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GIUSEPPE, FIGLIO DI DAVIDE NON TEMERE… IV Domenica d’Avvento Anno A
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Un giorno, Giuseppe fidanzato a Maria, si accorge che Ella deve dare alla luce un figlio e sa che quel figlio non è suo. Ci sono parole capaci di convincere un fidanzato che il mistero di quella nascita è dovuto nientemeno che alla paternità di Dio?
Nessun ragionamento poteva dar pace e serenità a Giuseppe. Solo la fede ma essa era così buia da obbligare l’anima ad altezze vertiginose. È necessario tematizzare la vicenda di Giuseppe, la vicenda sua di marito vero che tuttavia non conosce la sua donna…[ …] Se vogliamo la pia tradizione che lo voleva anziano, solo custode della verginità di Maria, eludeva a suo modo il dato della sua corporeità sessuata.
E sarà proprio questa fede a sostenere questo gigante, a metterlo accanto alla madre di Dio, ad accompagnarla nel suo destino, a partecipare appieno alla sua missione.
[1] Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.  [16] Giacobbe generò Giuseppe,  lo sposo di Maria,  dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
[18] Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria , essendo promessa sposa  di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.  [19] Giuseppe  suo sposo , che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
[20] Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria,  tua sposa , perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
[24] Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé  la sua sposa ,  [25] la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.
SPUNTI  RIFLESSIVI
Giuseppe è il modello dell’autentico credente. È colui che più di tutti si fida. La sua fiducia si fonda sul messaggio misterioso ma reale di Dio, ricevuto nel sogno e nelle promesse.
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Chi è educato a vivere ogni rapporto in questa prospettiva, si accorge che ad un certo punto si verificano dei segni che, con naturalezza, portano a scegliere la propria strada. Quando si vive la vita come vocazione e si cammina nella semplicità, dentro l’oggettività data, i segni arrivano da soli e si supera la paura di donare se stessi.
Nell'intera narrazione dell'infanzia di Matteo,  Maria e Giuseppe non dicono una parola.  Strano e bellissimo .
Maria è presente in tutte le scene dell'infanzia ma non dice una parola e non compie un gesto, come in ombra. Non occupa mai il posto centrale. La sua posizione è accanto al figlio, condividendone la situazione e il destino, il rifiuto e l'accoglienza.  Maria è coinvolta in una relazione assolutamente nuova (verginale e materna con Gesù, sponsale con Giuseppe). La sua presenza in Matteo è in subordine rispetto a Giuseppe.
Giuseppe è il vero protagonista: egli rappresenta l’Israele giusto, che coglie la novità che è Maria, incinta per opera dello Spirito Santo,  L’Israele fedele, che arriva a capire e che ripercorre tutta la storia di Mosè: va in Egitto, salva il piccolo e ritorna.
Giuseppe parla con gli angeli, accoglie l’ingiunzione dall’alto di “prendere con sé Maria”, conduce il bambino e sua madre ai vari appuntamenti fissati da Dio, impone il nome al bambino. Ma soprattutto è un testimone dell’intervento diretto dello Spirito nella storia delle generazioni umane.
Giuseppe agisce e di lui l'evangelista racconta la delicatezza di non diffamare Maria, ma anche Giuseppe, non dice una parola. È l'obbediente, non il protagonista. La sua grandezza sta tutta, e soltanto, nell'obbedienza al Signore e nell'essere al servizio del bambino e di sua madre.  
Gesù è chiamato Emmanuele, cioè Dio con noi. Probabilmente questo è il senso del nome misterioso che Dio rivelò a Mosè nella visione del roveto.  Tale, almeno, è l'interpretazione che ne dà il profeta Isaia: «Allora il mio popolo conoscerà il mio nome. Comprenderà che io dicevo: Eccomi qua».  Il nome di Dio è Eccomi qua.  Un nome semplice e consolante.
Dio è uscito dalla sua lontananza e dalla sua invisibilità, facendosi visibile e concreto, raggiungibile. Venuto fra noi in forma umana,  il Figlio di Dio vuole che si continui a cercarlo fra gli uomini e che lo si accolga come un uomo.
Da quando il Figlio di Dio si è fatto uomo, non è più possibile un'altra ricerca di Dio, perché Dio non soltanto si è fatto uomo, ma è rimasto fra gli uomini.
A questo punto sorge la domanda: se Dio è con noi ed è rimasto fra noi, quali le condizioni per essere suoi discepoli e annunciatori?  Può servire a questo scopo la lettura di Paolo che chiama se stesso: « Schiavo  di Cristo Gesù,  apostolo  per vocazione,  separato  per annunciare il vangelo di Dio»  (Rm 1,1-7).
