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QUALI MOTIVI QQQUUUAAALLLIII MMMOOOTTTIIIVVVIII PPPPEEEERRRR RRRRIIIIFFFFIIIIUUUUTTTTAAAARRRREEEE 
IIII TTTTEEEESSSSTTTT ((((PPPPRRRROOOOVVVVEEEE)))) IIIINNNNVVVVAAAALLLLSSSSIIII NNNNEEEELLLLLLLLEEEE SSSSCCCCUUUUOOOOLLLLEEEE???? 
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Da anni ormai sentiamo parlare di test INVALSI e almeno una volta i nostri figli ne sono 
stati coinvolti senza che noi riuscissimo a capire esattamente di cosa si trattasse. Anche quest’anno 
le prove attendono al varco gli alunni e le alunne di seconda e quinta elementare, prima media e, per 
la prima volta, della seconda superiore, nelle giornate del 10-11-12-13 maggio. Per questo abbiamo 
cercato di approfondirne la conoscenza a livello personale, ci siamo confrontati e abbiamo deciso di 
evidenziare il nostro punto di vista critico di genitori che si rivolgono soprattutto ad altri genitori. 
Nessuna informazione alle famiglie. 
Il primo eclatante punto critico è l’assoluta mancanza di informazione alle famiglie: dei test 
non ci sono mai stati comunicati il contenuto, le modalità esecutive e le finalità, al contrario di 
quanto avviene normalmente per tutte le attività programmate dagli insegnanti e dalla scuola. Gli 
insegnanti stesse si sono presentate come semplici esecutori di compiti prescritti dall’esterno. 
Negli anni passati abbiamo appreso che il momento della “somministrazione” (già il termine ci 
colpisce, non fa parte delle parole utilizzate a scuola, sembra alludere a una medicina o ad un 
esperimento) fosse strutturato nel dettaglio in modo molto rigido da un apposito manuale (peggio di 
un concorso) arrivando ad impedire l’accesso al bagno anche ai bambini di seconda elementare 
durante lo svolgimento delle prove. Niente di più estraneo - per fortuna - alla normale pratica 
scolastica, tesa ovviamente a favorire il benessere e la serenità dei bambini durante lo svolgimento 
delle attività. Come è stato possibile che ciò avvenisse senza che nessuno sentisse il dovere o 
l’esigenza di informarci? Cosa accadrebbe normalmente se i nostri bambini in seconda elementare 
ci dicessero che le maestre non li fanno uscire per andare in bagno? 
Nessuna richiesta di autorizzazione dei genitori, e nessuna tutela della privacy. 
I test riguardano gli apprendimenti di italiano e matematica, ma sono affiancati da un 
questionario in parte compilato dalle segreterie in parte sottoposto direttamente agli studenti. 
Vengono raccolte informazioni su nazionalità, livello di istruzione e occupazione dei genitori, 
orario settimanale della classe frequentata, frequenza o meno dell’asilo nido e della scuola 
dell’infanzia ecc, ma anche, chiedendolo direttamente agli studenti, sulle risorse disponibili in 
famiglia – numerosità di libri, disponibilità di un aiuto nei compiti per casa, lingua parlata a casa. 
Tali domande possono porre i bambini e ragazzi in situazione di difficoltà e mirano a 
delineare un profilo dello status sociale dell'individuo che comporta una invasione da parte 
dell'Amministrazione nella sfera della vita privata della persona. E’ davvero incredibile che ci 
venga chiesta l’autorizzazione per qualsiasi tipo di attività proposta dalla scuola, anche una foto di 
classe, e poi, nel giorno delle prove invalsi gli alunni già dalla scuola primaria siano sottoposti a 
questionari sulla loro vita familiare senza che i genitori ne siano preventivamente informati. 
Nessuno di noi poi sa quali siano le modalità di trattamento e conservazione dei dati raccolti né le 
misure di sicurezza adottate, ma soprattutto siamo privati della facoltà di non aderire all’iniziativa 
perché veniamo semplicemente scavalcati. I bambini hanno il diritto di essere tutelati dalle 
interferenze tipiche dei questionari, nessun dirigente o insegnante si permetterebbe di sottoporre gli 
studenti a questionari senza autorizzazione dei genitori, ma per i test INVALSI ciò avviene e gli 
stessi dirigenti lo accettano. Nella giornata dei test le normali regole non vengono più utilizzate, 
nella scuola subentra una entità esterna che detta le nuove regole e sembrerebbe avere l’autorità di 
zittire tutti dirigenti, insegnanti e genitori. Noi siamo ovviamente l’ultimo anello della catena, 
quello cui nessuno ritiene doveroso fornire neppure un qualche tipo di informazione. 
La scuola dei quiz 
Nel merito delle prove abbiamo potuto constatare che si tratta di prove standardizzate 
elaborate quasi interamente sotto forma di domande a risposta chiusa. Per ammissione degli stessi
esperti dell’ Invalsi, si limitano a valutare competenze operative semplici, tralasciando le abilità 
complesse come l’esposizione orale, l’elaborazione di un testo scritto, le capacità critiche, la 
organizzazione logica dei propri pensieri, la capacità di stabilire relazioni tra conoscenze di ambiti 
diversi, le capacità creative. La pretesa di valutare in modo oggettivo i risultati di apprendimento 
finisce così per restringere drasticamente il campo dei comportamenti cognitivi che abitualmente 
sono invece oggetto di osservazione, potenziamento e valutazione nella vita scolastica. Noi siamo 
contrari a questo immiserimento dell’esperienza scolastica. 
