essendo di acqua dolce contiene
iodio solo in piccole tracce, pertanto bisogna prestare
attenzione quando la si acquista, è comunque opportuno
prestare attenzione all’assunzione in chi soffre di tiroide e
ipertiroidismo, e in chi soffre di malattie autoimmuni.
La presenza di vitamina K rende la spirulina sconsigliata a
chi assume farmaci anticoagulanti o fluidificanti, inoltre per
la presenza di fenilalanina non è adatta alle persone affette
da fenilchetonuria.
In questi casi è sempre opportuno chiedere il parere al
proprio medico di fiducia.
La si trova in commercio in diverse forme, da tavolette
a capsule, oppure in polvere o all’interno di altri cibi, ed
generalmente acquistabile nei negozi specializzati o sul web.
16
L’importanza del microbiota
intestinale: le novità in
campo scientifico
a cura di
Alessia Elem
Il microbiota intestinale, più comunemente conosciuto
con il nome di flora batterica, è l’insieme di microrganismi
che risiede nel nostro tratto gastrointestinale - soprattutto
colon e intestino tenue - ed ha un ruolo determinante per
la nostra salute.
I progressi nelle tecnologie di sequenziamento del DNA
accoppiati con nuovi sviluppi della bioinformatica hanno
permesso alla comunità scientifica di cominciare a
indagare le popolazioni microbiche che popolano il corpo
umano (metagenomica). Questa comunità microbica o
microbiota, è stimata essere numericamente più di 10
volte il numero totale delle cellule umane ed il 99% di tale
flora microbica è residente nel tratto gastrointestinale.
Più in dettaglio, si stima che il numero dei geni codificati
da queste specie batteriche raggiunga 3 milioni, contro
il numero più esiguo di 23000 geni codificati dall’intero
genoma umano. È altresì ovvio pensare che questi geni
batterici possano avere notevoli effetto sul metabolismo
delle cellule umane.
Infatti, il microbiota umano ed i geni da esso codificati
hanno un ruolo fondamentale nella salute umana
e qualsiasi alterazione (disbiosi) delle popolazioni
batteriche che costituiscono il microbiota può essere
associata a differenti forme patologiche.
Quali sono le principali funzioni del microbiota? Quali
sono le patologie che possono insorgere con un’alterata
composizione del microbiota?
Health Online ha intervistato il dott. Roberto Biassoni
del Dipartimento Ricerca Traslazionale, Medicina di
Laboratorio, Diagnostica e Servizi U.O.C. Laboratorio
Analisi - IRCCS Istituto Giannina Gaslini.
Dott. Biassoni, può spiegare meglio che cos’è
il microbiota? Quali sono le sue principali
funzioni?
“Sono tutte le popolazioni di batteri,
ed altri microorganismi che sono
presenti sul nostro corpo o
all’interno dello stesso e che
convivono con noi. Hanno una
f u n z i o n e di barriera contro la proliferazione
dei batteri patogeni e sono coinvolte nei
meccanismi di regolazione della maturazione del sistema
immunitario e la sua modulazione. Inoltre, sono coinvolte
nella produzione di vitamine (acido folico, vitamina K e
17
del gruppo B), di alcuni amminoacidi e permettono la
digestione di alcuni carboidrati polisaccaridi”.
Partiamo dal principio. Il microbiota quindi inizia a formarsi
sin dalla nascita? E in quanti anni si sviluppa? Ogni essere
umano ha una propria composizione?
“La maggior parte delle nostre conoscenze è attualmente
limitata all’analisi della componente batterica del
microbiota. Sebbene studi recenti in modelli animali
suggeriscano che il microbiota materno durante la
gravidanza possa influenzare il microbiota del neonato,
non vi sono ancora sicure evidenze che questo avvenga
negli umani.
I neonati, a seguito di parto naturale, hanno una flora
batterica intestinale più variegata, rispetto a quelli nati
da parto cesareo che invece hanno un microbiota meno
complesso.
Differenti evidenze epidemiologiche hanno mostrato una
correlazione tra parto cesareo e obesità, asma, celiachia
e diabete di tipo 1.
La composizione del microbiota è
influenzata da fattori genetici, dalle specie
microbiche presenti nell’ambiente, dalla
dieta, dalla somministrazione di fermenti
lattici, dalla somministrazione di antibiotici,
dalla risposta immunitaria e da infezioni
occasionali. La dieta ha sicuramente un
ruolo importante nella composizione di
tale microbiota a livello gastro-intestinale
e quindi in età neonatale è fondamentale
il tipo di lattazione ed il successivo
svezzamento per lo sviluppo di una flora
batterica normale. L’allattamento al seno
è stato associato a un ridotto rischio di
obesità, diabete e malattie diarroiche, queste correlazioni
sembrano derivare da differenze nelle comunità
microbiche intestinali. Dopo il secondo/terzo anno di vita,
la composizione del microbiota intestinale è comparabile
a quella di un adulto. La composizione del microbioma di
un adulto ha una elevata variabilità individuale. Tuttavia,
vi sono una vasta gamma di geni microbici condivisi che
costituiscono un “microbioma di base” (i geni codificati
da tutte le specie microbiche presenti), stabile nei diversi
soggetti.
Studi recenti hanno valutato che la formazione e
maturazione della flora intestinale sono fondamentali
per la salute umana e dipendono dalla modalità con la
quale il neonato è venuto al mondo (naturale o cesareo).
Infatti, lo sviluppo del microbiota intestinale durante il
primo anno di vita del bambino è più simile a quello
materno in caso di parto naturale piuttosto che in caso di
parto cesareo. L’ambiente esterno e la nutrizione hanno
un ruolo fondamentale sulla composizione precoce del
microbiota e sulla sua funzione”.
L’alimentazione del neonato nei primi mesi di vita è
fondamentale per lo sviluppo del microbiota intestinale.
È vero che lo svezzamento e l’ambiente in cui viene
allevato il bambino influenzano il microbiota maturo?
“La variabilità del microbiota è influenzata dalla dieta,
quindi la qualità dello svezzamento è fondamentale.
Sappiamo che i microbi commensali della flora batterica
intestinale possono proteggere dallo sviluppo di allergie,
modulando la risposta immune”.
Perché è importante analizzare il microbiota intestinale?
“A livello di ricerca, sappiamo che un microbiota
‘normale’ ci protegge da tutta una serie di patologie fra
cui l’obesità, il diabete di tipo 2, la sindrome metabolica,
le malattie infiammatorie intestinali, malattie a base
autoimmune come l’artrite reumatoide e le allergie. La
perdita di equilibrio fra le specie batteriche
che costituiscono la flora intestinale può
favorire l’insorgenza di una vasta gamma
di patologie. Per altre patologie, l’influenza
della composizione della flora batterica
intestinale è ancora allo studio. È possibile
che in futuro si potrà agire sul microbiota
intestinale usando appropriati batteri (simili
ai fermenti lattici), allo scopo di favorire
il suo riequilibrio con effetti positivi sul
decorso di molte patologie”.
Quando sottoporsi all’esame del
microbiota?
“Al momento attuale l’esame del microbiota intestinale
può essere di aiuto nell’inquadrare alcune patologie, ma
deve essere eseguito su suggerimento del clinico”.
Quali sono le nuove tecnologie che oggi permettono
l’analisi del microbiota?
“I progressi nelle tecnologie di sequenziamento del
DNA, accoppiati con nuovi sviluppi della bioinformatica
hanno permesso alla comunità scientifica di cominciare
ad indagare i microbi che popolano il corpo umano
(metagenomica). Tutto questo perché più del 90%
di queste popolazioni batteriche che costituiscono il
microbiota intestinale non sono altrimenti caratterizzabili”.
Quali sono le patologie alle quali si può andare incontro
se si verifica un’alterazione?
“Sappiamo che alcune sindromi infiammatorie intestinali,
18
la diarrea, il tumore del colon-retto, le malattie a base
autoimmunitaria e anche alcune patologie allergiche,
nonché malattie collegate all’alimentazione come
l’obesità, il diabete di tipo 2 o la celiachia sono associate
ad un alterato equilibrio del microbiota intestinale. Inoltre,
il microbiota intestinale può interagire con il sistema
immune, neuroendocrino e con il sistema nervoso centrale.
Quindi, non è sorprendente che persino disturbi mentali
legati allo sviluppo neurologico come la depressione,
l’ansia, l’autismo ed anche patologie come il Parkinson
possano essere associati ad una disbiosi del microbiota
intestinale”.
È vero che il microbiota intestinale è responsabile
dell’aumento o diminuzione di peso di una persona?
“è noto che un microbiota intestinale alterato sia il
fattore scatenante primario
per l’obesità. Una spiegazione
di questo è che il microbiota
intestinale di soggetti obesi
contiene specie batteriche che
sono in grado di digerire fibre
alimentari, così che il soggetto
possa recuperare più calorie
dalla dieta rispetto ad una
persona di peso normale”.
Il microbiota dei pazienti
diabetici è diverso da quello
delle persone sane? Modularlo
consente di controllare l’assetto
glicemico?
“Circa il 10% dei casi di diabete sono i casi di diabete
mellito di tipo 1 o insulino-dipendente o diabete giovanile.
È una patologia che si sviluppa a partire dall’infanzia o
dall’adolescenza e che necessita della somministrazione
giornaliera e per tutta la vita di dosi di insulina. L’utilità
della possibile modulazione del microbiota nel diabete di
tipo 1 attualmente necessita di approfondimenti che solo
la ricerca scientifica ci potrà dare.	
Il diabete mellito di tipo 2 rappresenta il 90% dei casi, si
sviluppa dai 40 anni di età prevalentemente in soggetti
sovrappeso o obesi. Nel caso del diabete mellito di
tipo 2, che è quello più frequente, uno dei farmaci più
utilizzati per controllare la glicemia è la metformina. Studi
recenti hanno dimostrato che questa terapia è in grado
di alterare la composizione del microbiota intestinale
a vantaggio del paziente. Si sta valutando che l’uso di
particolari ceppi batterici possa essere di supporto alla
terapia farmacologica ipoglicemizzante”.
La ricerca in questo periodo sta portando avanti degli
studi e tra questi si sta analizzando il microbiota intestinale
negli esordi di diabete di tipo 1. Può spiegare di cosa si
tratta?
“Uno dei progetti di ricerca prevede di valutare la
composizione del microbiota in soggetti di diabete di tipo
1, dall’esordio della patologia e seguirli nel tempo. Questo
ci permetterà di correlare la gravità dell’esordio stesso con
la presenza di particolari ceppi batterici presenti a livello
intestinale. Ci permetterà anche di valutare se alcune
variazioni del microbiota possano alterare lo stato clinico
del paziente. Dati recenti indicano che soggetti con
diabete mellito di tipo 1 sono caratterizzati da uno stato
infiammatorio a livello intestinale e che la flora batterica
ivi residente è differente da quella di un’altra patologia
a base autoimmune quale la celiachia. È quindi possibile
che alcuni ceppi batterici, caratteristici del microbioma
di soggetti con diabete mellito
di tipo 1, possano essere
importanti per modulare
l’infiammazione a livello
intestinale specificamente per
quella patologia e quindi avere
un’influenza sullo sviluppo del
diabete. Analisi del microbiota
intestinale associate ad
analisi della risposta immune
potrebbero suggerire nuovi
interventi di tipo terapeutico,
atti a modulare il microbiota
intestinale e la risposta
autoimmune, allo scopo di
rallentare la progressione del
diabete di tipo 1 o a moderarne
gli effetti metabolici. Volevo ringraziare i colleghi che
collaborano a queste ricerche ed in particolare: Dott.
Giuseppe D’Annunzio, Dott.ssa Elisabetta Ugolotti, Dott.ssa
Eddi Di Marco e Cinzia Gatti”.
18
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SBM è una società del Gruppo Health Italia S.p.A.
21
Quello delle fake news è un tema scottante in ogni
settore di informazione, come è stato recentemente
confermato dal Rapporto sul consumo di informazione
stilato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e
basato su un’indagine condotta nel 2017 da Gfk Italia per
conto della stessa Agcom su un campione di oltre 14 mila
individui.
Secondo il rapporto, la possibilità di accedere a più
mezzi, ovunque e in ogni momento, innalza l’esposizione
all’informazione. Gli italiani accedono all’informazione
online soprattutto attraverso fonti algoritmiche, cioè social
network e motori di ricerca (54,5%), mentre si registra
una minore fruizione delle fonti editoriali, come siti web e
applicazioni di editori tradizionali e nativi digitali. Il 19,4%
indica una fonte algoritmica come la più importante nella
propria ricerca di informazione. Tra queste fonti, però, si
riscontra una minore affidabilità percepita, in particolare
per i social, ritenuti affidabili o molto affidabili da meno
del 24% di chi li consulta per reperirvi informazioni. Per i più
giovani, i ragazzi che hanno meno di diciotto anni, internet
svolge un ruolo di primo piano nella “dieta mediatica”:
un quarto dei minori non si informa, o lo fa usando un solo
mezzo di informazione, che molto spesso è proprio il web. E
più di metà di coloro che si informano sul web, lo fa tramite
i social (55,8%). Purtroppo però, molta dell’informazione
che gira online non è verificata nè attendibile. Più che di
informazione, molto spesso si tratta di disinformazione.
E proprio contro la disinformazione, è stata istituita una
giornata mondiale: è la International Fact-Checking Day,
che si celebra ogni anno il 2 aprile, proprio il giorno dopo il
“pesce d’aprile”, forse l’unico momento dell’anno in cui le
bufale possono essere ammesse.
Sulla salute, purtroppo, di bufale online ne circolano tante.
Quando si avverte anche solo un piccolo disturbo di salute,
sempre di più si tende a fare una ricerca sul web, per
tranquillizzarsi, cercare simili esperienze, cercare di capire
se si soffre di qualche strana patologia.
Secondo gli ultimi dati Censis disponibili, sono 15 milioni
gli italiani che cercano informazioni online anche per un
banale raffreddore o un mal di testa. E ben 8,8 milioni di
italiani sono stati vittime delle cosiddette fake news, notizie
false costruite ad arte e sparse nel web. Si tratta soprattutto
di genitori che, cercando informazioni per la salute dei loro
bambini, si sono imbattuti in indicazioni mediche errate.
Il 17% degli italiani abitualmente visita siti web generici
sulla salute, il 6% i siti istituzionali, il 2,4% i social network.
Fortunatamente, il medico e il farmacista restano il primo
punto di riferimento.
Internet è una miniera di informazioni preziose ma, si sa,
bisogna stare attenti a selezionare le fonti giuste! Le
fake news sono sempre in agguato, e sono ancora più
pericolose quando riguardano la salute.
Ci ricordiamo tutti della falsa correlazione tra vaccini e
autismo, e ci sarà capitato di leggere di effetti ‘miracolosi’
di alcune sostanze contro tumori e Aids: notizie false, che
si diffondono in pochissimo tempo, anche grazie alle
a cura di
Mariachiara Manopulo Web e salute,
occhio alle fake news!
22
condivisioni sui social network.
Il problema è grave perché le notizie prive di alcun
fondamento scientifico rischiano, con l’amplificazione dei
Twitter o Facebook, di diventare veri e propri problemi di
salute pubblica, perché ritardano, o persino impediscono,
il ricorso a cure scientificamente sicure ed efficaci.
La Fnomceo, Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici
Chirurghi e degli Odontoiatri, ha deciso così di scendere in
campo in prima persona per contrastare questo fenomeno.
Lo ha fatto rispondendo direttamente sul web, con il portale
‘Dottoremaeveroche’ (www.dottoremaeveroche.it).
L’obiettivo è parlare ai cittadini, cercare di rispondere
alle loro paure, ai loro dubbi, a tutte le loro domande
sulla salute. Ma il sito si rivolge anche ai medici, fornendo
utili strumenti (infografiche, schede, materiale video)
per aiutarli nei rapporti con i loro
pazienti.
Questo perché la salute si tutela
anche con una informazione
completa, trasparente e veritiera.
Come ha spiegato Cosimo Nume,
responsabile Area Strategica
Comunicazione Fnomceo, nel
corso della presentazione del sito
alla stampa, “le ‘bufale’ o ‘fake
news’, quando incidono sulla
salute rischiano di trasformarsi in
vere e proprie azioni criminose
colpevolmente sostenute o meno
da interessi economici, o soltanto
dalla scellerata supponenza
dell’ignorante. Da questa
premessa è partito il nostro lavoro
con il prezioso apporto di esperti
comunicatori e di un board scientifico di altissimo spessore,
oltre ad un team tecnico di comunicazione”.
“C’è la consapevolezza che concentrare tutti i nostri
sforzi e risorse a contrastare le fake news o bufale
corrisponderebbe al tentativo di svuotare un lago usando
dei secchielli: molta fatica, un illusorio abbassamento
del livello nei mesi d’estate più secchi ed altrettanta
frustrazione alla successiva stagione delle piogge”, ha
aggiunto Alessandro Conte, coordinatore del Gruppo di
lavoro Fnomceo per il sito. “Bene, dunque, che i medici
elaborino strategie comunicative nuove con il supporto
degli esperti di settore, bene che le istituzioni sostengano
quanti già impegnati a garantire un’informazione sanitaria
trasparente ed accessibile. Ma nell’agenda politica i lavori
della diga vanno cominciati adesso, rilanciando il senso
critico e l’autonomia decisionale degli adulti di domani,
con integrazioni efficaci e credibili ai percorsi formativi”.
Un piccolo supporto, soprattutto nei confronti dei giovani,
è arrivato anche da due youtuber romani, Lorenzo Tiberia
e Leonardo Bocci, gli “Actual”, con un video ironico e
divertente sul tema delle fake news in ambito sanitario.
Ma come si può fare a capire se una notizia è falsa o
attendibile?
La prima cosa è certamente capire qual è la fonte, se è
istituzionale, legittimata o meno da un ruolo; resistere alla
“teoria del complotto”, e avere il buon senso di verificare la
notizia prima di condividerla su un qualsiasi social network
o su un blog.
UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di
Informazione), ha pubblicato un piccolo decalogo per
aiutare le persone a capire come comportarsi davanti a
una notizia.
1. Verificare la fonte: capire chi è il proprietario del sito
o del blog aiuta a capire chi ha interesse a veicolare
quella informazione. Fonti di provenienza autorevoli sono
sicuramente una garanzia di attendibilità. La notizia poi
dovrebbe essere controllata sui siti
istituzionali: Ministero della Salute,
Istituto Superiore di Sanità, Agenzia
Italiana del Farmaco, ospedali e
società medico scientifiche.
2. Accertarsi dell’aggiornamento
del sito e verificare la data di
pubblicazione.
3. Cure mediche: evitare “fai
da te”. Il medico e il farmacista
devono rimanere gli unici punti
di riferimento per qualsiasi
informazione che riguardi la nostra
salute.
4. Nessun medico serio farà mai
una prescrizione a un malato
sconosciuto senza averlo visitato.
Diffidare quindi dei siti e degli
esperti che indicano farmaci e
terapie sulla semplice descrizione dei sintomi. Non è serio,
non è professionale, e può essere molto pericoloso.
