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© 2015 QUI! Group S.p.A.
ESTRATTO RASSEGNA STAMPA
QUI! GROUP
CONVEGNO WELFARE CHE FARE E RICERCA - SETTEMBRE 2016
Welfare Company
Conl
'
aiutodelprovider
giùcostieburocrazia
nadelle
questionicritiche
riguardo l
'
implementazionedei
piani di welfareè
la loro gestione
considerata da
molti, esoprattutto
dallepiccole
aziende, troppoonerosa. Unaiuto potrebbe
veniredaunproviderdiserviziesterno
che,secondoChiaraFogliani,consigliere
di amministrazionedi WelfareCompany
societàperlagestionedeiservizia
supportodelwelfareaziendale, nonsilimita
allagestionedelpiano.Intervieneinfatti
nellasuacostruzioneeimplementazione
curandoanchela comunicazioneinterna,
unadellechiavipermassimizzarei
ritornierendereil pianodieffettivosuccesso.
Oltreaessereunrisparmioditempoedi
risorse, perchéconil providerl
'
impresa
esternalizzala gestioneamministrativa.
L
'
evidenzadi ciòemergequandoil
dipendentedevescegliereseacquisireil
premioinnaturao ineuro. Unpremiodi
1.000 euroin bustapagadi fatto
diminuiscea816, mentre costoperl
'
aziendaè di 1.290. Al contrario, nel casoin
cuisi optiperun rimborsoin benefit, il
lavoratore ha un beneficio netto e
l
'
aziendanonhaoneriaggiuntivi.
L. AD.
26 settembre 2016 - N°nc
Svolte Gli effetti delle nuove agevolazioni fiscali al centra dell'incontro organizzato dal Corriere. Le prospettive di un mercato appena nato
WelfareaziendaleI benefit?Unvolanodi sviluppo
Assistenza sanitaria, permessi di paternité, agevolazioni al consumo f studio dei figli esmart working i preferiti dai lavoratori
DILUISAADANI
L
e misure di welfare
aziendaleappena de-
finite dalla Legge di
Stabilité si stanno ri-
velando un successo anche
superiore aile aspettative sia
per quanto riguarda l'appli-
cazione sia per Finteresse e
l'attenzione concui sonostate
accolte. Come prevedibile
hanno riguardato soprattutto
le grandi aziende del Nord
Italia, ma i segnali e l'attento
livello di discussione fanno
ipotizzare cheil bacino possa
allargarsi facilmente. In que-
sto contesta fa ben sperare
PierPaolo Baretta—sottose-
gretario di Stato al ministero
dell'Economia e delle Finan-
ze — intervenuto settimana
scorsaal convegno «WelFare
che fare» organizzato dal
Corriere délia Sera— cheri
badisce il suo intenta non so-
lo di confermare ma anche di
perfezionare la norma e se
possibile di estenderla a una
popolazione più ampia. «Ri-
tengo che sia opportuno in-
traprendere un percorso che
tenda a spostare i benefici fi-
scali dalle catégorie profes-
sionali aile persone al di là
del fatto che siano lavoratori
dipendenti, autonomi, del
pubblico o del privato. Il fo-
ras deveessereposta sulle si-
tuazioni datutelare superan-
do in questo modo Fattuale
segmentazionedelleagevola-
zioni realizzando una mag-
giore personalizzazione delle
opportunité côerentemente
con situazioni e territori spe-
cifici — ha spiegato —. Cre-
do chesia arrivato il momen-
to di assumere il tema del
welfare anche al livello di
contrattazione nazionale in
quanto argomento non solo
di sviluppo economico ma in
generale di qualità délia cre-
scita».
Più produttività
Il welfare aziendale sem-
bra piacere e tanto anche ad
Aidp, lAssociazione italiana
dei direttori del personale,
tanto che IsabellaCovilli Fag-
gioli, la sua présidentenazio-
I
Allargare le
agevolazioni
è nei piani
del governo
VM i 1
ft
K •
B u1111H ^.'C*]i I']TiTn^B
nale, arriva a definirlo stru-
mento di business commen-
tando che «tutto è migliora-
bile certo,ma sicuramente si
tratta di un'arma portentosa
di miglioramento del clima
aziendale e quindi di fideliz-
zazione dei dipendenti con
immediati riflessi sulla pro-
duttività. Lo dicono chiara-
mente i fatti: le aziende di
maggior successosono pro-
prio quelle chehanno investi-
to sul benessere dei dipen-
denti.
Motivazione
La vitalité di un sistema
non dipende solo da regole e
procédure ma dalla motiva-
zione delle persone. Ma c'è
anche un altro aspetto im-
portante delle misure intro-
dotte, tarse anche sottovalu-
tato. Riguarda il modello di
relazioni sindacali sottinteso
cherichiede di andareal di là
delle logiche di contrattazio-
neper vestire quelle délia ne-
goziazione costruttiva con
l'obiettivo comune di miglio-
rare la vita dei lavoratori of-
frendo servizi laddove lo sta-
to socialelatita».
È infatti chiaro che, come
précisa Luca Pesenti,docente
dell'università Cattolica di
Milano: «In un contestadi bi-
sognisociali tradizionali, solo
in parte coperti dal pubblico,
se ne affiancano altri tipici
del nostro tempo, legati alla
26 settembre 2016 - N°31 - Economia
conciliazione fra vita privata
e vita familiare e all'invec-
chiamento délia popolazione,
rispetto ai quali il pubblico
arranca e che possono dun-
que essere soddisfatti anche
dapolitiche di welfare».
Emblematici i dati che
emergono dalla ricerca «Il
futuro del welfare aziendale
Nuovi bisogni
che il pubblico
non puô
soddisfare
Università Cattolica
Luca Pesenti
dopo la legge di Stabilità
2016» (promossa da Welfare
Company in collaborazione
con Aidp e a cura di Luca Pe-
senti e frutto di interviste a
un campione di manager del
personale raccolte a giugno e
luglio di quest'anno). I bene-
fit più interessanti ( escluden-
do gli ormai classici mense,
buoni pasto e orari flessibilJJ
riguardano l'assistenza sani-
taria ( 60% dei casi delle
aziende in cui vi sono già pia-
ni di welfare e 42,5% del tota-
le del campione), le conven-
zioni e agevolazioni al consu-
mo (49,4% e 35,2%), i per-
messi di paternità (35% e
25%),i sostegni per lo studio
dei figli (32,5% e 23,2%) e le
azioni di smart working
( 32%e 22%). Seperô si
de agli intervistati su quali
aspetti contano di intervenire
prossimamente, al primo po-
sta balzano immediatamente
gli interventi per facilitare la
conciliazione tra vita e lavoro
( 58,7%) mentre tre imprese
su dieci intendono investire
sui temi del sostegno all'edu-
cazione esulla sanità integra-
tiva. Fra gli altri dati interes-
santi délia ricerca anche
quelli che riguardano la rile-
vanza del ruolo sindacale nel-
l'implementazione dei piani.
Dove la sindacalizzazione è
alta la reattività è elevatissi-
ma: l'82% delle aziende è già
attira o lo farà prossimamen-
te, nelle realtà invece con tas-
si di sindacalizzazione bassa
si scendeal 70%.
Infine una evidenza, ad
uso degli operatori nell'auspi-
cio chegli interventi per favo-
rire il welfare proseguano. Le
imprese (soprattutto quelle
chehanno già un piano ) délia
normativa in atto apprezzano
in particolare l'ampliamento
delle tipologie di benefit de-
tassabili e l'eliminazione del
limite di deducibilità entro il
5x1000 di costo del persona-
le. Le realtà dovenon si fa an-
cora welfare guardano con fa-
vore anche alla libertà del di-
pendente di sceglieretra pre-
mio di produttività e
conversione in benefit.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
26 settembre 2016 - N°31 - Economia
Corriere Economia (ITA)
19 Settembre 2016
C()RRIERECON()NIIA
Corriere Economia(ITA)
19 Settembre2016
Paese:it
Pagina:18
Readership:2710000
Diffusione:489259
Tipo media:Supplemento
Autore: n.d.
1'liÌ1iìtiì1
Domaniilfocussulsettore
organizzatodaCorriereEconomia
WelFarechefare.Checosa cambia peraziendeedipen-
denti.Lepotenzialitàdi unnuovo mercato».E'il titolo
dell'incontro organizzato da Corriere Economia in program-
ma a Milano domani martedì 20 settembre alle ore 18
presso la Sala Buzzatiin Via Balzan 3.
Nel corso dell'incontro si farà il punto sulle prospettivE
del welfareaziendaledopo le novità della leggediStabilità
e si esamineranno alcuni casi aziendali disuccesso.All'in-
contro parteciperanno Piergiorgio Angeli(Direttore risorsE
umaneLuxottica Group),Isabella CoviliFaggioli(presidentE
Aidp),Chiara Fogliani(consiglierediamministrazione Wel-
fare Company-Qui Group),Andrea KelIer (amministratorE
delegato Edenred), Andrea Mencattini(Responsabile con-
trollate assicurative e relazioni Istituzionali - Generali Ita-
lia),Silvia Morera(consiglierePwc)eLuca Pesenti(profes-
sore di Sistemi di welfarecomparati - Università Cattolica).
Concluderà ilavoriPierPaolo Baretta,sottosegretarioal mi-
nistero dell'Economia. La partecipazione è libera. Per iscri-
versi:welfarechefare@corriere.it.
E
o
Pagina 1 / 1
Articolo per uso esclusivo del destinatario.Sono vietate la riproduzione e la ridistribuzione
19 Settembre 2016
CoRRIERECONONIIA
Corriere Economia(ITA)
19 Settembre2016
Paese: it
Pagina:18
Readership:2710000
Diffusione:489259
Tipo media:Supplemento
Autore:Luisa Adani
Svolte Risultati positivi peril70%delleimpresesecondola ricerca «Ilfuturodopo la legge diStabilità» chesarà presentatadomanialCorriere
WeffareaziendaleCronacadliunsuccessoannunciato
Èapplicatodallegrandi realtà(71,4%).Masolo unasu cinquefa un'analisi delle necessità deidipendenti
Dl LUISAADANI
B
anco di pmva positivo sul-
l'implementazione dei pia-
nidiwelfareaziendalichesi
ritiene possano contribuire
a migliorareil climaaziendaleeari-
durrela conflittualitft come pure ad
aumentare lattrattività dellazienda,
a contenere il turn over dei dipen-
dentie a dareimpulso alla produtti
ità.Menoevidentisembranoessere
invece i benefici per le ricadute sul
territorio per quanto riguardalo svi-
luppodelladomandadibenieservizi
come purel'aumento della presenza
femminile in azienda, anche se le
donnesembranolepiùconvinte del-
l'efficaciadiquestemisure.
Questi sono solo alcuni dei dati
emersi dalla ricerca «Il futuro del
welfare aziendale dopo la legge di
Stabffità2016»(pmmossadaWelfa-
re Company in collaborazione con
Aidp e a cura di Luca Pesenti del-
l'Università Cattolica di Milano) e
chesaràillustratanell'incontroorga-
nizzatodaCorriereEconomiainpm-
grammadomanialleore18(vedibox
quisotto).Laricercaèfruttodiinter-
viste a un campione rappresentativo
cli manager dellerisorseumane,rac-
colteagiugnoelugliodiquestlinnoe
quindiaridossodell'emanazione dei
decreti attuativi e dei chiarimenti
dell'AgenziadelleEntrate,Inunosce-
nario complessivamente positivo il
70°odelleaziendesottolinea perògli
importanticostieconomicieorganiz-
zatividasostenereperl'implementa
zione e la gestione dei piani,fattori
che nelle medie e piccole realtà ne
rallentano o ostacolano l'attuazione.
Inpocopiùdellametàdeicasiinvece
ilpianodiwelfare non vieneattivato
pervolontàdellapreprietàaziendale.
La rete
Sono soprattutto (il 71,4°n) le
grandi aziende del Nord Ovest ad
avere almeno un servizio di welfare.
Questodato spiegaancheilfallo che
la grande maggioranza di queste
(81,1°o)gestiscein houseilpianoac-
cordandosidirettamente con iforni-
tori.Pochesonoinvecelerealtàchesi
avvalgono di un provider di servizi
(18,1°o)e una minoranza quelle che
creano una rete con altre imprese
t5,5°)o utilizzano i servi7i pmposti
da una associazione di categoria
(3°o). Nella maggioranza dei casi i
servizi si acquistano dai fornitori
raolafaràprossimamente.
(56,1°o) o tramite rimborso spese
(42,1°o).
Lascelta
Ilportaleamenù,cheoffrelapos-
sibilità diarticolare un paniere,èin-
ecc presente in quasi uabzienda su
tre.In questo scenario,un punto di
debolezzaèchegmssomodoquattm
aziende su cinque presentano la
gamma dibenie servizi senza a er
svolto un'attenta analisi dei bisogni
deidipendenti.Che è un passaggio
chiave perimpostareun'offertaami-
sura deilom desiderata, alorizzan-
doi vantaggidellarecentenormati a
che vuole rendere più «pesante» la
remunerazione.
SecondoPesentilaragionepercui
le Risorse umane tendono a saltare
questo passaggio sta nell'esigenza di
nonaumentareicosticonquestiona-
rienellasostanzialecertezzadicono-
scere già quali sunu i vantaggi più
graditi.Inutile negare però che fra i
fattorivièancheilfatto cheun'even-
tuale indagine potrebbe alzare le
aspettative.Per quanto riguarda il
datosecondo cuisolo pocheaziende
coinvolgonoilsindacato,secondoPe-
senti,laresponsabilità potrebbe non
esseresoloaziendaleeleragionitco-
varsi anche nella cautela con cui il
sindacato siaffaccia al welfareazien-
dale,con il timorecheerodaquotea
quellopubblico.
Infine se osserviamo le risposte
degliintervistatile prospeffivesem-
branobuone,solol'8,2°c delleazien-
de non prevede intenenti futuri
menteil69°ocistagiàlavorandoolo
faràneiprossimimesieil23°ovaluta
se farlo ma ritiene che sarebbe op-
portuno.
Ancheperlaprossima k)rnatasa-
ranno ancorale grandirealta a mi-
plementareipiani,infattiil76°odelle
aziendemer250addeffiègià
Pagina 1 /2
Articolo per uso esclusivo del destinatario.Sono vietate la riproduzione e la ridistribuzione
LA DIFFUSIONE
Percentuale di aziendedelcampione
che presenta al propriointerno unoo più
servizi/benefitdi welfare
I MOTIVI62,4 23,2 14,3
Perchèintrodurre Riduzionedella conflittuulità .
il weltare in azienda. emiglioramentodiclima
Dati in percentuale
52,7 33,3 13,9
ki. Moltooabbastanza
 Aumento dell'attraltiva ________________________________
- ,Ø •Pocoonulla dirisorseumane
Nonso
47,7 32,1 20.3
Contenimento -
dellnrnnozr
Lemodalitaconcuivienecostruita -
' lC() 468 304 228
I olfertadiwelfare . 1,...—__-_ I 'ti M'ti i'.
Incremento
Accordi LA GESTIONE dellaproduttività
con singolifornitori Come viene organizzata la gestione del Piano
e di welfare da parte dell'azienda 39,2 38,4 22,4nnsuen en ami
224% 1
asupporto dellaDirezione ' Utilizza Riduzione I
P d di un portale Rimborso dell'assenteismo
________
18,1% amenù spese
gestita 31,7 43,5 24,9
Cestiane direttamente ,
interna 7,6% ' Sviluppodella domanda di beni ___________________________
Acquisto esenazipnrilterrilorio
Accordidirete•550/ diservizi
con altreaziende•'
' direttamente - 31,2 50,2 18,6
odefornitori u i c ti r
Portalepropostoda ti" ì  R( i wclfarccsmpony Sviluppo dellaquotadilavoro _____________________________
un'associazionedicategoria ''°
't,' ij)'tIP4 JJ't eAidp femminilein azienda
Pagina 2/2
Articolo per uso esclusivo del destinatario. Sono vietate la riproduzione e la ridistribuzione
Unagrandeprateria
ancoradaconquistareSocietà specializzate , broker , compagnie
assicurative e consulenti strategici si stanno
dando battaglia sul nuovo campo di gioco.
Ma i costi restano alti , soprattutto per le Pmi
200
ui
clienti
, iti , tutte imprese
sane , che stanno
bene , che riconoscono premi di
produttività ai loro dipendenti» .
Federico Isenburg , fondatore
nel 2007 di una delle più
dinamichesocietà che assistono le
imprese nel mare
sconosciutodei piani di welfare , ha scelto
con vero tempismo , nel
dicembrescorso , il nome giusto per la
sua iniziativa , Easy Welfare . Da
tempo , però , aveva
riconvertitol
'
attività da quella di mobility
management sotto i cui auspici
aveva fondato l
'
azienda , quasi
dieci anni fa . Fincantieri e Hera ,
fra i grandi gruppi con migliaia
di dipendenti sono diventati suoi
clienti quest'
anno . «Assicuriamo
flessibilità e una ampia
gammadi servizi da erogare . In più
abbiamo messo a punto una
piattaforma di uso facile , per
consentire all
'
utente di poter
selezionareil servizio preferito» , ha
spiegato a ME Piattaforma è una
parola chiave per chi offre piani
di welfare aziendale . il luogo
del web dove si pub consultare
il catalogo dei prodotti
disponibilie acquistabili , previo accordo
aziendale . «L
'
accesso alla
piattaformastandard non è oneroso ,
ma se l
'
azienda cliente vuole una
personalizzazione , un suo set up ,
allora questo ha un prezzo . La
nostra remunerazione viene da
e da una percentuale sul volume
di premi gestito» , ha precisato
lsenburg . Easy Welfare fattura
5 milioni di euro con un ebitda
oltre il 20%% e un modello di
remunerazioneche si compone di
un costo di setup della
piattaformacrescente in funzione del
numero dei dipendenti dell
'
azienda, un canone per aggiornare e
mantenere il portale e una fee
sugliimporti calcolati.
margine di intervento quello
che il piano di welfare consente
all
'
azienda di risparmiare in
terminifiscali . Ma il valore aggiunto
per il piattaformista , nel
linguaggiodei tecnici chi fornisce via web
piani di prodotti e servizi da
selezionare, diventa la possibilità di
diventare consulente essenziale
per l
'
azienda . Soprattutto per le
piccole e medie imprese che pur
percependo il vantaggio di
offrirebenefit fiscalmente vantaggiosi
ai loro dipendenti non
dispongonodelle strutture amministrative
e manageriali per gestire quei
rapporti , come invece hanno
i grandi gruppi , tra cui Pirelli ,
Telecom o Ferrari , storicamente
attivi in questa pratica . «I costi di
una piattaforma sono
considerati, troppo onerosi , specialmente
dalle Pmi» , ha ammesso Chiara
Fogliani , consigliere delegato
di Welfare Company , società di
QuiGroup , specializzata in
soluzionidi welfare . E ha spiegato:
«Grazie agli sgravi fiscali , 1.000
euro che un' azienda eroga
sottoforma di servizi di welfare ,
invece che in prestazione in
contanti, comportano un risparmio
di 350 euro per l
'
azienda e 180
euro in più in busta paga per il
dipendente» . Su questi
marginiintervengono gli intermediari
specializzati , che si stanno
moltiplicando, da Eudaimon a Valore
Welfare , da DoubleYou a Gesam ,
soppiantando il commercialista o
il consulente del lavoro , che
difficilmentehanno le competenze
per stipulare le convenzioni
necessarieper rendere disponibili
i benefit richiesti dai lavoratori .
boom di domanda sta attirando
anche gruppi multinazionali , tra
cui il broker assicurativo
americanoAon , guidato in Italia da
Federico Casini , o la
franceseEdenred , inventore dei Ticket
Restaurant , che ha sfondato co-
30 settembre 2016
me fornitore di ticket sostitutivi
delle mense aziendali , e ora
fornitoredi piani di welfare a tutto
tondo . ancora la francese ,
Sodexo , attiva anche sul fronte
dei rapporti con il territorio , che
ha allacciato una partnership con
Vicenza Welfare . In questo caso
si incrociano le conoscenze del
territorio con la fornitura di una
piattaforma di servizi che
comprendeoltre ai tradizionali buoni
pasto , anche l
'
utilizzo di centri
medici , palestre , corsi di lingua.
Nel settore salute le compagnie di
assicurazione specializzate e
generaliste , vedono nel welfare aziendale
opportunità di diversfficarel
'
eccessivaconcentrwione dei premi sulla
previdenza complementare , attuata
con polizza vita . esempio più
recentequello di Poste Italiane , che
ha sdoppiato PosteVita creando
PosteSalute . Qualche tentativo di
innovare lo ha fatto Axa , con
formulemolto rivolte ai giovani ; o Allianz ,
che anche come datore di lavoro
da anni promuove piani di welfare
per i suoi dipendenti . Un
segmentosu cui molti si sono esercitati ,
ma non sempre con esiti di
businesssoddisfacenti , stato proprio
quello della sanità integrativa . Un
colosso come UnipolSai da cinque
anni dedica al tema del welfare un
appuntamento di riflessione e
studioannuale , Welfare Italia . E sul
segmento salute ha svolto ricerche
e analisi accurate . Eppure soffre la
competizione di soggetti non
generalisti, che si sono concentrati
sul tema , con risultati
apprezzabili. «Le compagnie di assicurazione
generaliste concepiscono ancora la
polizza sanitaria come ristoro
esclusivamentedi natura economica a
fronte di un evento da risarcire» , ha
spiegato Marco Vecchietti , ceo
di RbmSalute , compagnia
specializzatache vanta una raccolta
premi di 350 milioni nel 2015 , con
2 ,3 milioni di assicurati , tramite
polizze aziendali . «Noi invece
vogliamoaffiancare l
'
assicurato nel
suo percorso di salute puntando
sulla promozione di uno stile di
vitasano , sulla prevenzione e sulla
consulenza dei migliori medici
pubblicie privati . Non assicuriamo un
evento , ma affianchiamo la
personalungo tutto l
'
arco della sua
vita attraverso una serie di servizi ,
percorsi di cura , fino al long term
care» . Per Vecchietti c' è un rischio
di welfare low cost , un welfare
faida-te«che non coglie priorità e non
aiuta a concentrare e risorse sui
bisognireali della popolazione» . In
corsa ci sono anche le grandi
societàdi consulenza aziendale . Da
EY a Pwc , a Deloitte , hanno intuito
che la cura dell
'
azienda cliente
devearrivare anche a questo livello di
delivery , forse meno nobile , ma
essenzialeper trattenere i clienti e per
cercarne di nuovi.
30 settembre 2016
Federico
Casini
Chiara
Fogliani
30 settembre 2016
Unagrandeprateria
ancoradaconquistareSocietà specializzate , broker , compagnie
assicurative e consulenti strategici si stanno
dando battaglia sul nuovo campo di gioco.
Ma i costi restano alti , soprattutto per le Pmi
bbiamo già quasi
200 aziende
clienti, tutte imprese
che stanno
bene , che riconoscono premi di
produttività ai loro dipendenti» .