I test sono del tutto indipendenti dal contesto didattico-educativo e proprio per questo non 
tengono conto dei percorsi di programmazione personalizzata pensati in relazione alle esigenze 
specifiche dei singoli alunni. Che valore possono avere le valutazioni “oggettive” se misurano una 
porzione così ridotta dell’esperienza dell’apprendimento peraltro senza tenere in alcun conto le 
differenze di contesto tra scuole e alunni diversi (lo stesso test di matematica ad esempio sarà 
proposto ad alunni degli istituti professionali e del liceo scientifico)? 
Come si valuta una buona scuola? 
L’Invalsi è un ente autonomo che ha come finalità quella di “valutare l’efficacia ed 
efficienza del sistema scolastico”. La valutazione dell’operato dei docenti e delle scuole viene 
spesso recepita dalle famiglie e propagandata dai media come una istanza di trasparenza e 
giustizia, ma sarebbe opportuno chiederci di cosa stiamo parlando. Proprio le esperienze più 
apprezzabili e significative dell’insegnamento quali i laboratori, le uscite didattiche, gli 
approfondimenti disciplinari nonché il quotidiano e oscuro lavoro di ascolto e sperimentazione degli 
specifici stili di apprendimento di ogni alunno, delle sue potenzialità specifiche, delle sue passioni e 
motivazioni, la capacità di coinvolgere e motivare, tutto ciò che per un genitore risulta essenziale 
per valutare la scuola è assente dal campo di indagine. Al contrario lo spazio del giudizio viene 
interamente occupato da prove standardizzate per misurare saperi standardizzati. Non è su questo 
che vogliamo valutare le scuole e gli insegnanti. Noi vogliamo vedere cosa viene proposto ai nostri 
figli, come vivono la scuola e cosa imparano, vogliamo valutare la concreta esperienza di 
apprendimento nel senso più largo e ricco possibile, non ci interesse conoscere l’esito di astratti test 
standardizzati. Ogni insegnante segue uno stile di insegnamento personale e svolge le attività che 
ritiene più opportune ed efficaci, la ricchezza della scuola sta proprio in questa diversificazione 
delle esperienze e nella collaborazione tra insegnanti, non vorremmo davvero che in nome della 
valutazione e dei quiz la ricchezza dei diversi approcci personali scomparisse per una pratica di 
insegnamento uniformata, ripetitiva e tecnico-nozionistica. Prove standard, insegnamento standard. 
Se la scuola viene valutata attraverso questi strumenti siamo piuttosto preoccupati che essa 
si trasformi in un campo di addestramento per il superamento dei test. Se questa è la valutazione 
della qualità che ci è proposta molto meglio evitarla e magari pensare alle risorse che garantiscono 
realmente la qualità. Tutte le volte che ci parlano di valutazione e merito invece arrivano solo tagli, 
in questi anni in cui il progetto Invalsi è continuato ad andare avanti abbiamo assistito ad una 
gigantesca riduzione della spesa destinata alla scuola, riduzione del tempo scuola, delle 
compresenze, dei laboratori, della possibilità di mettere in atto quella diversificazione di proposte 
didattiche che fa la qualità della scuola. Siamo noi genitori a saperlo, anche se nessun istituto 
nazionale di valutazione se ne interessa. 
A cosa servono i test invalsi? 
La domanda sorge spontanea. Se non appare credibile che tali test misurino veramente la 
qualità della scuola perché si spendono soldi per farli? 
Abbiamo appreso che il Ministero ha lanciato in autunno il progetto sperimentale di 
valutazione delle scuole in alcune province italiane. La sperimentazione prevede di utilizzare l’esito 
dei test per stilare una graduatoria tra scuole assegnando un premio di 70.000 euro a quelle risultate 
migliori . Tale progetto indica in modo inequivocabile quale sia l’utilizzo previsto dei test invalsi e 
il modello di scuola che si vuole introdurre. Le scuole migliori avranno premi e in prospettiva più 
iscritti, mentre le altre verranno lasciate nell’abbandono. La concorrenza economica diventerà il
cuore del sistema scolastico e ci saranno le scuole di serie A e B. Altro che valutare il sistema! 
Questa è piuttosto una sovversione del principio che la scuola pubblica deve garantire a tutti, in 
qualsiasi luogo e condizione, le stesse opportunità e la stessa qualità. Assegnare premi a quelle con i 
risultati migliori costituisce proprio il contrario di ciò che una scuola democratica dovrebbe fare. 
Non va, inoltre, dimenticato che gli stessi contenuti dei test possono essere usati per 
manipolare e/o veicolare ben precise ideologie; le domande (per i contenuti scelti, per come sono 
poste, per la qualità delle risposte proposte), possono indirizzare verso ben precisi modelli culturali 
(come già avvenuto negli anni scorsi con un testo sconcertante in cui il modello patriarcale veniva 
proposto come caratteristica biologica che differenzia mammiferi e insetti). Ci sembra che la 
possibilità di preparare test arbitrari, da sottoporre contemporaneamente a decine di migliaia di 
studenti su tutto il territorio nazionale, possa rappresentare un accentramento di potere troppo forte, 
poco trasparente e sicuramente non in linea con il modello di scuola che abbiamo in testa, una 
scuola che favorisca lo sviluppo delle capacità critiche e la capacità di leggere il mondo da soli. 
Tante buone ragioni per cercare di opporci nei giorni dei test 
Se i test costituiscono il metro per valutare le scuole e assegnare premi l’effetto non potrà 
che essere quello di sollecitare le scuole ad adeguarsi al modello proposto, la finalità sarà quindi 
ottenere risultati buoni per avere più finanziamenti e farsi un nome. Come potremo aspettarci che 
gli insegnanti facciano scrivere i nostri figli, se la scrittura non è oggetto di valutazione dei test? 