5. Monitorare il rispetto della privacy.
6. Valutare con la giusta attenzione blog e forum:
spesso vengono raccontate storie che emozionano e
commuovono. Fare attenzione: si tratta molto spesso
però di racconti soggettivi che non è detto abbiano
un’affidabilità scientifica.
7. Occhio ai motori di ricerca: non fermarsi alla prima ricerca!
8. Non “abboccare” alla pubblicità mascherata: un sito
di qualità deve sempre tenere separata l’informazione
indipendente dalla pubblicità, che dovrebbe sempre
essere palese e dichiarata.
9. Acquistare con cautela farmaci online solo da farmacie
autorizzate, che devono avere sul sito l’apposito logo
identificativo, comune in tutta l’Unione Europea. Se il sito
non è legato a una farmacia, comprare un farmaco online
può essere molto pericoloso.
10. Non cascare nella psicosi del complotto, e fare
attenzione a non perdere capacità di analisi critica. In
caso di dubbi, consultare il medico è la soluzione migliore.
Nessuna distinzione per numero di componenti della famiglia
Nessuna distinzione di età
Sussidi per Single o Nucleo familiare
Detraibilità fiscale (Art. 15 TUIR)
Nessuna disdetta all’associato
Durata del rapporto associativo illimitata
Soci e non “numeri”
perché abbiamo scelto mba?
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home test
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assistenza rimborso ticket
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visite specialistichesussidi per tutti check up
Mutua MBA è da sempre impegnata nell’assistenza sanitaria integrativa e rappresenta
l’innovazione, il dinamismo e la qualità nella mutualità italiana ponendosi come
“supplemento” alle carenze, ad oggi evidenti, del Servizio Sanitario Nazionale.
Vanta un costante incremento del numero di Soci Promotori e propone numerose
combinazioni assistenziali che offrono un’ampia gamma di prestazioni sanitarie a
costi agevolati per oltre 350.000 assistiti, tra famiglie e nuclei.
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24
“Immaginate di andare a dormire una notte e svegliarvi
il giorno dopo come una persona completamente
diversa, questo è essenzialmente ciò che può essere per
i sopravvissuti alla encefalite”. Dottoressa Ava Easton,
Direttore Generale della Encephalitis Society.
L’encefalite è un’infiammazione dell’encefalo che può
essere causata da un agente virale o dal risultato di una
risposta errata del sistema immunitario, cioè da malattie
autoimmuni.
La malattia può influenzare abilità quali: la concentrazione,
l’attenzione, il pensiero, la memoria, il giudizio e il controllo
del comportamento, lasciando un’eredità di problemi
aggiuntivi come l’epilessia o la stancabilità. Ogni anno,
nel mondo sono circa 500.000
le persone colpite da encefaliti.
Gli esiti sono spesso gravi, per
cui potrebbe essere difficoltoso
tornare al lavoro o agli studi. La
malattia ha un decorso nella fase
di recupero piuttosto lungo.
Grazie ai progressi della scienza,
per la cura delle forme virali ci
sono dei farmaci ed oggi anche
per quelle autoimmuni sono
previsti dei protocolli efficaci.
La diagnosi precoce è
fondamentale per mettere in atto
le dovute cure ed evitare delle gravi conseguenze.
Come riconoscere la malattia? Quali sono i sintomi? Chi
sono i soggetti più a rischio? Quali sono i campanelli
d’allarme da non sottovalutare? Cosa prevedono le cure e
la fase di riabilitazione? Si ha un totale recupero funzionale
e quindi si può tornare alla vita di tutti i giorni?
Health Online l’ha chiesto al prof. Paolo Frigio Nichelli,
Direttore della Neurologia dell’Azienda Ospedaliero-
Universitaria di Modena, Ospedale Civile di Baggiovara.
Più che di prevenzione, si parla di diagnosi precoce per
riconoscere e combattere la malattia? Come riconoscere
in maniera tempestiva che si è di fronte
ad un’encefalite? E chi è il soggetto più a
rischio?
“L’encefalite si può presentare con sintomi
molto diversi: confusione mentale, disturbi
del linguaggio, della memoria, allucinazioni,
crisi epilettiche, disturbi del movimento,
solitamente sullo sfondo di segni di uno
stato infettivo. Per confermare la diagnosi
sono importanti, oltre agli esami neuroradiologici (la TC e la
Risonanza Cerebrale), l’elettroencefalogramma e l’esame
del liquido cefalorachidiano. Le forme virali colpiscono
soprattutto le persone con un sistema immunitario debole
(i bambini, gli anziani e le persone che per qualche motivo
hanno una depressione del sistema immunitario). Le forme
autoimmuni talvolta sono “paraneoplastiche”, ovvero
sono espressione di un’alterazione del sistema immunitario
determinata dalla presenza di un tumore, altre volte sono
una malattia a se stante e, in questo caso, colpiscono più
frequentemente le donne degli uomini”.
Per le forme virali oggi sono a disposizione dei farmaci,
mentre per quelle autoimmuni sono previsti dei protocolli
di cure efficaci. Cosa prevedono
i protocolli e come vengono
attuati?
“I farmaci disponibili sono attivi
per alcune delle forme virali più
comuni(quelledavirusdell’herpes
simplex e dell’herpes zoster),
ma purtroppo nulla possono nei
confronti di alcuni tipi più rari di
infezione. Per le forme autoimmuni
è molto importante accertarsi
di non trovarsi di fronte ad una
forma paraneoplastica: in questo
caso bisogna innanzitutto trattare il tumore. Ci sono poi
varie terapie per contrastare la produzione degli anticorpi
alla base della malattia: cortisone, immunoglobuline,
plasmaferesi, immunosoppressori e anticorpi monoclonali
attivi su alcuni tipi di cellule del sistema immunitario”.
È anche molto importante la fase di recupero, spesso
anche molto lunga. Cosa prevede?
“Il percorso della malattia è molto diverso da caso a caso.
Talvolta, purtroppo, non si può sperare in un recupero
totale. In altri casi il recupero completo avviene in seguito
ad un lungo processo di rieducazione nel corso del quale
il supporto della famiglia è di fondamentale
importanza”.
Per la ricerca, per gli specialisti che ogni
giorno curano i pazienti, e per avere una
migliore conoscenza della patologia,
le testimonianze sono fondamentali per
capire meglio quali sono i protocolli da
attuare ed i farmaci da utilizzare.
Health Online in questo articolo ha voluto
Encefalite, una patologia
dalla quale si può guarire
a cura di
Alessia Elem
25
riportare la testimonianza di Alessia,
una giovane donna che nel 2015 è
stata colpita da encefalite e che
affidandosi all’equipe del prof. Paolo
Frigio Nichelli è riuscita a guarire.
“Avevo 31 anni – ha ricordato
Alessia – una normale donna sana,
felicemente sposata, laureata in
antropologia, lavoratrice di una
cooperativa sociale modenese. Mi
piaceva correre, passare il tempo
libero con la famiglia e gli amici,
viaggiare e disegnare fumetti. A
inizio 2015 ho iniziato ad avere dei
forti mal di testa e stati febbrili, che
in breve si sono rivelati essere sintomi
di una encefalite, motivo per cui il 13
marzo sono stata ricoverata al Nuovo Ospedale Civile
S’Agostino-Estense di Baggiovara per 100 giorni. In
particolare a me è stata diagnosticato una encefalite
di tipo autoimmune, anti recettore NMDA, che è una
malattia rara e potenzialmente molto pericolosa. Oggi, a
distanza di quasi 3 anni, sto bene. Il percorso di recupero
è stato lungo e faticoso e sono ancora seguita, ma si
può dire che sono un caso particolare e interessante,
secondo nel suo genere a distanza di anni sul territorio”.
Prof. Nichelli, Alessia è l’esempio che di encefalite
autoimmune si può guarire, è così? La sua storia è di lieto
fine: quante sono, in media, le persone che riescono a
raggiungere questi risultati?
“L’encefalite da anticorpi anti-recettore dell’NMDA è la
forma più comune di encefalite autoimmune. Se trattata
precocemente, l’esito è buono in più dell’80% dei casi. Ma
sappiamo che per raggiungere questo risultato ci vogliono
molti mesi, in qualche caso fino a due anni dall’esordio
della malattia”.
Chi ha avuto un’encefalite è sempre un soggetto a rischio?
“Bisogna distinguere fra i diversi tipi di encefalite. Nella
forma autoimmune da anticorpi anti-NMDA c’è un rischio,
calcolato intorno al 10%, di una recidiva nei due anni
successivi al primo episodio di malattia. Ma fortunatamente,
nella maggioranza dei casi, le recidive si presentano in
modo meno grave rispetto al primo attacco”.
Grazieaiprogressidellaricercaeanchealleimportantissime
testimonianze di chi è stato colpito da encefalite, oggi si è
arrivati ad una caratterizzazione sempre più precisa delle
forme autoimmuni, ma gli studi proseguono ancora.
Prof. Nichelli, quali sono i prossimi obiettivi? Ci si sta
orientando verso cure personalizzate?
“Negli ultimi dieci anni sono state descritte molte nuove
formediencefaliteautoimmune.Neiprossimianniladiagnosi
si arricchirà di nuovi marcatori di malattia, di cui bisognerà
valutare sensibilità e specificità diagnostica. Sarà necessario
approfondire lo studio dei meccanismi immunologici di
base che innescano la malattia e su questa base proporre
terapie sempre più mirate. Trattandosi di malattie rare sarà
di fondamentale importanza condividere le informazioni per
mezzo di registri internazionali di malattia”.
Le testimonianze sono un valido strumento di aiuto, ma
anche le campagne di sensibilizzazione giocano un ruolo
fondamentale. è importante ricordare che ogni anno nel
mese di febbraio si celebra la Giornata Mondiale delle
Encefaliti - World Encephalitis Day, che ha l’obiettivo
di sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di un
complesso di patologie che nel corso degli ultimi anni
hanno visto significativi progressi nella diagnosi e nella
terapia ma che richiedono una maggiore consapevolezza
da parte delle persone e dei medici.
Prof. Nichelli, quanto sono importanti iniziative di questo
tipo?
È molto importante che i medici, l’opinione pubblica e
coloro che hanno potere decisionale in ambito sanitario
siano sensibilizzati verso i problemi posti dalle malattie
rare. Deve essere facilitato l’accesso rapido alle cure dei
pazienti che hanno patologie che – come le encefaliti –
sono gravi, potenzialmente mortali, ma curabili se prese in
tempo. In ambito medico è fondamentale la formazione
continua, per poterle diagnosticare rapidamente e
trattare in modo adeguato. Queste iniziative sono utili
anche per combattere lo stigma che da sempre avvolge
le malattie che riguardano il cervello. Ora sappiamo che
molte possono essere efficacemente curate, ma tutte
non devono modificare il diritto che ha ogni persona di
esercitare un ruolo attivo nella società”.
26
Metalli pesanti negli
alimenti, come proteggere
la nostra salute?
a cura di
Nicoletta Mele
La salute inizia anche dalla tavola. Seguire un regime
alimentare sano è una delle regole fondamentali della
prevenzione primaria per la tutela della nostra salute.
Uno dei grandi pericoli ai quali dobbiamo prestare
massima attenzione è la presenza, in alcuni alimenti, dei
metalli pesanti: nichel, ferro, argento, antimonio, bario,
alluminio, cadmio, cobalto, manganese, mercurio, rame,
cromo, stagno, titanio, piombo, tallio, zinco, vanadio - da
anni oggetto di diversi studi scientifici perché secondo gli
esperti, possono avere delle conseguenze sulla salute, con
lo sviluppo di gravi patologie.
Nonostante l’Italia abbia tra le norme più restrittive in Europa
in merito alla sicurezza alimentare (https://europa.eu/
european-union/topics/food-safety_it), tanto che il nostro
Paese sembra essere il più sicuro, con il minor numero di
prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,5%),
che è una quota inferiore di 3,2 volte alla media UE, ci
sono alimenti nocivi per la salute che incombono sempre
sulle nostre tavole e che ingeriamo inconsapevolmente
intossicando il nostro organismo.
Non solo lo stile di vita, ma anche la qualità dell’ambiente
circostante è un altro fattore che può contribuire
principalmente all’esposizione dei metalli pesanti negli
esseri umani.
L’inquinamento ambientale non va sottovalutato. È stato
infatti riconosciuto che può influire sulla qualità della salute
della popolazione umana ed i metalli pesanti sono tra il
gruppo di contaminanti altamente emessi.
Quanto influisce l’ambiente? Come riconoscere i cibi che
contengono metalli pesanti? Quali sono le conseguenze
per la salute?
Health Online ha intervistato il dott. Filippo Biamonte,
Dottore di Ricerca e Biologo Nutrizionista (Roma).
Dottor Biamonte, metalli pesanti negli alimenti. Può spiegare
meglio cosa sono e quali sono le potenziali conseguenze
per salute causate dalla loro tossicità cronica o acuta?
“Tutti ricordiamo il termometro e come quello strano
26
27
liquido (il mercurio) attirava la nostra
attenzione di fanciulli. Lo stesso mercurio
è noto, da tempo, come un forte agente
neurotossico, ad esempio, classici sono gli
studi in vitro dove già a dosi sub-cliniche o
di parti per milione (ppm), il mercurio crea
seri danni in diversi compartimenti cellulari.
In uno studio in vivo che svolsi nel 2014,
presso il laboratorio di Neuroscienze dello
Sviluppodell’UniversitàCampusBiomedico
di Roma ed in collaborazione con Istituto
Superiore di Sanità e la Fondazione Santa
Lucia Roma, documentammo, per la
prima volta, che il neurotossico metil-
mercurio, già a dosi di 6 ppm è addirittura
in grado di modificare l’espressione di
proteine coinvolte nella sinaptogenesi, nonché nella
laminazione corticale. Non solo, quando nel corso del
nostro studio venne somministrato il neurotossico nei roditori
e nel periodo gravidico, lo stesso finiva nel cervelletto dei
nascituri recando così gravi danni al corretto sviluppo del
sistema nervoso centrale”.
Gli alimenti sono la fonte principale di esposizione ai metalli
pesanti a causa dell’inquinamento con cui i cibi vengono
in contatto?
“Decisamente sì, ed aggiungo di facile acceso a distretti
molto delicati del nostro organismo. È nota, a tal proposito,
la relazione tra l’esposizione al piombo (Pb) ed antimonio
(Sb) con le patologie a carico dell’apparato riproduttore
maschile, espressa in termini di scarsa produzione di
spermatozoi o di alterazione qualitativa degli stessi gameti
maschili.
Le condutture dell’acqua, oggi, in alcuni contesti urbani,
rappresentano la principale fonte di contaminazione da
Pb e Sb; inoltre, Pb e Sb, come altri metalli pesanti, possono
contaminare molti degli alimenti che finiscono nel nostro
menù attraverso la filiera di contaminazione dei terreni,
radici, frutti e vegetali. È consigliabile, quindi, consumare
questi alimenti preferibilmente a crudo e di provenienza
biologica, cioè senza pesticidi o fertilizzanti chimici.
Ricordiamo inoltre, che il Pb, cosi come gli altri metalli
pesanti, si deposita in diversi tessuti animali quali il sangue,
in particolare negli eritrociti, nei tessuti minerali ossa e denti,
e nei tessuti molli quali ghiandole surrenali, tiroide, reni,
midollo osseo, fegato ed encefalo; evitare di mangiare
frattaglie o carne proveniente da un contatto diretto con
le ossa è una buona pratica al fine di evitare l’assunzione
di tali metalli, soprattutto in periodi particolari, quali, ad
esempio, la gravidanza.”
Ci sono degli alimenti insospettabili, come
ad esempio il pesce che contiene dei
livelli di mercurio che assorbe negli oceani
e nei laghi, che è al primo posto nella lista
dei cibi pericolosi.
Attenzione quindi alla provenienza dei cibi
- leggere sempre l’etichetta - come ad
esempio il pesce spada ed il tonno dalla
Spagna. Questi alimenti sono nella black
list stilata dalla Coldiretti che ha presentato
il suo dossier al Forum Internazionale
dell’Agricoltura e dell’alimentazione sulla
base del rapporto Sistema di allerta rapido
europeo (Rasff), che registra gli allarmi per
rischi alimentari, dei prodotti alimentari più
pericolosi per la salute. Nel 2016 sono stati
importati dalla Spagna in Italia 167 milioni di chili di pesce
in aumento del 5% nel primo semestre del 2017.
Dott. Biamonte, come riconoscere i cibi “incriminati” e in
che modo evitare delle brutte conseguenze per la salute?
“Purtroppo non è facile discriminare un alimento
contaminato rispetto ad uno “sano”, perché spesso le dosi
di questi metalli sono quantificate nell’ordine di parti per
milioni (ppm). Tuttavia, come nel caso del pesce, spesso
contaminato dal metil-mercurio, possiamo tutelarci, ad
esempio, tenendo conto dell’età dell’animale stesso; è
noto, che specie di pesci più longeve, come tonni, pesce
spada, sgombro reale e luccio, contengono concentrazioni
più elevate di metil-mercurio rispetto ad altre specie meno
longeve. Inoltre, i livelli di metil-mercurio aumentano ad
ogni successiva fase predatoria, da qui si comprende
quanto sia importante scegliere pesci di piccola taglia e
magari aggiungendo, in fase di preparazione, dell’aglio
(del perché ne darò spiegazione di seguito)”.
Ci sono dei cibi particolarmente sicuri, che possono
rappresentare il nostro punto di riferimento, anche per
aiutare il nostro organismo a disintossicarsi dalle tossine
nocive?
“In Italia, la filiera alimentare è estremamente controllata;
tuttavia il buon senso del consumatore ma soprattutto
il rispetto dell’ambiente, sono i pilastri su cui fondare la
sicurezza alimentare. A tal proposito, ricordo il disastro
ambientale del 1956 a Minamata, tragedia dimenticata da
tutti. Ricordo brevemente: in questa zona del Giappone,
sversamenti di acque reflue contaminate da mercurio
organico, appunto metil-mercurio, prodotto dall’industria
chimica Chisso Corporation, produssero uno dei peggiori
in evidenza
28
alle implicazioni sulla salute soprattutto per le donne in
gravidanza”.
In che modo è possibile tutelare il futuro nascituro da
neurotossici ambientali-alimentari? Quali sono le giuste
precauzioni che devono essere necessariamente prese?
“Ritengo che i danni maggiori da assunzione in acuto ed
in cronico da metalli pesanti, ed in particolare del metil-
mercurio, si manifestano in particolari periodi, quali ad
esempio la gravidanza. In nuce l’ambiente fetale, deve
necessariamente nei nove mesi rimanere lontano da ogni
tipo di agente tossico. Già i soli squilibri ormonali, quali ad
esempio la carenza di produzione di ormoni tiroidei durante
questafase,provocacomenotodallaletteraturascientifica
danni irreversibili al nevrasse del
nascituro, immaginiamo i danni
che causerebbe l’entrata di
metalli pesanti (che attraversano
facilmente la barriera emato-
placentare) in tale ambiente. Di
tale meccanismo con un nostro
studio, su citato, ne dimostrammo
le drammatiche conseguenze,
ovvero l’interazione di fattori
ambientali (in questo caso il
neurotossico metil-mercurio)
associati ad una insufficienza
di gene (reelin), e ad alte
concentrazioni di testosterone
producevano nel modello murino un fenotipo Autistico.