Federico Isenburg , fondatore
nel 2007 di una delle più
dinamichesocietà che assistono le
imprese nel mare
sconosciutodei piani di welfare , ha scelto
con vero tempismo , nel
dicembrescorso , il nome giusto per la
sua iniziativa , Easy Welfare . Da
tempo , però , aveva
riconvertitol'
attività da quella di mobility
management sotto i cui auspici
aveva fondato l
'
azienda , quasi
dieci anni fa . Fincantieri e Hera ,
fra i grandi gruppi con migliaia
di dipendenti sono diventati suoi
clienti quest'
anno . Assicuriamo
flessibilità e una ampia
gammadi servizi da erogare . In più
abbiamo messo a punto una
piattaforma di uso facile , per
consentire all
'
utente di poter
selezionareil servizio preferito» , ha
spiegato a MF Piattaforma è una
parola chiave per chi offre piani
di welfare aziendale . il luogo
del web dove si può consultare
il catalogo dei prodotti
disponibilie acquistabili , previo accordo
aziendale . «L
'
accesso alla
piattaformastandard non è oneroso ,
ma se l
'
azienda cliente vuole una
personalizzazione , un suo set up ,
allora questo ha un prezzo . La
nostra remunerazione viene da
e da una percentuale sul volume
di premi gestito» , ha precisato
Isenburg . Easy Welfare fattura
5 milioni di euro con un ebitda
oltre il 20%% e un modello di
remunerazioneche si compone di
un costo di setup della
piattaformacrescente in funzione del
numero dei dipendenti dell
'
azienda, un canone per aggiornare e
mantenere il portale e una fee
sugliimporti calcolati.
margine di intervento è quello
che il piano di welfare consente
all
'
azienda di risparmiare in
terminifiscali . Ma il valore aggiunto
per il piattaformista , nel
linguaggiodei tecnici chi fornisce via web
piani di prodotti e servizi da
selezionare, diventa la possibilità di
diventare consulente essenziale
per l
'
azienda . Soprattutto per le
piccole e medie imprese che pur
percependo il vantaggio di
offrirebenefit fiscalmente vantaggiosi
1 ottobre 2016
ai loro dipendenti non
dispongonodelle strutture amministrative
e manageriali per gestire quei
rapporti , come invece hanno
i grandi gruppi , tra cui Pirelli ,
Telecom o Ferrari , storicamente
attivi in questa pratica . «I costi di
una piattaforma sono
considerati, troppo onerosi , specialmente
dalle Pmi» , ha ammesso Chiara
Fogliani , consigliere delegato
di Welfare Company , società di
QuiGroup , specializzata in
soluzionidi welfare . E ha spiegato:
«Grazie agli sgravi fiscali , 1.000
euro che un' azienda eroga
sottoforma di servizi di welfare ,
invece che in prestazione in
contanti, comportano un risparmio
di 350 euro per l
'
azienda e 180
euro in più in busta paga per il
dipendente» . Su questi
marginiintervengono gli intermediari
specializzati , che si stanno
moltiplicando, da Eudaimon a Valore
Welfare , da DoubleYou a Gesam ,
soppiantando o
consulente del lavoro , che
difficilmentehanno le competenze
per stipulare le convenzioni
necessarieper rendere disponibili
i benefit richiesti dai lavoratori .
boom di domanda sta attirando
anche gruppi multinazionali , tra
cui il broker assicurativo
americanoAon , guidato in Italia da
Federico Casini , o la
franceseEden red , inventore dei Ticket
(continuaapag. 55)
(segueda pag. 53)
Restaurant , che ha sfondato
comefornitore di ticket sostitutivi
delle mense aziendali , e ora
fornitoredi piani di welfare a tutto
tondo . ancora la francese ,
Sodexo , attiva anche sul fronte
dei rapporti con il territorio , che
ha allacciato una partnership con
Vicenza Welfare . In questo caso
si incrociano le conoscenze del
territorio con la fornitura di una
piattaforma di servizi che
comprendeoltre ai tradizionali buoni
pasto , anche l
'
utilizzo di centri
medici , palestre , corsi di lingua.
Nel settore salute le compagnie di
assicurazione specializzate e
generaliste, vedono nel welfare aziendale
'
opportunità di diversificare
eccessivaconcentrazione dei premi sulla
previdenza complementare , attuata
con polizza vita. L
'
esempio più
recentequello di Poste Italiane, che
ha sdoppiato PosteVita creando
PosteSalute . Qualche tentativo di
innovare lo ha fatto Axa, con form
ulemolto rivolte ai giovani ; o Allianz,
che anche come datore di lavoro
da anni promuove piani di welfare
per i suoi dipendenti . Un
segmentosu cui molti si sono esercitati ,
ma non sempre con esiti di
businesssoddisfacenti , stato proprio
quello della sanità integrativa . Un
colosso come UnipoiSai da cinque
anni dedica al tema del welfare un
appuntamento di riflessione e
studioannuale , Welfare Italia . E sul
segmento salute ha svolto ricerche
e analisi accurate . Eppure soffre la
competizione di soggetti non
generalisti, che si sono concentrati
sul tema , con risultati
apprezzabili. «Le compagnie di assicurazione
generaliste concepiscono ancora la
polizza sanitaria come ristoro
esclusivamentedi natura economica a
fronte di un evento da risarcire» ,ha
spiegato Marco Vecchietti , ceo
di RbmSalute , compagnia
specializzatache vanta una raccolta
premi di 350 milioni nel 2015 , con
2,3 milioni di assicurati , tramite
polizze aziendali . «Noi invece
vogliamoaffiancare l
'
assicurato nel
suo percorso di salute puntando
sulla promozione di uno stile di vi
ta sano , sulla prevenzione e sulla
consulenza dei migliori medici
pubblicie privati. Non assicuriamo un
evento , ma affianchiamo la
personalungo tutto l
'
arco della sua
vita attraverso una serie di servizi,
percorsi di cura , fino al long term
care». Per Vecchietti c' è un rischio
di welfare low cost , un welfare
faida-te«che non coglie priorità e non
aiuta a concentrare e risorse sui
bisognireali della popolazione» . In
corsa ci sono anche le grandi
societàdi consulenza aziendale . Da
EY a Pwc , a Debee , hanno intuito
che la cura dell
'
azienda cliente
devearrivare anche a questo liven( di
delivery, forse meno nobile , ma
essenzialeper trattenere i clienti e per
cercarne di nuovi.
1 ottobre 2016
1 ottobre 2016
Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie
agli incentivi
Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie agli incentivi(Teleborsa) - E' già molto popolare la
normativa sugli incentivi al welfare aziendale , introdotta dalla Legge di stabilità 2016 , che si
incentra su un sistema di detrazioni fiscali, garantite alle imprese che investono in questo ambito.
Una risposta al sistema di welfare che in Italia è fra i peggiori in Europa . Stando ad una ricerca
condotta dall' Università Cattolica per Welfare Company, ad un anno dalla Legge di stabilità
2016, il 33% delle imprese sta già mettendo a punto un Piano di Welfare aziendale per sfruttare i
benefici di queste norme. Inoltre, il 71% delle aziende ha già attivato uno o più benefit o servizi di
welfare, che si dirigono soprattutto a quadri e impiegati (oltre il 65% dei casi). Le aziende che
fanno maggiormente welfare sono situate al Nord ovest e solitamente hanno grandi dimensioni. I
servizi più diffusi sono ovviamente mense e buoni pasto, ma prendono piede anche l' assistenza
sanitaria , le convenzioni al consumo , i permessi di paternità , i bonus per lo studio dei figli e lo
smart working (lavoro da casa). L'indagine ha voluto esplorare anche i motivi che spingono le
aziende a "non" attivare ancora un piano di welfare: di costo, economici ed organizzativi .
27 settembre 2016 - 01:30
http://finanza.repubblica.it/News_Dettaglio.aspx?code=257&dt=2016-09-27&src=TLB
Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per
le imprese
Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le impreseMilano (askanews) - Welfare aziendale
una realtà ancora in divenire: se il 33% delle imprese studia già nuovi Piani sulla scorta delle
recenti opportunità normative, una parte consistente di aziende, soprattutto medio e piccole e del
Centro-Sud, non utilizza alcun strumento di welfare. Una ricerca dell'Università Cattolica -
promossa da Welfare Company e realizzata con la collaborazione di Aidp - ha indagato quali
siano le motivazioni di tale resistenza. Nel 70% per cento delle aziende prive di Piani Welfare, i
direttori del personale indicano nei "costi" il motivo per non esplorare i nuovi strumenti. Si tratta
di una percezione errata e da correggere come sottolinea Chiara Fogliani, consigliere delegato di
Welfare Company: "E' proprio il contrario. Il welfare comporta uno sgravio di costi
economico-organizzativi, anzi proprio un risparmio. Faccio un esempio concreto: su 1.000 che
l'azienda decide di destinare a un dipendente come premio di produttività, inserendolo in un piano
di servizi di welfare, l'azienda risparmia 350 euro a dipendente, e il collaboratore riceve in busta
180 euro in più. Per cui il risparmio e l'aumento del potere d'acquisto è notevole sia per l'azienda
sia per il dipendente. In termini di costi organizzativi anche qui affidarsi ad un provider di servizi
può sgravare l'azienda di tutti i costi amministrativi e gestionali". Le aziende di piccole
dimensione percepiscono inoltre come complesse e lontane dal proprio perimetro le modalità di
realizzazione di molti strumenti di welfare. Ma anche questa è una visione da superare. Il ruolo
dei provider di servizi è, in tal senso, risolutivo. "Il nostro ruolo - prosegue Fogliani - è quello di
poter fornire una moltitudine di servizi, che garantiscano usufruibilità, semplicità, accessibilità
puntando su uno strumento che è la carta multiservizio: garantisce sconti in 30mila punti in tutta
italia, dalla spesa al tempo libero, alla salute, allo sport; fino ad arrivare a strumenti più evoluti
come il portale per offrire un servizio completo". Welfare Company ha stretto una partnership con
PwC per presentare servizi e consulenza nell'ambito del welfare aziendale ad imprese di diverse
dimensioni, con un approccio complessivo e tarato su esigenze specifiche. "Si tratta di una intesa
volta a creare una metodologia che parta dall'analisi dei bisogni fino ad arrivare alla consulenza
giuslavorista e fiscale - conclude l'amministratore di Welfare Company - per poi andare ad
erogare effettivamente un Piano, supportato anche nella comunicazione interna e che sia tarato
sull'azienda, cioè costruito su misura: efficace ed efficiente".
27 settembre 2016 - 04:03
http://stream24.ilsole24ore.com/video/impresa-e-territori/fogliani-welfare-aziendale-risparmio-le-
imprese/ADomx8RB
Welfare aziendale, interesse in crescita dopo
la legge di stabilità 2016. Assistenza sanitaria
la preferita
Welfare aziendale, interesse in crescita dopo la legge di stabilità 2016. Assistenza sanitaria la
preferitaGrazie alla novità introdotte con la legge di stabilità 2016 è destinato a crescere il peso
del welfare aziendale nel tessuto imprenditoriale italiano. A dirlo è una ricerca realizzata
dall'Università Cattolica sulla base di 335 interviste a manager delle Risorse Umane e condotta da
Luca Pesenti, docente di Organizzazioni Sociali e Welfare Plurale. L'indagine, intitolata “Il futuro
del welfare aziendale dopo la legge di stabilità 2016”, è stata promossa da Welfare Company -
società di QUI! Group specializzata in soluzioni di welfare – in collaborazione con Aidp,
l'Associazione italiana per la direzione del personale. Secondo la ricerca il 71,4% delle aziende
campionate presenta attualmente al proprio interno uno o più servizi/benefit di welfare. Per
quanto concerne i destinatari, quadri e impiegati sono le categorie che beneficiano maggiormente
(oltre il 65% dei casi) di questi servizi, mentre gli operai sono all'ultimo posto (46,7%).
L'indagine chiarisce anche quali siano le categorie di benefit più diffuse: escludendo mense/buoni
basto e gli orari flessibili (storicamente più diffusi), le preferenze vanno all'assistenza sanitaria
(42,5%), alle convenzioni e agevolazioni al consumo (35,2%), ai permessi di paternità (25%), ai
benefit per lo studio dei figli (23,2%) e allo smart working (22,9%). Attualmente le imprese che
fanno più welfare sono quelle del Nord ovest e di maggiori dimensioni, le quali tendono a gestire
i piani di welfare in house. Più precisamente, l'81% di chi ha un piano attivo lo ha costruito
attraverso accordi con singoli fornitori, il 18,1% ha invece utilizzato un provider di servizi, il 3% i
servizi proposti da associazioni di categoria e il 5,5% ha creato una rete di imprese per la gestione
del Piano. Conseguentemente la gestione del Piano prevede in maggioranza l'acquisto di servizi
direttamente da fornitori (56,1%) o il rimborso spese (42,1). Si tratta di numeri confortanti,
destinati a crescere quando diventeranno ancora più chiari i vantaggi del welfare aziendale. “La
ricerca – commenta Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company - rivela che 7
aziende su 10 non introducono piani di welfare perché temono sia oneroso dal punto di vista
economico/gestionale. Ma è un mito da sfatare: grazie agli sgravi fiscali, 1.000 euro che
un'azienda eroga sotto forma di servizi di welfare invece che in prestazione in contanti
comportano un risparmio di 350 euro per l'azienda e 180 euro in più in busta paga per il
dipendente, che ottiene un beneficio netto”. Per quanto concerne le novità introdotte dalla legge di
stabilità, gli intervistati hanno espresso un forte apprezzamento per l'ampliamento delle tipologie
di benefit detassabili, per l'eliminazione del limite di deducibilità entro il 5x1000 di costo del
personale e per la libertà di scelta riconosciuta al dipendente tra premio di produttività e
conversione in benefit, mentre meno interesse suscita il nuovo strumento del voucher e la
rimozione del vincolo di volontarietà. Resta il fatto che a fronte delle nuove opportunità previste
dalla legge, le aziende si stanno muovendo: solo l'8,2% del campione, infatti, non prevede
interventi nel futuro, mentre il 33,2% sta già lavorando per la creazione di un piano. Decisamente
più “reattive” le aziende dove c'è già un Piano di welfare attivo: quasi 4 su 10 stanno già
lavorando per ampliare l'offerta. La grande maggioranza delle imprese ipotizza di intervenire
principalmente sui temi di conciliazione vita – lavoro. Più di tre imprese su dieci intendono
invece intervenire sui temi del sostegno all'istruzione e sulla sanità integrativa. Secondo Isabella
Covili Faggioli, presidente nazionale Aidp, “la norma certo consente alle aziende di guardare con
maggiore benevolenza all'adozione di piani di welfare aziendale, ma non va letta solo come
occasione di saving. Il nuovo welfare aziendale rappresenta uno strumento portentoso di
fidelizzazione e attenzione alle esigenze del lavoratore, tanto più in anni di crisi e di carenze del
sistema sociale. Si rivela, infatti, un ottimo strumento per la creazione di quel patto fiduciario per
cui il lavoratore darà quel valore aggiunto che serve all'azienda per stare sui mercati e per vincere
le sfide internazionali. Creare un ambiente dove il benessere del lavoratore è tra gli obiettivi
principali, conduce direttamente al successo dell'azienda”.
28 settembre 2016 - 10:04
Un'
impresa su tre studia
piani di welfare aziendale
Welfare aziendale: manager dell
'
human
resource esprimono giudizi nettamente positivi
per l
'
impatto delle norme sulle nuove
agevolazioni fiscali, ma non solo . I dirigenti delle
risorse umane prevedono infatti con la nuova
normativa un aumento degli interventi su
conciliazione vita-lavoro e dello strumento della
rete di impresa per la gestione degli stessi Piani
di welfare. Ben il 33%% delle imprese sta infatti
già elaborando la creazione di un Piano di
Welfare interno grazie alle opportunità offerte
dalle nuove norme . E come risultato aziendale
dell
'
uso di questi strumenti si aspettano con
convinzione non solo risparmi» complessivi ,
ma anche lariduzione della conflittualità interna,
miglioramento del clima aziendale, l
'
attrazione
di nuovi talent È, in estrema sintesi, quanta
emerge dalla ricerca futuro del welfare
aziendale dopo la legge di stabilità 2016»,
condotta dal professor Luca Pesenti
dell
'
Università Cattolica, e promossa da Welfare
Company - società di QUI! Group specializzata
insoluzioni di welfare - e realizzata grazie alla
collaborazione di AIDP, l
'
Associazione Italiana
per la Direzione del Personale. L
'
indagine
fotografa che il 71,4%% delle aziende - un
campione equilibrato geograficamente e per
dimensione - ha già al proprio interno uno o più
servizi o benefit di welfare. Quadri e impiegati
sono le categorie che ne beneficiano
maggiormente (altre il 65%% dei casi), mentre gli
operai sono all
'
ultimo posto (46,7%%)
.
28 settembre 2016
LA CLASSE NON È ACQUA
La riforma previdenziale non cambia nulla . Si muovono invece la finanza e le assicurazioni
Sulla lavagna di Matteo restano
Fornero e il welfare integrativo» SALVATORECANNAVO

ala saperequalesarà il punto di caduta
della mini-riforma sulle pensioni.
Matteo Renzi . memore del Berlusconi
con il pennarello in tv, disegnasulla lavagnale
linee strategiche degli aumenti alle pensioni
più bassee dei meccanismi , contorti , per
consentireil riposo anticipato a chi ha iniziato a
lavorare da bambino . Tra 14esime estese ai
pensionatifino amille euro netti al mesee
raddoppiper quelli fino 750,più difficile capire
comefunzionerà l'
assegnoperla pensione
anticipata, Ape, visto che ci sono pochi soldi e
molti pretendenti . lin punto è chiaro: per
quanto vituperata , nessunovuole ritoccare la
riforma Fornero che rimane pietra miliare del
sistema pensionistico italiano . Il che spiega
perché l'
ex ministra sia ancora tra le figure
pubbliche più odiate.
IL SISTEMA PREVIDENZIALE , quindi ,
proseguiràsulla strada già tracciata: aumento
progressivodell
'
etàpensionabile fino ai70 anni e
riduzione , altrettanto progressiva, degli
assegni. Le risorse si riducono con la contrazione
dell '
economia reale e quindi degli occupati (e
quindi dei versamenti di contributi) mentre i
beneficiari futuri non fanno che aumentare.
Non è un caso,quindi ,senella leggedi Stabilità
siipotizzano nuove facilitazioni per uno
strumentorimasto dormientenegliultimiannima
che sta per conoscere una nuova stagione. Il
Welfare integrativo , infatti , potrebbe essere
rilanciato dall
'
abolizione del limite alla
deducibilità(oggi fissato al 5x1000 del monte
salari). A confermare che questacostituisca una
chanceper il futuro vi è una ricerca dell
'
UniversitàCattolica , affidata alla Qui!Group,
societàdi Welfare Company e con l '
ausilio
dell'
Associazione dei direttori del personale ,
Aidp . Il 71,4%% delle aziende del campione
"
presenta al proprio interno uno o più
servizi/benefit di welfare "
. Le cinque categorie di
benefit più diffuse sono: l'
assistenzasanitaria
(42,5%%), le agevolazioni al consumo (35,2%%), i
permessi di paternità (25%%) , i benefit per lo
studio dei figli (23,2%%) e lo smart working
(22,9%%)
"
AFRONTE DELLE NUOVE opportunitàpreviste
dalla legge, le aziendesi stannomuovendo"
, si
leggenel report della ricerca: il 33 ,2%% stagià
lavorandoper la creazionedi un Pianoeil 40%%di
chi un piano di welfare già lo possiede, sta
lavorando"
per ampliare
'
offerta"
.Che il welfare
integrativo possaessereuna risorsasucui le
azienclepuntano è dimostrato anche dalla
vertenzadeimetalmeccanicidoveConfmdustriasi
dice molto disponibile a finanziare nuovi
programmiedoveisindacatihanno giàfatto ampie
aperture.Lo statosociale in crisi e glispazi per
nuoveiniziative sifanno più rilevanti.
28 settembre 2016
Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie
agli incentivi
Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie agli incentivi(Teleborsa) - E' già molto popolare la
normativa sugli incentivi al welfare aziendale, introdotta dalla Legge di stabilità 2016, che si
incentra su un sistema di detrazioni fiscali, garantite alle imprese che investono in questo ambito.
Una risposta al sistema di welfare che in Italia è fra i peggiori in Europa. Stando ad una ricerca
condotta dall'Università Cattolica per Welfare Company, ad un anno dalla Legge di stabilità 2016,
il 33% delle imprese sta già mettendo a punto un Piano di Welfare aziendale per sfruttare i
benefici di queste norme. Inoltre, il 71% delle aziende ha già attivato uno o più benefit o servizi di
welfare, che si dirigono soprattutto a quadri e impiegati (oltre il 65% dei casi). Le aziende che
fanno maggiormente welfare sono situate al Nord ovest e solitamente hanno grandi dimensioni. I
servizi più diffusi sono ovviamente mense e buoni pasto, ma prendono piede anche l'assistenza
sanitaria, le convenzioni al consumo, i permessi di paternità, i bonus per lo studio dei figli e lo
smart working (lavoro da casa). L'indagine ha voluto esplorare anche i motivi che spingono le
aziende a "non" attivare ancora un piano di welfare: di costo, economici ed organizzativi.
2016-09-27 18:15:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA
27 settembre 2016 - 00:12
http://economia.ilmessaggero.it/flashnews/
il_welfare_aziendale_va_a_gonfie_vele_grazie_agli_incentivi-1991114.html
La ricerca
Aziende
epiani
di welfare
Le agevolazioni
previstedalla legge di
stabilità2016 hanno
spinto il 71%% delle
aziende (335
coinvolte)a lanciare dei piani
di welfare . quanto
emerge dalla ricerca
"
futuro del welfare
aziendale dopo la
leggedi stabilità 2016 ,
condotta dal professor
Luca Pesenti per
WelfareCompany . Tra i
servizi più diffusi
assistenzasanitaria ,
agevolazionial consumo ,
permessi di paternità.
28 settembre 2016 - Edizione Milano
Imprese
Piani per il welfare
I risultati di una ricerca Welfare Compani e AIDP: aumentano gli interventi aziendali di conciliazione vita-lavoro
Imprese , 33%% studia piani welfare
Tra i benefit più diffusi l
'
assistenza sanitaria, agevolazioni al consumo e permessi di paternità
ROMA - Welfare aziendale: i
managerdell
'
human resource esprimono
giudizi nettamente positivi per
'
impattodelle norme sulle nuove
agevolazionifiscali , ma non solo . I dirigenti
delle risorse umane prevedono infatti
con la nuova normativa un aumento
degli interventi su conciliazione
vitalavoroe dello strumento della rete di
impresa per la gestione degli stessi
Piani di welfare . Ben il 33 per cento
delle imprese sta infatti già elaborando
la creazione di un Piano di Welfare
internograzie alle opportunità offerte
dalle nuove norme . E come risultato
aziendale dell
'
uso di questi strumenti
aspettano con convinzione non solo
"
risparmi" complessivi , ma anche la
riduzionedella conflittualità interna , il
miglioramento del clima aziendale ,
attrazione di nuovi talenti.
, in estrema sintesi , quanto emerge
dalla ricerca
"
Il futuro del welfare
aziendale dopo la legge di stabilità
2016
"
, condotta dal professor
Pesentidell
'
Università Cattolica , e
promossada Welfare Company società
di QUI! Group specializzata in
soluzionidi welfare - e realizzata grazie
alla collaborazione di AIDP , l
'
AssociazioneItaliana per la Direzione del
Personale.
L
'
indagine fotografa che il 71,4%%
delle aziende - un campione
equilibratogeograficamente e per
dimensione- ha già al proprio interno uno o
più servizi obenefit di welfare . Quadri
e impiegati sono le categorie che ne
beneficiano maggiormente (oltre il
65%% dei casi) , mentre gli operai sono
all
'
ultimo posto (46 ,7%%)
.
Se si escludono le mense , buoni
basto egli orari flessibili ( storicamente
più diffusi) , le cinque categorie di
benefitpiù diffuse sono: Assistenza
sanitaria( 42 ,5%%) - Convenzioni e
agevolazioni al consumo ( 35,2%%) -
Permessi di paternità (25%%) - Benefit
per lo studio dei figli (23 ,2%%) - Smart
working (22 ,9%%) .
Le aziende che fanno welfare sono
quelle del Nord ovest edi maggiori
dimensioni. Meno rilevante il tasso di
sindacalizzazione e l
'
andamento degli
occupati . Dal punto di vista
organizzativo, le aziende tendono a gestire i
Piani di welfare in house. L
'
I%% di chi
ha un Piano attivo lo ha costruito
attraversoaccordi con singoli fornitori.
18,1%% ha invece utilizzato un
providerdi servizi , il 3%% i servizi proposti
da Associazioni di categoria e il 5,5%%
ha creato una rete di imprese per la
gestionedel Piano.
Conseguentemente la gestione del
Piano prevede in maggioranza l
'
acquistodi servizi direttamente da fornitori
(56 ,1%%) o il rimborso spese (42 ,1) . Il
portale a menu comunque presente in
quasi un' azienda su tre.
L
'
indagine andata anche a
esplorarequali sono i motivi che spingono
le aziende a
"
non" attivare ancora un
piano di welfare.
Innanzitutto i costi , economici e
orgoni7zativi:per il 70°%% delle aziende
questa percezione , errata , a
condizionarecongelare le iniziative di
welfareaziendale.
"
La ricerca rivela che 7 aziende su
10 non introducono piani di welfare
perché temono sia oneroso dal punto
di vista economico/ gestionale . Ma un
mito da sfatare - spiega Chiara
Fogliani, consigliere delegato di Welfare
Company - grazie agli sgravi fiscali ,
1000 euro che un' azienda
sottoformadi servizi di welfare invece che
in prestazione in contanti comportano
un risparmio di 350 euro per l azienda
e 180 euro in più in busta paga per il
dipendente , che ottiene un beneficio
'
netto'
"
.