Dobbiamo rassegnarci alla didattica delle crocette? Dobbiamo far finta di non vedere che essa è la 
più “economica” per chi deve correggere così come per chi deve eseguire? Dobbiamo far finta di 
non vedere che elaborare ed esprimere un pensiero è a qualsiasi livello una operazione diversa dalla 
risposta a una domanda in forma di quiz? A quando la richiesta che gli alunni in difficoltà stiano a 
casa il giorno delle prove o l’intervento diretto degli insegnanti per migliorare la performance della 
scuola e ottenere più fondi? La scuola che ci aspetta sarà comunque una scuola peggiore per tutti, 
tarata su obiettivi bassi. 
La procedura di sottoporre tutti gli studenti a questi test per gestire i dati di una gigantesca 
anagrafe che permetta di distinguere scuole e magari anche insegnanti di serie A o B è un attacco 
alla scuola pubblica democratica, alla scuola pubblica aperta e pluralista dove tutti abbiano gli 
stessi diritti e ciascuno possa sperimentare il suo personale percorso di apprendimento: la scuola di 
tutti e di ciascuno. 
Dietro l’ideologia della valutazione e del merito vediamo affermarsi qualcosa che non ha 
nulla a che fare con il nostro criterio di giudicare ciò che si fa a scuola. Non sarebbero certo le 
scuole e gli insegnanti per noi migliori ad essere premiati, magari avverrebbe il contrario. I test 
servono per introdurre un modello privatistico e competitivo, dove le scuole e magari anche gli 
insegnanti si faranno la guerra anziché cooperare. 
E’ già successo che singole scuole abbiano usato i risultati dei test per farsi pubblicità sui giornali, 
vorremmo sperare di non dover scegliere in futuro la scuola per i nostri figli come si compra un 
prodotto in un supermercato. 
Nei giorni previsti in tutta Italia per la “somministrazione” – 10,11,12,13 maggio - poteremmo 
anche noi dare il nostro segnale di dissenso dichiarare che non autorizziamo i nostri figli a 
partecipare ai test e chiedere che venga svolta la normale attività didattica. 
Alcuni genitori di studenti che frequentano 
le scuole pubbliche “di ogni ordine e grado” di Bologna 
per contatti: GenitoriNOinvalsi@gmail.com
Proposta essenziale di comunicazione alla dirigente 
Alla Dirigente Scolastica 
Ai/Alle docenti della classe …. 
Il sottoscritto…………….., genitore dell’alunna…….., frequentante la classe…., venuto a 
conoscenza che il/i giorno/i …… maggio si svolgeranno le prove invalsi per gli alunni delle classi 
…………………., delle quali non ci è stata fornita alcuna informazione in merito al contenuto, alle 
modalità e alla finalità, DICHIARA DI NON AUTORIZZARE la partecipazione del/della 
figlio/a alla somministrazione di tali test in quanto risultano del tutto avulsi dalla programmazione 
didattico-educativa condivisa con gli/le insegnanti ed estranee all’operato degli organi collegiali che 
governano il funzionamento delle attività scolastiche. 
Con la presente si chiede che sia garantito il normale svolgimento delle attività didattiche. 
Bologna,……………….. 
Firma
Proposta essenziale di comunicazione alla dirigente 
Alla Dirigente Scolastica 
Ai/Alle docenti della classe …..... 
Il sottoscritto................., genitore dell’alunna........, frequentante 
la classe...., venuto a 
conoscenza che il/i giorno/i ...... maggio si svolgeranno le prove 
invalsi per gli alunni delle classi ......................, delle quali non ci è 
stata fornita alcuna informazione in merito al contenuto, alle 
modalità e alla finalità, 
DICHIARA DI NON AUTORIZZARE 
la partecipazione del/della figlio/a alla somministrazione di tali 
test in quanto risultano del tutto avulsi dalla programmazione 
didattico-educativa condivisa con gli/le insegnanti ed estranee 
all’operato degli organi collegiali che governano il funzionamento 
delle attività scolastiche. 
Con la presente si chiede che sia garantito il normale svolgimento 
delle attività didattiche. 
Bologna,.................... 
Firma 
A Cura di alcuni genitori di studenti che frequentano 
le scuole pubbliche “di ogni ordine e grado” di Bologna 
per contatti: 
GenitoriNOinvalsi@gmail.com
TEST INVALSI? NO GRAZIE! 
In Aprile vengono effettuati in tutta Italia (a Roma il 18,19 e 20) i test dell’Invalsi (Istituto Nazionale per 
la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e formazione, un organismo direttamente controllato 
dal Ministero dell’Istruzione). 
COSA SONO I TEST? 
Una serie di quesiti a risposta multipla da somministrare agli allievi di seconda, quarta elementare e prima 
media. La serie è composta da numerose domande, cui rispondere in tempi rigorosi e modalità da 
concorso pubblico: prove sigillate, nessuna spiegazione, con la sorveglianza di insegnanti che non siano 
quelli delle classi in oggetto. Le domande sono uguali per tutte le classi d’Italia, estremamente specifiche 
e redatte con un linguaggio formale e complesso. 
A COSA SERVONO? 
Lo scopo ufficiale dell’Invalsi è quello di “valutare l’efficienza e l’efficacia” del sistema scolastico. Nello 
specifico, la somministrazione dei test, secondo il Ministero, “fa parte degli strumenti di indagine per 
valutare il funzionamento e le prestazioni delle istituzioni scolastiche al fine di evidenziare le scelte 
assunte dalle istituzioni scolastiche per la realizzazione del servizio scolastico”. Sarà dunque una maniera 
per classificare le scuole, i docenti e gli alunni. Ogni scuola avrà il suo punteggio che influirà sui 
finanziamenti e sulle iscrizioni. 