Sarebbe opportuno perciò prima di intraprendere una
gravidanza consultare specialisti e professionisti del settore,
tener quindi presente che i fattori ambientali che possono
danneggiare o mettere in serio pericolo la salute del feto
sono ad oggi in forte aumento, grazie soprattutto alla scarsa
considerazione e rispetto che si nutre verso l’ambiente.
Una corretta ed equilibrata alimentazione, di tipo
mediterraneo, associata ad un buon livello di attività
fisica sono ad oggi il substrato dove costruire un corretto
feedback mamma-feto.
In tale periodo sarebbe opportuno eliminare ogni fonte di
metalli pesanti, riducendo o abolendo il consumo di pesce
di grossa taglia. Preferire perciò pesce di piccola taglia
e non eccessivamente in avanti con l’età. Ovviamente
sconsiglio il consumo di Sushi in questa delicata fase, e in
genere alimenti di provenienza da aree a forte vocazione
chimico/industriale”.
L’importanza della prevenzione, che punta a rafforzare la
saluteedilbenesseredellapersonaqualidirittifondamentali
da tutelare e promuovere, è indiscutibile e parte da
un’alimentazione corretta, un aspetto fondamentale che
caratterizza la qualità della vita di ogni singola persona.
disastri ambientali che la storia ricordi. Passato alla storia
con un nome ben preciso: sindrome di Minamata. I
danni prodotti al sistema nervoso degli abitanti di questa
popolazione furono devastanti; i primi ad essere colpiti
furono proprio le famiglie dei pescatori, che ignari si
nutrivano del neurotossico. Ancora oggi i danni prodotti
dagli sversamenti non sono stati del tutto smaltiti.
Una volta accumulati in alcuni distretti, come ad esempio
il sistema nervoso centrale, è molto difficile eliminare o
tecnicamente “chelare” i metalli pesanti. Tuttavia esistono
dei chelanti, farmacologici e non. “In natura” si trovano dei
chelanti dei metalli pesanti o fitochelanti, quali ad esempio
la clorella, una microalga unicellulare di acqua dolce,
o il coriandolo, noto come prezzemolo orientale, i quali
presentano una buona azione chelante specifica al metil-
mercurio. Inoltre un buon metodo
di detossificazione “naturale”
dai metalli pesanti è l’impiego
di prodotti ad alto dosaggio di
selenio, contenuto ad esempio
nell’aglio. Di sicuro un corretto ed
equilibrato piano alimentare fatto
da uno specialista ed associato a
dei chelanti “naturali” può essere
di aiuto, soprattutto in relazione
ad alcuni stati fisiopatologici
dell’uomo”.
È meglio scegliere e comprare i
prodotti italiani per essere sicuri?
“Direi di sì, tuttavia il bel paese nel settore alimentare non è
ad oggi autosufficiente e deve importare grandi quantità
di materie prime dall’estero. Una situazione ben conosciuta
dagli addetti ai lavori, ma meno nota ai consumatori, che
vorrebbero acquistare alimenti made in Italy.
A tal proposito sottolineo la delicata questione del pesticida
chimico glifosato, contenuto prevalentemente nel grano.
Il nostro è un paese che consuma grandi quantità di
prodotti originati dal grano. Grano ormai importato in gran
parte dall’estero, e che contiene alte concentrazioni del
pesticida, il quale a nostra insaputa termina sulle nostre
tavole. Nel frattempo che i governi Europei rimandano la
decisione di rinnovare l’autorizzazione all’uso di pesticidi
a base di glifosato, si assiste ad un significativo aumento
di patologie a carico del tratto gastro-enterico, ed alla
sensibilità al glutine; a questo punto non ci resta che
chiederci se in effetti è il glutine o il composto chimico
su citato e contenuto nel grano stesso la causa di questi
allarmanti trend.
Molti altri prodotti alimentari provengono non più dai nostri
terreni, ed ahimè come per il grano la storia si ripete. Il
deterioramento ambientale può portare all’elevato rischio
di esposizione umana ai metalli pesanti e, di conseguenza,
28
29
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, essere in
salute significa anche fare prevenzione, ovvero adottare
strategie per evitare la comparsa di una malattia o a
limitarne gravità e il peggioramento. In particolare, la
prevenzione primaria permette di ridurre il rischio di
sviluppare delle malattie, eliminando i fattori alla loro base.
A tal proposito, a fronte di una crescente domanda di
prestazioni di “sanità leggera” (diagnostica non invasiva,
automisurazione, telerefertazione, teleconsulto, e assistenza
infermieristica) per la promozione e l’applicazione di un
corretto stile di vita e benessere generale, è nata una rete
di nuovi servizi sanitari territoriali: Health Point. L’obiettivo è
quello di rendere più semplice l’erogazione di prestazioni
non invasive a costi agevolati, offrendo ai cittadini
un’alternativa economica e più fruibile a fronte dei lunghi
tempi di attesa. Il servizio è stato progettato da Health Italia
S.p.A. attraverso la sua controllata Health Point S.r.l.
Gli Health Point, posizionati nei centri urbani e in luoghi
pubblici altamente popolati come i centri commerciali,
sono postazioni attrezzate con device di ultima generazione
e dispositivi innovativi che, con l’assistenza di personale
infermieristico qualificato, permettono di effettuare più di
quaranta prestazioni sanitarie non invasive, sia localmente,
sia in teleconsulto con un medico specialista.
Queste nuove tecnologie consentono il monitoraggio di
parametri che finora potevano essere controllati soltanto
con test invasivi, condotti esclusivamente presso laboratori
specializzati e in ospedale, riducendo così i tempi di attesa.
Sono state individuate sette aree di intervento: cardiologia,
dermatologia,pneumologia,medicinaestetica,benessere,
odontoiatria, medicina interna e metabolismo osseo. Le
prestazioni erogate vanno da quelle più semplici, come
la misurazione della pressione arteriosa, la spirometria,
il test del cammino, a quelle più innovative, come il Test
del DNA, che permette di individuare quelle piccole
variazioni genetiche caratteristiche che possono tradursi in
risposte “errate” dell’organismo in seguito all’introduzione
di determinati alimenti o sostanze, e l’elaborazione poi di
una terapia alimentare personalizzata, o il “Bio Molecular
Test”, che attraverso l’analisi del bulbo pilifero del capello,
fornisce una serie di dati importanti per la prevenzione e la
diagnosi precoce di disturbi fisici e funzionali.
Un valore aggiunto è rappresentato dalla possibilità di
avere un “videoconsulto” con un medico specialista.
Dott. Biamonte, lei fa parte del network degli specialisti
di Health Point. Ad oggi, quanto è importante mettere
a disposizione del cittadino un servizio di sanità leggera
a costi agevolati nell’ottica della promozione della
prevenzione?
“È noto che i costi del sistema sanitario nazionale sono un
punto critico nel panorama socio-economico italiano,
aggiungo un vero ‘nervo scoperto’ a dire il vero ad oggi
in uno stato molto ‘infiammato’, ridurre tale stato è la sfida
da vincere al fine di migliorare in toto l’economia stessa
del paese.
Investire in prevenzione è la chiave per rimettere in asse
il nostro sistema sanitario, qui il concetto di Health Point,
a mio avviso, svolge questo ruolo in pieno. Non solo, in
una società dove la famiglia rurale ormai è scomparsa
e dove la sedentarietà e la cattiva alimentazione ne
rappresentano le caratteristiche principali, si verifica un
continuo e repentino aumento di patologie legate al
benessere stesso, basti pensare al diabete, in continuo e
forte aumento.
Centro Commerciale “Shopville Gran Reno” (Bologna): l’Health Point, 7 giorni su 7 e con orario continuato, consente di effettuare subito
una visita preventiva di controllo scegliendo tra oltre 40 prestazioni sanitarie non invasive.
30
Nel caso si dovessero riscontrare delle alterazioni, quali
misure vengono adottate?
“Il test di screening del bulbo pilifero con i suoi valori dei
minerali ed oligoelementi (tossici e nutrizionali), delle
vitamine, degli aminoacidi e degli ormoni, rispecchia tutti
i livelli delle varie funzioni di un soggetto. I componenti
biochimici intracellulari del metabolismo del capello ci
indicano lo stato fisico, la biochimica corporea, il regime
alimentare, lo stile di vita. Se dovessero essere alterati
tali parametri si interviene con un piano alimentare e di
integrazione mirato ad equilibrare i deficit o gli eccessi
riscontarti nel test”.
Alla luce di quanto detto, quali sono i suoi consigli?
“I fattori chiave che influenzano e governano lo stato di
benessere sono essenzialmente genetici ed ambientali,
l’azione di questi ultimi, ed in modo particolare
alimentazione e ‘il sano stile di vita’ incidono nel plasmare
e modellare con dei meccanismi epigenetici l’espressione
dei nostri geni. Ormai siamo nell’epoca dell’ ‘epigenomica’
ovvero siamo tutto ciò che il nostro DNA trascrive, e questa
fase è modulabile soprattutto dall’alimentazione . Il filosofo
tedesco Feuerbach scriveva non a torto: ‘Noi siamo quello
che mangiamo’, sostenendo inoltre: ‘I cibi si trasformano in
sangue, il sangue in cuore e cervello; in materia di pensieri
e sentimenti. L’alimento umano è il fondamento della
cultura e del sentimento. Se volete far migliorare il popolo
dategli un’alimentazione migliore’”.
Eseguire dei check-up in tempi rapidi e con mezzi non
invasivi, svolgere test di medicina predittiva quali ad
esempio il test del DNA, con il quale si mettono in evidenza
mutazioni modulabili da fattori ambientali quale la corretta
alimentazione, è il primo step in termini di prevenzione,
uno step fondamentale in un paese che vuole investire e
costruire il proprio futuro”.
Tra i servizi offerti c’è il test del capello, il mineralogramma
del capello, ovvero l’analisi minerale tissutale del capello,
che permette di valutare i livelli di minerali essenziali per la
salute e la presenza di quelli tossici.
Dott. Biamonte, può spiegare meglio in cosa consiste il
test? Come avviene?
“Un punto di forza di Health Point, insieme al test di
Nutrigenetica già citato, è il test di screening che
permette di valutare, attraverso la differenziazione
cromatografica con spettroscopia digitale del bulbo dei
capelli e del suo stelo follicolare, i livelli di metalli tossici,
minerali, vitamine, aminoacidi e ormoni (testosterone,
progesterone, ossitocina, dopamina, serotonina, estrogeni,
noradrenalina).
Un test semplice da fare, si prelevano alcuni capelli dal
cuoio capelluto e si inviano in laboratorio, per analizzare
il contenuto intracellulare degli oligoelementi. L’analisi
di elementi tossici, la dis-regolazione ormonale come su
descritto, sono di estrema importanza; di grande utilità è il
test in previsione di una gravidanza”.
Tra le tante prestazioni offerte dall’Health Point, il test del bublo pilifero (BMT) consente di rilevare ciò che è avvenuto e sta avvenendo nel
corpo indicando quali sono le possibili cause. Grazie al prelievo indolore di alcuni capelli, riesce ad analizzare 8 metalli pesanti, 23 minerali,
13 vitamine, 19 amminoacidi e 7 ormoni.
Nell’Health Point la tua salute è sempre sotto controllo,
in modo veloce, innovativo e vicino a te!
L’Health Point è una postazione attrezzata con device di ultima generazione e
dispositivi innovativi che, con l’assistenza di personale infermieristico qualificato,
permette di effettuare più di 40 prestazioni sanitarie non invasive,
sia localmente che in teleconsulto con un medico specialista.
il punto sulla tua salute!
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32
Vittime della strada
non sostenute dalla sanità
nazionale
a cura di
Alessandro Notarnicola
Incidenti stradali, autolesionismo e violenza sono le
principali cause di morte fra gli adolescenti di tutto
il mondo. A calcolarlo è l’Institute for Health Metrics
and Evaluation della University of Washington, che ha
analizzato i dati della Global Burden of Disease survey,
che coprono il periodo 1990-2013. Solo nel 2016 in Italia
si sono verificati ben 175.791 incidenti stradali con lesioni
a persone che hanno provocato 3.283 vittime (morti
entro il 30esimo giorno) e 249.175 feriti. Dopo due anni di
stagnazione il numero delle vittime però, stando a quanto
ricavato dai dati Istat, torna a ridursi rispetto al 2015
(-145 unità, pari a-4,2%). Tra le vittime sono in aumento i
ciclisti (275, +9,6%) e i ciclomotoristi (116, +10,5%), stabili
gli automobilisti deceduti (1.470, +0,1%) mentre risultano
in calo motociclisti (657, -15,0%) e pedoni (570, -5,3%).
Ma un dato su cui ci si sofferma raramente riguarda
il dopo incidente e tutto l’iter riabilitativo che la vittima
deve affrontare, spesso in completa solitudine e senza il
sostegno economico del Servizio Sanitario Nazionale. A
fronte di traumi rilevanti, le famiglie vanno incontro a una
serie di spese non sostenute dal SSN. Tutto ciò che viene
concesso alla vittima di un sinistro sono 30 giorni con
possibilità di proroga per altri 30 giorni.
“L’attuale assetto normativo e la conseguente
amministrazione della giustizia sono sbilanciati a favore
dell’imputato sottovalutando la vittima, in virtù di un
sistema processuale privo di sensibilità vittimologica”. A
33
dichiararlo è il dottor Marco Valeri, membro del Consiglio
direttivo dell’Associazione italiana familiari vittime della
strada (AIFVS). “Ci siamo confrontati con chi, difendendo
tale assetto, ne affermava la rispondenza alla Costituzione,
e in particolare al modello di giusto processo disegnato
dall’art. 111, nel quale non troverebbe spazio la vittima.
A costoro abbiamo opposto che la Costituzione tutela,
anche e ancor prima, i principi di solidarietà, equità ed
uguaglianza, principi fondamentali che orientano tutto il
quadro normativo, compreso l’art. 111 Cost.: un processo,
per essere autenticamente ‘giusto’, non potrebbe mai
essere strutturato in modo da danneggiare i più deboli.
Ciò trova, oggi, autorevole conferma nella disciplina sulla
tutela delle vittime dei reati, introdotta dal legislatore
europeo e tuttora non pienamente recepita nel nostro
ordinamento”.
Negli ultimi anni si è puntata
l’attenzione sui costi sociali e
sanitari che gli incidenti stradali
determinano e sull’importanza
di avviare azioni di prevenzione
per ridurre il danno da incidente
stradale e per ridurre anche la
spesa sanitaria nel nostro Paese.
Come il Sistema Sanitario
Nazionale favorisce le vittime
della strada?
“Il sistema sanitario non prevede
delle corsie preferenziali per le
vittime della strada. Al riguardo,
occorre un cambiamento
culturale a partire dagli stessi
operatori della Giustizia.
Abbiamo sempre constatato
che negli operatori del diritto
abbonda la formazione criminologica e manca la
formazione vittimologica. Sin dall’origine dell’AIFVS –
correva la fine degli anni ’90 – abbiamo rilevato, nei
processi riguardanti reati stradali, la scarsa attenzione o
l’impossibilità, da parte dei giudici, di porre nella giusta
evidenza la relazione tra vittima e autore dell’atto
vittimizzante. Così come l’attuale sistema non ottimizza
la relazione tra vittime e sistema giudiziario e tra vittime
e altre istituzioni: una relazione necessaria per giungere
a una conoscenza e comprensione dei protagonisti del
reato, a scopo preventivo e riparatorio. La ‘valutazione
della gravità del reato’ si è sempre, di fatto, conclusa con
l’applicazione del minimo della pena, con la generalizzata
concessione delle diminuenti di rito, con l’applicazione
di attenuanti generiche e la sospensione condizionale,
contribuendo a radicare nella coscienza collettiva una
sorta di impunità per l’autore del reato. L’impunità, oltre ad
incrementare nella società la propensione a delinquere,
ha incrementato la conflittualità e l’indignazione sociale
verso la mancanza di una effettiva garanzia di giustizia e
legalità per i reati contro la persona.
L’approvazione della legge sull’omicidio stradale nel 2016
ha segnato un punto di svolta nella riduzione di simili reati?
“Nonostante le critiche di rischio di populismo penale, la
riforma dei reati stradali approvata con la legge 41/2016,
che ha determinato l’incremento delle pene per ipotesi
di guida azzardata e pericolosa o sotto effetto di alcol
o droga, lancia un segnale di civiltà: chi uccide o toglie
l’integrità della salute trasgredendo le norme cautelari
del codice della strada, finalizzate a prevenire tale
rischio, deve espiare una pena e per un determinato
periodo di tempo non può più
far parte, in qualità di guidatore,
della comunità degli utenti
della strada. Non sorprende,
peraltro, il fatto che a due anni
dall’approvazione della legge
41 si evidenziano esigenze
di cambiamento, per dare
all’osservanza della norma e al
reato stradale il giusto peso, e
per operare nella magistratura
un cambio di passo: una seria
amministrazione della giustizia
è condizione imprescindibile
per dare effettiva tutela ai beni
giuridici protetti dalle norme
589 bis e 590 bis, quali la dignità
umana, la vita e la salute”.
Lei ha subito un incidente e ha
vissuto tutto l’iter successivo di
guarigione e riabilitazione. Come membro del direttivo
dell’AIFVS, se potesse presentare un disegno di legge sul
percorso clinico e sanitario delle vittime della strada in
quanti punti principali lo definirebbe e - se possibile - a
quale modello farebbe riferimento?
“Per la lotta alla criminalità stradale chiediamo di
approntare senza ritardo una migliore organizzazione
che esige informazione-formativa, condivisione e
sinergia operativa; quindi, chiediamo di prendere a
modello il protocollo operativo della Regione Lazio,
già fatto proprio dalla Regione Toscana per una
più efficace attuazione della normativa da parte
dei presidi ospedalieri e delle forze di polizia con il
coordinamento delle procure, in modo da garantire
certezze sui risultati delle indagini in relazione alle
alterazioni psicofisiche”.
34
Presentano
Diventa un associato e cambia adesso il tuo futuro,
richiedi la consulenza di un promotore!
www.garanziasalute.it garanziasalute@radioradio.it
Il Fondo Garanzia Salute nasce nell’ottica di offrire un servizio in linea con i principi cardine
cui si ispira una Società di Mutuo Soccorso, la solidarietà e la cooperazione, che riconoscono
nella sanità integrativa l’unica forma di assistenza concreta e sostenibile che opera senza
scopo di lucro.
La volontà di diffondere il più possibile il principio di prevenzione ha spinto Mutua MBA
ad affidarsi a Radio Radio, emittente radiofonica romana che sin dalla sua nascita si è
caratterizzata come talk radio, ed elaborare per gli ascoltatori un’offerta di 9 sussidi:
Pop, Rock, Techno e Dance dedicati agli under 65,
Jazz, Classica, Blues, Country e Folk per gli over 65.
La sanità d’eccellenza per le
famiglie di Radio Radio!
