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A cura di: Gianluca Daluiso



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INDICE
Berlusconi – PDL                                Pagina
Leggi ad Personam                                   3
Scandali Sessuali:
Il caso Carfagna                                    9
Il caso Noemi                                      10
Il caso D'Addario                                  10
Il caso Ruby Rubacuori                             10
Il Bunga Bunga                                     11
Pregiudicati e condannati                          14
Scandali regionali:
Il caso Lombardia                                  20
Consiglieri indagati per peculato                  21
Il caso Lazio                                      22
Falsi luoghi comuni                                24
Citazioni                                          28

Lega Nord
Scandali Giudiziari:
Razzismo e xenofobia                               30
Il processo Enimont                                30
Le guardie padane                                  31
Le presunte tangenti al partito                    31
Belsito, soldi pubblici per interessi privati      31
Scandalo soldi pubblici regione Lombardia          32
Scandalo quote latte                               33
Scandalo tangenti Finmeccanica                     33

                                                         2
Pregiudicati e condannanti                               34

I falsi luoghi comuni                                    35
Citazioni                                                35

Partito Democratico
Scandali giudiziari:
Il caso Lusi                                             36
Il caso tedesco, tangenti                                37
Il caso penati, tangenti                                 37
Il caso Ponzato, tangenti                                38
Scandalo People Mover e le coop rosse                    38
Scandalo Tav                                             39
Scandalo Monte dei Paschi di Siena                       41
Scandalo sperpero soldi pubblici Lombardia               43
Pregiudicati e condannati                                44
Tutti i regali del PD a Berlusconi                       45
L’imbarazzante finanziamento di Riva (Ilva) a Bersani    49

I falsi luoghi comuni                                    50
Citazioni                                                50
Lista Monti-UDC-FLI
Pregiudicati e condannati                                51
L’Udc e i rapporti con la mafia                          52
L’UDC e i problemi con la giustizia                      54
Gli impresentabili di Monti alle elezioni: ‘ndrangheta   55
Bonferroni e le tangenti di Finmeccanica                 55
Costruttori – UDC: Un rapporto in nome di Caltagirone    56
Citazioni                                                56

Fonti                                                    58
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BERLUSCONI – PDL
Negli ultimi 19 anni il debito pubblico è aumentato di oltre mille miliardi di euro. E’ raddoppiato. Berlusconi
ha governato 12 degli ultimi 19 anni. Con Berlusconi abbiamo toccato il livello più basso di dignità e decoro
delle istituzioni. Ha portato addirittura il parlamento ad approvare la vergognosa mozione che dichiarava
“Ruby(rubacuori) è nipote di Mubarak”, per cercare invano di salvare Berlusconi dall’accusa del reato di
concussione. Se non fosse tragicamente vero, ci sarebbe da ridere. Tralasciando il ridicolo, andiamo al
resto. In 12 anni di governo ha approvato circa 35 leggi ad personam:

    1. Decreto Biondi (1994). Approvato il 13 luglio 1994 dal governo Berlusconi I, vieta la custodia
        cautelare in carcere (trasformata al massimo in arresti domiciliari) per i reati contro la Pubblica
        amministrazione e quelli finanziari, comprese la corruzione e la concussione, proprio mentre alcuni
        ufficiali della Guardia di Finanza confessano di essere stati corrotti da quattro società del gruppo
        Fininvest (Mediolanum, Videotime, Mondadori e Tele+) e sono pronte le richieste di arresto per i
        manager che hanno pagato le tangenti. Il decreto impedisce cioè di arrestare i responsabili e
        provoca la scarcerazione immediata di 2764 detenuti, dei quali 350 sono colletti bianchi coinvolti in
        Tangentopoli (compresi la signora Pierr Poggiolini, l’ex ministro Francesco De Lorenzo e Antonino
        Cinà, il medico di Totò Riina). Il pool di Milano si autoscioglie. Le proteste di piazza contro il
        “Salvaladri” inducono la Lega e An a ritirare il consenso al decreto e a costringere Berlusconi a
        lasciarlo decadere in Parlamento per manifesta incostituzionalità. Subito dopo vengono arrestati
        Paolo Berlusconi, il capo dei servizi fiscali della Fininvest Salvatore Sciascia e il consulente del
        gruppo Massimo Maria Berruti, accusato di aver depistato le indagini subito dopo un colloquio con
        Berlusconi.

        2. Legge Tremonti (1994). Il decreto n.357 approvato dal Berlusconi I il 10 giugno 1994 detassa
        del 50% gli utili reinvestiti dalle imprese, purchè riguardino l’acquisto di “beni strumentali nuovi”.La
        neonata società Mediaset (che contiene le tv Fininvest scorporate dal resto del gruppo in vista della
        quotazione in Borsa) utilizza la legge per risparmiare 243 miliardi di lire di imposte sull’acquisto di
        diritti cinematografici per film d’annata: che non sono beni strumentali, ma immateriali, e non sono
        nuovi, ma vecchi. A sanare l’illegalità interviene il 27 ottobre 1994 una circolare “interpretativa”
        Tremonti che fa dire alla legge Tremonti il contrario di ciò che diceva, estendendo il concetto di
        beni strumentali a quelli immateriali e il concetto di beni nuovi a quelli vecchi già usati all’estero.

        3. Legge Maccanico (1997). In base alla sentenza della Consulta del 7 dicembre 1994, la legge
        Mammì che consente alla Fininvest di possedere tre reti tv sull’analogico terrestre è
        incostituzionale:3., presumibilmente Rete4, dev’essere spenta ed eventualmente passare sul
        satellite, entro il 28 agosto 1996. Ma il ministro delle Poste e telecomunicazioni del governo Prodi I,
        Antonio Maccanico, concede una proroga fino al 31 dicembre 1996 in attesa della legge “di
        sistema”. A fine anno, nulla di fatto per la riforma e nuova proroga di altri sei mesi. Il 24 luglio 1997,
        ecco finalmente la legge Maccanico: gli editori di tv, come stabilito dalla Consulta, non potranno
        detenere più del 20% delle frequenze nazionali disponibili, dunque una rete Mediaset è di troppo.
        Ma a far rispettare il tetto dovrà provvedere la nuova Authority per le comunicazioni (Agcom), che
        potrà entrare in azione solo quando esisterà in Italia “un congruo sviluppo dell’utenza dei
        programmi televisivi via satellite o via cavo”. Che significhi “congruo sviluppo” nessuno lo sa, così
        Rete4 potrà seguitare a trasmettere sine die in barba alla Consulta.
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4. D’Alema salva-Rete4 (1999). La neonata Agcom si mette all’opera solo nel 1998, presenta il
nuovo piano per le frequenze tv e bandisce la gara per rilasciare le 8 concessioni televisive
nazionali. Rete4, essendo “eccedente” rispetto alla Maccanico, perde la concessione; al suo posto
la vince Europa7 di Francesco Di Stefano. Ma il governo D’Alema, nel 1999, concede a Rete4 una
“abilitazione provvisoria” a seguitare a trasmettere senza concessione, così per dieci anni Europa7
si vedrà negare le frequenze a cui ha diritto per legge.



5. Gip-Gup (1999). Berlusconi e Previti, imputati per corruzione di giudici romani (processi
Mondadori, Sme-Ariosto e Imi-Sir), vogliono liberarsi del gip milanese Alessandro Rossa-to, che ha
firmato gli arresti dei magistrati corrotti e degli avvocati Fininvest Pacifico e Acampora, ma ha pure
disposto l’arresto di Previti (arresto bloccato dalla Camera, a maggioranza Ulivo). Ora spetta a
Rossato, in veste di Gup, condurre le udienze preliminari dei tre processi e decidere sulle richieste
di rinvio a giudizio avanzate dalla procura di Milano. Udienze che iniziano nel 1999. Su proposta
dell’on. avv. Guido Calvi, legale di Massimo D’Alema, il centrosinistra approva una legge che rende
incompatibile la figura del gip con quella del gup: il giudice che ha seguito le indagini preliminari
non potrà più seguire l’udienza preliminare e dovrà passarla a un collega, che ovviamente non
conosce la carte e perderà un sacco di tempo. Così le udienze preliminari Imi-Sir e Sme, già iniziate
dinanzi a Rossato, proseguono sotto la sua gestione e si chiuderanno a fine anno con i rinvii a
giudizio degli imputati. Invece quella per Mondadori, non ancora iniziata, passa subito a un altro
giudice, Rosario Lupo, che proscioglie tutti gli imputati per insufficienza di prove (poi, su ricorso
della Procura, la Corte d’appello li rinvierà a giudizio tutti, tranne uno: Silvio Berlusconi, dichiarato
prescritto grazie alle attenuanti generiche).

6. Rogatorie (2001). Nel 2001 Berlusconi torna a Palazzo Chigi e fa subito approvare una legge
che cancella le prove giunte dall’estero per rogatoria ai magistrati italiani, comprese ovviamente
quelle che dimostrano le corruzioni dei giudici romani da parte di Previti & C. Da mesi i legali suoi e
di Previti chiedono al tribunale di Milano di cestinare quei bonifici bancari svizzeri perché mancano
i numeri di pagina, o perché si tratta di fotocopie senza timbro di conformità,o perchè sono stati
inoltrati direttamente dai giudici elvetici a quelli italiani senza passare per il ministero della
Giustizia. Il Tribunale ha sempre respinto quelle istanze. Che ora diventano legge dello Stato. Con la
scusa di ratificare la convenzione italo-svizzera del 1998 per la reciproca assistenza giudiziaria
(dimenticata dal centrosinistra per tre anni), il 3 ottobre 2001 la Cdl vara la legge 367 che stabilisce
l’inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi da giudici stranieri che non siano “in originale” o
“autenticati” con apposito timbro, che siano giunti via fax, o via mail o brevi manu o in fotocopia o
con qualche vizio di forma. Anche se l’imputato non ha mai eccepito sulla loro autenticità, vanno
cestinati. Poi, per fortuna, i tribunali scoprono che la legge contraddice tutte le convenzioni
internazionali ratificate dall’Italia e tutte le prassi seguite da decenni in tutta Europa. E, siccome
quelle prevalgono sulle leggi nazionali, disapplicano la legge sulle rogatorie, che resterà lettera
morta.



7. Falso in bilancio (2002). Siccome Berlusconi ha cinque processi in corso per falso in bilancio, il
28 settembre 2001 la sua maggioranza approva la legge-delega numero 61 che incarica il governo

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di riformare i reati societari. Il che avverrà all’inizio del 2002 con i decreti delegati che: abbassano le
pene da 5 a 4 anni per le società quotate e addirittura a 3 per le non quotate (prescrizione più
breve, massimo 7 anni e mezzo per le quotate e 4 e mezzo per le non quotate; e niente più custodia
cautelare né intercettazioni); rendono il falso per le non quotate perseguibile solo a querela del
socio o del creditore; depenalizzano alcune fattispecie di reato (come il falso nel bilancio
presentato alle banche); fissano amplissime soglie di non punibilità (per essere reato, il falso in
bilancio dovrà superare il 5% del risultato d’esercizio, l’1% del patrimonio netto, il 10% delle
valutazioni. Così tutti i processi al Cavaliere per falso in bilancio vengono cancellati: o perché manca
la querela dell’azionista (B. non ha denunciato B.), o perché i falsi non superano le soglie (“il fatto
non è più previsto dalla legge come reato), o perché il reato è ormai estinto grazie alla nuova
prescrizione-lampo.

8. Mandato di cattura europeo (2001). Unico fra quelli dell’Unione europea, il governo
Berlusconi II rifiuta di ratificare il “mandato di cattura europeo”, ma solo relativamente ai reati
finanziari e contro la Pubblica amministrazione . Secondo “Newsweek”, Berlusconi “teme di essere
arrestato dai giudici spagnoli” per l’inchiesta su Telecinco. L’Italia otterrà di poter recepire la norma
comunitaria soltanto dal 2004.

9. Il governo sposta il giudice (2001). Il 31 dicembre, mentre gli italiani festeggiano il
Capodanno, il ministro della Giustizia Roberto Castelli, su richiesta dei difensori di Previti, nega
contro ogni prassi la proroga in Tribunale al giudice Guido Brambilla, membro del collegio che
conduce il processo Sme-Ariosto, e dispone la sua “immediata presa di possesso” presso il
Tribunale di sorveglianza dov’è stato trasferito da qualche mese, senza poter completare i
dibattimenti già avviati. Così il processo Sme dovrebbe ripartire da zero dinanzi a un nuovo collegio.
Ma poi interviene il presidente della Corte d’appello con una nuova “applicazione” di Brambilla in
Tribunale fino a fine anno.

10. Cirami (2002). I difensori di Previti e Berlusconi chiedono alla Cassazione di spostare i loro
processi a Brescia perché, sostengono, a Milano l’intero Tribunale è viziato da inguaribile
prevenzione contro di loro. E, per oliare meglio il meccanismo, reintroducono il vecchio concetto di
“legittima suspicione” per motivi di ordine pubblico , vigente un tempo, quando i processi scomodi
traslocavano nei “porti delle nebbie” per riposarvi in pace. E’ la legge Ci-rami n. 248, approvata
definitivamente il 5 novembre 2002. Ma nemmeno questa funziona: la Cassazione, nel gennaio
2003, respinge la richiesta di trasloco: il Tribunale di Milano è sereno e imparziale.

11. Lodo Maccanico-Schifani (2003). Le sentenze Sme e Mondadori si avvicinano. Su proposta
del senatore della Margherita Antonio Maccanico, il 18 giugno 2003 la Cdl approva la legge 140,
primo firmatario Renato Schifani, che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica,
della Camera, del senato, del Consiglio e della Corte costituzionale. I processi a Berlusconi si
bloccano in attesa che la Consulta esamini le eccezioni di incostituzionalità sollevate dal Tribunale
di Milano. E ripartono nel gennaio 2004, quando la Corte boccia il “lodo”.

12. Ex Cirielli (2005). Il 29 novembre 2005 la Cdl vara la legge ex Cirielli (misconosciuta dal suo
stesso proponente), che riduce la prescrizione per gli in-censurati e trasforma in arresti domiciliari
la detenzione per gli ultrasettantenni (Previti ha appena compiuto 70 anni, Berlusconi sta per

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compierli). La legge porta i reati prescritti da 100 a 150 mila all’anno, decima i capi di imputazione
del processo Mediaset (la frode fiscale passa da 15 a 7 anni e mezzo) e annienta il processo Mills (la
corruzione anche giudiziaria si prescrive non più in 15, ma in 10 anni).

13. Condono fiscale (2002). La legge finanziaria 2003 varata nel dicembre 2002 contiene il
condono tombale. Berlusconi giura che non ne faranno uso né lui né le sue aziende. Invece
Mediaset ne approfitta subito per sanare le evasioni di 197 milioni di euro contestate dall’Agenzia
delle entrate pagandone appena 35. Anche Berlusconi usa il condono per cancellare con appena
1800 euro un’evasione di 301 miliardi di lire contestata dai pm di Milano.

14. Condono per i coimputati (2003). Col decreto 143 del 24 giugno 2003, presunta
“interpretazione autentica” del condono, il governo ci infila anche coloro che hanno “concorso a
commettere i reati”, anche se non hanno firmato la dichiarazione fraudolenta. Cioè il governo
Berlusconi salva anche i 9 coimputati del premier, accusati nel processo Mediaset di averlo aiutato
a evadere con fatture false o gonfiate.

15. Pecorella (2006). Salvato dalla prescrizione nel processo Sme, grazie alle attenuanti
generiche, Berlusconi teme che in appello gli vengano revocate, con conseguente condanna. Così il
suo avvocato Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia della Camera, fa approvare
nel dicembre 2005 la legge che abolisce l’appello, ma solo quando lo interpone il pm contro
assoluzioni o prescrizioni. In caso di condanna in primo grado, invece, l’imputato potrà ancora
appellare. Il presidente Ciampi respinge la Pecorella in quanto incostituzionale. Berlusconi allunga
di un mese la scadenza della legislatura per ripresentarla uguale e la fa riapprovare (legge n.46) nel
gennaio 2006. Ciampi stavolta è costretto a firmarla. Ma poi la Consulta la boccia in quanto
incostituzionale.

16. Frattini (2002). Il 28 febbraio 2002 la Cdl approva la legge Frattini sul conflitto d’interessi: chi
possiede aziende e va al governo, ma di quelle aziende è soltanto il “mero proprietario”, non è in
conflitto d’interessi e non è costretto a cederle. Unica conseguenza per il premier:deve lasciare la
presidenza del Milan

17.Gasparri-1(2003). In base alla nuova sentenza della Consulta del 2002, entro il 31 dicembre
2003 Rete4 deve essere spenta e passare sul satellite. Il 5 dicembre la Cdl approva la legge Gasparri
sulle tv: Rete4 può seguitare a trasmettere “ancorchè priva di titolo abilitativo”, cioè anche se non
ha più la concessione dal 1999; il tetto antitrust del 20% sul totale delle reti non va più calcolato
sulle 10 emittenti nazionali, ma su 15 (compresa Telemarket). Dunque Mediaset può tenersi le sue
tre tv. Quanto al tetto pubblicitario del 20%, viene addirittura alzato grazie al trucco del “Sic”, che
include un panel talmente ampio di situazioni da sfiorare l’infinito. Confalonieri calcola che
Mediaset potrà espandere i ricavi di 1-2 miliardi di euro l’anno. Ma il 16 dicembre Ciampi rispedisce
la legge al mittente: è incostituzionale.

18. Berlusconi salva-Rete4 (2003). Mancano due settimane allo spegnimento di Rete4. Alla
vigilia di Natale, Berlusconi firma un decreto salva-Rete4 (n.352) che concede alla sua tv l’ennesima
proroga semestrale, in attesa della nuova Gasparri.


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19. Gasparri-2 (2004). La nuova legge approvata il 29 aprile 2004, molto simile a quella bocciata
dal Quirinale, assicura che Rete4 non sfora il tetto antitrust perché entro il 30 aprile il 50% degli
italiani capteranno il segnale del digitale terrestre, che garantirà loro centinaia di nuovi canali. Poi
però si scopre che, a quella data, solo il 18% della popolazione riceve il segnale digitale. Ma poi
l’Agcom dà un’interpretazione estensiva della norma: basta che in un certo luogo arrivi il segnale
digitale di una sola emittente, per considerare quel luogo totalmente digitalizzato. Rete4 è salva,
Europa 7 è ancora senza frequenze.

20. Decoder di Stato (2004).
Per gonfiare l’area del digitale, la finnaziaria per il 2005 varata nel dicembre 2004 prevede un
contributo pubblico di 150 euro nel 2004 e di 70 nel 2005 per chi acquista il decoder per la nuova
tecnologia televisiva. Fra i principali distributori di decoder c’è Paolo Berlusconi, fratello di
Silvio,titolare di Solaris (che commercializza decoder Amstrad).

21. Salva-decoder (2003). Il digitale terrestre è un affarone per Mediaset, che vi trasmette
partite di calcio a pagamento, ma teme il mercato nero delle tassere taroccate: prontamente, il 15
gennaio 2003, il governo che ha depenalizzato il falso in bilancio porta fino a 3 anni con 30 milioni
di multa la pena massima per smart card fasulle per le pay tv.

22. Salva-Milan (2002). Col decreto 282/2002, convertito in legge il 18 febbraio, il governo
Berlusconi consente alle società di calcio, quasi tutte indebitatissime, diammortizzare sui bilanci
2002 e spalmare nei dieci anni successivi la svalutazione dei cartellini dei giocatori. Il Milan
risparmia 242 milioni di euro.

23. Salva-diritti tv (2006). Forza Italia blocca il ddl, appoggiato da tutti gli altri partiti di destra e
di sinistra, per modificare il sistema di vendita dei diritti tv del calcio in senso “collettivo” per non
penalizzare le società minori privilegiando le maggiori. Il sistema resta dunque “soggettivo” , a tutto
vantaggio dei maggiori club: Juventus, Inter e naturalmente Milan.

24. Tassa di successione (2001). Il 28 giugno 2001 il governo Berlusconi abolisce la tassa di
successione per i patrimoni superiori ai 350 milioni di lire (fino a quella cifra l’imposta era già stata
abrogata dall’Ulivo). Per combinazione, il premier ha cinque figli e beni stimati in 25mila miliardi di
lire.

25. Autoriduzione fiscale (2004). Nel 2003, secondo “Forbes”, Berlusconi è il 45° uomo più ricco
del mondo con un patrimonio personale di 5,9 miliardi di dollari. Nel 2005 balza al 25° posto con 12
miliardi. Così, quando a fine 2004 il suo governo abbassa le aliquote fiscali per i redditi dei più
abbienti, “L’espresso” calcola che Berlusconi risparmierà 764.154 euro all’anno.

26. Plusvalenze esentasse (2003). Nel 2003 Tremonti vara una riforma fiscale che detassa le
plusvalenze da partecipazione. La riforma viene subito utilizzata dal premier nell’aprile 2005
quando cede il 16,88% di Mediaset detenuto da Fininvest per 2,2 miliardi di euro, risparmiando 340
milioni di tasse.

27. Villa abusiva con condono (2004). Il 6 maggio 2004, mentre «La Nuova Sardegna» svela gli
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abusi edilizi a Villa Certosa, Berlusconi fa approvare due decreti. Il primo stabilisce l’approvazione
del piano nazionale anti-terrorismo e contiene anche un piano (segretato) per la sicurezza di Villa La
Certosa. Il secondo individua la residenza di Berlusconi in Sardegna come «sede alternativa di
massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio e per la continuità dell’azione di
governo». Ed estende il beneficio anche a tutte le altre residenze del premier e famiglia sparse per
l’Italia. Così si bloccano le indagini sugli abusi edilizi nella sua villa in Costa Smeralda. Poi nel 2005 il
ministro dell’Interno Pisanu toglie il segreto. Ma ormai è tardi. La legge n. 208 del 2004, varata in
tutta fretta dal governo Berlusconi, estende il condono edilizio del 2003 anche alle zone pro-tette:
come quella in cui sorge la sua villa. Prontamente la Idra Immobiliare, proprietaria delle residenze
private del Cavaliere, presenta dieci diverse richieste di condono edilizio. E riesce a sanare tutto per
la modica cifra di 300mila euro. Nel 2008 il Tribunale di Tempio Pausania chiude il procedimento
per gli abusi edilizi perchè in gran parte condonati grazie a un decreto voluto dal mero proprietario
della villa.

28. Ad Mediolanum (2005).
Nonostante le resistenze del ministro del Welfare, Roberto Maroni, Forza Italia impone una serie di
norme favorevoli alle compagnie assicurative nella riforma della previdenza integrativa e
complementare (dl 252/2005), fra cui lo spostamento di 14 miliardi di euro verso le assicurazioni,
alcune norme che forniscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale (a beneficio anche di
Mediolanum, di proprietà di Berlusconi e Doris) e soprattutto lo slittamento della normativa al
2008 per assecondare gli interessi della potente lobby degli assicuratori (di cui Mediolanum è una
delle capofila). Intanto, nel gennaio del 2004, le Poste Italiane con un appalto senza gara hanno
concesso a Mediolanum l’utilizzo dei 16mila sportelli postali sparsi in tutta Italia.

29. Ad Mondadori-1 (2005). Il 9 giugno 2005 il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti stipula un
accordo con le Poste Spa per il servizio «Postescuola»: consegna e ordinazione – per telefono e on
line – dei libri di testo destinati agli alunni della scuola secondaria. Le case editrici non
consegneranno i loro volumi direttamente, ma tramite la Mondolibri Bol, una società posseduta al
50 per cento da Arnoldo Mondadori Editore Spa, di cui è mero proprietario Berlusconi. L’Antitrust
esamina il caso, ma pur accertando l’indubbio vantaggio per le casse Mondadori, non può
censurare l’iniziativa perché a firmare l’accordo non è stato il premier, ma la Moratti.

30. Ad Mondadori-2 (2005). L’8 febbraio 2005 scatta l’operazione “E-book”, per il cui avvio il
governo stanzia 3 milioni. E a chi affidano la sperimentazione i ministri Moratti (Istruzione) e Stanca
(Innovazione)? A Monda-dori e Ibm: la prima è di Berlusconi, la seconda ha avuto come
vicepresidente Stanca fino al 2001.

31. Indulto (2006). Nel luglio 2006 centrosinistra e centrodestra approvano l’indulto Mastella
(contrari Idv, An, Lega, astenuto il Pdci): 3 anni di sconto di pena a chi ha commesso reati prima del
2 maggio di quell’anno. Lo sconto vale anche per i reati contro la Pubblica amministrazione (che sul
sovraffollamento della carceri non incidono per nulla), compresa la corruzione giudiziaria,
altrimenti Previti resterebbe agli arresti domiciliari. Una nuova legge ad personam che regala anche
al Cavaliere un “bonus” di tre anni da spendere nel caso in cui fosse condannato in via definitiva.