Tali test sono pericolosi perché hanno molti ritorni sui bambini, sugli insegnanti e sulla scuola tutta. Sui 
bambini provocano ansia, perché costituiscono una prova formale e decontestualizzata, estranea al 
percorso e alle modalità di valutazione a cui essi sono abituati. Per quanto riguarda gli insegnanti e le 
scuole, tali test, negando l’autonomia didattica, costringono gli istituti scolastici ad omologarsi alle 
Indicazioni nazionali della riforma Moratti, ai tempi e ai contenuti previsti dal Ministero, riducendo la 
didattica al mero raggiungimento di un punteggio. Poiché i test non tengono conto delle diversità, dei 
percorsi, dei contesti ambientali, si creeranno inevitabili discriminazioni tra le scuole, a seconda delle 
condizioni sociali del territorio in cui sono inserite. Tali test inoltre non sono obbligatori, anche se Invalsi, 
Ministero e dirigenti dicono di sì: contrastano con la legge sull’autonomia, non sono previsti dalla stessa 
riforma Moratti (legge delega 53) e nemmeno dal decreto applicativo n. 59. L’unico riferimento dei test 
sono le Indicazioni nazionali, ancora provvisorie e mai legittimate dal governo attraverso i necessari 
passaggi legislativi. Le prove inoltre non sono anonime, come si presumerebbe in presenza di una 
valutazione di natura prettamente statistica, ma ad ogni alunno corrisponde un codice numerico e si 
consiglia ai somministratori “di appuntare a matita il cognome e il nome dello studente sul fascicolo a 
lui attribuito”. Cosa ancor più grave, risulta estremamente lacunosa l’informazione data ai genitori in 
occasione della somministrazione delle prove ai bambini, così come in merito agli obiettivi, alle modalità 
e all’uso che si farà degli esiti della valutazione e dei dati personali che si potranno evincere dalla stessa. 
Tutto ciò è gravissimo! Possiamo legittimamente opporci alle verifiche imposte unilateralmente dall’alto 
senza alcuna forma di condivisione e senza alcuna garanzia di imparzialità. 
Incontriamoci, dunque, per parlarne insieme e decidere cosa fare. 
ASSEMBLEA URGENTE dei GENITORI DEL 199° CIRCOLO 
Sono invitati gli Insegnanti e tutti i Coordinamenti Scuole 
MERCOLEDI’ 13 APRILE 2005 
alle ORE 17 in VIA SALUZZO 49 
(Si ringrazia la disponibilità del circolo PRC “Orfeo Mucci” ad ospitarci, data l’impossibilità ad ottenere 
in tempi brevi l’autorizzazione a riunirci nei locali della scuola) 
a cura del Coordinamento Genitori-Insegnati e CGD locale IX Municipio Roma 
riprodotto in proprio Via Saluzzo 49 Roma aprile 2005
I sottoscritti genitori esprimono parere assolutamente negativo sulle prove di valutazione INVALSI 
poiché ritenute inutili e dannose. 
Infatti: 
• Sono prove decontestualizzate, che non tengono conto delle reali situazioni scolastiche variabili 
non solo da città a città ma anche da territorio a territorio nonché da classe a classe e da alunno ad 
alunno; 
• I test, strumento attraverso il quale le prove vengono somministrate, non costituiscono un valido 
mezzo per la valutazione degli apprendimenti ma rimandano ad un insegnamento basato sul 
nozionismo contrario ai principi didattici e pedagogici su cui poggia la scuola italiana; 
• Non prendono in considerazione né le diversità intellettive sulle quali si basa lo sviluppo delle 
capacità e personali e delle conoscenze degli alunni né tanto meno le diversità delle scelte 
programmatiche e metodologiche dei singoli docenti i quali calano in situazione la propria 
didattica; 
• Attraverso tali prove si paventa il grave rischio che le scuole vengano valutate secondo la loro 
“bravura” determinando così una sorta di classifica su insegnanti e alunni. Ciò potrebbe condurre 
ad individuare erroneamente alcune scuole come “poco efficienti” con una ricaduta sulla 
eterogeneità nelle iscrizioni e sul tipo di didattica che le scuole potrebbero scegliere di svolgere 
condizionate più dalla preoccupazione del superamento dei test che dall’efficacia 
dell’insegnamento-apprendimento; 
• Le modalità di svolgimento delle prove ( più rigide di quelle di un concorso) sottopongono gli 
alunni ad un inutile stress considerato che a somministrarle non sono gli insegnanti di classe ma 
altri; che non è concesso prolungamento del tempo a disposizione ( es.: 30 min. per le classi 
seconde di scuola primaria); che il somministratore non può rispondere a domande riguardanti il 
contenuto dei quesiti né fornire nessuna informazione, risposta o indicazione specifica; che in 
nessun caso è consentito l’uso del dizionario, che non è consentito l’uso di gomme per cancellare 
e che è reso obbligatorio l’uso della penna biro; 
• Per gli alunni che si rifiutano di sottoporsi alle prove sono previsti dei provvedimenti; 
• L’uso dei codici non garantisce l’anonimato degli alunni e ciò costituisce una violazione delle 
disposizioni sulla “privacy”; 
• Si individua nell’utilizzo di tali prove un sistema per raccogliere dati sugli insegnanti; 
• La presunta obbligatorietà delle prove INVALSI lede il principio della libertà di insegnamento 
(art. 33 della Costituzione); 
• Le prove INVALSI contrastano con la legge sull’autonomia, non sono previste dalla stessa riforma 
Moratti (legge delega ’53) e nemmeno dal decreto applicativo n.59. L’unico riferimento ai test 
sono le Indicazioni nazionali, ancora provvisorie e mai legittimate dal governo attraverso i 
necessari passaggi legislativi. 