35
“Nel bene e nel male, in salute e in malattia, in ricchezza e
in povertà, finché morte non ci separi”. Spesso la formula
del matrimonio, con la quale i coniugi si giurano amore
eterno, viene messa in discussione a causa di eventi che
possono portare alla separazione della coppia, con delle
ricadute sulla salute.
Secondo i dati Istat, relativi al 2015,
su matrimoni, separazioni e divorzi,
in Italia, seppur ci siano stati più
matrimoni, circa 4.600 rispetto al
2014, si è verificato un aumento delle
separazioni pari al 2,7% con un totale
di 91.706 ed un consistente aumento
del numero di divorzi, che ammontano a 82.469 (+57% sul
2014).
Perché questa tendenza? Quali sono le principali cause
che spingono le coppie a dirsi addio? E quanto incide la
separazione sulla salute?
HealthOnlinehaintervistatoMariannaDeCinque,avvocato
matrimonialista di Roma e la Psicoterapeuta Sessuologo,
Presidente dell’Associazione Italiana di Sessuologia Clinica,
dott.ssa Marinella Cozzolino.
L’Istat ha rilevato che ci si sposa tra i 32 e i 35 anni,
rispettivamente per donne e uomini, e la durata media delle
nozze al momento della separazione
è di 17 anni: gli uomini tornano single
intorno ai 48 anni, mentre l’età per le
donne è intorno ai 45 anni.
Avvocato De Cinque, ci si sposa di
più ma ci sono anche più separazioni.
Cosa sta succedendo rispetto al
passato? Il 2015 è stato l’anno che
ha visto l’introduzione del divorzio breve, questo è un
elemento che ha influito?
“Sicuramente l’introduzione del ‘divorzio breve’ ha influito
ed è questa la ragione di un così consistente aumento
dei divorzi rispetto agli anni scorsi. I dati Istat, secondo i
quali ci sono più matrimoni ma anche più separazioni,
a cura di
Nicoletta Mele “C’eravamo tanto
amati”…la separazione
e gli effetti sulla salute
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  • 1. Il periodico di informazione sulla Sanità Integrativa HEALTH gennaio/febbraio 2018 - N°23 in evidenza i Metalli pesanti negli alimenti possono avere delle conseguenze negative sulla salute, come possiamo proteggerci? ne abbiamo parlato con il dott. biamonte arte e salute attualità benessere Umanizzazione Pittorica negli ospedali: la cura della persona passa attraverso gli spazi Web e salute, occhio alle fake news! “C’eravamo tanto amati”…la separazione e gli effetti sulla salute Microbiota intestinale: novità in campo scientifico
  • 2.
  • 3. Health Online periodico bimestrale di informazione sulla Sanità Integrativa Anno 5° gennaio/febbraio 2018 - N°23 Direttore responsabile Nicoletta Mele Direttore editoriale Ing. Roberto Anzanello Comitato di redazione Alessandro Brigato Mariachiara Manopulo Giulia Riganelli Hanno inoltre collaborato a questo numero: Beatrice Casella Giuseppe Iannone Alessandro Notarnicola Silvia Terracciano Direzione e Proprietà Health Italia Via di Santa Cornelia, 9 00060 - Formello (RM) info@healthonline.it Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte può essere riprodotta in alcun modo senza permesso scritto del direttore editoriale. Articoli, notizie e recensioni firmati o siglati esprimono soltanto l’opinione dell’autore e comportano di conseguenza esclusivamente la sua responsabilità diretta. iscritto presso il Registro Stampa del Tribunale di Tivoli n. 2/2016 - diffusione telematica n.3/2016 - diffusione cartacea 9 maggio 2016 ImPaginazione e grafica Giulia Riganelli immagini © Fotolia Tiratura 102.997 copie Visita anche il sito www.healthonline.it potrai scaricare la versione digitale di questo numero e di quelli precedenti! E se non vuoi perderti neanche una delle prossime uscite contattaci via email a info@healthonline.it e richiedi l’abbonamento gratuito alla rivista, sarà nostra premura inviarti via web ogni uscita! Per la tua pubblicità su Health Online contatta mkt@healthonline.it HEALTH
  • 4. Gli esperti finanziari definiscono il mercato della sanità come un mercato “secolare” a fronte della sua storicità, consistenza, importanza. Quindi sicuramente nulla è più importante che cercare di comprendere quali potranno essere gli elementi che caratterizzeranno il contesto delle prestazioni e dei servizi sanitari per i cittadini nel futuro. Anostroavvisosonotrelelineedisviluppocheconsentiranno al mercato della sanità di mantenere l’obiettivo definito dalla Costituzione del nostro paese riguardo al diritto alla salute per tutti: • l’utilizzo della tecnologia; • il servizio al cittadino; • i costi. Lo sviluppo tecnologico ha raggiunto, in generale, una rapidità ed una efficacia che non si era mai vista prima nella storia dell’umanità e che non può non riguardare anche il sistema sanitario. Nuovi strumenti diagnostici, device di ultima generazione, apparecchiature sempre più sensibili e precise sono quello che la scienza ci mette a disposizione per fornire prestazioni sanitarie sempre migliori. La capacità di chi opera in campo sanitario dovrà essere quindi quella di inquadrare ed organizzare quello che la scienza e la tecnologia mettono a disposizione per realizzare un modello basato sulla precisione, velocità, profondità delle diagnosi. In questo ambito quindi la parola d’ordine dovrà essere “medicina a distanza”, cioè in sintesi la capacità di chi fornisce servizi sanitari di andare a curare chi ha necessità nel suo habitat familiare, eliminando i tempi di spostamento, ma anche la capacità di consentire al cittadino di affrontare percorsi di prevenzione con controlli operati da strumenti che permettano di valutare, registrare, storicizzare e rendere immediatamente fruibili i dati sanitari. Visite mediche a distanza, diagnosi in remoto, controlli prefissati on line dovranno consentire ad ogni persona di gestire la cura della propria salute tempestivamente, efficacemente e facilmente, per arrivare, guardando al futuro, alla possibilità di effettuare anche interventi chirurgici a distanza. Tutto questo dovrà però essere guidato dalla capacità di garantire le prestazioni in funzione di una nuova e sempre più elevata capacità di servizio al cittadino caratterizzata dalla facilità di accesso e dalla prossimità. Ancora oggi chi si avvale delle prestazioni sanitarie deve necessariamente adattare i tempi della propria vita a quelli del sistema sanitario, pubblico o privato che sia. Domani invece dovrà essere capace di adattarsi ai ritmi di vita di ciascuno di noi chi fornisce prestazioni sanitarie, consentendoci di ottenere le prestazioni sanitarie in base ai nostri tempi ed in funzione della nostra localizzazione geografica. Basta code, basta bigliettini con i numeri, basta attese infinite, basta corse dal medico, guardando al futuro il cittadino dovrà poter usufruire delle prestazioni sanitarie andando presso strutture organizzate quando lo desidera od addirittura ottenendole nella propria azienda o nella propria abitazione. Non si può però realizzare una disanima della sanità del futuro senza considerare l’aspetto dei costi che, come ormai è risaputo, già oggi non consentono a tutti di godere delle prestazioni sanitarie necessarie e determinano una incidenza della spesa pubblica, ma anche di quella privata, elevata rispetto alle possibilità economiche del paese, delle aziende che offrono coperture sanitarie e dei singoli cittadini. L’utilizzo delle nuove tecnologie, l’accessibilità e la prossimità consentiranno sicuramente di modificare la struttura dei costi dei servizi sanitari abbattendo gli sprechi, azzerando i tempi morti, annullando i costi indotti per effetto di una maggiore efficienza finalizzati anche ad una maggiore efficacia. Questo permetterà alla sanità pubblica di fornire servizi adeguati,direttisoprattuttoallefasceeconomicamentepiù deboli della popolazione, contenendo il tetto di spesa entro parametri accettabili anche a fronte dell’invecchiamento della popolazione, dell’ampliamento della scienza medica e dell’utilizzo delle nuove strumentazioni e permetterà alle strutture che forniscono servizi privati di garantire le prestazioni a costi contenuti e affrontabili dalla maggior parte dei cittadini. In questo contesto un ruolo significativo lo dovranno svolgere gli enti di sanità integrativa quali Fondi Sanitari, Società Generali di Mutuo Soccorso e Casse di Assistenza, cioè gli unici enti abilitati, in base alla legge ed alle norme esistenti, a fornire prestazioni di sanità integrativa, che investendo in tecnologia, accessibilità, prossimità e contenimento dei costi potranno svolgere pienamente il ruolo che gli è stato assegnato cioè quello di garantire il diritto alla salute di tutti in una logica di mutualità. è quindi indispensabile che sia la sanità pubblica che gli enti di sanità integrativa investano le proprie risorse ed il proprio tempo in questa direzione con la capacità di guardare al futuro che, rendiamocene conto, soprattutto nel settore della sanità, è già iniziato. A cura di Roberto Anzanello editoriale Guardiamo al futuro
  • 5. ommari 21 11 14 26 Alga Spirulina: proprietà, benefici e controindicazioni Tumore al seno: nuove tecniche per rimuovere la neoplasia e ricostruire la mammella Metalli pesanti negli alimenti, come proteggere la nostra salute? in evidenza 16 L’importanza del microbiota intestinale: le novità in campo scientifico Web e salute, occhio alle fake news! 08 Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività: diagnosi e cura 24 Encefalite, una patologia dalla quale si può guarire 32 Vittime della strada non sostenute dalla sanità nazionale
  • 6. ommari35 “C’eravamo tanto amati”…la separazione e gli effetti sulla salute 40 43 50 53 Le diete vegetariana e vegana, come seguirle correttamente Neurodiversità: cosa significa essere persona Asperger Continua il fenomeno del Turismo Sanitario Umanizzazione Pittorica negli ospedali: la cura della persona passa attraverso gli spazi
  • 7. Health tips Sapevi che... La frutta secca ha un elevato potere saziante ma anche tante calorie, per questo è importante non abusarne: la dose giornaliera raccomandata è di 30 grammi per la frutta a guscio e di 40 per quella essiccata e disidratata. L’arnica è un ottimo rimedio per l’artrosi: ha la stessa efficacia dell’ibuprofene. Venduta in gel, deve essere massaggiata tre volte al giorno sui punti doloranti, fino a completo assorbimento. I carciofi sono una fonte preziosa di potassio e contengono cinarina, una sostanza che favorisce la secrezione renale e la diuresi. Grazie alle loro proprietà, sono un alimento prezioso per la salute del fegato. Sono considerati un vegetale particolarmente indicato nella dieta del paziente diabetico e di chi soffre di colesterolo alto. Allenarsi regolarmente aiuta a migliorare la qualità del sonno, aumentando la fase in cui è più profondo e rendendoci di conseguenza più reattivi e svegli durante la giornata. Dopo appena un mese di inattività, l’attività fisica non supporta più il ritmo carcadiano e così può diventare difficile dormire bene. La risonanza magnetica aperta è l’ideale per valutare colonna, testa, collo, piccole e grandi articolazioni; è un’ottima alternativa per chi soffre di claustrofobia, anziani e bambini. Quella chiusa rimane comunque la scelta d’eccellenza per gli esami diagnostici dell’addome dettagliati. Le carni bianche sono facili da digerire e povere di grassi, sono anche molto ricche di proteine nobili, aminoacidi ramificati e ferro, nonostante l’aspetto bianco (100 grammi di pollo e tacchino contengono rispettivamente 1,5 e 2,5 grammi di ferro). Gli omega 3 proteggono dall’artite reumatoide, limitando la crescita degli anticorpi che precedono lo sviluppo della malattia. Aiutano anche a ridurre la rigidità del mattino, tipica dell’artrite. Si trovano in abbondanza nel pesce azzurro ma sono disponibili anche sotto forma di integratori. Gli agrumi contengono la pectina, una fibra solubile che, una volta ingerita, forma un gel che rallenta l’assorbimento degli zuccheri e lo svuotamento gastrico, evitando gli sbalzi della glicemia responsabili degli attacchi di fame. Inoltre, favorisce il transito intestinale, mantiene in equilibrio la flora batterica e favorisce il controllo dei livelli di colesterolo nel sangue.
  • 8. 8 Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività: diagnosi e cura a cura di Dr. Giuseppe Iannone Psicologo clinico - Neuropsicologo In questo numero di Health Online impariamo a conoscere il cosiddetto ADHD, un disturbo che, sin dalla giovane età, pregiudica il tenore di vita di chi ne soffre interferendo nelle prestazioni scolastiche o lavorative e nelle relazioni interpresonali. Cos’è l’ADHD? Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da un persistente stato di disattenzione, o iperattività/ impulsività, o da una combinazione di queste, che interferisce con il funzionamento dello sviluppo. Nel sottotipo con disattenzione predominante, il bambino è facilmente distratto da stimoli esterni e fatica a prestare o mantenere l’attenzione. Altri sintomi sono la difficoltà nell’organizzazione dei compiti, la sbadataggine, il disordine, la perdita del materiale scolastico, gli errori di distrazione. Il bambino non sembra ascoltare quando gli si parla e non segue le istruzioni, né riesce a portare a termine i compiti di scuola o le altre attività. Nel sottotipo con impulsività/iperattività predominante, invece, il 8
  • 9. 9 bambino è spesso incapace di giocare tranquillamente, scorrazza e salta, anche in situazioni in cui si dovrebbe rimanere seduti, come a scuola. Parla troppo e spesso spara una risposta prima che la domanda sia stata completata, tende a interrompere gli altri e ha difficoltà nell’attendere il proprio turno, per esempio quando deve mettersi in fila. Utilizza le cose degli altri senza chiedere né ricevere il permesso, risultando così invadente. Affinché possa essere fatta diagnosi di ADHD, i sintomi di entrambi i sottotipi, che possono manifestarsi separatamente o insieme, devono comparire già prima dei 12 anni, persistere da almeno 6 mesi, in almeno due contesti (per esempio a casa e a scuola), e devono interferire o ridurre la qualità del funzionamento sociale, scolastico o lavorativo della persona. L’ADHD si associa a prestazioni e risultati scolastici o lavorativi ridotti, a rifiuto sociale e a elevata conflittualità interpersonale. Il 70% dei soggetti con ADHD poi ha almeno un altro disturbo psicopatologico associato (disturbo oppositivo- provocatorio, disturbo della condotta, disturbi d’ansia, disturbi specifici di apprendimento, disturbi dell’umore, tic motori e/o vocali, disturbo ossessivo- compulsivo). I bambini con ADHD che sviluppano un disturbo oppositivo-provocatorio o un disturbo della condotta nell’adolescenza e un disturbo antisociale di personalità in età adulta, hanno maggiore probabilità di sviluppare disturbi da uso di sostanze e di andare in carcere in età adulta. Esistono test per diagnosticare l´ADHD? Adogginonesistonotestdiagnosticispecificiperl’ADHD.La diagnosi è essenzialmente clinica e comprende un esame medico generale, l’esame psichico, l’esame neurologico, la valutazione del livello cognitivo e della presenza di eventuali patologie associate (sia neuropsichiatriche che mediche generali). L’osservazione clinica e la raccolta di informazioni da fonti multiple (bambino, genitori, fratelli/sorelle, parenti, insegnanti, ecc.) possono essere accompagnate da test neuropsicologici, questionari o scale, per valutare la severità e seguire l’andamento del disturbo. Quali sono i principali fattori di rischio per l´ADHD? Fattori temperamentali di rischio per il disturbo sono la difficoltà di autocontrollo/auto contenimento, emotività negativa e/o un’elevata ricerca della novità, con bassa tolleranza alla frustrazione e irritabilità. Fattori ambientali di rischio sono invece un peso alla nascita molto basso (<1500 grammi), assunzione di fumo e/o alcol in gravidanza da parte della madre, abuso e/o trascuratezza durante l’infanzia. Quanto è frequente l´ADHD nei bambini e negli adulti? La prevalenza del disturbo è del 5% nei bambini, con una frequenza doppia nei maschi rispetto alle femmine, e del 2,5% negli adulti, con una frequenza di una volta e mezzo nei maschi rispetto alle femmine. Esiste una cura per l´ADHD? La Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza e ha recentemente divulgato le linee guida per il trattamento dell’ADHD. Nonostante gli psicostimolanti siano considerati “la terapia più efficace per bambini, adolescenti e adulti con ADHD”, nella sostanza della pratica clinica questi farmaci non curano il disturbo, ma si limitano a diminuire, ma solo nel breve termine, la frequenza e l’intensità dei sintomi cardine del disturbo (disattenzione, iperattività e impulsività). Oggi sappiamo che l´ADHD si presenta spesso in comorbilità con altre neuropsicopatologie, come i disturbi della condotta, dell’apprendimento, e con deficit funzionali quali sintomi di oppositività, aggressività, ansia, deficit nelle abilità sociali e di relazione con i genitori, i fratelli, gli insegnanti o i coetanei. Sono quindi opportune forme di sostegno psicologico per fornire quelle specifiche competenze necessarie per affrontare i problemi. Per esempio un intervento di tipo psicosociale e psicoeducativo, centrato sulla famiglia, sul parent training, sulla scuola (training per gli insegnanti) e sul bambino, può consentire di gestire efficacemente le relazioni interpersonali, diminuire i comportamenti inadeguati, migliorare l’apprendimento scolastico, aumentare il senso di autostima e l’autonomia nei vari ambiti della vita sociale, e migliorare la qualità della vita, anche attraverso la comprensione e l’accettabilità sociale del disturbo. Per approfondimenti: www.giuseppeiannone.it tel. 339.1901474
  • 10. Presentano Diventa un associato e cambia adesso il tuo futuro, richiedi la consulenza di un promotore! www.garanziasalute.it garanziasalute@radioradio.it Il Fondo Garanzia Salute nasce nell’ottica di offrire un servizio in linea con i principi cardine cui si ispira una Società di Mutuo Soccorso, la solidarietà e la cooperazione, che riconoscono nella sanità integrativa l’unica forma di assistenza concreta e sostenibile che opera senza scopo di lucro. La volontà di diffondere il più possibile il principio di prevenzione ha spinto Mutua MBA ad affidarsi a Radio Radio, emittente radiofonica romana che sin dalla sua nascita si è caratterizzata come talk radio, ed elaborare per gli ascoltatori un’offerta di 9 sussidi: Pop, Rock, Techno e Dance dedicati agli under 65, Jazz, Classica, Blues, Country e Folk per gli over 65. La sanità d’eccellenza per le famiglie di Radio Radio!