Per quanto riguarda le nuove norme
previste nella legge di stabilità , i
manageresprimono forte apprezzamento
per
l ampliamento delle tipologie di
benefit detassabili eper l eliminazione
del limite di deducibilitä entro il
5x1000 di costo del personale , einfine
per la libertà di scelta riconosciuta al
dipendente tra premio di produttività e
conversione in benefit.
In generale meno interesse suscita
invece il nuovo strumento del voucher
e la rimozione del vincolo di
volontarietà.
E a fronte delle nuove opportunità
previste dalla legge , le aziende stanno
incrementando le loro iniziative
muovendo:solo 1'
8,2%% del campione non
prevede interventi nel futuro ,mentre il
33,2%% sta già lavorando per la
creazionedi un Piano . Decisamente più"
reattive" le aziende dove c'
già un
Piano di welfare attivo: quasi 4 su 10
stanno già lavorando per ampliare l
'
of-
&sta.
"
La norma certo consente alle
aziende di guardare con maggiore
benevolenzaall
'
adozione di piani di
welfareaziendale , ma non va letta solo
come occasione di saving - dice
IsabellaCovili Faggioli , presidente
nazionaleAIDP - Il nuovo welfare
aziendale rappresenta uno strumento
portentoso di fidelizz ,azione e
attenzionealle esigenze del lavoratore ,
tanto più in anni di crisi e di carenze
del sistema sociale . Si rivela un ottimo
strumento per la creazione di quel
patto fiduciario per cui il lavoratore
quel valore aggiunto che serve al
l
'
azienda per stare sui mercati e per
vincere le sfide internazionali . Creare
un ambiente dove il benessere del
lavoratore tra gli obiettivi principali ,
conduce direttamente al successo
dellazienda .
"
La grande maggioranza delle
impreseinfatti ipotizza di intervenire
principalmente sui temi di
conciliazionevita - lavoro . Più di tre imprese
su dieci intendono invece intervenire
sui temi del sostegno all
'
istruzione e
sulla sanità integrativa.
Molto positivo il giudizio sulla
possibilitàdi utilizzare lo strumento della
rete di impresa per la gestione dei
Piani: ohm la metà delle imprese
potrebbevalutame la fattibilitä in futuro.
"
L
'
allargamento dell
'
interesse
edell
'
adozione di Piani di welfare
aziendale, come anche l
'
aumento del
numero edel peso della figura del
welfaremanager , o di esperienze come il
Welfare Day di Fincantieri o l
'
OsservatorioConfindustria Cuneo con Cgil-
CISL-UIL , per la famiglia
professionale che rappresento
voglionodire molto - prosegue Isabella
Covili Faggioli - Testimoniano e
confermanoche stiamo passando dalla
contrattazione alla negoziazione
produttiva. Un circolo virtuoso da
percorrereinsieme: forze sociali , impresa e
istituzioni.
Certo , tomando alla nonna ,
vorremmovenisse ampliata la
popolazioneinteressata in termini di reddito ,
e arricchito il pacchetto offerto . Cosi
come non mancano ostacoli alla sua
diffusione , non ultima la concorrenza
che verrebbe dalla detassazione dei
premi monetari di produttivitä che
sono allo studio del Governo , ma il
giudizio , come conferma nei t6
Iancerca, generalmente molto positivo
"
.
Più
"
reattive"
le aziende dove
c' è già un Piano
di welfare attivo
28 settembre 2016
Qui! Group: nuove agevolazioni favoriscono
Welfare aziendale, tocca 71% aziende
Qui! Group: nuove agevolazioni favoriscono Welfare aziendale, tocca 71% aziende(Il Sole 24
Ore Radiocor Plus) - Milano, 27 set - Welfare Company, societa'di Qui! Group specializzata in
soluzioni di welfare aziendale e pubblico, ha presentato la ricerca'Il futuro del welfare aziendale
dopo la legge di stabilita'2016', condotta dal professor Luca Pesenti, docente di Organizzazioni
Sociali e Welfare Plurale dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per Welfare
Company, su un campione di HR manager fornito da AIDP, Associazione italiana Direzione
Personale. La ricerca commissionata da Welfare Company, ha raccolto le interviste di 335
direttori e manager del settore HR provenienti da aziende di tutta Italia (con distribuzione di 48%
Nord Ovest, 24% Nord Est, 22% Centro, 5% Sud, 1% Isole) e ha rivelato che il 71% delle aziende
coinvolte ha introdotto piani di welfare. A fronte delle nuove opportunita'previste dalla Legge di
Stabilita' 2016, il 33,2% dichiara che sta gia'lavorando alla creazione di un Piano, 4 aziende su 10
tra quelle gia' munite di un piano hanno dichiarato che stanno organizzando un ampliamento dei
servizi al dipendente. Soltanto l'8,2% si dice non interessato. In media, le aziende propongono ai
propri dipendenti circa 5 benefit. Tra i servizi piu'diffusi, se si escludono mense e buoni pasto e
orari flessibili (storicamente i piu' diffusi), le cinque categorie di benefit piu'presenti sono:
assistenza sanitaria (42,5); convenzioni e agevolazioni al consumo (35,2%), permessi di paternita'
(25%), benefit per lo studio dei figli (23,2%) e smart working (22,9%). Per gli HR manager
intervistati, il welfare ha effetti positivi sul clima aziendale e riduzione della conflittualita'(utile
per il 62% degli intervistati), attrae i talenti (per il 52% degli intervistati) e riduce il turnover
(47,7%) l'assenteismo (39%).'Soltanto il 31% ritiene il welfare aziendale utile per il sostegno
dell'occupazione femminile. Questo perche'oggi sono ancora poco diffusi gli strumenti di
conciliazione vita-lavoro, invece fondamentali in un piano di welfare che mira a trattenere i
talenti' commenta Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company, societa'di QUI!
Group specializzata in soluzioni di welfare in cui le quote femminili hanno superato il 70%.'La
ricerca rivela inoltre che 7 aziende su 10 non introducono piani di welfare perche'temono sia
oneroso dal punto di vista economico/gestionale. Ma e' un mito da sfatare: grazie agli sgravi
fiscali, 1000 euro che un'azienda eroga sottoforma di servizi di welfare invece che in prestazione
in contanti comportano un risparmio di 350 euro per l'azienda e 180 euro in piu'in busta paga per
il dipendente, che ottiene un beneficio'netto'". 'La ricerca conferma che le aziende concepiscono
sempre piu' il welfare come leva per attrarre i talenti. Il welfare non e' piu' considerato soltanto un
elemento di responsabilita' sociale, ma diventa parte integrante delle policy del management delle
risorse umane', commenta Luca Pesenti, prof. di Sistemi di Welfare comparati dell'Universita'
Cattolica. 'Notiamo che quasi 6 aziende su 10 sono oggi intenzionate a intervenire concretamente
sul fronte della conciliazione famiglia-lavoro, un tema molto discusso ma finora di fatto
trascurato nei piani di welfare aziendale e dal welfare pubblico. Si va sempre piu' verso un
welfare integrato. Punto critico, ad oggi, resta l'analisi dei bisogni: viene fatta solo in un caso su
quattro e per altro solo un terzo di chi la fa coinvolge il sindacato. Troppo poco: analizzare i
bisogni e' decisivo per una buona riuscita del Piano di welfare'. 'La norma certo consente alle
aziende di guardare con maggiore benevolenza all'adozione di piani di welfare aziendale. Il
welfare aziendale rappresenta uno strumento di fidelizzazione e attenzione alle esigenze del
lavoratore. Un ottimo strumento per la creazione di quel patto fiduciario per cui il lavoratore dara'
quel valore aggiunto che serve all'azienda per stare sui mercati e per vincere le sfide
internazionali. L'allargamento dell'interesse e dell'adozione del welfare aziendale, come rivela la
ricerca, o esperienze come il Welfare Day di Fincantieri o l'Osservatorio Confindustria Cuneo con
Cgil-CISL-UIL, per la famiglia professionale che rappresento, vogliono dire molto. Testimoniano
e confermano che stiamo passando dalla contrattazione alla negoziazione.' Conclude Isabella
Covili Faggioli, Presidente AIDP. com-red- (RADIOCOR) 27-09-16 13:36:15 (0281) 5
27 settembre 2016 - 01:40
URL : http://corrierefiorentino.corriere.it/
Qui! Group: nuove agevolazioni favoriscono
Welfare aziendale, tocca 71% aziende
Qui! Group: nuove agevolazioni favoriscono Welfare aziendale, tocca 71% aziende (Il Sole 24
Ore Radiocor Plus) - Milano, 27 set - Welfare Company, societa'di Qui! Group specializzata in
soluzioni di welfare aziendale e pubblico, ha presentato la ricerca'Il futuro del welfare aziendale
dopo la legge di stabilita'2016', condotta dal professor Luca Pesenti, docente di Organizzazioni
Sociali e Welfare Plurale dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per Welfare
Company, su un campione di HR manager fornito da AIDP, Associazione italiana Direzione
Personale La ricerca commissionata da Welfare Company, ha raccolto le interviste di 335 direttori
e manager del settore HR provenienti da aziende di tutta Italia (con distribuzione di 48% Nord
Ovest, 24% Nord Est, 22% Centro, 5% Sud, 1% Isole) e ha rivelato che il 71% delle aziende
coinvolte ha introdotto piani di welfare A fronte delle nuove opportunita'previste dalla Legge di
Stabilita' 2016, il 33,2% dichiara che sta gia'lavorando alla creazione di un Piano, 4 aziende su 10
tra quelle gia' munite di un piano hanno dichiarato che stanno organizzando un ampliamento dei
servizi al dipendente. Soltanto l'8,2% si dice non interessato In media, le aziende propongono ai
propri dipendenti circa 5 benefit. Tra i servizi piu'diffusi, se si escludono mense e buoni pasto e
orari flessibili (storicamente i piu' diffusi), le cinque categorie di benefit piu'presenti sono:
assistenza sanitaria (42,5); convenzioni e agevolazioni al consumo (35,2%), permessi di paternita'
(25%), benefit per lo studio dei figli (23,2%) e smart working (22,9%) Per gli HR manager
intervistati, il welfare ha effetti positivi sul clima aziendale e riduzione della conflittualita'(utile
per il 62% degli intervistati), attrae i talenti (per il 52% degli intervistati) e riduce il turnover
(47,7%) l'assenteismo (39%) 'Soltanto il 31% ritiene il welfare aziendale utile per il sostegno
dell'occupazione femminile. Questo perche'oggi sono ancora poco diffusi gli strumenti di
conciliazione vita-lavoro, invece fondamentali in un piano di welfare che mira a trattenere i
talenti' commenta Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company, societa'di QUI!
Group specializzata in soluzioni di welfare in cui le quote femminili hanno superato il 70%.'La
ricerca rivela inoltre che 7 aziende su 10 non introducono piani di welfare perche'temono sia
oneroso dal punto di vista economico/gestionale. Ma e' un mito da sfatare: grazie agli sgravi
fiscali, 1000 euro che un'azienda eroga sottoforma di servizi di welfare invece che in prestazione
in contanti comportano un risparmio di 350 euro per l'azienda e 180 euro in piu'in busta paga per
il dipendente, che ottiene un beneficio'netto'" 'La ricerca conferma che le aziende concepiscono
sempre piu'il welfare come leva per attrarre i talenti. Il welfare non e' piu'considerato soltanto un
elemento di responsabilita' sociale, ma diventa parte integrante delle policy del management delle
risorse umane', commenta Luca Pesenti, prof. di Sistemi di Welfare comparati
dell'Universita'Cattolica.'Notiamo che quasi 6 aziende su 10 sono oggi intenzionate a intervenire
concretamente sul fronte della conciliazione famiglia-lavoro, un tema molto discusso ma finora di
fatto trascurato nei piani di welfare aziendale e dal welfare pubblico. Si va sempre piu'verso un
welfare integrato. Punto critico, ad oggi, resta l'analisi dei bisogni: viene fatta solo in un caso su
quattro e per altro solo un terzo di chi la fa coinvolge il sindacato. Troppo poco: analizzare i
bisogni e' decisivo per una buona riuscita del Piano di welfare'. 'La norma certo consente alle
aziende di guardare con maggiore benevolenza all'adozione di piani di welfare aziendale. Il
welfare aziendale rappresenta uno strumento di fidelizzazione e attenzione alle esigenze del
lavoratore. Un ottimo strumento per la creazione di quel patto fiduciario per cui il lavoratore dara'
quel valore aggiunto che serve all'azienda per stare sui mercati e per vincere le sfide
internazionali. L'allargamento dell'interesse e dell'adozione del welfare aziendale, come rivela la
ricerca, o esperienze come il Welfare Day di Fincantieri o l'Osservatorio Confindustria Cuneo con
Cgil-CISL-UIL, per la famiglia professionale che rappresento, vogliono dire molto. Testimoniano
e confermano che stiamo passando dalla contrattazione alla negoziazione.'Conclude Isabella
Covili Faggioli, Presidente AIDP. com-red- (RADIOCOR) 27-09-16 13:36:15 (0281) 5 NNNN
27 settembre 2016 - 09:28
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Welfare: Ricerca, dopo legge stabilità 2016 da
71% aziende nuovi piani
Welfare: Ricerca, dopo legge stabilità 2016 da 71% aziende nuovi piani Pubblicato il:
27/09/2016 15:15 Le agevolazioni previste dalla legge di stabilità 2016 hanno spinto le aziende a
lanciare dei piani di welfare. E' quanto emerge dalla ricerca 'Il futuro del welfare aziendale dopo
la legge di stabilità 2016', condotta dal professor Luca Pesenti, docente di Organizzazioni sociali e
welfare plurale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per Welfare Company,
società di QUI! Group specializzata in soluzioni di welfare aziendale e pubblico, su un campione
di Hr manager fornito da Aidp, Associazione italiana direzione personale. La ricerca
commissionata da Welfare Company ha raccolto le interviste di 335 direttori e manager del
settore Hr provenienti da aziende di tutta Italia (con distribuzione di 48% Nord-Ovest, 24%
Nord-Est, 22% Centro, 5% Sud, 1% Isole) e ha rivelato che il 71% delle aziende coinvolte ha
introdotto piani di welfare dopo l'intervento del governo. A fronte delle nuove opportunità
previste dalla legge di stabilità 2016, infatti, il 33,2% dichiara che sta già lavorando alla creazione
di un piano, 4 aziende su 10 tra quelle già munite di un piano hanno dichiarato che stanno
organizzando un ampliamento dei servizi al dipendente. Soltanto l’8,2% si dice non interessato. In
media, le aziende propongono ai propri dipendenti circa 5 benefit. Tra i servizi più diffusi, se si
escludono mense e buoni pasto e orari flessibili (storicamente i più diffusi), le cinque categorie di
benefit più presenti sono: assistenza sanitaria (42,5); convenzioni e agevolazioni al consumo
(35,2%), permessi di paternità (25%), benefit per lo studio dei figli (23,2%) e smart working
(22,9%). Per gli Hr manager intervistati, il welfare ha effetti positivi sul clima aziendale e
riduzione della conflittualità (utile per il 62% degli intervistati), attrae i talenti (per il 52% degli
intervistati.
parte integrante delle policy del management delle risorse umane", commenta Luca Pesenti,
docente di Sistemi di welfare comparati dell'Università Cattolica. "Notiamo che quasi 6 aziende
su 10 -continua Pesenti- sono oggi intenzionate a intervenire concretamente sul fronte della
conciliazione famiglia-lavoro, un tema molto discusso ma finora di fatto trascurato nei piani di
welfare aziendale e dal welfare pubblico. Si va sempre più verso un welfare integrato. Punto
critico, ad oggi, resta l’analisi dei bisogni: viene fatta solo in un caso su quattro e per altro solo un
terzo di chi la fa coinvolge il sindacato. Troppo poco: analizzare i bisogni è decisivo per una
buona riuscita del piano di welfare". "La norma certo consente alle aziende -sottolinea Isabella
Covili Faggioli, presidente Aidp- di guardare con maggiore benevolenza all’adozione di piani di
welfare aziendale. Il welfare aziendale - spiega - rappresenta uno strumento di fidelizzazione e
attenzione alle esigenze del lavoratore. Un ottimo strumento per la creazione di quel patto
fiduciario per cui il lavoratore darà quel valore aggiunto che serve all’azienda per stare sui
mercati e per vincere le sfide internazionali". "L'allargamento dell’interesse e dell’adozione del
welfare aziendale, come rivela la ricerca, o esperienze come il 'Welfare Day' di Fincantieri o
l'osservatorio Confindustria Cuneo con Cgil-Cisl-Uil, per la famiglia professionale che
rappresento, vogliono dire molto: testimoniano e confermano -conclude- che stiamo passando
.
27 settembre 2016 - 08:05
Welfare aziendale: il 33% delle imprese
studia già nuovi Piani
Welfare aziendale: il 33% delle imprese studia già nuovi PianiMilano, 27 set. (askanews) -
Welfare aziendale: i manager dell'human resource esprimono giudizi nettamente positivi per
l'impatto delle norme sulle nuove agevolazioni fiscali, ma non solo. I dirigenti delle risorse umane
prevedono infatti con la nuova normativa un aumento degli interventi su conciliazione vita-lavoro
e dello strumento della rete di impresa per la gestione degli stessi Piani di welfare. Ben il 33 per
cento delle imprese sta infatti già elaborando la creazione di un Piano di Welfare interno grazie
alle opportunità offerte dalle nuove norme. E come risultato aziendale dell'uso di questi strumenti
si aspettano con convinzione non solo "risparmi" complessivi, ma anche la riduzione della
conflittualità interna, il miglioramento del clima aziendale, l'attrazione di nuovi talenti. E', in
estrema sintesi, quanto emerge dalla ricerca "Il futuro del welfare aziendale dopo la legge di
stabilità 2016", condotta dal professor Luca Pesenti dell'Università Cattolica, e promossa da
Welfare Company - società di QUI! Group specializzata in soluzioni di welfare - e realizzata
grazie alla collaborazione di AIDP, l'Associazione Italiana per la Direzione del Personale.
L'indagine fotografa che il 71,4% delle aziende - un campione equilibrato geograficamente e per
dimensione - ha già al proprio interno uno o più servizi o benefit di welfare. Quadri e impiegati
sono le categorie che ne beneficiano maggiormente (oltre il 65% dei casi), mentre gli operai sono
all'ultimo posto (46,7%). Se si escludono le mense, i buoni basto e gli orari flessibili
(storicamente più diffusi), le cinque categorie di benefit più diffuse sono: Assistenza sanitaria
(42,5%) - Convenzioni e agevolazioni al consumo (35,2%) - Permessi di paternità (25%) - Benefit
per lo studio dei figli (23,2%) - Smart working (22,9%). Le aziende che fanno welfare sono quelle
del Nord ovest e di maggiori dimensioni. Meno rilevante il tasso di sindacalizzazione e
l'andamento degli occupati. Dal punto di vista organizzativo, le aziende tendono a gestire i Piani
di welfare in house. L'81% di chi ha un Piano attivo lo ha costruito attraverso accordi con singoli
fornitori. Il 18,1% ha invece utilizzato un provider di servizi, il 3% i servizi proposti da
Associazioni di categoria e il 5,5% ha creato una rete di imprese per la gestione del Piano.
Conseguentemente la gestione del Piano prevede in maggioranza l'acquisto di servizi direttamente
da fornitori (56,1%) o il rimborso spese (42,1). Il portale a menu è comunque presente in quasi
un'azienda su tre. L'indagine è andata anche a esplorare quali sono i motivi che spingono le
aziende a "non" attivare ancora un piano di welfare. Innanzitutto i costi, economici e
organizzativi: per il 70°% delle aziende è questa percezione, errata, a condizionare o a congelare
le iniziative di welfare aziendale. "La ricerca rivela che 7 aziende su 10 non introducono piani di
welfare perché temono sia oneroso dal punto di vista economico/gestionale. Ma è un mito da
sfatare - spiega Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company - grazie agli sgravi
fiscali, 1000 euro che un'azienda eroga sottoforma di servizi di welfare invece che in prestazione
in contanti comportano un risparmio di 350 euro per l'azienda e 180 euro in più in busta paga per
il dipendente, che ottiene un beneficio 'netto'". Per quanto riguarda le nuove norme previste nella
legge di stabilità, i manager esprimono forte apprezzamento per l'ampliamento delle tipologie di
benefit detassabili e per l'eliminazione del limite di deducibilità entro il 5x1000 di costo del
personale, e infine per la libertà di scelta riconosciuta al dipendente tra premio di produttività e
conversione in benefit. In generale meno interesse suscita invece il nuovo strumento del voucher
e la rimozione del vincolo di volontarietà. E a fronte delle nuove opportunità previste dalla legge,
le aziende stanno incrementando le loro iniziativemuovendo: solo l'8,2% del campione non
prevede interventi nel futuro, mentre il 33,2% sta già lavorando per la creazione di un Piano.
Decisamente più "reattive" le aziende dove c'è già un Piano di welfare attivo: quasi 4 su 10 stanno
già lavorando per ampliare l'offerta. "La norma certo consente alle aziende di guardare con
maggiore benevolenza all'adozione di piani di welfare aziendale, ma non va letta solo come
occasione di saving - dice Isabella Covili Faggioli, presidente nazionale AIDP - Il nuovo welfare
aziendale rappresenta uno strumento portentoso di fidelizzazione e attenzione alle esigenze del
lavoratore, tanto più in anni di crisi e di carenze del sistema sociale. Si rivela un ottimo strumento
per la creazione di quel patto fiduciario per cui il lavoratore darà quel valore aggiunto che serve
TMnews.it
27 settembre 2016 - 07:12
all'azienda per stare sui mercati e per vincere le sfide internazionali. Creare un ambiente dove il
benessere del lavoratore è tra gli obiettivi principali, conduce direttamente al successo
dell'azienda." La grande maggioranza delle imprese infatti ipotizza di intervenire principalmente
sui temi di conciliazione vita - lavoro. Più di tre imprese su dieci intendono invece intervenire sui
temi del sostegno all'istruzione e sulla sanità integrativa. Molto positivo il giudizio sulla
possibilità di utilizzare lo strumento della rete di impresa per la gestione dei Piani: oltre la metà
delle imprese potrebbe valutarne la fattibilità in futuro. "L'allargamento dell'interesse e
dell'adozione di Piani di welfare aziendale, come anche l'aumento del numero e del peso della
figura del welfare manager, o di esperienze come il Welfare Day di Fincantieri o l'Osservatorio
Confindustria Cuneo con Cgil-CISL-UIL, per la famiglia professionale che rappresento vogliono
dire molto - prosegue Isabella Covili Faggioli - Testimoniano e confermano che stiamo passando
dalla contrattazione alla negoziazione produttiva. Un circolo virtuoso da percorrere insieme: forze
sociali, impresa e istituzioni. Certo, tornando alla norma, vorremmo venisse ampliata la
popolazione interessata in termini di reddito, e arricchito il pacchetto offerto. Così come non
mancano ostacoli alla sua diffusione, non ultima la concorrenza che verrebbe dalla detassazione
dei premi monetari di produttività che sono allo studio del Governo, ma il giudizio, come
conferma nei fa tti la ricerca, è generalmente molto positivo".
http://www.askanews.it/regioni/welfare-aziendale-il-33-delle-imprese-studia-gia-nuovi-
piani_711904046.htm
Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie
agli incentivi
Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie agli incentivi(Teleborsa) - E'già molto popolare la
normativa sugli incentivi al welfare aziendale, introdotta dalla Legge di stabilità 2016, che si
incentra su un sistema di detrazioni fiscali, garantite alle imprese che investono in questo ambito.