Per quanto sopra, i sottoscritti genitori chiedono il ritiro di tutte le disposizioni ministeriali 
relative alle prove di valutazione INVALSI.

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Kit ant invalsi genitori

  • 1. QUALI MOTIVI QQQUUUAAALLLIII MMMOOOTTTIIIVVVIII PPPPEEEERRRR RRRRIIIIFFFFIIIIUUUUTTTTAAAARRRREEEE IIII TTTTEEEESSSSTTTT ((((PPPPRRRROOOOVVVVEEEE)))) IIIINNNNVVVVAAAALLLLSSSSIIII NNNNEEEELLLLLLLLEEEE SSSSCCCCUUUUOOOOLLLLEEEE???? RRRRIIIIFFFFLLLLEEEESSSSSSSSIIIIOOOONNNNEEEE DDDDIIII UUUUNNNN GGGGRRRRUUUUPPPPPPPPOOOO DDDDIIII GGGGEEEENNNNIIIITTTTOOOORRRRIIII DDDDIIII BBBBOOOOLLLLOOOOGGGGNNNNAAAA Da anni ormai sentiamo parlare di test INVALSI e almeno una volta i nostri figli ne sono stati coinvolti senza che noi riuscissimo a capire esattamente di cosa si trattasse. Anche quest’anno le prove attendono al varco gli alunni e le alunne di seconda e quinta elementare, prima media e, per la prima volta, della seconda superiore, nelle giornate del 10-11-12-13 maggio. Per questo abbiamo cercato di approfondirne la conoscenza a livello personale, ci siamo confrontati e abbiamo deciso di evidenziare il nostro punto di vista critico di genitori che si rivolgono soprattutto ad altri genitori. Nessuna informazione alle famiglie. Il primo eclatante punto critico è l’assoluta mancanza di informazione alle famiglie: dei test non ci sono mai stati comunicati il contenuto, le modalità esecutive e le finalità, al contrario di quanto avviene normalmente per tutte le attività programmate dagli insegnanti e dalla scuola. Gli insegnanti stesse si sono presentate come semplici esecutori di compiti prescritti dall’esterno. Negli anni passati abbiamo appreso che il momento della “somministrazione” (già il termine ci colpisce, non fa parte delle parole utilizzate a scuola, sembra alludere a una medicina o ad un esperimento) fosse strutturato nel dettaglio in modo molto rigido da un apposito manuale (peggio di un concorso) arrivando ad impedire l’accesso al bagno anche ai bambini di seconda elementare durante lo svolgimento delle prove. Niente di più estraneo - per fortuna - alla normale pratica scolastica, tesa ovviamente a favorire il benessere e la serenità dei bambini durante lo svolgimento delle attività. Come è stato possibile che ciò avvenisse senza che nessuno sentisse il dovere o l’esigenza di informarci? Cosa accadrebbe normalmente se i nostri bambini in seconda elementare ci dicessero che le maestre non li fanno uscire per andare in bagno? Nessuna richiesta di autorizzazione dei genitori, e nessuna tutela della privacy. I test riguardano gli apprendimenti di italiano e matematica, ma sono affiancati da un questionario in parte compilato dalle segreterie in parte sottoposto direttamente agli studenti. Vengono raccolte informazioni su nazionalità, livello di istruzione e occupazione dei genitori, orario settimanale della classe frequentata, frequenza o meno dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia ecc, ma anche, chiedendolo direttamente agli studenti, sulle risorse disponibili in famiglia – numerosità di libri, disponibilità di un aiuto nei compiti per casa, lingua parlata a casa. Tali domande possono porre i bambini e ragazzi in situazione di difficoltà e mirano a delineare un profilo dello status sociale dell'individuo che comporta una invasione da parte dell'Amministrazione nella sfera della vita privata della persona. E’ davvero incredibile che ci venga chiesta l’autorizzazione per qualsiasi tipo di attività proposta dalla scuola, anche una foto di classe, e poi, nel giorno delle prove invalsi gli alunni già dalla scuola primaria siano sottoposti a questionari sulla loro vita familiare senza che i genitori ne siano preventivamente informati. Nessuno di noi poi sa quali siano le modalità di trattamento e conservazione dei dati raccolti né le misure di sicurezza adottate, ma soprattutto siamo privati della facoltà di non aderire all’iniziativa perché veniamo semplicemente scavalcati. I bambini hanno il diritto di essere tutelati dalle interferenze tipiche dei questionari, nessun dirigente o insegnante si permetterebbe di sottoporre gli studenti a questionari senza autorizzazione dei genitori, ma per i test INVALSI ciò avviene e gli stessi dirigenti lo accettano. Nella giornata dei test le normali regole non vengono più utilizzate, nella scuola subentra una entità esterna che detta le nuove regole e sembrerebbe avere l’autorità di zittire tutti dirigenti, insegnanti e genitori. Noi siamo ovviamente l’ultimo anello della catena, quello cui nessuno ritiene doveroso fornire neppure un qualche tipo di informazione. La scuola dei quiz Nel merito delle prove abbiamo potuto constatare che si tratta di prove standardizzate elaborate quasi interamente sotto forma di domande a risposta chiusa. Per ammissione degli stessi