  • 11. 11 “Pronta per cominciare il prossimo capitolo della vita”. Queste le parole pronunciate dalla famosa cantante statunitense Anastacia dopo aver sconfitto il cancro al seno diagnosticatole per la seconda volta nel 2013. Come lei anche altre stars internazionali, quali la collega Kylie Minogue, l’attrice Cynthia Nixon, la Miranda Hobbes della serie tv Sex and the City, Olivia Newton-John, la stella di Grease, le attrici italiane Rosanna Banfi e Monica Guerritore, hanno affrontato con determinazione e sconfitto il tumore più frequente nella donna prima e dopo i 50 anni, e sono diventate portavoce e testimonial di campagne di consapevolezza del cancro al seno. Prevenzione e sensibilizzazione sono le armi principali per combattere il tumore alla mammella. È grazie anche ai numerosi eventi di sensibilizzazione - ottobre è il mese dedicato alla prevenzione - e alle testimonianze, che oggi si parla molto di questa neoplasia e delle paure che accompagnano la donna per tutta la vita. Il tumore alla mammella è secondo solo alle malattie cardiovascolari, coinvolge il tessuto ghiandolare mammario, simbolo per eccellenza della femminilità e della fertilità nelle donne, ma anche simbolo dell’estetica femminile. Essere donna è già un rischio di ammalarsi di tumore al seno. A questo va ad aggiungersi il rischio legato allo stile di vita e quello genetico. Essere portatori di geni non significa che si avrà il tumore, ma solo che c’è una maggiore predisposizione nello svilupparlo, per cui è necessario avere una maggiore attenzione e consapevolezza nell’eseguire con regolarità gli esami di screening. Secondo gli ultimi dati, nel 2017 in Italia sono state circa 50.500 le donne colpite dal tumore al seno, contro le 48.300 del 2015. Il trend di incidenza tra il 2003 e il 2017 appare in leggero aumento (+0,9% per anno) mentre è calato, in maniera significativa, il dato riferito alla mortalità (-2,2% per anno). L’aumento di incidenza è riferito alle donne di 45-49 e di oltre 70 anni e questo potrebbe essere spiegato da un maggior numero di screening mammografici in alcune regioni del Paese che hanno coinvolto anche queste fasce di età (oltre a quella di 50-69 anni per cui storicamente è attivo lo screening). Nello specifico: tra i 35 e i 44 anni, l’incidenza aumenta lievemente dello 0,6% e la mortalità cala del 2,2%; tra i 45 e i 49 anni la percentuale riferita all’incidenza aumenta dell’1,9%; la mortalità si abbassa dell’1,6% l’anno. Tra i 50-54 anni l’incidenza è sostanzialmente stabile (+0,3%) e la mortalità si abbassa del 3,7%. Stessa cosa per la fascia di età compresa tra i 50 e 69 anni: incidenza è stabile (0,4%) e la mortalità cala dell’1,8% l’anno. Per le Over 70 l’incidenza aumenta dell’1,4% e la mortalità è sostanzialmente stabile (+0,5%). In sostanza, dai dati è emerso che 1 donna su 8 si ammala di tumore al seno nel corso della sua vita, ma secondo il nuovo volume “I numeri del cancro in Italia 2017”, presentato lo scorso settembre al Ministero della Salute, dall’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum), è emerso che il rischio è del 2,4% fino a 49 anni (1 donna su 42), del 5,5% tra 50 e 69 anni (1 donna su 18) e del 4,7% tra 70 e 84 (1 donna su 21). Ad oggi, con le nuove metodiche di prevenzione e di trattamento, il cancro al seno se diagnosticato in tempo è guaribile in oltre il 90% dei casi. Quali sono le nuove tecniche per diagnosticare in fase precoce e addirittura pre-clinica il tumore e quali sono i trattamenti chirurgici previsti per l’esportazione del carcinoma? Health Online ha intervistato la Dottoressa Simonetta Monti, chirurgo senologo, Assistente Senior presso la Divisione di senologia IEO (Istituto Europeo di Senologia) di Milano e Specialist Breast Surgeon al Medcare Women & Children Hospital di Dubai. Dottoressa Monti, il cancro alla mammella è una neoplasia che spaventa le donne e la diagnosi precoce è fondamentale per combatterla. Ci sono metodiche innovative che consentono di scovare piccolissime lesioni sospette? “Oggi abbiamo a disposizione delle metodiche di diagnosi precoce in grado di poter rivelare anche dei noduli piccolissimi che non si sentono al tatto. Alcune lesioni possono essere asintomatiche, ma grazie ai programmi di screening riusciamo a recuperare quelle sospette. Inoltre, l’evoluzione delle tecniche di imaging radiologico (mammografia digitale, tomosintesi, risonanza magnetica) ci consente di individuare lesioni mammarie cosiddette in fase pre-clinica, e quindi in uno stadio iniziale”. La donna è il primo medico di se stessa, per questo è importante che faccia regolarmente l’auto palpazione. Sentire un nodulo al tatto però non sempre fa pensare ad una diagnosi di tumore, è così? Quando è necessario sottoporsi a esami specifici? “La donna conosce i cambiamenti del suo a cura di Nicoletta Mele Tumore al seno: nuove tecniche per rimuovere la neoplasia e ricostruire la mammella 11
  • 12. 12 seno e l’autopalpazione è uno strumento importante per aumentare la consapevolezza che nella propria mammella c’è stato un cambiamento che magari va indagato in maniera più approfondita o che va meglio studiato. Ci sono una serie di strutture e lesioni benigne che fanno parte della normale storia fisiologica della ghiandola mammaria: le cisti, i fibroadenomi e anche molte calcificazioni rilevate alla mammografia non sono tutte maligne. È bene comunque rivolgersi al proprio medico o senologo quando si nota una tumefazione o un nodulo precedentemente non presenti, un arrossamento della mammella, la presenza di una retrazione cutanea, o di una secrezione dal capezzolo, al fine di poter procedere agli ulteriori approfondimenti diagnostici”. Una volta diagnosticato il tumore, è importante mettere subito al corrente la paziente della malattia e del percorso di cure e terapie a cui va incontro? “Sì, è importante perché la paziente deve essere sin da subito consapevole che ha un nemico da combattere e sconfiggere e che non è sola nella sua battaglia. Fondamentale, nella comunicazione della diagnosi, è inviare immediatamente un messaggio di speranza alla paziente, in modo da creare una reazione positiva e di volontà di guarigione all’inizio del percorso. Ci sono dei protocolli europei da seguire, le linee guida EUSOMA, secondo le quali la comunicazione della diagnosi alla paziente va fatta in tempi precisi, in un ambiente idoneo, lontano da distrazioni esterne, affinchè capisca bene la sfida che la vita le ha messo davanti. Una volta fatta diagnosi di tumore alla mammella, abbiamo circa 4 settimane per poter organizzare e iniziare il percorso oncologico con la paziente. Questo è il tempo standard che si è valutato negli anni in cui la paziente prende consapevolezza del problema e di come affrontarlo non da sola, ma insieme ai medici ai quali si è affidata. In questo lasso di tempo vengono organizzati tutti gli approfondimenti diagnostici necessari ad organizzare al meglio il trattamento. In base alle caratteristiche del tumore, alla sua estensione, si può decidere se affidare la paziente inizialmente alle cure mediche e successivamente alla terapia chirurgica. Riunioni multidisciplinari hanno lo scopo di decidere collegialmente i trattamenti più adeguati, discutendo caso per caso tra le varie figure professionali coinvolte (chirurgo senologo, oncologo medico, radioterapista, chirurgo plastico). Nel caso di pazienti ad alto rischio familiare, poi, la presenza del genetista può aiutare la paziente a stabilire la necessità o meno di sottoporsi ad approfondimenti di tipo genetico per l’individuazione di eventuali mutazioni ed il successivo trattamento consigliato (che può essere rappresentato da una chirurgia di tipo profilattico, da una sorveglianza clinico strumentale ravvicinata nel tempo, o proporre la partecipazione a programmi di farmaco prevenzione). Si stabilisce il trattamento chirurgico più adeguato e l’eventuale ricostruzione plastica, se non fattibile una chirurgia di tipo conservativa. Se la paziente presenta problematiche di tipo psicologico legate alla diagnosi della malattia, la si può fare affiancare dallafiguradellopsiconcologo,chelaassisteràesupporterà a livello psicologico nell’affrontare tale percorso”. Nei tumori in fase iniziale oggi qual è l’approccio chirurgico? È possibile eseguire un intervento mirato, minimamente invasivo, effettuato in day surgery con una localizzazione radio guidata che consente di rimuovere la parte malata con precisione e con asportazione minima di tessuto sano, quindi con un minimo danno estetico. All’asportazione chirurgica si accompagna solitamente la biopsia del linfonodo sentinella, che viene analizzato direttamente in sala durante l’intervento, in modo tale di poter asportare altri linfonodi in casi di positività; in casi selezionati è addirittura possibile somministrare, sempre nel corso dello stesso intervento chirurgico, la radioterapia”. Per i tumori in fase avanzata, o nel caso di tumori multicentrici o multifocali, ovvero tumori che interessano più settori della mammella nei quali non sia possibile salvare la mammella, o che prevedono l’ampia asportazione di settori di mammella, può essere già programmato anche l’intervento di ricostruzione? Quali sono le nuove tecniche chirurgiche? “Dipende dai casi clinici. Quando le dimensioni del tumore o della mammella sono tali da dover prendere in considerazione un’ampia demolizione della mammella, o nel caso di lesioni mammarie pluricentriche, la chirurgia oncoplastica ci permette di poter effettuare rimodellamenti della ghiandola mammaria, mantenendo forma e dimensione della mammella e nel rispetto della radicalità oncologica, ovvero la rimozione completa del tumore mammario con margini di resezione adeguati. Nel caso invece in cui non sia fattibile una chirurgia di tipo conservativa e sia invece necessaria la rimozione della ghiandola mammaria in toto, si opera con la tecnica della Mastectomia conservativa, attraverso la quale si procede con la rimozione dell’intera ghiandola mammaria, con conservazione della cute e del complesso areola- capezzolo e l’inserimento contestuale di una protesi
  • 13. 13 mammaria, evitando traumi legati alla perdita della propria immagine corporea e della femminilità. Per i tumori in fase avanzata (tumori di grandi dimensioni con interessamento dei linfonodi ascellari al momento della diagnosi, o con caratteristiche biologiche di particolare aggressività), prima dell’intervento chirurgico si procede con un trattamento medico pre-operatorio, neoadiuvante, che può essere una chemioterapia associata ad una terapia biologica o terapia ormonale, a seconda delle caratteristiche del tumore, in grado di controllare la malattia e ridurre le dimensioni del tumore per poter poi eseguire una chirurgia di tipo conservativo”. La chirurgia plastica è ormai parte integrante del trattamento oncologico. Quanto è importante il lavoro dell’equipe multidisciplinare? È importantissimo. Come accennato in precedenza, parte integrante del percorso della paziente dal momento della diagnosi, è la discussione del caso clinico con un team di esperti composto dal chirurgo senologo, dal medico oncologo, dal radioterapista e dal chirurgo plastico. Quest’ultimo riveste un ruolo fondamentale nell’affiancare il chirurgo senologo e nel decidere il tipo di ricostruzione più adeguato”. Dottoressa, ricapitolando, quali sono le tecniche innovative nella chirurgia mammaria? “Le tecniche che abbiamo a disposizione consistono nella chirurgia radioguidata che, mediante l’impiego di un tracciante radioattivo, permette di localizzare e rimuovere lesioni mammarie subcentimetriche in maniera precisa, evitando la rimozione di eccessive quantità di tessuto sano. Poi c’è la ricostruzione mammaria, eseguita con l’ausilio di materiali particolari (matrici dermiche), che permettono una ricostruzione mammaria adeguata, costituendo un supporto biologico al muscolo preparato per accogliere la protesi, o utilizzando tessuti autologhi nei quali viene mantenuta una vascolarizzazione, e che permettono la ricostruzione anche dopo ampie demolizioni mammarie. In casi selezionati, si procede con l’utilizzo della radioterapia intraoperatoria, che irradiando in una volta sola durante la procedura chirurgica la sola porzione di mammella colpita dal tumore evita la irradiazione di organi e strutture adiacenti ed elimina la necessità di dover sottoporre la paziente a lunghi trattamenti spesso in centri distanti dalla propria abitazione. Infine, abbiamo a disposizione la chirurgia robotica della mammella che permette, tramite l’ausilio di un robot chiamato Da Vinci, di eseguire interventi con una visuale tridimensionale per il chirurgo e che permette di accedere alla mammella o al cavo ascellare con incisioni cutanee estremamente limitate”. Qual è il decorso post operatorio? “Successivamente al trattamento chirurgico, il team multisciplinare deciderà sul trattamento medico e radioterapico che verrà stabilito e personalizzato in base a ciascun caso clinico. La paziente verrà quindi affiancata e seguita nel suo percorso dopo l’intervento chirurgico per affrontare I trattamenti medici e/o radioterapici e nel follow up nei mesi successivi la chirurgia”. Grazie alla ricerca, allo sviluppo ed utilizzo della tecnologia avanzata e alla chirurgia oncoplastica, che vede insieme un team multidisciplinare di esperti, il tumore al seno oggi si opera con interventi chirurgici conservativi a discapito di quelli demolitivi. Le nuove metodiche consentono alla donna di difendere una parte del corpo importante per la sua femminilità con una buona risposta psicologica. Ricevere una diagnosi di tumore al seno è devastante sotto tutti punti di vista: distrugge, indebolisce, trasforma la donna. È fondamentale quindi non perdere di vista la prevenzione, utilizzando tutti gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione. “Prevenire è meglio che soffrire”, così Rosanna Banfi, figlia del famoso attore Lino Banfi, alias Nonno Libero della simpatica fiction “Un medico in Famiglia”, non perde occasione per ricordare l’importanza della prevenzione. Lei, che ha scoperto il cancro al seno grazie ad un’ecografia dopo essersi accorta di avere una “pallina” con una mammografia, ce l’ha fatta, ha sconfitto il brutto male con grande forza e grazie anche all’affetto della famiglia. “È inutile pensare alla morte - ha detto nel corso un’intervista - anche perché dal cancro al seno si può guarire. Mettiamo in conto un anno, forse due, di grande rottura di scatole, sapendo però che tutto passa. E senza scoraggiarsi per la propria immagine che cambia. Capelli e guai, come dice il proverbio, non finiscono mai”.
  • 14. 14 Alga Spirulina: proprietà, benefici e controindicazioni a cura di Silvia Terracciano L’alga spirulina, scientificamente nominata con il nome di Arthrospira (Arthrospira platensis e Arthrospira maxima), appartiene alla famiglia delle Cyanophiaceae e cresce naturalmente in pochissime zone del mondo: devono infatti essere presenti elevata alcalinità, temperature costanti tra i 30 e i 40 gradi ed alte concentrazioni di sali minerali, Si presenta di colore verde-azzurro e deve il suo nome alla tipica forma a spirale. L’alga spirulina veniva utilizzata dagli Atzechi, le donne l’assumevano addirittura durante la gravidanza per l’elevato contenuto di ferro. Definita anche un “superfood” è stata inclusa nell’alimentazione degli astronauti durante le missioni spaziali, inoltre è stata nominata nel 1974 dalla Conferenza Mondiale dell’Alimentazione dell’ONU “alimento del futuro” e dall’OMS “miglior cibo del XXI secolo”. Proprietà Quest’alga è ricca di biliproteine ovvero proteine vegetali che sono state predigerite dalla pianta stessa e che, grazie a questo, permettono una migliore assimilazione. La quantità varia dal 51% al 71%. Sono presenti anche amminoacidi essenziali, quali la metionina, la cisteina e la lisina oltre ad acidi grassi essenziali, minerali e oligoelementi come ferro, potassio, calcio, cromo, rame, magnesio, manganese, fosforo, sodio, zinco e selenio ed oligoelementi. L’alga spirulina, oltre a essere una buona fonte proteica, è anche ricca di micronutrienti quali vitamine del gruppo A, del gruppo B - tiamina, riboflavina, nicotinamide, piridossina, acido folico - vitamina C, vitamina K, vitamina D e la vitamina E. Grazie a queste proprietà la spirulina è un integratore alimentare di primaria importanza, adatto a tutti. Energetica, ma non ingrassante, è l’ideale per atleti, sportivi e per chi conduce una vita intensamente dinamica. Benefici Grazie alle sue proprietà e alla sua ricchezza in proteine vegetali, vitamine e sali minerali sono riconosciuti alla spirulina i seguenti benefici: • rimineralizza le ossa, è ottima quindi per combattere l’osteoporosi • immunostimolante • energizzante e tonificante • antiossidante 14
  • 15. 15 Health Point S.r.l. - Gruppo Health Italia S.p.A. - www.healthpoint.srl Health Point affianca alle tradizionali postazioni, presenti nei centri commerciali, dei veri e propri centri polifunzionali! Al loro interno: oltre 40 prestazioni sanitarie non invasive studi medici per visite specialistiche uffici e sale di formazione dedicati al Promotore della Salute sale relax • disintossicante naturale, grazie alla presenza di clorofilla • aiuta a ridurre il colesterolo cattivo (LDL) favorendo l’aumento del colesterolo buono (HDL), grazie alla presenza di Omega 3, Omega 6 e 9 • contrasta la celiachia e il morbo di Crohn • riduce il senso di fame per la presenza di fenilanina Essendo ricca di sali minerali basici, la spirulina fa parte dei cibi alcalini poiché contribuisce a ristabilire l’equilibrio acido- base, rendendo più alcalini i tessuti. Controindicazioni ed effetti collaterali Gli effetti collaterali riferibili ad un’assunzione eccessiva di alga spirulina sono: • vomito e nausea • leggera febbre • stitichezza Se vuoi saperne di più scrivi una email a store@healthpoint.srl il punto sulla tua salute ora è anche su strada! • sonnolenza e affaticamento, solitamente effetti temporanei dovuti alla purificazione del colon L’alga spirulina, essendo di acqua dolce contiene iodio solo in piccole tracce, pertanto bisogna prestare attenzione quando la si acquista, è comunque opportuno prestare attenzione all’assunzione in chi soffre di tiroide e ipertiroidismo, e in chi soffre di malattie autoimmuni. La presenza di vitamina K rende la spirulina sconsigliata a chi assume farmaci anticoagulanti o fluidificanti, inoltre per la presenza di fenilalanina non è adatta alle persone affette da fenilchetonuria. In questi casi è sempre opportuno chiedere il parere al proprio medico di fiducia. La si trova in commercio in diverse forme, da tavolette a capsule, oppure in polvere o all’interno di altri cibi, ed generalmente acquistabile nei negozi specializzati o sul web.