Una risposta al sistema di welfare che in Italia è fra i peggiori in Europa. Stando ad una ricerca
condotta dall'Università Cattolica per Welfare Company, ad un anno dalla Legge di stabilità 2016,
il 33% delle imprese sta già mettendo a punto un Piano di Welfare aziendale per sfruttare i
benefici di queste norme. Inoltre, il 71% delle aziende ha già attivato uno o più benefit o servizi di
welfare, che si dirigono soprattutto a quadri e impiegati (oltre il 65% dei casi). Le aziende che
fanno maggiormente welfare sono situate al Nord ovest e solitamente hanno grandi dimensioni. I
servizi più diffusi sono ovviamente mense e buoni pasto, ma prendono piede anche l'assistenza
sanitaria, le convenzioni al consumo, i permessi di paternità, i bonus per lo studio dei figli e lo
smart working (lavoro da casa). L'indagine ha voluto esplorare anche i motivi che spingono le
aziende a "non" attivare ancora un piano di welfare: di costo, economici ed organizzativi
27 settembre 2016 - 08:03
Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per
le imprese
Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le impreseMilano (askanews) - Welfare aziendale
una realtà ancora in divenire: se il 33% delle imprese studia già nuovi Piani sulla scorta delle
recenti opportunità normative, una parte consistente di aziende, soprattutto medio e piccole e del
Centro-Sud, non utilizza alcun strumento di welfare. Una ricerca dell'Università Cattolica -
promossa da Welfare Company e realizzata con la collaborazione di Aidp - ha indagato quali
siano le motivazioni di tale resistenza. Nel 70% per cento delle aziende prive di Piani Welfare, i
direttori del personale indicano nei "costi" il motivo per non esplorare i nuovi strumenti. Si tratta
di una percezione errata e da correggere come sottolinea Chiara Fogliani, consigliere delegato di
Welfare Company: "E' proprio il contrario. Il welfare comporta uno sgravio di costi
economico-organizzativi, anzi proprio un risparmio. Faccio un esempio concreto: su 1.000 che
l'azienda decide di destinare a un dipendente come premio di produttività, inserendolo in un piano
di servizi di welfare, l'azienda risparmia 350 euro a dipendente, e il collaboratore riceve in busta
180 euro in più. Per cui il risparmio e l'aumento del potere d'acquisto è notevole sia per l'azienda
sia per il dipendente. In termini di costi organizzativi anche qui affidarsi ad un provider di servizi
può sgravare l'azienda di tutti i costi amministrativi e gestionali". Le aziende di piccole
dimensione percepiscono inoltre come complesse e lontane dal proprio perimetro le modalità di
realizzazione di molti strumenti di welfare. Ma anche questa è una visione da superare. Il ruolo
dei provider di servizi è, in tal senso, risolutivo. "Il nostro ruolo - prosegue Fogliani - è quello di
poter fornire una moltitudine di servizi, che garantiscano usufruibilità, semplicità, accessibilità
puntando su uno strumento che è la carta multiservizio: garantisce sconti in 30mila punti in tutta
italia, dalla spesa al tempo libero, alla salute, allo sport; fino ad arrivare a strumenti più evoluti
come il portale per offrire un servizio completo". Welfare Company ha stretto una partnership con
PwC per presentare servizi e consulenza nell'ambito del welfare aziendale ad imprese di diverse
dimensioni, con un approccio complessivo e tarato su esigenze specifiche. "Si tratta di una intesa
volta a creare una metodologia che parta dall'analisi dei bisogni fino ad arrivare alla consulenza
giuslavorista e fiscale - conclude l'amministratore di Welfare Company - per poi andare ad
erogare effettivamente un Piano, supportato anche nella comunicazione interna e che sia tarato
sull'azienda, cioè costruito su misura: efficace ed efficiente".
27 settembre 2016 - 10:44
Welfare aziendale, i benefit? Un volano di
sviluppo – GRAFICO
Welfare aziendale, i benefit? Un volano di sviluppo – GRAFICOAssistenza sanitaria, permessi di
paternità, agevolazioni al consumo, studio dei figli e smart working i preferiti dai lavoratori
MILANO – Le misure di welfare aziendale appena definite dalla Legge di Stabilità si stanno
rivelando un successo anche superiore alle aspettative sia per quanto riguarda l’applicazione sia
per l’interesse e l’attenzione con cui sono state accolte. Come prevedibile hanno riguardato
soprattutto le grandi aziende del Nord Italia, ma i segnali e l’attento livello di discussione fanno
ipotizzare che il bacino possa allargarsi facilmente. In questo contesto fa ben sperare Pier Paolo
Baretta — sottosegretario di Stato al ministero dell’Economia e delle Finanze — intervenuto
settimana scorsa al convegno «WelFare che fare» organizzato dal Corriere della Sera — che
ribadisce il suo intento non solo di confermare ma anche di perfezionare la norma e se possibile di
estenderla a una popolazione più ampia. «Ritengo che sia opportuno intraprendere un percorso
che tenda a spostare i benefici fiscali dalle categorie professionali alle persone al di là del fatto
che siano lavoratori dipendenti, autonomi, del pubblico o del privato. Il focus deve essere posto
sulle situazioni da tutelare superando in questo modo l’attuale segmentazione delle agevolazioni
realizzando una maggiore personalizzazione delle opportunità coerentemente con situazioni e
territori specifici — ha spiegato —. Credo che sia arrivato il momento di assumere il tema del
welfare anche al livello di contrattazione nazionale in quanto argomento non solo di sviluppo
economico ma in generale di qualità della crescita». PIU’ PRODUTTIVITA’ Il welfare
aziendale sembra piacere e tanto anche ad Aidp, l’Associazione italiana dei direttori del
personale, tanto che Isabella Covilli Faggioli, la sua presidente nazionale, arriva a definirlo
strumento di business commentando che «tutto è migliorabile certo, ma sicuramente si tratta di
un’arma portentosa di miglioramento del clima aziendale e quindi di fidelizzazione dei dipendenti
con immediati riflessi sulla produttività. Lo dicono chiaramente i fatti: le aziende di maggior
successo sono proprio quelle che hanno investito sul benessere dei dipendenti. MOTIVAZIONE
La vitalità di un sistema non dipende solo da regole e procedure ma dalla motivazione delle
persone. Ma c’è anche un altro aspetto importante delle misure introdotte, forse anche
sottovalutato. Riguarda il modello di relazioni sindacali sottinteso che richiede di andare al di là
delle logiche di contrattazione per vestire quelle della negoziazione costruttiva con l’obiettivo
comune di migliorare la vita dei lavoratori offrendo servizi laddove lo stato sociale latita». È
infatti chiaro che, come precisa Luca Pesenti, docente dell’università Cattolica di Milano: «In un
contesto di bisogni sociali tradizionali, solo in parte coperti dal pubblico, se ne affiancano altri
tipici del nostro tempo, legati alla conciliazione fra vita privata e vita familiare e
all’invecchiamento della popolazione, rispetto ai quali il pubblico arranca e che possono dunque
essere soddisfatti anche da politiche di welfare». Emblematici i dati che emergono dalla ricerca
«Il futuro del welfare aziendale dopo la legge di Stabilità 2016» (promossa da Welfare Company
in collaborazione con Aidp e a cura di Luca Pesenti e frutto di interviste a un campione di
manager del personale raccolte a giugno e luglio di quest’anno). I benefit più interessanti
(escludendo gli ormai classici mense, buoni pasto e orari flessibili) riguardano l’assistenza
sanitaria (60% dei casi delle aziende in cui vi sono già piani di welfare e 42,5% del totale del
campione), le convenzioni e agevolazioni al consumo (49,4% e 35,2%), i permessi di paternità
(35% e 25%), i sostegni per lo studio dei figli (32,5% e 23,2%) e le azioni di smart working (32%
e 22%). Se però si chiede agli intervistati su quali aspetti contano di intervenire prossimamente, al
primo posto balzano immediatamente gli interventi per facilitare la conciliazione tra vita e lavoro
(58,7%) mentre tre imprese su dieci intendono investire sui temi del sostegno all’educazione e
sulla sanità integrativa. Fra gli altri dati interessanti della ricerca anche quelli che riguardano la
rilevanza del ruolo sindacale nell’implementazione dei piani. Dove la sindacalizzazione è alta la
reattività è elevatissima: l’82% delle aziende è già attiva o lo farà prossimamente, nelle realtà
invece con tassi di sindacalizzazione bassa si scende al 70%. Infine una evidenza, ad uso degli
operatori nell’auspicio che gli interventi per favorire il welfare proseguano. Le imprese
(soprattutto quelle che hanno già un piano) della normativa in atto apprezzano in particolare
27 settembre 2016 - 01:01
l’ampliamento delle tipologie di benefit detassabili e l’eliminazione del limite di deducibilità
entro il 5×1000 di costo del personale. Le realtà dove non si fa ancora welfare guardano con
favore anche alla libertà del dipendente di scegliere tra premio di produttività e conversione in
benefit. «LE AZIENDE POSSONO CRESCERE SOLO INSIEME AI PROPRI DIPENDENTI»
Che il welfare sviluppi motivazione ed energia in chi vi lavora portando con sé vantaggi diretti
anche sul business lo sanno bene in Luxottica, realtà che da anni ha seguito un modello di
relazione con i dipendenti caratterizzato da un accurato ascolto delle loro esigenze. Tanto che
Piergiorgio Angeli, direttore Risorse umane Luxottica Group (nella foto), commenta: «La nostra
filosofia si basa su un convincimento forte: non c’è sviluppo sostenibile se la crescita di una
azienda non si coniuga con il miglioramento delle condizioni di vita di chi vi lavora e delle
famiglie. Il nostro modello vuole generare emozioni e il compito di chi gestisce è far sentire i
collaboratori partecipi di un progetto al quale sono chiamati a prendere parte. Questo è il sistema
su cui fondiamo le nostre relazioni e i ritorni, anche in termini organizzativi, arrivano. A questo
proposito gli ultimi anni mostrano un miglioramento esponenziale degli indici di presenza dei
dipendenti, anche in occasione dei sabati lavorativi. Con la sperimentazione sono stati introdotti
con piena condivisione notevoli miglioramenti anche nell’organizzazione del lavoro». Veniamo
ora alla storia del welfare in Luxottica che inizia già nel 2008, «anno difficile per l’economia che
ci ha spinto a dare un segnale di fiducia», commenta Angeli. Fu infatti in quell’anno che venne
lanciato un progetto per offrire ai dipendenti un sostegno al reddito con forme di retribuzione non
monetaria. E via via lungo un crescendo. Oggi il sistema di welfare Luxottica è articolato in
azioni di sostegno al reddito, per salute e benessere, relative ai servizi alle persone e alle famiglie,
di formazione e orientamento. La novità più interessante riguarda il nuovo contratto integrativo
aziendale (dicembre 2015/2018) e quello che viene definito «patto generazionale fra i dipendenti»
grazie a cui nei prossimi tre anni 100 dipendenti a tre anni dalla pensione potranno chiedere il
part-time al 50% ma l’azienda verserà però i contributi pensionistici al 100% . Ogni uscita porterà
con sé una assunzione. UN INDICE MISURA L’ATTENZIONE DELLE PMI Il tessuto
economico e produttivo italiano è costituito da piccole e medie imprese che corrono il rischio di
non sfruttare le potenzialità offerte dal welfare. È quindi essenziale sviluppare iniziative che
contribuiscano ad accrescere l’informazione su questi temi individuando e premiando pratiche
particolarmente efficaci. Welfare Index Pmi voluto da Generali Italia, in collaborazione con
Confindustria e Confagricoltura, vuole essere lo strumento grazie al quale le aziende possono
misurare e confrontare le proprie iniziative di welfare. «Con Welfare Index Pmi — spiega Andrea
Mencattini (nella foto), responsabile Controllate assicurative e relazioni istituzionali di Generali
Italia — vogliamo stimolare un cambio culturale nelle piccole e medie imprese, per valorizzare la
centralità del welfare nella vita quotidiana delle aziende, dei lavoratori e delle loro famiglie. Per
un’impresa può essere un fattore distintivo sul mercato, segno di relazioni industriali evolute, e
può favorirne la crescita». CON L’AIUTO DEL PROVIDER GIU’ COSTI E BUROCRAZIA
Una delle questioni critiche riguardo l’implementazione dei piani di welfare è la loro gestione
considerata da molti, e soprattutto dalle piccole aziende, troppo onerosa. Un aiuto potrebbe venire
da un provider di servizi esterno che, secondo Chiara Fogliani, consigliere di amministrazione di
Welfare Company società per la gestione dei servizi a supporto del welfare aziendale, non si
limita alla gestione del piano. Interviene infatti nella sua costruzione e implementazione curando
anche la comunicazione interna, una delle chiavi per massimizzare i ritorni e rendere il piano di
effettivo successo. Oltre a essere un risparmio di tempo e di risorse, perché con il provider
l’impresa esternalizza la gestione amministrativa. L’evidenza di ciò emerge quando il dipendente
deve scegliere se acquisire il premio in natura o in euro. Un premio di 1.000 euro in busta paga di
fatto diminuisce a 816, mentre il costo per l’azienda è di 1.290. Al contrario, nel caso in cui si
opti per un rimborso in benefit, il lavoratore ha un beneficio netto e l’azienda non ha oneri
aggiuntivi. «GRAZIE AI VOUCHER AL PASSO CON L’EUROPA» Fra le novità della Legge
di Stabilità 2016 vi è anche la possibilità di utilizzare i voucher per il pagamento dei servizi di
welfare (dalla cura alla persona ai trasporti, dall’assistenza per gli anziani ai lavori domestici)
come già avviene in altri paesi. «Il nuovo quadro normativo ha trasmesso un’idea di semplicità sia
attraverso una meccanica più accessibile sia attraverso strumenti più facili da utilizzare»,
commenta Andrea Keller, amministratore delegato di Edenred Italia società attiva nella gestione
di fondi finalizzati alle imprese. E aggiunge: «ciò permetterà anche alle aziende meno strutturate
di erogare facilmente i benefit ai propri dipendenti così come avviene per esempio già dal 2005 in
Inghilterra per i voucher in servizi di baby sitting utilizzati ormai da 450mila famiglie e in Francia
per i servizi alla persona di cui a oggi hanno usufruito già un milione di nuclei familiari». Il
meccanismo ricalca sostanzialmente quello dei buoni pasto a cui siamo abituati. OGNI
DOLLARO INVESTITO NE FRUTTA OLTRE DUE Doppio punto di vista di Silvia Morera
(foto), partner PwC, sul fronte del welfare: consulente dei clienti per l’implementazione dei
progetti da un lato, e motore del benessere organizzativo dei suoi collaboratori dall’altro. «La
nostra società di consulenza ha investito e continua a investire a livello globale in una logica di
welfare e wellness aziendale come strategia per il reclutamento e il trattenimento dei talenti in una
logica di investimento di medio-lungo periodo sulle risorse umane. Siamo infatti consapevoli
dell’importanza del ritorno dell’investimento in welfare aziendale non solo per PwC ma anche per
le società nostre clienti e il welfare state nazionale. Infatti oltre al trattamento fiscale di favore, gli
interventi di wellness aziendale sono connessi a ritorni sull’investimento stimati in un fattore pari
2.3 e cioè per ogni dollaro speso in azioni per la promozione del benessere psico-fisico dei
lavoratori si assiste in media a un beneficio di 2,30 dollari per l’organizzazione».
@CorriereSociale ALTRI ARTICOLI SU CORRIERE.IT: Società benefit, l’Italia ha il primato
europeo. Il boom delle b-corp (che fa paura)
Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per
le imprese
Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le impreseMilano – Welfare aziendale una realtà
ancora in divenire: se il 33% delle imprese studia già nuovi Piani sulla scorta delle recenti
opportunità normative, una parte consistente di aziende, soprattutto medio e piccole e del
Centro-Sud, non utilizza alcun strumento di welfare. Una ricerca dell’Università Cattolica –
promossa da Welfare Company e realizzata con la collaborazione di Aidp – ha indagato quali
siano le motivazioni di tale resistenza. Nel 70% per cento delle aziende prive di Piani Welfare, i
direttori del personale indicano nei “costi” il motivo per non esplorare i nuovi strumenti. Si tratta
di una percezione errata e da correggere come sottolinea Chiara Fogliani, consigliere delegato di
Welfare Company: “E’ proprio il contrario. Il welfare comporta uno sgravio di costi
economico-organizzativi, anzi proprio un risparmio. Faccio un esempio concreto: su 1.000 che
l’azienda decide di destinare a un dipendente come premio di produttività, inserendolo in un
piano di servizi di welfare, l’azienda risparmia 350 euro a dipendente, e il collaboratore riceve in
busta 180 euro in più. Per cui il risparmio e l’aumento del potere d’acquisto è notevole sia per
l’azienda sia per il dipendente. In termini di costi organizzativi anche qui affidarsi ad un provider
di servizi può sgravare l’azienda di tutti i costi amministrativi e gestionali”. Le aziende di piccole
dimensione percepiscono inoltre come complesse e lontane dal proprio perimetro le modalità di
realizzazione di molti strumenti di welfare. Ma anche questa è una visione da superare. Il ruolo
dei provider di servizi è, in tal senso, risolutivo. “Il nostro ruolo – prosegue Fogliani – è quello di
poter fornire una moltitudine di servizi, che garantiscano usufruibilità, semplicità, accessibilità
puntando su uno strumento che è la carta multiservizio: garantisce sconti in 30mila punti in tutta
italia, dalla spesa al tempo libero, alla salute, allo sport; fino ad arrivare a strumenti più evoluti
come il portale per offrire un servizio completo”. Welfare Company ha stretto una partnership
con PwC per presentare servizi e consulenza nell’ambito del welfare aziendale ad imprese di
diverse dimensioni, con un approccio complessivo e tarato su esigenze specifiche. “Si tratta di
una intesa volta a creare una metodologia che parta dall’analisi dei bisogni fino ad arrivare alla
consulenza giuslavorista e fiscale – conclude l’amministratore di Welfare Company – per poi
andare ad erogare effettivamente un Piano, supportato anche nella comunicazione interna e che
sia tarato sull’azienda, cioè costruito su misura: efficace ed efficiente”.
27 settembre 2016 - 18:52
Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie
agli incentivi
Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie agli incentivi27 settembre 2016 - (Teleborsa) – E’ già
molto popolare la normativa sugli incentivi al welfare aziendale, introdotta dalla Legge di stabilità
2016, che si incentra su un sistema di detrazioni fiscali, garantite alle imprese che investono in
questo ambito. Una risposta al sistema di welfare che in Italia è fra i peggiori in Europa. Stando
ad una ricerca condotta dall’Università Cattolica per Welfare Company, ad un anno dalla Legge
di stabilità 2016, il 33% delle imprese sta già mettendo a punto un Piano di Welfare aziendale per
sfruttare i benefici di queste norme. Inoltre, il 71% delle aziende ha già attivato uno o più benefit
servizi di welfare, che si dirigono soprattutto a quadri e impiegati (oltre il 65% dei casi). Le
aziende che fanno maggiormente welfare sono situate al Nord ovest e solitamente hanno grandi
dimensioni. I servizi più diffusi sono ovviamente mense e buoni pasto, ma prendono piede anche
l’assistenza sanitaria, le convenzioni al consumo, i permessi di paternità, i bonus per lo studio dei
figli e lo smart working (lavoro da casa). L’indagine ha voluto esplorare anche i motivi che
spingono le aziende a “non” attivare ancora un piano di welfare: di costo, economici ed
organizzativi.
27 settembre 2016 - 05:50
Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per
le imprese
Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le impreseNuove norme e provider di servizi: le
opportunità per le aziende Milano (askanews) - Welfare aziendale una realtà ancora in divenire:
se il 33% delle imprese studia già nuovi Piani sulla scorta delle recenti opportunità normative, una
parte consistente di aziende, soprattutto medio e piccole e del Centro-Sud, non utilizza alcun
strumento di welfare. Una ricerca dell'Università Cattolica - promossa da Welfare Company e
realizzata con la collaborazione di Aidp - ha indagato quali siano le motivazioni di tale resistenza.
Nel 70% per cento delle... la provenienza: ASKA
27 settembre 2016 - 00:20
http://www.le-ultime-notizie.eu/articulo/fogliani-welfare-aziendale-un-risparmio-per-le-imprese/2280366
Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per
le imprese - La notizia
Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le imprese - La notiziaMilano - Welfare aziendale
una realtà ancora in divenire: se il 33% delle imprese studia già nuovi Piani sulla scorta delle
recenti opportunità normative, una parte consistente di aziende, soprattutto medio e piccole e del
Centro-Sud, non utilizza alcun strumento di welfare.Una ricerca dell'Università Cattolica -
promossa da Welfare Company e realizzata con la collaborazione di Aidp - ha indagato quali
siano le motivazioni di tale resistenza. Nel 70% per cento delle aziende prive di Piani Welfare, i
direttori del personale indicano nei 'costi' il motivo per non esplorare i nuovi strumenti.Si tratta di
una percezione errata e da correggere come sottolinea Chiara Fogliani, consigliere delegato di
Welfare Company: 'E' proprio il contrario. Il welfare comporta uno sgravio di costi
economico-organizzativi, anzi proprio un risparmio. Faccio un esempio concreto: su 1.000 che
l'azienda decide di destinare a un dipendente come premio di produttività, inserendolo in un piano
di servizi di welfare, l'azienda risparmia 350 euro a dipendente, e il collaboratore riceve in busta
180 euro in più. Per cui il risparmio e l'aumento del potere d'acquisto è notevole sia per l'azienda
sia per il dipendente. In termini di costi organizzativi anche qui affidarsi ad un provider di servizi
può sgravare l'azienda di tutti i costi amministrativi e gestionali'.Le aziende di piccole dimensione
percepiscono inoltre come complesse e lontane dal proprio perimetro le modalità di realizzazione
di molti strumenti di welfare. Ma anche questa è una visione da superare. Il ruolo dei provider di
servizi è, in tal senso, risolutivo. 'Il nostro ruolo - prosegue Fogliani - è quello di poter fornire una
moltitudine di servizi, che garantiscano usufruibilità, semplicità, accessibilità puntando su uno
strumento che è la carta multiservizio: garantisce sconti in 30mila punti in tutta italia, dalla spesa
al tempo libero, alla salute, allo sport; fino ad arrivare a strumenti più evoluti come il portale per
offrire un servizio completo'.Welfare Company ha stretto una partnership con PwC per presentare
servizi e consulenza nell'ambito del welfare aziendale ad imprese di diverse dimensioni, con un
approccio complessivo e tarato su esigenze specifiche. 'Si tratta di una intesa volta a creare una
metodologia che parta dall'analisi dei bisogni fino ad arrivare alla consulenza giuslavorista e
fiscale - conclude l'amministratore di Welfare Company - per poi andare ad erogare
effettivamente un Piano, supportato anche nella comunicazione interna e che sia tarato
sull'azienda, cioè costruito su misura: efficace ed efficiente'. © RIPRODUZIONE RISERVATA
28 settembre 2016 - 09:04
Ricerca: dopo legge di stabilità 2016 da 71%
aziende piani welfare
Ricerca: dopo legge di stabilità 2016 da 71% aziende piani welfare Milano, 27 set. (Labitalia) -
Le agevolazioni previste dalla legge di stabilità 2016 hanno spinto le aziende a lanciare dei piani
di welfare. E'quanto emerge dalla ricerca'Il futuro del welfare aziendale dopo la legge di stabilità
2016', condotta dal professor Luca Pesenti, docente di Organizzazioni sociali e welfare plurale
dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per Welfare Company, società di QUI!
Group specializzata in soluzioni di welfare aziendale e pubblico, su un campione di Hr manager
fornito da Aidp, Associazione italiana direzione personale. La ricerca commissionata da Welfare
Company ha raccolto le interviste di 335 direttori e manager del settore Hr provenienti da aziende
di tutta Italia (con distribuzione di 48% Nord-Ovest, 24% Nord-Est, 22% Centro, 5% Sud, 1%
Isole) e ha rivelato che il 71% delle aziende coinvolte ha introdotto piani di welfare dopo
l'intervento del governo. A fronte delle nuove opportunità previste dalla legge di stabilità 2016,
infatti, il 33,2% dichiara che sta già lavorando alla creazione di un piano, 4 aziende su 10 tra
quelle già munite di un piano hanno dichiarato che stanno organizzando un ampliamento dei
servizi al dipendente. Soltanto l’8,2% si dice non interessato. In media, le aziende propongono ai
propri dipendenti circa 5 benefit. Tra i servizi più diffusi, se si escludono mense e buoni pasto e
orari flessibili (storicamente i più diffusi), le cinque categorie di benefit più presenti sono:
assistenza sanitaria (42,5); convenzioni e agevolazioni al consumo (35,2%), permessi di paternità
(25%), benefit per lo studio dei figli (23,2%) e smart working (22,9%). Per gli Hr manager
intervistati, il welfare ha effetti positivi sul clima aziendale e riduzione della conflittualità (utile
per il 62% degli intervistati), attrae i talenti (per il 52% degli intervistati) e riduce il turnover
(47,7%) l'assenteismo (39%). "Soltanto il 31% ritiene il welfare aziendale utile per il sostegno
dell’occupazione femminile. Questo perché oggi sono ancora poco diffusi gli strumenti di
conciliazione vita-lavoro, invece fondamentali in un piano di welfare che mira a trattenere i
talenti", commenta Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company, società di QUI!
