4. Egli mostra lo scopo per
cui si è fatto uomo:
creare un’unica famiglia
tra la Trinità e l’umanità.
Ogni essere umano è
fratello di Gesù Cristo
che gli dona lo Spirito
Santo per trasformarlo in
Figlio di Dio.
5. [Ef 2, 18] Per
mezzo di lui
possiamo presentarci, gli
uni e gli altri, al Padre in un
solo Spirito.
[Ef 1,9] L'abbiamogià detto e
ora lo ripeto: se qualcuno vi
predica un vangelo diverso
da quello che avete
ricevuto, sia anàtema!
6. [1 Pt 1,3-5] Sia
benedetto Dio e Padre
del Signore nostro Gesù Cristo; nella
sua grande misericordia egli ci ha
rigenerati, mediante la risurrezione
di Gesù Cristo dai morti, per una
speranza viva, per una eredità che
non si corrompe, non si macchia e
non marcisce. Essa è conservata nei
cieli per voi, che dalla potenza di
Dio siete custoditi mediante la fede,
per la vostra salvezza, prossima a
rivelarsi negli ultimi tempi.
7. Piacque a Dio nella sua
Natura e oggetto della Rivelazione bontà e sapienza
rivelarsi in persona e
manifestare il mistero
della sua volontà (cfr. Ef
1,9), mediante il quale gli
uomini per mezzo di
Cristo, Verbo fatto
carne, hanno accesso al
Padre nello Spirito
Santo e sono resi
partecipi della divina
natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4)
-DV -.
8. Con questa
Rivelazione infatti Dio
invisibile (cfr. Col 1,15; 1
Tm 1,17) nel suo grande
amore parla agli
uomini come ad amici
(cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e
si intrattiene con essi
(cfr. Bar 3,38), per
invitarli e ammetterli
alla comunione con sé.
-DV -.
9. Questa economia della
Rivelazione comprende
eventi e parole intimamente
connessi, in modo che le
opere, compiute da Dio nella
storia della salvezza,
manifestano e rafforzano la
dottrina e le realtà significate
dalle parole, mentre le
parole proclamano le opere e
illustrano il mistero in esse
contenuto. DV -.
10. La profonda
verità, poi, che
questa Rivelazione
manifesta su Dio e
sulla salvezza degli
uomini, risplende
per noi in Cristo, il
quale è insieme il
mediatore e la
pienezza di tutta
intera la
Rivelazione.
-DV -.
11. Accogliere la Rivelazione
con fede
DV 5. A Dio che rivela è dovuta
« l'obbedienza della fede»
(Rm 16,26; cfr. Rm 1,5; 2 Cor 10,5-6), con la
quale l'uomo gli si abbandona
tutt'intero e liberamente
prestandogli
« il pieno ossequio
dell'intelletto e della
volontà » e assentendo
volontariamente alla
Rivelazione che egli fa.
12. Accogliere la
Rivelazione con fede
DV 5. Perché si possa
prestare questa fede, sono
necessari la grazia di Dio
che previene e soccorre e gli
aiuti interiori dello Spirito
Santo, il quale muova il
cuore e lo rivolga a Dio,
apra gli occhi dello spirito e
dia « a tutti dolcezza nel
consentire e nel credere alla
verità ».
14. Le verità rivelate
DV6. Con la divina
Rivelazione Dio volle
manifestare e comunicare se
stesso e i decreti eterni della
sua volontà riguardo alla
salvezza degli uomini, «per
renderli cioè partecipi di
quei beni divini, che
trascendono la comprensione
della mente umana »
15. Le verità rivelate
DV6. Il santo Concilio professa
che « Dio, principio e fine di
tutte le cose, può essere
conosciuto con certezza con il
lume naturale dell'umana
ragione a partire dalle cose
create» (cfr. Rm 1,20);
16. Le verità rivelate
DV6. Il santo Concilio …ma
insegna anche che è merito
della Rivelazione divina se
« tutto ciò che nelle cose
divine non è di per sé
inaccessibile alla umana
ragione, può, anche nel
presente stato del genere
umano, essere conosciuto
da tutti facilmente, con
ferma certezza e senza
mescolanza d'errore ».
17. Ogni credente in Gesù è un discepolo,
cioè una persona che ha ricevuto un insegnamento.
In particolare Maria di Nazareth
ha appreso il Vangelo direttamente da Gesù.
Il Figlio è stato maestro per la madre
che è rimasta salda nella fede e nelle tradizioni,
radicata e fondata il lui (Col 2,6-7).
18. Dal consenso dato a Gabriele
la giovane Maria
ha sempre camminato nel Signore Gesù (Col 2,6)
e ci testimonia la persona rinnovata nello spirito della
sua mente
e rivestita della nuova umanità
creata secondo il progetto di Dio
nella giustizia e nella santità vera (Ef 4,24).