Schiavo  suggerisce l'appartenenza e l'impegno totale ed esclusivo. Paolo ha un solo padrone, non tanti; ha un solo incarico, non molti.  Apostolo  è chi non ha un incarico personale da svolgere, né una parola propria da dire, ma un incarico ricevuto e una parola sentita.  Separato  per il vangelo significa separato dalla logica del mondo, ma non lontano dagli uomini né fuori dal mondo. Separato per essere più vicino, sempre disponibile ad aiutare il mondo.
Nel Vangelo di Luca l'annuncio è portato a Maria, secondo il Vangelo di Matteo l'angelo parla a Giuseppe. Se sovrapponiamo i due Vangeli, scopriamo non una contraddizione ma una dilatazione:  l'annuncio è fatto alla coppia, è rivolto allo sposo e alla sposa insieme, al giusto e alla vergine che si amano.
Dentro ogni coppia Dio è all'opera: cerca il doppio sì dell'uomo e della donna, senza il cui coraggio neanche Dio avrebbe dei figli sulla terra.
Nelle relazioni, nella casa, Dio ti sfiora e ti tocca, lo fa in un giorno in cui sei così ubriaco di gioia da dire a chi ami parole stupite, totali, eterne, lo fa in un giorno di crisi, di dubbi, di lacrime. 
Maria e Giuseppe fanno l’esperienza sconvolgente che sta succedendo qualcosa di assolutamente nuovo, di non umano, di impensato. Maria si scopre incinta senza aver avuto rapporti sessuali. Giuseppe sa bene che quello non è suo figlio. Vedono il grembo di Maria colmo di Dio, di una cosa che non proviene da uomo e questo evento  li sconvolge.
Giuseppe, benché innamorato, decide di lasciare la fidanzata, per rispetto non per sospetto; non vuole denunciarla, ma continua a pensare a lei, insoddisfatto della decisione presa, a lei presente perfino nei suoi sogni, a lei che lo ama riamata. 
Poveri di tutto Maria e Giuseppe, ma Dio non ha voluto che fossero poveri d'amore, perché se c'è qualcosa sulla terra che apre la via alla trascendenza, questa cosa è l'amore.
Giuseppe, uomo dei sogni, mani indurite dal lavoro e cuore intenerito da Maria, non parla, ma il suo silenzio è un amore senza parole:  «Il più alto raggiungimento nella fede è rimanere in silenzio e far sì che Dio parli e operi internamente »  (Meister Eckhart).
Giuseppe, come Israele nel deserto, è «messo alla prova per vedere che cosa aveva nel cuore».  E nel cuore scopre di avere quella donna, di amarla anche senza volerla possedere, radice segreta della verginità della coppia di Nazaret.
Ogni amore vero deve varcare la stessa soglia, dal possedere al proteggere: amare, voce del verbo morire, voce del verbo vivere; che significa dare e mai prendere, amare per primo, in perdita, senza far conti.
Giuseppe è l'uomo di fede che, tentato di sottrarsi al mistero, poi ascolta: fa sua la prima parola che Dio da sempre rivolge all'uomo: non temere; comincia ad agire spinto non più dalle sue paure, ma dal suo desiderio; preferisce Maria ad una eventuale discendenza propria, antepone l'amore alla generazione; scava spazio nel suo cuore per il bambino estraneo.
È un uomo di fede, Giuseppe, abituato a mettersi nelle mani di Dio, senza esigere di capire ogni cosa, pronto ad assumere il ruolo che gli è stato assegnato.  È un uomo giusto, Giuseppe: in ogni caso non avrebbe fatto una chiassata per non far soffrire Maria. La strada scelta era la più rispettosa del suo segreto e della sua dignità. È un uomo disponibile, Giuseppe, capace di far posto ad un Dio che manda all’aria i disegni degli uomini. È un uomo di poche parole, Giuseppe:  perché quel che conta non sono i proclami o le dichiarazioni, ma i fatti, un’obbedienza a tutta prova alla parola di Dio.
Il coraggio dell'amore, ecco la profezia di Giuseppe. Per questo coraggio Dio avrà un figlio tra noi .
Non ti vedo, Signore,  perché i miei occhi sono orientati dove tu non sei. Aprimi gli occhi e il cuore  perché sappia accogliere i segnali della tua presenza. Aprimi gli occhi perché sappia vederti  negli occhi di un bambino e nella luce dorata del mattino. Aprimi gli occhi perché possa vederti  ove due o tre persone sono riunite nel tuo nome. Aprimi gli occhi perché possa vederti  sotto gli stracci di un barbone  e nell’angoscia dei senza casa. Aprimi gli occhi  perché sappia decifrare i segni del tempo e leggerli come indicazione del tuo progetto di salvezza, pensato particolarmente per me.