32. Lodo Alfano (2008). Nel luglio 2008, alla vigilia della sentenza nel processo Berlusconi-Mills, il
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Pdl tornato al governo approva il lodo Alfano che sospende sine die i processi ai presidenti della
        Repubblica, della Camera, del Senato e del Consiglio. Soprattutto del Consiglio. Nell’ottobre 2009 la
        Consulta boccerà anche quello in quanto incostituzionale.

        33. Più Iva per Sky (2008). Il 28 novembre 2008 il governo raddoppia l’Iva a Sky, la pay-tv di
        Rupert Murdoch, principale concorrente di Mediaset, portandola dal 10 al 20%.

        34. Meno spot per Sky (2009). Il 17 dicembre 2009 il governo Berlusconi vara il decreto Romani
        che obbliga Sky a scendere entro il 2013 dal 18 al 12% di affollamento orario di spot.

        35. Più azioni proprie (2009). La maggioranza aumento dal 10 al 20% la quota di azioni proprie
        che ogni società può acquistare e detenere in portafoglio. La norma viene subito utilizzata dalla
        Fininvest per aumentare il controllo su Mediaset.

        36. Ad listam (2010). Visto che le liste del Pdl sono state presentate fuori tempo massimo nel
        Lazio e senza timbri di autenticazione a Milano, il governo vara un decreto “interpretativo” che
        stravolge la legge elettorale, sanando ex post le illegalità commesse per costringere il Tar a
        riammetterle. Ma non si accorge che, nel Lazio, la legge elettorale è regionale e non può essere
        modificata da un decreto del governo centrale. Così il Tar ribadisce che la lista è fuorilegge, dunque
        esclusa.

        37. Illegittimo impedimento (2010). Non sapendo più come bloccare i processi Mediaset e
        Mills, Berlusconi fa approvare il 10 marzo 2010 una legge che rende automatico il “legittimo
        impedimento” a comparire nelle udienze per sé stesso e per i suoi ministri, il tutto per una durata
        di 6 mesi, prorogabili fino a 18. Basterà una certificazione della Presidenza del Consiglio e i giudici
        dovranno fermarsi, senza poter controllare se l’impedimento sia effettivo e legittimo. Il tutto in
        attesa della soluzione finale, cioè delle nuove leggi ad personam che porteranno il totale a quota
        40: “processo breve”, anti-intercettazioni e lodo Alfano-bis costituzionale. Cioè incostituzionale.




SCANDALI PRESUNTI ILLECITI DI NATURA SESSUALE
Il caso Carfagna
Nel quarto governo Berlusconi, l'onorevole Mara Carfagna, ex showgirl, è stata scelta per ricoprire il ruolo
di ministro delle Pari Opportunità.
Secondo numerose indiscrezioni, alcune intercettazioni telefoniche effettuate nell'ambito di un'inchiesta
per corruzione a carico di Berlusconi avrebbero prodotto materiale non penalmente rilevante riguardante
presunti favori sessuali ottenuti dal Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi in cambio dell'incarico
da ministro.
Oltre alla stampa estera, dell'esistenza delle intercettazioni parlò Sabina Guzzanti durante una
manifestazione politica.



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Il caso Noemi
Il 28 aprile 2009, la moglie di Berlusconi, Veronica Lario, in un'e-mail all'ANSA espresse il suo sdegno
riguardo alla possibile scelta del marito di candidare giovani ragazze di bella presenza, alcune delle quali
senza esperienza politica, per le vicine elezioni europee.
Il 2 maggio seguente, dopo aver saputo che Berlusconi si era recato alla festa del diciottesimo compleanno
di Noemi Letizia (una ragazza di Portici), ha poi affidato ad un avvocato l'incarico di presentare richiesta di
separazione dal marito. La Lario, a questo punto, ha fatto menzione di una supposta abitudine del marito di
frequentare minorenni: «Non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni», «...figure di vergini
che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica», «Ho cercato di
aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una
persona che non sta bene. È stato tutto inutile».
Il 14 maggio il quotidiano La Repubblica pubblica un articolo in cui mostra le molte contraddizioni e
discordanze della versione di Berlusconi concernente le sue frequentazioni con Noemi Letizia con le
dichiarazioni degli altri protagonisti della vicenda.
Il 28 maggio Berlusconi giura sulla testa dei suoi figli di non aver mai avuto relazioni "piccanti" con
minorenni, e che se stesse mentendo si dimetterebbe immediatamente. La questione è stata ampiamente
trattata dalla stampa estera (per esempio dai quotidiani britannici The Times, Financial Times e dalla BBC).

Il caso D'Addario
Nel luglio 2009 il giornale L'Espresso pubblica sul suo sito le registrazioni audio degli incontri tra Silvio
Berlusconi e la escort Patrizia D'Addario (da lei stessa effettuate).[240] Tali registrazioni risalgono all'ottobre
2008 e sono state depositate dalla stessa D'Addario presso la Procura di Bari, che le ha ascoltate e
pubblicate in quanto rilevanti - insieme ad altre intercettazioni - per far luce sulla natura dei rapporti tra
Berlusconi e l'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini indagato per corruzione e associazione a delinquere
nell'ambito di un'inchiesta su tangenti e affari a danno della sanità pugliese.[241]
Poco dopo il Premier dichiarò: "Non sono un santo, spero lo capiscano anche quelli di Repubblica". [242]
Al di là dell'interesse di natura scandalistica, le vicende riguardanti i presunti rapporti extraconiugali di
Berlusconi con escort e giovani ragazze dello spettacolo hanno attirato l'attenzione dell'opinione pubblica e
di parte del mondo politico, in quanto paiono essere in più punti intrecciate con la promessa di candidature
politiche nelle liste del Pdl e affiliate (La Puglia prima di tutto) in occasione delle elezioni europee e
delle amministrative del giugno 2009.

Il caso Ruby
A novembre 2010 scoppia il cosiddetto "caso Ruby". La vicenda ruota attorno all'allora minorenne
marocchina Karima El Mahroug detta Ruby Rubacuori, fermata per furto nel maggio 2010 a Milano.
Accertata la minore età della ragazza, il magistrato dispose l'affidamento secondo le normali procedure.
Tuttavia, dopo che Berlusconi ebbe telefonato in questura sostenendo che la giovane fosse la nipote
dell'allora presidente egiziano Hosni Mubarak (fatto poi dimostratosi falso), la ragazza venne affidata al
consigliere regionale PDL Nicole Minetti. Ruby dichiarò di essere stata più volte ospite di Berlusconi presso
la sua residenza di Arcore ricevendo in tali occasioni denaro. Ritenendo che quel denaro sarebbe stato il
compenso per prestazioni sessuali, a gennaio 2011 la procura della Repubblica di Milano ha contestato a
Berlusconi i reati di concussione e prostituzione minorile.
Il 15 febbraio 2011 Silvio Berlusconi viene rinviato a giudizio con rito immediato, per entrambe le accuse di
concussione aggravata e di favoreggiamento della prostituzione minorile, passando così da indagato
a imputato.
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Scandalo del Bunga Bunga

Cene, feste e orge. Con ragazze di ogni tipo: italiane, cubane, venezuelane, domenicane. Belle, bellissime.
Disposte a tutto. A travestirsi da infermiere sexy. Insomma “qualcosa di mai visto”. Di “indecente”. Tanto
che per partecipare a quegli incontri bisogna “essere pronti a tutto”. C’è questo e altro nelle 389 pagine
dell’inchiesta su Ruby Rubacuori da questa mattina sul tavolo della Giunta per le autorizzazioni a procedere
della Camera. C’è tutto Berlusconi. C’è soprattutto la sua televisione “sporcacciona” di Drive in. E quella di
Non è la Rai. Anche lì ragazze minorenni in bella mostra.

Le serate hard di Arcore prendono vita nei racconti delle ragazze e nelle intercettazioni telefoniche.
Racconta una di loro: “Berlusconi ha insistito, ma io non volevo, ho cercato di respingerlo. Gli ho detto di
no, ma non ce l’ho fatta e sono stata costretta a subire qualcosa che non avrei voluto”. Che succede a villa
San Martino durante quelle sere che quasi sempre diventano notte e si trasformano in albe stanche. lo
racconto l’ex prefetto Carlo Ferrigno: “Una sera – racconta al telefono il 29 settembre 2010 l’ex prefetto di
Napoli e commissario antiracket dal 2003 al 2006 Carlo Ferrigno – c’era una mezza araba e le avevano
fatto fare la danza del ventre, gli altri tutti intorno a guardarla”. Poi precisa e non va per il sottile: “C’erano
le orge lì dentro, non con droga non mi risulta”. Quindi: “Bevevano tutte mezze discinte”. E Berlusconi? “Si
è messo a cantare barzellette, erano loro tre: Berlusconi, Mora, Fede, e ventotto ragazze, tutte alla fine
erano senza reggipetto, solo le mutandine quelle strette”. E a fine serata il Cavaliere “gli ha regalato anelli e
bracciali”

Le ospiti dunque attovagliate a quelle cene non sono proprio signore della buona borghesia milanese. Ma
chi sono. Per capirlo basta rileggere le intercettazioni di Nicole Minetti. Lei, igienista dentale e consigliere
del Pdl in Lombardia, parla con un’amica, ex compagna di liceo. La invita ad Arcore. E spiega: “Ci sono varie
tipologie di persone. C’è la zoccola, la sudamericana che non parla italiano e viene dalle favelas. C’è quella
un po’ più seria, c’è la via di mezzo tipo Barbara Faggioli e poi ci sono io che faccio quel che faccio, capito?”.
Quindi il consiglio: “fregatene, sbattitene il cazzo e via andare”.

Ad Arcore ci arriva con la Minetti che per la strada raccoglie altre tre ragazze. Si entra. Si cena. E poi inizia la
festa. Il cavaliere si presenta: “buonasera lei è la signorina due lauree”. Quindi tutto inizia. Tra le ragazze
“si notava un atteggiamento di confidenza tra le ragazze e il presidente”. Lo stesso vale per Emilio Fede e
Carlo Rossella. La giovane amica della Minetti prosegue: “I canti furono accompagnati da un trenino. E dopo
la cena sentii alcune ragazze dire: scendiamo al bunga bunga”.

Questo è il tempio in cui il drago accoglie le sue “vergini”. E’ una sala-discoteca. Di nuovo la parola passa
alla “signorina due lauree”: “Vi sono divanetti, un palo di lapdance, una sorta di banco ba, i bagni”. Qui le
ragazze si cambiano. Il passaggio è importante. Ricordate Drive in? Ecco di nuovo il racconto: “Le ragazze
indossarono vestiti succinti, alcune modificarono l’acconciatura, il trucco e assunsero atteggiamenti con
connotazioni equivoche”

E poi ci sono le intercettazioni che rafforzano il quadro, lo rifiniscono e lo puntellano. ”E’ allucinante. Non
sai. Lo chiamano tutte amore, tesorino. Non puoi nemmeno immaginare quello che avviene lì… Nei giornali
dicono molto meno della verità anche quando lo massacrano”. Sui festini di Arcore le soubrette sono
chiarissime: “O sei pronta a tutto oppure prendi il taxi e te ne vai”. Per arrivarci, a villa San Martino, invece
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non c’è problema. ”Siamo entrate senza alcun tipo di controllo”, dice una ragazza. Quindi prosegue: “E’
molto semplice. Dai il tuo nome al citofono ed entri”. Un’altra ragazza, sempre descrivendo i festini nella
casa del Cavaliere, parla di “desolazione”. E va avanti: “Sì, sì l’ho proprio conosciuto per bene. Mi ha
presentato a tutti e mi ha dedicato anche una canzone”.

Silvio è generoso, si sa. Le sue feste sono sfarzose come anche le sue ricompense. Ne parlano le
gemelline De Vivo note per la loro partecipazione all’Isola dei famosi. “L’ho visto un po’ out – dice Imma De
Vivo -, ingrassato, imbruttito, l’anno scorso stava più in forma, adesso sta più di là che di qua, è diventato
pure brutto, deve solo sganciare, speriamo che sia più generoso, io non gli regalo un cazzo”. Tra le ospiti di
villa San Martino c’è anche Barbara Faggioli. Il 25 settembre la giovane starlette parla al telefono con Fede.
E’ offesa. Dice: “Non mi ha invitato, ormai preferisce invitare le cubane e le venezuelane”. Ma anche le
domenicane come Maria Ester Garcia Polanco. Di lei parla l’igienista dentale del premier Nicole Minetti.
“L’ha dovuta allontanare, lavorava con uomini che vomitavano in macchina, l’hanno trovata con droga e un
coltello”. E Fede replica: “A una di quelle che c’era ieri sera ho dato di tasca mia 10mila euro. Perché aveva
foto scattate con telefonino, aveva bisogno di soldi”. Secondo alcune ragazze, a quanto rivela l’Espresso,
anche la Minetti “faceva spogliarelli e, a volte, si travestiva da uomo”. Altri dettagli riguardano “alcune
ragazze mezze nude” che ballavano “vicine vicine”, in atteggiamenti “lesbici”.
La cosa, poi, è nota a molti. Insomma il bunga bunga non è affatto un segreto. Anzi: un’abitudine risaputa
del Cavaliere. E così nella richiesta di autorizzazione alla perquisizione degli uffici del contabile di
Berlusconi, Giuseppe Spinelli, c’è l’intercettazione di una telefonata tra la parlamentare del Pdl Maria
Rosaria Rossi con Emilio Fede nella quale si parla anche della pratica del bunga bunga. “Ma tu stai venendo
qui?”, chiede Maria Rosaria Rossi a Emilio Fede. Il direttore del Tg4 risponde che sarà nel luogo
dell’appuntamento non prima delle 21-21.15. Poi aggiunge: “Ho anche due amiche mie…”. La Rossi
risponde: “Che palle che sei, quindi bunga bunga, 2 di mattina, ti saluto…”.
Dai racconti dei deputati che hanno visto le carte del caso Ruby emerge un “quadro postribolare”.
Con Emilio Fede che farebbe da cerimoniere consigliando alle ragazze addirittura l’abbigliamento. Lo stesso
Fede avrebbe suggerito a Roberta Bonasia, ritenuta una favorita dal premier, di essere amorevole e di
essere aperta. Chi ha letto la documentazione della procura di Milano conferma che Nicole Minetti avrebbe
preso parte ai sexy show. In una telefonata intercettata, Ruby a un amico racconta: “Mi offrono qualunque
cifra per farmi stare zitta, come quelle che mi offrivano per fottere”.
Decisive anche le dichiarazioni di Floriano Carrozzo che sentito a verbale come semplice testimone lascia
importanti dichiarazioni. Racconta: “Ruby mi fece vedere il numero di Berlusconi, dove lei lo poteva
contattare, mi aveva detto che era andata due volte alla presidenza del Consiglio”. Dopodiché la prova della
consapevolezza da parte del premier della minore età della ragazza: “Mi confidò che il presidente del
Consiglio aveva saputo da lei che era minorenne”. E sono sempre le confessioni di Ruby Rubacuori a
infiocchettare il quadro con particolari non proprio edificanti. “Letizia? – dice Ruby a un amico – no lei è la
pupilla, io sono invece il culo”


Cosa ne pensa la stampa estera? Alcuni articoli sfogliabili online:

Germania: 28 ottobre Bild
Una diciassettenne dichiara: Berlusconi ha voluto il “Bunga Bunga“!

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Gran Bretagna: 28 ottobreTelegraph
Un amico di Berlusconi coinvolto in un’inchiesta di prostituzione

Stati Uniti: 28 ottobre The Huffington post
“Berlusconi coinvolto in uno scandalo di prostituzione”

Francia: 28 ottobre Le Point
I giochi erotici di Silvio Berlusconi scandalizzano l’Italia

Francia: 28 ottobreLibération
Il cavaliere chiamato in causa da un nuovo scandalo di sesso: una marocchina trascina Berlusconi
in tribunale

Gran Bretagna: 29 ottobre Guardian
L’ufficio di Silvio Berlusconi è intervenuto a favore di un’adolescente sospettata di furto

Stati Uniti: 2 novembre The New York Times
Lo scandalo Berlusconi potrebbe minacciare il Governo




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LISTE “PULITE”
Arriviamo alla questione legalità nel PDL, e lo facciamo con una premessa. Il PDL è nato dalla fusione di più
partiti. Sicuramente il più importante era Forza Italia. L’ideologo di questo partito, insieme a Berlusconi, fu
Marcello Dell’Utri: una condanna patteggiata per frode fiscale, una condanna in appello per concorso
esterno in associazione mafiosa(la Cassazione ha annullato con rinvio della sentenza in appello), e vari capi
di imputazioni approfondibili qui (http://it.wikipedia.org/wiki/Marcello_Dell'Utri#Procedimenti_giudiziari )

Pregiudicati XVI Legislatura Parlamentare
Gli indagati e condannati nelle file del PDL nella scorsa legislatura parlamentare, erano all’incirca 65:
pregiudicati per vari reati fra i quali corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa. Reati gravissimi.
E pensate che le nostre tasse servivano per pagare migliaia e migliaia di euro di stipendio a questi signori.

Ecco la lista:

(I processi in corso sono tanti, quindi ci potrebbero essere dei margini di errori, non volontari.)

         1.       ABRIGNANI Ignazio (PDL) - indagato per dissipazione post-fallimentare.
         2.       ANGELUCCI Antonio (PDL) - Indagato per associazione a delinquere, truffa e falso.
         3.       ARACU Sabatino (PDL) - Rinviato a giudizio nella sanitopoli abruzzese.
         4.       BARANI Lucio (PDL) - Richiesta di rinvio a giudizio per abuso d’uffici.
         5.       BARBARESCHI Luca (Gruppo Misto) - Indagato per abusivismo.
         6.       BERLUSCONI Silvio (PDL) - 2 amnistie (falsa testimonianza P2, falso in bilancio Macherio);
         1 assoluzione per depenalizzazione del reato (falso in bilancio All Iberian); 2 processi in corso
         (intercettazioni Unipol, processo Ruby). 5 prescrizioni (Lodo Mondadori, All Iberian, Consolidato
         Fininvest, Falso in bilancio Lentini, processo Mills). Il 26 ottobre 2012 è stato condannato in primo
         grado a 4 anni di reclusione per frode fiscale nel processo Mediaset (prescritto per il reato del 2001,
         ma non per gli esercizi 2002-2003). Tre dei 4 anni sono stati condonati per indulto. E' stato inoltre
         interdetto dai pubblici uffici per tre anni e dovrà pagare un risarcimento di 10 milioni di
         euro all'Agenzia delle Entrate.
         7.       BERRUTI Massimo Maria (PDL) - condannato in appello a 2 anni e 10 mesi nell'inchiesta
         per i fondi neri Fininvest.
         8.       BRANCHER Aldo (PDL) - condannato in primo grado e appello per falso in bilancio e
         finanziamento illecito al psi. Il primo reato prescritto, il secondo depenalizzato. Indagato per
         ricettazione. Condannato in appello a due anni per appropriazione indebita e ricettazione.
         9.       BRIGUGLIO Carmelo (PDL) - vari processi a carico (truffa, falso, abuso d'ufficio), alcuni
         prescritti, alcuni trasferiti ad altri tribunali ed in seguito assolto.
         10.      CALIENDO Giacomo (PDL)- Indagato per violazione della legge Anselmi sulle società segrete
         (inchiesta nuova P2).
         11.      CAMBER Giulio (PDL) - condannato in via definitiva per millantato credito.
         12.      CARLUCCI Gabriella (Udc, eletta nel Pdl): condannata a risarcire una sua collaboratrice.
         13.      CATONE Giampiero (PDL) - condannato in primo grado a otto anni per associazione a
         delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falso, false comunicazioni sociali e bancarotta fraudolenta
         pluriaggravata.
         14.      CESARO Luigi (PDL) - Indagato per associazione camorristica.


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15.       CIARRAPICO Giuseppe (PDL) - condannato per truffa aggravata e continuata ai danni di
INPS e INAIL, multa per violazione legge tutela "lavoro fanciulli e adolescenti", condannato per falso in
bilancio e truffa, condanna per diffamazione, condannato per bancarotta fraudolenta, condannato per
finanziamento illecito, condannato per il crac "valadier", condannato in appello per assegni a vuoto e in
seguito reato depenalizzato, condanna in primo grado per abuso ed in seguito prescritto, condannato
per truffa e violazione della legge sulle trasfusioni, rinviato a giudizio per ricettazione, indagato per
truffa ai danni di palazzo Chigi.
16.       CICCHITTO Fabrizio (PDL) - Il suo nome compare nelle liste della loggia massonica P2:
fascicolo 945, numero di tessera 2232, data di iniziazione 12 dicembre 1980. All’epoca della scoperta
degli elenchi Cicchitto era deputato e membro della direzione del Psi. è uno dei pochi ad aver ammesso
di aver sottoscritto la domanda di adesione.
17.       COSENTINO Nicola (PDL): accusato di legami con il clan dei Casalesi, il Parlamento ha negato
la richiesta d’arresto. Imputato anche nell’inchiesta sulla P3.
18.       CURSI Cesare (PDL) - Indagato per corruzione.
19.       D’ALI' Antonio (PDL): rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.
20.       DE ANGELIS Marcello (PDL) - condannato per banda armata e associazione eversiva.
21.       DE GREGORIO Sergio (PDL) - indagato per associazione per delinquere, concorso in truffa e
truffa aggravata, concorso in bancarotta fraudolenta. Il Senato ha negato l’autorizzazione all’arresto.
22.       DELL'UTRI Marcello (PDL) - condannato per false fatture e frode fiscale, condannato in
appello per tentata estorsione mafiosa, condannato in secondo grado a 7 anni di reclusione per
concorso esterno in associazione mafiosa ma annullata con rinvio dalla Cassazione.
23.       DEL PENNINO Antonio (PDL) - ha patteggiato una pena di 2 mesi e 20 giorni nel processo
per le tangenti Enimont. A ottobre 1994 altro patteggiamento: di una pena di 1 anno, 8 mesi e 20 giorni
per tangenti relative alla Metropolitana milanese. Prescritto per corruzione.
24.       DE LUCA Francesco (PDL) - indagato per tentata corruzione in atti giudiziari.
25.       DI STEFANO Fabrizio (PDL): rinviato a giudizio per corruzione.
26.       FARINA Renato (PDL) - condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per falso in atto
pubblico, ha patteggiato una pena di 6 mesi per favoreggiamento nel sequestro di Abu Omar.
27.       FASANO Vincenzo (PDL) - condannato per concussione, indultato.
28.       FAZZONE Claudio (PDL): rinviato a giudizio per abuso d’ufficio.
29.       FIRRARELLO Giuseppe (PDL) - condannato in primo grado per turbativa d’asta, indagato per
concorso esterno in associazione mafiosa (nel ’99 il Senato ha negato l’arresto).
30.       FITTO Raffaele (PDL) - rinvio a giudizio per concorso in corruzione, falso e finanziamento
illecito.
31.       FRIGERIO Gianstefano (PDL) - Ex leader della Dc, diventato uno degli strateghi di Forza
Italia. Ha confessato, per esempio, di aver ricevuto 150 milioni da Paolo Berlusconi, in cambio dei
permessi alla Fininvest per gestire la discarica di Cerro Maggiore. Ha accumulato tre condanne
definitive: 1 anno e 4 mesi per finanziamento illecito ai partiti, 1 anno e 7 mesi per finanziamenti illeciti
e ricettazione, 3 anni e 9 mesi per corruzione e concussione. Doveva scontare in definitiva una pena di 6
anni e 5 mesi. Affidato poi ai servizi sociali, ha avuto il permesso dal giudice di sorveglianza di
frequentare il Parlamento per qualche giorno al mese: come pratica di riabilitazione.
32.       GALIOTO Vincenzo (PDL) - Condannato in primo grado per falso in bilancio.
33.       GIUDICE Gaspare (PDL) - condannato in primo grado per bancarotta, prescritto.
34.       GRILLO Luigi (PDL) - rinviato a giudizio per aggiotaggio, indagato e prescritto per truffa.
35.       IAPPICA Maurizio (Gr.Misto, eletto nel PDL): rinviato a giudizio per false fatture, falso in
bilancio e abuso d’ufficio, prescritto.
36.       LA LOGGIA Enrico (PDL) - Indagato al Tribunale dei ministri per finanziamenti dalla Parmalat
di Calisto Tanzi (100 mila euro) in cambio di presunte “consulenze”.