  • 2. esperti dell’ Invalsi, si limitano a valutare competenze operative semplici, tralasciando le abilità complesse come l’esposizione orale, l’elaborazione di un testo scritto, le capacità critiche, la organizzazione logica dei propri pensieri, la capacità di stabilire relazioni tra conoscenze di ambiti diversi, le capacità creative. La pretesa di valutare in modo oggettivo i risultati di apprendimento finisce così per restringere drasticamente il campo dei comportamenti cognitivi che abitualmente sono invece oggetto di osservazione, potenziamento e valutazione nella vita scolastica. Noi siamo contrari a questo immiserimento dell’esperienza scolastica. I test sono del tutto indipendenti dal contesto didattico-educativo e proprio per questo non tengono conto dei percorsi di programmazione personalizzata pensati in relazione alle esigenze specifiche dei singoli alunni. Che valore possono avere le valutazioni “oggettive” se misurano una porzione così ridotta dell’esperienza dell’apprendimento peraltro senza tenere in alcun conto le differenze di contesto tra scuole e alunni diversi (lo stesso test di matematica ad esempio sarà proposto ad alunni degli istituti professionali e del liceo scientifico)? Come si valuta una buona scuola? L’Invalsi è un ente autonomo che ha come finalità quella di “valutare l’efficacia ed efficienza del sistema scolastico”. La valutazione dell’operato dei docenti e delle scuole viene spesso recepita dalle famiglie e propagandata dai media come una istanza di trasparenza e giustizia, ma sarebbe opportuno chiederci di cosa stiamo parlando. Proprio le esperienze più apprezzabili e significative dell’insegnamento quali i laboratori, le uscite didattiche, gli approfondimenti disciplinari nonché il quotidiano e oscuro lavoro di ascolto e sperimentazione degli specifici stili di apprendimento di ogni alunno, delle sue potenzialità specifiche, delle sue passioni e motivazioni, la capacità di coinvolgere e motivare, tutto ciò che per un genitore risulta essenziale per valutare la scuola è assente dal campo di indagine. Al contrario lo spazio del giudizio viene interamente occupato da prove standardizzate per misurare saperi standardizzati. Non è su questo che vogliamo valutare le scuole e gli insegnanti. Noi vogliamo vedere cosa viene proposto ai nostri figli, come vivono la scuola e cosa imparano, vogliamo valutare la concreta esperienza di apprendimento nel senso più largo e ricco possibile, non ci interesse conoscere l’esito di astratti test standardizzati. Ogni insegnante segue uno stile di insegnamento personale e svolge le attività che ritiene più opportune ed efficaci, la ricchezza della scuola sta proprio in questa diversificazione delle esperienze e nella collaborazione tra insegnanti, non vorremmo davvero che in nome della valutazione e dei quiz la ricchezza dei diversi approcci personali scomparisse per una pratica di insegnamento uniformata, ripetitiva e tecnico-nozionistica. Prove standard, insegnamento standard. Se la scuola viene valutata attraverso questi strumenti siamo piuttosto preoccupati che essa si trasformi in un campo di addestramento per il superamento dei test. Se questa è la valutazione della qualità che ci è proposta molto meglio evitarla e magari pensare alle risorse che garantiscono realmente la qualità. Tutte le volte che ci parlano di valutazione e merito invece arrivano solo tagli, in questi anni in cui il progetto Invalsi è continuato ad andare avanti abbiamo assistito ad una gigantesca riduzione della spesa destinata alla scuola, riduzione del tempo scuola, delle compresenze, dei laboratori, della possibilità di mettere in atto quella diversificazione di proposte didattiche che fa la qualità della scuola. Siamo noi genitori a saperlo, anche se nessun istituto nazionale di valutazione se ne interessa. A cosa servono i test invalsi? La domanda sorge spontanea. Se non appare credibile che tali test misurino veramente la qualità della scuola perché si spendono soldi per farli? Abbiamo appreso che il Ministero ha lanciato in autunno il progetto sperimentale di valutazione delle scuole in alcune province italiane. La sperimentazione prevede di utilizzare l’esito dei test per stilare una graduatoria tra scuole assegnando un premio di 70.000 euro a quelle risultate migliori . Tale progetto indica in modo inequivocabile quale sia l’utilizzo previsto dei test invalsi e il modello di scuola che si vuole introdurre. Le scuole migliori avranno premi e in prospettiva più iscritti, mentre le altre verranno lasciate nell’abbandono. La concorrenza economica diventerà il
  • 3. cuore del sistema scolastico e ci saranno le scuole di serie A e B. Altro che valutare il sistema! Questa è piuttosto una sovversione del principio che la scuola pubblica deve garantire a tutti, in qualsiasi luogo e condizione, le stesse opportunità e la stessa qualità. Assegnare premi a quelle con i risultati migliori costituisce proprio il contrario di ciò che una scuola democratica dovrebbe fare. Non va, inoltre, dimenticato che gli stessi contenuti dei test possono essere usati per manipolare e/o veicolare ben precise ideologie; le domande (per i contenuti scelti, per come sono poste, per la qualità delle risposte proposte), possono indirizzare verso ben precisi modelli culturali (come già avvenuto negli anni scorsi con un testo sconcertante in cui il modello patriarcale veniva proposto come caratteristica biologica che differenzia mammiferi e insetti). Ci sembra che la possibilità di preparare test arbitrari, da sottoporre contemporaneamente a decine di migliaia di studenti su tutto il territorio nazionale, possa rappresentare un accentramento di potere troppo forte, poco trasparente e sicuramente non in linea con il modello di scuola che abbiamo in testa, una scuola che favorisca lo sviluppo delle capacità critiche e la capacità di leggere il mondo da soli. Tante buone ragioni per cercare di opporci nei giorni dei test Se i test costituiscono il metro per valutare le scuole e assegnare premi l’effetto non potrà che essere quello di sollecitare le scuole ad adeguarsi al modello proposto, la finalità sarà quindi ottenere risultati buoni per