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Non temere Giuseppe

  • 1. GIUSEPPE, FIGLIO DI DAVIDE NON TEMERE… IV Domenica d’Avvento Anno A
  • 2.
  • 3.  
  • 4. Un giorno, Giuseppe fidanzato a Maria, si accorge che Ella deve dare alla luce un figlio e sa che quel figlio non è suo. Ci sono parole capaci di convincere un fidanzato che il mistero di quella nascita è dovuto nientemeno che alla paternità di Dio?
  • 5. Nessun ragionamento poteva dar pace e serenità a Giuseppe. Solo la fede ma essa era così buia da obbligare l’anima ad altezze vertiginose. È necessario tematizzare la vicenda di Giuseppe, la vicenda sua di marito vero che tuttavia non conosce la sua donna…[ …] Se vogliamo la pia tradizione che lo voleva anziano, solo custode della verginità di Maria, eludeva a suo modo il dato della sua corporeità sessuata.
  • 6. E sarà proprio questa fede a sostenere questo gigante, a metterlo accanto alla madre di Dio, ad accompagnarla nel suo destino, a partecipare appieno alla sua missione.
  • 7. [1] Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. [16] Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
  • 8. [18] Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria , essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. [19] Giuseppe suo sposo , che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
  • 9. [20] Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa , perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
  • 10. [24] Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa , [25] la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.
  • 12. Giuseppe è il modello dell’autentico credente. È colui che più di tutti si fida. La sua fiducia si fonda sul messaggio misterioso ma reale di Dio, ricevuto nel sogno e nelle promesse.
  • 13.
  • 14. Chi è educato a vivere ogni rapporto in questa prospettiva, si accorge che ad un certo punto si verificano dei segni che, con naturalezza, portano a scegliere la propria strada. Quando si vive la vita come vocazione e si cammina nella semplicità, dentro l’oggettività data, i segni arrivano da soli e si supera la paura di donare se stessi.
  • 15. Nell'intera narrazione dell'infanzia di Matteo, Maria e Giuseppe non dicono una parola. Strano e bellissimo .
  • 16. Maria è presente in tutte le scene dell'infanzia ma non dice una parola e non compie un gesto, come in ombra. Non occupa mai il posto centrale. La sua posizione è accanto al figlio, condividendone la situazione e il destino, il rifiuto e l'accoglienza. Maria è coinvolta in una relazione assolutamente nuova (verginale e materna con Gesù, sponsale con Giuseppe). La sua presenza in Matteo è in subordine rispetto a Giuseppe.
  • 17. Giuseppe è il vero protagonista: egli rappresenta l’Israele giusto, che coglie la novità che è Maria, incinta per opera dello Spirito Santo, L’Israele fedele, che arriva a capire e che ripercorre tutta la storia di Mosè: va in Egitto, salva il piccolo e ritorna.
  • 18. Giuseppe parla con gli angeli, accoglie l’ingiunzione dall’alto di “prendere con sé Maria”, conduce il bambino e sua madre ai vari appuntamenti fissati da Dio, impone il nome al bambino. Ma soprattutto è un testimone dell’intervento diretto dello Spirito nella storia delle generazioni umane.
  • 19. Giuseppe agisce e di lui l'evangelista racconta la delicatezza di non diffamare Maria, ma anche Giuseppe, non dice una parola. È l'obbediente, non il protagonista. La sua grandezza sta tutta, e soltanto, nell'obbedienza al Signore e nell'essere al servizio del bambino e di sua madre.  
  • 20. Gesù è chiamato Emmanuele, cioè Dio con noi. Probabilmente questo è il senso del nome misterioso che Dio rivelò a Mosè nella visione del roveto. Tale, almeno, è l'interpretazione che ne dà il profeta Isaia: «Allora il mio popolo conoscerà il mio nome. Comprenderà che io dicevo: Eccomi qua». Il nome di Dio è Eccomi qua. Un nome semplice e consolante.
  • 21. Dio è uscito dalla sua lontananza e dalla sua invisibilità, facendosi visibile e concreto, raggiungibile. Venuto fra noi in forma umana, il Figlio di Dio vuole che si continui a cercarlo fra gli uomini e che lo si accolga come un uomo.
  • 22. Da quando il Figlio di Dio si è fatto uomo, non è più possibile un'altra ricerca di Dio, perché Dio non soltanto si è fatto uomo, ma è rimasto fra gli uomini.
  • 23. A questo punto sorge la domanda: se Dio è con noi ed è rimasto fra noi, quali le condizioni per essere suoi discepoli e annunciatori? Può servire a questo scopo la lettura di Paolo che chiama se stesso: « Schiavo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, separato per annunciare il vangelo di Dio» (Rm 1,1-7).