Group specializzata in soluzioni di welfare in cui le quote femminili hanno superato il 70%. "La
ricerca rivela inoltre -continua Fogliani- che 7 aziende su 10 non introducono piani di welfare
perché temono sia oneroso dal punto di vista economico/gestionale. Ma è un mito da sfatare:
grazie agli sgravi fiscali, 1.000 euro che un'azienda eroga sottoforma di servizi di welfare invece
che in prestazione in contanti comportano un risparmio di 350 euro per l'azienda e 180 euro in più
in busta paga per il dipendente, che ottiene un beneficio 'netto'". "La ricerca conferma che le
aziende concepiscono sempre più il welfare come leva per attrarre i talenti. Il welfare non è più
considerato soltanto un elemento di responsabilità sociale, ma diventa parte integrante delle
policy del management delle risorse umane", commenta Luca Pesenti, docente di Sistemi di
welfare comparati dell'Università Cattolica. "Notiamo che quasi 6 aziende su 10 -continua
Pesenti- sono oggi intenzionate a intervenire concretamente sul fronte della conciliazione
famiglia-lavoro, un tema molto discusso ma finora di fatto trascurato nei piani di welfare
aziendale e dal welfare pubblico. Si va sempre più verso un welfare integrato. Punto critico, ad
oggi, resta l’analisi dei bisogni: viene fatta solo in un caso su quattro e per altro solo un terzo di
chi la fa coinvolge il sindacato. Troppo poco: analizzare i bisogni è decisivo per una buona
riuscita del piano di welfare". "La norma certo consente alle aziende -sottolinea Isabella Covili
Faggioli, presidente Aidp- di guardare con maggiore benevolenza all’adozione di piani di welfare
aziendale. Il welfare aziendale - spiega - rappresenta uno strumento di fidelizzazione e attenzione
alle esigenze del lavoratore. Un ottimo strumento per la creazione di quel patto fiduciario per cui
il lavoratore darà quel valore aggiunto che serve all’azienda per stare sui mercati e per vincere le
sfide internazionali". "L'allargamento dell’interesse e dell’adozione del welfare aziendale, come
rivela la ricerca, o esperienze come il 'Welfare Day' di Fincantieri o l'osservatorio Confindustria
Cuneo con Cgil-Cisl-Uil, per la famiglia professionale che rappresento, vogliono dire molto:
testimoniano e confermano -conclude- che stiamo passando dalla contrattazione alla
negoziazione".
27 settembre 2016 - 04:02
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Rassegna convegno 'WelFare che fare' e risultati ricerca "Il futuro del Welfare aziendale" 2016

  • 1. © 2015 QUI! Group S.p.A. ESTRATTO RASSEGNA STAMPA QUI! GROUP CONVEGNO WELFARE CHE FARE E RICERCA - SETTEMBRE 2016
  • 2. Welfare Company Conl ' aiutodelprovider giùcostieburocrazia nadelle questionicritiche riguardo l ' implementazionedei piani di welfareè la loro gestione considerata da molti, esoprattutto dallepiccole aziende, troppoonerosa. Unaiuto potrebbe veniredaunproviderdiserviziesterno che,secondoChiaraFogliani,consigliere di amministrazionedi WelfareCompany societàperlagestionedeiservizia supportodelwelfareaziendale, nonsilimita allagestionedelpiano.Intervieneinfatti nellasuacostruzioneeimplementazione curandoanchela comunicazioneinterna, unadellechiavipermassimizzarei ritornierendereil pianodieffettivosuccesso. Oltreaessereunrisparmioditempoedi risorse, perchéconil providerl ' impresa esternalizzala gestioneamministrativa. L ' evidenzadi ciòemergequandoil dipendentedevescegliereseacquisireil premioinnaturao ineuro. Unpremiodi 1.000 euroin bustapagadi fatto diminuiscea816, mentre costoperl ' aziendaè di 1.290. Al contrario, nel casoin cuisi optiperun rimborsoin benefit, il lavoratore ha un beneficio netto e l ' aziendanonhaoneriaggiuntivi. L. AD. 26 settembre 2016 - N°nc
  • 3. Svolte Gli effetti delle nuove agevolazioni fiscali al centra dell'incontro organizzato dal Corriere. Le prospettive di un mercato appena nato WelfareaziendaleI benefit?Unvolanodi sviluppo Assistenza sanitaria, permessi di paternité, agevolazioni al consumo f studio dei figli esmart working i preferiti dai lavoratori DILUISAADANI L e misure di welfare aziendaleappena de- finite dalla Legge di Stabilité si stanno ri- velando un successo anche superiore aile aspettative sia per quanto riguarda l'appli- cazione sia per Finteresse e l'attenzione concui sonostate accolte. Come prevedibile hanno riguardato soprattutto le grandi aziende del Nord Italia, ma i segnali e l'attento livello di discussione fanno ipotizzare cheil bacino possa allargarsi facilmente. In que- sto contesta fa ben sperare PierPaolo Baretta—sottose- gretario di Stato al ministero dell'Economia e delle Finan- ze — intervenuto settimana scorsaal convegno «WelFare che fare» organizzato dal Corriere délia Sera— cheri badisce il suo intenta non so- lo di confermare ma anche di perfezionare la norma e se possibile di estenderla a una popolazione più ampia. «Ri- tengo che sia opportuno in- traprendere un percorso che tenda a spostare i benefici fi- scali dalle catégorie profes- sionali aile persone al di là del fatto che siano lavoratori dipendenti, autonomi, del pubblico o del privato. Il fo- ras deveessereposta sulle si- tuazioni datutelare superan- do in questo modo Fattuale segmentazionedelleagevola- zioni realizzando una mag- giore personalizzazione delle opportunité côerentemente con situazioni e territori spe- cifici — ha spiegato —. Cre- do chesia arrivato il momen- to di assumere il tema del welfare anche al livello di contrattazione nazionale in quanto argomento non solo di sviluppo economico ma in generale di qualità délia cre- scita». Più produttività Il welfare aziendale sem- bra piacere e tanto anche ad Aidp, lAssociazione italiana dei direttori del personale, tanto che IsabellaCovilli Fag- gioli, la sua présidentenazio- I Allargare le agevolazioni è nei piani del governo VM i 1 ft K • B u1111H ^.'C*]i I']TiTn^B nale, arriva a definirlo stru- mento di business commen- tando che «tutto è migliora- bile certo,ma sicuramente si tratta di un'arma portentosa di miglioramento del clima aziendale e quindi di fideliz- zazione dei dipendenti con immediati riflessi sulla pro- duttività. Lo dicono chiara- mente i fatti: le aziende di maggior successosono pro- prio quelle chehanno investi- to sul benessere dei dipen- denti. Motivazione La vitalité di un sistema non dipende solo da regole e procédure ma dalla motiva- zione delle persone. Ma c'è anche un altro aspetto im- portante delle misure intro- dotte, tarse anche sottovalu- tato. Riguarda il modello di relazioni sindacali sottinteso cherichiede di andareal di là delle logiche di contrattazio- neper vestire quelle délia ne- goziazione costruttiva con l'obiettivo comune di miglio- rare la vita dei lavoratori of- frendo servizi laddove lo sta- to socialelatita». È infatti chiaro che, come précisa Luca Pesenti,docente dell'università Cattolica di Milano: «In un contestadi bi- sognisociali tradizionali, solo in parte coperti dal pubblico, se ne affiancano altri tipici del nostro tempo, legati alla 26 settembre 2016 - N°31 - Economia
  • 4. conciliazione fra vita privata e vita familiare e all'invec- chiamento délia popolazione, rispetto ai quali il pubblico arranca e che possono dun- que essere soddisfatti anche dapolitiche di welfare». Emblematici i dati che emergono dalla ricerca «Il futuro del welfare aziendale Nuovi bisogni che il pubblico non puô soddisfare Università Cattolica Luca Pesenti dopo la legge di Stabilità 2016» (promossa da Welfare Company in collaborazione con Aidp e a cura di Luca Pe- senti e frutto di interviste a un campione di manager del personale raccolte a giugno e luglio di quest'anno). I bene- fit più interessanti ( escluden- do gli ormai classici mense, buoni pasto e orari flessibilJJ riguardano l'assistenza sani- taria ( 60% dei casi delle aziende in cui vi sono già pia- ni di welfare e 42,5% del tota- le del campione), le conven- zioni e agevolazioni al consu- mo (49,4% e 35,2%), i per- messi di paternità (35% e 25%),i sostegni per lo studio dei figli (32,5% e 23,2%) e le azioni di smart working ( 32%e 22%). Seperô si de agli intervistati su quali aspetti contano di intervenire prossimamente, al primo po- sta balzano immediatamente gli interventi per facilitare la conciliazione tra vita e lavoro ( 58,7%) mentre tre imprese su dieci intendono investire sui temi del sostegno all'edu- cazione esulla sanità integra- tiva. Fra gli altri dati interes- santi délia ricerca anche quelli che riguardano la rile- vanza del ruolo sindacale nel- l'implementazione dei piani. Dove la sindacalizzazione è alta la reattività è elevatissi- ma: l'82% delle aziende è già attira o lo farà prossimamen- te, nelle realtà invece con tas- si di sindacalizzazione bassa si scendeal 70%. Infine una evidenza, ad uso degli operatori nell'auspi- cio chegli interventi per favo- rire il welfare proseguano. Le imprese (soprattutto quelle chehanno già un piano ) délia normativa in atto apprezzano in particolare l'ampliamento delle tipologie di benefit de- tassabili e l'eliminazione del limite di deducibilità entro il 5x1000 di costo del persona- le. Le realtà dovenon si fa an- cora welfare guardano con fa- vore anche alla libertà del di- pendente di sceglieretra pre- mio di produttività e conversione in benefit. © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 settembre 2016 - N°31 - Economia
  • 5. Corriere Economia (ITA) 19 Settembre 2016 C()RRIERECON()NIIA Corriere Economia(ITA) 19 Settembre2016 Paese:it Pagina:18 Readership:2710000 Diffusione:489259 Tipo media:Supplemento Autore: n.d. 1'liÌ1iìtiì1 Domaniilfocussulsettore organizzatodaCorriereEconomia WelFarechefare.Checosa cambia peraziendeedipen- denti.Lepotenzialitàdi unnuovo mercato».E'il titolo dell'incontro organizzato da Corriere Economia in program- ma a Milano domani martedì 20 settembre alle ore 18 presso la Sala Buzzatiin Via Balzan 3. Nel corso dell'incontro si farà il punto sulle prospettivE del welfareaziendaledopo le novità della leggediStabilità e si esamineranno alcuni casi aziendali disuccesso.All'in- contro parteciperanno Piergiorgio Angeli(Direttore risorsE umaneLuxottica Group),Isabella CoviliFaggioli(presidentE Aidp),Chiara Fogliani(consiglierediamministrazione Wel- fare Company-Qui Group),Andrea KelIer (amministratorE delegato Edenred), Andrea Mencattini(Responsabile con- trollate assicurative e relazioni Istituzionali - Generali Ita- lia),Silvia Morera(consiglierePwc)eLuca Pesenti(profes- sore di Sistemi di welfarecomparati - Università Cattolica). Concluderà ilavoriPierPaolo Baretta,sottosegretarioal mi- nistero dell'Economia. La partecipazione è libera. Per iscri- versi:welfarechefare@corriere.it. E o Pagina 1 / 1 Articolo per uso esclusivo del destinatario.Sono vietate la riproduzione e la ridistribuzione
  • 6. 19 Settembre 2016 CoRRIERECONONIIA Corriere Economia(ITA) 19 Settembre2016 Paese: it Pagina:18 Readership:2710000 Diffusione:489259 Tipo media:Supplemento Autore:Luisa Adani Svolte Risultati positivi peril70%delleimpresesecondola ricerca «Ilfuturodopo la legge diStabilità» chesarà presentatadomanialCorriere WeffareaziendaleCronacadliunsuccessoannunciato Èapplicatodallegrandi realtà(71,4%).Masolo unasu cinquefa un'analisi delle necessità deidipendenti Dl LUISAADANI B anco di pmva positivo sul- l'implementazione dei pia- nidiwelfareaziendalichesi ritiene possano contribuire a migliorareil climaaziendaleeari- durrela conflittualitft come pure ad aumentare lattrattività dellazienda, a contenere il turn over dei dipen- dentie a dareimpulso alla produtti ità.Menoevidentisembranoessere invece i benefici per le ricadute sul territorio per quanto riguardalo svi- luppodelladomandadibenieservizi come purel'aumento della presenza femminile in azienda, anche se le donnesembranolepiùconvinte del- l'efficaciadiquestemisure. Questi sono solo alcuni dei dati emersi dalla ricerca «Il futuro del welfare aziendale dopo la legge di Stabffità2016»(pmmossadaWelfa- re Company in collaborazione con Aidp e a cura di Luca Pesenti del- l'Università Cattolica di Milano) e chesaràillustratanell'incontroorga- nizzatodaCorriereEconomiainpm- grammadomanialleore18(vedibox quisotto).Laricercaèfruttodiinter- viste a un campione rappresentativo cli manager dellerisorseumane,rac- colteagiugnoelugliodiquestlinnoe quindiaridossodell'emanazione dei decreti attuativi e dei chiarimenti dell'AgenziadelleEntrate,Inunosce- nario complessivamente positivo il 70°odelleaziendesottolinea perògli importanticostieconomicieorganiz- zatividasostenereperl'implementa zione e la gestione dei piani,fattori che nelle medie e piccole realtà ne rallentano o ostacolano l'attuazione. Inpocopiùdellametàdeicasiinvece ilpianodiwelfare non vieneattivato pervolontàdellapreprietàaziendale. La rete Sono soprattutto (il 71,4°n) le grandi aziende del Nord Ovest ad avere almeno un servizio di welfare. Questodato spiegaancheilfallo che la grande maggioranza di queste (81,1°o)gestiscein houseilpianoac- cordandosidirettamente con iforni- tori.Pochesonoinvecelerealtàchesi avvalgono di un provider di servizi (18,1°o)e una minoranza quelle che creano una rete con altre imprese t5,5°)o utilizzano i servi7i pmposti da una associazione di categoria (3°o). Nella maggioranza dei casi i servizi si acquistano dai fornitori raolafaràprossimamente. (56,1°o) o tramite rimborso spese (42,1°o). Lascelta Ilportaleamenù,cheoffrelapos- sibilità diarticolare un paniere,èin- ecc presente in quasi uabzienda su tre.In questo scenario,un punto di debolezzaèchegmssomodoquattm aziende su cinque presentano la gamma dibenie servizi senza a er svolto un'attenta analisi dei bisogni deidipendenti.Che è un passaggio chiave perimpostareun'offertaami- sura deilom desiderata, alorizzan- doi vantaggidellarecentenormati a che vuole rendere più «pesante» la remunerazione. SecondoPesentilaragionepercui le Risorse umane tendono a saltare questo passaggio sta nell'esigenza di nonaumentareicosticonquestiona- rienellasostanzialecertezzadicono- scere già quali sunu i vantaggi più graditi.Inutile negare però che fra i fattorivièancheilfatto cheun'even- tuale indagine potrebbe alzare le aspettative.Per quanto riguarda il datosecondo cuisolo pocheaziende coinvolgonoilsindacato,secondoPe- senti,laresponsabilità potrebbe non esseresoloaziendaleeleragionitco- varsi anche nella cautela con cui il sindacato siaffaccia al welfareazien- dale,con il timorecheerodaquotea quellopubblico. Infine se osserviamo le risposte degliintervistatile prospeffivesem- branobuone,solol'8,2°c delleazien- de non prevede intenenti futuri menteil69°ocistagiàlavorandoolo faràneiprossimimesieil23°ovaluta se farlo ma ritiene che sarebbe op- portuno. Ancheperlaprossima k)rnatasa- ranno ancorale grandirealta a mi- plementareipiani,infattiil76°odelle aziendemer250addeffiègià Pagina 1 /2 Articolo per uso esclusivo del destinatario.Sono vietate la riproduzione e la ridistribuzione
  • 7. LA DIFFUSIONE Percentuale di aziendedelcampione che presenta al propriointerno unoo più servizi/benefitdi welfare I MOTIVI62,4 23,2 14,3 Perchèintrodurre Riduzionedella conflittuulità . il weltare in azienda. emiglioramentodiclima Dati in percentuale 52,7 33,3 13,9 ki. Moltooabbastanza Aumento dell'attraltiva ________________________________ - ,Ø •Pocoonulla dirisorseumane Nonso 47,7 32,1 20.3 Contenimento - dellnrnnozr Lemodalitaconcuivienecostruita - ' lC() 468 304 228 I olfertadiwelfare . 1,...—__-_ I 'ti M'ti i'. Incremento Accordi LA GESTIONE dellaproduttività con singolifornitori Come viene organizzata la gestione del Piano e di welfare da parte dell'azienda 39,2 38,4 22,4nnsuen en ami 224% 1 asupporto dellaDirezione ' Utilizza Riduzione I P d di un portale Rimborso dell'assenteismo ________ 18,1% amenù spese gestita 31,7 43,5 24,9 Cestiane direttamente , interna 7,6% ' Sviluppodella domanda di beni ___________________________ Acquisto esenazipnrilterrilorio Accordidirete•550/ diservizi con altreaziende•' ' direttamente - 31,2 50,2 18,6 odefornitori u i c ti r Portalepropostoda ti" ì R( i wclfarccsmpony Sviluppo dellaquotadilavoro _____________________________ un'associazionedicategoria ''° 't,' ij)'tIP4 JJ't eAidp femminilein azienda Pagina 2/2 Articolo per uso esclusivo del destinatario. Sono vietate la riproduzione e la ridistribuzione
  • 8. Unagrandeprateria ancoradaconquistareSocietà specializzate , broker , compagnie assicurative e consulenti strategici si stanno dando battaglia sul nuovo campo di gioco. Ma i costi restano alti , soprattutto per le Pmi 200 ui clienti , iti , tutte imprese sane , che stanno bene , che riconoscono premi di produttività ai loro dipendenti» . Federico Isenburg , fondatore nel 2007 di una delle più dinamichesocietà che assistono le imprese nel mare sconosciutodei piani di welfare , ha scelto con vero tempismo , nel dicembrescorso , il nome giusto per la sua iniziativa , Easy Welfare . Da tempo , però , aveva riconvertitol ' attività da quella di mobility management sotto i cui auspici aveva fondato l ' azienda , quasi dieci anni fa . Fincantieri e Hera , fra i grandi gruppi con migliaia di dipendenti sono diventati suoi clienti quest' anno . «Assicuriamo flessibilità e una ampia gammadi servizi da erogare . In più abbiamo messo a punto una piattaforma di uso facile , per consentire all ' utente di poter selezionareil servizio preferito» , ha spiegato a ME Piattaforma è una parola chiave per chi offre piani di welfare aziendale . il luogo del web dove si pub consultare il catalogo dei prodotti disponibilie acquistabili , previo accordo aziendale . «L ' accesso alla piattaformastandard non è oneroso , ma se l ' azienda cliente vuole una personalizzazione , un suo set up , allora questo ha un prezzo . La nostra remunerazione viene da e da una percentuale sul volume di premi gestito» , ha precisato lsenburg . Easy Welfare fattura 5 milioni di euro con un ebitda oltre il 20%% e un modello di remunerazioneche si compone di un costo di setup della piattaformacrescente in funzione del numero dei dipendenti dell ' azienda, un canone per aggiornare e mantenere il portale e una fee sugliimporti calcolati. margine di intervento quello che il piano di welfare consente all ' azienda di risparmiare in terminifiscali . Ma il valore aggiunto per il piattaformista , nel linguaggiodei tecnici chi fornisce via web piani di prodotti e servizi da selezionare, diventa la possibilità di diventare consulente essenziale per l ' azienda . Soprattutto per le piccole e medie imprese che pur percependo il vantaggio di offrirebenefit fiscalmente vantaggiosi ai loro dipendenti non dispongonodelle strutture amministrative e manageriali per gestire quei rapporti , come invece hanno i grandi gruppi , tra cui Pirelli , Telecom o Ferrari , storicamente attivi in questa pratica . «I costi di una piattaforma sono considerati, troppo onerosi , specialmente dalle Pmi» , ha ammesso Chiara Fogliani , consigliere delegato di Welfare Company , società di QuiGroup , specializzata in soluzionidi welfare . E ha spiegato: «Grazie agli sgravi fiscali , 1.000 euro che un' azienda eroga sottoforma di servizi di welfare , invece che in prestazione in contanti, comportano un risparmio di 350 euro per l ' azienda e 180 euro in più in busta paga per il dipendente» . Su questi marginiintervengono gli intermediari specializzati , che si stanno moltiplicando, da Eudaimon a Valore Welfare , da DoubleYou a Gesam , soppiantando il commercialista o il consulente del lavoro , che difficilmentehanno le competenze per stipulare le convenzioni necessarieper rendere disponibili i benefit richiesti dai lavoratori . boom di domanda sta attirando anche gruppi multinazionali , tra cui il broker assicurativo americanoAon , guidato in Italia da Federico Casini , o la franceseEdenred , inventore dei Ticket Restaurant , che ha sfondato co- 30 settembre 2016
  • 9. me fornitore di ticket sostitutivi delle mense aziendali , e ora fornitoredi piani di welfare a tutto tondo . ancora la francese , Sodexo , attiva anche sul fronte dei rapporti con il territorio , che ha allacciato una partnership con Vicenza Welfare . In questo caso si incrociano le conoscenze del territorio con la fornitura di una piattaforma di servizi che comprendeoltre ai tradizionali buoni pasto , anche l ' utilizzo di centri medici , palestre , corsi di lingua. Nel settore salute le compagnie di assicurazione specializzate e generaliste , vedono nel welfare aziendale opportunità di diversfficarel ' eccessivaconcentrwione dei premi sulla previdenza complementare , attuata con polizza vita . esempio più recentequello di Poste Italiane , che ha sdoppiato PosteVita creando PosteSalute . Qualche tentativo di innovare lo ha fatto Axa , con formulemolto rivolte ai giovani ; o Allianz , che anche come datore di lavoro da anni promuove piani di welfare per i suoi dipendenti . Un segmentosu cui molti si sono esercitati , ma non sempre con esiti di businesssoddisfacenti , stato proprio quello della sanità integrativa . Un colosso come UnipolSai da cinque anni dedica al tema del welfare un appuntamento di riflessione e studioannuale , Welfare Italia . E sul segmento salute ha svolto ricerche e analisi accurate . Eppure soffre la competizione di soggetti non generalisti, che si sono concentrati sul tema , con risultati apprezzabili. «Le compagnie di assicurazione generaliste concepiscono ancora la polizza sanitaria come ristoro esclusivamentedi natura economica a fronte di un evento da risarcire» , ha spiegato Marco Vecchietti , ceo di RbmSalute , compagnia specializzatache vanta una raccolta premi di 350 milioni nel 2015 , con 2 ,3 milioni di assicurati , tramite polizze aziendali . «Noi invece vogliamoaffiancare l ' assicurato nel suo percorso di salute puntando sulla promozione di uno stile di vitasano , sulla prevenzione e sulla consulenza dei migliori medici pubblicie privati . Non assicuriamo un evento , ma affianchiamo la personalungo tutto l ' arco della sua vita attraverso una serie di servizi , percorsi di cura , fino al long term care» . Per Vecchietti c' è un rischio di welfare low cost , un welfare faida-te«che non coglie priorità e non aiuta a concentrare e risorse sui bisognireali della popolazione» . In corsa ci sono anche le grandi societàdi consulenza aziendale . Da EY a Pwc , a Deloitte , hanno intuito che la cura dell ' azienda cliente devearrivare anche a questo livello di delivery , forse meno nobile , ma essenzialeper trattenere i clienti e per cercarne di nuovi. 30 settembre 2016
  • 11. Unagrandeprateria ancoradaconquistareSocietà specializzate , broker , compagnie assicurative e consulenti strategici si stanno dando battaglia sul nuovo campo di gioco. Ma i costi restano alti , soprattutto per le Pmi bbiamo già quasi 200 aziende clienti, tutte imprese che stanno bene , che riconoscono premi di produttività ai loro dipendenti» . Federico Isenburg , fondatore nel 2007 di una delle più dinamichesocietà che assistono le imprese nel mare sconosciutodei piani di welfare , ha scelto con vero tempismo , nel dicembrescorso , il nome giusto per la sua iniziativa , Easy Welfare . Da tempo , però , aveva riconvertitol' attività da quella di mobility management sotto i cui auspici aveva fondato l ' azienda , quasi dieci anni fa . Fincantieri e Hera , fra i grandi gruppi con migliaia di dipendenti sono diventati suoi clienti quest' anno . Assicuriamo flessibilità e una ampia gammadi servizi da erogare . In più abbiamo messo a punto una piattaforma di uso facile , per consentire all ' utente di poter selezionareil servizio preferito» , ha spiegato a MF Piattaforma è una parola chiave per chi offre piani di welfare aziendale . il luogo del web dove si può consultare il catalogo dei prodotti disponibilie acquistabili , previo accordo aziendale . «L ' accesso alla piattaformastandard non è oneroso , ma se l ' azienda cliente vuole una personalizzazione , un suo set up , allora questo ha un prezzo . La nostra remunerazione viene da e da una percentuale sul volume di premi gestito» , ha precisato Isenburg . Easy Welfare fattura 5 milioni di euro con un ebitda oltre il 20%% e un modello di remunerazioneche si compone di un costo di setup della piattaformacrescente in funzione del numero dei dipendenti dell ' azienda, un canone per aggiornare e mantenere il portale e una fee sugliimporti calcolati. margine di intervento è quello che il piano di welfare consente all ' azienda di risparmiare in terminifiscali . Ma il valore aggiunto per il piattaformista , nel linguaggiodei tecnici chi fornisce via web piani di prodotti e servizi da selezionare, diventa la possibilità di diventare consulente essenziale per l ' azienda . Soprattutto per le piccole e medie imprese che pur percependo il vantaggio di offrirebenefit fiscalmente vantaggiosi 1 ottobre 2016