  • 16. 16 L’importanza del microbiota intestinale: le novità in campo scientifico a cura di Alessia Elem Il microbiota intestinale, più comunemente conosciuto con il nome di flora batterica, è l’insieme di microrganismi che risiede nel nostro tratto gastrointestinale - soprattutto colon e intestino tenue - ed ha un ruolo determinante per la nostra salute. I progressi nelle tecnologie di sequenziamento del DNA accoppiati con nuovi sviluppi della bioinformatica hanno permesso alla comunità scientifica di cominciare a indagare le popolazioni microbiche che popolano il corpo umano (metagenomica). Questa comunità microbica o microbiota, è stimata essere numericamente più di 10 volte il numero totale delle cellule umane ed il 99% di tale flora microbica è residente nel tratto gastrointestinale. Più in dettaglio, si stima che il numero dei geni codificati da queste specie batteriche raggiunga 3 milioni, contro il numero più esiguo di 23000 geni codificati dall’intero genoma umano. È altresì ovvio pensare che questi geni batterici possano avere notevoli effetto sul metabolismo delle cellule umane. Infatti, il microbiota umano ed i geni da esso codificati hanno un ruolo fondamentale nella salute umana e qualsiasi alterazione (disbiosi) delle popolazioni batteriche che costituiscono il microbiota può essere associata a differenti forme patologiche. Quali sono le principali funzioni del microbiota? Quali sono le patologie che possono insorgere con un’alterata composizione del microbiota? Health Online ha intervistato il dott. Roberto Biassoni del Dipartimento Ricerca Traslazionale, Medicina di Laboratorio, Diagnostica e Servizi U.O.C. Laboratorio Analisi - IRCCS Istituto Giannina Gaslini. Dott. Biassoni, può spiegare meglio che cos’è il microbiota? Quali sono le sue principali funzioni? “Sono tutte le popolazioni di batteri, ed altri microorganismi che sono presenti sul nostro corpo o all’interno dello stesso e che convivono con noi. Hanno una f u n z i o n e di barriera contro la proliferazione dei batteri patogeni e sono coinvolte nei meccanismi di regolazione della maturazione del sistema immunitario e la sua modulazione. Inoltre, sono coinvolte nella produzione di vitamine (acido folico, vitamina K e
  • 17. 17 del gruppo B), di alcuni amminoacidi e permettono la digestione di alcuni carboidrati polisaccaridi”. Partiamo dal principio. Il microbiota quindi inizia a formarsi sin dalla nascita? E in quanti anni si sviluppa? Ogni essere umano ha una propria composizione? “La maggior parte delle nostre conoscenze è attualmente limitata all’analisi della componente batterica del microbiota. Sebbene studi recenti in modelli animali suggeriscano che il microbiota materno durante la gravidanza possa influenzare il microbiota del neonato, non vi sono ancora sicure evidenze che questo avvenga negli umani. I neonati, a seguito di parto naturale, hanno una flora batterica intestinale più variegata, rispetto a quelli nati da parto cesareo che invece hanno un microbiota meno complesso. Differenti evidenze epidemiologiche hanno mostrato una correlazione tra parto cesareo e obesità, asma, celiachia e diabete di tipo 1. La composizione del microbiota è influenzata da fattori genetici, dalle specie microbiche presenti nell’ambiente, dalla dieta, dalla somministrazione di fermenti lattici, dalla somministrazione di antibiotici, dalla risposta immunitaria e da infezioni occasionali. La dieta ha sicuramente un ruolo importante nella composizione di tale microbiota a livello gastro-intestinale e quindi in età neonatale è fondamentale il tipo di lattazione ed il successivo svezzamento per lo sviluppo di una flora batterica normale. L’allattamento al seno è stato associato a un ridotto rischio di obesità, diabete e malattie diarroiche, queste correlazioni sembrano derivare da differenze nelle comunità microbiche intestinali. Dopo il secondo/terzo anno di vita, la composizione del microbiota intestinale è comparabile a quella di un adulto. La composizione del microbioma di un adulto ha una elevata variabilità individuale. Tuttavia, vi sono una vasta gamma di geni microbici condivisi che costituiscono un “microbioma di base” (i geni codificati da tutte le specie microbiche presenti), stabile nei diversi soggetti. Studi recenti hanno valutato che la formazione e maturazione della flora intestinale sono fondamentali per la salute umana e dipendono dalla modalità con la quale il neonato è venuto al mondo (naturale o cesareo). Infatti, lo sviluppo del microbiota intestinale durante il primo anno di vita del bambino è più simile a quello materno in caso di parto naturale piuttosto che in caso di parto cesareo. L’ambiente esterno e la nutrizione hanno un ruolo fondamentale sulla composizione precoce del microbiota e sulla sua funzione”. L’alimentazione del neonato nei primi mesi di vita è fondamentale per lo sviluppo del microbiota intestinale. È vero che lo svezzamento e l’ambiente in cui viene allevato il bambino influenzano il microbiota maturo? “La variabilità del microbiota è influenzata dalla dieta, quindi la qualità dello svezzamento è fondamentale. Sappiamo che i microbi commensali della flora batterica intestinale possono proteggere dallo sviluppo di allergie, modulando la risposta immune”. Perché è importante analizzare il microbiota intestinale? “A livello di ricerca, sappiamo che un microbiota ‘normale’ ci protegge da tutta una serie di patologie fra cui l’obesità, il diabete di tipo 2, la sindrome metabolica, le malattie infiammatorie intestinali, malattie a base autoimmune come l’artrite reumatoide e le allergie. La perdita di equilibrio fra le specie batteriche che costituiscono la flora intestinale può favorire l’insorgenza di una vasta gamma di patologie. Per altre patologie, l’influenza della composizione della flora batterica intestinale è ancora allo studio. È possibile che in futuro si potrà agire sul microbiota intestinale usando appropriati batteri (simili ai fermenti lattici), allo scopo di favorire il suo riequilibrio con effetti positivi sul decorso di molte patologie”. Quando sottoporsi all’esame del microbiota? “Al momento attuale l’esame del microbiota intestinale può essere di aiuto nell’inquadrare alcune patologie, ma deve essere eseguito su suggerimento del clinico”. Quali sono le nuove tecnologie che oggi permettono l’analisi del microbiota? “I progressi nelle tecnologie di sequenziamento del DNA, accoppiati con nuovi sviluppi della bioinformatica hanno permesso alla comunità scientifica di cominciare ad indagare i microbi che popolano il corpo umano (metagenomica). Tutto questo perché più del 90% di queste popolazioni batteriche che costituiscono il microbiota intestinale non sono altrimenti caratterizzabili”. Quali sono le patologie alle quali si può andare incontro se si verifica un’alterazione? “Sappiamo che alcune sindromi infiammatorie intestinali,
  • 18. 18 la diarrea, il tumore del colon-retto, le malattie a base autoimmunitaria e anche alcune patologie allergiche, nonché malattie collegate all’alimentazione come l’obesità, il diabete di tipo 2 o la celiachia sono associate ad un alterato equilibrio del microbiota intestinale. Inoltre, il microbiota intestinale può interagire con il sistema immune, neuroendocrino e con il sistema nervoso centrale. Quindi, non è sorprendente che persino disturbi mentali legati allo sviluppo neurologico come la depressione, l’ansia, l’autismo ed anche patologie come il Parkinson possano essere associati ad una disbiosi del microbiota intestinale”. È vero che il microbiota intestinale è responsabile dell’aumento o diminuzione di peso di una persona? “è noto che un microbiota intestinale alterato sia il fattore scatenante primario per l’obesità. Una spiegazione di questo è che il microbiota intestinale di soggetti obesi contiene specie batteriche che sono in grado di digerire fibre alimentari, così che il soggetto possa recuperare più calorie dalla dieta rispetto ad una persona di peso normale”. Il microbiota dei pazienti diabetici è diverso da quello delle persone sane? Modularlo consente di controllare l’assetto glicemico? “Circa il 10% dei casi di diabete sono i casi di diabete mellito di tipo 1 o insulino-dipendente o diabete giovanile. È una patologia che si sviluppa a partire dall’infanzia o dall’adolescenza e che necessita della somministrazione giornaliera e per tutta la vita di dosi di insulina. L’utilità della possibile modulazione del microbiota nel diabete di tipo 1 attualmente necessita di approfondimenti che solo la ricerca scientifica ci potrà dare. Il diabete mellito di tipo 2 rappresenta il 90% dei casi, si sviluppa dai 40 anni di età prevalentemente in soggetti sovrappeso o obesi. Nel caso del diabete mellito di tipo 2, che è quello più frequente, uno dei farmaci più utilizzati per controllare la glicemia è la metformina. Studi recenti hanno dimostrato che questa terapia è in grado di alterare la composizione del microbiota intestinale a vantaggio del paziente. Si sta valutando che l’uso di particolari ceppi batterici possa essere di supporto alla terapia farmacologica ipoglicemizzante”. La ricerca in questo periodo sta portando avanti degli studi e tra questi si sta analizzando il microbiota intestinale negli esordi di diabete di tipo 1. Può spiegare di cosa si tratta? “Uno dei progetti di ricerca prevede di valutare la composizione del microbiota in soggetti di diabete di tipo 1, dall’esordio della patologia e seguirli nel tempo. Questo ci permetterà di correlare la gravità dell’esordio stesso con la presenza di particolari ceppi batterici presenti a livello intestinale. Ci permetterà anche di valutare se alcune variazioni del microbiota possano alterare lo stato clinico del paziente. Dati recenti indicano che soggetti con diabete mellito di tipo 1 sono caratterizzati da uno stato infiammatorio a livello intestinale e che la flora batterica ivi residente è differente da quella di un’altra patologia a base autoimmune quale la celiachia. È quindi possibile che alcuni ceppi batterici, caratteristici del microbioma di soggetti con diabete mellito di tipo 1, possano essere importanti per modulare l’infiammazione a livello intestinale specificamente per quella patologia e quindi avere un’influenza sullo sviluppo del diabete. Analisi del microbiota intestinale associate ad analisi della risposta immune potrebbero suggerire nuovi interventi di tipo terapeutico, atti a modulare il microbiota intestinale e la risposta autoimmune, allo scopo di rallentare la progressione del diabete di tipo 1 o a moderarne gli effetti metabolici. Volevo ringraziare i colleghi che collaborano a queste ricerche ed in particolare: Dott. Giuseppe D’Annunzio, Dott.ssa Elisabetta Ugolotti, Dott.ssa Eddi Di Marco e Cinzia Gatti”. 18
  • 19. 19 Coopsalute il primo network italiano in forma cooperativa al servizio della salute e del benessere PuntodiincontrotralaDomandael’Offertadiprestazionineisettoridell’Assistenza SanitariaIntegrativa,deiserviziSocioAssistenzialieSocioSanitari,grazieaFamilydea si rivolge anche al comparto del Welfare e dei servizi ai privati! Coopsalute - Società Cooperativa per Azioni c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) - Italia | www.coopsalute.org | Facebook: Coopsalute Per i servizi sanitari e socio assistenziali, anche domiciliari: 800.511.311 Per le Strutture del Network o a coloro che intendano candidarsi al convenzionamento: Ufficio Convenzioni: 06.9019801 (Tasto 2) e-mail: network@coopsalute.com www.familydea.it
  • 20. 20 SBM - Science of Biology in Medicine è una società di ricerca italiana all’avanguardia nello sviluppo scientifico e nella valorizzazione di integratori e dispositivi medici ispirati a principi di funzionamento presenti nell’organismo umano. Ogni prodotto SBM nasce da una rigorosa ricerca scientifica che ne prova l’efficacia ed è sviluppato con l’idea di trasmettere al consumatore il valore e l’originalità di questo approccio, in termini di cura della salute prima che della malattia. SBM propone prodotti a base di collagene che agiscono attivando e valorizzando le potenzialità interne del corpo umano. Il collagene è la proteina più abbondante dell’organismo, ma è anche la più soggetta a una continua perdita attraverso i capelli, le unghie le secrezioni e per altre vie. Il collagene è notificato alle Autorità sanitarie e introdotto nell’uso corrente come integratore alimentare e la sua proprietà caratterizzante è il sostegno al funzionamento fisiologico dell’organismo. Può essere ripristinato attraverso forme sistemiche e topiche, perciò SBM ha creato una linea di prodotti dedicata ad ogni esigenza! Bonartro oa® Combatte i disturbi del sistema osteoarticolare, preservandone il funzionamento fisiologico Cherasan cu® Fornisce all’organismo gli elementi nutritivi essenziali per ripristinare la salute della cute, delle unghie e dei capelli Gadirel® Corregge l’iperacidità gastrica, all’origine di bruciori, nausea e cattiva digestione Yttiogel® Esercita un effetto di barriera che protegge la pelle dagli attacchi esterni e difende la cute dagli agenti nocivi RespirelL® Coadiuvante nel trattamento delle riniti allergiche e, più in generale, per qualsiasi stato irritativo della mucosa nasale SBM - Science of Biology in Medicine via Domenico Tardini, 35 | 00167 - Roma | www.sbm-farmaconaturale.com SBM è una società del Gruppo Health Italia S.p.A.
  • 21. 21 Quello delle fake news è un tema scottante in ogni settore di informazione, come è stato recentemente confermato dal Rapporto sul consumo di informazione stilato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e basato su un’indagine condotta nel 2017 da Gfk Italia per conto della stessa Agcom su un campione di oltre 14 mila individui. Secondo il rapporto, la possibilità di accedere a più mezzi, ovunque e in ogni momento, innalza l’esposizione all’informazione. Gli italiani accedono all’informazione online soprattutto attraverso fonti algoritmiche, cioè social network e motori di ricerca (54,5%), mentre si registra una minore fruizione delle fonti editoriali, come siti web e applicazioni di editori tradizionali e nativi digitali. Il 19,4% indica una fonte algoritmica come la più importante nella propria ricerca di informazione. Tra queste fonti, però, si riscontra una minore affidabilità percepita, in particolare per i social, ritenuti affidabili o molto affidabili da meno del 24% di chi li consulta per reperirvi informazioni. Per i più giovani, i ragazzi che hanno meno di diciotto anni, internet svolge un ruolo di primo piano nella “dieta mediatica”: un quarto dei minori non si informa, o lo fa usando un solo mezzo di informazione, che molto spesso è proprio il web. E più di metà di coloro che si informano sul web, lo fa tramite i social (55,8%). Purtroppo però, molta dell’informazione che gira online non è verificata nè attendibile. Più che di informazione, molto spesso si tratta di disinformazione. E proprio contro la disinformazione, è stata istituita una giornata mondiale: è la International Fact-Checking Day, che si celebra ogni anno il 2 aprile, proprio il giorno dopo il “pesce d’aprile”, forse l’unico momento dell’anno in cui le bufale possono essere ammesse. Sulla salute, purtroppo, di bufale online ne circolano tante. Quando si avverte anche solo un piccolo disturbo di salute, sempre di più si tende a fare una ricerca sul web, per tranquillizzarsi, cercare simili esperienze, cercare di capire se si soffre di qualche strana patologia. Secondo gli ultimi dati Censis disponibili, sono 15 milioni gli italiani che cercano informazioni online anche per un banale raffreddore o un mal di testa. E ben 8,8 milioni di italiani sono stati vittime delle cosiddette fake news, notizie false costruite ad arte e sparse nel web. Si tratta soprattutto di genitori che, cercando informazioni per la salute dei loro bambini, si sono imbattuti in indicazioni mediche errate. Il 17% degli italiani abitualmente visita siti web generici sulla salute, il 6% i siti istituzionali, il 2,4% i social network. Fortunatamente, il medico e il farmacista restano il primo punto di riferimento. Internet è una miniera di informazioni preziose ma, si sa, bisogna stare attenti a selezionare le fonti giuste! Le fake news sono sempre in agguato, e sono ancora più pericolose quando riguardano la salute. Ci ricordiamo tutti della falsa correlazione tra vaccini e autismo, e ci sarà capitato di leggere di effetti ‘miracolosi’ di alcune sostanze contro tumori e Aids: notizie false, che si diffondono in pochissimo tempo, anche grazie alle a cura di Mariachiara Manopulo Web e salute, occhio alle fake news!
  • 22. 22 condivisioni sui social network. Il problema è grave perché le notizie prive di alcun fondamento scientifico rischiano, con l’amplificazione dei Twitter o Facebook, di diventare veri e propri problemi di salute pubblica, perché ritardano, o persino impediscono, il ricorso a cure scientificamente sicure ed efficaci. La Fnomceo, Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ha deciso così di scendere in campo in prima persona per contrastare questo fenomeno. Lo ha fatto rispondendo direttamente sul web, con il portale ‘Dottoremaeveroche’ (www.dottoremaeveroche.it). L’obiettivo è parlare ai cittadini, cercare di rispondere alle loro paure, ai loro dubbi, a tutte le loro domande sulla salute. Ma il sito si rivolge anche ai medici, fornendo utili strumenti (infografiche, schede, materiale video) per aiutarli nei rapporti con i loro pazienti. Questo perché la salute si tutela anche con una informazione completa, trasparente e veritiera. Come ha spiegato Cosimo Nume, responsabile Area Strategica Comunicazione Fnomceo, nel corso della presentazione del sito alla stampa, “le ‘bufale’ o ‘fake news’, quando incidono sulla salute rischiano di trasformarsi in vere e proprie azioni criminose colpevolmente sostenute o meno da interessi economici, o soltanto dalla scellerata supponenza dell’ignorante. Da questa premessa è partito il nostro lavoro con il prezioso apporto di esperti comunicatori e di un board scientifico di altissimo spessore, oltre ad un team tecnico di comunicazione”. “C’è la consapevolezza che concentrare tutti i nostri sforzi e risorse a contrastare le fake news o bufale corrisponderebbe al tentativo di svuotare un lago usando dei secchielli: molta fatica, un illusorio abbassamento del livello nei mesi d’estate più secchi ed altrettanta frustrazione alla successiva stagione delle piogge”, ha aggiunto Alessandro Conte, coordinatore del Gruppo di lavoro Fnomceo per il sito. “Bene, dunque, che i medici elaborino strategie comunicative nuove con il supporto degli esperti di settore, bene che le istituzioni sostengano quanti già impegnati a garantire un’informazione sanitaria trasparente ed accessibile. Ma nell’agenda politica i lavori della diga vanno cominciati adesso, rilanciando il senso critico e l’autonomia decisionale degli adulti di domani, con integrazioni efficaci e credibili ai percorsi formativi”. Un piccolo supporto, soprattutto nei confronti dei giovani, è arrivato anche da due youtuber romani, Lorenzo Tiberia e Leonardo Bocci, gli “Actual”, con un video ironico e divertente sul tema delle fake news in ambito sanitario. Ma come si può fare a capire se una notizia è falsa o attendibile? La prima cosa è certamente capire qual è la fonte, se è istituzionale, legittimata o meno da un ruolo; resistere alla “teoria del complotto”, e avere il buon senso di verificare la notizia prima di condividerla su un qualsiasi social network o su un blog. UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione), ha pubblicato un piccolo decalogo per aiutare le persone a capire come comportarsi davanti a una notizia. 1. Verificare la fonte: capire chi è il proprietario del sito o del blog aiuta a capire chi ha interesse a veicolare quella informazione. Fonti di provenienza autorevoli sono sicuramente una garanzia di attendibilità. La notizia poi dovrebbe essere controllata sui siti istituzionali: Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Agenzia Italiana del Farmaco, ospedali e società medico scientifiche. 2. Accertarsi dell’aggiornamento del sito e verificare la data di pubblicazione. 3. Cure mediche: evitare “fai da te”. Il medico e il farmacista devono rimanere gli unici punti di riferimento per qualsiasi informazione che riguardi la nostra salute. 4. Nessun medico serio farà mai una prescrizione a un malato sconosciuto senza averlo visitato. Diffidare quindi dei siti e degli esperti che indicano farmaci e terapie sulla semplice descrizione dei sintomi. Non è serio, non è professionale, e può essere molto pericoloso. 5. Monitorare il rispetto della privacy. 6. Valutare con la giusta attenzione blog e forum: spesso vengono raccontate storie che emozionano e commuovono. Fare attenzione: si tratta molto spesso però di racconti soggettivi che non è detto abbiano un’affidabilità scientifica. 7. Occhio ai motori di ricerca: non fermarsi alla prima ricerca! 8. Non “abboccare” alla pubblicità mascherata: un sito di qualità deve sempre tenere separata l’informazione indipendente dalla pubblicità, che dovrebbe sempre essere palese e dichiarata. 9. Acquistare con cautela farmaci online solo da farmacie autorizzate, che devono avere sul sito l’apposito logo identificativo, comune in tutta l’Unione Europea. Se il sito non è legato a una farmacia, comprare un farmaco online può essere molto pericoloso. 10. Non cascare nella psicosi del complotto, e fare attenzione a non perdere capacità di analisi critica. In caso di dubbi, consultare il medico è la soluzione migliore.