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37.       LANDOLFI Mario (PDL) - indagato per corruzione e truffa "con l’aggravante di aver
commesso il fatto per agevolare il clan mafioso La Torre".
38.       LEHNER Giancarlo (PDL) - condannato per diffamazione.
39.       LETTA Gianni ( PDL) - Nel 1993 era stato indagato per corruzione dalla procura di Roma che
ne aveva chiesto addirittura l’arresto. L’inchiesta era stata poi archiviata, ma con motivazioni non
proprio esaltanti per Letta. Un altra inchiesta era stata scippata, negli anni Ottanta, alla procura di
Milano dal porto delle nebbie romano: quella di Gherardo Colombo sui fondi neri dell’Iri, nella quale
l’allora direttore del “Tempo” Gianni Letta aveva ammesso, nel dicembre 1984, di aver ricevuto 1
miliardo e mezzo di lire in nero dall’ente statale per ripianare i buchi del suo disastrato giornale. Un
giornale che, scrissero Scalfari e Turani in “Razza padrona”, era “in vendita ogni giorno, e non solamente
in edicola”.
40.       LUNARDI Pietro (PDL) - Indagato per corruzione.
41.       MALGIERI Gennaro (PDL) - Condannato dalla Corte dei Conti per la nomina di Alfredo
Meocci a dg della Rai.
42.    MATTEOLI Altero (PDL) - imputato per favoreggiamento, processo bloccato dalla
Camera.
43.    MESSINA Alfredo (PDL) - indagato per favoreggiamento in bancarotta fraudolenta.
44.    MILANESE Marco (PDL) - Indagato per corruzione, rivelazione segreta e
associazione a delinquere (P4).
45.    NANIA Domenico (PDL) - condannato per lesioni personali, condannato in primo
grado per abusi edilizi e prescritto.
46.    NESSA Pasquale (PDL) - rinviato a giudizio per concussione.
47.    NESPOLI Vincenzo: (PDL): indagato per concorso in scambio elettorale, concorso in
bancarotta fraudolenta e concorso in riciclaggio. Richiesta di arresto respinta dal Senato.
48.      PARAVIA Antonio (PDL) - arrestato per tangenti, prescritto.
49.      PAPA Alfonso (PDL) - accusato di concussione, favoreggiamento e rivelazione del segreto
d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta sulla Loggia P4. Lo scorso luglio 2011 è arrivata dalla giunta per le
autorizzazioni della Camera l'ok all'arresto per la stessa inchiesta P4. Finito per mesi in carcere è stato
poi scarcerato.
50.      PILI Mauro (PDL) - Ex presidente della Regione Sardegna, Ë indagato a Cagliari per peculato.
51.      PITTELLI Giancarlo (PDL) - indagato per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio
e “appartenenza a loggia massonica segreta o struttura similare” e per minacce e lesioni a un collega
avvocato.
52.      RIZZOLI De Nichilo Melania (PDL) - Indagata per concorso in falso.
53.      ROMANI Paolo (PDL) - Viene indagato per bancarotta fraudolenta e false fatture. L’udienza
preliminale termina però con un pieno proscioglimento: per Romani niente bancarotta. Il suo nome è
anche nell’elenco dei politici che ricevono generosi finanziamenti dalla Banca popolare di Lodi di
Gianpiero Fiorani. In effetti Romani ha bisogno di soldi: sta pagando circa 400 mila euro come
risarcimento al curatore fallimentare di Lombardia 7.
54.      ROSSO Roberto (ex Fli, ora al Pdl sottosegretario all’Agricoltura del governo
Berlusconi): indagato per associazione a delinquere dalla Procura di Vercelli.
55.      RUSSO Paolo (PDL) - indagato per violazione della legge elettorale.
56.      SCAJOLA Claudio (PDL) - arrestato per concussione aggravata nel 1983, è stato poi
prosciolto. E' indagato per la casa vicino al Colosseo pagata dall’imprenditore Diego Anemone.
57.      SCAPAGNINI Umberto (PDL) - condannato in primo grado per abuso d'ufficio e violazione
della legge elettorale, indagato per abuso d'ufficio aggravato.
58.      SCELLI Maurizio (PDL) - E' stato condannato a pagare 900 mila euro per irregolarità
nell'acquisizione di servizi informatici.

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59.     SCIASCIA Salvatore (PDL) - condannato per corruzione alla Guardia di finanza.
         60.     SIMEONI Giorgio (PDL) - indagato per associazione per delinquere e corruzione.
         61.     SERAFINI Giancarlo (PDL) - Ha patteggiato una condanna per corruzione.
         62.     SPECIALE Roberto (PDL) - condannato in appello a 18 mesi per peculato: è accusato di
         essersi fatto arrivare un carico di spigole nel paesino trentino in cui era in vacanza.
         63.      TOMASSINI Antonio (PDL) - condannato per falso.
         64.      TORTOLI Roberto (PDL) - condannato in secondo grado a 3 anni e 4 mesi per estorsione.
         65.      VALENTINO Giuseppe (PDL) - Sottosegretario alla Giustizia del governo Berlusconi, è
         indagato in Calabria in relazione “a condotte attinenti gli interessi della criminalità organizzata nel
         settore dei finanziamenti pubblici, degli appalti, delle infiltrazioni nelle istituzioni e nella pubblica
         amministrazione”. Il suo nome Ë anche presente nelle indagini sulle scalate bancarie dell’estate 2005,
         indicato come uno dei politici che erano punto di riferimento per il banchiere Gianpiero Fiorani. E' stata
         chiesta l'archiviazione per entrambi i procedimenti.
         66.      VERDINI Denis (PDL): indagato per false fatture, mendacio bancario, appalti G8 L’Aquila,
         associazione a delinquere e abuso d’ufficio.
         67.      VITO Alfredo (PDL) - Fu indagato, arrestato e processato per tangenti. Condanna definitiva e
         2 anni patteggiati e oltre 4 miliardi di lire restituiti per 22 episodi di corruzione a Napoli. La Direzione
         distrettuale antimafia di Napoli chiese al Parlamento l’autorizzazione a procedere contro di lui anche per
         concorso esterno in associazione a delinquere di tipo mafioso, sospettando suoi rapporti con la Camorra
         (fu poi prosciolto). Patteggiò la condanna e restituì parte del malloppo. Quei quasi 5 miliardi sono stati
         impiegati per costruire un parco pubblico alla periferia di Napoli .
         68.      VIZZINI Carlo (PDL) - condannato in primo grado per finanziamento illecito, si è salvato solo
         con la prescizione. Era coinvolto nella maxi tangente Enimont.



Liste Politiche 2013

Per quanto riguarda i nuovi candidati in lista alle elezioni politiche 2013, non è cambiato quasi nulla.
Nonostante la mancata candidatura di Marcello Dell’Utri e Nicola Cosentino, la fila di impresentabili è
ancora lunga. Risultano candidati degli indagati o condannati per reati gravissimi fra i quali spiccano sempre
la corruzione e il concorso esterno in associazione mafiosa.

Ecco la lista:


    1. Denis Verdini - coordinatore nazionale del PDL, plurindagato e candidato al Senato in Toscana. A suo
       carico si stanno svolgeno indagini per bancarotta fraudolenta, e associazione per delinquere, concorso
       in corruzione, truffa allo Stato.
    2. Rienzo Azzi - piazzato in posizione favorevole in lista Lombardia 2 per la Camera, che con Verdini è
       indagato per truffa per una plusvalenza di 18 milioni nella compravendita di un’immobile.
    3. Riccardo Conti - corre per un seggio al Senato in Lombardia 1. Oggi componente della commissione
       Finanze, è al centro dell’affaire dell’Enpam, ovvero la compravendita di un immobile che gli avrebbe
       garantito, secondo la procura di Roma, nel giro di poche ore una plusvalenza di 18 milioni di euro.
    4. Massimo Parisi - indagato con Denis Verdini per truffa aggravata allo Stato. L’inchiesta che lo coinvolge
       tocca i fondi dell’editoria al Giornale di Toscana. Secondo l’accusa, il coordinatore del Pdl in Toscana,
       avrebbe fatto un bonifico da 595 mila euro all’amico e a sua moglie Maria Simonetta Fossombroni con
       causale “restituzione anticipazioni”. Dietro a questa somma si ricostruisce, secondo la procura, una
                                                                                                                  18
complessa operazione di cessione di un contratto preliminare di vendita, sottoscritto l’8 settembre
     2004.
5.   Santo Catalano - candidato al Senato Sicilia. Rischiava, secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano “Alle
     ultime elezioni, che a causa di un patteggiamento a un anno e undici mesi per abuso edilizio aveva
     rischiato di decadere da deputato già nel giugno del 2011. Dichiarato ineleggibile dal tribunale civile era
     stato salvato dal voto segreto dei colleghi onorevoli, che a pericolo scampato lo avevano anche
     festeggiato rumorosamente tra gli scranni di palazzo d’Orleans”.
6.   Giovanni Di Mauro - candidato al Senato in Sicilia. I suoi guai giudiziari sono relativi ad una omissione di
     atti d’ufficio, nell’ambito di un’inchiesta sull’inquinamento acustico.
7.   Filippo Drago - che corre al Senato, candidato del PdS-Mpa. Ex Udc, è stato condannato in primo grado
     a 2 anni e 3 mesi per il falso in bilancio nel comune di Catania.
8.   Rossana Interlandi - candidata al Senato Sicilia, è sotto PdS-Mpa. Rischia con Lombardo ed altri
     assessori il rinvio a giudizio. Non avrebbero adottato secondo i pm, misure per limitare lo smog a
     Palermo, nonostante fossero a conoscenza di dati allarmanti.
9. Raffaele Lombardo - candidato al Senato in Sicilia. Capolista del Pds-Mpa, si è dimesso da
    governatore della Sicilia nel luglio del 2012 perché imputato di concorso esterno in mafia.
10. Rudy Maira – candidata al Sentato in Sicilia. Ex sindaco di Caltanissetta, è indagato per associazione a
    delinquere finalizzata alla gestione di appalti pubblici.
11. Gerardo Soglia - Candidato al Senato in Campania, sotto Grande Sud. Condannato dal tribunale di
    Milano a 3 anni e 3 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta in relazione al crac della società “Buon
    Viaggio”, fallita a marzo 2010.
12. Luigi Cesaro - isulta indagato per associazione camorristica.
13. Antonio D’Alì - attualmente indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, è coordinatore
    provinciale del PdL.
14. Giulio Camber, numero tre al Senato Friuli Venezia Giulia. Il 4 novembre 2008 è stato condannato in via
    definitiva per millantato credito.
15. Antonio Angelucci - l’editore di Libero, deputato uscente ricandidato per il Pdl alla Camera nella
    circoscrizione Lombardia 2, è invece imputato, per associazione a delinquere, truffa e falso.
16. Raffaele Fitto - in corsa per Montecitorio, è finito a processo per corruzione, peculato, finanziamento
    illecito ai partiti e abuso d’ufficio, per un finanziamento di 500mila euro ricevuto dalla società Tosinvest
    di Angelucci alla lista elettorale creata dallo stesso governatore in occasione delle Regionali 2005.
17. Roberto Formigoni - presidente lombardo uscente, è finito invece nel mirino dei pm per presunta
    corruzione e finanziamento illecito. Il governatore è stato indagato per aver ricevuto, tramite il
    faccendiere Pierangelo Daccò, un illecito finanziamento di oltre mezzo milione di euro da un’azienda
    sanitaria privata alla vigilia della campagna elettorale per le Regionali 2010.
18. Augusto Minzolini - ex direttore del Tg1, diventato l’emblema dell’informazione televisiva piegata agli
    interessi del governo e della politica in piena era berlusconiana, candidato Pdl al Senato al secondo
    posto del listino in Liguria, è imputato per peculato per aver abusato della carta di credito fornitagli dalla
    Rai.
19. Renato Farina - candidato alla Camera nella circoscrizione Lombardia 2, autore dell’articolo che ha fatto
    condannare per diffamazione il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, ha invece patteggiato una
    pena a 6 mesi di carcere (commutata poi in una multa da 6.800 euro) per favoreggiamento nell’ambito
    dell’inchiesta sul sequestro dell’imam Abu Omar.
20. Paolo Romani - ex ministro dello Sviluppo Economico al quale il Cavaliere ha offerto un seggio di
    senatore sicuro in Lombardia, deve rispondere invece delle accuse di peculato e istigazione alla
    corruzione.


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21. Daniela Santanché - (cinque anni fa candidata premier per La Destra in opposizione al centrodestra di
        Berlusconi, oggi destinataria di un seggio sicuro alla Camera in Lombardia 3) è indagata invece per un
        reato meno grave, turbamento e interruzione di funzione religiosa.
    22. Renato Schifani - già indagato per concorso esterno alla mafia. In questo caso la Procura ha chiesto
        l’archiviazione.
    23. Salvatore Sciascia - condanna definitiva per corruzione. Il fatto che abbia commesso il reato veste
        di manager della Fininvest di Silvio Berlusconi dovrebbe essere politicamente un’aggravante, ma
        forse in casa Pdl ha funzionato, al contrario.
    24. Demetrio Arena - il sindaco che si è visto sciogliere per infiltrazioni mafiose il Comune di Reggio
        Calabria.
    25. Silvestro Ladu – candidato in Sardegna. Senatore uscente imputato per peculato.



Oltre ai pregiudicati, ci sono anche altri candidati sul quale porre l’attenzione. Per esempio Franco Carraro,
chiamato il “poltronissimo” è il nuovo volto dell’Emilia Romagna targata Pdl. Mai stato a Palazzo Madama e
affini è craxiano d’origine. Da socialista è presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio dal ’76 all’87 e
diventa ministro del turismo e dello spettacolo dall’87 al ’92 sotto ben tre governi. Ovvero sotto quelli della
guida di Goria, De Mita e Andreotti. Irriducibile, è stato sindaco di Roma dal 1989 al 1993. Al Nord ci sono
invece gli affetti più cari a Silvio. In Piemonte c’è, ad esempio, Bruno Archi, che ha conquistato un seggio
sicuro da deputato nella circoscrizione Piemonte 2. Si tratta di ex consigliere del Cavaliere a Palazzo Chigi,
testimone della difesa nel processo Ruby. C’è Simonetta Losi, anche lei testimone al medesimo processo,
nonché moglie di Danilo Mariani, il pianista di Arcore. Nelle liste Pdl compare invece Mariella Bocciardo,
piazzata alla Camera in Lombardia 1, chiamata “la dama bianca”, in realtà ex moglie del fratello Paolo
Berlusconi, una poltica molto attiva, soprattutto nel campo delle sale di gioco d’azzardo. Altre quote
femminili sono Manuela Repetti, candidata al Senato in Piemonte), fidanzata di Sandro Bondi, e Maria
Rizzotti, presente nella stessa lista, chirurgo plastico del Cavaliere.

Come in ogni partito che si rispetti dietro una grande coalizione c’è anche uno dell’Italia dei Valori. E’ il caso
di Antonio Razzi, candidato al Senato in Abruzzo. Lui ha seguito l’intuito scilipotiano, passando dall’Italia dei
valori ai Responsabili, per salvare Silvio nel dicembre 2010. Domenico Scilipoti, il “Re dei Peones”,
segretario e co-fondatore del Movimento di Responsabilità Nazionale. Era un ex Idv per dieci lunghi anni:
dal 2000 al 2010. Poi ci sono gli ex An. Come Alberto Giorgetti, numero due in Camera Veneto 1. O
come CatiaPolidori, nota per essere una fedelissima di Gianfranco Fini, nell’agosto del 2010 abbandona il
gruppo parlamentare del PdL per aderire a quello di Futuro e Libertà per l’Italia. Il 14 dicembre 2010,
tuttavia, vota contro la sfiducia al Governo Berlusconi IV, andando contro il suo gruppo parlamentare e
contro quanto dichiarato da lei stessa il 10 novembre e il 2 dicembre. Decide così di lasciare il gruppo di
Futuro e Libertà per aderire al Gruppo Misto. Poi torna al Pdl, ora in lista, posizione quinta alla Camera
Veneto 1. Manlio Contento, invece, candidato al Senato in Friuli, nel 1996 è stato eletto alla Camera dei
deputati per Alleanza Nazionale. Nelle liste del Pdl cattolico conservatore spunta pure il laicista Daniele
Capezzone, radicale fino al 2008, quando entra da protavoce nel partito di Berlusconi. Di lui si ricordano
anni passati a promuovere la legalizzazione delle droghe leggere e le invettive anticlericali. Ha ottenuto un
posto sicuro nella circoscrizione Piemonte 1. Sarà sicuramente eletta anche Dorina Bianchi, alla Camera, in
Calabria. Nel 2008 entrò a Montecitorio grazie al Pd di Veltroni, di cui è stata componente delle direzione
nazionale. In precedenza, nel 2001, era già stata eletta nelle liste del Pdl, salvo poi cambiare partito e
passare, a legislatura in corso, prima nell’Udc di Casini e poi nella Margherita di Rutelli.

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PREGIUDICATI ELETTI IN ITALIA NEL PDL
Volevo trattare anche i vari condannati e indagati del PDL nelle varie amministrazioni comunali, provinciali
e regionali, ma sono veramente tanti e impossibile da riportare tutti. Logicamente fra i reati ci sono sempre
corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa. Riporterò solo uno dei casi più eclatanti: Armando
Chiaro, coordinatore cittadino del PDL a Quarto(NA), che nonostante fosse in carcere da due settimane per
concorso esterno in associazione camorristica, viene eletto consigliere comunale.




SCANDALI REGIONALI
Il caso Lombardia

Il 16 aprile 2012 il Corriere della Sera lancia la notizia secondo cui uno dei fiduciari svizzeri di Pierangelo
Daccò, amico di Formigoni e uomo vicino a Comunione e Liberazione, arrestato per aver creato milioni di
fondi neri nello scandalo dell'Ospedale San Raffaele e aver distratto, dal patrimonio della Fondazione
Maugeri, circa 70 milioni di euro sotto forma di consulenze e appalti fittizi, avrebbe pagato viaggi aerei
compiuti dallo stesso Governatore, da un suo collaboratore, a dal fratello di Formigoni e sua moglie. Tra
questi benefici, un viaggio Milano-Parigi da ottomila euro, compiuto il 27 dicembre 2008, pagato da Daccò a
Formigoni. Il Governatore, però, ha smentito categoricamente i fatti, affermando di non aver ricevuto mai
alcun beneficio. Pierangelo Daccò è finito in galera per 10 anni, era imputato di associazione per
delinquere, bancarotta e altri reati nell'inchiesta sul dissesto dell'ospedale San Raffaele. Inoltre il
faccendiere Daccò, nell'inchiesta sulla fondazione Maugeri è indagato per corruzione in concorso con
Roberto Formigoni.
Il 23 giugno 2012, il Corriere della Sera riporta in prima pagina la notizia secondo cui Formigoni risulterebbe
indagato dalla Procura di Milano per corruzione e finanziamento illecito ai partiti nell'ambito dell'inchiesta
sulla sanità privata in Lombardia in cui risulta implicato il faccendiere Daccò, amico di Formigoni. Le accuse
della Procura riguarderebbero un illecito finanziamento elettorale di oltre mezzo milione di euro ricevuto
da un'azienda sanitaria privata in vista della campagna di Formigoni per le elezioni regionali italiane del
2010 in cui è stato rieletto per un quarto mandato consecutivo alla guida della regione; le accuse
ipotizzano, inoltre, il reato di corruzione per la somma dei molteplici benefit di ingente valore patrimoniale
(vacanze, soggiorni, utilizzo di yacht, cene di pubbliche relazioni a margine del Meeting per l'amicizia fra i
popoli di Rimini, condizioni favorevoli nella vendita di una villa in Sardegna a un coinquilino di Formigoni
nella comunità laicale dei Memores Domini) messi a disposizione del governatore lombardo dal mediatore
Daccò. Secondo l'accusa, Daccò, sfruttando l'intima amicizia con Formigoni, basata su benefit di varia
natura, riusciva ad ottenere delibere e fondi da parte della regione Lombardia in favore di strutture
sanitarie private, tra cui la fondazione Maugeri di cui Daccò era consulente ricevendo da questa più di 70
milioni di euro.
Il 25 luglio 2012 arriva, dalla procura di Milano, la conferma sullo status di indagato di Formigoni. Il reato
che gli viene ascritto è quello dicorruzione, in concorso con Daccò, Antonio Simone, Umberto Maugeri e
Costantino Passerino. Il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, ha affermato che il
governatore lombardo è iscritto nel registro degli indagati dal 14 giugno 2012.


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Consiglieri Regionali indagati per Peculato

40 consiglieri al Pirellone nel mirino della Procura con l’accusa di peculato per avere pagato dalle munizioni
alle cene di lusso coi soldi pubblici, tutti giustificati come “impegno istituzionale”. Importo stimato: 2
milioni di euro dal 2008 al 2012. Non solo. Oltre ai capigruppo Paolo Valentini del Pdl (“Spese nel pieno
rispetto delle normative e dei budget regionali”) e Stefano Galli della Lega Nord, spunta tra gli indagati
anche Nicole Minetti, già imputata nel processo sul caso Ruby con scontrini ‘sospetti’ per 27mila euro. Fra
le altre cose, l’ex igienista dentale chiede (e ottiene) il rimborso di ’Mignottocrazia‘, il libro del collega di
partito Paolo Guzzanti che include un capitolo dedicato a lei. Ma c’è dell’altro. Nella lista compare anche
un iPad. Forse lo usava in Consiglio regionale? Niente affatto, perché il Pirellone aveva già regalato a
ciascun consigliere il tablet da centinaia di euro. Poi ci sono ristoranti alla moda, 400 euro per una cena al
ristorante da Giannino e consumazioni per 832 euro al Principe di Savoia, di cui la Minetti dovrà rispondere
davanti ai pm il 19 dicembre. E tra gli indagati finisce anche Renzo Bossi, il figlio del Senatur che avrebbe
comprato videogiochi, sigarette e Red Bull. Secondo il legale del Trota Alessandro Diddi: ” Tutte le spese di
Renzo Bossi sono documentalmente riferibili all’attività politica e non ve ne è alcuna che possa essere
ricondotta ad esigenze personali”.
Agli acquisti della Minetti si aggiungono un iPhone 5 da 899 euro, oltre a una crema per il viso. Numerosi
scontrini per cene in ristoranti giapponesi, 27 euro per acquistare “barattoli di sabbia in vetro giallo”.
Complessivamente, le spese della consigliera ammontano a oltre 6 mila euro per il 2010, 15 mila euro per il
2011 e oltre 6 mila euro per il 2012. Quindi, oltre 27 mila euro in tre anni. Poi c’è il leghista Cesare Bossetti,
che avrebbe speso nel 2011 quasi 15mila euro per comprare dolci in pasticceria oltre che per fare colazioni
con brioche e caffè. Ad Angelo Giammario (Pdl), già indagato per corruzione, viene contestato invece di
aver usato per fini personali oltre 27mila euro, anche per noleggi auto e taxi.


Sono undici consiglieri del Pdl e altrettanti della Lega quelli che hanno già ricevuto un avviso di garanzia.
Questi gli indagati nelle file del Pdl: Giovanni Bordoni, Giulio Boscagli, Alessandro Colucci, Giuseppe
Gianmario, Antonella Maiolo, Marcello Raimondi, Nicole Minetti, Gianluca Rinaldin, Carlo Saffiotti, Paolo
Valentini e Sante Zuffada.
Tutti rimborsi al di fuori dell’attività politica nel corso di due legislature effettuati coi soldi pubblici. Dopo le
spese contestate della Regione Piemonte, che includevano night club e drink alle Canarie, finiscono sotto
inchiesta i consiglieri che sostenevano Formigoni. L’ordine è stato presentato anche nell’ufficio della
presidenza del Consiglio. E’ un lungo elenco di spese quotidiane e c’è chi rientra tra gli ‘over 100 mila euro’,
e chi invece ha chiesto di inserire, tra i rimborsi del proprio gruppo politico, spese personali di poche
centinaia di euro.
L’inchiesta sulle spese dei consiglieri è iniziata con le verifiche al leghista ed ex presidente del Consiglio
regionale Davide Boni, accusato di corruzione, e all’ex assessore del Pdl Franco Nicoli Cristiani. Dalle
intercettazioni ambientali sono state riscontrate spese e fatture giustificate come impegni ‘istituzionali’ che
di istituzionale, però, avevano ben poco. E il cui totale, secondo gli inquirenti, in Lombardia ogni anno vale
milioni di euro. A seguito delle intercettazioni, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, su ordine del
procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e di pmPaolo Filippini e Antonio D’Alessio, lo scorso 10
ottobre erano andati in Regione con un decreto di esibizione di documenti e avevano acquisito i rendiconti
dei gruppi consiliari lombardi di Pdl e Lega dal 2008 al marzo del 2010. Sul decreto in quella occasione
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erano indicati i nomi di tre indagati per peculato e truffa aggravata: Boni, Nicoli Cristiani e l’ex assessore
regionale Massimo Buscemi del Pdl. Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori sono finite
soprattutto le spese di comunicazione e di rappresentanza, ritenute sospette, dei gruppi consiliari del
centrodestra e in particolare i finanzieri avrebbero accertato spese, per cene e viaggi, illecite.
Tra scontrini e autocertificazioni la Finanza, ricorda Repubblica, hanno trovato irregolarità che in molti casi
sarebbero “lampanti, smaccate”. Il controllo da parte della Corte dei Conti attraverso il quale dovrebbero
passare è soltanto una “operazione trasparenza di facciata”, visto che “alla giustizia contabile non è
consentito il controllo delle spese, ma solo il saldo finale”. E così dopo gli scandali in Lazio, col capogruppo
Pdl Fiorito che usava i soldi pubblici per auto e vacanze, i 17 consiglieri in Sardegna indagati per peculato, e
i processi in avvio in Campania e Basilicata, viene travolta la Regione Lombardia.
I pm di Milano contestano agli indagati nell’inchiesta sui rimborsi elettorali regionali la violazione
della legge 27 ottobre 1972 numero 34, poi successivamente integrata e modificata. Stando a questa
norma, i contributi erogati “sono impiegati dai gruppi consiliari per le spese di funzionamento,
aggiornamento, studio e documentazione, nonché per diffondere la conoscenza della loro attività
attraverso azioni di informazione e comunicazione”.