19. La madre di Gesù ci
testimonia,
con la sua vita
terrena e gloriosa,
la sua profonda fede
in Cristo nel quale abita
corporalmente
tutta la pienezza della divinità
(Col 2,9)
20. • Maria è destinataria di una chiamata divina
• Pur non comprendendo, conserva, riflette
attivamente (syntēréō) e pondera , compie
un lavoro interpretativo di sintesi mediante
un accurato confronto (symbállō). In Maria
dunque si attua una vera mistagogia (o
introduzione nel mistero) permanente e
progressiva che le permette di penetrare
nella vera identità di Cristo e di seguirlo
nella comunione di vita fino a condividerne il
mistero pasquale
• Maria è testimone autorevole di Gesù
Cristo e comunica la sua fede (a Elisabetta,
a Pentecoste)
21. I cristiani per compiere la
volontà di Dio scelgono di
essere fedeli alla parola di
Gesù e di attenersi alla sua
volontà (Gv 13,34-35):
Vi do un comandamento
nuovo: che vi amiate gli uni
gli altri; come io vi ho
amato, così amatevi anche
voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno
che siete miei discepoli, se
avrete amore gli uni per gli
altri.
23. Santa Maria fece la
volontà del Padre e la fece
interamente; e perciò vale
di più per Maria essere
stata discepola di Cristo
anziché madre di Cristo;
vale di più, è una
prerogativa più felice
essere stata discepola
anziché madre di Cristo.
24. Maria fu beata perché ascoltò la parola
di Dio e la mise in pratica. Custodì la
verità nella mente più che la carne nel
ventre. La verità è Cristo, la carne è
Cristo: Cristo verità nella mente di
Maria, Cristo carne nel ventre di Maria:
vale di più ciò che è nella mente
anziché ciò che si porta nel ventre.
Santa è Maria, beata è Maria, ma più
importante è la Chiesa che non la
Vergine Maria. Perché? Perché Maria è
una parte della Chiesa, un membro
santo, eccellente, superiore a tutti gli
altri, ma tuttavia un membro di tutto il
corpo; senza dubbio più importante di
un membro è il corpo. Il capo è il
Signore e capo e corpo formano il
Cristo totale. Che dire? Abbiamo un
capo divino, abbiamo Dio per capo.
25. Gesù ha compiuto tutte le azioni a Dio
gradite e tutti i precetti della legge che erano
imposti per mezzo di Mosé. Nessun altro ha
potuto adempierli in pienezza e senza
alterazioni, fuorché Gesù, il Figlio unico
incarnato per la nostra salvezza. Tali precetti
sono: l’amore di Dio e degli uomini, la pietà,
la giovialità, la dolcezza, la pace, l’umiltà e la
pazienza, il rispetto e l’ubbidienza ai
genitori, il digiuno, la preghiera e ogni opera
buona: l’amabile Signore li insegnava agli
uomini prima con i fatti e poi con le parole. A
partire dunque da questo momento, la santa
Madre divenne discepola del suo dolce
Figlio, vera Madre della sapienza e figlia
della sapienza, perché non lo guardava più
in maniera umana o come semplice uomo,
ma lo serviva con rispetto come Dio e
accoglieva le sue parole come parole di Dio.
26. Prima e più perfetta
discepola di Cristo (MC 35)
La sua posizione unica di
prossimità a Cristo le
permise di essere
personalmente
ammaestrata da Gesù. Dal
suo ritrovamento al tempio
di Gerusalemme sino
all’inizio della sua vita
pubblica Maria fu invitata
dal suo Figlio a
ricomprendere in
profondità la volontà
divina.
27. Maria è la prima e perfetta
discepola perché ha
realizzato, in sé e nella sua
vita con Cristo e ora con la
Chiesa, le tre note
fondamentali dei discepoli:
1. La risposta pronta e
generosa alla vocazione
2. L’iniziazione permanente
e progressiva
3. L’invio ad annunciare
come ha fatto con la visita
ad Elisabetta ed ora
facendo missione con la
Chiesa.
28. In Maria si riscontrano in modo
eminente i contenuti dello
statuto discepolare :
a) La fede (Gv 14,1) che in Maria fu
tale da definire la sua identità.
Tanto da essere chiamata la
credente ( Lc 1,45);
b) l’abnegazione (Lc 14,26-27), perché
ella si fece dono agli altri (Lc 1,39-45)
visse attenta alle necessità del
prossimo (cf Gv 2,1-5);
c) l’accoglimento della parola,
che fu atteggiamento
caratteristico di lei (cf Lc 1,38)
cresciuta nell’amore e
nell’osservanza della legge (Lc 2,22-
24)
29. d) Il servizio reciproco (Mc
10,42-45) proprio degli amici di
Gesù (Gv 13,14-15)
e) Il servizio alla causa del
regno, per cui Maria si offrì
totalmente come la serva
del Signore alla persona e
all’opera del Figlio suo (LG 56)
f) La condivisione del
destino del maestro (Cf Gv 15,20)
poiché ella fu
indissolubilmente
congiunta al Figlio
nell’amore, nel dolore (Lc 2,34-
35) nella gloria;
30. g) l’esperienza della croce
(Mt 16,24; Lc 14,27) che in Maria
raggiunse il culmine
allorché piena di fede, stette
presso la croce del Figlio,
accogliendo le parole del
Salvatore morente (Gv 19,25-27)
h) La vigilanza operosa e
orante (Mc 13,33-37) che in Maria
fu attesa della venuta dello
Spirito (At 1,14) e ardente
desiderio dell’ultima venuta
del Signore (Ap 22,17)
31. Venerdì 21 dicembre 2012 - ore 17.30 - 19.00
Spiriti e Angeli tra paura e conforto
presso l'Auditorium "Robert Diemoz"
del Centro Socio Assistenziale
in via delle Risorgive, 3
a Porcia