  • 24. Schiavo suggerisce l'appartenenza e l'impegno totale ed esclusivo. Paolo ha un solo padrone, non tanti; ha un solo incarico, non molti. Apostolo è chi non ha un incarico personale da svolgere, né una parola propria da dire, ma un incarico ricevuto e una parola sentita. Separato per il vangelo significa separato dalla logica del mondo, ma non lontano dagli uomini né fuori dal mondo. Separato per essere più vicino, sempre disponibile ad aiutare il mondo.
  • 25. Nel Vangelo di Luca l'annuncio è portato a Maria, secondo il Vangelo di Matteo l'angelo parla a Giuseppe. Se sovrapponiamo i due Vangeli, scopriamo non una contraddizione ma una dilatazione: l'annuncio è fatto alla coppia, è rivolto allo sposo e alla sposa insieme, al giusto e alla vergine che si amano.
  • 26. Dentro ogni coppia Dio è all'opera: cerca il doppio sì dell'uomo e della donna, senza il cui coraggio neanche Dio avrebbe dei figli sulla terra.
  • 27. Nelle relazioni, nella casa, Dio ti sfiora e ti tocca, lo fa in un giorno in cui sei così ubriaco di gioia da dire a chi ami parole stupite, totali, eterne, lo fa in un giorno di crisi, di dubbi, di lacrime. 
  • 28. Maria e Giuseppe fanno l’esperienza sconvolgente che sta succedendo qualcosa di assolutamente nuovo, di non umano, di impensato. Maria si scopre incinta senza aver avuto rapporti sessuali. Giuseppe sa bene che quello non è suo figlio. Vedono il grembo di Maria colmo di Dio, di una cosa che non proviene da uomo e questo evento li sconvolge.
  • 29. Giuseppe, benché innamorato, decide di lasciare la fidanzata, per rispetto non per sospetto; non vuole denunciarla, ma continua a pensare a lei, insoddisfatto della decisione presa, a lei presente perfino nei suoi sogni, a lei che lo ama riamata. 
  • 30. Poveri di tutto Maria e Giuseppe, ma Dio non ha voluto che fossero poveri d'amore, perché se c'è qualcosa sulla terra che apre la via alla trascendenza, questa cosa è l'amore.
  • 31. Giuseppe, uomo dei sogni, mani indurite dal lavoro e cuore intenerito da Maria, non parla, ma il suo silenzio è un amore senza parole: «Il più alto raggiungimento nella fede è rimanere in silenzio e far sì che Dio parli e operi internamente » (Meister Eckhart).
  • 32. Giuseppe, come Israele nel deserto, è «messo alla prova per vedere che cosa aveva nel cuore». E nel cuore scopre di avere quella donna, di amarla anche senza volerla possedere, radice segreta della verginità della coppia di Nazaret.
  • 33. Ogni amore vero deve varcare la stessa soglia, dal possedere al proteggere: amare, voce del verbo morire, voce del verbo vivere; che significa dare e mai prendere, amare per primo, in perdita, senza far conti.
  • 34. Giuseppe è l'uomo di fede che, tentato di sottrarsi al mistero, poi ascolta: fa sua la prima parola che Dio da sempre rivolge all'uomo: non temere; comincia ad agire spinto non più dalle sue paure, ma dal suo desiderio; preferisce Maria ad una eventuale discendenza propria, antepone l'amore alla generazione; scava spazio nel suo cuore per il bambino estraneo.
  • 35. È un uomo di fede, Giuseppe, abituato a mettersi nelle mani di Dio, senza esigere di capire ogni cosa, pronto ad assumere il ruolo che gli è stato assegnato. È un uomo giusto, Giuseppe: in ogni caso non avrebbe fatto una chiassata per non far soffrire Maria. La strada scelta era la più rispettosa del suo segreto e della sua dignità. È un uomo disponibile, Giuseppe, capace di far posto ad un Dio che manda all’aria i disegni degli uomini. È un uomo di poche parole, Giuseppe: perché quel che conta non sono i proclami o le dichiarazioni, ma i fatti, un’obbedienza a tutta prova alla parola di Dio.
  • 36. Il coraggio dell'amore, ecco la profezia di Giuseppe. Per questo coraggio Dio avrà un figlio tra noi .
  • 37. Non ti vedo, Signore, perché i miei occhi sono orientati dove tu non sei. Aprimi gli occhi e il cuore perché sappia accogliere i segnali della tua presenza. Aprimi gli occhi perché sappia vederti negli occhi di un bambino e nella luce dorata del mattino. Aprimi gli occhi perché possa vederti ove due o tre persone sono riunite nel tuo nome. Aprimi gli occhi perché possa vederti sotto gli stracci di un barbone e nell’angoscia dei senza casa. Aprimi gli occhi perché sappia decifrare i segni del tempo e leggerli come indicazione del tuo progetto di salvezza, pensato particolarmente per me.