avere più finanziamenti e farsi un nome. Come potremo aspettarci che gli insegnanti facciano scrivere i nostri figli, se la scrittura non è oggetto di valutazione dei test? Dobbiamo rassegnarci alla didattica delle crocette? Dobbiamo far finta di non vedere che essa è la più “economica” per chi deve correggere così come per chi deve eseguire? Dobbiamo far finta di non vedere che elaborare ed esprimere un pensiero è a qualsiasi livello una operazione diversa dalla risposta a una domanda in forma di quiz? A quando la richiesta che gli alunni in difficoltà stiano a casa il giorno delle prove o l’intervento diretto degli insegnanti per migliorare la performance della scuola e ottenere più fondi? La scuola che ci aspetta sarà comunque una scuola peggiore per tutti, tarata su obiettivi bassi. La procedura di sottoporre tutti gli studenti a questi test per gestire i dati di una gigantesca anagrafe che permetta di distinguere scuole e magari anche insegnanti di serie A o B è un attacco alla scuola pubblica democratica, alla scuola pubblica aperta e pluralista dove tutti abbiano gli stessi diritti e ciascuno possa sperimentare il suo personale percorso di apprendimento: la scuola di tutti e di ciascuno. Dietro l’ideologia della valutazione e del merito vediamo affermarsi qualcosa che non ha nulla a che fare con il nostro criterio di giudicare ciò che si fa a scuola. Non sarebbero certo le scuole e gli insegnanti per noi migliori ad essere premiati, magari avverrebbe il contrario. I test servono per introdurre un modello privatistico e competitivo, dove le scuole e magari anche gli insegnanti si faranno la guerra anziché cooperare. E’ già successo che singole scuole abbiano usato i risultati dei test per farsi pubblicità sui giornali, vorremmo sperare di non dover scegliere in futuro la scuola per i nostri figli come si compra un prodotto in un supermercato. Nei giorni previsti in tutta Italia per la “somministrazione” – 10,11,12,13 maggio - poteremmo anche noi dare il nostro segnale di dissenso dichiarare che non autorizziamo i nostri figli a partecipare ai test e chiedere che venga svolta la normale attività didattica. Alcuni genitori di studenti che frequentano le scuole pubbliche “di ogni ordine e grado” di Bologna per contatti: GenitoriNOinvalsi@gmail.com
  • 4. Proposta essenziale di comunicazione alla dirigente Alla Dirigente Scolastica Ai/Alle docenti della classe …. Il sottoscritto…………….., genitore dell’alunna…….., frequentante la classe…., venuto a conoscenza che il/i giorno/i …… maggio si svolgeranno le prove invalsi per gli alunni delle classi …………………., delle quali non ci è stata fornita alcuna informazione in merito al contenuto, alle modalità e alla finalità, DICHIARA DI NON AUTORIZZARE la partecipazione del/della figlio/a alla somministrazione di tali test in quanto risultano del tutto avulsi dalla programmazione didattico-educativa condivisa con gli/le insegnanti ed estranee all’operato degli organi collegiali che governano il funzionamento delle attività scolastiche. Con la presente si chiede che sia garantito il normale svolgimento delle attività didattiche. Bologna,……………….. Firma
  • 5. Proposta essenziale di comunicazione alla dirigente Alla Dirigente Scolastica Ai/Alle docenti della classe …..... Il sottoscritto................., genitore dell’alunna........, frequentante la classe...., venuto a conoscenza che il/i giorno/i ...... maggio si svolgeranno le prove invalsi per gli alunni delle classi ......................, delle quali non ci è stata fornita alcuna informazione in merito al contenuto, alle modalità e alla finalità, DICHIARA DI NON AUTORIZZARE la partecipazione del/della figlio/a alla somministrazione di tali test in quanto risultano del tutto avulsi dalla programmazione didattico-educativa condivisa con gli/le insegnanti ed estranee all’operato degli organi collegiali che governano il funzionamento delle attività scolastiche. Con la presente si chiede che sia garantito il normale svolgimento delle attività didattiche. Bologna,.................... Firma A Cura di alcuni genitori di studenti che frequentano le scuole pubbliche “di ogni ordine e grado” di Bologna per contatti: GenitoriNOinvalsi@gmail.com
  • 6. TEST INVALSI? NO GRAZIE! In Aprile vengono effettuati in tutta Italia (a Roma il 18,19 e 20) i test dell’Invalsi (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e formazione, un organismo direttamente controllato dal Ministero dell’Istruzione). COSA SONO I TEST? Una serie di quesiti a risposta multipla da somministrare agli allievi di seconda, quarta elementare e prima media. La serie è composta da numerose domande, cui rispondere in tempi rigorosi e modalità da concorso pubblico: prove sigillate, nessuna spiegazione, con la sorveglianza di insegnanti che non siano quelli delle classi in oggetto. Le domande sono uguali per tutte le classi d’Italia, estremamente specifiche e redatte con un linguaggio formale e complesso. A COSA SERVONO? Lo scopo ufficiale dell’Invalsi è quello di “valutare l’efficienza e l’efficacia” del sistema scolastico. Nello specifico, la somministrazione dei test, secondo il Ministero, “fa parte degli strumenti di indagine per valutare il funzionamento e le prestazioni delle istituzioni scolastiche al fine di evidenziare le scelte assunte dalle istituzioni scolastiche per la realizzazione del servizio scolastico”. Sarà dunque una maniera per classificare le scuole, i docenti e gli alunni. Ogni scuola avrà il suo punteggio che influirà sui