Il caso Lazio
Il 18 luglio 2012 il Capogruppo Fiorito manda una missiva all'ufficio della governatrice della regione
Lazio Renata Polverini, facendola poi girare tra i rappresentanti del suo partito, in cui denuncia delle
anomalie nei "documenti giustificativi delle spese effettuate" di vari consiglieri regionali, che avevano dato
loro la possibilità di accedere a rimborsi spese, elargiti tramite denaro pubblico. Parla dei fondi che la
Regione Lazio elargiva ai consiglieri (oltre ai 13 mila netti di stipendio mensile).
Agli inizi di settembre viene fuori che Fiorito avrebbe dirottato ingenti quantità di denaro destinato al suo
partito e alla Regione sui suoi conti bancari italiani ed esteri. Emerge inoltre una sorta di "sistema" per
sfruttare i fondi pubblici, destinati per legge ai vari gruppi consiliari, per fini personali da parte dei singoli
consiglieri laziali.
Il 12 settembre Fiorito viene dichiarato indagato per peculato]. Nomina quale suo difensore il celebre
avvocato Carlo Taormina.
Il 14 settembre, dopo l'acquisizione da parte degli uomini della Guardia di Finanza di vari documenti presso
il palazzo della Regione Lazio, Fiorito si auto-sospende dal Pdl per avere fatto in due anni, 109 bonifici, dal
conto del Pdl al proprio conto corrente, di importi compresi tra 4mila e 8mila euro, per un totale di 753mila
euro, riportanti la causale: "Articolo 8 della legge regionale 14/98", cioè quella del "rimborso delle spese
sostenute per mantenere il rapporto eletto/elettore[12], configurandosi il reato dell'incaricato di pubblico
servizio che sottrae soldi.
Il 18 settembre 2012, la Corte dei Conti quantifica in 21 milioni di euro la torta che si sono suddivisi dodici
partiti laziali che hanno partecipato alla competizione per le regionali del 28 e del 29 marzo 2010. Il
massimo dei rimborsi è andato alla lista "Renata Polverini presidente" con 2,3 milioni.
Il 24 settembre 2012, a seguito del clamore mediatico e dell'indignazione popolare dovuti allo
scandalo, Renata Polverini è costretta alle dimissioni. Nello stesso giorno intanto, Fiorito viene nuovamente
interrogato come testimone nel Palazzo di Giustizia di Viterbo dai procuratori romani Alberto Caperna ed
Alberto Pioletti titolari dell'inchiesta, per dare spiegazioni in merito alla falsificazione di alcune fatture
sospette e gonfiate, denunciate da due società, rimborsate al nemico ed ultimo in ordine
cronologico capogruppo Pdl, Francesco Battistoni il quale presenterà
un esposto di denuncia in Procura per diffamazione. Inoltre nel medesimo giorno, vengono forniti nuovi
particolari sui soldi utilizzati dalla lista "Renata Polverini presidente": oltre 886.000 euro utilizzati per

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la comunicazione, 110.000 euro per convegni mai organizzati e per i suoi collaboratori, la cifra di 378.000
euro.
Il 28 settembre 2012 indagati anche gli amici e parenti di Fiorito[16], per assegni con addebiti inspiegabili, si
configura il reato di associazione per delinquere[17], mentre lo scandalo sui fondi rubati dai Consigli
Regionali del PDL si allarga ad altre regioni, Piemonte, Emilia Romagna.
Nella mattinata del 1 ottobre 2012 viene nuovamente interrogato dai magistrati della Procura di Viterbo ed
iscritto nel registro degli indagati anche per i reati di calunnia e falso aggravando così ulteriormente la sua
posizione, avendo contraffatto secondo l'accusa diverse fatture che il capogruppo Pdl Battistoni, aveva
presentato per ottenere rimborsi. Sarebbero anche indagati i coordinatori regionali dello stesso partito, fra
cui figurerebbe il vicesegretario ed europarlamentare Alfredo Pallone. Il 2 ottobre 2012 viene arrestato per
ordine della procura di Roma, è stato accusato di peculato per aver utilizzato i fondi del partito per uso
personale; avrebbe tentato, secondo le motivazioni del GIP che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare,
il pericolo di fuga, l'inquinamento delle prove e la reiterazione del reato. Il 4
ottobre 2012 il GIP di Roma Stefano Aprile titolare delle indagini, dispone tramite decreto il sequestro
preventivo degli interi beni posseduti del valore di un milione e 380 mila euro, riconducibili all'illecita
attività di sottrazione dei fondi del gruppo Pdl alla Regione Lazio compiuta dallo stesso Fiorito. Tra i beni
sottratti ritenute dal GIP come prove molto concrete figurano la villa al Circeo, una BMW comprata per oltre
88.000 euro e pagata in leasing, la Smart ed una jeep della Land Rover, comprata nel febbraio 2012 per far
fronte all'emergenza neve che sconvolse la capitale in quel periodo. Inoltre vengono sequestrati sette conti
correnti italiani e 4 posseduti all'estero e viene anche scoperto un vasto patrimonio immobiliare fatto di 14
abitazioni e ville, sparse tra Roma (di cui una lasciata inabitata e da ristrutturare nella famosa Via
Margutta), Anagni, Costa Azzurra e Tenerife, alcune di queste lasciate in eredità dopo la morte del padre di
Fiorito. Il 5 ottobre per tutelare la sua salute al meglio, i medici del carcere di Regina Coeli dove si trova in
cella d'isolamento e sotto stretta sorveglianza, gli hanno sconsigliato e proibito il consumo di merendine
e bevande dolci durante il periodo di detenzione, perché potrebbero nuocere gravemente alla sua
incolumità fisica.
L'8 ottobre viene respinta dal GIP Stefano Aprile, l'istanza di scarcerazione presentata dal suo legale
difensore Carlo Taormina, nonostante l'ex capogruppo Pdl continui a proclamarsi innocente ed estraneo ad
ogni fatto contestato a suo carico, proclamando che quel denaro era suo, destinato a sole finalità politiche e
che sarebbe stato rendicontato. Le motivazioni emesse dal giudice con cui ha negato la revoca nel
provvedimento sono chiare: il Fiorito si è appropriato di ingenti somme di denaro in un "assordante silenzio
dei soggetti deputati a vigilare sull'uso di risorse pubbliche"; inoltre, "è in grado di esercitare la già
sperimentata influenza illecita su persone e strutture, con cui potrebbe fuggire all'estero dove ha proprietà e
conoscenze". Tuttavia nell'ordinanza viene specificato che Fiorito "ha commesso i fatti in modo preordinato,
scientifico e reiterato, circondandosi di correi e persone compiacenti in grado di fungere da bracci operativi
delle azioni illecite disposte ed architettate da lui stesso, nonché da schermo delle medesime e,
all'occorrenza, in grado di sottrarre e custodire la documentazione da cui emergono le responsabilità
dell'indagato".
Per il 9 ottobre il Tribunale del riesame si riserva sulla decisione definitiva da prendere su questa vicenda;
nello stesso giorno, la Procura della Repubblica della capitale e nuove perquisizioni attuate dalla GdF,
scovano e spulciano nuovi particolari che vengono segnalati sui fondi pubblici utilizzati ad uso personale, in
cui vengono contestate ulteriori appropriazioni di denaro per l'acquisto di alcuni lampadari del valore di
400 euro ciascuno, destinati alla sua abitazione nel quartiere Parioli e di viaggi, rientranti nella causale
come "istituzionali" ma che invece non avevano nulla a che fare con ciò, compiuti a Londra, Parigi e in Costa
Azzurra, oltre a soggiorni da sogno pagati 1.000 euro e fatti assieme alla sua ex fidanzata Samantha Reali
presso Positano, soggiornando spesso in alberghi di lusso e tra i più rinomati della zona. Il 10 ottobre, lo
stesso tribunale respinge ufficialmente l'istanza presentata dai suoi difensori, confermando così il carcere
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per Fiorito e dunque, la decisione presa pochi giorni prima dal GIP Stefano Aprile. Dopo nemmeno due
settimane il 22 ottobre, il Tribunale del riesame respinge nuovamente l'istanza di scarcerazione presentata
pochi giorni prima dai legali difensori per la seconda volta, ribadendo così le medesime motivazioni stabilite
nell'ordinanza fatta dal GIP, lo scorso 8 ottobre.
Il 3 dicembre gli avvocati ricorrono addirittura alla Corte di Cassazione, massimo organo istituzionale per
eccellenza ma, anche in questo caso, il Pg Alfredo Viola, respinge il ricorso confermando l'ordinanza di
custodia cautelare ed il sequestro preventivo della villa al Circeo, di tre automobili e di alcuni conti
correnti. Il 27 dicembre, dopo vari ricorsi rigettati nelle precedenti udienze, vengono concessi
dal GIP Stefano Aprile gli arresti domiciliari per Fiorito, accogliendo così favorevolmente l'istanza presentata
dalla difesa e, viene inoltre fissato il processo (con rito abbreviato) che lo vedrà imputato al 19 marzo 2013,
a cui sono soggetti a comparire anche i due ex collaboratori della segreteria del suo ufficio. Dopo quasi 3
mesi di detenzione, Fiorito lascia così il carcere di Regina Coeli.



I FALSI LUOGHI COMUNI
Il governo Berlusconi è quello che più di ogni altro ha combattuto la mafia..
Abbastanza grande come falsità. Spesso i politicanti di centro-destra dichiarano questo a seguito degli
arresti dei super latitanti. Premettiamo che gli arresti di mafiosi e latitanti, i sequestri e le confische non
sono mai meriti di nessun governo, né di centro-destra e né di centro-sinistra, ma solo di magistrati,
carabinieri e forze dell’ordine. Al contrario l’ultimo governo Berlusconi forse è quello che ha avvantaggiato
di più la criminalità, tagliando risorse alle forze dell’ordine, alla magistratura. E’ il governo della legge
bavaglio, del legittimo impedimento, il processo breve, lo scudo fiscale(che ha permesso il riciclaggio anche
di capitali illeciti e mafiosi), la legge sui collaboratori di giustizia, mancata protezione a Spatuzza, i PM sotto
all’esecutivo, ecc.. Senza dimenticarci tutti i candidati ed eletti, inquisiti o condannati per mafia nelle file del
PDL.

Il governo Berlusconi ha abbassato le tasse e mantenuto le promesse…
Contratto con gli italiani: ecco come era andata l’8 maggio 2001 quando Silvio Berlusconi aveva presentato
il suo primo contratto con gli italiani nel corso della trasmissione Porta a Porta.

Il contraffatto con gli italiani
Se tutti i nostri grandi progetti per il Paese non verranno realizzati, me ne tornerò a casa mia, dove sto
tanto bene (Corriere della Sera, 27 aprile 2001).

Le promesse fatte si mantengono. Le persone serie mantengono le promesse, altrimenti se ne vanno a
casa. Io quando prometto una cosa la mantengo (27 ottobre 2004).

Il governo ha fatto miracoli attuando tutti e cinque i punti del «Contratto con gli italiani» e sta facendo
tante altre cose. Ho passato in rassegna tutti gli atti del governo, non ne ho visto uno che si possa
considerare un errore, non c’è una cosa che non rifarei (2 settembre 2005).

Proporrò un nuovo Contratto con gli italiani, ma più ampio dei 5 punti contenuti nel precedente (28
novembre 2005).




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1.Meno tasse per tutti
«Abbattimento della pressione fiscale
– con l’esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui [11.362 euro, nda];
– con la riduzione al 23% dell’aliquota per i redditi fino a 200 milioni [103.291 euro, nda];
– con la riduzione al 33% dall’aliquota per i redditi sopra i 200 milioni;
– con l’abolizione della tassa di successione e della tassa sulle donazioni.»
È l’8 maggio del 2001, mancano cinque giorni alle elezioni, quando Silvio Berlusconi, sulla scrivania di
ciliegio offerta da Bruno Vespa a «Porta a Porta», mette la riduzione delle imposte al primo posto del suo
«Contratto con gli italiani».
Cinque anni dopo, la promessa non è stata mantenuta. Le due aliquote non sono entrate in vigore. La
pressione fiscale complessiva è rimasta sostanzialmente immutata. Secondo il documento di
programmazione economico e finanziaria del governo Berlusconi per il 2006-2009, era pari al 42,2% del
prodotto interno lordo nel 2001; ed è scesa ad appena il 41,7% nel 2004. Secondo altre stime più
attendibili, è anzi complessivamente aumentata con le tasse degli enti locali e le ondate di rincari delle
tariffe.
L’unico obiettivo centrato è l’abolizione della tassa di successione e di quella sulle donazioni. Nel primo
Consiglio dei ministri del Berlusconi-2, è stata approvata la riforma dell’imposta di successione. Una legge
per super-ricchi. L’Ulivo aveva già abbattuto la tassa fino ai 350 milioni di lire per ogni erede con
un’aliquota del 4%. Il 90% dei cittadini italiani era al di sotto della franchigia. A Berlusconi, però, non
bastava. Mentre Bill Gates si batteva per mantenere la tassa in America, il nostro premier l’aboliva.
Permettendo così ai suoi eredi di risparmiare in futuro, secondo una stima dello stesso Berlusconi, almeno
58 miliardi di lire.
2. Città più sicure
«Attuazione del “Piano per la difesa dei cittadini e la prevenzione dei crimini” che prevede tra l’altro
l’introduzione dell’istituto del “poliziotto, carabiniere o vigile di quartiere” nelle città con il risultato di una
forte riduzione del numero dei reati rispetto agli attuali 3 milioni.»
Nel 2001, quando Berlusconi mette nero su bianco la sua seconda promessa, i reati commessi ogni anno in
Italia non sono 3 milioni, ma 2.163.826, contro i 2.205.782 del 2000 (fonte Istat). Negli anni seguenti non
solo non diminuiscono, ma aumentano. Dal rapporto Censis, reso pubblico il 3 dicembre 2004, si evince che
nei primi 24 mesi di governo Berlusconi la criminalità ha ripreso a correre: tra il 2001 e il 2003 si verifica un
incremento del 6,7% e il numero dei reati toccherà quota 2.456.826. All’inaugurazione dell’anno giudiziario
2005 il procuratore generale Francesco Favara segnala un’ulteriore crescita: tra il luglio 2003 e l’agosto
2004, i reati denunciati per i quali è stata iniziata l’azione penale sono il 3,7% in più dello stesso periodo del
2002-2003.
Dunque i reati sono aumentati nonostante l’introduzione del poliziotto di quartiere. Secondo il premier (a
«Porta a Porta», 19 dicembre 2005), gli agenti e i militari impiegati in questo specifico servizio sarebbero
3701. A metà agosto del 2004, secondo il ministero dell’Interno, erano 1900 e operavano in 433 quartieri o
zone da circa 10 mila abitanti. A ferragosto dell’anno successivo il Viminale assicurava che il loro numero
era salito a 2200. In ogni caso, per garantire un poliziotto di quartiere ogni 10 mila abitanti in tutto il Paese
servirebbero almeno 5900 uomini, che diventerebbero più di 16 mila volendo alternarli in turni di otto ore.
Lo stesso Berlusconi sembra rendersene conto. Infatti, in caso di rielezione, ha promesso di aumentarli fino
a 10 mila. Nell’attesa, ha mancato anche il secondo obiettivo del Contratto.

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3. Pensioni più dignitose
«Innalzamento delle pensioni minime ad almeno 1 milione di lire al mese.»
Il terzo punto del «Contratto con gli italiani» non ammette repliche. Già nella finanziaria 2001 il governo
stanzia 2 miliardi e 169 milioni di euro per cercare di mantenere l’obiettivo. I soldi però non bastano. È lo
stesso governo, in una relazione tecnica, a stimare che quel denaro è sufficiente a «coprire» solo 2 milioni e
200 mila pensionati. Alla fine però solo un milione e 800 mila incasseranno effettivamente l’aumento. Ma
gli aventi diritto, stando alla lettera della promessa, sono appunto il quadruplo. La Uil infatti calcola che gli
anziani che nel 2001 ricevono ogni mese meno di 516 euro (pari a un milione di lire) sono 5.901.244.
Secondo l’economista Tito Boeri, alla fine del 2002 sono addirittura saliti a 8 milioni. Insomma, per il 75%
dei pensionati con meno di un milione di lire al mese l’impegno di Berlusconi non vale. Il perché è presto
detto. Per mantenere la parola servirebbero ogni anno dagli 11,5 ai 17 miliardi di euro. Fino a un punto e
mezzo del Pil. Una soluzione possibile sarebbe quella di aumentare le pensioni minime a tutti coloro che
hanno compiuto 65 anni. Ma anche in questo caso il piatto piange: servirebbero 8,67 miliardi euro. Per
questo si decide di aumentare solo la pensione minima a chi ha più di 70 anni, sempreché non cumuli un
reddito di coppia superiore ai 6800 euro annui. In barba al Contratto con gli italiani, che non faceva alcuna
distinzione. «Fatto l’annuncio, gabbato l’anziano», commenterà nel gennaio 2004 Dario Di Vico sul Corriere
della Sera.
Il risultato è particolarmente odioso. Nei primi mesi del nuovo governo, centinaia di pensionati telefonano
all’Inps reclamando inutilmente l’aumento. E alla fine qualcuno decide di passare alle vie legali. Nel 2006
Berlusconi viene citato in giudizio da una pensionata, Ida Severini, che gli contesta l’inottemperanza del
Contratto. Il presidente del Consiglio dovrà presentarsi, accompagnato dai testimoni Bruno Vespa e
Roberto Maroni (ministro del Welfare), il 28 febbraio davanti al giudice di pace di Roma. La Severini, 78
anni, nata a Recanati e residente a San Cesareo (Roma), lamenta la mancanza di 138 euro sulla sua
pensione e rivela di aver votato Berlusconi alle Politiche del 2001: «Ho deciso di votarlo – spiega – proprio
dopo averlo sentito annunciare il terzo punto del Contratto: l’innalzamento delle pensioni minime ad
almeno 1 milione di lire al mese». Ha atteso quasi cinque anni invano. Poi ha deciso, appoggiata dall’Italia
dei Valori e dalla Lista Consumatori, di trascinare il premier in tribunale per il mancato adempimento di una
«promessa al pubblico», secondo quanto previsto dal Codice civile. Cause simili vengono intentate anche
da pensionati di Udine e Bolzano.
4. Più lavoro per tutti
«Dimezzamento dell’attuale tasso di disoccupazione con la creazione di almeno 1 milione e mezzo di nuovi
posti di lavoro».
Nei cinque anni di governo Berlusconi, i disoccupati sono diminuiti, ma di poco. Non certo dimezzati.
Secondo Eurostat, nel gennaio 2001 il tasso dei senza lavoro era pari al 9,9%. Cinque anni dopo è sceso al
7,1%. Per dimezzarlo bisognerebbe toccare quota 4,95, obiettivo ormai irraggiungibile. Anche guardando i
dati numerici, il milione e mezzo di nuovi posti è ben lontano dall’essere realizzato. Secondo i dati del Sole-
24 Ore dell’8 gennaio 2006, l’incremento totale degli occupati tra il 2001 e il 2005 è stato in tutto di 1
milione e 74 mila unità. A questa cifra, già lontana dalla promessa iniziale, vanno oltretutto detratti gli
immigrati clandestini che un lavoro l’avevano già prima del 2001 e che Berlusconi infila tra i «nuovi
occupati» solo perché hanno regolarizzato la loro posizione uscendo dal sommerso: 343 mila persone sulle
oltre 650 mila ammesse alla sanatoria. I nuovi posti scendono così a 731 mila: meno della metà di quelli
promessi.

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Comunque la si guardi, insomma, la clausola del contratto non è stata rispettata, anche se il ministro del
Welfare Maroni assicura che sono stati creati «circa 2 milioni di posti di lavoro», senza peraltro specificare
che nello stesso periodo ne sono andati perduti centinaia di migliaia. Ma non è tutto. Anche l’apparente
crollo della percentuale dei disoccupati ha una spiegazione tutt’altro che incoraggiante: visto che il lavoro
non si trova, molti iscritti alle liste di collocamento smettono di cercare un impiego e si cancellano dagli
elenchi. Lo dice a chiare lettere proprio l’Istat nella sua relazione sulla disoccupazione: «Il motivo principale
del calo è lo scoraggiamento dal cercare lavoro».
5. Più cantieri per tutti
«Apertura dei cantieri per almeno il 40% degli investimenti previsti dal “Piano decennale per le Grandi
Opere” considerate di emergenza e comprendente strade, autostrade, metropolitane, ferrovie, reti idriche e
opere idro-geologiche per la difesa dalle alluvioni.»
Secondo Il Sole-24 Ore del 6 gennaio 2006, nemmeno questo obiettivo – peraltro generico (aprire i cantieri
non è la stessa cosa che costruire le opere) – è stato raggiunto. Alla luce dei dati disponibili forniti dal
ministero delle Infrastrutture, si è raggiunto appena il 21,4% degli investimenti previsti dalla legge.Infatti
sono stati appaltati cantieri per 51,2 miliardi su un totale di 173. E se anche nel giugno 2006 ci si arriverà,
come garantito dal ministro Pietro Lunardi nel suo «bilancio sulla legge obiettivo a quattro anni dalla sua
approvazione», si toccherebbe al massimo quota 25,4%. Ben lontana dal traguardo del 40%.
Il ministero però sostiene che a giugno l’obiettivo sarà raggiunto e superato, arrivando al 45% delle opere
«affidate e/o cantierate». Ma l’affidamento di un’opera, pur rappresentando per molti versi un punto di
non ritorno, è qualcosa di molto diverso dall’apertura di un cantiere. Esempio: l’appalto per la costruzione
del ponte sullo Stretto di Messina. Il 24 novembre 2005 la realizzazione dell’opera è stata assegnata a
Impregilo, ma prima che le ruspe si mettano al lavoro passerà molto tempo: si arriverà a fine 2006, secondo
le stime della stessa impresa appaltatrice, o forse molto più tardi se ci saranno intoppi nella progettazione
definitiva e/o esecutiva, nella verifica di impatto ambientale, nella successiva approvazione del Cipe, previo
consulto con le regioni. In ogni caso, anche se il governo Berlusconi ha fatto qualcosina in più degli esecutivi
precedenti, non si può certo sostenere che abbia mantenuto la quinta promessa.
6. Se non mantengo vado a casa
«Nel caso in cui al termine dei 5 anni di governo almeno 4 su 5 di questi traguardi non fossero stati
raggiunti, Silvio Berlusconi si impegna formalmente a non ripresentare la propria candidatura alle
successive elezioni politiche.»
Pur avendo mancato tutti e cinque i traguardi, Silvio Berlusconi si ricandida. Così non mantiene nemmeno il
sesto e ultimo impegno.
Però il governo Berlusconi ha tolto l’ici..
Si è vero, ha tolto l’ICI. Poi, però, ha istituito l'IMU con decorrenza dal 2014 che Monti ha anticipato al 2013
grazie al buco creato dalla soppressione dell'ICI.