  • 12. ai loro dipendenti non dispongonodelle strutture amministrative e manageriali per gestire quei rapporti , come invece hanno i grandi gruppi , tra cui Pirelli , Telecom o Ferrari , storicamente attivi in questa pratica . «I costi di una piattaforma sono considerati, troppo onerosi , specialmente dalle Pmi» , ha ammesso Chiara Fogliani , consigliere delegato di Welfare Company , società di QuiGroup , specializzata in soluzionidi welfare . E ha spiegato: «Grazie agli sgravi fiscali , 1.000 euro che un' azienda eroga sottoforma di servizi di welfare , invece che in prestazione in contanti, comportano un risparmio di 350 euro per l ' azienda e 180 euro in più in busta paga per il dipendente» . Su questi marginiintervengono gli intermediari specializzati , che si stanno moltiplicando, da Eudaimon a Valore Welfare , da DoubleYou a Gesam , soppiantando o consulente del lavoro , che difficilmentehanno le competenze per stipulare le convenzioni necessarieper rendere disponibili i benefit richiesti dai lavoratori . boom di domanda sta attirando anche gruppi multinazionali , tra cui il broker assicurativo americanoAon , guidato in Italia da Federico Casini , o la franceseEden red , inventore dei Ticket (continuaapag. 55) (segueda pag. 53) Restaurant , che ha sfondato comefornitore di ticket sostitutivi delle mense aziendali , e ora fornitoredi piani di welfare a tutto tondo . ancora la francese , Sodexo , attiva anche sul fronte dei rapporti con il territorio , che ha allacciato una partnership con Vicenza Welfare . In questo caso si incrociano le conoscenze del territorio con la fornitura di una piattaforma di servizi che comprendeoltre ai tradizionali buoni pasto , anche l ' utilizzo di centri medici , palestre , corsi di lingua. Nel settore salute le compagnie di assicurazione specializzate e generaliste, vedono nel welfare aziendale ' opportunità di diversificare eccessivaconcentrazione dei premi sulla previdenza complementare , attuata con polizza vita. L ' esempio più recentequello di Poste Italiane, che ha sdoppiato PosteVita creando PosteSalute . Qualche tentativo di innovare lo ha fatto Axa, con form ulemolto rivolte ai giovani ; o Allianz, che anche come datore di lavoro da anni promuove piani di welfare per i suoi dipendenti . Un segmentosu cui molti si sono esercitati , ma non sempre con esiti di businesssoddisfacenti , stato proprio quello della sanità integrativa . Un colosso come UnipoiSai da cinque anni dedica al tema del welfare un appuntamento di riflessione e studioannuale , Welfare Italia . E sul segmento salute ha svolto ricerche e analisi accurate . Eppure soffre la competizione di soggetti non generalisti, che si sono concentrati sul tema , con risultati apprezzabili. «Le compagnie di assicurazione generaliste concepiscono ancora la polizza sanitaria come ristoro esclusivamentedi natura economica a fronte di un evento da risarcire» ,ha spiegato Marco Vecchietti , ceo di RbmSalute , compagnia specializzatache vanta una raccolta premi di 350 milioni nel 2015 , con 2,3 milioni di assicurati , tramite polizze aziendali . «Noi invece vogliamoaffiancare l ' assicurato nel suo percorso di salute puntando sulla promozione di uno stile di vi ta sano , sulla prevenzione e sulla consulenza dei migliori medici pubblicie privati. Non assicuriamo un evento , ma affianchiamo la personalungo tutto l ' arco della sua vita attraverso una serie di servizi, percorsi di cura , fino al long term care». Per Vecchietti c' è un rischio di welfare low cost , un welfare faida-te«che non coglie priorità e non aiuta a concentrare e risorse sui bisognireali della popolazione» . In corsa ci sono anche le grandi societàdi consulenza aziendale . Da EY a Pwc , a Debee , hanno intuito che la cura dell ' azienda cliente devearrivare anche a questo liven( di delivery, forse meno nobile , ma essenzialeper trattenere i clienti e per cercarne di nuovi. 1 ottobre 2016
  • 14. Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie agli incentivi Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie agli incentivi(Teleborsa) - E' già molto popolare la normativa sugli incentivi al welfare aziendale , introdotta dalla Legge di stabilità 2016 , che si incentra su un sistema di detrazioni fiscali, garantite alle imprese che investono in questo ambito. Una risposta al sistema di welfare che in Italia è fra i peggiori in Europa . Stando ad una ricerca condotta dall' Università Cattolica per Welfare Company, ad un anno dalla Legge di stabilità 2016, il 33% delle imprese sta già mettendo a punto un Piano di Welfare aziendale per sfruttare i benefici di queste norme. Inoltre, il 71% delle aziende ha già attivato uno o più benefit o servizi di welfare, che si dirigono soprattutto a quadri e impiegati (oltre il 65% dei casi). Le aziende che fanno maggiormente welfare sono situate al Nord ovest e solitamente hanno grandi dimensioni. I servizi più diffusi sono ovviamente mense e buoni pasto, ma prendono piede anche l' assistenza sanitaria , le convenzioni al consumo , i permessi di paternità , i bonus per lo studio dei figli e lo smart working (lavoro da casa). L'indagine ha voluto esplorare anche i motivi che spingono le aziende a "non" attivare ancora un piano di welfare: di costo, economici ed organizzativi . 27 settembre 2016 - 01:30 http://finanza.repubblica.it/News_Dettaglio.aspx?code=257&dt=2016-09-27&src=TLB
  • 15. Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le imprese Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le impreseMilano (askanews) - Welfare aziendale una realtà ancora in divenire: se il 33% delle imprese studia già nuovi Piani sulla scorta delle recenti opportunità normative, una parte consistente di aziende, soprattutto medio e piccole e del Centro-Sud, non utilizza alcun strumento di welfare. Una ricerca dell'Università Cattolica - promossa da Welfare Company e realizzata con la collaborazione di Aidp - ha indagato quali siano le motivazioni di tale resistenza. Nel 70% per cento delle aziende prive di Piani Welfare, i direttori del personale indicano nei "costi" il motivo per non esplorare i nuovi strumenti. Si tratta di una percezione errata e da correggere come sottolinea Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company: "E' proprio il contrario. Il welfare comporta uno sgravio di costi economico-organizzativi, anzi proprio un risparmio. Faccio un esempio concreto: su 1.000 che l'azienda decide di destinare a un dipendente come premio di produttività, inserendolo in un piano di servizi di welfare, l'azienda risparmia 350 euro a dipendente, e il collaboratore riceve in busta 180 euro in più. Per cui il risparmio e l'aumento del potere d'acquisto è notevole sia per l'azienda sia per il dipendente. In termini di costi organizzativi anche qui affidarsi ad un provider di servizi può sgravare l'azienda di tutti i costi amministrativi e gestionali". Le aziende di piccole dimensione percepiscono inoltre come complesse e lontane dal proprio perimetro le modalità di realizzazione di molti strumenti di welfare. Ma anche questa è una visione da superare. Il ruolo dei provider di servizi è, in tal senso, risolutivo. "Il nostro ruolo - prosegue Fogliani - è quello di poter fornire una moltitudine di servizi, che garantiscano usufruibilità, semplicità, accessibilità puntando su uno strumento che è la carta multiservizio: garantisce sconti in 30mila punti in tutta italia, dalla spesa al tempo libero, alla salute, allo sport; fino ad arrivare a strumenti più evoluti come il portale per offrire un servizio completo". Welfare Company ha stretto una partnership con PwC per presentare servizi e consulenza nell'ambito del welfare aziendale ad imprese di diverse dimensioni, con un approccio complessivo e tarato su esigenze specifiche. "Si tratta di una intesa volta a creare una metodologia che parta dall'analisi dei bisogni fino ad arrivare alla consulenza giuslavorista e fiscale - conclude l'amministratore di Welfare Company - per poi andare ad erogare effettivamente un Piano, supportato anche nella comunicazione interna e che sia tarato sull'azienda, cioè costruito su misura: efficace ed efficiente". 27 settembre 2016 - 04:03 http://stream24.ilsole24ore.com/video/impresa-e-territori/fogliani-welfare-aziendale-risparmio-le- imprese/ADomx8RB
  • 16. Welfare aziendale, interesse in crescita dopo la legge di stabilità 2016. Assistenza sanitaria la preferita Welfare aziendale, interesse in crescita dopo la legge di stabilità 2016. Assistenza sanitaria la preferitaGrazie alla novità introdotte con la legge di stabilità 2016 è destinato a crescere il peso del welfare aziendale nel tessuto imprenditoriale italiano. A dirlo è una ricerca realizzata dall'Università Cattolica sulla base di 335 interviste a manager delle Risorse Umane e condotta da Luca Pesenti, docente di Organizzazioni Sociali e Welfare Plurale. L'indagine, intitolata “Il futuro del welfare aziendale dopo la legge di stabilità 2016”, è stata promossa da Welfare Company - società di QUI! Group specializzata in soluzioni di welfare – in collaborazione con Aidp, l'Associazione italiana per la direzione del personale. Secondo la ricerca il 71,4% delle aziende campionate presenta attualmente al proprio interno uno o più servizi/benefit di welfare. Per quanto concerne i destinatari, quadri e impiegati sono le categorie che beneficiano maggiormente (oltre il 65% dei casi) di questi servizi, mentre gli operai sono all'ultimo posto (46,7%). L'indagine chiarisce anche quali siano le categorie di benefit più diffuse: escludendo mense/buoni basto e gli orari flessibili (storicamente più diffusi), le preferenze vanno all'assistenza sanitaria (42,5%), alle convenzioni e agevolazioni al consumo (35,2%), ai permessi di paternità (25%), ai benefit per lo studio dei figli (23,2%) e allo smart working (22,9%). Attualmente le imprese che fanno più welfare sono quelle del Nord ovest e di maggiori dimensioni, le quali tendono a gestire i piani di welfare in house. Più precisamente, l'81% di chi ha un piano attivo lo ha costruito attraverso accordi con singoli fornitori, il 18,1% ha invece utilizzato un provider di servizi, il 3% i servizi proposti da associazioni di categoria e il 5,5% ha creato una rete di imprese per la gestione del Piano. Conseguentemente la gestione del Piano prevede in maggioranza l'acquisto di servizi direttamente da fornitori (56,1%) o il rimborso spese (42,1). Si tratta di numeri confortanti, destinati a crescere quando diventeranno ancora più chiari i vantaggi del welfare aziendale. “La ricerca – commenta Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company - rivela che 7 aziende su 10 non introducono piani di welfare perché temono sia oneroso dal punto di vista economico/gestionale. Ma è un mito da sfatare: grazie agli sgravi fiscali, 1.000 euro che un'azienda eroga sotto forma di servizi di welfare invece che in prestazione in contanti comportano un risparmio di 350 euro per l'azienda e 180 euro in più in busta paga per il dipendente, che ottiene un beneficio netto”. Per quanto concerne le novità introdotte dalla legge di stabilità, gli intervistati hanno espresso un forte apprezzamento per l'ampliamento delle tipologie di benefit detassabili, per l'eliminazione del limite di deducibilità entro il 5x1000 di costo del personale e per la libertà di scelta riconosciuta al dipendente tra premio di produttività e conversione in benefit, mentre meno interesse suscita il nuovo strumento del voucher e la rimozione del vincolo di volontarietà. Resta il fatto che a fronte delle nuove opportunità previste dalla legge, le aziende si stanno muovendo: solo l'8,2% del campione, infatti, non prevede interventi nel futuro, mentre il 33,2% sta già lavorando per la creazione di un piano. Decisamente più “reattive” le aziende dove c'è già un Piano di welfare attivo: quasi 4 su 10 stanno già lavorando per ampliare l'offerta. La grande maggioranza delle imprese ipotizza di intervenire principalmente sui temi di conciliazione vita – lavoro. Più di tre imprese su dieci intendono invece intervenire sui temi del sostegno all'istruzione e sulla sanità integrativa. Secondo Isabella Covili Faggioli, presidente nazionale Aidp, “la norma certo consente alle aziende di guardare con maggiore benevolenza all'adozione di piani di welfare aziendale, ma non va letta solo come occasione di saving. Il nuovo welfare aziendale rappresenta uno strumento portentoso di fidelizzazione e attenzione alle esigenze del lavoratore, tanto più in anni di crisi e di carenze del sistema sociale. Si rivela, infatti, un ottimo strumento per la creazione di quel patto fiduciario per cui il lavoratore darà quel valore aggiunto che serve all'azienda per stare sui mercati e per vincere le sfide internazionali. Creare un ambiente dove il benessere del lavoratore è tra gli obiettivi principali, conduce direttamente al successo dell'azienda”. 28 settembre 2016 - 10:04
  • 17. Un' impresa su tre studia piani di welfare aziendale Welfare aziendale: manager dell ' human resource esprimono giudizi nettamente positivi per l ' impatto delle norme sulle nuove agevolazioni fiscali, ma non solo . I dirigenti delle risorse umane prevedono infatti con la nuova normativa un aumento degli interventi su conciliazione vita-lavoro e dello strumento della rete di impresa per la gestione degli stessi Piani di welfare. Ben il 33%% delle imprese sta infatti già elaborando la creazione di un Piano di Welfare interno grazie alle opportunità offerte dalle nuove norme . E come risultato aziendale dell ' uso di questi strumenti si aspettano con convinzione non solo risparmi» complessivi , ma anche lariduzione della conflittualità interna, miglioramento del clima aziendale, l ' attrazione di nuovi talent È, in estrema sintesi, quanta emerge dalla ricerca futuro del welfare aziendale dopo la legge di stabilità 2016», condotta dal professor Luca Pesenti dell ' Università Cattolica, e promossa da Welfare Company - società di QUI! Group specializzata insoluzioni di welfare - e realizzata grazie alla collaborazione di AIDP, l ' Associazione Italiana per la Direzione del Personale. L ' indagine fotografa che il 71,4%% delle aziende - un campione equilibrato geograficamente e per dimensione - ha già al proprio interno uno o più servizi o benefit di welfare. Quadri e impiegati sono le categorie che ne beneficiano maggiormente (altre il 65%% dei casi), mentre gli operai sono all ' ultimo posto (46,7%%) . 28 settembre 2016
  • 18. LA CLASSE NON È ACQUA La riforma previdenziale non cambia nulla . Si muovono invece la finanza e le assicurazioni Sulla lavagna di Matteo restano Fornero e il welfare integrativo» SALVATORECANNAVO ala saperequalesarà il punto di caduta della mini-riforma sulle pensioni. Matteo Renzi . memore del Berlusconi con il pennarello in tv, disegnasulla lavagnale linee strategiche degli aumenti alle pensioni più bassee dei meccanismi , contorti , per consentireil riposo anticipato a chi ha iniziato a lavorare da bambino . Tra 14esime estese ai pensionatifino amille euro netti al mesee raddoppiper quelli fino 750,più difficile capire comefunzionerà l' assegnoperla pensione anticipata, Ape, visto che ci sono pochi soldi e molti pretendenti . lin punto è chiaro: per quanto vituperata , nessunovuole ritoccare la riforma Fornero che rimane pietra miliare del sistema pensionistico italiano . Il che spiega perché l' ex ministra sia ancora tra le figure pubbliche più odiate. IL SISTEMA PREVIDENZIALE , quindi , proseguiràsulla strada già tracciata: aumento progressivodell ' etàpensionabile fino ai70 anni e riduzione , altrettanto progressiva, degli assegni. Le risorse si riducono con la contrazione dell ' economia reale e quindi degli occupati (e quindi dei versamenti di contributi) mentre i beneficiari futuri non fanno che aumentare. Non è un caso,quindi ,senella leggedi Stabilità siipotizzano nuove facilitazioni per uno strumentorimasto dormientenegliultimiannima che sta per conoscere una nuova stagione. Il Welfare integrativo , infatti , potrebbe essere rilanciato dall ' abolizione del limite alla deducibilità(oggi fissato al 5x1000 del monte salari). A confermare che questacostituisca una chanceper il futuro vi è una ricerca dell ' UniversitàCattolica , affidata alla Qui!Group, societàdi Welfare Company e con l ' ausilio dell' Associazione dei direttori del personale , Aidp . Il 71,4%% delle aziende del campione " presenta al proprio interno uno o più servizi/benefit di welfare " . Le cinque categorie di benefit più diffuse sono: l' assistenzasanitaria (42,5%%), le agevolazioni al consumo (35,2%%), i permessi di paternità (25%%) , i benefit per lo studio dei figli (23,2%%) e lo smart working (22,9%%) " AFRONTE DELLE NUOVE opportunitàpreviste dalla legge, le aziendesi stannomuovendo" , si leggenel report della ricerca: il 33 ,2%% stagià lavorandoper la creazionedi un Pianoeil 40%%di chi un piano di welfare già lo possiede, sta lavorando" per ampliare ' offerta" .Che il welfare integrativo possaessereuna risorsasucui le azienclepuntano è dimostrato anche dalla vertenzadeimetalmeccanicidoveConfmdustriasi dice molto disponibile a finanziare nuovi programmiedoveisindacatihanno giàfatto ampie aperture.Lo statosociale in crisi e glispazi per nuoveiniziative sifanno più rilevanti. 28 settembre 2016
  • 19. Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie agli incentivi Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie agli incentivi(Teleborsa) - E' già molto popolare la normativa sugli incentivi al welfare aziendale, introdotta dalla Legge di stabilità 2016, che si incentra su un sistema di detrazioni fiscali, garantite alle imprese che investono in questo ambito. Una risposta al sistema di welfare che in Italia è fra i peggiori in Europa. Stando ad una ricerca condotta dall'Università Cattolica per Welfare Company, ad un anno dalla Legge di stabilità 2016, il 33% delle imprese sta già mettendo a punto un Piano di Welfare aziendale per sfruttare i benefici di queste norme. Inoltre, il 71% delle aziende ha già attivato uno o più benefit o servizi di welfare, che si dirigono soprattutto a quadri e impiegati (oltre il 65% dei casi). Le aziende che fanno maggiormente welfare sono situate al Nord ovest e solitamente hanno grandi dimensioni. I servizi più diffusi sono ovviamente mense e buoni pasto, ma prendono piede anche l'assistenza sanitaria, le convenzioni al consumo, i permessi di paternità, i bonus per lo studio dei figli e lo smart working (lavoro da casa). L'indagine ha voluto esplorare anche i motivi che spingono le aziende a "non" attivare ancora un piano di welfare: di costo, economici ed organizzativi. 2016-09-27 18:15:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA 27 settembre 2016 - 00:12 http://economia.ilmessaggero.it/flashnews/ il_welfare_aziendale_va_a_gonfie_vele_grazie_agli_incentivi-1991114.html
  • 20. La ricerca Aziende epiani di welfare Le agevolazioni previstedalla legge di stabilità2016 hanno spinto il 71%% delle aziende (335 coinvolte)a lanciare dei piani di welfare . quanto emerge dalla ricerca " futuro del welfare aziendale dopo la leggedi stabilità 2016 , condotta dal professor Luca Pesenti per WelfareCompany . Tra i servizi più diffusi assistenzasanitaria , agevolazionial consumo , permessi di paternità. 28 settembre 2016 - Edizione Milano
  • 21. Imprese Piani per il welfare I risultati di una ricerca Welfare Compani e AIDP: aumentano gli interventi aziendali di conciliazione vita-lavoro Imprese , 33%% studia piani welfare Tra i benefit più diffusi l ' assistenza sanitaria, agevolazioni al consumo e permessi di paternità ROMA - Welfare aziendale: i managerdell ' human resource esprimono giudizi nettamente positivi per ' impattodelle norme sulle nuove agevolazionifiscali , ma non solo . I dirigenti delle risorse umane prevedono infatti con la nuova normativa un aumento degli interventi su conciliazione vitalavoroe dello strumento della rete di impresa per la gestione degli stessi Piani di welfare . Ben il 33 per cento delle imprese sta infatti già elaborando la creazione di un Piano di Welfare internograzie alle opportunità offerte dalle nuove norme . E come risultato aziendale dell ' uso di questi strumenti aspettano con convinzione non solo " risparmi" complessivi , ma anche la riduzionedella conflittualità interna , il miglioramento del clima aziendale , attrazione di nuovi talenti. , in estrema sintesi , quanto emerge dalla ricerca " Il futuro del welfare aziendale dopo la legge di stabilità 2016 " , condotta dal professor Pesentidell ' Università Cattolica , e promossada Welfare Company società di QUI! Group specializzata in soluzionidi welfare - e realizzata grazie alla collaborazione di AIDP , l ' AssociazioneItaliana per la Direzione del Personale. L ' indagine fotografa che il 71,4%% delle aziende - un campione equilibratogeograficamente e per dimensione- ha già al proprio interno uno o più servizi obenefit di welfare . Quadri e impiegati sono le categorie che ne beneficiano maggiormente (oltre il 65%% dei casi) , mentre gli operai sono all ' ultimo posto (46 ,7%%) . Se si escludono le mense , buoni basto egli orari flessibili ( storicamente più diffusi) , le cinque categorie di benefitpiù diffuse sono: Assistenza sanitaria( 42 ,5%%) - Convenzioni e agevolazioni al consumo ( 35,2%%) - Permessi di paternità (25%%) - Benefit per lo studio dei figli (23 ,2%%) - Smart working (22 ,9%%) . Le aziende che fanno welfare sono quelle del Nord ovest edi maggiori dimensioni. Meno rilevante il tasso di sindacalizzazione e l ' andamento degli occupati . Dal punto di vista organizzativo, le aziende tendono a gestire i Piani di welfare in house. L ' I%% di chi ha un Piano attivo lo ha costruito attraversoaccordi con singoli fornitori. 18,1%% ha invece utilizzato un providerdi servizi , il 3%% i servizi proposti da Associazioni di categoria e il 5,5%% ha creato una rete di imprese per la gestionedel Piano. Conseguentemente la gestione del Piano prevede in maggioranza l ' acquistodi servizi direttamente da fornitori (56 ,1%%) o il rimborso spese (42 ,1) . Il portale a menu comunque presente in quasi un' azienda su tre. L ' indagine andata anche a esplorarequali sono i motivi che spingono le aziende a " non" attivare ancora un piano di welfare. Innanzitutto i costi , economici e orgoni7zativi:per il 70°%% delle aziende questa percezione , errata , a condizionarecongelare le iniziative di welfareaziendale. " La ricerca rivela che 7 aziende su 10 non introducono piani di welfare perché temono sia oneroso dal punto di vista economico/ gestionale . Ma un mito da sfatare - spiega Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company - grazie agli sgravi fiscali , 1000 euro che un' azienda sottoformadi servizi di welfare invece che in prestazione in contanti comportano un risparmio di 350 euro per l azienda e 180 euro in più in busta paga per il dipendente , che ottiene un beneficio ' netto' " . Per quanto riguarda le nuove norme previste nella legge di stabilità , i manageresprimono forte apprezzamento per l ampliamento delle tipologie di benefit detassabili eper l eliminazione del limite di deducibilitä entro il 5x1000 di costo del personale , einfine per la libertà di scelta riconosciuta al dipendente tra premio di produttività e conversione in benefit. In generale meno interesse suscita invece il nuovo strumento del voucher e la rimozione del vincolo di volontarietà. E a fronte delle nuove opportunità previste dalla legge , le aziende stanno incrementando le loro iniziative muovendo:solo 1' 8,2%% del campione non prevede interventi nel futuro ,mentre il 33,2%% sta già lavorando per la creazionedi un Piano . Decisamente più" reattive" le aziende dove c' già un Piano di welfare attivo: quasi 4 su 10 stanno già lavorando per ampliare l ' of- &sta. " La norma certo consente alle aziende di guardare con maggiore benevolenzaall ' adozione di piani di welfareaziendale , ma non va letta solo come occasione di saving - dice IsabellaCovili Faggioli , presidente nazionaleAIDP - Il nuovo welfare aziendale rappresenta uno strumento portentoso di fidelizz ,azione e attenzionealle esigenze del lavoratore , tanto più in anni di crisi e di carenze del sistema sociale . Si rivela un ottimo strumento per la creazione di quel patto fiduciario per cui il lavoratore quel valore aggiunto che serve al l ' azienda per stare sui mercati e per vincere le sfide internazionali . Creare un ambiente dove il benessere del lavoratore tra gli obiettivi principali , conduce direttamente al successo dellazienda . " La grande maggioranza delle impreseinfatti ipotizza di intervenire principalmente sui temi di conciliazionevita - lavoro . Più di tre imprese su dieci intendono invece intervenire sui temi del sostegno all ' istruzione e sulla sanità integrativa. Molto positivo il giudizio sulla possibilitàdi utilizzare lo strumento della rete di impresa per la gestione dei Piani: ohm la metà delle imprese potrebbevalutame la fattibilitä in futuro. " L ' allargamento dell ' interesse edell ' adozione di Piani di welfare aziendale, come anche l ' aumento del numero edel peso della figura del welfaremanager , o di esperienze come il Welfare Day di Fincantieri o l ' OsservatorioConfindustria Cuneo con Cgil- CISL-UIL , per la famiglia professionale che rappresento voglionodire molto - prosegue Isabella Covili Faggioli - Testimoniano e confermanoche stiamo passando dalla contrattazione alla negoziazione produttiva. Un circolo virtuoso da percorrereinsieme: forze sociali , impresa e istituzioni. Certo , tomando alla nonna , vorremmovenisse ampliata la popolazioneinteressata in termini di reddito , e arricchito il pacchetto offerto . Cosi come non mancano ostacoli alla sua diffusione , non ultima la concorrenza che verrebbe dalla detassazione dei premi monetari di produttivitä che sono allo studio del Governo , ma il giudizio , come conferma nei t6 Iancerca, generalmente molto positivo " . Più " reattive" le aziende dove c' è già un Piano di welfare attivo 28 settembre 2016