  • 23. Nessuna distinzione per numero di componenti della famiglia Nessuna distinzione di età Sussidi per Single o Nucleo familiare Detraibilità fiscale (Art. 15 TUIR) Nessuna disdetta all’associato Durata del rapporto associativo illimitata Soci e non “numeri” perché abbiamo scelto mba? rimborso interventi home test alta diagnostica assistenza rimborso ticket conservazione cellule staminali visite specialistichesussidi per tutti check up Mutua MBA è da sempre impegnata nell’assistenza sanitaria integrativa e rappresenta l’innovazione, il dinamismo e la qualità nella mutualità italiana ponendosi come “supplemento” alle carenze, ad oggi evidenti, del Servizio Sanitario Nazionale. Vanta un costante incremento del numero di Soci Promotori e propone numerose combinazioni assistenziali che offrono un’ampia gamma di prestazioni sanitarie a costi agevolati per oltre 350.000 assistiti, tra famiglie e nuclei. Mutua MBA c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) Tel. +39 06 90198060 - Fax +39 06 61568364 www.mbamutua.org
  • 24. 24 “Immaginate di andare a dormire una notte e svegliarvi il giorno dopo come una persona completamente diversa, questo è essenzialmente ciò che può essere per i sopravvissuti alla encefalite”. Dottoressa Ava Easton, Direttore Generale della Encephalitis Society. L’encefalite è un’infiammazione dell’encefalo che può essere causata da un agente virale o dal risultato di una risposta errata del sistema immunitario, cioè da malattie autoimmuni. La malattia può influenzare abilità quali: la concentrazione, l’attenzione, il pensiero, la memoria, il giudizio e il controllo del comportamento, lasciando un’eredità di problemi aggiuntivi come l’epilessia o la stancabilità. Ogni anno, nel mondo sono circa 500.000 le persone colpite da encefaliti. Gli esiti sono spesso gravi, per cui potrebbe essere difficoltoso tornare al lavoro o agli studi. La malattia ha un decorso nella fase di recupero piuttosto lungo. Grazie ai progressi della scienza, per la cura delle forme virali ci sono dei farmaci ed oggi anche per quelle autoimmuni sono previsti dei protocolli efficaci. La diagnosi precoce è fondamentale per mettere in atto le dovute cure ed evitare delle gravi conseguenze. Come riconoscere la malattia? Quali sono i sintomi? Chi sono i soggetti più a rischio? Quali sono i campanelli d’allarme da non sottovalutare? Cosa prevedono le cure e la fase di riabilitazione? Si ha un totale recupero funzionale e quindi si può tornare alla vita di tutti i giorni? Health Online l’ha chiesto al prof. Paolo Frigio Nichelli, Direttore della Neurologia dell’Azienda Ospedaliero- Universitaria di Modena, Ospedale Civile di Baggiovara. Più che di prevenzione, si parla di diagnosi precoce per riconoscere e combattere la malattia? Come riconoscere in maniera tempestiva che si è di fronte ad un’encefalite? E chi è il soggetto più a rischio? “L’encefalite si può presentare con sintomi molto diversi: confusione mentale, disturbi del linguaggio, della memoria, allucinazioni, crisi epilettiche, disturbi del movimento, solitamente sullo sfondo di segni di uno stato infettivo. Per confermare la diagnosi sono importanti, oltre agli esami neuroradiologici (la TC e la Risonanza Cerebrale), l’elettroencefalogramma e l’esame del liquido cefalorachidiano. Le forme virali colpiscono soprattutto le persone con un sistema immunitario debole (i bambini, gli anziani e le persone che per qualche motivo hanno una depressione del sistema immunitario). Le forme autoimmuni talvolta sono “paraneoplastiche”, ovvero sono espressione di un’alterazione del sistema immunitario determinata dalla presenza di un tumore, altre volte sono una malattia a se stante e, in questo caso, colpiscono più frequentemente le donne degli uomini”. Per le forme virali oggi sono a disposizione dei farmaci, mentre per quelle autoimmuni sono previsti dei protocolli di cure efficaci. Cosa prevedono i protocolli e come vengono attuati? “I farmaci disponibili sono attivi per alcune delle forme virali più comuni(quelledavirusdell’herpes simplex e dell’herpes zoster), ma purtroppo nulla possono nei confronti di alcuni tipi più rari di infezione. Per le forme autoimmuni è molto importante accertarsi di non trovarsi di fronte ad una forma paraneoplastica: in questo caso bisogna innanzitutto trattare il tumore. Ci sono poi varie terapie per contrastare la produzione degli anticorpi alla base della malattia: cortisone, immunoglobuline, plasmaferesi, immunosoppressori e anticorpi monoclonali attivi su alcuni tipi di cellule del sistema immunitario”. È anche molto importante la fase di recupero, spesso anche molto lunga. Cosa prevede? “Il percorso della malattia è molto diverso da caso a caso. Talvolta, purtroppo, non si può sperare in un recupero totale. In altri casi il recupero completo avviene in seguito ad un lungo processo di rieducazione nel corso del quale il supporto della famiglia è di fondamentale importanza”. Per la ricerca, per gli specialisti che ogni giorno curano i pazienti, e per avere una migliore conoscenza della patologia, le testimonianze sono fondamentali per capire meglio quali sono i protocolli da attuare ed i farmaci da utilizzare. Health Online in questo articolo ha voluto Encefalite, una patologia dalla quale si può guarire a cura di Alessia Elem
  • 25. 25 riportare la testimonianza di Alessia, una giovane donna che nel 2015 è stata colpita da encefalite e che affidandosi all’equipe del prof. Paolo Frigio Nichelli è riuscita a guarire. “Avevo 31 anni – ha ricordato Alessia – una normale donna sana, felicemente sposata, laureata in antropologia, lavoratrice di una cooperativa sociale modenese. Mi piaceva correre, passare il tempo libero con la famiglia e gli amici, viaggiare e disegnare fumetti. A inizio 2015 ho iniziato ad avere dei forti mal di testa e stati febbrili, che in breve si sono rivelati essere sintomi di una encefalite, motivo per cui il 13 marzo sono stata ricoverata al Nuovo Ospedale Civile S’Agostino-Estense di Baggiovara per 100 giorni. In particolare a me è stata diagnosticato una encefalite di tipo autoimmune, anti recettore NMDA, che è una malattia rara e potenzialmente molto pericolosa. Oggi, a distanza di quasi 3 anni, sto bene. Il percorso di recupero è stato lungo e faticoso e sono ancora seguita, ma si può dire che sono un caso particolare e interessante, secondo nel suo genere a distanza di anni sul territorio”. Prof. Nichelli, Alessia è l’esempio che di encefalite autoimmune si può guarire, è così? La sua storia è di lieto fine: quante sono, in media, le persone che riescono a raggiungere questi risultati? “L’encefalite da anticorpi anti-recettore dell’NMDA è la forma più comune di encefalite autoimmune. Se trattata precocemente, l’esito è buono in più dell’80% dei casi. Ma sappiamo che per raggiungere questo risultato ci vogliono molti mesi, in qualche caso fino a due anni dall’esordio della malattia”. Chi ha avuto un’encefalite è sempre un soggetto a rischio? “Bisogna distinguere fra i diversi tipi di encefalite. Nella forma autoimmune da anticorpi anti-NMDA c’è un rischio, calcolato intorno al 10%, di una recidiva nei due anni successivi al primo episodio di malattia. Ma fortunatamente, nella maggioranza dei casi, le recidive si presentano in modo meno grave rispetto al primo attacco”. Grazieaiprogressidellaricercaeanchealleimportantissime testimonianze di chi è stato colpito da encefalite, oggi si è arrivati ad una caratterizzazione sempre più precisa delle forme autoimmuni, ma gli studi proseguono ancora. Prof. Nichelli, quali sono i prossimi obiettivi? Ci si sta orientando verso cure personalizzate? “Negli ultimi dieci anni sono state descritte molte nuove formediencefaliteautoimmune.Neiprossimianniladiagnosi si arricchirà di nuovi marcatori di malattia, di cui bisognerà valutare sensibilità e specificità diagnostica. Sarà necessario approfondire lo studio dei meccanismi immunologici di base che innescano la malattia e su questa base proporre terapie sempre più mirate. Trattandosi di malattie rare sarà di fondamentale importanza condividere le informazioni per mezzo di registri internazionali di malattia”. Le testimonianze sono un valido strumento di aiuto, ma anche le campagne di sensibilizzazione giocano un ruolo fondamentale. è importante ricordare che ogni anno nel mese di febbraio si celebra la Giornata Mondiale delle Encefaliti - World Encephalitis Day, che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di un complesso di patologie che nel corso degli ultimi anni hanno visto significativi progressi nella diagnosi e nella terapia ma che richiedono una maggiore consapevolezza da parte delle persone e dei medici. Prof. Nichelli, quanto sono importanti iniziative di questo tipo? È molto importante che i medici, l’opinione pubblica e coloro che hanno potere decisionale in ambito sanitario siano sensibilizzati verso i problemi posti dalle malattie rare. Deve essere facilitato l’accesso rapido alle cure dei pazienti che hanno patologie che – come le encefaliti – sono gravi, potenzialmente mortali, ma curabili se prese in tempo. In ambito medico è fondamentale la formazione continua, per poterle diagnosticare rapidamente e trattare in modo adeguato. Queste iniziative sono utili anche per combattere lo stigma che da sempre avvolge le malattie che riguardano il cervello. Ora sappiamo che molte possono essere efficacemente curate, ma tutte non devono modificare il diritto che ha ogni persona di esercitare un ruolo attivo nella società”.
  • 26. 26 Metalli pesanti negli alimenti, come proteggere la nostra salute? a cura di Nicoletta Mele La salute inizia anche dalla tavola. Seguire un regime alimentare sano è una delle regole fondamentali della prevenzione primaria per la tutela della nostra salute. Uno dei grandi pericoli ai quali dobbiamo prestare massima attenzione è la presenza, in alcuni alimenti, dei metalli pesanti: nichel, ferro, argento, antimonio, bario, alluminio, cadmio, cobalto, manganese, mercurio, rame, cromo, stagno, titanio, piombo, tallio, zinco, vanadio - da anni oggetto di diversi studi scientifici perché secondo gli esperti, possono avere delle conseguenze sulla salute, con lo sviluppo di gravi patologie. Nonostante l’Italia abbia tra le norme più restrittive in Europa in merito alla sicurezza alimentare (https://europa.eu/ european-union/topics/food-safety_it), tanto che il nostro Paese sembra essere il più sicuro, con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,5%), che è una quota inferiore di 3,2 volte alla media UE, ci sono alimenti nocivi per la salute che incombono sempre sulle nostre tavole e che ingeriamo inconsapevolmente intossicando il nostro organismo. Non solo lo stile di vita, ma anche la qualità dell’ambiente circostante è un altro fattore che può contribuire principalmente all’esposizione dei metalli pesanti negli esseri umani. L’inquinamento ambientale non va sottovalutato. È stato infatti riconosciuto che può influire sulla qualità della salute della popolazione umana ed i metalli pesanti sono tra il gruppo di contaminanti altamente emessi. Quanto influisce l’ambiente? Come riconoscere i cibi che contengono metalli pesanti? Quali sono le conseguenze per la salute? Health Online ha intervistato il dott. Filippo Biamonte, Dottore di Ricerca e Biologo Nutrizionista (Roma). Dottor Biamonte, metalli pesanti negli alimenti. Può spiegare meglio cosa sono e quali sono le potenziali conseguenze per salute causate dalla loro tossicità cronica o acuta? “Tutti ricordiamo il termometro e come quello strano 26
  • 27. 27 liquido (il mercurio) attirava la nostra attenzione di fanciulli. Lo stesso mercurio è noto, da tempo, come un forte agente neurotossico, ad esempio, classici sono gli studi in vitro dove già a dosi sub-cliniche o di parti per milione (ppm), il mercurio crea seri danni in diversi compartimenti cellulari. In uno studio in vivo che svolsi nel 2014, presso il laboratorio di Neuroscienze dello Sviluppodell’UniversitàCampusBiomedico di Roma ed in collaborazione con Istituto Superiore di Sanità e la Fondazione Santa Lucia Roma, documentammo, per la prima volta, che il neurotossico metil- mercurio, già a dosi di 6 ppm è addirittura in grado di modificare l’espressione di proteine coinvolte nella sinaptogenesi, nonché nella laminazione corticale. Non solo, quando nel corso del nostro studio venne somministrato il neurotossico nei roditori e nel periodo gravidico, lo stesso finiva nel cervelletto dei nascituri recando così gravi danni al corretto sviluppo del sistema nervoso centrale”. Gli alimenti sono la fonte principale di esposizione ai metalli pesanti a causa dell’inquinamento con cui i cibi vengono in contatto? “Decisamente sì, ed aggiungo di facile acceso a distretti molto delicati del nostro organismo. È nota, a tal proposito, la relazione tra l’esposizione al piombo (Pb) ed antimonio (Sb) con le patologie a carico dell’apparato riproduttore maschile, espressa in termini di scarsa produzione di spermatozoi o di alterazione qualitativa degli stessi gameti maschili. Le condutture dell’acqua, oggi, in alcuni contesti urbani, rappresentano la principale fonte di contaminazione da Pb e Sb; inoltre, Pb e Sb, come altri metalli pesanti, possono contaminare molti degli alimenti che finiscono nel nostro menù attraverso la filiera di contaminazione dei terreni, radici, frutti e vegetali. È consigliabile, quindi, consumare questi alimenti preferibilmente a crudo e di provenienza biologica, cioè senza pesticidi o fertilizzanti chimici. Ricordiamo inoltre, che il Pb, cosi come gli altri metalli pesanti, si deposita in diversi tessuti animali quali il sangue, in particolare negli eritrociti, nei tessuti minerali ossa e denti, e nei tessuti molli quali ghiandole surrenali, tiroide, reni, midollo osseo, fegato ed encefalo; evitare di mangiare frattaglie o carne proveniente da un contatto diretto con le ossa è una buona pratica al fine di evitare l’assunzione di tali metalli, soprattutto in periodi particolari, quali, ad esempio, la gravidanza.” Ci sono degli alimenti insospettabili, come ad esempio il pesce che contiene dei livelli di mercurio che assorbe negli oceani e nei laghi, che è al primo posto nella lista dei cibi pericolosi. Attenzione quindi alla provenienza dei cibi - leggere sempre l’etichetta - come ad esempio il pesce spada ed il tonno dalla Spagna. Questi alimenti sono nella black list stilata dalla Coldiretti che ha presentato il suo dossier al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’alimentazione sulla base del rapporto Sistema di allerta rapido europeo (Rasff), che registra gli allarmi per rischi alimentari, dei prodotti alimentari più pericolosi per la salute. Nel 2016 sono stati importati dalla Spagna in Italia 167 milioni di chili di pesce in aumento del 5% nel primo semestre del 2017. Dott. Biamonte, come riconoscere i cibi “incriminati” e in che modo evitare delle brutte conseguenze per la salute? “Purtroppo non è facile discriminare un alimento contaminato rispetto ad uno “sano”, perché spesso le dosi di questi metalli sono quantificate nell’ordine di parti per milioni (ppm). Tuttavia, come nel caso del pesce, spesso contaminato dal metil-mercurio, possiamo tutelarci, ad esempio, tenendo conto dell’età dell’animale stesso; è noto, che specie di pesci più longeve, come tonni, pesce spada, sgombro reale e luccio, contengono concentrazioni più elevate di metil-mercurio rispetto ad altre specie meno longeve. Inoltre, i livelli di metil-mercurio aumentano ad ogni successiva fase predatoria, da qui si comprende quanto sia importante scegliere pesci di piccola taglia e magari aggiungendo, in fase di preparazione, dell’aglio (del perché ne darò spiegazione di seguito)”. Ci sono dei cibi particolarmente sicuri, che possono rappresentare il nostro punto di riferimento, anche per aiutare il nostro organismo a disintossicarsi dalle tossine nocive? “In Italia, la filiera alimentare è estremamente controllata; tuttavia il buon senso del consumatore ma soprattutto il rispetto dell’ambiente, sono i pilastri su cui fondare la sicurezza alimentare. A tal proposito, ricordo il disastro ambientale del 1956 a Minamata, tragedia dimenticata da tutti. Ricordo brevemente: in questa zona del Giappone, sversamenti di acque reflue contaminate da mercurio organico, appunto metil-mercurio, prodotto dall’industria chimica Chisso Corporation, produssero uno dei peggiori in evidenza
  • 28. 28 alle implicazioni sulla salute soprattutto per le donne in gravidanza”. In che modo è possibile tutelare il futuro nascituro da neurotossici ambientali-alimentari? Quali sono le giuste precauzioni che devono essere necessariamente prese? “Ritengo che i danni maggiori da assunzione in acuto ed in cronico da metalli pesanti, ed in particolare del metil- mercurio, si manifestano in particolari periodi, quali ad esempio la gravidanza. In nuce l’ambiente fetale, deve necessariamente nei nove mesi rimanere lontano da ogni tipo di agente tossico. Già i soli squilibri ormonali, quali ad esempio la carenza di produzione di ormoni tiroidei durante questafase,provocacomenotodallaletteraturascientifica danni irreversibili al nevrasse del nascituro, immaginiamo i danni che causerebbe l’entrata di metalli pesanti (che attraversano facilmente la barriera emato- placentare) in tale ambiente. Di tale meccanismo con un nostro studio, su citato, ne dimostrammo le drammatiche conseguenze, ovvero l’interazione di fattori ambientali (in questo caso il neurotossico metil-mercurio) associati ad una insufficienza di gene (reelin), e ad alte concentrazioni di testosterone producevano nel modello murino un fenotipo Autistico. Sarebbe opportuno perciò prima di intraprendere una gravidanza consultare specialisti e professionisti del settore, tener quindi presente che i fattori ambientali che possono danneggiare o mettere in serio pericolo la salute del feto sono ad oggi in forte aumento, grazie soprattutto alla scarsa considerazione e rispetto che si nutre verso l’ambiente. Una corretta ed equilibrata alimentazione, di tipo mediterraneo, associata ad un buon livello di attività fisica sono ad oggi il substrato dove costruire un corretto feedback mamma-feto. In tale periodo sarebbe opportuno eliminare ogni fonte di metalli pesanti, riducendo o abolendo il consumo di pesce di grossa taglia. Preferire perciò pesce di piccola taglia e non eccessivamente in avanti con l’età. Ovviamente sconsiglio il consumo di Sushi in questa delicata fase, e in genere alimenti di provenienza da aree a forte vocazione chimico/industriale”. L’importanza della prevenzione, che punta a rafforzare la saluteedilbenesseredellapersonaqualidirittifondamentali da tutelare e promuovere, è indiscutibile e parte da un’alimentazione corretta, un aspetto fondamentale che caratterizza la qualità della vita di ogni singola persona. disastri ambientali che la storia ricordi. Passato alla storia con un nome ben preciso: sindrome di Minamata. I danni prodotti al sistema nervoso degli abitanti di questa popolazione furono devastanti; i primi ad essere colpiti furono proprio le famiglie dei pescatori, che ignari si nutrivano del neurotossico. Ancora oggi i danni prodotti dagli sversamenti non sono stati del tutto smaltiti. Una volta accumulati in alcuni distretti, come ad esempio il sistema nervoso centrale, è molto difficile eliminare o tecnicamente “chelare” i metalli pesanti. Tuttavia esistono dei chelanti, farmacologici e non. “In natura” si trovano dei chelanti dei metalli pesanti o fitochelanti, quali ad esempio la clorella, una microalga unicellulare di acqua dolce, o il coriandolo, noto come prezzemolo orientale, i quali presentano una buona azione chelante specifica al metil- mercurio. Inoltre un buon metodo di detossificazione “naturale” dai metalli pesanti è l’impiego di prodotti ad alto dosaggio di selenio, contenuto ad esempio nell’aglio. Di sicuro un corretto ed equilibrato piano alimentare fatto da uno specialista ed associato a dei chelanti “naturali” può essere di aiuto, soprattutto in relazione ad alcuni stati fisiopatologici dell’uomo”. È meglio scegliere e comprare i prodotti italiani per essere sicuri? “Direi di sì, tuttavia il bel paese nel settore alimentare non è ad oggi autosufficiente e deve importare grandi quantità di materie prime dall’estero. Una situazione ben conosciuta dagli addetti ai lavori, ma meno nota ai consumatori, che vorrebbero acquistare alimenti made in Italy. A tal proposito sottolineo la delicata questione del pesticida chimico glifosato, contenuto prevalentemente nel grano. Il nostro è un paese che consuma grandi quantità di prodotti originati dal grano. Grano ormai importato in gran parte dall’estero, e che contiene alte concentrazioni del pesticida, il quale a nostra insaputa termina sulle nostre tavole. Nel frattempo che i governi Europei rimandano la decisione di rinnovare l’autorizzazione all’uso di pesticidi a base di glifosato, si assiste ad un significativo aumento di patologie a carico del tratto gastro-enterico, ed alla sensibilità al glutine; a questo punto non ci resta che chiederci se in effetti è il glutine o il composto chimico su citato e contenuto nel grano stesso la causa di questi allarmanti trend. Molti altri prodotti alimentari provengono non più dai nostri terreni, ed ahimè come per il grano la storia si ripete. Il deterioramento ambientale può portare all’elevato rischio di esposizione umana ai metalli pesanti e, di conseguenza, 28