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CITAZIONI
Silvio Berlusconi
“Sarebbe giusto che un uomo con le qualità di Di Pietro le facesse valere sulla scena politica.”
(Ansa, 8 dicembre 1993)
“Emilio Fede? Prima ero critico, ma adesso comincio ad apprezzarlo. È un baluardo per la democrazia e per
l'informazione.”
(da la Repubblica, 4 gennaio 1995)
“Bossi, un disastro, una mente contorta e dissociata, un incidente della democrazia italiana, uno
sfasciacarrozze con il quale non mi siederò mai più allo stesso tavolo.”
 (da la Repubblica, 20 gennaio 1995)
“Voi dovete diventare dei missionari, anzi degli apostoli, vi spiegherò il Vangelo di Forza Italia, il Vangelo
secondo Silvio.”
(da Il Messaggero, 4 aprile 1995)
“Se c'è qualcuno che mi ricorda la mitezza di Gandhi, quello è il signor Berlusconi.”
(da La Stampa, 24 dicembre 1994)
“Veltroni è un coglione.”
(2 febbraio 1995; citato su Il Tirreno)
“Bisogna accorciare i tempi degli interventi perché la nostra non sarà una tragedia, ma anche noi abbiamo
fame.”
(dall'intervento al vertice mondiale della FAO, 11 giugno 2002)
“Non è vero che io racconto barzellette, anzi disistimo chi lo fa.”
(da Ansa, 27 settembre 2002)
“Mussolini non ha mai ucciso nessuno: gli oppositori li mandava in vacanza al confino.”
(dall'intervista a The Spectator, 4 settembre 2003)
 “Io invito tutti a tirar fuori soltanto una mia frase insultante nei rispetti dell'opposizione. Io rispetto tutti”
(citato, La Repubblica, 10 marzo 2004)
“La Rai è una vera e propria macchina da guerra contro di me. E anche le mie televisioni mi remano contro”
(dal Corriere della sera, 28 gennaio 2006)
“Non capisco perché a San Siro debbano entrare anche i tifosi delle altre squadre, togliendo il posto ai
nostri”
(Citato nello spettacolo “Promemoria” di Marco Travaglio)
“I poveri sono persone diseducate al benessere”
(Citato nello spettacolo “Promemoria” di Marco Travaglio)
“Io sono l’unto del Signore”
(Citato nello spettacolo “Promemoria” di Marco Travaglio)
“Non ho mai detto di essere l’unto del Signore”
(Citato nello spettacolo “Promemoria” di Marco Travaglio)
“Ho dato mandato irrevocabile ai miei avvocati di vendere le mie televisioni”
(1995, Citato nello spettacolo “Promemoria” di Marco Travaglio)