  • 22. Qui! Group: nuove agevolazioni favoriscono Welfare aziendale, tocca 71% aziende Qui! Group: nuove agevolazioni favoriscono Welfare aziendale, tocca 71% aziende(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 27 set - Welfare Company, societa'di Qui! Group specializzata in soluzioni di welfare aziendale e pubblico, ha presentato la ricerca'Il futuro del welfare aziendale dopo la legge di stabilita'2016', condotta dal professor Luca Pesenti, docente di Organizzazioni Sociali e Welfare Plurale dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per Welfare Company, su un campione di HR manager fornito da AIDP, Associazione italiana Direzione Personale. La ricerca commissionata da Welfare Company, ha raccolto le interviste di 335 direttori e manager del settore HR provenienti da aziende di tutta Italia (con distribuzione di 48% Nord Ovest, 24% Nord Est, 22% Centro, 5% Sud, 1% Isole) e ha rivelato che il 71% delle aziende coinvolte ha introdotto piani di welfare. A fronte delle nuove opportunita'previste dalla Legge di Stabilita' 2016, il 33,2% dichiara che sta gia'lavorando alla creazione di un Piano, 4 aziende su 10 tra quelle gia' munite di un piano hanno dichiarato che stanno organizzando un ampliamento dei servizi al dipendente. Soltanto l'8,2% si dice non interessato. In media, le aziende propongono ai propri dipendenti circa 5 benefit. Tra i servizi piu'diffusi, se si escludono mense e buoni pasto e orari flessibili (storicamente i piu' diffusi), le cinque categorie di benefit piu'presenti sono: assistenza sanitaria (42,5); convenzioni e agevolazioni al consumo (35,2%), permessi di paternita' (25%), benefit per lo studio dei figli (23,2%) e smart working (22,9%). Per gli HR manager intervistati, il welfare ha effetti positivi sul clima aziendale e riduzione della conflittualita'(utile per il 62% degli intervistati), attrae i talenti (per il 52% degli intervistati) e riduce il turnover (47,7%) l'assenteismo (39%).'Soltanto il 31% ritiene il welfare aziendale utile per il sostegno dell'occupazione femminile. Questo perche'oggi sono ancora poco diffusi gli strumenti di conciliazione vita-lavoro, invece fondamentali in un piano di welfare che mira a trattenere i talenti' commenta Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company, societa'di QUI! Group specializzata in soluzioni di welfare in cui le quote femminili hanno superato il 70%.'La ricerca rivela inoltre che 7 aziende su 10 non introducono piani di welfare perche'temono sia oneroso dal punto di vista economico/gestionale. Ma e' un mito da sfatare: grazie agli sgravi fiscali, 1000 euro che un'azienda eroga sottoforma di servizi di welfare invece che in prestazione in contanti comportano un risparmio di 350 euro per l'azienda e 180 euro in piu'in busta paga per il dipendente, che ottiene un beneficio'netto'". 'La ricerca conferma che le aziende concepiscono sempre piu' il welfare come leva per attrarre i talenti. Il welfare non e' piu' considerato soltanto un elemento di responsabilita' sociale, ma diventa parte integrante delle policy del management delle risorse umane', commenta Luca Pesenti, prof. di Sistemi di Welfare comparati dell'Universita' Cattolica. 'Notiamo che quasi 6 aziende su 10 sono oggi intenzionate a intervenire concretamente sul fronte della conciliazione famiglia-lavoro, un tema molto discusso ma finora di fatto trascurato nei piani di welfare aziendale e dal welfare pubblico. Si va sempre piu' verso un welfare integrato. Punto critico, ad oggi, resta l'analisi dei bisogni: viene fatta solo in un caso su quattro e per altro solo un terzo di chi la fa coinvolge il sindacato. Troppo poco: analizzare i bisogni e' decisivo per una buona riuscita del Piano di welfare'. 'La norma certo consente alle aziende di guardare con maggiore benevolenza all'adozione di piani di welfare aziendale. Il welfare aziendale rappresenta uno strumento di fidelizzazione e attenzione alle esigenze del lavoratore. Un ottimo strumento per la creazione di quel patto fiduciario per cui il lavoratore dara' quel valore aggiunto che serve all'azienda per stare sui mercati e per vincere le sfide internazionali. L'allargamento dell'interesse e dell'adozione del welfare aziendale, come rivela la ricerca, o esperienze come il Welfare Day di Fincantieri o l'Osservatorio Confindustria Cuneo con Cgil-CISL-UIL, per la famiglia professionale che rappresento, vogliono dire molto. Testimoniano e confermano che stiamo passando dalla contrattazione alla negoziazione.' Conclude Isabella Covili Faggioli, Presidente AIDP. com-red- (RADIOCOR) 27-09-16 13:36:15 (0281) 5 27 settembre 2016 - 01:40 URL : http://corrierefiorentino.corriere.it/
  • 23. Qui! Group: nuove agevolazioni favoriscono Welfare aziendale, tocca 71% aziende Qui! Group: nuove agevolazioni favoriscono Welfare aziendale, tocca 71% aziende (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 27 set - Welfare Company, societa'di Qui! Group specializzata in soluzioni di welfare aziendale e pubblico, ha presentato la ricerca'Il futuro del welfare aziendale dopo la legge di stabilita'2016', condotta dal professor Luca Pesenti, docente di Organizzazioni Sociali e Welfare Plurale dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per Welfare Company, su un campione di HR manager fornito da AIDP, Associazione italiana Direzione Personale La ricerca commissionata da Welfare Company, ha raccolto le interviste di 335 direttori e manager del settore HR provenienti da aziende di tutta Italia (con distribuzione di 48% Nord Ovest, 24% Nord Est, 22% Centro, 5% Sud, 1% Isole) e ha rivelato che il 71% delle aziende coinvolte ha introdotto piani di welfare A fronte delle nuove opportunita'previste dalla Legge di Stabilita' 2016, il 33,2% dichiara che sta gia'lavorando alla creazione di un Piano, 4 aziende su 10 tra quelle gia' munite di un piano hanno dichiarato che stanno organizzando un ampliamento dei servizi al dipendente. Soltanto l'8,2% si dice non interessato In media, le aziende propongono ai propri dipendenti circa 5 benefit. Tra i servizi piu'diffusi, se si escludono mense e buoni pasto e orari flessibili (storicamente i piu' diffusi), le cinque categorie di benefit piu'presenti sono: assistenza sanitaria (42,5); convenzioni e agevolazioni al consumo (35,2%), permessi di paternita' (25%), benefit per lo studio dei figli (23,2%) e smart working (22,9%) Per gli HR manager intervistati, il welfare ha effetti positivi sul clima aziendale e riduzione della conflittualita'(utile per il 62% degli intervistati), attrae i talenti (per il 52% degli intervistati) e riduce il turnover (47,7%) l'assenteismo (39%) 'Soltanto il 31% ritiene il welfare aziendale utile per il sostegno dell'occupazione femminile. Questo perche'oggi sono ancora poco diffusi gli strumenti di conciliazione vita-lavoro, invece fondamentali in un piano di welfare che mira a trattenere i talenti' commenta Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company, societa'di QUI! Group specializzata in soluzioni di welfare in cui le quote femminili hanno superato il 70%.'La ricerca rivela inoltre che 7 aziende su 10 non introducono piani di welfare perche'temono sia oneroso dal punto di vista economico/gestionale. Ma e' un mito da sfatare: grazie agli sgravi fiscali, 1000 euro che un'azienda eroga sottoforma di servizi di welfare invece che in prestazione in contanti comportano un risparmio di 350 euro per l'azienda e 180 euro in piu'in busta paga per il dipendente, che ottiene un beneficio'netto'" 'La ricerca conferma che le aziende concepiscono sempre piu'il welfare come leva per attrarre i talenti. Il welfare non e' piu'considerato soltanto un elemento di responsabilita' sociale, ma diventa parte integrante delle policy del management delle risorse umane', commenta Luca Pesenti, prof. di Sistemi di Welfare comparati dell'Universita'Cattolica.'Notiamo che quasi 6 aziende su 10 sono oggi intenzionate a intervenire concretamente sul fronte della conciliazione famiglia-lavoro, un tema molto discusso ma finora di fatto trascurato nei piani di welfare aziendale e dal welfare pubblico. Si va sempre piu'verso un welfare integrato. Punto critico, ad oggi, resta l'analisi dei bisogni: viene fatta solo in un caso su quattro e per altro solo un terzo di chi la fa coinvolge il sindacato. Troppo poco: analizzare i bisogni e' decisivo per una buona riuscita del Piano di welfare'. 'La norma certo consente alle aziende di guardare con maggiore benevolenza all'adozione di piani di welfare aziendale. Il welfare aziendale rappresenta uno strumento di fidelizzazione e attenzione alle esigenze del lavoratore. Un ottimo strumento per la creazione di quel patto fiduciario per cui il lavoratore dara' quel valore aggiunto che serve all'azienda per stare sui mercati e per vincere le sfide internazionali. L'allargamento dell'interesse e dell'adozione del welfare aziendale, come rivela la ricerca, o esperienze come il Welfare Day di Fincantieri o l'Osservatorio Confindustria Cuneo con Cgil-CISL-UIL, per la famiglia professionale che rappresento, vogliono dire molto. Testimoniano e confermano che stiamo passando dalla contrattazione alla negoziazione.'Conclude Isabella Covili Faggioli, Presidente AIDP. com-red- (RADIOCOR) 27-09-16 13:36:15 (0281) 5 NNNN 27 settembre 2016 - 09:28 .it
  • 24. Welfare: Ricerca, dopo legge stabilità 2016 da 71% aziende nuovi piani Welfare: Ricerca, dopo legge stabilità 2016 da 71% aziende nuovi piani Pubblicato il: 27/09/2016 15:15 Le agevolazioni previste dalla legge di stabilità 2016 hanno spinto le aziende a lanciare dei piani di welfare. E' quanto emerge dalla ricerca 'Il futuro del welfare aziendale dopo la legge di stabilità 2016', condotta dal professor Luca Pesenti, docente di Organizzazioni sociali e welfare plurale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per Welfare Company, società di QUI! Group specializzata in soluzioni di welfare aziendale e pubblico, su un campione di Hr manager fornito da Aidp, Associazione italiana direzione personale. La ricerca commissionata da Welfare Company ha raccolto le interviste di 335 direttori e manager del settore Hr provenienti da aziende di tutta Italia (con distribuzione di 48% Nord-Ovest, 24% Nord-Est, 22% Centro, 5% Sud, 1% Isole) e ha rivelato che il 71% delle aziende coinvolte ha introdotto piani di welfare dopo l'intervento del governo. A fronte delle nuove opportunità previste dalla legge di stabilità 2016, infatti, il 33,2% dichiara che sta già lavorando alla creazione di un piano, 4 aziende su 10 tra quelle già munite di un piano hanno dichiarato che stanno organizzando un ampliamento dei servizi al dipendente. Soltanto l’8,2% si dice non interessato. In media, le aziende propongono ai propri dipendenti circa 5 benefit. Tra i servizi più diffusi, se si escludono mense e buoni pasto e orari flessibili (storicamente i più diffusi), le cinque categorie di benefit più presenti sono: assistenza sanitaria (42,5); convenzioni e agevolazioni al consumo (35,2%), permessi di paternità (25%), benefit per lo studio dei figli (23,2%) e smart working (22,9%). Per gli Hr manager intervistati, il welfare ha effetti positivi sul clima aziendale e riduzione della conflittualità (utile per il 62% degli intervistati), attrae i talenti (per il 52% degli intervistati. parte integrante delle policy del management delle risorse umane", commenta Luca Pesenti, docente di Sistemi di welfare comparati dell'Università Cattolica. "Notiamo che quasi 6 aziende su 10 -continua Pesenti- sono oggi intenzionate a intervenire concretamente sul fronte della conciliazione famiglia-lavoro, un tema molto discusso ma finora di fatto trascurato nei piani di welfare aziendale e dal welfare pubblico. Si va sempre più verso un welfare integrato. Punto critico, ad oggi, resta l’analisi dei bisogni: viene fatta solo in un caso su quattro e per altro solo un terzo di chi la fa coinvolge il sindacato. Troppo poco: analizzare i bisogni è decisivo per una buona riuscita del piano di welfare". "La norma certo consente alle aziende -sottolinea Isabella Covili Faggioli, presidente Aidp- di guardare con maggiore benevolenza all’adozione di piani di welfare aziendale. Il welfare aziendale - spiega - rappresenta uno strumento di fidelizzazione e attenzione alle esigenze del lavoratore. Un ottimo strumento per la creazione di quel patto fiduciario per cui il lavoratore darà quel valore aggiunto che serve all’azienda per stare sui mercati e per vincere le sfide internazionali". "L'allargamento dell’interesse e dell’adozione del welfare aziendale, come rivela la ricerca, o esperienze come il 'Welfare Day' di Fincantieri o l'osservatorio Confindustria Cuneo con Cgil-Cisl-Uil, per la famiglia professionale che rappresento, vogliono dire molto: testimoniano e confermano -conclude- che stiamo passando . 27 settembre 2016 - 08:05
  • 25. Welfare aziendale: il 33% delle imprese studia già nuovi Piani Welfare aziendale: il 33% delle imprese studia già nuovi PianiMilano, 27 set. (askanews) - Welfare aziendale: i manager dell'human resource esprimono giudizi nettamente positivi per l'impatto delle norme sulle nuove agevolazioni fiscali, ma non solo. I dirigenti delle risorse umane prevedono infatti con la nuova normativa un aumento degli interventi su conciliazione vita-lavoro e dello strumento della rete di impresa per la gestione degli stessi Piani di welfare. Ben il 33 per cento delle imprese sta infatti già elaborando la creazione di un Piano di Welfare interno grazie alle opportunità offerte dalle nuove norme. E come risultato aziendale dell'uso di questi strumenti si aspettano con convinzione non solo "risparmi" complessivi, ma anche la riduzione della conflittualità interna, il miglioramento del clima aziendale, l'attrazione di nuovi talenti. E', in estrema sintesi, quanto emerge dalla ricerca "Il futuro del welfare aziendale dopo la legge di stabilità 2016", condotta dal professor Luca Pesenti dell'Università Cattolica, e promossa da Welfare Company - società di QUI! Group specializzata in soluzioni di welfare - e realizzata grazie alla collaborazione di AIDP, l'Associazione Italiana per la Direzione del Personale. L'indagine fotografa che il 71,4% delle aziende - un campione equilibrato geograficamente e per dimensione - ha già al proprio interno uno o più servizi o benefit di welfare. Quadri e impiegati sono le categorie che ne beneficiano maggiormente (oltre il 65% dei casi), mentre gli operai sono all'ultimo posto (46,7%). Se si escludono le mense, i buoni basto e gli orari flessibili (storicamente più diffusi), le cinque categorie di benefit più diffuse sono: Assistenza sanitaria (42,5%) - Convenzioni e agevolazioni al consumo (35,2%) - Permessi di paternità (25%) - Benefit per lo studio dei figli (23,2%) - Smart working (22,9%). Le aziende che fanno welfare sono quelle del Nord ovest e di maggiori dimensioni. Meno rilevante il tasso di sindacalizzazione e l'andamento degli occupati. Dal punto di vista organizzativo, le aziende tendono a gestire i Piani di welfare in house. L'81% di chi ha un Piano attivo lo ha costruito attraverso accordi con singoli fornitori. Il 18,1% ha invece utilizzato un provider di servizi, il 3% i servizi proposti da Associazioni di categoria e il 5,5% ha creato una rete di imprese per la gestione del Piano. Conseguentemente la gestione del Piano prevede in maggioranza l'acquisto di servizi direttamente da fornitori (56,1%) o il rimborso spese (42,1). Il portale a menu è comunque presente in quasi un'azienda su tre. L'indagine è andata anche a esplorare quali sono i motivi che spingono le aziende a "non" attivare ancora un piano di welfare. Innanzitutto i costi, economici e organizzativi: per il 70°% delle aziende è questa percezione, errata, a condizionare o a congelare le iniziative di welfare aziendale. "La ricerca rivela che 7 aziende su 10 non introducono piani di welfare perché temono sia oneroso dal punto di vista economico/gestionale. Ma è un mito da sfatare - spiega Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company - grazie agli sgravi fiscali, 1000 euro che un'azienda eroga sottoforma di servizi di welfare invece che in prestazione in contanti comportano un risparmio di 350 euro per l'azienda e 180 euro in più in busta paga per il dipendente, che ottiene un beneficio 'netto'". Per quanto riguarda le nuove norme previste nella legge di stabilità, i manager esprimono forte apprezzamento per l'ampliamento delle tipologie di benefit detassabili e per l'eliminazione del limite di deducibilità entro il 5x1000 di costo del personale, e infine per la libertà di scelta riconosciuta al dipendente tra premio di produttività e conversione in benefit. In generale meno interesse suscita invece il nuovo strumento del voucher e la rimozione del vincolo di volontarietà. E a fronte delle nuove opportunità previste dalla legge, le aziende stanno incrementando le loro iniziativemuovendo: solo l'8,2% del campione non prevede interventi nel futuro, mentre il 33,2% sta già lavorando per la creazione di un Piano. Decisamente più "reattive" le aziende dove c'è già un Piano di welfare attivo: quasi 4 su 10 stanno già lavorando per ampliare l'offerta. "La norma certo consente alle aziende di guardare con maggiore benevolenza all'adozione di piani di welfare aziendale, ma non va letta solo come occasione di saving - dice Isabella Covili Faggioli, presidente nazionale AIDP - Il nuovo welfare aziendale rappresenta uno strumento portentoso di fidelizzazione e attenzione alle esigenze del lavoratore, tanto più in anni di crisi e di carenze del sistema sociale. Si rivela un ottimo strumento per la creazione di quel patto fiduciario per cui il lavoratore darà quel valore aggiunto che serve TMnews.it 27 settembre 2016 - 07:12
  • 26. all'azienda per stare sui mercati e per vincere le sfide internazionali. Creare un ambiente dove il benessere del lavoratore è tra gli obiettivi principali, conduce direttamente al successo dell'azienda." La grande maggioranza delle imprese infatti ipotizza di intervenire principalmente sui temi di conciliazione vita - lavoro. Più di tre imprese su dieci intendono invece intervenire sui temi del sostegno all'istruzione e sulla sanità integrativa. Molto positivo il giudizio sulla possibilità di utilizzare lo strumento della rete di impresa per la gestione dei Piani: oltre la metà delle imprese potrebbe valutarne la fattibilità in futuro. "L'allargamento dell'interesse e dell'adozione di Piani di welfare aziendale, come anche l'aumento del numero e del peso della figura del welfare manager, o di esperienze come il Welfare Day di Fincantieri o l'Osservatorio Confindustria Cuneo con Cgil-CISL-UIL, per la famiglia professionale che rappresento vogliono dire molto - prosegue Isabella Covili Faggioli - Testimoniano e confermano che stiamo passando dalla contrattazione alla negoziazione produttiva. Un circolo virtuoso da percorrere insieme: forze sociali, impresa e istituzioni. Certo, tornando alla norma, vorremmo venisse ampliata la popolazione interessata in termini di reddito, e arricchito il pacchetto offerto. Così come non mancano ostacoli alla sua diffusione, non ultima la concorrenza che verrebbe dalla detassazione dei premi monetari di produttività che sono allo studio del Governo, ma il giudizio, come conferma nei fa tti la ricerca, è generalmente molto positivo". http://www.askanews.it/regioni/welfare-aziendale-il-33-delle-imprese-studia-gia-nuovi- piani_711904046.htm
  • 27. Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie agli incentivi Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie agli incentivi(Teleborsa) - E'già molto popolare la normativa sugli incentivi al welfare aziendale, introdotta dalla Legge di stabilità 2016, che si incentra su un sistema di detrazioni fiscali, garantite alle imprese che investono in questo ambito. Una risposta al sistema di welfare che in Italia è fra i peggiori in Europa. Stando ad una ricerca condotta dall'Università Cattolica per Welfare Company, ad un anno dalla Legge di stabilità 2016, il 33% delle imprese sta già mettendo a punto un Piano di Welfare aziendale per sfruttare i benefici di queste norme. Inoltre, il 71% delle aziende ha già attivato uno o più benefit o servizi di welfare, che si dirigono soprattutto a quadri e impiegati (oltre il 65% dei casi). Le aziende che fanno maggiormente welfare sono situate al Nord ovest e solitamente hanno grandi dimensioni. I servizi più diffusi sono ovviamente mense e buoni pasto, ma prendono piede anche l'assistenza sanitaria, le convenzioni al consumo, i permessi di paternità, i bonus per lo studio dei figli e lo smart working (lavoro da casa). L'indagine ha voluto esplorare anche i motivi che spingono le aziende a "non" attivare ancora un piano di welfare: di costo, economici ed organizzativi 27 settembre 2016 - 08:03
  • 28. Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le imprese Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le impreseMilano (askanews) - Welfare aziendale una realtà ancora in divenire: se il 33% delle imprese studia già nuovi Piani sulla scorta delle recenti opportunità normative, una parte consistente di aziende, soprattutto medio e piccole e del Centro-Sud, non utilizza alcun strumento di welfare. Una ricerca dell'Università Cattolica - promossa da Welfare Company e realizzata con la collaborazione di Aidp - ha indagato quali siano le motivazioni di tale resistenza. Nel 70% per cento delle aziende prive di Piani Welfare, i direttori del personale indicano nei "costi" il motivo per non esplorare i nuovi strumenti. Si tratta di una percezione errata e da correggere come sottolinea Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company: "E' proprio il contrario. Il welfare comporta uno sgravio di costi economico-organizzativi, anzi proprio un risparmio. Faccio un esempio concreto: su 1.000 che l'azienda decide di destinare a un dipendente come premio di produttività, inserendolo in un piano di servizi di welfare, l'azienda risparmia 350 euro a dipendente, e il collaboratore riceve in busta 180 euro in più. Per cui il risparmio e l'aumento del potere d'acquisto è notevole sia per l'azienda sia per il dipendente. In termini di costi organizzativi anche qui affidarsi ad un provider di servizi può sgravare l'azienda di tutti i costi amministrativi e gestionali". Le aziende di piccole dimensione percepiscono inoltre come complesse e lontane dal proprio perimetro le modalità di realizzazione di molti strumenti di welfare. Ma anche questa è una visione da superare. Il ruolo dei provider di servizi è, in tal senso, risolutivo. "Il nostro ruolo - prosegue Fogliani - è quello di poter fornire una moltitudine di servizi, che garantiscano usufruibilità, semplicità, accessibilità puntando su uno strumento che è la carta multiservizio: garantisce sconti in 30mila punti in tutta italia, dalla spesa al tempo libero, alla salute, allo sport; fino ad arrivare a strumenti più evoluti come il portale per offrire un servizio completo". Welfare Company ha stretto una partnership con PwC per presentare servizi e consulenza nell'ambito del welfare aziendale ad imprese di diverse dimensioni, con un approccio complessivo e tarato su esigenze specifiche. "Si tratta di una intesa volta a creare una metodologia che parta dall'analisi dei bisogni fino ad arrivare alla consulenza giuslavorista e fiscale - conclude l'amministratore di Welfare Company - per poi andare ad erogare effettivamente un Piano, supportato anche nella comunicazione interna e che sia tarato sull'azienda, cioè costruito su misura: efficace ed efficiente". 27 settembre 2016 - 10:44