finanziamenti e sulle iscrizioni. Tali test sono pericolosi perché hanno molti ritorni sui bambini, sugli insegnanti e sulla scuola tutta. Sui bambini provocano ansia, perché costituiscono una prova formale e decontestualizzata, estranea al percorso e alle modalità di valutazione a cui essi sono abituati. Per quanto riguarda gli insegnanti e le scuole, tali test, negando l’autonomia didattica, costringono gli istituti scolastici ad omologarsi alle Indicazioni nazionali della riforma Moratti, ai tempi e ai contenuti previsti dal Ministero, riducendo la didattica al mero raggiungimento di un punteggio. Poiché i test non tengono conto delle diversità, dei percorsi, dei contesti ambientali, si creeranno inevitabili discriminazioni tra le scuole, a seconda delle condizioni sociali del territorio in cui sono inserite. Tali test inoltre non sono obbligatori, anche se Invalsi, Ministero e dirigenti dicono di sì: contrastano con la legge sull’autonomia, non sono previsti dalla stessa riforma Moratti (legge delega 53) e nemmeno dal decreto applicativo n. 59. L’unico riferimento dei test sono le Indicazioni nazionali, ancora provvisorie e mai legittimate dal governo attraverso i necessari passaggi legislativi. Le prove inoltre non sono anonime, come si presumerebbe in presenza di una valutazione di natura prettamente statistica, ma ad ogni alunno corrisponde un codice numerico e si consiglia ai somministratori “di appuntare a matita il cognome e il nome dello studente sul fascicolo a lui attribuito”. Cosa ancor più grave, risulta estremamente lacunosa l’informazione data ai genitori in occasione della somministrazione delle prove ai bambini, così come in merito agli obiettivi, alle modalità e all’uso che si farà degli esiti della valutazione e dei dati personali che si potranno evincere dalla stessa. Tutto ciò è gravissimo! Possiamo legittimamente opporci alle verifiche imposte unilateralmente dall’alto senza alcuna forma di condivisione e senza alcuna garanzia di imparzialità. Incontriamoci, dunque, per parlarne insieme e decidere cosa fare. ASSEMBLEA URGENTE dei GENITORI DEL 199° CIRCOLO Sono invitati gli Insegnanti e tutti i Coordinamenti Scuole MERCOLEDI’ 13 APRILE 2005 alle ORE 17 in VIA SALUZZO 49 (Si ringrazia la disponibilità del circolo PRC “Orfeo Mucci” ad ospitarci, data l’impossibilità ad ottenere in tempi brevi l’autorizzazione a riunirci nei locali della scuola) a cura del Coordinamento Genitori-Insegnati e CGD locale IX Municipio Roma riprodotto in proprio Via Saluzzo 49 Roma aprile 2005
  • 7. I sottoscritti genitori esprimono parere assolutamente negativo sulle prove di valutazione INVALSI poiché ritenute inutili e dannose. Infatti: • Sono prove decontestualizzate, che non tengono conto delle reali situazioni scolastiche variabili non solo da città a città ma anche da territorio a territorio nonché da classe a classe e da alunno ad alunno; • I test, strumento attraverso il quale le prove vengono somministrate, non costituiscono un valido mezzo per la valutazione degli apprendimenti ma rimandano ad un insegnamento basato sul nozionismo contrario ai principi didattici e pedagogici su cui poggia la scuola italiana; • Non prendono in considerazione né le diversità intellettive sulle quali si basa lo sviluppo delle capacità e personali e delle conoscenze degli alunni né tanto meno le diversità delle scelte programmatiche e metodologiche dei singoli docenti i quali calano in situazione la propria didattica; • Attraverso tali prove si paventa il grave rischio che le scuole vengano valutate secondo la loro “bravura” determinando così una sorta di classifica su insegnanti e alunni. Ciò potrebbe condurre ad individuare erroneamente alcune scuole come “poco efficienti” con una ricaduta sulla eterogeneità nelle iscrizioni e sul tipo di didattica che le scuole potrebbero scegliere di svolgere condizionate più dalla preoccupazione del superamento dei test che dall’efficacia dell’insegnamento-apprendimento; • Le modalità di svolgimento delle prove ( più rigide di quelle di un concorso) sottopongono gli alunni ad un inutile stress considerato che a somministrarle non sono gli insegnanti di classe ma altri; che non è concesso prolungamento del tempo a disposizione ( es.: 30 min. per le classi seconde di scuola primaria); che il somministratore non può rispondere a domande riguardanti il contenuto dei quesiti né fornire nessuna informazione, risposta o indicazione specifica; che in nessun caso è consentito l’uso del dizionario, che non è consentito l’uso di gomme per cancellare e che è reso obbligatorio l’uso della penna biro; • Per gli alunni che si rifiutano di sottoporsi alle prove sono previsti dei provvedimenti; • L’uso dei codici non garantisce l’anonimato degli alunni e ciò costituisce una violazione delle disposizioni sulla “privacy”; • Si individua nell’utilizzo di tali prove un sistema per raccogliere dati sugli insegnanti; • La presunta obbligatorietà delle prove INVALSI lede il principio della libertà di insegnamento (art. 33 della Costituzione); • Le prove INVALSI contrastano con la legge sull’autonomia, non sono previste dalla stessa riforma Moratti (legge delega ’53) e nemmeno dal decreto applicativo n.59. L’unico riferimento ai test sono le Indicazioni nazionali, ancora provvisorie e mai legittimate dal governo attraverso i necessari passaggi legislativi. Per quanto sopra, i sottoscritti genitori chiedono il ritiro di tutte le disposizioni ministeriali relative alle prove di valutazione INVALSI.