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  • 1. A cura di: Gianluca Daluiso 1
  • 2. INDICE Berlusconi – PDL Pagina Leggi ad Personam 3 Scandali Sessuali: Il caso Carfagna 9 Il caso Noemi 10 Il caso D'Addario 10 Il caso Ruby Rubacuori 10 Il Bunga Bunga 11 Pregiudicati e condannati 14 Scandali regionali: Il caso Lombardia 20 Consiglieri indagati per peculato 21 Il caso Lazio 22 Falsi luoghi comuni 24 Citazioni 28 Lega Nord Scandali Giudiziari: Razzismo e xenofobia 30 Il processo Enimont 30 Le guardie padane 31 Le presunte tangenti al partito 31 Belsito, soldi pubblici per interessi privati 31 Scandalo soldi pubblici regione Lombardia 32 Scandalo quote latte 33 Scandalo tangenti Finmeccanica 33 2
  • 3. Pregiudicati e condannanti 34 I falsi luoghi comuni 35 Citazioni 35 Partito Democratico Scandali giudiziari: Il caso Lusi 36 Il caso tedesco, tangenti 37 Il caso penati, tangenti 37 Il caso Ponzato, tangenti 38 Scandalo People Mover e le coop rosse 38 Scandalo Tav 39 Scandalo Monte dei Paschi di Siena 41 Scandalo sperpero soldi pubblici Lombardia 43 Pregiudicati e condannati 44 Tutti i regali del PD a Berlusconi 45 L’imbarazzante finanziamento di Riva (Ilva) a Bersani 49 I falsi luoghi comuni 50 Citazioni 50 Lista Monti-UDC-FLI Pregiudicati e condannati 51 L’Udc e i rapporti con la mafia 52 L’UDC e i problemi con la giustizia 54 Gli impresentabili di Monti alle elezioni: ‘ndrangheta 55 Bonferroni e le tangenti di Finmeccanica 55 Costruttori – UDC: Un rapporto in nome di Caltagirone 56 Citazioni 56 Fonti 58 3
  • 4. BERLUSCONI – PDL Negli ultimi 19 anni il debito pubblico è aumentato di oltre mille miliardi di euro. E’ raddoppiato. Berlusconi ha governato 12 degli ultimi 19 anni. Con Berlusconi abbiamo toccato il livello più basso di dignità e decoro delle istituzioni. Ha portato addirittura il parlamento ad approvare la vergognosa mozione che dichiarava “Ruby(rubacuori) è nipote di Mubarak”, per cercare invano di salvare Berlusconi dall’accusa del reato di concussione. Se non fosse tragicamente vero, ci sarebbe da ridere. Tralasciando il ridicolo, andiamo al resto. In 12 anni di governo ha approvato circa 35 leggi ad personam: 1. Decreto Biondi (1994). Approvato il 13 luglio 1994 dal governo Berlusconi I, vieta la custodia cautelare in carcere (trasformata al massimo in arresti domiciliari) per i reati contro la Pubblica amministrazione e quelli finanziari, comprese la corruzione e la concussione, proprio mentre alcuni ufficiali della Guardia di Finanza confessano di essere stati corrotti da quattro società del gruppo Fininvest (Mediolanum, Videotime, Mondadori e Tele+) e sono pronte le richieste di arresto per i manager che hanno pagato le tangenti. Il decreto impedisce cioè di arrestare i responsabili e provoca la scarcerazione immediata di 2764 detenuti, dei quali 350 sono colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli (compresi la signora Pierr Poggiolini, l’ex ministro Francesco De Lorenzo e Antonino Cinà, il medico di Totò Riina). Il pool di Milano si autoscioglie. Le proteste di piazza contro il “Salvaladri” inducono la Lega e An a ritirare il consenso al decreto e a costringere Berlusconi a lasciarlo decadere in Parlamento per manifesta incostituzionalità. Subito dopo vengono arrestati Paolo Berlusconi, il capo dei servizi fiscali della Fininvest Salvatore Sciascia e il consulente del gruppo Massimo Maria Berruti, accusato di aver depistato le indagini subito dopo un colloquio con Berlusconi. 2. Legge Tremonti (1994). Il decreto n.357 approvato dal Berlusconi I il 10 giugno 1994 detassa del 50% gli utili reinvestiti dalle imprese, purchè riguardino l’acquisto di “beni strumentali nuovi”.La neonata società Mediaset (che contiene le tv Fininvest scorporate dal resto del gruppo in vista della quotazione in Borsa) utilizza la legge per risparmiare 243 miliardi di lire di imposte sull’acquisto di diritti cinematografici per film d’annata: che non sono beni strumentali, ma immateriali, e non sono nuovi, ma vecchi. A sanare l’illegalità interviene il 27 ottobre 1994 una circolare “interpretativa” Tremonti che fa dire alla legge Tremonti il contrario di ciò che diceva, estendendo il concetto di beni strumentali a quelli immateriali e il concetto di beni nuovi a quelli vecchi già usati all’estero. 3. Legge Maccanico (1997). In base alla sentenza della Consulta del 7 dicembre 1994, la legge Mammì che consente alla Fininvest di possedere tre reti tv sull’analogico terrestre è incostituzionale:3., presumibilmente Rete4, dev’essere spenta ed eventualmente passare sul satellite, entro il 28 agosto 1996. Ma il ministro delle Poste e telecomunicazioni del governo Prodi I, Antonio Maccanico, concede una proroga fino al 31 dicembre 1996 in attesa della legge “di sistema”. A fine anno, nulla di fatto per la riforma e nuova proroga di altri sei mesi. Il 24 luglio 1997, ecco finalmente la legge Maccanico: gli editori di tv, come stabilito dalla Consulta, non potranno detenere più del 20% delle frequenze nazionali disponibili, dunque una rete Mediaset è di troppo. Ma a far rispettare il tetto dovrà provvedere la nuova Authority per le comunicazioni (Agcom), che potrà entrare in azione solo quando esisterà in Italia “un congruo sviluppo dell’utenza dei programmi televisivi via satellite o via cavo”. Che significhi “congruo sviluppo” nessuno lo sa, così Rete4 potrà seguitare a trasmettere sine die in barba alla Consulta. 4
  • 5. 4. D’Alema salva-Rete4 (1999). La neonata Agcom si mette all’opera solo nel 1998, presenta il nuovo piano per le frequenze tv e bandisce la gara per rilasciare le 8 concessioni televisive nazionali. Rete4, essendo “eccedente” rispetto alla Maccanico, perde la concessione; al suo posto la vince Europa7 di Francesco Di Stefano. Ma il governo D’Alema, nel 1999, concede a Rete4 una “abilitazione provvisoria” a seguitare a trasmettere senza concessione, così per dieci anni Europa7 si vedrà negare le frequenze a cui ha diritto per legge. 5. Gip-Gup (1999). Berlusconi e Previti, imputati per corruzione di giudici romani (processi Mondadori, Sme-Ariosto e Imi-Sir), vogliono liberarsi del gip milanese Alessandro Rossa-to, che ha firmato gli arresti dei magistrati corrotti e degli avvocati Fininvest Pacifico e Acampora, ma ha pure disposto l’arresto di Previti (arresto bloccato dalla Camera, a maggioranza Ulivo). Ora spetta a Rossato, in veste di Gup, condurre le udienze preliminari dei tre processi e decidere sulle richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla procura di Milano. Udienze che iniziano nel 1999. Su proposta dell’on. avv. Guido Calvi, legale di Massimo D’Alema, il centrosinistra approva una legge che rende incompatibile la figura del gip con quella del gup: il giudice che ha seguito le indagini preliminari non potrà più seguire l’udienza preliminare e dovrà passarla a un collega, che ovviamente non conosce la carte e perderà un sacco di tempo. Così le udienze preliminari Imi-Sir e Sme, già iniziate dinanzi a Rossato, proseguono sotto la sua gestione e si chiuderanno a fine anno con i rinvii a giudizio degli imputati. Invece quella per Mondadori, non ancora iniziata, passa subito a un altro giudice, Rosario Lupo, che proscioglie tutti gli imputati per insufficienza di prove (poi, su ricorso della Procura, la Corte d’appello li rinvierà a giudizio tutti, tranne uno: Silvio Berlusconi, dichiarato prescritto grazie alle attenuanti generiche). 6. Rogatorie (2001). Nel 2001 Berlusconi torna a Palazzo Chigi e fa subito approvare una legge che cancella le prove giunte dall’estero per rogatoria ai magistrati italiani, comprese ovviamente quelle che dimostrano le corruzioni dei giudici romani da parte di Previti & C. Da mesi i legali suoi e di Previti chiedono al tribunale di Milano di cestinare quei bonifici bancari svizzeri perché mancano i numeri di pagina, o perché si tratta di fotocopie senza timbro di conformità,o perchè sono stati inoltrati direttamente dai giudici elvetici a quelli italiani senza passare per il ministero della Giustizia. Il Tribunale ha sempre respinto quelle istanze. Che ora diventano legge dello Stato. Con la scusa di ratificare la convenzione italo-svizzera del 1998 per la reciproca assistenza giudiziaria (dimenticata dal centrosinistra per tre anni), il 3 ottobre 2001 la Cdl vara la legge 367 che stabilisce l’inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi da giudici stranieri che non siano “in originale” o “autenticati” con apposito timbro, che siano giunti via fax, o via mail o brevi manu o in fotocopia o con qualche vizio di forma. Anche se l’imputato non ha mai eccepito sulla loro autenticità, vanno cestinati. Poi, per fortuna, i tribunali scoprono che la legge contraddice tutte le convenzioni internazionali ratificate dall’Italia e tutte le prassi seguite da decenni in tutta Europa. E, siccome quelle prevalgono sulle leggi nazionali, disapplicano la legge sulle rogatorie, che resterà lettera morta. 7. Falso in bilancio (2002). Siccome Berlusconi ha cinque processi in corso per falso in bilancio, il 28 settembre 2001 la sua maggioranza approva la legge-delega numero 61 che incarica il governo 5
  • 6. di riformare i reati societari. Il che avverrà all’inizio del 2002 con i decreti delegati che: abbassano le pene da 5 a 4 anni per le società quotate e addirittura a 3 per le non quotate (prescrizione più breve, massimo 7 anni e mezzo per le quotate e 4 e mezzo per le non quotate; e niente più custodia cautelare né intercettazioni); rendono il falso per le non quotate perseguibile solo a querela del socio o del creditore; depenalizzano alcune fattispecie di reato (come il falso nel bilancio presentato alle banche); fissano amplissime soglie di non punibilità (per essere reato, il falso in bilancio dovrà superare il 5% del risultato d’esercizio, l’1% del patrimonio netto, il 10% delle valutazioni. Così tutti i processi al Cavaliere per falso in bilancio vengono cancellati: o perché manca la querela dell’azionista (B. non ha denunciato B.), o perché i falsi non superano le soglie (“il fatto non è più previsto dalla legge come reato), o perché il reato è ormai estinto grazie alla nuova prescrizione-lampo. 8. Mandato di cattura europeo (2001). Unico fra quelli dell’Unione europea, il governo Berlusconi II rifiuta di ratificare il “mandato di cattura europeo”, ma solo relativamente ai reati finanziari e contro la Pubblica amministrazione . Secondo “Newsweek”, Berlusconi “teme di essere arrestato dai giudici spagnoli” per l’inchiesta su Telecinco. L’Italia otterrà di poter recepire la norma comunitaria soltanto dal 2004. 9. Il governo sposta il giudice (2001). Il 31 dicembre, mentre gli italiani festeggiano il Capodanno, il ministro della Giustizia Roberto Castelli, su richiesta dei difensori di Previti, nega contro ogni prassi la proroga in Tribunale al giudice Guido Brambilla, membro del collegio che conduce il processo Sme-Ariosto, e dispone la sua “immediata presa di possesso” presso il Tribunale di sorveglianza dov’è stato trasferito da qualche mese, senza poter completare i dibattimenti già avviati. Così il processo Sme dovrebbe ripartire da zero dinanzi a un nuovo collegio. Ma poi interviene il presidente della Corte d’appello con una nuova “applicazione” di Brambilla in Tribunale fino a fine anno. 10. Cirami (2002). I difensori di Previti e Berlusconi chiedono alla Cassazione di spostare i loro processi a Brescia perché, sostengono, a Milano l’intero Tribunale è viziato da inguaribile prevenzione contro di loro. E, per oliare meglio il meccanismo, reintroducono il vecchio concetto di “legittima suspicione” per motivi di ordine pubblico , vigente un tempo, quando i processi scomodi traslocavano nei “porti delle nebbie” per riposarvi in pace. E’ la legge Ci-rami n. 248, approvata definitivamente il 5 novembre 2002. Ma nemmeno questa funziona: la Cassazione, nel gennaio 2003, respinge la richiesta di trasloco: il Tribunale di Milano è sereno e imparziale. 11. Lodo Maccanico-Schifani (2003). Le sentenze Sme e Mondadori si avvicinano. Su proposta del senatore della Margherita Antonio Maccanico, il 18 giugno 2003 la Cdl approva la legge 140, primo firmatario Renato Schifani, che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del senato, del Consiglio e della Corte costituzionale. I processi a Berlusconi si bloccano in attesa che la Consulta esamini le eccezioni di incostituzionalità sollevate dal Tribunale di Milano. E ripartono nel gennaio 2004, quando la Corte boccia il “lodo”. 12. Ex Cirielli (2005). Il 29 novembre 2005 la Cdl vara la legge ex Cirielli (misconosciuta dal suo stesso proponente), che riduce la prescrizione per gli in-censurati e trasforma in arresti domiciliari la detenzione per gli ultrasettantenni (Previti ha appena compiuto 70 anni, Berlusconi sta per 6
  • 7. compierli). La legge porta i reati prescritti da 100 a 150 mila all’anno, decima i capi di imputazione del processo Mediaset (la frode fiscale passa da 15 a 7 anni e mezzo) e annienta il processo Mills (la corruzione anche giudiziaria si prescrive non più in 15, ma in 10 anni). 13. Condono fiscale (2002). La legge finanziaria 2003 varata nel dicembre 2002 contiene il condono tombale. Berlusconi giura che non ne faranno uso né lui né le sue aziende. Invece Mediaset ne approfitta subito per sanare le evasioni di 197 milioni di euro contestate dall’Agenzia delle entrate pagandone appena 35. Anche Berlusconi usa il condono per cancellare con appena 1800 euro un’evasione di 301 miliardi di lire contestata dai pm di Milano. 14. Condono per i coimputati (2003). Col decreto 143 del 24 giugno 2003, presunta “interpretazione autentica” del condono, il governo ci infila anche coloro che hanno “concorso a commettere i reati”, anche se non hanno firmato la dichiarazione fraudolenta. Cioè il governo Berlusconi salva anche i 9 coimputati del premier, accusati nel processo Mediaset di averlo aiutato a evadere con fatture false o gonfiate. 15. Pecorella (2006). Salvato dalla prescrizione nel processo Sme, grazie alle attenuanti generiche, Berlusconi teme che in appello gli vengano revocate, con conseguente condanna. Così il suo avvocato Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia della Camera, fa approvare nel dicembre 2005 la legge che abolisce l’appello, ma solo quando lo interpone il pm contro assoluzioni o prescrizioni. In caso di condanna in primo grado, invece, l’imputato potrà ancora appellare. Il presidente Ciampi respinge la Pecorella in quanto incostituzionale. Berlusconi allunga di un mese la scadenza della legislatura per ripresentarla uguale e la fa riapprovare (legge n.46) nel gennaio 2006. Ciampi stavolta è costretto a firmarla. Ma poi la Consulta la boccia in quanto incostituzionale. 16. Frattini (2002). Il 28 febbraio 2002 la Cdl approva la legge Frattini sul conflitto d’interessi: chi possiede aziende e va al governo, ma di quelle aziende è soltanto il “mero proprietario”, non è in conflitto d’interessi e non è costretto a cederle. Unica conseguenza per il premier:deve lasciare la presidenza del Milan 17.Gasparri-1(2003). In base alla nuova sentenza della Consulta del 2002, entro il 31 dicembre 2003 Rete4 deve essere spenta e passare sul satellite. Il 5 dicembre la Cdl approva la legge Gasparri sulle tv: Rete4 può seguitare a trasmettere “ancorchè priva di titolo abilitativo”, cioè anche se non ha più la concessione dal 1999; il tetto antitrust del 20% sul totale delle reti non va più calcolato sulle 10 emittenti nazionali, ma su 15 (compresa Telemarket). Dunque Mediaset può tenersi le sue tre tv. Quanto al tetto pubblicitario del 20%, viene addirittura alzato grazie al trucco del “Sic”, che include un panel talmente ampio di situazioni da sfiorare l’infinito. Confalonieri calcola che Mediaset potrà espandere i ricavi di 1-2 miliardi di euro l’anno. Ma il 16 dicembre Ciampi rispedisce la legge al mittente: è incostituzionale. 18. Berlusconi salva-Rete4 (2003). Mancano due settimane allo spegnimento di Rete4. Alla vigilia di Natale, Berlusconi firma un decreto salva-Rete4 (n.352) che concede alla sua tv l’ennesima proroga semestrale, in attesa della nuova Gasparri. 7
  • 8. 19. Gasparri-2 (2004). La nuova legge approvata il 29 aprile 2004, molto simile a quella bocciata dal Quirinale, assicura che Rete4 non sfora il tetto antitrust perché entro il 30 aprile il 50% degli italiani capteranno il segnale del digitale terrestre, che garantirà loro centinaia di nuovi canali. Poi però si scopre che, a quella data, solo il 18% della popolazione riceve il segnale digitale. Ma poi l’Agcom dà un’interpretazione estensiva della norma: basta che in un certo luogo arrivi il segnale digitale di una sola emittente, per considerare quel luogo totalmente digitalizzato. Rete4 è salva, Europa 7 è ancora senza frequenze. 20. Decoder di Stato (2004). Per gonfiare l’area del digitale, la finnaziaria per il 2005 varata nel dicembre 2004 prevede un contributo pubblico di 150 euro nel 2004 e di 70 nel 2005 per chi acquista il decoder per la nuova tecnologia televisiva. Fra i principali distributori di decoder c’è Paolo Berlusconi, fratello di Silvio,titolare di Solaris (che commercializza decoder Amstrad). 21. Salva-decoder (2003). Il digitale terrestre è un affarone per Mediaset, che vi trasmette partite di calcio a pagamento, ma teme il mercato nero delle tassere taroccate: prontamente, il 15 gennaio 2003, il governo che ha depenalizzato il falso in bilancio porta fino a 3 anni con 30 milioni di multa la pena massima per smart card fasulle per le pay tv. 22. Salva-Milan (2002). Col decreto 282/2002, convertito in legge il 18 febbraio, il governo Berlusconi consente alle società di calcio, quasi tutte indebitatissime, diammortizzare sui bilanci 2002 e spalmare nei dieci anni successivi la svalutazione dei cartellini dei giocatori. Il Milan risparmia 242 milioni di euro. 23. Salva-diritti tv (2006). Forza Italia blocca il ddl, appoggiato da tutti gli altri partiti di destra e di sinistra, per modificare il sistema di vendita dei diritti tv del calcio in senso “collettivo” per non penalizzare le società minori privilegiando le maggiori. Il sistema resta dunque “soggettivo” , a tutto vantaggio dei maggiori club: Juventus, Inter e naturalmente Milan. 24. Tassa di successione (2001). Il 28 giugno 2001 il governo Berlusconi abolisce la tassa di successione per i patrimoni superiori ai 350 milioni di lire (fino a quella cifra l’imposta era già stata abrogata dall’Ulivo). Per combinazione, il premier ha cinque figli e beni stimati in 25mila miliardi di lire. 25. Autoriduzione fiscale (2004). Nel 2003, secondo “Forbes”, Berlusconi è il 45° uomo più ricco del mondo con un patrimonio personale di 5,9 miliardi di dollari. Nel 2005 balza al 25° posto con 12 miliardi. Così, quando a fine 2004 il suo governo abbassa le aliquote fiscali per i redditi dei più abbienti, “L’espresso” calcola che Berlusconi risparmierà 764.154 euro all’anno. 26. Plusvalenze esentasse (2003). Nel 2003 Tremonti vara una riforma fiscale che detassa le plusvalenze da partecipazione. La riforma viene subito utilizzata dal premier nell’aprile 2005 quando cede il 16,88% di Mediaset detenuto da Fininvest per 2,2 miliardi di euro, risparmiando 340 milioni di tasse. 27. Villa abusiva con condono (2004). Il 6 maggio 2004, mentre «La Nuova Sardegna» svela gli 8
  • 9. abusi edilizi a Villa Certosa, Berlusconi fa approvare due decreti. Il primo stabilisce l’approvazione del piano nazionale anti-terrorismo e contiene anche un piano (segretato) per la sicurezza di Villa La Certosa. Il secondo individua la residenza di Berlusconi in Sardegna come «sede alternativa di massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio e per la continuità dell’azione di governo». Ed estende il beneficio anche a tutte le altre residenze del premier e famiglia sparse per l’Italia. Così si bloccano le indagini sugli abusi edilizi nella sua villa in Costa Smeralda. Poi nel 2005 il ministro dell’Interno Pisanu toglie il segreto. Ma ormai è tardi. La legge n. 208 del 2004, varata in tutta fretta dal governo Berlusconi, estende il condono edilizio del 2003 anche alle zone pro-tette: come quella in cui sorge la sua villa. Prontamente la Idra Immobiliare, proprietaria delle residenze private del Cavaliere, presenta dieci diverse richieste di condono edilizio. E riesce a sanare tutto per la modica cifra di 300mila euro. Nel 2008 il Tribunale di Tempio Pausania chiude il procedimento per gli abusi edilizi perchè in gran parte condonati grazie a un decreto voluto dal mero proprietario della villa. 28. Ad Mediolanum (2005). Nonostante le resistenze del ministro del Welfare, Roberto Maroni, Forza Italia impone una serie di norme favorevoli alle compagnie assicurative nella riforma della previdenza integrativa e complementare (dl 252/2005), fra cui lo spostamento di 14 miliardi di euro verso le assicurazioni, alcune norme che forniscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale (a beneficio anche di Mediolanum, di proprietà di Berlusconi e Doris) e soprattutto lo slittamento della normativa al 2008 per assecondare gli interessi della potente lobby degli assicuratori (di cui Mediolanum è una delle capofila). Intanto, nel gennaio del 2004, le Poste Italiane con un appalto senza gara hanno concesso a Mediolanum l’utilizzo dei 16mila sportelli postali sparsi in tutta Italia. 29. Ad Mondadori-1 (2005). Il 9 giugno 2005 il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti stipula un accordo con le Poste Spa per il servizio «Postescuola»: consegna e ordinazione – per telefono e on line – dei libri di testo destinati agli alunni della scuola secondaria. Le case editrici non consegneranno i loro volumi direttamente, ma tramite la Mondolibri Bol, una società posseduta al 50 per cento da Arnoldo Mondadori Editore Spa, di cui è mero proprietario Berlusconi. L’Antitrust esamina il caso, ma pur accertando l’indubbio vantaggio per le casse Mondadori, non può censurare l’iniziativa perché a firmare l’accordo non è stato il premier, ma la Moratti. 30. Ad Mondadori-2 (2005). L’8 febbraio 2005 scatta l’operazione “E-book”, per il cui avvio il governo stanzia 3 milioni. E a chi affidano la sperimentazione i ministri Moratti (Istruzione) e Stanca (Innovazione)? A Monda-dori e Ibm: la prima è di Berlusconi, la seconda ha avuto come vicepresidente Stanca fino al 2001. 31. Indulto (2006). Nel luglio 2006 centrosinistra e centrodestra approvano l’indulto Mastella (contrari Idv, An, Lega, astenuto il Pdci): 3 anni di sconto di pena a chi ha commesso reati prima del 2 maggio di quell’anno. Lo sconto vale anche per i reati contro la Pubblica amministrazione (che sul sovraffollamento della carceri non incidono per nulla), compresa la corruzione giudiziaria, altrimenti Previti resterebbe agli arresti domiciliari. Una nuova legge ad personam che regala anche al Cavaliere un “bonus” di tre anni da spendere nel caso in cui fosse condannato in via definitiva. 32. Lodo Alfano (2008). Nel luglio 2008, alla vigilia della sentenza nel processo Berlusconi-Mills, il 9
  • 10. Pdl tornato al governo approva il lodo Alfano che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del Senato e del Consiglio. Soprattutto del Consiglio. Nell’ottobre 2009 la Consulta boccerà anche quello in quanto incostituzionale. 33. Più Iva per Sky (2008). Il 28 novembre 2008 il governo raddoppia l’Iva a Sky, la pay-tv di Rupert Murdoch, principale concorrente di Mediaset, portandola dal 10 al 20%. 34. Meno spot per Sky (2009). Il 17 dicembre 2009 il governo Berlusconi vara il decreto Romani che obbliga Sky a scendere entro il 2013 dal 18 al 12% di affollamento orario di spot. 35. Più azioni proprie (2009). La maggioranza aumento dal 10 al 20% la quota di azioni proprie che ogni società può acquistare e detenere in portafoglio. La norma viene subito utilizzata dalla Fininvest per aumentare il controllo su Mediaset. 36. Ad listam (2010). Visto che le liste del Pdl sono state presentate fuori tempo massimo nel Lazio e senza timbri di autenticazione a Milano, il governo vara un decreto “interpretativo” che stravolge la legge elettorale, sanando ex post le illegalità commesse per costringere il Tar a riammetterle. Ma non si accorge che, nel Lazio, la legge elettorale è regionale e non può essere modificata da un decreto del governo centrale. Così il Tar ribadisce che la lista è fuorilegge, dunque esclusa. 37. Illegittimo impedimento (2010). Non sapendo più come bloccare i processi Mediaset e Mills, Berlusconi fa approvare il 10 marzo 2010 una legge che rende automatico il “legittimo impedimento” a comparire nelle udienze per sé stesso e per i suoi ministri, il tutto per una durata di 6 mesi, prorogabili fino a 18. Basterà una certificazione della Presidenza del Consiglio e i giudici dovranno fermarsi, senza poter controllare se l’impedimento sia effettivo e legittimo. Il tutto in attesa della soluzione finale, cioè delle nuove leggi ad personam che porteranno il totale a quota 40: “processo breve”, anti-intercettazioni e lodo Alfano-bis costituzionale. Cioè incostituzionale. SCANDALI PRESUNTI ILLECITI DI NATURA SESSUALE Il caso Carfagna Nel quarto governo Berlusconi, l'onorevole Mara Carfagna, ex showgirl, è stata scelta per ricoprire il ruolo di ministro delle Pari Opportunità. Secondo numerose indiscrezioni, alcune intercettazioni telefoniche effettuate nell'ambito di un'inchiesta per corruzione a carico di Berlusconi avrebbero prodotto materiale non penalmente rilevante riguardante presunti favori sessuali ottenuti dal Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi in cambio dell'incarico da ministro. Oltre alla stampa estera, dell'esistenza delle intercettazioni parlò Sabina Guzzanti durante una manifestazione politica. 10
  • 11. Il caso Noemi Il 28 aprile 2009, la moglie di Berlusconi, Veronica Lario, in un'e-mail all'ANSA espresse il suo sdegno riguardo alla possibile scelta del marito di candidare giovani ragazze di bella presenza, alcune delle quali senza esperienza politica, per le vicine elezioni europee. Il 2 maggio seguente, dopo aver saputo che Berlusconi si era recato alla festa del diciottesimo compleanno di Noemi Letizia (una ragazza di Portici), ha poi affidato ad un avvocato l'incarico di presentare richiesta di separazione dal marito. La Lario, a questo punto, ha fatto menzione di una supposta abitudine del marito di frequentare minorenni: «Non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni», «...figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica», «Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile». Il 14 maggio il quotidiano La Repubblica pubblica un articolo in cui mostra le molte contraddizioni e discordanze della versione di Berlusconi concernente le sue frequentazioni con Noemi Letizia con le dichiarazioni degli altri protagonisti della vicenda. Il 28 maggio Berlusconi giura sulla testa dei suoi figli di non aver mai avuto relazioni "piccanti" con minorenni, e che se stesse mentendo si dimetterebbe immediatamente. La questione è stata ampiamente trattata dalla stampa estera (per esempio dai quotidiani britannici The Times, Financial Times e dalla BBC). Il caso D'Addario Nel luglio 2009 il giornale L'Espresso pubblica sul suo sito le registrazioni audio degli incontri tra Silvio Berlusconi e la escort Patrizia D'Addario (da lei stessa effettuate).[240] Tali registrazioni risalgono all'ottobre 2008 e sono state depositate dalla stessa D'Addario presso la Procura di Bari, che le ha ascoltate e pubblicate in quanto rilevanti - insieme ad altre intercettazioni - per far luce sulla natura dei rapporti tra Berlusconi e l'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini indagato per corruzione e associazione a delinquere nell'ambito di un'inchiesta su tangenti e affari a danno della sanità pugliese.[241] Poco dopo il Premier dichiarò: "Non sono un santo, spero lo capiscano anche quelli di Repubblica". [242] Al di là dell'interesse di natura scandalistica, le vicende riguardanti i presunti rapporti extraconiugali di Berlusconi con escort e giovani ragazze dello spettacolo hanno attirato l'attenzione dell'opinione pubblica e di parte del mondo politico, in quanto paiono essere in più punti intrecciate con la promessa di candidature politiche nelle liste del Pdl e affiliate (La Puglia prima di tutto) in occasione delle elezioni europee e delle amministrative del giugno 2009. Il caso Ruby A novembre 2010 scoppia il cosiddetto "caso Ruby". La vicenda ruota attorno all'allora minorenne marocchina Karima El Mahroug detta Ruby Rubacuori, fermata per furto nel maggio 2010 a Milano. Accertata la minore età della ragazza, il magistrato dispose l'affidamento secondo le normali procedure. Tuttavia, dopo che Berlusconi ebbe telefonato in questura sostenendo che la giovane fosse la nipote dell'allora presidente egiziano Hosni Mubarak (fatto poi dimostratosi falso), la ragazza venne affidata al consigliere regionale PDL Nicole Minetti. Ruby dichiarò di essere stata più volte ospite di Berlusconi presso la sua residenza di Arcore ricevendo in tali occasioni denaro. Ritenendo che quel denaro sarebbe stato il compenso per prestazioni sessuali, a gennaio 2011 la procura della Repubblica di Milano ha contestato a Berlusconi i reati di concussione e prostituzione minorile. Il 15 febbraio 2011 Silvio Berlusconi viene rinviato a giudizio con rito immediato, per entrambe le accuse di concussione aggravata e di favoreggiamento della prostituzione minorile, passando così da indagato a imputato. 11