  • 29. Welfare aziendale, i benefit? Un volano di sviluppo – GRAFICO Welfare aziendale, i benefit? Un volano di sviluppo – GRAFICOAssistenza sanitaria, permessi di paternità, agevolazioni al consumo, studio dei figli e smart working i preferiti dai lavoratori MILANO – Le misure di welfare aziendale appena definite dalla Legge di Stabilità si stanno rivelando un successo anche superiore alle aspettative sia per quanto riguarda l’applicazione sia per l’interesse e l’attenzione con cui sono state accolte. Come prevedibile hanno riguardato soprattutto le grandi aziende del Nord Italia, ma i segnali e l’attento livello di discussione fanno ipotizzare che il bacino possa allargarsi facilmente. In questo contesto fa ben sperare Pier Paolo Baretta — sottosegretario di Stato al ministero dell’Economia e delle Finanze — intervenuto settimana scorsa al convegno «WelFare che fare» organizzato dal Corriere della Sera — che ribadisce il suo intento non solo di confermare ma anche di perfezionare la norma e se possibile di estenderla a una popolazione più ampia. «Ritengo che sia opportuno intraprendere un percorso che tenda a spostare i benefici fiscali dalle categorie professionali alle persone al di là del fatto che siano lavoratori dipendenti, autonomi, del pubblico o del privato. Il focus deve essere posto sulle situazioni da tutelare superando in questo modo l’attuale segmentazione delle agevolazioni realizzando una maggiore personalizzazione delle opportunità coerentemente con situazioni e territori specifici — ha spiegato —. Credo che sia arrivato il momento di assumere il tema del welfare anche al livello di contrattazione nazionale in quanto argomento non solo di sviluppo economico ma in generale di qualità della crescita». PIU’ PRODUTTIVITA’ Il welfare aziendale sembra piacere e tanto anche ad Aidp, l’Associazione italiana dei direttori del personale, tanto che Isabella Covilli Faggioli, la sua presidente nazionale, arriva a definirlo strumento di business commentando che «tutto è migliorabile certo, ma sicuramente si tratta di un’arma portentosa di miglioramento del clima aziendale e quindi di fidelizzazione dei dipendenti con immediati riflessi sulla produttività. Lo dicono chiaramente i fatti: le aziende di maggior successo sono proprio quelle che hanno investito sul benessere dei dipendenti. MOTIVAZIONE La vitalità di un sistema non dipende solo da regole e procedure ma dalla motivazione delle persone. Ma c’è anche un altro aspetto importante delle misure introdotte, forse anche sottovalutato. Riguarda il modello di relazioni sindacali sottinteso che richiede di andare al di là delle logiche di contrattazione per vestire quelle della negoziazione costruttiva con l’obiettivo comune di migliorare la vita dei lavoratori offrendo servizi laddove lo stato sociale latita». È infatti chiaro che, come precisa Luca Pesenti, docente dell’università Cattolica di Milano: «In un contesto di bisogni sociali tradizionali, solo in parte coperti dal pubblico, se ne affiancano altri tipici del nostro tempo, legati alla conciliazione fra vita privata e vita familiare e all’invecchiamento della popolazione, rispetto ai quali il pubblico arranca e che possono dunque essere soddisfatti anche da politiche di welfare». Emblematici i dati che emergono dalla ricerca «Il futuro del welfare aziendale dopo la legge di Stabilità 2016» (promossa da Welfare Company in collaborazione con Aidp e a cura di Luca Pesenti e frutto di interviste a un campione di manager del personale raccolte a giugno e luglio di quest’anno). I benefit più interessanti (escludendo gli ormai classici mense, buoni pasto e orari flessibili) riguardano l’assistenza sanitaria (60% dei casi delle aziende in cui vi sono già piani di welfare e 42,5% del totale del campione), le convenzioni e agevolazioni al consumo (49,4% e 35,2%), i permessi di paternità (35% e 25%), i sostegni per lo studio dei figli (32,5% e 23,2%) e le azioni di smart working (32% e 22%). Se però si chiede agli intervistati su quali aspetti contano di intervenire prossimamente, al primo posto balzano immediatamente gli interventi per facilitare la conciliazione tra vita e lavoro (58,7%) mentre tre imprese su dieci intendono investire sui temi del sostegno all’educazione e sulla sanità integrativa. Fra gli altri dati interessanti della ricerca anche quelli che riguardano la rilevanza del ruolo sindacale nell’implementazione dei piani. Dove la sindacalizzazione è alta la reattività è elevatissima: l’82% delle aziende è già attiva o lo farà prossimamente, nelle realtà invece con tassi di sindacalizzazione bassa si scende al 70%. Infine una evidenza, ad uso degli operatori nell’auspicio che gli interventi per favorire il welfare proseguano. Le imprese (soprattutto quelle che hanno già un piano) della normativa in atto apprezzano in particolare 27 settembre 2016 - 01:01
  • 30. l’ampliamento delle tipologie di benefit detassabili e l’eliminazione del limite di deducibilità entro il 5×1000 di costo del personale. Le realtà dove non si fa ancora welfare guardano con favore anche alla libertà del dipendente di scegliere tra premio di produttività e conversione in benefit. «LE AZIENDE POSSONO CRESCERE SOLO INSIEME AI PROPRI DIPENDENTI» Che il welfare sviluppi motivazione ed energia in chi vi lavora portando con sé vantaggi diretti anche sul business lo sanno bene in Luxottica, realtà che da anni ha seguito un modello di relazione con i dipendenti caratterizzato da un accurato ascolto delle loro esigenze. Tanto che Piergiorgio Angeli, direttore Risorse umane Luxottica Group (nella foto), commenta: «La nostra filosofia si basa su un convincimento forte: non c’è sviluppo sostenibile se la crescita di una azienda non si coniuga con il miglioramento delle condizioni di vita di chi vi lavora e delle famiglie. Il nostro modello vuole generare emozioni e il compito di chi gestisce è far sentire i collaboratori partecipi di un progetto al quale sono chiamati a prendere parte. Questo è il sistema su cui fondiamo le nostre relazioni e i ritorni, anche in termini organizzativi, arrivano. A questo proposito gli ultimi anni mostrano un miglioramento esponenziale degli indici di presenza dei dipendenti, anche in occasione dei sabati lavorativi. Con la sperimentazione sono stati introdotti con piena condivisione notevoli miglioramenti anche nell’organizzazione del lavoro». Veniamo ora alla storia del welfare in Luxottica che inizia già nel 2008, «anno difficile per l’economia che ci ha spinto a dare un segnale di fiducia», commenta Angeli. Fu infatti in quell’anno che venne lanciato un progetto per offrire ai dipendenti un sostegno al reddito con forme di retribuzione non monetaria. E via via lungo un crescendo. Oggi il sistema di welfare Luxottica è articolato in azioni di sostegno al reddito, per salute e benessere, relative ai servizi alle persone e alle famiglie, di formazione e orientamento. La novità più interessante riguarda il nuovo contratto integrativo aziendale (dicembre 2015/2018) e quello che viene definito «patto generazionale fra i dipendenti» grazie a cui nei prossimi tre anni 100 dipendenti a tre anni dalla pensione potranno chiedere il part-time al 50% ma l’azienda verserà però i contributi pensionistici al 100% . Ogni uscita porterà con sé una assunzione. UN INDICE MISURA L’ATTENZIONE DELLE PMI Il tessuto economico e produttivo italiano è costituito da piccole e medie imprese che corrono il rischio di non sfruttare le potenzialità offerte dal welfare. È quindi essenziale sviluppare iniziative che contribuiscano ad accrescere l’informazione su questi temi individuando e premiando pratiche particolarmente efficaci. Welfare Index Pmi voluto da Generali Italia, in collaborazione con Confindustria e Confagricoltura, vuole essere lo strumento grazie al quale le aziende possono misurare e confrontare le proprie iniziative di welfare. «Con Welfare Index Pmi — spiega Andrea Mencattini (nella foto), responsabile Controllate assicurative e relazioni istituzionali di Generali Italia — vogliamo stimolare un cambio culturale nelle piccole e medie imprese, per valorizzare la centralità del welfare nella vita quotidiana delle aziende, dei lavoratori e delle loro famiglie. Per un’impresa può essere un fattore distintivo sul mercato, segno di relazioni industriali evolute, e può favorirne la crescita». CON L’AIUTO DEL PROVIDER GIU’ COSTI E BUROCRAZIA Una delle questioni critiche riguardo l’implementazione dei piani di welfare è la loro gestione considerata da molti, e soprattutto dalle piccole aziende, troppo onerosa. Un aiuto potrebbe venire da un provider di servizi esterno che, secondo Chiara Fogliani, consigliere di amministrazione di Welfare Company società per la gestione dei servizi a supporto del welfare aziendale, non si limita alla gestione del piano. Interviene infatti nella sua costruzione e implementazione curando anche la comunicazione interna, una delle chiavi per massimizzare i ritorni e rendere il piano di effettivo successo. Oltre a essere un risparmio di tempo e di risorse, perché con il provider l’impresa esternalizza la gestione amministrativa. L’evidenza di ciò emerge quando il dipendente deve scegliere se acquisire il premio in natura o in euro. Un premio di 1.000 euro in busta paga di fatto diminuisce a 816, mentre il costo per l’azienda è di 1.290. Al contrario, nel caso in cui si opti per un rimborso in benefit, il lavoratore ha un beneficio netto e l’azienda non ha oneri aggiuntivi. «GRAZIE AI VOUCHER AL PASSO CON L’EUROPA» Fra le novità della Legge di Stabilità 2016 vi è anche la possibilità di utilizzare i voucher per il pagamento dei servizi di welfare (dalla cura alla persona ai trasporti, dall’assistenza per gli anziani ai lavori domestici) come già avviene in altri paesi. «Il nuovo quadro normativo ha trasmesso un’idea di semplicità sia attraverso una meccanica più accessibile sia attraverso strumenti più facili da utilizzare», commenta Andrea Keller, amministratore delegato di Edenred Italia società attiva nella gestione di fondi finalizzati alle imprese. E aggiunge: «ciò permetterà anche alle aziende meno strutturate
  • 31. di erogare facilmente i benefit ai propri dipendenti così come avviene per esempio già dal 2005 in Inghilterra per i voucher in servizi di baby sitting utilizzati ormai da 450mila famiglie e in Francia per i servizi alla persona di cui a oggi hanno usufruito già un milione di nuclei familiari». Il meccanismo ricalca sostanzialmente quello dei buoni pasto a cui siamo abituati. OGNI DOLLARO INVESTITO NE FRUTTA OLTRE DUE Doppio punto di vista di Silvia Morera (foto), partner PwC, sul fronte del welfare: consulente dei clienti per l’implementazione dei progetti da un lato, e motore del benessere organizzativo dei suoi collaboratori dall’altro. «La nostra società di consulenza ha investito e continua a investire a livello globale in una logica di welfare e wellness aziendale come strategia per il reclutamento e il trattenimento dei talenti in una logica di investimento di medio-lungo periodo sulle risorse umane. Siamo infatti consapevoli dell’importanza del ritorno dell’investimento in welfare aziendale non solo per PwC ma anche per le società nostre clienti e il welfare state nazionale. Infatti oltre al trattamento fiscale di favore, gli interventi di wellness aziendale sono connessi a ritorni sull’investimento stimati in un fattore pari 2.3 e cioè per ogni dollaro speso in azioni per la promozione del benessere psico-fisico dei lavoratori si assiste in media a un beneficio di 2,30 dollari per l’organizzazione». @CorriereSociale ALTRI ARTICOLI SU CORRIERE.IT: Società benefit, l’Italia ha il primato europeo. Il boom delle b-corp (che fa paura)
  • 32. Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le imprese Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le impreseMilano – Welfare aziendale una realtà ancora in divenire: se il 33% delle imprese studia già nuovi Piani sulla scorta delle recenti opportunità normative, una parte consistente di aziende, soprattutto medio e piccole e del Centro-Sud, non utilizza alcun strumento di welfare. Una ricerca dell’Università Cattolica – promossa da Welfare Company e realizzata con la collaborazione di Aidp – ha indagato quali siano le motivazioni di tale resistenza. Nel 70% per cento delle aziende prive di Piani Welfare, i direttori del personale indicano nei “costi” il motivo per non esplorare i nuovi strumenti. Si tratta di una percezione errata e da correggere come sottolinea Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company: “E’ proprio il contrario. Il welfare comporta uno sgravio di costi economico-organizzativi, anzi proprio un risparmio. Faccio un esempio concreto: su 1.000 che l’azienda decide di destinare a un dipendente come premio di produttività, inserendolo in un piano di servizi di welfare, l’azienda risparmia 350 euro a dipendente, e il collaboratore riceve in busta 180 euro in più. Per cui il risparmio e l’aumento del potere d’acquisto è notevole sia per l’azienda sia per il dipendente. In termini di costi organizzativi anche qui affidarsi ad un provider di servizi può sgravare l’azienda di tutti i costi amministrativi e gestionali”. Le aziende di piccole dimensione percepiscono inoltre come complesse e lontane dal proprio perimetro le modalità di realizzazione di molti strumenti di welfare. Ma anche questa è una visione da superare. Il ruolo dei provider di servizi è, in tal senso, risolutivo. “Il nostro ruolo – prosegue Fogliani – è quello di poter fornire una moltitudine di servizi, che garantiscano usufruibilità, semplicità, accessibilità puntando su uno strumento che è la carta multiservizio: garantisce sconti in 30mila punti in tutta italia, dalla spesa al tempo libero, alla salute, allo sport; fino ad arrivare a strumenti più evoluti come il portale per offrire un servizio completo”. Welfare Company ha stretto una partnership con PwC per presentare servizi e consulenza nell’ambito del welfare aziendale ad imprese di diverse dimensioni, con un approccio complessivo e tarato su esigenze specifiche. “Si tratta di una intesa volta a creare una metodologia che parta dall’analisi dei bisogni fino ad arrivare alla consulenza giuslavorista e fiscale – conclude l’amministratore di Welfare Company – per poi andare ad erogare effettivamente un Piano, supportato anche nella comunicazione interna e che sia tarato sull’azienda, cioè costruito su misura: efficace ed efficiente”. 27 settembre 2016 - 18:52
  • 33. Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie agli incentivi Il welfare aziendale va a gonfie vele grazie agli incentivi27 settembre 2016 - (Teleborsa) – E’ già molto popolare la normativa sugli incentivi al welfare aziendale, introdotta dalla Legge di stabilità 2016, che si incentra su un sistema di detrazioni fiscali, garantite alle imprese che investono in questo ambito. Una risposta al sistema di welfare che in Italia è fra i peggiori in Europa. Stando ad una ricerca condotta dall’Università Cattolica per Welfare Company, ad un anno dalla Legge di stabilità 2016, il 33% delle imprese sta già mettendo a punto un Piano di Welfare aziendale per sfruttare i benefici di queste norme. Inoltre, il 71% delle aziende ha già attivato uno o più benefit servizi di welfare, che si dirigono soprattutto a quadri e impiegati (oltre il 65% dei casi). Le aziende che fanno maggiormente welfare sono situate al Nord ovest e solitamente hanno grandi dimensioni. I servizi più diffusi sono ovviamente mense e buoni pasto, ma prendono piede anche l’assistenza sanitaria, le convenzioni al consumo, i permessi di paternità, i bonus per lo studio dei figli e lo smart working (lavoro da casa). L’indagine ha voluto esplorare anche i motivi che spingono le aziende a “non” attivare ancora un piano di welfare: di costo, economici ed organizzativi. 27 settembre 2016 - 05:50
  • 34. Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le imprese Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le impreseNuove norme e provider di servizi: le opportunità per le aziende Milano (askanews) - Welfare aziendale una realtà ancora in divenire: se il 33% delle imprese studia già nuovi Piani sulla scorta delle recenti opportunità normative, una parte consistente di aziende, soprattutto medio e piccole e del Centro-Sud, non utilizza alcun strumento di welfare. Una ricerca dell'Università Cattolica - promossa da Welfare Company e realizzata con la collaborazione di Aidp - ha indagato quali siano le motivazioni di tale resistenza. Nel 70% per cento delle... la provenienza: ASKA 27 settembre 2016 - 00:20 http://www.le-ultime-notizie.eu/articulo/fogliani-welfare-aziendale-un-risparmio-per-le-imprese/2280366
  • 35. Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le imprese - La notizia Fogliani: Welfare aziendale, un risparmio per le imprese - La notiziaMilano - Welfare aziendale una realtà ancora in divenire: se il 33% delle imprese studia già nuovi Piani sulla scorta delle recenti opportunità normative, una parte consistente di aziende, soprattutto medio e piccole e del Centro-Sud, non utilizza alcun strumento di welfare.Una ricerca dell'Università Cattolica - promossa da Welfare Company e realizzata con la collaborazione di Aidp - ha indagato quali siano le motivazioni di tale resistenza. Nel 70% per cento delle aziende prive di Piani Welfare, i direttori del personale indicano nei 'costi' il motivo per non esplorare i nuovi strumenti.Si tratta di una percezione errata e da correggere come sottolinea Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company: 'E' proprio il contrario. Il welfare comporta uno sgravio di costi economico-organizzativi, anzi proprio un risparmio. Faccio un esempio concreto: su 1.000 che l'azienda decide di destinare a un dipendente come premio di produttività, inserendolo in un piano di servizi di welfare, l'azienda risparmia 350 euro a dipendente, e il collaboratore riceve in busta 180 euro in più. Per cui il risparmio e l'aumento del potere d'acquisto è notevole sia per l'azienda sia per il dipendente. In termini di costi organizzativi anche qui affidarsi ad un provider di servizi può sgravare l'azienda di tutti i costi amministrativi e gestionali'.Le aziende di piccole dimensione percepiscono inoltre come complesse e lontane dal proprio perimetro le modalità di realizzazione di molti strumenti di welfare. Ma anche questa è una visione da superare. Il ruolo dei provider di servizi è, in tal senso, risolutivo. 'Il nostro ruolo - prosegue Fogliani - è quello di poter fornire una moltitudine di servizi, che garantiscano usufruibilità, semplicità, accessibilità puntando su uno strumento che è la carta multiservizio: garantisce sconti in 30mila punti in tutta italia, dalla spesa al tempo libero, alla salute, allo sport; fino ad arrivare a strumenti più evoluti come il portale per offrire un servizio completo'.Welfare Company ha stretto una partnership con PwC per presentare servizi e consulenza nell'ambito del welfare aziendale ad imprese di diverse dimensioni, con un approccio complessivo e tarato su esigenze specifiche. 'Si tratta di una intesa volta a creare una metodologia che parta dall'analisi dei bisogni fino ad arrivare alla consulenza giuslavorista e fiscale - conclude l'amministratore di Welfare Company - per poi andare ad erogare effettivamente un Piano, supportato anche nella comunicazione interna e che sia tarato sull'azienda, cioè costruito su misura: efficace ed efficiente'. © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 settembre 2016 - 09:04
  • 36. Ricerca: dopo legge di stabilità 2016 da 71% aziende piani welfare Ricerca: dopo legge di stabilità 2016 da 71% aziende piani welfare Milano, 27 set. (Labitalia) - Le agevolazioni previste dalla legge di stabilità 2016 hanno spinto le aziende a lanciare dei piani di welfare. E'quanto emerge dalla ricerca'Il futuro del welfare aziendale dopo la legge di stabilità 2016', condotta dal professor Luca Pesenti, docente di Organizzazioni sociali e welfare plurale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per Welfare Company, società di QUI! Group specializzata in soluzioni di welfare aziendale e pubblico, su un campione di Hr manager fornito da Aidp, Associazione italiana direzione personale. La ricerca commissionata da Welfare Company ha raccolto le interviste di 335 direttori e manager del settore Hr provenienti da aziende di tutta Italia (con distribuzione di 48% Nord-Ovest, 24% Nord-Est, 22% Centro, 5% Sud, 1% Isole) e ha rivelato che il 71% delle aziende coinvolte ha introdotto piani di welfare dopo l'intervento del governo. A fronte delle nuove opportunità previste dalla legge di stabilità 2016, infatti, il 33,2% dichiara che sta già lavorando alla creazione di un piano, 4 aziende su 10 tra quelle già munite di un piano hanno dichiarato che stanno organizzando un ampliamento dei servizi al dipendente. Soltanto l’8,2% si dice non interessato. In media, le aziende propongono ai propri dipendenti circa 5 benefit. Tra i servizi più diffusi, se si escludono mense e buoni pasto e orari flessibili (storicamente i più diffusi), le cinque categorie di benefit più presenti sono: assistenza sanitaria (42,5); convenzioni e agevolazioni al consumo (35,2%), permessi di paternità (25%), benefit per lo studio dei figli (23,2%) e smart working (22,9%). Per gli Hr manager intervistati, il welfare ha effetti positivi sul clima aziendale e riduzione della conflittualità (utile per il 62% degli intervistati), attrae i talenti (per il 52% degli intervistati) e riduce il turnover (47,7%) l'assenteismo (39%). "Soltanto il 31% ritiene il welfare aziendale utile per il sostegno dell’occupazione femminile. Questo perché oggi sono ancora poco diffusi gli strumenti di conciliazione vita-lavoro, invece fondamentali in un piano di welfare che mira a trattenere i talenti", commenta Chiara Fogliani, consigliere delegato di Welfare Company, società di QUI! Group specializzata in soluzioni di welfare in cui le quote femminili hanno superato il 70%. "La ricerca rivela inoltre -continua Fogliani- che 7 aziende su 10 non introducono piani di welfare perché temono sia oneroso dal punto di vista economico/gestionale. Ma è un mito da sfatare: grazie agli sgravi fiscali, 1.000 euro che un'azienda eroga sottoforma di servizi di welfare invece che in prestazione in contanti comportano un risparmio di 350 euro per l'azienda e 180 euro in più in busta paga per il dipendente, che ottiene un beneficio 'netto'". "La ricerca conferma che le aziende concepiscono sempre più il welfare come leva per attrarre i talenti. Il welfare non è più considerato soltanto un elemento di responsabilità sociale, ma diventa parte integrante delle policy del management delle risorse umane", commenta Luca Pesenti, docente di Sistemi di welfare comparati dell'Università Cattolica. "Notiamo che quasi 6 aziende su 10 -continua Pesenti- sono oggi intenzionate a intervenire concretamente sul fronte della conciliazione famiglia-lavoro, un tema molto discusso ma finora di fatto trascurato nei piani di welfare aziendale e dal welfare pubblico. Si va sempre più verso un welfare integrato. Punto critico, ad oggi, resta l’analisi dei bisogni: viene fatta solo in un caso su quattro e per altro solo un terzo di chi la fa coinvolge il sindacato. Troppo poco: analizzare i bisogni è decisivo per una buona riuscita del piano di welfare". "La norma certo consente alle aziende -sottolinea Isabella Covili Faggioli, presidente Aidp- di guardare con maggiore benevolenza all’adozione di piani di welfare aziendale. Il welfare aziendale - spiega - rappresenta uno strumento di fidelizzazione e attenzione alle esigenze del lavoratore. Un ottimo strumento per la creazione di quel patto fiduciario per cui il lavoratore darà quel valore aggiunto che serve all’azienda per stare sui mercati e per vincere le sfide internazionali". "L'allargamento dell’interesse e dell’adozione del welfare aziendale, come rivela la ricerca, o esperienze come il 'Welfare Day' di Fincantieri o l'osservatorio Confindustria Cuneo con Cgil-Cisl-Uil, per la famiglia professionale che rappresento, vogliono dire molto: testimoniano e confermano -conclude- che stiamo passando dalla contrattazione alla negoziazione". 27 settembre 2016 - 04:02