  • 29. 29 Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, essere in salute significa anche fare prevenzione, ovvero adottare strategie per evitare la comparsa di una malattia o a limitarne gravità e il peggioramento. In particolare, la prevenzione primaria permette di ridurre il rischio di sviluppare delle malattie, eliminando i fattori alla loro base. A tal proposito, a fronte di una crescente domanda di prestazioni di “sanità leggera” (diagnostica non invasiva, automisurazione, telerefertazione, teleconsulto, e assistenza infermieristica) per la promozione e l’applicazione di un corretto stile di vita e benessere generale, è nata una rete di nuovi servizi sanitari territoriali: Health Point. L’obiettivo è quello di rendere più semplice l’erogazione di prestazioni non invasive a costi agevolati, offrendo ai cittadini un’alternativa economica e più fruibile a fronte dei lunghi tempi di attesa. Il servizio è stato progettato da Health Italia S.p.A. attraverso la sua controllata Health Point S.r.l. Gli Health Point, posizionati nei centri urbani e in luoghi pubblici altamente popolati come i centri commerciali, sono postazioni attrezzate con device di ultima generazione e dispositivi innovativi che, con l’assistenza di personale infermieristico qualificato, permettono di effettuare più di quaranta prestazioni sanitarie non invasive, sia localmente, sia in teleconsulto con un medico specialista. Queste nuove tecnologie consentono il monitoraggio di parametri che finora potevano essere controllati soltanto con test invasivi, condotti esclusivamente presso laboratori specializzati e in ospedale, riducendo così i tempi di attesa. Sono state individuate sette aree di intervento: cardiologia, dermatologia,pneumologia,medicinaestetica,benessere, odontoiatria, medicina interna e metabolismo osseo. Le prestazioni erogate vanno da quelle più semplici, come la misurazione della pressione arteriosa, la spirometria, il test del cammino, a quelle più innovative, come il Test del DNA, che permette di individuare quelle piccole variazioni genetiche caratteristiche che possono tradursi in risposte “errate” dell’organismo in seguito all’introduzione di determinati alimenti o sostanze, e l’elaborazione poi di una terapia alimentare personalizzata, o il “Bio Molecular Test”, che attraverso l’analisi del bulbo pilifero del capello, fornisce una serie di dati importanti per la prevenzione e la diagnosi precoce di disturbi fisici e funzionali. Un valore aggiunto è rappresentato dalla possibilità di avere un “videoconsulto” con un medico specialista. Dott. Biamonte, lei fa parte del network degli specialisti di Health Point. Ad oggi, quanto è importante mettere a disposizione del cittadino un servizio di sanità leggera a costi agevolati nell’ottica della promozione della prevenzione? “È noto che i costi del sistema sanitario nazionale sono un punto critico nel panorama socio-economico italiano, aggiungo un vero ‘nervo scoperto’ a dire il vero ad oggi in uno stato molto ‘infiammato’, ridurre tale stato è la sfida da vincere al fine di migliorare in toto l’economia stessa del paese. Investire in prevenzione è la chiave per rimettere in asse il nostro sistema sanitario, qui il concetto di Health Point, a mio avviso, svolge questo ruolo in pieno. Non solo, in una società dove la famiglia rurale ormai è scomparsa e dove la sedentarietà e la cattiva alimentazione ne rappresentano le caratteristiche principali, si verifica un continuo e repentino aumento di patologie legate al benessere stesso, basti pensare al diabete, in continuo e forte aumento. Centro Commerciale “Shopville Gran Reno” (Bologna): l’Health Point, 7 giorni su 7 e con orario continuato, consente di effettuare subito una visita preventiva di controllo scegliendo tra oltre 40 prestazioni sanitarie non invasive.
  • 30. 30 Nel caso si dovessero riscontrare delle alterazioni, quali misure vengono adottate? “Il test di screening del bulbo pilifero con i suoi valori dei minerali ed oligoelementi (tossici e nutrizionali), delle vitamine, degli aminoacidi e degli ormoni, rispecchia tutti i livelli delle varie funzioni di un soggetto. I componenti biochimici intracellulari del metabolismo del capello ci indicano lo stato fisico, la biochimica corporea, il regime alimentare, lo stile di vita. Se dovessero essere alterati tali parametri si interviene con un piano alimentare e di integrazione mirato ad equilibrare i deficit o gli eccessi riscontarti nel test”. Alla luce di quanto detto, quali sono i suoi consigli? “I fattori chiave che influenzano e governano lo stato di benessere sono essenzialmente genetici ed ambientali, l’azione di questi ultimi, ed in modo particolare alimentazione e ‘il sano stile di vita’ incidono nel plasmare e modellare con dei meccanismi epigenetici l’espressione dei nostri geni. Ormai siamo nell’epoca dell’ ‘epigenomica’ ovvero siamo tutto ciò che il nostro DNA trascrive, e questa fase è modulabile soprattutto dall’alimentazione . Il filosofo tedesco Feuerbach scriveva non a torto: ‘Noi siamo quello che mangiamo’, sostenendo inoltre: ‘I cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello; in materia di pensieri e sentimenti. L’alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento. Se volete far migliorare il popolo dategli un’alimentazione migliore’”. Eseguire dei check-up in tempi rapidi e con mezzi non invasivi, svolgere test di medicina predittiva quali ad esempio il test del DNA, con il quale si mettono in evidenza mutazioni modulabili da fattori ambientali quale la corretta alimentazione, è il primo step in termini di prevenzione, uno step fondamentale in un paese che vuole investire e costruire il proprio futuro”. Tra i servizi offerti c’è il test del capello, il mineralogramma del capello, ovvero l’analisi minerale tissutale del capello, che permette di valutare i livelli di minerali essenziali per la salute e la presenza di quelli tossici. Dott. Biamonte, può spiegare meglio in cosa consiste il test? Come avviene? “Un punto di forza di Health Point, insieme al test di Nutrigenetica già citato, è il test di screening che permette di valutare, attraverso la differenziazione cromatografica con spettroscopia digitale del bulbo dei capelli e del suo stelo follicolare, i livelli di metalli tossici, minerali, vitamine, aminoacidi e ormoni (testosterone, progesterone, ossitocina, dopamina, serotonina, estrogeni, noradrenalina). Un test semplice da fare, si prelevano alcuni capelli dal cuoio capelluto e si inviano in laboratorio, per analizzare il contenuto intracellulare degli oligoelementi. L’analisi di elementi tossici, la dis-regolazione ormonale come su descritto, sono di estrema importanza; di grande utilità è il test in previsione di una gravidanza”. Tra le tante prestazioni offerte dall’Health Point, il test del bublo pilifero (BMT) consente di rilevare ciò che è avvenuto e sta avvenendo nel corpo indicando quali sono le possibili cause. Grazie al prelievo indolore di alcuni capelli, riesce ad analizzare 8 metalli pesanti, 23 minerali, 13 vitamine, 19 amminoacidi e 7 ormoni.
  • 31. Nell’Health Point la tua salute è sempre sotto controllo, in modo veloce, innovativo e vicino a te! L’Health Point è una postazione attrezzata con device di ultima generazione e dispositivi innovativi che, con l’assistenza di personale infermieristico qualificato, permette di effettuare più di 40 prestazioni sanitarie non invasive, sia localmente che in teleconsulto con un medico specialista. il punto sulla tua salute! Health Point S.r.l. - Gruppo Health Italia S.p.A. c/o PalaSalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) - Tel. +39 06 90198054 - www.healthpoint.srl
  • 32. 32 Vittime della strada non sostenute dalla sanità nazionale a cura di Alessandro Notarnicola Incidenti stradali, autolesionismo e violenza sono le principali cause di morte fra gli adolescenti di tutto il mondo. A calcolarlo è l’Institute for Health Metrics and Evaluation della University of Washington, che ha analizzato i dati della Global Burden of Disease survey, che coprono il periodo 1990-2013. Solo nel 2016 in Italia si sono verificati ben 175.791 incidenti stradali con lesioni a persone che hanno provocato 3.283 vittime (morti entro il 30esimo giorno) e 249.175 feriti. Dopo due anni di stagnazione il numero delle vittime però, stando a quanto ricavato dai dati Istat, torna a ridursi rispetto al 2015 (-145 unità, pari a-4,2%). Tra le vittime sono in aumento i ciclisti (275, +9,6%) e i ciclomotoristi (116, +10,5%), stabili gli automobilisti deceduti (1.470, +0,1%) mentre risultano in calo motociclisti (657, -15,0%) e pedoni (570, -5,3%). Ma un dato su cui ci si sofferma raramente riguarda il dopo incidente e tutto l’iter riabilitativo che la vittima deve affrontare, spesso in completa solitudine e senza il sostegno economico del Servizio Sanitario Nazionale. A fronte di traumi rilevanti, le famiglie vanno incontro a una serie di spese non sostenute dal SSN. Tutto ciò che viene concesso alla vittima di un sinistro sono 30 giorni con possibilità di proroga per altri 30 giorni. “L’attuale assetto normativo e la conseguente amministrazione della giustizia sono sbilanciati a favore dell’imputato sottovalutando la vittima, in virtù di un sistema processuale privo di sensibilità vittimologica”. A
  • 33. 33 dichiararlo è il dottor Marco Valeri, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione italiana familiari vittime della strada (AIFVS). “Ci siamo confrontati con chi, difendendo tale assetto, ne affermava la rispondenza alla Costituzione, e in particolare al modello di giusto processo disegnato dall’art. 111, nel quale non troverebbe spazio la vittima. A costoro abbiamo opposto che la Costituzione tutela, anche e ancor prima, i principi di solidarietà, equità ed uguaglianza, principi fondamentali che orientano tutto il quadro normativo, compreso l’art. 111 Cost.: un processo, per essere autenticamente ‘giusto’, non potrebbe mai essere strutturato in modo da danneggiare i più deboli. Ciò trova, oggi, autorevole conferma nella disciplina sulla tutela delle vittime dei reati, introdotta dal legislatore europeo e tuttora non pienamente recepita nel nostro ordinamento”. Negli ultimi anni si è puntata l’attenzione sui costi sociali e sanitari che gli incidenti stradali determinano e sull’importanza di avviare azioni di prevenzione per ridurre il danno da incidente stradale e per ridurre anche la spesa sanitaria nel nostro Paese. Come il Sistema Sanitario Nazionale favorisce le vittime della strada? “Il sistema sanitario non prevede delle corsie preferenziali per le vittime della strada. Al riguardo, occorre un cambiamento culturale a partire dagli stessi operatori della Giustizia. Abbiamo sempre constatato che negli operatori del diritto abbonda la formazione criminologica e manca la formazione vittimologica. Sin dall’origine dell’AIFVS – correva la fine degli anni ’90 – abbiamo rilevato, nei processi riguardanti reati stradali, la scarsa attenzione o l’impossibilità, da parte dei giudici, di porre nella giusta evidenza la relazione tra vittima e autore dell’atto vittimizzante. Così come l’attuale sistema non ottimizza la relazione tra vittime e sistema giudiziario e tra vittime e altre istituzioni: una relazione necessaria per giungere a una conoscenza e comprensione dei protagonisti del reato, a scopo preventivo e riparatorio. La ‘valutazione della gravità del reato’ si è sempre, di fatto, conclusa con l’applicazione del minimo della pena, con la generalizzata concessione delle diminuenti di rito, con l’applicazione di attenuanti generiche e la sospensione condizionale, contribuendo a radicare nella coscienza collettiva una sorta di impunità per l’autore del reato. L’impunità, oltre ad incrementare nella società la propensione a delinquere, ha incrementato la conflittualità e l’indignazione sociale verso la mancanza di una effettiva garanzia di giustizia e legalità per i reati contro la persona. L’approvazione della legge sull’omicidio stradale nel 2016 ha segnato un punto di svolta nella riduzione di simili reati? “Nonostante le critiche di rischio di populismo penale, la riforma dei reati stradali approvata con la legge 41/2016, che ha determinato l’incremento delle pene per ipotesi di guida azzardata e pericolosa o sotto effetto di alcol o droga, lancia un segnale di civiltà: chi uccide o toglie l’integrità della salute trasgredendo le norme cautelari del codice della strada, finalizzate a prevenire tale rischio, deve espiare una pena e per un determinato periodo di tempo non può più far parte, in qualità di guidatore, della comunità degli utenti della strada. Non sorprende, peraltro, il fatto che a due anni dall’approvazione della legge 41 si evidenziano esigenze di cambiamento, per dare all’osservanza della norma e al reato stradale il giusto peso, e per operare nella magistratura un cambio di passo: una seria amministrazione della giustizia è condizione imprescindibile per dare effettiva tutela ai beni giuridici protetti dalle norme 589 bis e 590 bis, quali la dignità umana, la vita e la salute”. Lei ha subito un incidente e ha vissuto tutto l’iter successivo di guarigione e riabilitazione. Come membro del direttivo dell’AIFVS, se potesse presentare un disegno di legge sul percorso clinico e sanitario delle vittime della strada in quanti punti principali lo definirebbe e - se possibile - a quale modello farebbe riferimento? “Per la lotta alla criminalità stradale chiediamo di approntare senza ritardo una migliore organizzazione che esige informazione-formativa, condivisione e sinergia operativa; quindi, chiediamo di prendere a modello il protocollo operativo della Regione Lazio, già fatto proprio dalla Regione Toscana per una più efficace attuazione della normativa da parte dei presidi ospedalieri e delle forze di polizia con il coordinamento delle procure, in modo da garantire certezze sui risultati delle indagini in relazione alle alterazioni psicofisiche”.
  • 34. 34 Presentano Diventa un associato e cambia adesso il tuo futuro, richiedi la consulenza di un promotore! www.garanziasalute.it garanziasalute@radioradio.it Il Fondo Garanzia Salute nasce nell’ottica di offrire un servizio in linea con i principi cardine cui si ispira una Società di Mutuo Soccorso, la solidarietà e la cooperazione, che riconoscono nella sanità integrativa l’unica forma di assistenza concreta e sostenibile che opera senza scopo di lucro. La volontà di diffondere il più possibile il principio di prevenzione ha spinto Mutua MBA ad affidarsi a Radio Radio, emittente radiofonica romana che sin dalla sua nascita si è caratterizzata come talk radio, ed elaborare per gli ascoltatori un’offerta di 9 sussidi: Pop, Rock, Techno e Dance dedicati agli under 65, Jazz, Classica, Blues, Country e Folk per gli over 65. La sanità d’eccellenza per le famiglie di Radio Radio!
  • 35. 35 “Nel bene e nel male, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non ci separi”. Spesso la formula del matrimonio, con la quale i coniugi si giurano amore eterno, viene messa in discussione a causa di eventi che possono portare alla separazione della coppia, con delle ricadute sulla salute. Secondo i dati Istat, relativi al 2015, su matrimoni, separazioni e divorzi, in Italia, seppur ci siano stati più matrimoni, circa 4.600 rispetto al 2014, si è verificato un aumento delle separazioni pari al 2,7% con un totale di 91.706 ed un consistente aumento del numero di divorzi, che ammontano a 82.469 (+57% sul 2014). Perché questa tendenza? Quali sono le principali cause che spingono le coppie a dirsi addio? E quanto incide la separazione sulla salute? HealthOnlinehaintervistatoMariannaDeCinque,avvocato matrimonialista di Roma e la Psicoterapeuta Sessuologo, Presidente dell’Associazione Italiana di Sessuologia Clinica, dott.ssa Marinella Cozzolino. L’Istat ha rilevato che ci si sposa tra i 32 e i 35 anni, rispettivamente per donne e uomini, e la durata media delle nozze al momento della separazione è di 17 anni: gli uomini tornano single intorno ai 48 anni, mentre l’età per le donne è intorno ai 45 anni. Avvocato De Cinque, ci si sposa di più ma ci sono anche più separazioni. Cosa sta succedendo rispetto al passato? Il 2015 è stato l’anno che ha visto l’introduzione del divorzio breve, questo è un elemento che ha influito? “Sicuramente l’introduzione del ‘divorzio breve’ ha influito ed è questa la ragione di un così consistente aumento dei divorzi rispetto agli anni scorsi. I dati Istat, secondo i quali ci sono più matrimoni ma anche più separazioni, a cura di Nicoletta Mele “C’eravamo tanto amati”…la separazione e gli effetti sulla salute 3535