  • 12. Scandalo del Bunga Bunga Cene, feste e orge. Con ragazze di ogni tipo: italiane, cubane, venezuelane, domenicane. Belle, bellissime. Disposte a tutto. A travestirsi da infermiere sexy. Insomma “qualcosa di mai visto”. Di “indecente”. Tanto che per partecipare a quegli incontri bisogna “essere pronti a tutto”. C’è questo e altro nelle 389 pagine dell’inchiesta su Ruby Rubacuori da questa mattina sul tavolo della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera. C’è tutto Berlusconi. C’è soprattutto la sua televisione “sporcacciona” di Drive in. E quella di Non è la Rai. Anche lì ragazze minorenni in bella mostra. Le serate hard di Arcore prendono vita nei racconti delle ragazze e nelle intercettazioni telefoniche. Racconta una di loro: “Berlusconi ha insistito, ma io non volevo, ho cercato di respingerlo. Gli ho detto di no, ma non ce l’ho fatta e sono stata costretta a subire qualcosa che non avrei voluto”. Che succede a villa San Martino durante quelle sere che quasi sempre diventano notte e si trasformano in albe stanche. lo racconto l’ex prefetto Carlo Ferrigno: “Una sera – racconta al telefono il 29 settembre 2010 l’ex prefetto di Napoli e commissario antiracket dal 2003 al 2006 Carlo Ferrigno – c’era una mezza araba e le avevano fatto fare la danza del ventre, gli altri tutti intorno a guardarla”. Poi precisa e non va per il sottile: “C’erano le orge lì dentro, non con droga non mi risulta”. Quindi: “Bevevano tutte mezze discinte”. E Berlusconi? “Si è messo a cantare barzellette, erano loro tre: Berlusconi, Mora, Fede, e ventotto ragazze, tutte alla fine erano senza reggipetto, solo le mutandine quelle strette”. E a fine serata il Cavaliere “gli ha regalato anelli e bracciali” Le ospiti dunque attovagliate a quelle cene non sono proprio signore della buona borghesia milanese. Ma chi sono. Per capirlo basta rileggere le intercettazioni di Nicole Minetti. Lei, igienista dentale e consigliere del Pdl in Lombardia, parla con un’amica, ex compagna di liceo. La invita ad Arcore. E spiega: “Ci sono varie tipologie di persone. C’è la zoccola, la sudamericana che non parla italiano e viene dalle favelas. C’è quella un po’ più seria, c’è la via di mezzo tipo Barbara Faggioli e poi ci sono io che faccio quel che faccio, capito?”. Quindi il consiglio: “fregatene, sbattitene il cazzo e via andare”. Ad Arcore ci arriva con la Minetti che per la strada raccoglie altre tre ragazze. Si entra. Si cena. E poi inizia la festa. Il cavaliere si presenta: “buonasera lei è la signorina due lauree”. Quindi tutto inizia. Tra le ragazze “si notava un atteggiamento di confidenza tra le ragazze e il presidente”. Lo stesso vale per Emilio Fede e Carlo Rossella. La giovane amica della Minetti prosegue: “I canti furono accompagnati da un trenino. E dopo la cena sentii alcune ragazze dire: scendiamo al bunga bunga”. Questo è il tempio in cui il drago accoglie le sue “vergini”. E’ una sala-discoteca. Di nuovo la parola passa alla “signorina due lauree”: “Vi sono divanetti, un palo di lapdance, una sorta di banco ba, i bagni”. Qui le ragazze si cambiano. Il passaggio è importante. Ricordate Drive in? Ecco di nuovo il racconto: “Le ragazze indossarono vestiti succinti, alcune modificarono l’acconciatura, il trucco e assunsero atteggiamenti con connotazioni equivoche” E poi ci sono le intercettazioni che rafforzano il quadro, lo rifiniscono e lo puntellano. ”E’ allucinante. Non sai. Lo chiamano tutte amore, tesorino. Non puoi nemmeno immaginare quello che avviene lì… Nei giornali dicono molto meno della verità anche quando lo massacrano”. Sui festini di Arcore le soubrette sono chiarissime: “O sei pronta a tutto oppure prendi il taxi e te ne vai”. Per arrivarci, a villa San Martino, invece 12
  • 13. non c’è problema. ”Siamo entrate senza alcun tipo di controllo”, dice una ragazza. Quindi prosegue: “E’ molto semplice. Dai il tuo nome al citofono ed entri”. Un’altra ragazza, sempre descrivendo i festini nella casa del Cavaliere, parla di “desolazione”. E va avanti: “Sì, sì l’ho proprio conosciuto per bene. Mi ha presentato a tutti e mi ha dedicato anche una canzone”. Silvio è generoso, si sa. Le sue feste sono sfarzose come anche le sue ricompense. Ne parlano le gemelline De Vivo note per la loro partecipazione all’Isola dei famosi. “L’ho visto un po’ out – dice Imma De Vivo -, ingrassato, imbruttito, l’anno scorso stava più in forma, adesso sta più di là che di qua, è diventato pure brutto, deve solo sganciare, speriamo che sia più generoso, io non gli regalo un cazzo”. Tra le ospiti di villa San Martino c’è anche Barbara Faggioli. Il 25 settembre la giovane starlette parla al telefono con Fede. E’ offesa. Dice: “Non mi ha invitato, ormai preferisce invitare le cubane e le venezuelane”. Ma anche le domenicane come Maria Ester Garcia Polanco. Di lei parla l’igienista dentale del premier Nicole Minetti. “L’ha dovuta allontanare, lavorava con uomini che vomitavano in macchina, l’hanno trovata con droga e un coltello”. E Fede replica: “A una di quelle che c’era ieri sera ho dato di tasca mia 10mila euro. Perché aveva foto scattate con telefonino, aveva bisogno di soldi”. Secondo alcune ragazze, a quanto rivela l’Espresso, anche la Minetti “faceva spogliarelli e, a volte, si travestiva da uomo”. Altri dettagli riguardano “alcune ragazze mezze nude” che ballavano “vicine vicine”, in atteggiamenti “lesbici”. La cosa, poi, è nota a molti. Insomma il bunga bunga non è affatto un segreto. Anzi: un’abitudine risaputa del Cavaliere. E così nella richiesta di autorizzazione alla perquisizione degli uffici del contabile di Berlusconi, Giuseppe Spinelli, c’è l’intercettazione di una telefonata tra la parlamentare del Pdl Maria Rosaria Rossi con Emilio Fede nella quale si parla anche della pratica del bunga bunga. “Ma tu stai venendo qui?”, chiede Maria Rosaria Rossi a Emilio Fede. Il direttore del Tg4 risponde che sarà nel luogo dell’appuntamento non prima delle 21-21.15. Poi aggiunge: “Ho anche due amiche mie…”. La Rossi risponde: “Che palle che sei, quindi bunga bunga, 2 di mattina, ti saluto…”. Dai racconti dei deputati che hanno visto le carte del caso Ruby emerge un “quadro postribolare”. Con Emilio Fede che farebbe da cerimoniere consigliando alle ragazze addirittura l’abbigliamento. Lo stesso Fede avrebbe suggerito a Roberta Bonasia, ritenuta una favorita dal premier, di essere amorevole e di essere aperta. Chi ha letto la documentazione della procura di Milano conferma che Nicole Minetti avrebbe preso parte ai sexy show. In una telefonata intercettata, Ruby a un amico racconta: “Mi offrono qualunque cifra per farmi stare zitta, come quelle che mi offrivano per fottere”. Decisive anche le dichiarazioni di Floriano Carrozzo che sentito a verbale come semplice testimone lascia importanti dichiarazioni. Racconta: “Ruby mi fece vedere il numero di Berlusconi, dove lei lo poteva contattare, mi aveva detto che era andata due volte alla presidenza del Consiglio”. Dopodiché la prova della consapevolezza da parte del premier della minore età della ragazza: “Mi confidò che il presidente del Consiglio aveva saputo da lei che era minorenne”. E sono sempre le confessioni di Ruby Rubacuori a infiocchettare il quadro con particolari non proprio edificanti. “Letizia? – dice Ruby a un amico – no lei è la pupilla, io sono invece il culo” Cosa ne pensa la stampa estera? Alcuni articoli sfogliabili online: Germania: 28 ottobre Bild Una diciassettenne dichiara: Berlusconi ha voluto il “Bunga Bunga“! 13
  • 14. Gran Bretagna: 28 ottobreTelegraph Un amico di Berlusconi coinvolto in un’inchiesta di prostituzione Stati Uniti: 28 ottobre The Huffington post “Berlusconi coinvolto in uno scandalo di prostituzione” Francia: 28 ottobre Le Point I giochi erotici di Silvio Berlusconi scandalizzano l’Italia Francia: 28 ottobreLibération Il cavaliere chiamato in causa da un nuovo scandalo di sesso: una marocchina trascina Berlusconi in tribunale Gran Bretagna: 29 ottobre Guardian L’ufficio di Silvio Berlusconi è intervenuto a favore di un’adolescente sospettata di furto Stati Uniti: 2 novembre The New York Times Lo scandalo Berlusconi potrebbe minacciare il Governo 14
  • 15. LISTE “PULITE” Arriviamo alla questione legalità nel PDL, e lo facciamo con una premessa. Il PDL è nato dalla fusione di più partiti. Sicuramente il più importante era Forza Italia. L’ideologo di questo partito, insieme a Berlusconi, fu Marcello Dell’Utri: una condanna patteggiata per frode fiscale, una condanna in appello per concorso esterno in associazione mafiosa(la Cassazione ha annullato con rinvio della sentenza in appello), e vari capi di imputazioni approfondibili qui (http://it.wikipedia.org/wiki/Marcello_Dell'Utri#Procedimenti_giudiziari ) Pregiudicati XVI Legislatura Parlamentare Gli indagati e condannati nelle file del PDL nella scorsa legislatura parlamentare, erano all’incirca 65: pregiudicati per vari reati fra i quali corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa. Reati gravissimi. E pensate che le nostre tasse servivano per pagare migliaia e migliaia di euro di stipendio a questi signori. Ecco la lista: (I processi in corso sono tanti, quindi ci potrebbero essere dei margini di errori, non volontari.) 1. ABRIGNANI Ignazio (PDL) - indagato per dissipazione post-fallimentare. 2. ANGELUCCI Antonio (PDL) - Indagato per associazione a delinquere, truffa e falso. 3. ARACU Sabatino (PDL) - Rinviato a giudizio nella sanitopoli abruzzese. 4. BARANI Lucio (PDL) - Richiesta di rinvio a giudizio per abuso d’uffici. 5. BARBARESCHI Luca (Gruppo Misto) - Indagato per abusivismo. 6. BERLUSCONI Silvio (PDL) - 2 amnistie (falsa testimonianza P2, falso in bilancio Macherio); 1 assoluzione per depenalizzazione del reato (falso in bilancio All Iberian); 2 processi in corso (intercettazioni Unipol, processo Ruby). 5 prescrizioni (Lodo Mondadori, All Iberian, Consolidato Fininvest, Falso in bilancio Lentini, processo Mills). Il 26 ottobre 2012 è stato condannato in primo grado a 4 anni di reclusione per frode fiscale nel processo Mediaset (prescritto per il reato del 2001, ma non per gli esercizi 2002-2003). Tre dei 4 anni sono stati condonati per indulto. E' stato inoltre interdetto dai pubblici uffici per tre anni e dovrà pagare un risarcimento di 10 milioni di euro all'Agenzia delle Entrate. 7. BERRUTI Massimo Maria (PDL) - condannato in appello a 2 anni e 10 mesi nell'inchiesta per i fondi neri Fininvest. 8. BRANCHER Aldo (PDL) - condannato in primo grado e appello per falso in bilancio e finanziamento illecito al psi. Il primo reato prescritto, il secondo depenalizzato. Indagato per ricettazione. Condannato in appello a due anni per appropriazione indebita e ricettazione. 9. BRIGUGLIO Carmelo (PDL) - vari processi a carico (truffa, falso, abuso d'ufficio), alcuni prescritti, alcuni trasferiti ad altri tribunali ed in seguito assolto. 10. CALIENDO Giacomo (PDL)- Indagato per violazione della legge Anselmi sulle società segrete (inchiesta nuova P2). 11. CAMBER Giulio (PDL) - condannato in via definitiva per millantato credito. 12. CARLUCCI Gabriella (Udc, eletta nel Pdl): condannata a risarcire una sua collaboratrice. 13. CATONE Giampiero (PDL) - condannato in primo grado a otto anni per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falso, false comunicazioni sociali e bancarotta fraudolenta pluriaggravata. 14. CESARO Luigi (PDL) - Indagato per associazione camorristica. 15
  • 16. 15. CIARRAPICO Giuseppe (PDL) - condannato per truffa aggravata e continuata ai danni di INPS e INAIL, multa per violazione legge tutela "lavoro fanciulli e adolescenti", condannato per falso in bilancio e truffa, condanna per diffamazione, condannato per bancarotta fraudolenta, condannato per finanziamento illecito, condannato per il crac "valadier", condannato in appello per assegni a vuoto e in seguito reato depenalizzato, condanna in primo grado per abuso ed in seguito prescritto, condannato per truffa e violazione della legge sulle trasfusioni, rinviato a giudizio per ricettazione, indagato per truffa ai danni di palazzo Chigi. 16. CICCHITTO Fabrizio (PDL) - Il suo nome compare nelle liste della loggia massonica P2: fascicolo 945, numero di tessera 2232, data di iniziazione 12 dicembre 1980. All’epoca della scoperta degli elenchi Cicchitto era deputato e membro della direzione del Psi. è uno dei pochi ad aver ammesso di aver sottoscritto la domanda di adesione. 17. COSENTINO Nicola (PDL): accusato di legami con il clan dei Casalesi, il Parlamento ha negato la richiesta d’arresto. Imputato anche nell’inchiesta sulla P3. 18. CURSI Cesare (PDL) - Indagato per corruzione. 19. D’ALI' Antonio (PDL): rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. 20. DE ANGELIS Marcello (PDL) - condannato per banda armata e associazione eversiva. 21. DE GREGORIO Sergio (PDL) - indagato per associazione per delinquere, concorso in truffa e truffa aggravata, concorso in bancarotta fraudolenta. Il Senato ha negato l’autorizzazione all’arresto. 22. DELL'UTRI Marcello (PDL) - condannato per false fatture e frode fiscale, condannato in appello per tentata estorsione mafiosa, condannato in secondo grado a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa ma annullata con rinvio dalla Cassazione. 23. DEL PENNINO Antonio (PDL) - ha patteggiato una pena di 2 mesi e 20 giorni nel processo per le tangenti Enimont. A ottobre 1994 altro patteggiamento: di una pena di 1 anno, 8 mesi e 20 giorni per tangenti relative alla Metropolitana milanese. Prescritto per corruzione. 24. DE LUCA Francesco (PDL) - indagato per tentata corruzione in atti giudiziari. 25. DI STEFANO Fabrizio (PDL): rinviato a giudizio per corruzione. 26. FARINA Renato (PDL) - condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per falso in atto pubblico, ha patteggiato una pena di 6 mesi per favoreggiamento nel sequestro di Abu Omar. 27. FASANO Vincenzo (PDL) - condannato per concussione, indultato. 28. FAZZONE Claudio (PDL): rinviato a giudizio per abuso d’ufficio. 29. FIRRARELLO Giuseppe (PDL) - condannato in primo grado per turbativa d’asta, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa (nel ’99 il Senato ha negato l’arresto). 30. FITTO Raffaele (PDL) - rinvio a giudizio per concorso in corruzione, falso e finanziamento illecito. 31. FRIGERIO Gianstefano (PDL) - Ex leader della Dc, diventato uno degli strateghi di Forza Italia. Ha confessato, per esempio, di aver ricevuto 150 milioni da Paolo Berlusconi, in cambio dei permessi alla Fininvest per gestire la discarica di Cerro Maggiore. Ha accumulato tre condanne definitive: 1 anno e 4 mesi per finanziamento illecito ai partiti, 1 anno e 7 mesi per finanziamenti illeciti e ricettazione, 3 anni e 9 mesi per corruzione e concussione. Doveva scontare in definitiva una pena di 6 anni e 5 mesi. Affidato poi ai servizi sociali, ha avuto il permesso dal giudice di sorveglianza di frequentare il Parlamento per qualche giorno al mese: come pratica di riabilitazione. 32. GALIOTO Vincenzo (PDL) - Condannato in primo grado per falso in bilancio. 33. GIUDICE Gaspare (PDL) - condannato in primo grado per bancarotta, prescritto. 34. GRILLO Luigi (PDL) - rinviato a giudizio per aggiotaggio, indagato e prescritto per truffa. 35. IAPPICA Maurizio (Gr.Misto, eletto nel PDL): rinviato a giudizio per false fatture, falso in bilancio e abuso d’ufficio, prescritto. 36. LA LOGGIA Enrico (PDL) - Indagato al Tribunale dei ministri per finanziamenti dalla Parmalat di Calisto Tanzi (100 mila euro) in cambio di presunte “consulenze”. 16
  • 17. 37. LANDOLFI Mario (PDL) - indagato per corruzione e truffa "con l’aggravante di aver commesso il fatto per agevolare il clan mafioso La Torre". 38. LEHNER Giancarlo (PDL) - condannato per diffamazione. 39. LETTA Gianni ( PDL) - Nel 1993 era stato indagato per corruzione dalla procura di Roma che ne aveva chiesto addirittura l’arresto. L’inchiesta era stata poi archiviata, ma con motivazioni non proprio esaltanti per Letta. Un altra inchiesta era stata scippata, negli anni Ottanta, alla procura di Milano dal porto delle nebbie romano: quella di Gherardo Colombo sui fondi neri dell’Iri, nella quale l’allora direttore del “Tempo” Gianni Letta aveva ammesso, nel dicembre 1984, di aver ricevuto 1 miliardo e mezzo di lire in nero dall’ente statale per ripianare i buchi del suo disastrato giornale. Un giornale che, scrissero Scalfari e Turani in “Razza padrona”, era “in vendita ogni giorno, e non solamente in edicola”. 40. LUNARDI Pietro (PDL) - Indagato per corruzione. 41. MALGIERI Gennaro (PDL) - Condannato dalla Corte dei Conti per la nomina di Alfredo Meocci a dg della Rai. 42. MATTEOLI Altero (PDL) - imputato per favoreggiamento, processo bloccato dalla Camera. 43. MESSINA Alfredo (PDL) - indagato per favoreggiamento in bancarotta fraudolenta. 44. MILANESE Marco (PDL) - Indagato per corruzione, rivelazione segreta e associazione a delinquere (P4). 45. NANIA Domenico (PDL) - condannato per lesioni personali, condannato in primo grado per abusi edilizi e prescritto. 46. NESSA Pasquale (PDL) - rinviato a giudizio per concussione. 47. NESPOLI Vincenzo: (PDL): indagato per concorso in scambio elettorale, concorso in bancarotta fraudolenta e concorso in riciclaggio. Richiesta di arresto respinta dal Senato. 48. PARAVIA Antonio (PDL) - arrestato per tangenti, prescritto. 49. PAPA Alfonso (PDL) - accusato di concussione, favoreggiamento e rivelazione del segreto d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta sulla Loggia P4. Lo scorso luglio 2011 è arrivata dalla giunta per le autorizzazioni della Camera l'ok all'arresto per la stessa inchiesta P4. Finito per mesi in carcere è stato poi scarcerato. 50. PILI Mauro (PDL) - Ex presidente della Regione Sardegna, Ë indagato a Cagliari per peculato. 51. PITTELLI Giancarlo (PDL) - indagato per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e “appartenenza a loggia massonica segreta o struttura similare” e per minacce e lesioni a un collega avvocato. 52. RIZZOLI De Nichilo Melania (PDL) - Indagata per concorso in falso. 53. ROMANI Paolo (PDL) - Viene indagato per bancarotta fraudolenta e false fatture. L’udienza preliminale termina però con un pieno proscioglimento: per Romani niente bancarotta. Il suo nome è anche nell’elenco dei politici che ricevono generosi finanziamenti dalla Banca popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani. In effetti Romani ha bisogno di soldi: sta pagando circa 400 mila euro come risarcimento al curatore fallimentare di Lombardia 7. 54. ROSSO Roberto (ex Fli, ora al Pdl sottosegretario all’Agricoltura del governo Berlusconi): indagato per associazione a delinquere dalla Procura di Vercelli. 55. RUSSO Paolo (PDL) - indagato per violazione della legge elettorale. 56. SCAJOLA Claudio (PDL) - arrestato per concussione aggravata nel 1983, è stato poi prosciolto. E' indagato per la casa vicino al Colosseo pagata dall’imprenditore Diego Anemone. 57. SCAPAGNINI Umberto (PDL) - condannato in primo grado per abuso d'ufficio e violazione della legge elettorale, indagato per abuso d'ufficio aggravato. 58. SCELLI Maurizio (PDL) - E' stato condannato a pagare 900 mila euro per irregolarità nell'acquisizione di servizi informatici. 17
  • 18. 59. SCIASCIA Salvatore (PDL) - condannato per corruzione alla Guardia di finanza. 60. SIMEONI Giorgio (PDL) - indagato per associazione per delinquere e corruzione. 61. SERAFINI Giancarlo (PDL) - Ha patteggiato una condanna per corruzione. 62. SPECIALE Roberto (PDL) - condannato in appello a 18 mesi per peculato: è accusato di essersi fatto arrivare un carico di spigole nel paesino trentino in cui era in vacanza. 63. TOMASSINI Antonio (PDL) - condannato per falso. 64. TORTOLI Roberto (PDL) - condannato in secondo grado a 3 anni e 4 mesi per estorsione. 65. VALENTINO Giuseppe (PDL) - Sottosegretario alla Giustizia del governo Berlusconi, è indagato in Calabria in relazione “a condotte attinenti gli interessi della criminalità organizzata nel settore dei finanziamenti pubblici, degli appalti, delle infiltrazioni nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione”. Il suo nome Ë anche presente nelle indagini sulle scalate bancarie dell’estate 2005, indicato come uno dei politici che erano punto di riferimento per il banchiere Gianpiero Fiorani. E' stata chiesta l'archiviazione per entrambi i procedimenti. 66. VERDINI Denis (PDL): indagato per false fatture, mendacio bancario, appalti G8 L’Aquila, associazione a delinquere e abuso d’ufficio. 67. VITO Alfredo (PDL) - Fu indagato, arrestato e processato per tangenti. Condanna definitiva e 2 anni patteggiati e oltre 4 miliardi di lire restituiti per 22 episodi di corruzione a Napoli. La Direzione distrettuale antimafia di Napoli chiese al Parlamento l’autorizzazione a procedere contro di lui anche per concorso esterno in associazione a delinquere di tipo mafioso, sospettando suoi rapporti con la Camorra (fu poi prosciolto). Patteggiò la condanna e restituì parte del malloppo. Quei quasi 5 miliardi sono stati impiegati per costruire un parco pubblico alla periferia di Napoli . 68. VIZZINI Carlo (PDL) - condannato in primo grado per finanziamento illecito, si è salvato solo con la prescizione. Era coinvolto nella maxi tangente Enimont. Liste Politiche 2013 Per quanto riguarda i nuovi candidati in lista alle elezioni politiche 2013, non è cambiato quasi nulla. Nonostante la mancata candidatura di Marcello Dell’Utri e Nicola Cosentino, la fila di impresentabili è ancora lunga. Risultano candidati degli indagati o condannati per reati gravissimi fra i quali spiccano sempre la corruzione e il concorso esterno in associazione mafiosa. Ecco la lista: 1. Denis Verdini - coordinatore nazionale del PDL, plurindagato e candidato al Senato in Toscana. A suo carico si stanno svolgeno indagini per bancarotta fraudolenta, e associazione per delinquere, concorso in corruzione, truffa allo Stato. 2. Rienzo Azzi - piazzato in posizione favorevole in lista Lombardia 2 per la Camera, che con Verdini è indagato per truffa per una plusvalenza di 18 milioni nella compravendita di un’immobile. 3. Riccardo Conti - corre per un seggio al Senato in Lombardia 1. Oggi componente della commissione Finanze, è al centro dell’affaire dell’Enpam, ovvero la compravendita di un immobile che gli avrebbe garantito, secondo la procura di Roma, nel giro di poche ore una plusvalenza di 18 milioni di euro. 4. Massimo Parisi - indagato con Denis Verdini per truffa aggravata allo Stato. L’inchiesta che lo coinvolge tocca i fondi dell’editoria al Giornale di Toscana. Secondo l’accusa, il coordinatore del Pdl in Toscana, avrebbe fatto un bonifico da 595 mila euro all’amico e a sua moglie Maria Simonetta Fossombroni con causale “restituzione anticipazioni”. Dietro a questa somma si ricostruisce, secondo la procura, una 18
  • 19. complessa operazione di cessione di un contratto preliminare di vendita, sottoscritto l’8 settembre 2004. 5. Santo Catalano - candidato al Senato Sicilia. Rischiava, secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano “Alle ultime elezioni, che a causa di un patteggiamento a un anno e undici mesi per abuso edilizio aveva rischiato di decadere da deputato già nel giugno del 2011. Dichiarato ineleggibile dal tribunale civile era stato salvato dal voto segreto dei colleghi onorevoli, che a pericolo scampato lo avevano anche festeggiato rumorosamente tra gli scranni di palazzo d’Orleans”. 6. Giovanni Di Mauro - candidato al Senato in Sicilia. I suoi guai giudiziari sono relativi ad una omissione di atti d’ufficio, nell’ambito di un’inchiesta sull’inquinamento acustico. 7. Filippo Drago - che corre al Senato, candidato del PdS-Mpa. Ex Udc, è stato condannato in primo grado a 2 anni e 3 mesi per il falso in bilancio nel comune di Catania. 8. Rossana Interlandi - candidata al Senato Sicilia, è sotto PdS-Mpa. Rischia con Lombardo ed altri assessori il rinvio a giudizio. Non avrebbero adottato secondo i pm, misure per limitare lo smog a Palermo, nonostante fossero a conoscenza di dati allarmanti. 9. Raffaele Lombardo - candidato al Senato in Sicilia. Capolista del Pds-Mpa, si è dimesso da governatore della Sicilia nel luglio del 2012 perché imputato di concorso esterno in mafia. 10. Rudy Maira – candidata al Sentato in Sicilia. Ex sindaco di Caltanissetta, è indagato per associazione a delinquere finalizzata alla gestione di appalti pubblici. 11. Gerardo Soglia - Candidato al Senato in Campania, sotto Grande Sud. Condannato dal tribunale di Milano a 3 anni e 3 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta in relazione al crac della società “Buon Viaggio”, fallita a marzo 2010. 12. Luigi Cesaro - isulta indagato per associazione camorristica. 13. Antonio D’Alì - attualmente indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, è coordinatore provinciale del PdL. 14. Giulio Camber, numero tre al Senato Friuli Venezia Giulia. Il 4 novembre 2008 è stato condannato in via definitiva per millantato credito. 15. Antonio Angelucci - l’editore di Libero, deputato uscente ricandidato per il Pdl alla Camera nella circoscrizione Lombardia 2, è invece imputato, per associazione a delinquere, truffa e falso. 16. Raffaele Fitto - in corsa per Montecitorio, è finito a processo per corruzione, peculato, finanziamento illecito ai partiti e abuso d’ufficio, per un finanziamento di 500mila euro ricevuto dalla società Tosinvest di Angelucci alla lista elettorale creata dallo stesso governatore in occasione delle Regionali 2005. 17. Roberto Formigoni - presidente lombardo uscente, è finito invece nel mirino dei pm per presunta corruzione e finanziamento illecito. Il governatore è stato indagato per aver ricevuto, tramite il faccendiere Pierangelo Daccò, un illecito finanziamento di oltre mezzo milione di euro da un’azienda sanitaria privata alla vigilia della campagna elettorale per le Regionali 2010. 18. Augusto Minzolini - ex direttore del Tg1, diventato l’emblema dell’informazione televisiva piegata agli interessi del governo e della politica in piena era berlusconiana, candidato Pdl al Senato al secondo posto del listino in Liguria, è imputato per peculato per aver abusato della carta di credito fornitagli dalla Rai. 19. Renato Farina - candidato alla Camera nella circoscrizione Lombardia 2, autore dell’articolo che ha fatto condannare per diffamazione il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, ha invece patteggiato una pena a 6 mesi di carcere (commutata poi in una multa da 6.800 euro) per favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta sul sequestro dell’imam Abu Omar. 20. Paolo Romani - ex ministro dello Sviluppo Economico al quale il Cavaliere ha offerto un seggio di senatore sicuro in Lombardia, deve rispondere invece delle accuse di peculato e istigazione alla corruzione. 19
  • 20. 21. Daniela Santanché - (cinque anni fa candidata premier per La Destra in opposizione al centrodestra di Berlusconi, oggi destinataria di un seggio sicuro alla Camera in Lombardia 3) è indagata invece per un reato meno grave, turbamento e interruzione di funzione religiosa. 22. Renato Schifani - già indagato per concorso esterno alla mafia. In questo caso la Procura ha chiesto l’archiviazione. 23. Salvatore Sciascia - condanna definitiva per corruzione. Il fatto che abbia commesso il reato veste di manager della Fininvest di Silvio Berlusconi dovrebbe essere politicamente un’aggravante, ma forse in casa Pdl ha funzionato, al contrario. 24. Demetrio Arena - il sindaco che si è visto sciogliere per infiltrazioni mafiose il Comune di Reggio Calabria. 25. Silvestro Ladu – candidato in Sardegna. Senatore uscente imputato per peculato. Oltre ai pregiudicati, ci sono anche altri candidati sul quale porre l’attenzione. Per esempio Franco Carraro, chiamato il “poltronissimo” è il nuovo volto dell’Emilia Romagna targata Pdl. Mai stato a Palazzo Madama e affini è craxiano d’origine. Da socialista è presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio dal ’76 all’87 e diventa ministro del turismo e dello spettacolo dall’87 al ’92 sotto ben tre governi. Ovvero sotto quelli della guida di Goria, De Mita e Andreotti. Irriducibile, è stato sindaco di Roma dal 1989 al 1993. Al Nord ci sono invece gli affetti più cari a Silvio. In Piemonte c’è, ad esempio, Bruno Archi, che ha conquistato un seggio sicuro da deputato nella circoscrizione Piemonte 2. Si tratta di ex consigliere del Cavaliere a Palazzo Chigi, testimone della difesa nel processo Ruby. C’è Simonetta Losi, anche lei testimone al medesimo processo, nonché moglie di Danilo Mariani, il pianista di Arcore. Nelle liste Pdl compare invece Mariella Bocciardo, piazzata alla Camera in Lombardia 1, chiamata “la dama bianca”, in realtà ex moglie del fratello Paolo Berlusconi, una poltica molto attiva, soprattutto nel campo delle sale di gioco d’azzardo. Altre quote femminili sono Manuela Repetti, candidata al Senato in Piemonte), fidanzata di Sandro Bondi, e Maria Rizzotti, presente nella stessa lista, chirurgo plastico del Cavaliere. Come in ogni partito che si rispetti dietro una grande coalizione c’è anche uno dell’Italia dei Valori. E’ il caso di Antonio Razzi, candidato al Senato in Abruzzo. Lui ha seguito l’intuito scilipotiano, passando dall’Italia dei valori ai Responsabili, per salvare Silvio nel dicembre 2010. Domenico Scilipoti, il “Re dei Peones”, segretario e co-fondatore del Movimento di Responsabilità Nazionale. Era un ex Idv per dieci lunghi anni: dal 2000 al 2010. Poi ci sono gli ex An. Come Alberto Giorgetti, numero due in Camera Veneto 1. O come CatiaPolidori, nota per essere una fedelissima di Gianfranco Fini, nell’agosto del 2010 abbandona il gruppo parlamentare del PdL per aderire a quello di Futuro e Libertà per l’Italia. Il 14 dicembre 2010, tuttavia, vota contro la sfiducia al Governo Berlusconi IV, andando contro il suo gruppo parlamentare e contro quanto dichiarato da lei stessa il 10 novembre e il 2 dicembre. Decide così di lasciare il gruppo di Futuro e Libertà per aderire al Gruppo Misto. Poi torna al Pdl, ora in lista, posizione quinta alla Camera Veneto 1. Manlio Contento, invece, candidato al Senato in Friuli, nel 1996 è stato eletto alla Camera dei deputati per Alleanza Nazionale. Nelle liste del Pdl cattolico conservatore spunta pure il laicista Daniele Capezzone, radicale fino al 2008, quando entra da protavoce nel partito di Berlusconi. Di lui si ricordano anni passati a promuovere la legalizzazione delle droghe leggere e le invettive anticlericali. Ha ottenuto un posto sicuro nella circoscrizione Piemonte 1. Sarà sicuramente eletta anche Dorina Bianchi, alla Camera, in Calabria. Nel 2008 entrò a Montecitorio grazie al Pd di Veltroni, di cui è stata componente delle direzione nazionale. In precedenza, nel 2001, era già stata eletta nelle liste del Pdl, salvo poi cambiare partito e passare, a legislatura in corso, prima nell’Udc di Casini e poi nella Margherita di Rutelli. 20
  • 21. PREGIUDICATI ELETTI IN ITALIA NEL PDL Volevo trattare anche i vari condannati e indagati del PDL nelle varie amministrazioni comunali, provinciali e regionali, ma sono veramente tanti e impossibile da riportare tutti. Logicamente fra i reati ci sono sempre corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa. Riporterò solo uno dei casi più eclatanti: Armando Chiaro, coordinatore cittadino del PDL a Quarto(NA), che nonostante fosse in carcere da due settimane per concorso esterno in associazione camorristica, viene eletto consigliere comunale. SCANDALI REGIONALI Il caso Lombardia Il 16 aprile 2012 il Corriere della Sera lancia la notizia secondo cui uno dei fiduciari svizzeri di Pierangelo Daccò, amico di Formigoni e uomo vicino a Comunione e Liberazione, arrestato per aver creato milioni di fondi neri nello scandalo dell'Ospedale San Raffaele e aver distratto, dal patrimonio della Fondazione Maugeri, circa 70 milioni di euro sotto forma di consulenze e appalti fittizi, avrebbe pagato viaggi aerei compiuti dallo stesso Governatore, da un suo collaboratore, a dal fratello di Formigoni e sua moglie. Tra questi benefici, un viaggio Milano-Parigi da ottomila euro, compiuto il 27 dicembre 2008, pagato da Daccò a Formigoni. Il Governatore, però, ha smentito categoricamente i fatti, affermando di non aver ricevuto mai alcun beneficio. Pierangelo Daccò è finito in galera per 10 anni, era imputato di associazione per delinquere, bancarotta e altri reati nell'inchiesta sul dissesto dell'ospedale San Raffaele. Inoltre il faccendiere Daccò, nell'inchiesta sulla fondazione Maugeri è indagato per corruzione in concorso con Roberto Formigoni. Il 23 giugno 2012, il Corriere della Sera riporta in prima pagina la notizia secondo cui Formigoni risulterebbe indagato dalla Procura di Milano per corruzione e finanziamento illecito ai partiti nell'ambito dell'inchiesta sulla sanità privata in Lombardia in cui risulta implicato il faccendiere Daccò, amico di Formigoni. Le accuse della Procura riguarderebbero un illecito finanziamento elettorale di oltre mezzo milione di euro ricevuto da un'azienda sanitaria privata in vista della campagna di Formigoni per le elezioni regionali italiane del 2010 in cui è stato rieletto per un quarto mandato consecutivo alla guida della regione; le accuse ipotizzano, inoltre, il reato di corruzione per la somma dei molteplici benefit di ingente valore patrimoniale (vacanze, soggiorni, utilizzo di yacht, cene di pubbliche relazioni a margine del Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini, condizioni favorevoli nella vendita di una villa in Sardegna a un coinquilino di Formigoni nella comunità laicale dei Memores Domini) messi a disposizione del governatore lombardo dal mediatore Daccò. Secondo l'accusa, Daccò, sfruttando l'intima amicizia con Formigoni, basata su benefit di varia natura, riusciva ad ottenere delibere e fondi da parte della regione Lombardia in favore di strutture sanitarie private, tra cui la fondazione Maugeri di cui Daccò era consulente ricevendo da questa più di 70 milioni di euro. Il 25 luglio 2012 arriva, dalla procura di Milano, la conferma sullo status di indagato di Formigoni. Il reato che gli viene ascritto è quello dicorruzione, in concorso con Daccò, Antonio Simone, Umberto Maugeri e Costantino Passerino. Il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, ha affermato che il governatore lombardo è iscritto nel registro degli indagati dal 14 giugno 2012. 21
  • 22. Consiglieri Regionali indagati per Peculato 40 consiglieri al Pirellone nel mirino della Procura con l’accusa di peculato per avere pagato dalle munizioni alle cene di lusso coi soldi pubblici, tutti giustificati come “impegno istituzionale”. Importo stimato: 2 milioni di euro dal 2008 al 2012. Non solo. Oltre ai capigruppo Paolo Valentini del Pdl (“Spese nel pieno rispetto delle normative e dei budget regionali”) e Stefano Galli della Lega Nord, spunta tra gli indagati anche Nicole Minetti, già imputata nel processo sul caso Ruby con scontrini ‘sospetti’ per 27mila euro. Fra le altre cose, l’ex igienista dentale chiede (e ottiene) il rimborso di ’Mignottocrazia‘, il libro del collega di partito Paolo Guzzanti che include un capitolo dedicato a lei. Ma c’è dell’altro. Nella lista compare anche un iPad. Forse lo usava in Consiglio regionale? Niente affatto, perché il Pirellone aveva già regalato a ciascun consigliere il tablet da centinaia di euro. Poi ci sono ristoranti alla moda, 400 euro per una cena al ristorante da Giannino e consumazioni per 832 euro al Principe di Savoia, di cui la Minetti dovrà rispondere davanti ai pm il 19 dicembre. E tra gli indagati finisce anche Renzo Bossi, il figlio del Senatur che avrebbe comprato videogiochi, sigarette e Red Bull. Secondo il legale del Trota Alessandro Diddi: ” Tutte le spese di Renzo Bossi sono documentalmente riferibili all’attività politica e non ve ne è alcuna che possa essere ricondotta ad esigenze personali”. Agli acquisti della Minetti si aggiungono un iPhone 5 da 899 euro, oltre a una crema per il viso. Numerosi scontrini per cene in ristoranti giapponesi, 27 euro per acquistare “barattoli di sabbia in vetro giallo”. Complessivamente, le spese della consigliera ammontano a oltre 6 mila euro per il 2010, 15 mila euro per il 2011 e oltre 6 mila euro per il 2012. Quindi, oltre 27 mila euro in tre anni. Poi c’è il leghista Cesare Bossetti, che avrebbe speso nel 2011 quasi 15mila euro per comprare dolci in pasticceria oltre che per fare colazioni con brioche e caffè. Ad Angelo Giammario (Pdl), già indagato per corruzione, viene contestato invece di aver usato per fini personali oltre 27mila euro, anche per noleggi auto e taxi. Sono undici consiglieri del Pdl e altrettanti della Lega quelli che hanno già ricevuto un avviso di garanzia. Questi gli indagati nelle file del Pdl: Giovanni Bordoni, Giulio Boscagli, Alessandro Colucci, Giuseppe Gianmario, Antonella Maiolo, Marcello Raimondi, Nicole Minetti, Gianluca Rinaldin, Carlo Saffiotti, Paolo Valentini e Sante Zuffada. Tutti rimborsi al di fuori dell’attività politica nel corso di due legislature effettuati coi soldi pubblici. Dopo le spese contestate della Regione Piemonte, che includevano night club e drink alle Canarie, finiscono sotto inchiesta i consiglieri che sostenevano Formigoni. L’ordine è stato presentato anche nell’ufficio della presidenza del Consiglio. E’ un lungo elenco di spese quotidiane e c’è chi rientra tra gli ‘over 100 mila euro’, e chi invece ha chiesto di inserire, tra i rimborsi del proprio gruppo politico, spese personali di poche centinaia di euro. L’inchiesta sulle spese dei consiglieri è iniziata con le verifiche al leghista ed ex presidente del Consiglio regionale Davide Boni, accusato di corruzione, e all’ex assessore del Pdl Franco Nicoli Cristiani. Dalle intercettazioni ambientali sono state riscontrate spese e fatture giustificate come impegni ‘istituzionali’ che di istituzionale, però, avevano ben poco. E il cui totale, secondo gli inquirenti, in Lombardia ogni anno vale milioni di euro. A seguito delle intercettazioni, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, su ordine del procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e di pmPaolo Filippini e Antonio D’Alessio, lo scorso 10 ottobre erano andati in Regione con un decreto di esibizione di documenti e avevano acquisito i rendiconti dei gruppi consiliari lombardi di Pdl e Lega dal 2008 al marzo del 2010. Sul decreto in quella occasione 22
  • 23. erano indicati i nomi di tre indagati per peculato e truffa aggravata: Boni, Nicoli Cristiani e l’ex assessore regionale Massimo Buscemi del Pdl. Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori sono finite soprattutto le spese di comunicazione e di rappresentanza, ritenute sospette, dei gruppi consiliari del centrodestra e in particolare i finanzieri avrebbero accertato spese, per cene e viaggi, illecite. Tra scontrini e autocertificazioni la Finanza, ricorda Repubblica, hanno trovato irregolarità che in molti casi sarebbero “lampanti, smaccate”. Il controllo da parte della Corte dei Conti attraverso il quale dovrebbero passare è soltanto una “operazione trasparenza di facciata”, visto che “alla giustizia contabile non è consentito il controllo delle spese, ma solo il saldo finale”. E così dopo gli scandali in Lazio, col capogruppo Pdl Fiorito che usava i soldi pubblici per auto e vacanze, i 17 consiglieri in Sardegna indagati per peculato, e i processi in avvio in Campania e Basilicata, viene travolta la Regione Lombardia. I pm di Milano contestano agli indagati nell’inchiesta sui rimborsi elettorali regionali la violazione della legge 27 ottobre 1972 numero 34, poi successivamente integrata e modificata. Stando a questa norma, i contributi erogati “sono impiegati dai gruppi consiliari per le spese di funzionamento, aggiornamento, studio e documentazione, nonché per diffondere la conoscenza della loro attività attraverso azioni di informazione e comunicazione”. Il caso Lazio Il 18 luglio 2012 il Capogruppo Fiorito manda una missiva all'ufficio della governatrice della regione Lazio Renata Polverini, facendola poi girare tra i rappresentanti del suo partito, in cui denuncia delle anomalie nei "documenti giustificativi delle spese effettuate" di vari consiglieri regionali, che avevano dato loro la possibilità di accedere a rimborsi spese, elargiti tramite denaro pubblico. Parla dei fondi che la Regione Lazio elargiva ai consiglieri (oltre ai 13 mila netti di stipendio mensile). Agli inizi di settembre viene fuori che Fiorito avrebbe dirottato ingenti quantità di denaro destinato al suo partito e alla Regione sui suoi conti bancari italiani ed esteri. Emerge inoltre una sorta di "sistema" per sfruttare i fondi pubblici, destinati per legge ai vari gruppi consiliari, per fini personali da parte dei singoli consiglieri laziali. Il 12 settembre Fiorito viene dichiarato indagato per peculato]. Nomina quale suo difensore il celebre avvocato Carlo Taormina. Il 14 settembre, dopo l'acquisizione da parte degli uomini della Guardia di Finanza di vari documenti presso il palazzo della Regione Lazio, Fiorito si auto-sospende dal Pdl per avere fatto in due anni, 109 bonifici, dal conto del Pdl al proprio conto corrente, di importi compresi tra 4mila e 8mila euro, per un totale di 753mila euro, riportanti la causale: "Articolo 8 della legge regionale 14/98", cioè quella del "rimborso delle spese sostenute per mantenere il rapporto eletto/elettore[12], configurandosi il reato dell'incaricato di pubblico servizio che sottrae soldi. Il 18 settembre 2012, la Corte dei Conti quantifica in 21 milioni di euro la torta che si sono suddivisi dodici partiti laziali che hanno partecipato alla competizione per le regionali del 28 e del 29 marzo 2010. Il massimo dei rimborsi è andato alla lista "Renata Polverini presidente" con 2,3 milioni. Il 24 settembre 2012, a seguito del clamore mediatico e dell'indignazione popolare dovuti allo scandalo, Renata Polverini è costretta alle dimissioni. Nello stesso giorno intanto, Fiorito viene nuovamente interrogato come testimone nel Palazzo di Giustizia di Viterbo dai procuratori romani Alberto Caperna ed Alberto Pioletti titolari dell'inchiesta, per dare spiegazioni in merito alla falsificazione di alcune fatture sospette e gonfiate, denunciate da due società, rimborsate al nemico ed ultimo in ordine cronologico capogruppo Pdl, Francesco Battistoni il quale presenterà un esposto di denuncia in Procura per diffamazione. Inoltre nel medesimo giorno, vengono forniti nuovi particolari sui soldi utilizzati dalla lista "Renata Polverini presidente": oltre 886.000 euro utilizzati per 23
  • 24. la comunicazione, 110.000 euro per convegni mai organizzati e per i suoi collaboratori, la cifra di 378.000 euro. Il 28 settembre 2012 indagati anche gli amici e parenti di Fiorito[16], per assegni con addebiti inspiegabili, si configura il reato di associazione per delinquere[17], mentre lo scandalo sui fondi rubati dai Consigli Regionali del PDL si allarga ad altre regioni, Piemonte, Emilia Romagna. Nella mattinata del 1 ottobre 2012 viene nuovamente interrogato dai magistrati della Procura di Viterbo ed iscritto nel registro degli indagati anche per i reati di calunnia e falso aggravando così ulteriormente la sua posizione, avendo contraffatto secondo l'accusa diverse fatture che il capogruppo Pdl Battistoni, aveva presentato per ottenere rimborsi. Sarebbero anche indagati i coordinatori regionali dello stesso partito, fra cui figurerebbe il vicesegretario ed europarlamentare Alfredo Pallone. Il 2 ottobre 2012 viene arrestato per ordine della procura di Roma, è stato accusato di peculato per aver utilizzato i fondi del partito per uso personale; avrebbe tentato, secondo le motivazioni del GIP che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare, il pericolo di fuga, l'inquinamento delle prove e la reiterazione del reato. Il 4 ottobre 2012 il GIP di Roma Stefano Aprile titolare delle indagini, dispone tramite decreto il sequestro preventivo degli interi beni posseduti del valore di un milione e 380 mila euro, riconducibili all'illecita attività di sottrazione dei fondi del gruppo Pdl alla Regione Lazio compiuta dallo stesso Fiorito. Tra i beni sottratti ritenute dal GIP come prove molto concrete figurano la villa al Circeo, una BMW comprata per oltre 88.000 euro e pagata in leasing, la Smart ed una jeep della Land Rover, comprata nel febbraio 2012 per far fronte all'emergenza neve che sconvolse la capitale in quel periodo. Inoltre vengono sequestrati sette conti correnti italiani e 4 posseduti all'estero e viene anche scoperto un vasto patrimonio immobiliare fatto di 14 abitazioni e ville, sparse tra Roma (di cui una lasciata inabitata e da ristrutturare nella famosa Via Margutta), Anagni, Costa Azzurra e Tenerife, alcune di queste lasciate in eredità dopo la morte del padre di Fiorito. Il 5 ottobre per tutelare la sua salute al meglio, i medici del carcere di Regina Coeli dove si trova in cella d'isolamento e sotto stretta sorveglianza, gli hanno sconsigliato e proibito il consumo di merendine e bevande dolci durante il periodo di detenzione, perché potrebbero nuocere gravemente alla sua incolumità fisica. L'8 ottobre viene respinta dal GIP Stefano Aprile, l'istanza di scarcerazione presentata dal suo legale difensore Carlo Taormina, nonostante l'ex capogruppo Pdl continui a proclamarsi innocente ed estraneo ad ogni fatto contestato a suo carico, proclamando che quel denaro era suo, destinato a sole finalità politiche e che sarebbe stato rendicontato. Le motivazioni emesse dal giudice con cui ha negato la revoca nel provvedimento sono chiare: il Fiorito si è appropriato di ingenti somme di denaro in un "assordante silenzio dei soggetti deputati a vigilare sull'uso di risorse pubbliche"; inoltre, "è in grado di esercitare la già sperimentata influenza illecita su persone e strutture, con cui potrebbe fuggire all'estero dove ha proprietà e conoscenze". Tuttavia nell'ordinanza viene specificato che Fiorito "ha commesso i fatti in modo preordinato, scientifico e reiterato, circondandosi di correi e persone compiacenti in grado di fungere da bracci operativi delle azioni illecite disposte ed architettate da lui stesso, nonché da schermo delle medesime e, all'occorrenza, in grado di sottrarre e custodire la documentazione da cui emergono le responsabilità dell'indagato". Per il 9 ottobre il Tribunale del riesame si riserva sulla decisione definitiva da prendere su questa vicenda; nello stesso giorno, la Procura della Repubblica della capitale e nuove perquisizioni attuate dalla GdF, scovano e spulciano nuovi particolari che vengono segnalati sui fondi pubblici utilizzati ad uso personale, in cui vengono contestate ulteriori appropriazioni di denaro per l'acquisto di alcuni lampadari del valore di 400 euro ciascuno, destinati alla sua abitazione nel quartiere Parioli e di viaggi, rientranti nella causale come "istituzionali" ma che invece non avevano nulla a che fare con ciò, compiuti a Londra, Parigi e in Costa Azzurra, oltre a soggiorni da sogno pagati 1.000 euro e fatti assieme alla sua ex fidanzata Samantha Reali presso Positano, soggiornando spesso in alberghi di lusso e tra i più rinomati della zona. Il 10 ottobre, lo stesso tribunale respinge ufficialmente l'istanza presentata dai suoi difensori, confermando così il carcere 24
  • 25. per Fiorito e dunque, la decisione presa pochi giorni prima dal GIP Stefano Aprile. Dopo nemmeno due settimane il 22 ottobre, il Tribunale del riesame respinge nuovamente l'istanza di scarcerazione presentata pochi giorni prima dai legali difensori per la seconda volta, ribadendo così le medesime motivazioni stabilite nell'ordinanza fatta dal GIP, lo scorso 8 ottobre. Il 3 dicembre gli avvocati ricorrono addirittura alla Corte di Cassazione, massimo organo istituzionale per eccellenza ma, anche in questo caso, il Pg Alfredo Viola, respinge il ricorso confermando l'ordinanza di custodia cautelare ed il sequestro preventivo della villa al Circeo, di tre automobili e di alcuni conti correnti. Il 27 dicembre, dopo vari ricorsi rigettati nelle precedenti udienze, vengono concessi dal GIP Stefano Aprile gli arresti domiciliari per Fiorito, accogliendo così favorevolmente l'istanza presentata dalla difesa e, viene inoltre fissato il processo (con rito abbreviato) che lo vedrà imputato al 19 marzo 2013, a cui sono soggetti a comparire anche i due ex collaboratori della segreteria del suo ufficio. Dopo quasi 3 mesi di detenzione, Fiorito lascia così il carcere di Regina Coeli. I FALSI LUOGHI COMUNI Il governo Berlusconi è quello che più di ogni altro ha combattuto la mafia.. Abbastanza grande come falsità. Spesso i politicanti di centro-destra dichiarano questo a seguito degli arresti dei super latitanti. Premettiamo che gli arresti di mafiosi e latitanti, i sequestri e le confische non sono mai meriti di nessun governo, né di centro-destra e né di centro-sinistra, ma solo di magistrati, carabinieri e forze dell’ordine. Al contrario l’ultimo governo Berlusconi forse è quello che ha avvantaggiato di più la criminalità, tagliando risorse alle forze dell’ordine, alla magistratura. E’ il governo della legge bavaglio, del legittimo impedimento, il processo breve, lo scudo fiscale(che ha permesso il riciclaggio anche di capitali illeciti e mafiosi), la legge sui collaboratori di giustizia, mancata protezione a Spatuzza, i PM sotto all’esecutivo, ecc.. Senza dimenticarci tutti i candidati ed eletti, inquisiti o condannati per mafia nelle file del PDL. Il governo Berlusconi ha abbassato le tasse e mantenuto le promesse… Contratto con gli italiani: ecco come era andata l’8 maggio 2001 quando Silvio Berlusconi aveva presentato il suo primo contratto con gli italiani nel corso della trasmissione Porta a Porta. Il contraffatto con gli italiani Se tutti i nostri grandi progetti per il Paese non verranno realizzati, me ne tornerò a casa mia, dove sto tanto bene (Corriere della Sera, 27 aprile 2001). Le promesse fatte si mantengono. Le persone serie mantengono le promesse, altrimenti se ne vanno a casa. Io quando prometto una cosa la mantengo (27 ottobre 2004). Il governo ha fatto miracoli attuando tutti e cinque i punti del «Contratto con gli italiani» e sta facendo tante altre cose. Ho passato in rassegna tutti gli atti del governo, non ne ho visto uno che si possa considerare un errore, non c’è una cosa che non rifarei (2 settembre 2005). Proporrò un nuovo Contratto con gli italiani, ma più ampio dei 5 punti contenuti nel precedente (28 novembre 2005). 25
  • 26. 1.Meno tasse per tutti «Abbattimento della pressione fiscale – con l’esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui [11.362 euro, nda]; – con la riduzione al 23% dell’aliquota per i redditi fino a 200 milioni [103.291 euro, nda]; – con la riduzione al 33% dall’aliquota per i redditi sopra i 200 milioni; – con l’abolizione della tassa di successione e della tassa sulle donazioni.» È l’8 maggio del 2001, mancano cinque giorni alle elezioni, quando Silvio Berlusconi, sulla scrivania di ciliegio offerta da Bruno Vespa a «Porta a Porta», mette la riduzione delle imposte al primo posto del suo «Contratto con gli italiani». Cinque anni dopo, la promessa non è stata mantenuta. Le due aliquote non sono entrate in vigore. La pressione fiscale complessiva è rimasta sostanzialmente immutata. Secondo il documento di programmazione economico e finanziaria del governo Berlusconi per il 2006-2009, era pari al 42,2% del prodotto interno lordo nel 2001; ed è scesa ad appena il 41,7% nel 2004. Secondo altre stime più attendibili, è anzi complessivamente aumentata con le tasse degli enti locali e le ondate di rincari delle tariffe. L’unico obiettivo centrato è l’abolizione della tassa di successione e di quella sulle donazioni. Nel primo Consiglio dei ministri del Berlusconi-2, è stata approvata la riforma dell’imposta di successione. Una legge per super-ricchi. L’Ulivo aveva già abbattuto la tassa fino ai 350 milioni di lire per ogni erede con un’aliquota del 4%. Il 90% dei cittadini italiani era al di sotto della franchigia. A Berlusconi, però, non bastava. Mentre Bill Gates si batteva per mantenere la tassa in America, il nostro premier l’aboliva. Permettendo così ai suoi eredi di risparmiare in futuro, secondo una stima dello stesso Berlusconi, almeno 58 miliardi di lire. 2. Città più sicure «Attuazione del “Piano per la difesa dei cittadini e la prevenzione dei crimini” che prevede tra l’altro l’introduzione dell’istituto del “poliziotto, carabiniere o vigile di quartiere” nelle città con il risultato di una forte riduzione del numero dei reati rispetto agli attuali 3 milioni.» Nel 2001, quando Berlusconi mette nero su bianco la sua seconda promessa, i reati commessi ogni anno in Italia non sono 3 milioni, ma 2.163.826, contro i 2.205.782 del 2000 (fonte Istat). Negli anni seguenti non solo non diminuiscono, ma aumentano. Dal rapporto Censis, reso pubblico il 3 dicembre 2004, si evince che nei primi 24 mesi di governo Berlusconi la criminalità ha ripreso a correre: tra il 2001 e il 2003 si verifica un incremento del 6,7% e il numero dei reati toccherà quota 2.456.826. All’inaugurazione dell’anno giudiziario 2005 il procuratore generale Francesco Favara segnala un’ulteriore crescita: tra il luglio 2003 e l’agosto 2004, i reati denunciati per i quali è stata iniziata l’azione penale sono il 3,7% in più dello stesso periodo del 2002-2003. Dunque i reati sono aumentati nonostante l’introduzione del poliziotto di quartiere. Secondo il premier (a «Porta a Porta», 19 dicembre 2005), gli agenti e i militari impiegati in questo specifico servizio sarebbero 3701. A metà agosto del 2004, secondo il ministero dell’Interno, erano 1900 e operavano in 433 quartieri o zone da circa 10 mila abitanti. A ferragosto dell’anno successivo il Viminale assicurava che il loro numero era salito a 2200. In ogni caso, per garantire un poliziotto di quartiere ogni 10 mila abitanti in tutto il Paese servirebbero almeno 5900 uomini, che diventerebbero più di 16 mila volendo alternarli in turni di otto ore. Lo stesso Berlusconi sembra rendersene conto. Infatti, in caso di rielezione, ha promesso di aumentarli fino a 10 mila. Nell’attesa, ha mancato anche il secondo obiettivo del Contratto. 26
  • 27. 3. Pensioni più dignitose «Innalzamento delle pensioni minime ad almeno 1 milione di lire al mese.» Il terzo punto del «Contratto con gli italiani» non ammette repliche. Già nella finanziaria 2001 il governo stanzia 2 miliardi e 169 milioni di euro per cercare di mantenere l’obiettivo. I soldi però non bastano. È lo stesso governo, in una relazione tecnica, a stimare che quel denaro è sufficiente a «coprire» solo 2 milioni e 200 mila pensionati. Alla fine però solo un milione e 800 mila incasseranno effettivamente l’aumento. Ma gli aventi diritto, stando alla lettera della promessa, sono appunto il quadruplo. La Uil infatti calcola che gli anziani che nel 2001 ricevono ogni mese meno di 516 euro (pari a un milione di lire) sono 5.901.244. Secondo l’economista Tito Boeri, alla fine del 2002 sono addirittura saliti a 8 milioni. Insomma, per il 75% dei pensionati con meno di un milione di lire al mese l’impegno di Berlusconi non vale. Il perché è presto detto. Per mantenere la parola servirebbero ogni anno dagli 11,5 ai 17 miliardi di euro. Fino a un punto e mezzo del Pil. Una soluzione possibile sarebbe quella di aumentare le pensioni minime a tutti coloro che hanno compiuto 65 anni. Ma anche in questo caso il piatto piange: servirebbero 8,67 miliardi euro. Per questo si decide di aumentare solo la pensione minima a chi ha più di 70 anni, sempreché non cumuli un reddito di coppia superiore ai 6800 euro annui. In barba al Contratto con gli italiani, che non faceva alcuna distinzione. «Fatto l’annuncio, gabbato l’anziano», commenterà nel gennaio 2004 Dario Di Vico sul Corriere della Sera. Il risultato è particolarmente odioso. Nei primi mesi del nuovo governo, centinaia di pensionati telefonano all’Inps reclamando inutilmente l’aumento. E alla fine qualcuno decide di passare alle vie legali. Nel 2006 Berlusconi viene citato in giudizio da una pensionata, Ida Severini, che gli contesta l’inottemperanza del Contratto. Il presidente del Consiglio dovrà presentarsi, accompagnato dai testimoni Bruno Vespa e Roberto Maroni (ministro del Welfare), il 28 febbraio davanti al giudice di pace di Roma. La Severini, 78 anni, nata a Recanati e residente a San Cesareo (Roma), lamenta la mancanza di 138 euro sulla sua pensione e rivela di aver votato Berlusconi alle Politiche del 2001: «Ho deciso di votarlo – spiega – proprio dopo averlo sentito annunciare il terzo punto del Contratto: l’innalzamento delle pensioni minime ad almeno 1 milione di lire al mese». Ha atteso quasi cinque anni invano. Poi ha deciso, appoggiata dall’Italia dei Valori e dalla Lista Consumatori, di trascinare il premier in tribunale per il mancato adempimento di una «promessa al pubblico», secondo quanto previsto dal Codice civile. Cause simili vengono intentate anche da pensionati di Udine e Bolzano. 4. Più lavoro per tutti «Dimezzamento dell’attuale tasso di disoccupazione con la creazione di almeno 1 milione e mezzo di nuovi posti di lavoro». Nei cinque anni di governo Berlusconi, i disoccupati sono diminuiti, ma di poco. Non certo dimezzati. Secondo Eurostat, nel gennaio 2001 il tasso dei senza lavoro era pari al 9,9%. Cinque anni dopo è sceso al 7,1%. Per dimezzarlo bisognerebbe toccare quota 4,95, obiettivo ormai irraggiungibile. Anche guardando i dati numerici, il milione e mezzo di nuovi posti è ben lontano dall’essere realizzato. Secondo i dati del Sole- 24 Ore dell’8 gennaio 2006, l’incremento totale degli occupati tra il 2001 e il 2005 è stato in tutto di 1 milione e 74 mila unità. A questa cifra, già lontana dalla promessa iniziale, vanno oltretutto detratti gli immigrati clandestini che un lavoro l’avevano già prima del 2001 e che Berlusconi infila tra i «nuovi occupati» solo perché hanno regolarizzato la loro posizione uscendo dal sommerso: 343 mila persone sulle oltre 650 mila ammesse alla sanatoria. I nuovi posti scendono così a 731 mila: meno della metà di quelli promessi. 27
  • 28. Comunque la si guardi, insomma, la clausola del contratto non è stata rispettata, anche se il ministro del Welfare Maroni assicura che sono stati creati «circa 2 milioni di posti di lavoro», senza peraltro specificare che nello stesso periodo ne sono andati perduti centinaia di migliaia. Ma non è tutto. Anche l’apparente crollo della percentuale dei disoccupati ha una spiegazione tutt’altro che incoraggiante: visto che il lavoro non si trova, molti iscritti alle liste di collocamento smettono di cercare un impiego e si cancellano dagli elenchi. Lo dice a chiare lettere proprio l’Istat nella sua relazione sulla disoccupazione: «Il motivo principale del calo è lo scoraggiamento dal cercare lavoro». 5. Più cantieri per tutti «Apertura dei cantieri per almeno il 40% degli investimenti previsti dal “Piano decennale per le Grandi Opere” considerate di emergenza e comprendente strade, autostrade, metropolitane, ferrovie, reti idriche e opere idro-geologiche per la difesa dalle alluvioni.» Secondo Il Sole-24 Ore del 6 gennaio 2006, nemmeno questo obiettivo – peraltro generico (aprire i cantieri non è la stessa cosa che costruire le opere) – è stato raggiunto. Alla luce dei dati disponibili forniti dal ministero delle Infrastrutture, si è raggiunto appena il 21,4% degli investimenti previsti dalla legge.Infatti sono stati appaltati cantieri per 51,2 miliardi su un totale di 173. E se anche nel giugno 2006 ci si arriverà, come garantito dal ministro Pietro Lunardi nel suo «bilancio sulla legge obiettivo a quattro anni dalla sua approvazione», si toccherebbe al massimo quota 25,4%. Ben lontana dal traguardo del 40%. Il ministero però sostiene che a giugno l’obiettivo sarà raggiunto e superato, arrivando al 45% delle opere «affidate e/o cantierate». Ma l’affidamento di un’opera, pur rappresentando per molti versi un punto di non ritorno, è qualcosa di molto diverso dall’apertura di un cantiere. Esempio: l’appalto per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Il 24 novembre 2005 la realizzazione dell’opera è stata assegnata a Impregilo, ma prima che le ruspe si mettano al lavoro passerà molto tempo: si arriverà a fine 2006, secondo le stime della stessa impresa appaltatrice, o forse molto più tardi se ci saranno intoppi nella progettazione definitiva e/o esecutiva, nella verifica di impatto ambientale, nella successiva approvazione del Cipe, previo consulto con le regioni. In ogni caso, anche se il governo Berlusconi ha fatto qualcosina in più degli esecutivi precedenti, non si può certo sostenere che abbia mantenuto la quinta promessa. 6. Se non mantengo vado a casa «Nel caso in cui al termine dei 5 anni di governo almeno 4 su 5 di questi traguardi non fossero stati raggiunti, Silvio Berlusconi si impegna formalmente a non ripresentare la propria candidatura alle successive elezioni politiche.» Pur avendo mancato tutti e cinque i traguardi, Silvio Berlusconi si ricandida. Così non mantiene nemmeno il sesto e ultimo impegno. Però il governo Berlusconi ha tolto l’ici.. Si è vero, ha tolto l’ICI. Poi, però, ha istituito l'IMU con decorrenza dal 2014 che Monti ha anticipato al 2013 grazie al buco creato dalla soppressione dell'ICI. 28
  • 29. CITAZIONI Silvio Berlusconi “Sarebbe giusto che un uomo con le qualità di Di Pietro le facesse valere sulla scena politica.” (Ansa, 8 dicembre 1993) “Emilio Fede? Prima ero critico, ma adesso comincio ad apprezzarlo. È un baluardo per la democrazia e per l'informazione.” (da la Repubblica, 4 gennaio 1995) “Bossi, un disastro, una mente contorta e dissociata, un incidente della democrazia italiana, uno sfasciacarrozze con il quale non mi siederò mai più allo stesso tavolo.” (da la Repubblica, 20 gennaio 1995) “Voi dovete diventare dei missionari, anzi degli apostoli, vi spiegherò il Vangelo di Forza Italia, il Vangelo secondo Silvio.” (da Il Messaggero, 4 aprile 1995) “Se c'è qualcuno che mi ricorda la mitezza di Gandhi, quello è il signor Berlusconi.” (da La Stampa, 24 dicembre 1994) “Veltroni è un coglione.” (2 febbraio 1995; citato su Il Tirreno) “Bisogna accorciare i tempi degli interventi perché la nostra non sarà una tragedia, ma anche noi abbiamo fame.” (dall'intervento al vertice mondiale della FAO, 11 giugno 2002) “Non è vero che io racconto barzellette, anzi disistimo chi lo fa.” (da Ansa, 27 settembre 2002) “Mussolini non ha mai ucciso nessuno: gli oppositori li mandava in vacanza al confino.” (dall'intervista a The Spectator, 4 settembre 2003) “Io invito tutti a tirar fuori soltanto una mia frase insultante nei rispetti dell'opposizione. Io rispetto tutti” (citato, La Repubblica, 10 marzo 2004) “La Rai è una vera e propria macchina da guerra contro di me. E anche le mie televisioni mi remano contro” (dal Corriere della sera, 28 gennaio 2006) “Non capisco perché a San Siro debbano entrare anche i tifosi delle altre squadre, togliendo il posto ai nostri” (Citato nello spettacolo “Promemoria” di Marco Travaglio) “I poveri sono persone diseducate al benessere” (Citato nello spettacolo “Promemoria” di Marco Travaglio) “Io sono l’unto del Signore” (Citato nello spettacolo “Promemoria” di Marco Travaglio) “Non ho mai detto di essere l’unto del Signore” (Citato nello spettacolo “Promemoria” di Marco Travaglio) “Ho dato mandato irrevocabile ai miei avvocati di vendere le mie televisioni” (1995, Citato nello spettacolo “Promemoria” di Marco Travaglio) 29